Tradizioni Celtiche |
Il Potere della Nah-sinnar e il risveglio dell’Inconscio - 3 |
04 Ottobre 2012 | ||||||||
Le proprietà della Musica del Vuoto come supporto terapeutico. La sollecitazione della visione onirica e il suo apporto nella storia e nella scienza. L’esperienza della visione spazio-temporale della Nah-sinnar. La Musica del Vuoto e la leggenda del viaggio nel tempo di San Eldrado
Le facoltà archetipali della Nah-sinnar Ascoltando i suoni della Natura gli sciamani dell’antico druidismo si resero conto che questi non erano solo la manifestazione di una musicalità fine a se stessa, ma erano in grado di comunicare un messaggio agli individui. Un messaggio che si rivelava attraverso ogni sorta di emozioni, riportando alla luce ricordi dimenticati e suscitando percezioni di vario genere che portavano ad accedere a dimensioni poste al di fuori della ordinaria rappresentazione dell’esistenza conosciuta. Conoscitori del funzionamento della psiche umana, gli sciamani si erano resi conto dell’influenza che la musica aveva sul Profondo, lo “Annurat”, che oggi identificheremmo con l’Inconscio freudiano. Questa influenza operava attraverso la trasmissione di un preciso messaggio archetipale, il “kuidan”, che giungeva dalle fondamenta vibrazionali della Natura risvegliando in ciascun individuo le sue potenzialità inespresse. Un messaggio che conteneva parametri informativi, relativi all’architettura invisibile della Natura e alla struttura psicofisica dell’individuo, proponendogli funzioni di equilibrio e di benessere globale dell’essere. Un messaggio che portava a rapportarsi alla natura segreta della vibrazione primordiale che aveva dato origine all’intero universo da cui avevano preso corpo gli esseri viventi, la materia sensibile e tutte le leggi che la governano. Gli antichi sciamani potenziarono la facoltà della musica espressa dalla Natura nell’impianto musicale della Nah-sinnar. Era una musica basata su dodici note e costruita su una base matematica che vedeva la sequenza delle note come una sorta di DNA in grado di contenere dati informativi archetipali. La Nah-sinnar era chiamata anche “Musica del Vuoto” per via del suo riferimento allo Shan, la natura immateriale dell’esistenza, esperienza che non poteva essere definita con alcun concetto espresso dalla mente. Si potrebbe dire che essa agisca come l’effetto di un’agopuntura virtuale in grado di attivare meccanismi del Profondo, sollecitando l’attuazione di vari effetti armonizzanti. Come lo spontaneo rilassamento fisico, con i suoi benefici sullo stress e sul metabolismo, e contemporaneamente l’acquietamento della mente, portando l’individuo al “said”, la pacificazione mentale con la conseguente somatizzazione benefica del corpo. La Nah-sinnar è in grado di sollecitare il Profondo a sviluppare un’armonia naturale della sfera individuale, lasciando così libertà all’esperienza dell’Io consapevole, non più ipotecato dalle interferenze fisiche e mentali, che in tal modo può sviluppare le intuizioni dell’interiore che gli appartengono. Agisce come una sorta di specchio dell’anima che sollecita a realizzare il Bien-être, l’esperienza di benessere psicofisico, di spiritualità e gioia di vita che nasce nell’individuo che si completa nell’armonia della Natura. Per questo motivo la musica divenne il supporto essenziale delle esperienze sciamaniche, usata allo scopo di risvegliare nei celebranti i loro poteri interiori e di aprire porte sull’ignoto per esplorare dimensioni sconosciute dell’universo. Per le sue proprietà, gli antichi sciamani del druidismo europeo utilizzavano la Nah-sinnar nelle pratiche esperienziali legate alla meditazione. La Nah-sinnar e la terapeutica della “visione” L’utilizzo della Nah-sinnar non era deputato solamente alla pratica della meditazione. Le sue facoltà rivelavano di possedere anche una proprietà terapeutica. Una facoltà che non ha nulla a che fare con il principio della musicoterapia ordinaria che utilizza il metodo della tipologia melodica a seconda del bisogno del paziente: se è nervoso viene fatta ascoltare una musica rilassante, se è depresso al contrario una musica sincopata. La Nah-sinnar dal canto suo agisce su altri parametri, attraverso la trasmissione di un preciso “kuidan” che contiene gli elementi archetipali in grado di portare all’armonia tutta la sfera fisiologica e psicologica dell’individuo. Una caratteristica peculiare che la rende diversa dalla musicoterapia ordinaria. Infatti, al di là dell’immediatezza dei benefici portati dal rilassamento fisico e dall’acquietamento della mente, la Nah-sinnar è in grado di produrre un’attività curativa di natura ben più profonda, che si esprime con l’esperienza terapeutica della “visione interiore”.
