Tradizioni Celtiche |
Il magico Cerchio delle Fate |
06 Giugno 2013 | ||||||||||
Lo Stone Circle di Dreamland è stato testimone ancora una volta di un fenomeno inspiegabile citato da secoli nel folklore popolare
Un “Cerchio delle Fate” a Dreamland La magia della Natura ha raggiunto ancora una volta Dreamland e il suo grande Stone Circle, nel Nord del Piemonte. Dopo la manifestazione dei vari crop circles che si sono misteriosamente manifestati nel corso degli ultimi anni accanto al cerchio di pietre, anche quest’anno, nel marzo del 2013, il cromlech è stato inaspettatamente oggetto di un altro fenomeno inusitato, sottolineando ancora una volta la natura particolare della struttura, che sembra catalizzare fenomeni inspiegabili associati alla presenza del complesso megalitico. Questa volta si tratta dell’apparizione di un “Cerchio delle Fate” o “Cerchio del Drago”, un fenomeno spontaneo conosciuto presso molte tradizioni dei Paesi europei di area celtica come “Fairy ring”, "Witches' rings", "The circle of fairies", “Rond de sorcière” e anche come "Le cercle des fées". Le tradizioni popolari europee attribuiscono a questo fenomeno un’origine dovuta alla magia delle fate e anche all’opera di draghi sapienti che, danzando ritualmente sull’erba, traccerebbero i cerchi con i loro passi cadenzati. Rimangono le spiegazioni popolari. Nelle Filippine il fenomeno dei “cerchi delle fate” accende ancora oggi timori superstiziosi e viene attribuito all’opera di spiriti elementari della natura. In Africa, le popolazioni del sud dell'Angola, da parte loro, ritengono che i cerchi possano essere le orme degli dèi che di tanto in tanto scendono dal cielo per fare visita alla Terra. Sempre in Africa, in Namibia, i “cerchi delle fate” si presentano come grandi formazioni circolari prive di vegetazione al loro interno che compaiono tra l’erba alta suggerendo la manifestazione di creature totemiche che tendono a comunicare con gli uomini. Proprio queste ultime formazioni della Namibia sono state studiate dal biologo Walter Tschinkel, della Florida State University di Tallahassee, che incominciò ad occuparsene studiando, nel 2005, quelle del parco naturale della NamibRand Nature Reserve. All’inizio il biologo ritenne che i grandi cerchi nell’erba fossero causati dall’opera delle termiti o di qualche gas particolare che faceva morire l'erba da sotto, ma poi giunse alla sbalorditiva convinzione che i cerchi delle fate della Namibia potevano essere creature vive e vegete nella considerazione che si legavano a precisi cicli di comparsa e scomparsa, in un tempo relativo a svariate decine di anni.
Altri ricercatori hanno accostato invece i “Cerchi delle Fate” allo stesso fenomeno che è all’origine dei crop circle ricordando la loro similitudine con i primi cerchi che apparivano spontaneamente nel grano e nell’erba, quando non erano ancora apparse le complesse formazioni di variegati disegni che a partire dal 1991 hanno segnato l’intero pianeta. Le tradizioni europee In tutto il periodo del medioevo, nell’Europa occidentale, compresa l’Islanda, l’Inghilterra, la Scandinavia e le aree abitate dalle popolazioni di origine celtica, le tradizioni popolari consideravano i cerchi nell’erba che comparivano all’improvviso nelle brughiere come il risultato degli sfrenati balli dei folletti o delle fate. Olaus Magnus, Legato Pontificio in Svezia, nella sua “Storia dei Goti” del 1628, cercando di dare una spiegazione a questo fenomeno che sollecitava la curiosità e la superstizione della gente, ribadisce questa credenza affermando che a parer suo questi cerchi erano dovuti al terreno bruciato a causa delle danze dei folletti. Nell’Inghilterra vittoriana era convinzione diffusa che i cerchi nell’erba fossero realizzati dalle danze delle streghe che si riunivano sotto la luna piena e che nessuno poteva vedere se non al mattino dopo allo spuntar dell’alba quando se ne erano andate via. Nelle tradizioni della cultura tedesca questi cerchi erano considerati come il resti delle sfrenate danze dei membri dell’Antica Religione eseguite in occasione della “Notte di Valpurga”. Nel Tirolo il folklore attribuiva questi cerchi all’effetto delle code ardenti dei dragoni volanti che si mettevano a danzare nelle pianure. La credenza popolare riportava in merito che, una volta che un dragone avesse creato il cerchio nell’erba, per sette anni successivi non avrebbe potuto fare la sua comparsa nessun tipo di fungo. Le credenze popolari mettevano anche in guardia la gente dall’entrare in questi cerchi per via delle loro sconosciute proprietà legate alla magia delle Fate. Nel folklore delle tradizioni popolari francesi veniva detto che i cerchi erano protetti da rospi giganti che avevano il potere di maledire chi li violasse. In altre parti dell’Europa c’era addirittura la credenza che chi vi avesse messo piede poteva perdere la vista da un occhio, oppure avrebbe potuto morire molto prima della sua ora. Soprattutto veniva sconsigliato di entrare all’interno dei Cerchi delle Fate nei periodi dei riti di Valpurga o di Samain. Le