Tradizioni Celtiche |
Il "Sole Nero" degli antichi Celti |
20 Luglio 2012 | ||||||||||
L'eclissi solare nel suo simbolismo mistico e sociale: "Dopo le tenebre la luce". Dallo sciamanesimo druidico alla proclamazione di intenti della Riforma di Calvino
I fenomeni della Natura e le tradizioni degli antichi Celti Gli antichi Celti davano grande importanza ai fenomeni della Natura che veneravano con il nome di “Madre Terra”, il cui significato andava oltre l’apparenza delle manifestazioni quotidiane e dei cicli stagionali. Essa veniva intesa come l’esistenza in cui viveva l’individuo, scaturita dal Suono primordiale che aveva creato l’universo attraverso il propagarsi di una vibrazione cosmica in grado di creare tutte le cose. Un universo che, nel suo reale aspetto, risultava immateriale e invisibile ed era percepito dagli individui nell'apparenza della materia generata dalla percezione limitata dei sensi. La Natura era vista quindi come il riflesso di un Mistero immanente a tutte le cose che poteva palesare messaggi agli esseri viventi per rivelare segreti con cui essi potevano migliorare la loro condizione di vita. Per questo motivo gli sciamani dell’antico druidismo erano sempre pronti a cogliere ogni segno che potesse giungere dalla Natura. Su questo principio ebbero origine ad esempio le “rune”, le lettere dell’alfabeto nordico rivelate dalla Natura nelle sue folte foreste attraverso l’incrociarsi dei rami. Alfabeto che serviva ai druidi per interpretare i messaggi divinatori e terapeutici manifestati dalle fronde dei boschi. Gli antichi Celti davano importanza soprattutto ai fenomeni del cielo. Del resto, secondo le tradizioni più antiche, proprio dal cielo era caduta la preziosa “gemma verde” che venne poi identificata nel mito del Graal, portatrice di conoscenza ed elemento che avrebbe rivoluzionato la storia del pianeta. Dal cielo era disceso, con il suo carro di fuoco, anche il dio che sarebbe stato ricordato con il nome di Fetonte, sovrapponibile al mito del Graal, anch’esso portatore di conoscenza per l’umanità antica. Una divinità che avrebbe dato origine alla scuola iniziatica dello Za-basta e al simbolismo della ruota d’oro forata, tanto venerata dai Celti ancora in epoche storiche recenti.
Sempre dal cielo era giunto Kuid’ha, il dio portatore d’acqua che aveva consentito alla vita di apparire sulla Terra, ancora sterile dopo la formazione planetaria, fecondandola con il suo seme celeste. Da qui probabilmente derivava il nome che i Celti stessi si attribuivano: “keltoi”, ovvero “figli del cielo”. Per l'antico druidismo l'astronomia era considerata una scienza importantissima che studiava in maniera completa la Natura. Una scienza in grado di mettere l'individuo in rapporto con fenomeni che trascendevano la sfera umana e quindi capace di avvicinarlo all'aspetto più segreto dell'esistenza da cui trarre una conoscenza utile e fondamentale. Il movimento delle stelle veniva studiato per giungere a divinare sul futuro degli individui e dei clan, per stabilire il momento delle semine e dei raccolti e per fissare un calendario che attraverso il succedersi dei fenomeni astronomici fosse un evento in comune per tutti e consentisse di stabilire i tempi delle celebrazioni e delle feste che la tradizione contemplava. Per lo stesso motivo molti oggetti celesti vennero rivestiti dagli antichi druidi di interpretazioni simboliche riferite alla cosmologia e alla filosofia della Natura. Il Sole e la Luna rappresentavano il significato del “vuoto” e del “pieno”, che costituiva la base fondamentale della pratica della Kemò-vad, la forma di meditazione dinamica ereditata dagli insegnamenti di Fetonte. Il sorgere del Sole, simboleggiando il processo della meditazione, rappresentava l’emersione dello spirito dalla mente, riferibile al buio tenebroso e inquietante della notte. La lontana galassia di Andromeda costituiva un preciso significato esoterico che relativizzava le apparenze sensoriali. La stella polare, Mir-ha, rappresentava il mistico centro della Natura e il simbolo invisibile della Causa Prima di ogni cosa a cui ogni individuo doveva dare riferimento per la propria esperienza di vita e alla cui conoscenza gli Iniziati si avvicinavano procedendo in una spirale continua. Il ciclo dell’anno solare rappresentava l’Hatmar cosmico, la ruota degli archetipi di conoscenza che secondo il mito sarebbe stata donata da Fetonte all’umanità.
