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Emozioni e riflessioni a Santorini |
08 Gennaio 2014 | |||||
Una immersione nella natura selvaggia dell’isola della Grecia associata ad Atlantide
“Attenti voi che entrate”, dovrebbero scrivere all’arrivo aeroportuale. Un bel “disclaimer” di quelli forti perché soggiornare in Santorini, soprattutto nel tardo autunno, non è solo mettersi in discussione e condividere con la gente del luogo, di cui molti greci ma anche immigrati da tutto il globo, ma è un vero e proprio addestramento della vita. Messo il primo piede per terra, mi rendo subito conto di come il clima qui sia unico, un incrocio di correnti atmosferiche ed energie impareggiabili con altri angoli del pianeta. Sento la bolla incubatrice della ley line sopra la mia testa, fortissime pressioni a tutto il corpo, la stessa sensazione di quando sono stato a 4700 metri in Ladakh (India) o semplicemente sulla cima del Musiné in Valle di Susa. Primo giro in Fira, la cittadina che mi ospita, qualche acquisto al supermercato onde evitare ristoranti e/o take away (17 giorni di permanenza e non moltissimi soldi con me), qui aperti anche sotto Natale, il vento che soffia a velocità “Porsche” e profumo, sacro profumo, di zolfo nell’aria. Nonostante le fluttuazioni, l’umidità non manca e l’aroma sulfurea innonda il mio animo, per non parlare dei reni, polmoni, cuore… tosse e nausea… Evviva, buttiamo fuori un po’ di distorsioni interiori e tossine. Alcuni giorni prima di partire andai alla Coop di Nichelino e comprai un pacchettone di fazzoletti, mi trovai davanti allo scaffale e sentii qualcosa che mi spinse a prenderli. Mi chiesi come mai, non avendoli comprati da diversi anni... da tempo non avevo reazioni simili. Ecco la risposta influenzale. La vita sa e provvede! Fortunatamente l’isola è sgombra da turisti, giusto qualche gruppetto di cinesi, amanti di Santorini ormai da anni, e dal secondo giorno mi lancio nell’esplorazione. Sei chilometri a piedi verso Monolithos, costa est, dove il mare è accarezzato da grandi muraglioni di rocce arenarie tutte modellate, quasi a creare dei giganti che sorvegliano l’arrivo dalle acque, per tornare poi a Fira, salire di circa 600 metri verso la zona più collinare, e trovarmi davanti ad uno spettacolo mozzafiato, da abbandonarsi totalmente alla visuale. È la costa ovest (detta anche Caldera) che si affaccia su Nea Kameni e Thirassia, le due isole che con Santorini creano il “mitologico” vulcano che distrusse la civiltà minoica, forse Atlantide come alcuni scritti ci dicono, dove il magma bolle ancora attivo sott’acqua, neanche così in profondità, e il suo effetto sauna che sale fino al cielo… basti notare le nuvole e i loro spostamenti, uno sguardo veramente verso l’infinito. Sono andato a visitare le due isole, godendo di una giornata soleggiata e temperatura primaverile i crateri visibili, sotterrati dalle macerie, ti attirano dentro, massi neri, macchiati dal giallo sulfureo e dal rosso ferroso, crespi e taglienti come la lama, ti danno il benvenuto. Un benvenuto nell’ennesimo trattamento "olistico-naturale", di quelli da dormire per 10 ore di fila. Senza considerare le Hot Springs, le baie dall’acqua calda, a 30 gradi in questi mesi, dove qualche impavido californiano, compagno di nave, decide di tuffarsi, dimenticando però che la tratta dove la barca sosta, fino all’insenatura termale, ha temperatura 5 gradi! Non ho affittato un’automobile, ho preferito concedermi al caso, scegliendo bus, autostop e qualche fortunato passaggio ricevuto dalle persone conosciute on the road, gente particolare, come se ci fossero degli antichi legami. Ci siamo scambiati contatti preziosi e parlato molto delle nostre esperienze, l’inglese serve sempre e ti rendi conto che a parte la lingua, siamo tutti nella stessa bagnarola fangosa chiamata “Matrix”. Ho sentito storie da brivido, uomini e donne che hanno viaggiato parecchio fin dalla nascita, abituati a vivere alla giornata, alcuni con situazioni familiari particolarmente pesanti. Ma ciò che si sente in Santorini, resta in Santorini. Non amo stare in mezzo ai villaggi, tendo a perdermi tra i sentieri rocciosi e cristallini, steppa e lungo mare della costa Sud-Ovest ed Est, specialmente i siti di Akrotiri (archeologia minoica e spiagge rosse di pietre pomici), Kamari (le grotte) e Perissa (facciata montuosa di quarzi ialini e calciti). Ma le scorribande nei paesini più turistici, attrezzati ed abusati fin troppo da hotel, affitta appartamenti, lounge club e bar, sono comunque una delizia. Sono a picco sul mare, costituiti da casette accavallate senza tetto, bianche, azzurrine e gialle canarino, scalini che si intrecciano a labirinto, il nuovo che bacia il passato di un luogo selvatico fino a 40 anni fa, angoli vuoti, solitudine che rilassa tra piante di aloe e piccole palme, botteghe e librerie si intravedono nei cunicoli, alcune chiuse altre ancora in attività, molte chiesette ortodosse, veri e propri corridoi di cui non si intravvede la fine, silenziosi e misteriosi, al massimo disturbati da qualche muratore in preda alle costruzioni e manutenzioni invernali, martelli pneumatici a singhiozzo e dolci muli, che lavorano per loro trasportando pesantissimi mattoni e tubi lungo la ripida scogliera... non vorrei commentare. Un tempo era usuale anche da noi, ma averli visti smuovere con le fruste, da uomini veramente rudi con l’arroganza di chi si sente di comandare, mi brucia dentro e non posso fare niente, se non mantenere la calma e andare avanti per la mia strada. Mi avevano avvisato che qui il cittadino locale ha solo il denaro nella testa e lavorare quindi per il turismo di massa, senza neanche vedere la bellezza immensa che lo circonda. Conclusione: i giorni scorrono “calienti” dal 26 Novembre al 13 Dicembre, senza rendersene conto, le emozioni svolazzano liberamente mentre le coincidenze arrivano a frecciate, momenti di gioia uniti a scleri, paure infondate salgono al cervello, lo garantisco, ma meglio così, eliminiamo frustrazioni e pensieri inutili del passato, spianiamo un poco questo presente. Ci sarebbe ancora molto da dire ma sono pezzi personali di un percorso veramente strano, ignoto, futurista, solitario, ricco di domande e insicurezze. Ma comincio ad amare questi salti improvvisi nel profondo “sé”, questi vuoti che insegnano. |