tradizioni del folklore nordico relative alla saga del “Rapito dal Fairy Circle” narra di un uomo che nelle brughiere dell’Irlanda riesce a salvare il suo amico che sta per essere rapito dalle fate dopo che si era avventurato all’interno di uno di questi cerchi nell’erba. Nei primi anni del XX secolo, in Scozia e nel Galles si credeva ancora comunemente che i cerchi fossero creati dalle Fate e dagli Elfi. Nel Galles c’era addirittura chi affermava di aver partecipato a queste danze. Le tradizioni irlandesi di quest’epoca riportavano ulteriori indicazioni sulle abitudini delle Fate precisando che esse amavano porre al centro un albero di biancospino intorno al quale ballavano in tondo. Una storia della tradizione popolare delle montagne Gallesi, nel IXX Secolo, descrive un incontro di un pastore con un Cerchio delle Fate abitato in quel momento dal suo magico popolo:
“…ecco che il pastore all’improvviso vide il Tylwyth Teg, il “Popolo meraviglioso”, nell’aspetto di piccoli soldati che stavano danzando in un cerchio fatto di pietre, felici, uomini e donne. Mai non aveva visto persone così belle, né alcuno così incantevolmente allegro. Quelli che non stavano ballando si divertivano inseguendosi saltando da una pietra all’altra del cromlech senza tuttavia mai uscire dal suo perimetro. Ancora altri cavalcavano su piccoli cavalli bianchi... Tutto questo spettacolo il pastore lo vedeva nel più grande silenzio della campagna, senza poter sentire le arpe che lui vedeva mentre venivano suonate. Ad un certo punto le piccole creature, con facce ridenti, gli fecero un cenno di raggiungerli. Allora lui si avvicinò di più al cromlech mettendo un piede sul bordo del suo perimetro. Nell’istante che lui fece questo, i suoi orecchi cominciarono a percepire la musica che quelle creature stavano suonando con le loro arpe e lui si accorse di stare ad ascoltare la musica più melodiosa che mai avesse sentito”. A fine del 1700, il ricercatore britannico, Tommaso Keightley, interessato al folklore europeo, ha raccolto varie testimonianze popolari che, ai suoi tempi, persistevano ancora in Scandinavia, secondo le quali i Cerchi delle Fate erano prodotti effettivamente dalle danze dei folletti. Keightley raccolse anche la credenza che chi entrava in uno di questi cerchi avrebbe potuto vedere uno degli elfi che vi dimoravano, correndo il pericolo di rimanere soggetto alla sua magia, restando prigioniero al suo interno e costretto dalle Fate a ballare con loro sino a quando non sarebbe morto di stanchezza. Nel Galles, nel Regno Unito, i Cerchi delle Fate vennero anche interpretati come il luogo in cui si aprivano passaggi che portavano a segreti villaggi sotterranei. In Scozia, come ebbe a scrivere Edwin Sidney Hartland nel 1891, si prese a segnalare l’esistenza di particolari grotte anch’esse collegate alle leggende dei Cerchi delle Fate.
Molte credenze sui Cerchi delle Fate hanno origine nel melting pot culturale avvenuto nel medioevo tra il cristianesimo e l’Antica Religione che cercava di mantenere viva l’antica cultura druidica perseguitata dalla Chiesa del tempo. Al di là della visione superstiziosa dei cristiani che non potevano comprendere il significato dei simbolismi che si celavano dietro alle varie narrazioni, i Cerchi delle Fate probabilmente celebravano le antiche funzioni celebrative dei cromlech, i grandi cerchi di pietra, che erano usati dalla cultura druidica per i loro riti iniziatici. Non per nulla in certi casi le credenze popolari portavano a credere che gli spazi contenuti all’interno dei cerchi fossero sacri e in quanto tali si mostrassero inviolabili. Probabilmente gli stessi cromlech in pietra potevano aver preso ispirazione proprio dall’apparizione spontanea dei Cerchi delle Fate o del Drago, considerati come la manifestazione di un messaggio magico proveniente dalla Natura a cui i druidi si rivolgevano per avere riferimento. Ad esempio, nel Galles in Inghilterra la “Pixies' Church” era stata costruita su una formazione circolare di pietre erette come quella di Cader Idris, un vero e proprio Stone Circle che nel folklore popolare era ritenuto il luogo dove le Fate si riunivano per i loro riti. Un’antica leggenda dello sciamanesimo druidico dei Nativi europei riporta una narrazione piuttosto esplicativa sull’origine dei Cerchi delle Fate e del loro rapporto con l’edificazione dei Cromlech: “All'inizio, quando le immense foreste coprivano tutta la Terra, il drago antico aveva iniziato a danzarvi dentro creando le prime radure. Da dentro di esse si poteva guardare al cielo e a tutte le stelle che conteneva. I suoi passi piegavano gli arbusti senza spezzarli dando forma alle radure come quella di un cerchio perfetto. Il drago danzava stando al centro, ardente come il fuoco da cui era uscito. Danzando indicava le quattro direzioni che nascevano dal centro e che sacralizzavano la sua natura. Indicava quella da cui proveniva, quella in cui trovava la sua forza, quella che mostrava il suo dominio e quella dove iniziava l'infinito in cui poteva rispecchiare la sua immagine segreta.