L’azione della Nah-sinnar attuata sul Profondo o Inconscio, l’annurat del druidismo, porta infatti a sollecitare spontaneamente anche la produzione di visioni che possono riguardare ricordi personali dimenticati o percezioni oniriche in stato di veglia. Visioni che non hanno relazione con l’esperienza spirituale della meditazione né con alcuna altra esperienza di natura mistica, ma che svolgono una sorta di ruolo terapeutico che tende a dare informazioni al Profondo del soggetto che è in ascolto. Queste visioni non sono altro che brevi istantanee di esperienza onirica che emergono occasionalmente durante l’esecuzione musicale, riferibili specificatamente all’esperienza vissuta del soggetto. Possono essere considerate di natura terapeutica a tutto campo, poiché svolgono un ruolo di natura compensativa rispetto alle problematiche in atto, in quanto concorrono a completare i bisogni psicologici del soggetto in ascolto. La natura compensativa di queste Visioni effettua in sostanza un’azione terapeutica sul Profondo, restaurativa dell’attività psichica del soggetto, oppure di tipo informativo, utile per la sua vita quotidiana. Le visioni di tipo onirico prodotte dalla Nah-sinnar rappresentano nient’altro che la produzione di frammenti di sogno, di natura temporanea in stato di veglia. Portano a galla ricordi e situazioni in una condizione che non è come quella del sogno notturno i cui contenuti vengono dimenticati al risveglio come solitamente avviene. Nel caso della visione onirica l’esperienza vissuta può essere quindi consapevolizzata e utilizzata come esperienza compensatrice in relazione alle carenze esperienziali del soggetto. All’inizio le esperienze di visione sono numerose, ma con il tempo, nel processo di armonizzazione prodotta dalla Nah-sinnar, tendono a limitare il compito compensatore delle patologie o carenze psicologiche e si riducono di numero sino a divenire saltuarie, manifestandosi all’occorrenza per specifici problemi del soggetto. L’antico sciamanesimo druidico utilizzava la manifestazione della visione interiore destinandola a molteplici utilizzi. Poteva servire come evento compensatore per chiarire conflittualità psicologiche irrisolte. Oppure come elemento da interpretare per la valutazione diagnostica di malattie non conclamate da alcun sintomo, ma rilevate dall’Inconscio. La visione poteva servire anche come fonte di indicazioni, sempre prodotte dal Profondo, che portavano a dare attenzione a eventi particolari del proprio quotidiano, sottolineando situazioni di cui si ignorava l’incombenza, oppure dando suggerimenti per la loro soluzione. L’interpretazione dei sogni nella storia L’attenzione data ai sogni allo scopo di tutelare la propria salute e ricevere suggerimenti con cui guidare le proprie azioni quotidiane non è una prerogativa dello sciamanesimo druidico. Ad esempio nel Medioevo la tradizione popolare cristiana considerava i sogni come le rappresentazioni dello spirito di Dio e della sua benevolenza. I sogni erano considerati come la porta di accesso sul piano della realtà divina in cui avvenivano i miracoli. Di qui la consuetudine di considerare i sogni come eventi taumaturgici e premonitori. L’esempio storico più famoso riguarda la guarigione del Diacono Giustiniano avvenuta nella chiesa romana dei Santi Cosma e Damiano che erano apparsi nei suoi sogni per portargli aiuto. Evento che diede origine, per molti fedeli del tempo, alla consuetudine di recarsi nella stessa chiesa allo scopo di poter sognare gli stessi Santi e ricevere messaggi divini.
