Tradizioni Celtiche |
Le Rune, 22 misteri da risolvere |
20 Ottobre 2015 | ||||||||||||||
Un libro misterioso che si tramanda da millenni suscitando in ogni tempo interesse e ispirazioni
All'inizio del tempo Non c'era nulla: Né sabbia, né mare, Né freschi marosi; Non c'era terra, Né alto cielo, Né fili d'erba: Solo il grande Vuoto. (dalla Voluspa)
Il patrimonio dell’umanità non è costituito solo dai monumenti architettonici del passato. Esiste un vasto bagaglio di miti e leggende che si tramandano ininterrottamente dall’alba dei tempi presso tutti i popoli della terra. Ma se alcuni di questi sono inseriti nei programmi scolastici e sono materia di studio e di indagine in tutti i loro risvolti, altri sono completamente trascurati. Il Mahabarata indiano, la Bibbia ebraica, l’Odissea greca e i miti Egizi sono continuamente studiati e sviscerati, ci stupisce invece che i miti celtici e nordici siano così poco presenti nelle materie di studio, nonostante facciano parte delle nostre radici di europei. Eppure non sono certo né meno complessi né meno densi di significati rispetto ad altri miti. Le popolazioni celtico-nordiche hanno abitato tre quarti d’Europa per molti secoli, lasciando dietro di loro un vasto patrimonio fatto di miti, leggende, letteratura, oggetti d’arte, reperti archeologici e monumenti megalitici, questi ultimi eredità di una cultura adottata sia dai Celti che dai norreni a testimonianza delle comune origini. Un patrimonio che testimonia l’elevata raffinatezza di queste culture che i testi di studio liquidano in poche frasi, definendole sommariamente “popolazioni barbare” o “pagani”, con tutto il senso dispregiativo che il termine comporta.
In questo patrimonio, memoria collettiva di una umanità che si è ormai introdotta in un nuovo millennio, bisognosa di solide radici per affrontare il tempo prossimo a venire, spiccano le Rune, dono di una civiltà del passato all’uomo del futuro. Le Rune sono considerate l’alfabeto segreto dei Vichinghi. Sono state ritrovate incise su pietre, dette “pietre runiche”, sotto forma di iscrizioni in caratteri runici. Ma anche su legni o lance di ferro. Esistono circa 6.000 pietre runiche conosciute, ritrovate in Scandinavia e principalmente in Svezia, databili prevalentemente durante l’era dei Vichinghi, ma in realtà se ne trovano in tutta Europa e anche in America, dove i Vichinghi approdarono ben prima di Colombo, verso il X secolo. Solo in Svezia è stato promosso un progetto di catalogazione e traduzione delle pietre runiche, e precisamente si tratta del progetto “Rundata”, promosso nel 1993 dall’Università di Uppsala. Rundata è un vastissimo database dove vengono archiviate tutte le pietre runiche attualmente ritrovate in Svezia, con le trascrizioni in lingua norrena tradotte in danese e svedese nonché in inglese, islandese e norvegese. Una pietra runica fu rinvenuta nel 1898 da un contadino nella città rurale di Solem, nel Minnesota, vicino all’insediamento di Kensington. La pietra porta molte incisioni runiche ed è diventata famosa come “la pietra runica di Kensington”. La sua popolarità è dovuta al fatto che la sua origine e la sua datazione hanno inficiato la scoperta dell’America attribuita a Cristoforo Colombo, in quanto è emerso che i Vichinghi vi si insediarono molti secoli prima. Tuttavia gli skeptics ante litteram si diedero da fare per smentire l’autenticità del ritrovamento, e la polemica, contro ogni evidenza, va avanti tuttora. Non ci sono molti documenti storici che possano darci una testimonianza sull’uso e il significato delle Rune. La Scandinavia ha principalmente una tradizione orale tramandata dagli “scaldi”, i poeti dei Vichinghi. Tuttavia il vasto bagaglio di conoscenze rappresentato dai miti norreni e druidici è l’unico elemento che ci può venire in aiuto. E’ a questa tradizione che possiamo appellarci per risolvere il mistero rappresentato dalle 22 Rune. Le Rune sono depositarie di un messaggio che invita a dialogare con la Natura e con il proprio io interiore. Rappresentano l’eredità di una forma mentis culturale che colloca al primo posto la ricerca interiore e il contatto diretto con la Natura, quest’ultima intesa come il riflesso di un grande mistero che permea tutto l’universo. Nel loro linguaggio segreto, le Rune ci mettono inevitabilmente di fronte al mistero, ad una realtà invisibile che ci circonda, ci sovrasta e ci permea. Ogni Runa è un enigma da risolvere, un archetipo misterioso da interpretare. Nell’insieme, sembrano costituire il Gran Libro della Natura che i druidi usavano per conoscere i misteri dell’universo. Sarebbe riduttivo relegare le Rune in un metodo per interpretare il futuro o in una nicchia del folklore popolare: il messaggio di cui sono depositarie appare infinitamente più complesso.