Quando i Progenitori lasciarono il nostro mondo si volle ricordare la storia che era stata vissuta negli antichi tempi. Gli sciamani che avevano la conoscenza degli alberi delle foreste invitarono così a costruire i grandi cerchi che potessero dare testimonianza del dono ricevuto e delle grandi gesta vissute dagli Iniziatori e dai Progenitori. Costruirono i cerchi dove il richiamo della Madre li invitava a sceglierli perché potessero contenere tutte le genti dei loro popoli quando giungeva il tempo prescelto di trovarsi. Poi venne deciso di edificarli con le pietre al fine che non dovessero andare distrutti. I Cerchi delle Fate e i Crop Circles moderni Un altro mistero che viene associato ai Cerchi delle Fate è quello dei “Crop Circles”, cerchi che compaiono spontaneamente e all’improvviso nei campi di grano maturo. Già a partire dal medioevo le cronache riportano che è spesso accaduto che i contadini andando per i campi, si imbattessero in questi misteriosi cerchi ricavati tra le messi oppure nell’erba. La loro fattura risulta piuttosto inconsueta. Sia gli steli del grano che quelli d’erba graminacea non risultano infatti spezzati o piegati a forza sul terreno, tanto da non poter attribuire il fenomeno all’opera di esseri umani. Agli occhi attenti dei contadini risultava evidente che gli steli erano sempre tutti coricati sul primo nodulo verso il suolo come se fossero cresciuti naturalmente in quella maniera. Siccome il fenomeno appariva dalla notte alla mattina, senza che ci fosse stato il tempo di una crescita normale, pur se abnorme, i contadini del medioevo non persero tempo ad interrogarsi e ipotizzarono che a realizzare questi cerchi non fossero altro che le Fate o al peggio il diavolo che voleva farsi beffe dei poveri credenti.
Rimane un esempio il celebre il caso medievale del "Diavolo Mietitore", "The Moving Devil", riferito ad un cerchio rinvenuto il 22 agosto del 1678 in un campo di avena dell'Hertfordshire nel Regno Unito. L'evento è riportato da un pamphlet dell'epoca in cui si legge la cronaca della sua scoperta e di come, per l'anomalia che mostrava, il crop circle venisse attribuito da parte del clero locale all'opera del demonio. Solo secoli più tardi, dal 1900 in poi, con l'uso delle moderne tecnologie si poté osservare al microscopio l'alterazione dei noduli dei cereali coinvolti nei disegni degli agroglifi e constatare che risultavano esplosi al loro interno come il pop corn perdendo rigidità e cadendo al suolo. Questa osservazione ha portato all’ipotesi che la realizzazione dei cerchi nel grano avvenga ad opera dell’impiego di onde a frequenza altissima, come quella di un forno a microonde, a mezzo di un sistema tecnologico capace di selezionare l’area interessata in modo da far cadere gli steli sino a formare i disegni voluti. Tecnologia assolutamente sconosciuta alla scienza terrestre. Ci si può chiedere se i Cerchi delle Fate potessero essere realizzati dall’Antica Religione, all’epoca della cristianizzazione medievale, allo scopo di dare testimonianza della sua sopravvivenza nonostante le persecuzioni della Chiesa del tempo. Ma come avrebbe potuto possedere una simile tecnologia, sconosciuta oggi ai più moderni laboratori di ricerca? Forse una risposta potrebbe trovarsi nelle vicende degli episodi medievali del ciclo di Magonia, quando secondo le cronache del tempo i contadini compivano viaggi nel cielo a bordo delle navi di cristallo dei “silfi” celesti? Forse un dono lasciato dai “silfi” del cielo ai membri dell’Antica Religione dopo che la Chiesa del tempo aveva messo fine a questi viaggi imprigionando i contadini che ritornavano dal cielo e uccidendoli sui suoi roghi “purificatori”? |