Scienze

La corsa agli asteroidi

Stampa E-mail
04 Febbraio 2024
Nell’immagine: Littleton, Colorado, giugno 2023, un membro del team monitora sul video l’avanzamento delle operazioni della missione Osiris-Rex lanciata dalla Nasa per recuperare un campione di superficie da un asteroide (foto Jason Connolly / Afp).
Nell’immagine: Littleton, Colorado, giugno 2023, un membro del team monitora sul video l’avanzamento delle operazioni della missione Osiris-Rex lanciata dalla Nasa per recuperare un campione di superficie da un asteroide (foto Jason Connolly / Afp).

Nel corso degli anni l’evoluzione della tecnologia ha permesso di scoprire sempre più da vicino i corpi che viaggiano nello spazio. Ecco gli incontri ravvicinati con gli asteroidi compiuti fino ad ora


Negli anni Novanta si è conclusa la ricognizione dei grandi pianeti del sistema solare. Mancava Plutone, che poco dopo sarebbe stato declassato a pianeta nano. A quel punto si sono aperte due nuove strade nell’esplorazione. Da una parte l’obiettivo è stato quello di approfondire le ricerche su ciascuno dei corpi celesti, per sondarne più in profondità la loro natura, dall’altra c’è stato l’interesse ad affrontare l’indagine dei piccoli mondi che popolano gli spazi interplanetari, come asteroidi e comete.
Questa seconda prospettiva è stata fino ad allora relegata in secondo piano, anche per le difficoltà tecnologiche. Ma ora l’evoluzione dell’elettronica consente di accettare la sfida. Così si è cominciato a pensare ad alcuni incontri ravvicinati con i minuscoli corpi considerati i resti inviolati dell’origine del nostro sistema planetario e quindi in grado di rispondere alle molte domande sugli inizi della nostra storia.
In attesa di una missione specifica, la sonda Galileo della Nasa, partita per indagare Giove, nell’ottobre 1991 è transitata per la prima volta nelle vicinanze di un asteroide,Gaspra, scoprendo che, pur essendo piccolo, ha pure una ancor più piccola luna, Ida. Nel frattempo la Nasa ha varato il piano Discovery per lanciare sonde di dimensioni ridotte e poco costose. È partita così la sonda Deep Space-1 che nel luglio 1999 si è avvicinata all’asteroide Braille. Poi si è avviata la costruzione della sonda Near che per prima incontrerà uno degli asteroidi pericolosi, i cosiddetti Neo (Near Earth Object) che nella loro orbita transitano nelle vicinanze della Terra.
In queste nuove indagini si è guardato soprattutto all’area tra Marte e Giove, dove si è concentrata la maggior parte degli asteroidi; migliaia di corpi di varie dimensioni, piccoli e grandi. Qui orbita anche Cerere, il primo e il più grande (mille chilometri di diametro) ad essere scoperto dall’astronomo italiano Giuseppe Piazzi nel 1801 dall’osservatorio di Palermo.
Da allora è partita la caccia agli asteroidi, la maggior parte dei quali (il 75 per cento) è formata da sostanze carbonacee e appaiono quindi scuri. Più luminosi si mostrano gli appartenenti al secondo gruppo di questi corpi (17 per cento) perché costituiti prevalentemente da silicio. Invece pochi e rari sono gli asteroidi di metallo (ferro e nichel) uno dei quali, Psyche, è ora l’obiettivo della loro prima esplorazione.
Le missioni che si sono susseguite nelle nuove direzioni hanno avuto come meta asteroidi carbonacei per approfondire la loro natura e perché numerosi di questi si sono scoperti su orbite potenzialmente pericolose per la Terra. A tal fine è nata appunto la missione Near che, dopo un lungo viaggio non sempre facile, finalmente nel febbraio 1999 è entrata per la prima volta in orbita intorno al minuscolo corpo celeste. Qui si è completata la spedizione, ma alla Nasa hanno tentato un azzardo. Sfruttando la bassissima gravità in gioco, i controllori del volo hanno fatto progressivamente abbassare l’orbita fino ad adagiare dolcemente sulla superficie il piccolo robot anche se non è stato concepito e costruito per questa difficile operazione. E per alcune ore Near ha trasmesso preziosi dati sulle caratteristiche dell’ambiente.
Dopo l’esaltante esperienza, le missioni verso asteroidi e comete si sono moltiplicate, diventando sempre più sofisticate e ricche negli obiettivi delle ricerche. Sino ad arrivare, come ha fatto l’agenzia spaziale europea Esa, a far sbarcare la piccola sonda Philae sul nucleo della cometa Churyumov-Gerasimenko. E questo dopo che, nel 1986, la sonda Giotto ha per prima fotografato il nucleo della celebre cometa di Halley. Se la Nasa infatti ha puntato l’attenzione sugli asteroidi, l’Esa europea ha invece privilegiato le comete, con grande successo.


(Dal Corriere della Sera del 21 settembre 2023 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera

 

Seguici su:

Seguici su Facebook Seguici su YouTube