Scienze

La riserva d'acqua più grande accanto a un buco nero

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08 Dicembre 2012

Rappresentazione di un quasar simile ad APM 08279+5255 (Ansa)

È la quantità maggiore mai avvistata nell'universo: 140 miliardi di miliardi di volte superiore a mari e oceani della Terra


La più grande riserva d'acqua dell'universo è stata scoperta per caso in un remoto angolo del cosmo distante da noi 12 miliardi di anni luce, quindi ben oltre i confini della galassia Via Lattea alla cui periferia noi abitiamo. L'hanno trovata due gruppi di astronomi americani ed europei indagando i misteri di un quasar. Questi oggetti celesti individuati per la prima volta una cinquantina d'anni fa sono i più lontani che si conoscano e sono talvolta così brillanti da oscurare persino la galassia alla quale appartengono.

Il nome sta per «quasi stella» a indicare le molte incertezze sulla loro natura. Emettono radiazioni nella luce visibile, nell'infrarosso, nell'ultravioletto, in X e in radio e ora si ritiene che siano formati da un grande buco nero attorno al quale vi sono polveri e gas che lo alimentano di continuo nella quotidiana pratica divoratrice di tutto ciò che li circonda.

La storia inizia ancora nel 2008 quando, studiando appunto il quasar APM 08279+5255 con l'interferometro del Plateu de Bure sulle Alpi francesi, gli astronomi coglievano una variazione di frequenza rivelatrice della presenza dell'acqua. Ma non era la prima volta che scrutando il cielo si incontravano tracce simili; anzi è molto frequente e addirittura nella nostra Via Lattea l'acqua è sotto forma di ghiaccio. Attirati dall'intrigante indizio europeo, su di esso si concentravano subito gli scienziati del Caltech californiano puntando il grande telescopio installato sulla vetta del Mauna Kea alle Hawaii appena dotato del più potente e sensibile spettrografo mai realizzato. E scandagliando la sorgente si trovavano di fronte a un'immensa riserva d'acqua, la più grande mai vista finora.
Hanno infatti calcolato che la sua quantità è 140 miliardi di miliardi di volte superiore a tutta l'acqua presente nei mari e negli oceani della Terra. Oppure, usando un altro termine di paragone, corrisponde a una massa centomila volte superiore a quella del Sole.

Con il nuovissimo strumento in grado di cogliere radiazioni infrarosse e microonde, sono riusciti a capire che l'acqua forma una sorta di anello di vapore esteso centinaia di anni luce e ha una temperatura cinque volte più alta della nostra atmosfera (un anno luce è la distanza percorsa in un anno dalla luce alla velocità di 300 mila chilometri al secondo). Il tutto è associato all'anello di polveri e gas che circonda il buco nero il quale ha dimensioni mostruose perché la sua massa è venti miliardi di volte quella del Sole.

«Ciò che vediamo è la prova più eclatante di come la presenza dell'acqua sia pervasiva nell'universo sin dalle prime epoche della sua formazione: l'acqua è davvero dappertutto» commenta Matt Bradford del Caltech e del Jet Propulsion Laboratory della Nasa alla guida degli astrofisici anticipando i dettagli della scoperta presto pubblicata da Astrophysical Journal Letters.

L'universo, all'epoca del disco di vapore acqueo smascherato vicino al mostro, aveva appena 1,6 miliardi di anni e così ci appare dopo il lungo viaggio nello spazio e nel tempo necessario alla luce per giungere sino a noi.

Proprio qui sulla Terra, dove l'acqua sta diventando uno dei problemi più gravi per la sopravvivenza della vita.


(Dal Corriere della Sera del 24 luglio 2011 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera

 

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