Tradizioni Celtiche

Halloween: siamo tutti Celti e non lo sappiamo

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01 Novembre 2011

Halloween a Central Park, New York

La celebrazione dell’antica festa celtica di Samain tra moda, New Age e druidismo


In questo periodo in molti Paesi, sia in Europa che in America, si festeggia Halloween, in molti casi senza neppure sapere perché. Halloween è diventata una moda, e ogni anno sono in aumento i party in maschera e le feste improntate a questa occasione. Se un locale non organizza un Halloween Party, non è un locale degno di nota. Un po’ come succede per Capodanno.

Fino a qualche decennio fa, questa ricorrenza era celebrata soprattutto nei Paesi del nord Europa e negli USA, un momento dell’anno in cui soprattutto i bambini si mascheravano da mostri e streghe e andavano di casa in casa a bussare alla porta declamando la famosa frase “trick or treat”, “dolcetto o scherzetto”.

Poi la festa è stata riscoperta dalla New Age ed ha assunto una fisionomia modaiola. Anche presso gli adulti Halloween è diventata una ricorrenza da celebrare con spirito “pagano”, una sorta di Carnevale autunnale, in cui sono ammessi scherzi, travestimenti, trasgressioni, il tutto sempre condito con un po’ di macabro: streghe, vampiri, mostri, zoombies e quant’altro. Un fenomeno che ha preoccupato la Chiesa, la quale ogni anno attraverso i suoi vescovi non manca di criticare e mettere in guardia contro questa festa considerata “uno sgarro all'identità cristiana”.


Samain a Edimburgo, Scozia

La ricorrenza coincide infatti con la festa cristiana di Ognissanti, il 1° novembre, seguita dal giorno dei morti. Come per quasi tutte le ricorrenze religiose, anche Ognissanti è una celebrazione che si è sovrapposta all’antica festa celtica, assorbendone e trasformandone i simbolismi. Una festa religiosa un po’ tetra che contrasta con lo spirito goliardico che si avverte nell’aria in questi giorni.

Ma sia che la si festeggi in maniera più consona alla ricorrenza religiosa, sia che ci si lasci andare allo spirito pagano, Halloween è una festa di cui in molti casi non si conoscono né le origini né il vero significato.

Le origini di questa festa sono indubbiamente celtiche: Halloween deriva infatti dall’antica festa celtica di Samain, che si pronuncia Sowiin. Il nome Halloween, nato a seguito della sovrapposizione della ricorrenza religiosa a quella pagana, a sua volta deriva da “All Hollow’s Eve” (la vigilia di tutti i santi).

Per comprendere lo spirito di questa antica celebrazione occorre fare una premessa relativa al calendario celtico. Le feste celtiche sono parte di un ciclo cosmico, chiamato Hnot (intreccio), con valenze simboliche riferite al rapporto con la Natura. Un sistema celebrativo che poneva l’individuo in relazione con l’ambiente naturale in cui egli vive e con gli eventi della sua esistenza, dalla vita ordinaria al rapporto con il mistero del trascendente. Le feste erano quindi una proiezione del rapporto uomo-Natura, intesa, questa, non solo come espressione dei cicli naturali ma come depositaria di un grande mistero. La festa era pertanto una modalità di partecipazione agli eventi della Natura, per esserne parte e per condividerne i segreti.


Cerimonia druidica per la celebrazione di Samain a Stonehenge

Le feste celtiche avevano sempre due significati. Il primo, il più evidente, era riferito ad una esperienza partecipativa, di natura sociale, dove l'occasione della festività del momento rappresentava la possibilità di ritrovarsi e sancire l’appartenenza ad una comune tradizione e identità culturale. L’incontro era anche occasione di gestione comune delle singole comunità che partecipavano. Eventi che si potevano identificare ad esempio nei Gorsedd, le assemblee dei Druidi, dei Bardi e degli Ovati.

Il secondo significato era riferito ad una precisa mistica individuale: la festività aveva lo scopo di portare l'attenzione al rapporto con il Mistero e di simboleggiare le varie fasi di contatto con esso.

Le feste tracciavano così il percorso iniziatico dell'individuo attraverso livelli operativi. La ruota costituita dalle feste celtiche percorreva le tappe salienti della vita spirituale dell’individuo secondo il simbolismo della croce celtica. Ognuna di queste tappe era una “porta” rivolta verso il centro della stessa ruota cosmica su cui era costruito il sistema celebrativo.


La tavola addobbata per i defunti in occasione di Samain in Irlanda

Le feste erano legate a precisi eventi astronomici che ne scandivano i momenti. I ritrovi erano spesso effettuati presso i grandi cromlech, i templi megalitici realizzati, nella maggior parte dei casi, nel riferimento a questi eventi, quindi in grado di rilevare e controllare il movimento degli astri della volta celeste. Dei veri e propri osservatori astronomici, non solo in grado di determinare i Solstizi e gli Equinozi, ma anche le eclissi e il passaggio delle comete.

Il calendario celtico prevedeva una numerosa serie di festività, alcune più importanti, altre secondarie. Quelle principali erano le feste solari, celebrate ai Solstizi e agli Equinozi, e le feste lunari: Imbolc (1° febbraio), Beltaine (1° maggio), Lugnasad (1° agosto) e Samain (1° novembre).