Questo fenomeno avveniva anche in altre parti d’Europa e testimonia la diffusione dei sogni religiosi e risanatori, che diede inizio ad autentici fenomeni di massa. Possiamo citare l’imperatore Carlo Magno (742-814) che si serviva di un interprete personale con il compito di decifrare i suoi sogni al suo risveglio. Nell’antica cultura nordica le esperienze oniriche godevano anch’esse di grande considerazione. Spesso erano protagoniste premonitrici e funeste di miti e saghe, erano inquietanti, ma sempre ampiamente considerate. Anche la letteratura più moderna ha usato le immagini simboliche dei sogni per spiegare o introdurre determinati argomenti, come avviene ad esempio nel preludio per la Canzone dei Nibelunghi. Nello scorso secolo, spettò a Sigmun Freud (1856-1939) , fondatore e padre della moderna psicoanalisi, di sviluppare lo studio delle manifestazioni dell’Inconscio, il Profondo dell’antica sapienza druidica, e in particolar modo dell’interpretazione dei sogni. All’esperienza onirica e alla sua interpretazione Freud riconobbe un ruolo fondamentale per la comprensione delle patologie psichiche, quali nevrosi e psicosi, e delle motivazioni degli atteggiamenti personali e le loro peculiarità caratteriali. Per Freud, dietro l’apparente bizzarria delle immagini e dei contenuti del sogno, l’interpretazione significava penetrare nei meandri più segreti della psiche, scoprire desideri e pulsioni rimossi, dissotterrare un materiale affettivo e mentale preziosissimo, che la coscienza tende ad occultare perché “inaccettabile”. Per lui l’ottenimento della consapevolezza dei significati dell’avvenuta esperienza onirica rappresentava la realizzazione dell’Io consapevole più reale. Nel nostro tempo, la medicina sta esplorando le relazioni esistenti tra l’esperienza onirica e le patologie del corpo. È questo ad esempio l’obiettivo degli specialisti milanesi del Centro di Medicina del Sonno all’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano. Il loro scopo è quello di riuscire a diagnosticare in anticipo le malattie semplicemente analizzando i sogni. Interessanti risultati sono già emersi per ciò che riguarda la relazione fra attività onirica e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Altri istituti di ricerca nel mondo stanno monitorando la possibile messa in relazione dell’insorgere di malattie genetiche con la manifestazione di specifici sogni che ne danno l’avviso. La convinzione dei ricercatori di questo nuovo campo diagnostico è quella di superare il luogo comune che vuole l’interpretazione dei sogni solo sotto l’aspetto psicologico. Secondo i risultati del loro lavoro si potrà indagare l’attività onirica anche per sapere qualcosa di più dell’organismo da una prospettiva biologica. Il loro auspicio è quello di ottenere che un qualunque dottore, un giorno, possa prevedere l’insorgere e l’evoluzione di una qualsiasi malattia semplicemente domandando al paziente notizie dei sogni che fa durante la notte. L’esperienza della Visione spazio-temporale della Nah-sinnar Un altro aspetto dell’azione della Nah-sinnar sul Profondo riguarda la produzione di visioni che non riguardano specificatamente l’esperienza onirica, ma si estendono alla dimensione spazio-temporale dell’esistenza. La Nah-sinnar è infatti in grado di produrre anche visioni che rappresentano uno squarcio di percezione su eventi che possono essere relazionabili al presente, ma anche proiettati sul passato e sul futuro. Una tipologia di esperienze che possono essere catalogate tra i fenomeni del paranormale, ma che possono trovare una spiegazione razionale. Le moderne concezioni cosmologiche della fisica quantistica hanno portato alla constatazione che tutti gli eventi dell’universo sono relazionati tra di loro in un fenomeno definito di “entanglement”. Ovvero che l’universo costituisca una sorta di “campo fenomenico unificato” dove tutto è in relazione con tutto. È sufficiente che ci possano essere degli strumenti adatti per utilizzare questa relazione e lo spazio-tempo diviene percepibile ed esplorabile in tutte le direzioni e in ogni tempo possibile. Su questo principio la ricerca moderna sta mettendo a punto il rivoluzionario computer quantico dove i dati non sono da ricercare, ma sono tutti presenti e interlacciati tra di loro.
