Il blog di Gianni Castagneri

Quattro secoli di storia di Balme

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31 Gennaio 2015


“La tradizione è tramandare il fuoco, non adorare le ceneri.” Gustav Mahler.


Voglio aprire con questa asserzione che ritengo in questo momento emblematica.

Il raggiungimento dei quattro secoli di storia comunale di Balme, non è solo il conseguimento di un ambìto traguardo, ma è principalmente la tappa di un percorso che è molto più lungo. Troppe volte chi legge dei fasti passati del paese, è tentato dal sostenere che un tempo, più o meno lontano, fosse tutto migliore.

Se invece di limitarci alle sensazioni andiamo ad esaminare gli eventi passati, scorgiamo invece, specie negli ultimi 150 anni, cicli oscillanti in cui si rincorrono periodi luminosi ad altri più sfavorevoli. E sullo sfondo di tutto, lo scorrere lento e faticoso di vite semplici, molto spesso gravate da ristrettezze quotidiane e da avversità incredibili.

Analizzando a fondo la storia passata, ci accorgiamo che spesso la ripresa dopo i periodi difficili, non è solo l’effetto di congiunture favorevoli, quanto piuttosto il risultato di sforzi comuni indirizzati e guidati da interpreti esemplari della loro epoca che solo il tempo riesce a collocare in una giusta luce. Figure abili nel rilanciare la propria vita e quella della comunità di appartenenza, capaci di sforzi straordinari nei momenti difficili e preparati a condurre i processi nei momenti di maggior fortuna.

Il tempo trascorso deve soprattutto essere un patrimonio a cui attingere per immaginare e disegnare il futuro. Occorre comprenderne gli errori per evitare di ripeterli, ma è bene vedere le opportunità migliori per svilupparle.

Oggi che a Balme vivono i proverbiali quattro gatti, bisogna aver la capacità e la forza di proseguire gestendo al meglio le risorse economiche e umane a disposizione. E’ indispensabile che ognuno di noi, abitante, villeggiante, turista o semplice sostenitore che sia, metta in azione tutte le energie e capacità per ottimizzare gli sforzi e moltiplicare i risultati.

Come dicevamo all’inizio non limitiamoci a venerare quello che ci sta alle spalle ma, senza dimenticare, rendiamoci degni della nostra storia progredendo verso un futuro che sia possibilmente ricco di soddisfazioni.

E intanto cominciamo a far qualcosa, anche semplici cose.

Iniziando dal prenderci cura del nostro paese. Quello che ammiriamo spesso degli altri luoghi di montagna non è altro che un po’ d’ordine, l’erba tagliata e i fiori sul balcone. Certo non è tutto, ma visto che il turismo è più o meno direttamente una buona risorsa per l’economia del paese, agiamo perché quello che ci appartiene non sia solo bello per noi, ma sia anche piacevole per gli altri. Ingegniamoci per fare in modo che quello che lasciamo ai nostri figli sia un po’ meglio di come lo abbiamo trovato.

Un detto balmese dice: “Qui q’ou l’at poei at fàri par i auti ou fàit nhianca par quial”. Chi ha paura di fare per gli altri non fa neanche per sé stesso. E un altro delle valli occitane sostiene: “Chi rinuncia a lottare per ciò che ama, si accontenta di amare ciò che ha”.

Dunque non chiudiamoci nei nostri stretti recinti, abbandoniamo i pregiudizi e schiudiamoci al domani con convinzione. Prendiamo ispirazione dagli altri per intraprendere un nostro percorso. Un cammino che sappiamo complicato e in ascesa. Ma che siamo certi, come avviene dopo la salita di un irto sentiero, saprà serbare la sorpresa di uno splendido, incancellabile scenario.

 

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