Le stelle cadenti e le comete, tra i vari corpi celesti osservati, erano considerate fenomeni particolari e significativi del cielo e ad esse venivano attribuiti segni celesti che preannunciavano eventi apportatori di grande fortuna per l’umanità. Era usanza esprimere un voto o un desiderio a ogni loro apparizione. Il “sole nero” delle eclissi Tra tutti i fenomeni del cielo, quello delle eclissi di Sole era considerato come uno dei più importanti e celebrati eventi celesti. La sua manifestazione non passava inosservata. L’evento giungeva inevitabilmente, per tutta la superficie interessata al fenomeno, a sconvolgere la consuetudine quotidiana di interi clan. Portava a dare immediata attenzione alla presenza immanente della Natura che si manifestava agli esseri viventi con tutto il suo potere, rammentando la loro fragile prospettiva di esistenza, in ogni caso sempre sottesa al Mistero che anima l’universo. Un fenomeno che veniva percepito come la morte della vita sulla Terra, nell’abbraccio della sua morsa di buio e di freddo, ma che con lo stesso evento prometteva la sua resurrezione quando il Sole invitto avrebbe preso il sopravvento sulla Luna riportando nuovamente luce, vita e calore sul pianeta. Un fenomeno che esprimeva il profondo esoterismo dell’antico sciamanesimo druidico, condiviso da tutti i Popoli naturali del pianeta, che nella sperimentazione della meditazione avevano la dimostrazione che la vita sembrava continuare ancora oltre la morte fisica. Una concezione metafisica che venne poi cooptata dalle successive religioni storiche come l’ebraismo e il cristianesimo. Nell’esoterismo dell’antico sciamanesimo druidico l’eclissi di Sole rivestiva una grande rilevanza, tanto da aver costituito il simbolo esoterico conosciuto con il nome di “Sole Nero”, raffigurato da un disco completamente nero che si sovrappone a un alone di luce che emerge oltre il suo bordo. Il Sole Nero simboleggia l'esperienza centrale della mistica sviluppata nell’esperienza della Kemò-vad. In questo simbolo è evidenziato il rapporto interiore tra il praticante di questa antica disciplina e il Mistero che permea l'esistenza e che dà significato all'universo e all'individuo.
Nel simbolo del Sole Nero l’eclissi rappresenta l'allegoria della Natura che, inderogabilmente, si impone sulle vicende umane con tutta la grandezza del suo fenomeno astronomico, ricordando la relatività delle aspettative umane sottese alla logica imprescindibile dello Shan, il vero piano di esistenza che è vissuto nel corso della vita terrena e prosegue oltre ad essa. La stessa lezione di relatività delle cose che suggerisce l'evento della morte che richiama l'individuo all’immanenza del Mistero a cui è sottesa la sua vita. Nella Kemò-vad, il significato del Sole Nero simboleggia soprattutto la luce dello spirito che occasionalmente può essere occultata dalla mente, la quale prende il sopravvento sulla sfera dell'individuo per impreparazione di questi o a causa del plagio culturale che viene attuato sul piano sociale. Luce che tuttavia non è destinata a spegnersi poiché la sua dimensione è insopprimibile e eterna. È la luce dello spirito che si intravede inequivocabilmente al di là del bordo scuro della Luna che, sebbene momentaneamente copra il Sole, può essere usata come riferimento per andare al di là della soggettività della mente e realizzare l'esperienza del risveglio interiore. Può anche essere intesa come la luce della coscienza e della libertà di ogni uomo, che anche se transitoriamente occultata dai sistemi sociali e religiosi della storia di ogni tempo, inevitabilmente risorge per attestarsi senza mai poter venire spenta da chicchessia. Il “Sole Nero” della Riforma calvinista Il simbolismo mistico e di speranza sociale manifestato dal Sole Nero dell’antico sciamanesimo druidico è stato ripreso anche dal movimento calvinista di Ginevra che