Le recenti osservazioni sulle potenzialità dell’Inconscio hanno portato all’idea che anch’esso possa agire come un computer quantico interconnesso sul principio dell’entanglement con tutto ciò che esiste e avviene nell’immensità dell’universo. Questo spiegherebbe la capacità di certi soggetti di poter percepire eventi che si verificano a grandi distanze o attraverso la barriera del tempo, lasciando che il Profondo legga e manifesti i dati richiesti. Ne sono una prova, tra i tanti eseguiti con successo, gli esperimenti di telepatia condotti dalla US Navy a bordo del sommergibile Nautilus che negli anni ‘50 consentì la trasmissione dei simboli delle “Carte Zener” dai ghiacci del Polo Nord ai laboratori del Maryland in USA. Oppure quelli della NASA, condotti negli anni ’70, dall’astronauta Edgard Mitchell a bordo della navicella spaziale Apollo XIV mentre si trovava in orbita intorno alla Luna, che trasmise le sequenze dei simboli delle Carte Zener ai laboratori di Chicago. Il ricercatore inglese Sir Roger Penrose, fisico teorico, sembra avvalorare la tesi di una veridicità della fenomenologia del paranormale. Anche lui fa un tentativo di spiegazione di questi particolari fenomeni dell’Inconscio portando in causa la natura del "quantum" della fisica quantistica in relazione al fenomeno fisico dell’entanglement che vede correlati tutti i fenomeni dell’universo in una sola dimensione percettiva. Dimensione in cui le facoltà cerebrali dei sensitivi si troverebbero a coesistere nello stesso spazio-tempo dell’universo, condividendo istantaneamente ogni possibile informazione. Secondo questa tesi non ci sarebbe una vera e propria trasmissione-ricezione come per le onde radio, ma una "scrittura-lettura" quantistica. Ma i “sensitivi” non si limitano solamente alle percezioni riferibili al presente. Molti di loro riescono a risolvere casi polizieschi rimasti insoluti ed altri ancora riescono a prevedere eventi del futuro al di fuori di ogni calcolo probabilistico e con dovizia di particolari. A fronte di questi eventi sembra proprio che non ci siano limiti per le facoltà del Profondo nell’utilizzo del fenomeno dell’entanglement. In questo modo si potrebbe dare una spiegazione alla facoltà della Nah-sinnar di sollecitare l’Inconscio nell’esperienza di visioni che travalicano le barriere temporali dello spazio-tempo, consentendo al soggetto che l’ascolta di ricavare informazioni utili su eventi appartenenti sia al passato che al futuro. La Visione di San Eldrado Le proprietà di alterazione del tessuto spazio-temporale, proprie della musica della Nah-sinnar, erano già conosciute da tempo. Nella cultura celtica troviamo, ad esempio, una leggenda druidica del Piemonte che narra di un viaggio nel tempo compiuto dal monaco medievale San Eldrado a seguito di una visione ottenuta ascoltando la “musica della Natura”. San Eldrado è la figura leggendaria attribuita a un monaco benedettino vissuto nella Val di Susa, in Piemonte, in cui si può intravedere una evidente sovrapposizione con la figura di Merlino e con il ciclo arturiano del Graal. Nei suoi ritiri spirituali San Eldrado spesso meditava con la musica della Natura che, si dice, avesse appreso dagli usignoli delle foreste. Una musica particolare che, come per la Nah-sinnar, era in grado di produrre Visioni. La leggenda racconta che una volta San Eldrado, durante una meditazione in un bosco vicino al suo monastero, venne colto all’improvviso da un sonno repentino. Quando si svegliò lasciò il bosco e ritornò al suo monastero, ma lo trovò cambiato. I monaci non erano quelli che aveva lasciato, bensì tutti degli sconosciuti. Eldrado visitò l’abbazia e scoprì così di trovarsi al suo monastero, ma in un’epoca avanti nel futuro, a distanza di cent’anni dal suo tempo. Dopo varie peripezie, il monaco ritornò quindi al bosco dov’era iniziato il suo viaggio temporale. Si riaddormentò per risvegliarsi finalmente nel suo tempo e poté così far ritorno alla sua abbazia. Articoli correlati: |