Samain era considerata la festività più importante, in quanto segnava l’inizio dell’anno celtico, che cominciava con il periodo oscuro, ovvero l’inverno, e simboleggiava il periodo di introspezione necessario per rinascere a una nuova vita.

Samain faceva parte del primo gruppo di feste dello Hnot celtico, chiamate le “feste della Rinascita”, comprese nel periodo da fine ottobre a fine gennaio. Il senso simbolico di questo gruppo di feste è da ricercarsi nel senso mistico del concetto di “Iniziazione”, o Rinascita, dello sciamanesimo druidico. Significa morire e rinascere ad un piano di esistenza superiore, l’inizio di un nuovo ciclo di esistenza più evoluto.

I druidi, sacerdoti dei Celti e depositari della tradizione, usavano un calendario che si basava sulle fasi lunari, con le giornate che iniziavano e terminavano al tramonto, secondo il suggestivo simbolismo che vedeva nell’ora del crepuscolo un momento ideale per l’incontro tra gli esseri del mondo visibile e quelli del mondo dell’Invisibile. L’anno del Celti iniziava con la festa di Samain, nella notte che per il nostro calendario va dal 31 ottobre al 1° novembre. In realtà, essendo Samain la festività principale, le celebrazioni si protraevano nell’arco di una intera settimana, usanza che viene ancora mantenuta nei Paesi del nord Europa.


Celebrazione druidica per festeggiare Samain in Inghilterra

Il significato profondo della festa è l'incontro con il mondo dell'altrove, l’“Autre Monde”.

Per i Celti, Samain segna l’inizio del periodo oscuro, quando le notti si allungano e la nebbia invernale crea quella patina che rende tutto più offuscato e impenetrabile. Uno stato che porta all’introspezione, all’interiorizzazione, e in cui i confini tra visibile e Invisibile sembrano meno netti. Secondo la filosofia dei druidi, il nostro mondo “visibile” è solo una porzione limitatissima di esistenza; accanto a questo esistono altri stati di realtà che non vediamo, ma che sono accanto a noi. Samain rappresentava l’incontro tra visibile e Invisibile, in questo periodo si apriva una fessura tra i due mondi e il passaggio venutosi a creare rendeva possibili gli incontri con esseri dell’Aldilà.

Le leggende celtiche narrano che nel periodo di Samain le porte sull’altro mondo si aprono, i vivi possono dialogare con i defunti, gli abitanti del Piccolo Popolo possono varcare la soglia per sostare nel nostro mondo, gli esseri che abitano l’Aldilà possono venire in contatto con noi.

Nel nord Europa questo spirito è rimasto e spesso queste usanze vengono vissute non come una moda del momento ma come una dimensione quotidiana con cui convivere. Nei giorni di Samain sembra che il tempo si fermi e pare di entrare in una dimensione senza tempo in cui tutto può accadere.

Ancora oggi presso alcuni tumulus scozzesi e scandinavi si protrae l’usanza di aprire le porte dei siti megalitici per permettere ai defunti di uscire, e si pongono delle torce lungo i muri affinché essi possano ritrovare la strada per rientrare. Al termine dei tre giorni di celebrazioni, un falò purificatore viene acceso dal druido sulla sommità di una collinetta, da cui tutti attingono per ricevere una fiamma purificatrice. Tutto questo è simbolico, ma la tradizione non è mai morta.


Cerimonia druidica in Bretagna per i festeggiamenti di Samain

Samain non è soltanto una festa celtica, ma fa parte anche delle tradizioni dei Nativi americani i quali, incredibilmente, hanno le stesse usanze dei Celti. Presso molte tribù la notte di Samain viene lasciato del cibo per i defunti fuori delle abitazioni; usanza che ritroviamo nei Paesi del nord Europa ma anche nelle nostre valli.

L’usanza di lasciare dei doni ai defunti è ancora viva presso molti paesi della nostra penisola, dal Nord al Sud Italia. La sera del 31 ottobre in molti luoghi è consuetudine lasciare fuori dall’uscio, o anche in casa, del cibo per i defunti, o porre dei doni simbolici in posti particolari a contatto con la natura. La sera di Samain si apparecchia la tavola anche per i defunti per condividere la cena con essi. Un modo che permette di far incontrare la vita con la morte, due eventi naturali fondamentali per la nostra esistenza. I Celti non temevano la morte poiché la consideravano parte della vita. Non temevano i morti poiché li ritenevano accomunati ai vivi dallo stesso destino cosmico.

Una dimensione magica e riflessiva che sembra aver poco a che fare con i party di Halloween dove questa festa viene celebrata con superficialità senza chiedersi quale sia il vero significato, o con il clima lugubre e cupo della celebrazione religiosa.

L’atmosfera di questo periodo dell’anno ci suggerisce ben altro: proviamo a seguire le usanze dei Celti, abbandoniamo per un attimo la nostra razionalità di uomini e donne che devono rendere conto alla società produttiva, e al crepuscolo, in mezzo a un bosco, lasciamoci suggestionare da quella nebbiolina che ci provoca uno stato quasi onirico, e in cui sembrano prendere forma le creature più strane…

 

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