si separava con il suo scisma storico dalla Chiesa Cattolica di Roma. Dopo i vari massacri perpetrati dalla Chiesa medievale sugli inermi, imponendosi con tutta la sua forza militare ed economica, inaspettatamente apparvero movimenti scismatici che avevano lo scopo di attenuarne la violenza con forme di cristianesimo realizzate più a dimensione evangelica e vicina ai bisogni dell’individuo. È avvenuto anche che, nonostante i massacri perpetrati, si siano attestati vari movimenti laici. I quali, pur senza rinnegare alcun valore spirituale, hanno potuto riportare dignità alla vita, promuovendo la parità dei sessi e l’emancipazione delle donne, difendendo i bambini e operando alla salvaguardia delle altre forme di vita del pianeta. Non solo, sono riusciti a sdoganare anche la scienza dalle ipoteche religiose che la reprimevano. E in pochi secoli questa ha potuto scoprire metodi terapeutici innovativi, creare tecnologia al servizio dell’umanità e per portare l’uomo nello spazio a esplorare altri mondi e forse a incontrare altra vita intelligente. Si può constatare facilmente che nelle altre religioni non esistono simili manifestazioni di libertà dello spirito umano. Non esistono scismi progressisti né tantomeno movimenti laici che si possano essere attestati in identica misura di quanto è accaduto sul continente europeo.
Ma tutto questo non è avvenuto a caso. Solo sul continente europeo era presente l’antica e indomita cultura dello sciamanesimo druidico che continuava, celebrando il mito del Graal, la tradizione della conoscenza portata da Fetonte. E questo nonostante la pulizia etnica portata avanti dall’Impero romano e dal cristianesimo che gli era succeduto. Così ecco che anche Giovanni Calvino nell’attuare il suo scisma dalla Chiesa Cattolica del tempo, facendo riferimento alla spiritualità mai spenta del druidismo con cui conviveva e volendola coniugare con la cultura cristiana, scelse Ginevra per pronunciare il motto che rimase a caratterizzare il suo movimento: “Post Tenebras Lux”, ovvero “Dopo le tenebre la luce”, rifacendosi con evidenza proprio al significato spirituale e sociale manifestato dal simbolo druidico del Sole Nero. Ginevra non fu scelta a caso da Calvino. Da questa città nacque l’idea e la forza della Confederazione Elvetica. In questa città si erano rifugiati gli ultimi Templari transfughi dell’eccidio voluto dalla Chiesa. Una città che vanta antiche origini. Proprio sul lago omonimo dove sorge l’attuale città di Ginevra comparvero i primi insediamenti dei Nativi europei e ancora oggi, nei suoi rigogliosi parchi pubblici e nelle cripte delle varie chiese protestanti, si possono ammirare intatti dolmen e menhir di ogni forma e misura. Una città della libera coscienza che oggi ospita, e anche qui non a caso, le Nazioni Unite, come faro della pace e della libertà nel mondo, e il CERN, quale faro morale della ricerca scientifica di tutto il pianeta. Per celebrare la figura di Calvino e degli altri riformatori nel secolo scorso fu inaugurato il “Monumento internazionale alla Riforma”, un grande monumento realizzato nel territorio della Università di Ginevra, fondata da Giovanni Calvino, collocato a rappresentare le fortificazioni e quindi l'importanza integrale della città stessa per la Riforma protestante. Il muro dei Riformatori si estende per cento metri e rappresenta numerose immagini dei leader della Riforma protestante. Al centro del muro si trovano le statue di Giovanni Calvino, Guglielmo Farel, Theodore Beza e John Knox. Per tutta la lunghezza del muro compare a grandi caratteri cubitali l’iscrizione ancestrale, questa volta in latino, “Post Tenebras Lux”. Una vera e propria dichiarazione di intenti. A memoria e a continuità del libero spirito dell’umanità e della vita a cui essa si accompagna su questa nave planetaria. Un libero spirito che è destinato a non spegnersi, mai. |