Nel mondo che ci propongono i media, con tutti i loro guru che usano amplificatori che arrivano direttamente al nostro cervello, apparentemente non c’è posto per questi argomenti. Appaiono inutili davanti ai grandi problemi quotidiani che sembrano voler assorbire ogni istante della nostra esistenza e ogni anelito della nostra attenzione. Problemi quotidiani che tuttavia nessuno ci aiuta a risolvere, anzi, se possibile la società produttiva ne aggiunge sempre di più. Una società basata sulla produttività che ci concede di rilassarci tutt’al più lasciando spazio per l’intrattenimento costituito da film, serie televisive e talk show che ci fanno sentire ancora più impotenti quando usciamo dall’inebetismo che ci provocano. Figurarsi se in questo contesto c’è posto per una ricerca rivolta a una dimensione invisibile! Eppure non possiamo dimenticare che noi apparteniamo non solo alla dimensione limitata del nostro piccolo mondo quotidiano, ma anche ad una realtà infinitamente più vasta, immensa, a prima vista impercettibile eppure molto più vera di quella finzione continua che interpretiamo ogni giorno. Le Rune ci portano a contatto con questa dimensione, ecco perché è importante che questi preziosi tasselli di conoscenza, parte della memoria storica dell’umanità, non vadano perduti. Ma che cosa sono in definitiva questi segni arcani? Le Rune sono i segni segreti che secondo la mitologia nordica Odino consegnò agli uomini per aiutarli nella loro evoluzione. Considerate nella tradizione popolare come l'alfabeto segreto dei Vichinghi, sono viste storicamente come l’antica origine dell’alfabeto germanico. Le Rune sono comunemente interpretate come un sistema arcaico di scrittura, ma nel loro senso più intimo possiamo vederle come l'elemento di comunicazione tra due mondi, quello terreno e quello ultraterreno, un ponte tra visibile e invisibile. La parola "runa" infatti in tutte le principali lingue antiche, sia norrene che gaeliche, significa "mistero" o "segreto".
Secondo l'interpretazione mitologica, le Rune furono ottenute da Wotan, Odino, a premio del massimo atto sacrificale: l'immolazione del dio a se stesso. Secondo quanto narra lo Havamal, “il carme dell'alto Odino”, considerato il mito d’origine delle Rune, nella parte più significativa Odino, desideroso di apprendere ogni forma di saggezza, accettò di essere appeso all'albero del mondo, il sacro frassino Yggdrasil, ponte tra terra e cielo. Qui rimase appeso per nove notti e nove giorni, ferito dalla propria lancia. Poté così "raccogliere le Rune", apprendere dal gigante Bolthor, suo zio materno, i nove canti magici e nutrirsi dell'idromele, la bevanda che è in grado di suscitare il dono della poesia in genere e della profezia in particolare; ma soprattutto contiene il segreto dell'immortalità. Il mito ricorda e evoca altri miti sorti in terre ed epoche diverse. Ritroviamo nella coppa dell'idromele il mito del Graal, depositario della conoscenza e del segreto della vita e della morte, così come è facile vedere nel mito pagano di Odino una similitudine con il Cristo, ovvero un dio che sacrifica la sua vita agli uomini. Nello Havamal Odino risulta protagonista di un vero e proprio processo di morte e risurrezione, infatti solo dopo essere sceso dall'albero e avere gustato l'idromele egli poté crescere in saggezza. Un simbolismo ben interpretato dalla carta “L’Appeso” dei Tarocchi che suggerisce una morte solo simbolica. La conquista delle Rune da parte di Odino sembra risponda a un archetipo ancestrale, un'eco di antiche tradizioni sciamaniche in cui il sacrificio è da intendersi in senso simbolico, come la realizzazione di stati di coscienza superiori la cui conquista richiede il sacrificio di quella parte egocentrica e materiale dell'individuo che fa da barriera ad un processo evolutivo. Le Rune stesse sono la trasposizione in chiave nordica di una cultura che si è espressa in modi e linguaggi diversi, vediamo ad esempio i 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi o le 22 Sephirot della Qabbalah che, se pur con sfaccettature diverse, esprimono gli stessi archetipi. Tutte derivazioni di un antico simbolo che è l’Hatmar, la ruota degli Hat o archetipi, costituito da 22 pietre magiche.
