Tradizioni Celtiche |
Tara Hill, la collina dei Re d’Irlanda |
08 Novembre 2011 | ||||||||||
La leggendaria residenza degli Ard-Rì, gli antichi Re di Irlanda, la cui storia straordinaria affonda nel mito
Tara Hill è una collina nella contea di Meath in Irlanda. Secondo il mito, era l’antica sede degli Ard-Rì, i primi Re d’Irlanda. Tara Hill ha sempre rivestito un ruolo importante nella storia d’Irlanda: su questa collina venivano investiti i Re presso la “Lia Faìl”, la Pietra del Destino, oggi rappresentata da un menhir sulla sommità della collina, senza il quale, secondo le credenze, l’intera Irlanda sprofonderebbe. La collina ha una conformazione molto particolare, per via dei tumulus da cui è composta. Una forma che dall’alto mostra due grandi solchi circolari intersecati l’uno nell’altro, che ricordano le statuette preistoriche della dea Madre. E in effetti l’antico nome gaelico “Tara” veniva associato alla Madre Terra. Tara Hill è uno dei siti archeologici più importanti d’Europa, con un enorme tumulus a corridoio e altri tumulus risalenti ad almeno 6.000 anni fa. Sulla collina aveva la sede la scuola druidica degli Ard-Rì ed era anche la residenza dei Feniani, cioè i Cavalieri del Destino, protettori dell'Irlanda. Un nome che è stato preso a riferimento nella politica attuale dal partito della Repubblica d'Irlanda, il Fianna Fáil, i cui aderenti si definiscono appunto Feniani. Tara Hill, secondo il mito, era anche la residenza del popolo di dei, i Tuatha de Danann, il Popolo dei Dana, la mitica stirpe di origini divine che secondo i Miti delle Invasioni irlandesi, proveniva “dalle terre a nord del mondo, scese sulla Terra dal nulla, avvolto dalle nuvole, e scomparve nel nulla”. Sul posto sono stati ritrovati monumenti megalitici, tumulus e graffiti di epoche diverse, le più antiche delle quali risalgono a più di 6.000 anni fa. Ancora oggi i druidi vi svolgono le loro principali assemblee, dette Gorsedd.
Esistono molte leggende sulla mitica “Lia Faìl”, la Pietra del Destino. Secondo alcuni studiosi, la Pietra di Fàil, non avrebbe mai lasciato l’Irlanda. Secondo altri sarebbe stata oggetto di grandi contese e più volte trafugata e presa con la forza dalle varie fazioni. Per molto tempo una pietra identificata come la Pietra del Destino è stata a Westminster, sul trono dove incoronavano i re inglesi. Poi, nel 1997, con una solenne cerimonia voluta dalla regina Elisabetta, è stata riportata in Scozia, a Scone nel Perthshire, dove era conservata prima che Edoardo I la trafugasse. Secondo il mito, la Pietra del Destino faceva parte di 4 Doni che i Tuatha de Danann consegnarono agli Ard-Rì per fondare l’Irlanda. I 4 doni erano costituiti da una coppa, una pietra, una lancia, una spada. Il dono più importante era la coppa, identificabile nel Graal, il simbolo attorno cui è sorta tutta la cultura celtica. La pietra era Lia Faìl, mentre la spada è facilmente associabile ad Excalibur, la spada magica di Re Artù. I 4 Doni dei Tuatha de Danann, nello sciamanesimo druidico, sono i 4 Gioielli che si riferiscono ai quattro capitoli del Tai Shan, il Libro della Natura: il primo è una ruota forata, il secondo un candeliere a tre braccia, il terzo una spada, il quarto una coppa. Nel corpus mitologico riferito a Tara Hill, esiste un oggetto misterioso con poteri magici, la “spilla di Tara". E’ rappresentato da un cerchio unito da due polarità, come i torch che i druidi usavano nelle cerimonie di investitura, e attraversato da una spada. Secondo la simbologia druidica, rappresenta la via iniziatica del sacerdote-guerriero, il quale deve attraversare i mondi per raggiungere la conoscenza e la perfezione. Infatti la spada è il simbolo dell’iniziato, mentre il cerchio è l’esperienza spirituale, circoscritta in un processo alchemico che la protegge, ma sempre protesa verso nuovi confini esistenziali. Un gioiello prezioso risalente all’ottavo secolo, decorato con filigrana d’oro, ambra, pietre preziose e smalti, secondo la raffinata oreficeria celtica, è stato rinvenuto nel 1850 sulla spiaggia di Bettystown, poche miglia a sud di Tara Hill. Il reperto è stato identificato come la mitica spilla di Tara, “the Tara Brooch”, ora conservata al National Museum di Dublino.