Volendo risalire alle origini di un unico messaggio che ha poi subìto numerose interpretazioni dando origine a frazionamenti e diramazioni diverse, ci imbattiamo nelle culture sciamanico-druidiche che hanno dato vita a miti ancestrali come quello dei Tuatha De Danann, la mitica stirpe divina “venuta dalle terre del Nord avvolta dalle nebbie”, una cultura misteriosa, venuta dal nulla e scomparsa nel nulla, che ha tuttavia lasciato dietro di sé vestigia imponenti ed evidentissime come i templi megalitici. Proprio nel fenomeno del megalitismo troviamo le tracce della tradizione runica, in quanto i ritrovamenti di questo antico alfabeto furono scoperti sotto forma di graffiti incisi su menhir e dolmen. Le Rune, così come i Tarocchi o la Qabbalah, in una delle versioni più antiche sono 22 ed esprimono altrettanti precisi archetipi. In una antica leggenda dello sciamanesimo druidico, “la leggenda di Tah-Ai”, si parla di 22 pietre magiche che vennero donate agli uomini da misteriosi Maestri venuti dallo spazio, e che costituivano le 22 pietre della ruota dell’Hatmar. Dal contatto con questo dono scaturì una nuova conoscenza che portò l'umanità a progredire spiritualmente e socialmente, dando origine così alle grandi civiltà del passato, come la mitica Atlantide citata da Platone. Il mito è riportato nella leggenda druidica di Fetonte, sovrapponibile a quella del Graal, secondo cui in epoche arcaiche un intervento esterno al nostro pianeta avrebbe portato la Conoscenza sulla Terra. Anche il mito del Graal è spesso visto come un "dono" fatto all’umanità da esseri misteriosi, così come il mito di Fetonte è narrato ancora oggi dalle comunità autoctone europee come un evento che avrebbe cambiato radicalmente i destini dell’umanità, consentendole di uscire dalle tenebre e di edificare una grande civiltà che tutte le tradizioni ricordano. E’ questo lo scenario in cui possiamo collocare le Rune nella loro chiave interpretativa più arcaica: segni che contengono un preciso messaggio evolutivo destinato ad essere raccolto da chi ne rimane affascinato, e può essere interpretato secondo diversi piani di approfondimento, a misura delle proprie esigenze interiori.
Il rapporto con il mistero è la costante del libro delle Rune. Ognuna di esse nasconde un segreto, ciascuna ci indica una via di accesso alla parte più misteriosa della realtà Le Rune sono da considerarsi un libro misterioso, costituito da segni simbolici, interpretabile secondo una chiave di lettura che può avere molteplici risvolti e diversi livelli di approfondimento. “Runa” significa “mistero”, “segreto”. Non è facile districarsi fra le varie interpretazioni assegnate a ciascun segno, eppure il simbolismo si snoda e si rivela facilmente quando si imbrocca il bandolo della matassa. L'aspetto divinatorio, con cui oggi vengono principalmente identificate, non è che una componente di questo antico insegnamento. In realtà le Rune sono uno strumento di meditazione e di introspezione. Ogni Runa rappresenta un insegnamento ed indica una precisa operatività individuale; nell'insieme, le 22 Rune sono un cammino spirituale che porta a fondersi con l'Assoluto. Nel cammino delle Rune è espresso in definitiva un processo evolutivo in cui la meditazione rappresenta lo strumento fondamentale. In questa chiave è facile vedere nella meditazione l'operatività più intima del messaggio runico: il simbolismo, l'aspetto divinatorio, sono i riflessi di un insegnamento intimo e nascosto, vivificabile attraverso un processo di trasformazione interiore. Va citato che la componente poetica della tradizione runica si manifesta nel suggerimento di usarle all'aperto, a contatto con la natura e con il cosmo; e in questa indicazione si scorge facilmente il tipo di insegnamento a cui le Rune si ispirano: un contatto personale e intimo con la Natura, uno stimolo ad uscire dalla dimensione limitante del quotidiano e del proprio ego, per abbracciare quella dimensione cosmica che circonda e avvolge l'uomo, ma di cui poche volte egli si accorge.
Sebbene le Rune siano riconosciute come l'alfabeto nordico per eccellenza, in realtà l'alfabeto runico venne destinato ad un uso simbolico, per specifici scopi didattici di insegnamento all'interno della classe sacerdotale e come elemento di intermediazione magica tra il mistero dell'universo e l'uomo. Non per nulla il suo significato nelle lingue dei popoli norreni porta ancora oggi il significato di "mistero". Un mistero che si riferiva al valore magico del suono con cui ogni lettera era pronunciata e alla grafia simbolica con cui era rappresentata. In ogni caso nel contesto dell'iscrizione era sempre presente il valore magico dell'accostamento delle Rune tra di loro, che venivano a costituire il significato di un “messaggio nel messaggio”, oltre che una sorta di amuleto augurale o di scongiuro verso il mondo invisibile dei defunti e delle forze sottili dell'universo. I popoli norreni utilizzavano abitualmente le Rune per realizzare amuleti e formule di potere sul nemico e sugli elementi. Alle loro lettere era attribuita un’energia magica che giungeva dalle forze del mondo inferiore. Un’energia che derivava dal potere tellurico di Gaia, la Madre Terra, e dal potere elargito dagli Antenati che custodivano il sacro pozzo della conoscenza tra le radici dell'Yggdrasil. Nella suggestiva visione del simbolismo nordico, le Rune in definitiva costituiscono un modo di mettersi in contatto con una dimensione invisibile che ci circonda e di cui noi stessi siamo parte, ma che non vediamo perché troppo distratti dalle cose visibili. Le Rune tuttavia ci indicano il sentiero. |