Oggi Tara Hill, così come molti altri luoghi megalitici e sacri per i Popoli nativi, è oggetto di profanazione a causa dell’Autostrada M3, per la cui costruzione dozzine di siti archeologici sono stavi scavati e demoliti, nonostante la protesta internazionale e la richiesta di intervento alle Nazioni Unite. La leggenda di Tara Quella che segue è una interpretazione della leggenda di Tara secondo un sincretismo tratto dalle fonti principali della mitologia celtica. Il simbolismo della leggenda, nei suoi punti essenziali, trova riscontro in molti altri miti, sia celtici, come il mito di Aart, ripreso dai greci come la leggenda di Fetonte, sia di altri Popoli naturali del pianeta. “C‘era una volta un posto mitico che si chiamava Tara. Forse era in Irlanda, forse nella terra del sogno, forse in un posto che non c’è. Gli abitanti del posto erano persone comuni, alcuni erano più saggi, altri meno. Alcuni si ponevano domande altri meno, ma tutti erano legati dall’amore per la loro terra, Tara. Un giorno, o forse una notte, nel momento in cui il giorno si incontra con la notte, una grande nube di nebbia avvolse Tara. Si udì un gran fragore e gli abitanti del posto intravidero, attraverso le nebbie, un grande oggetto alato provenire dal cielo, che sembrava cadere sulla collina principale di Tara. Da quel veicolo scesero degli esseri strani che dichiararono di essere della stirpe del Popolo dei Dana e di venire dalle Terre a nord del mondo. Gli abitanti di Tara fuggirono spaventati e per molto tempo si tennero alla larga da quegli strani esseri e dal misterioso veicolo sulla collina. Ma i più saggi tra loro, incuriositi, si avvicinarono e accettarono di incontrarsi con essi. Da quegli incontri, e da quegli strani esseri, gli abitanti di Tara impararono molte cose. Impararono scienza, magia, arte. Impararono l’astronomia, l’erboristeria, la musica, la medicina.
Ma il Popolo dei Dana non si limitò a questo: regalò a quei primi uomini saggi quattro doni. Erano oggetti con poteri soprannaturali che avrebbero costituito da quel momento la dote dei Re d’Irlanda. I 4 doni erano: una coppa, una pietra, una lancia, una spada. Tra questi era presente il Graal. La pietra fu usata per riconoscere, tra i vari pretendenti al trono, la persona degna di essere designata Re: infatti, al cospetto del vero Re, la pietra emetteva un grido. Con questi quattro doni iniziò la stirpe dei Re d’Irlanda, gli Ard-Rì, e Tara divenne la dimora reale. Iniziò così un’era di grande prosperità e benessere, e Tara fu un esempio di regno illuminato per tutto il resto del mondo. I Re di Tara, gli Ard-Rì, erano sovrani particolari: avevano la caratteristica comune di essere infinitamente generosi con chi era al loro fianco e lavorava per il benessere di Tara. Con questi, i Re dividevano ogni loro avere. Tara era un esempio di società giusta e democratica. Qui si svolgevano le assemblee a cui presenziavano tutte le fasce sociali, e sia i Druidi che il Re si attenevano alle decisioni prese collettivamente. Tara era anche il posto dove si formavano sia i sacerdoti che i guerrieri, poiché era un monastero-fortezza dove i guerrieri si preparavano alle battaglie e dove i sacerdoti mantenevano aperta la porta sull’“altro mondo”. Si narra anche che fu proprio a Tara che Merlino il druido trovò le pietre adatte per erigere il suo grande tempio, e le trasportò, con la sua magia, fino nel sud dell’Inghilterra.
A Tara risiedevano gli esseri invisibili, con tutte le loro caste e gerarchie, da quelli burloni a quelli che davano un aiuto concreto agli abitanti di Tara. Ai Re di Tara i Druidi del Popolo dei Dana insegnarono a riconoscere i posti magici dove incontrare gli esseri invisibili, poiché questi esseri non stavano ovunque, ma avevano posti ben precisi, di solito piccoli vortici, parte del grande Triskel di Tara. I Re di Tara avevano un’insegna, una spilla magica, che gli era stata consegnata dal Popolo dei Dana quale simbolo del loro regno. Era un oggetto di grande potenza il cui significato veniva trasmesso di Re in Re. Con questo oggetto magico essi proteggevano tutta la nazione e da esso traevano forza per il loro regno. Ma soprattutto a Tara c’era il Graal. Quando il Popolo dei Dana se ne andò, avvenne tutto in una notte, o meglio nell’incontro tra giorno e notte. Nessuno se ne accorse: se ne andarono nel nulla, come dal nulla erano venuti. Si dice che parte di loro tornò nelle terre a nord del mondo, e che altri invece si rifugiarono nel Sidh, l’Altro Mondo che sta a fianco del nostro. Ma gli Ard-Rì avevano ormai imparato ad usare i quattro doni, e Tara restò ancora per molto, molto tempo un esempio di società giusta e progredita, un faro per tutta l’umanità. Quando il mondo piombò nelle barbarie, fu necessario proteggere l’esperienza di Tara per preservarla per le umanità future. Apparentemente tutto si disperse: sui quattro doni nacquero ogni sorta di dicerie e di superstizioni, tutto si tramutò in leggenda. Il Graal fu visto in ogni parte del mondo, la pietra cambiò decine di volte posto e possessore, la lancia fu identificata con la lancia che ferì Gesù Cristo, la spada diventò Excalibur, la spada di Artù. La spilla di Tara venne ritrovata secoli e secoli dopo sulla spiaggia delle terre nei pressi dell’antico regno, e degli antichi abitatori di Tara si perse ogni traccia. In realtà gli Ard-Rì e il loro popolo non andarono da nessuna parte: sono ancora lì, a Tara, nel mondo invisibile che sta accanto al nostro.” |