Tradizioni Celtiche |
La mistica del tempo dell’antico druidismo |
04 Settembre 2015 | ||||||||||||||
L’esoterismo del Triskel. L’esperienza mistica del tempo. Il fenomeno dell’entanglement e l’esperienza del “Doppio” personale
Scienza e simbolismo dei Celti Gli antichi Celti non erano politeisti, e neppure monoteisti alla maniera del "Popolo del Libro". Nella loro cosmologia non c'era un Dio con sentimenti umani che premiava e castigava, ma contemplavano un Ente trascendente o Principio Assoluto, considerato come la Causa Prima di tutte le cose, e centro promotore e reggente dell’universo. La loro concezione dell'esistenza travalicava le definizioni concettuali attribuibili a mezzo dell'immaginazione umana. Nel loro empireo cosmico, sebbene comparissero molti déi, in realtà questi non erano propriamente degli déi. In realtà erano solo dei supporti culturali per rappresentare in forma antropomorfa le leggi e i fenomeni della natura al fine che potessero venire compresi da tutti. Una sorta di formule virtuali che trattenevano nozioni e conoscenze di carattere scientifico. Un modo originale di sancire i fenomeni naturali, ma che può essere associato alle formule algebriche utilizzate dagli scienziati moderni. Oggi gli "iniziati" alla cultura scientifica conoscono il significato di E=MC2 che sfugge al volgo, sebbene questo divinizzi ed elevi questa formula scientifica al quadrato della sua ignoranza. Una delle formule antropomorfe adottate dall'antico celtismo era rappresentata dal dio Taranis, il dio del Tempo, sia quello del cronotopo einsteniano sia quello meteorologico. Una divinità conosciuta su un’ampia estensione geografica, dall’Inghilterra sino alla Jugoslavia, che spesso veniva associata all'immagine del dio Dagda e anche alla figura del druido e alla coppa del Graal. La sua figura simbolica era così importante che era considerato il dio dal triplice volto, da cui i Celti affermavano discendessero le loro origini. Taranis e la ruota d'oro di Fetonte Taranis era il “dio con la ruota” e veniva sempre rappresentato con questa “ruota cosmica”. Sfogliando le pagine virtuali, conosciute dagli iniziati alla scienza, il suo simbolismo risultava riportare vari significati. Ad esempio in relazione al senso astronomico dello zodiaco celeste, oppure allo scorrere ciclico del tempo manifesto nella ciclicità delle stagioni. Metafora del ciclo vitale che porta l’individuo dalla nascita alla morte, oppure del ripetersi inevitabile degli eventi umani nelle diverse epoche storiche.
La ruota che lo accompagna sempre in ogni sua rappresentazione ricorda inevitabilmente quella forata di oro massiccio di Fetonte che, prima del suo congedo dall’umanità, donò ai suoi allievi prediletti per trasmettere i ventidue archetipi di conoscenza del cosmo. Una ruota il cui centro invisibile manifestava, alla percezione di chi era capace di attuarla, l'UNO che era all'origine dello stesso cerchio e manifestazione del piano trascendente della realtà dello Shan, il nome dato alla Natura dall'antico druidismo. Dal bordo del cerchio, l'universo materiale, era possibile raggiungere in un movimento a spirale il centro per conquistare la conoscenza che vi era riposta. Stessa interpretazione che veniva data, nel ciclo medievale del Graal, alla tavola rotonda di Re Artù. Anch'essa con un grande foro al centro, attorno cui i cavalieri si riunivano e dove solo chi era puro poteva vedere comparire in quel centro la misteriosa coppa di conoscenza del Graal. L'esoterismo cosmologico del Triskel Continuando a sfogliare le pagine virtuali del simbolismo manifestato dal dio Taranis, troviamo che la ruota viene interpretata anche come il simbolo del "Triskel". Una rappresentazione costituita da tre spirali che si dipartono da uno stesso punto posto al centro del cerchio per toccare la sua circonferenza. Un simbolo che mostra il concetto del tempo secondo la scienza degli antichi Celti. Contraddicendo ante litteram il concetto di tempo meccanico di Newton e la tesi unidirezionale della "Freccia del Tempo", ideata molti secoli più tardi dal fisico Arthur Eddington, gli antichi savants del druidismo europeo concepivano il tempo in maniera molto simile a quanto stanno riscoprendo oggi la fisica quantistica e le nuove teorie basate sul concetto di "universo olografico". Il Triskel rappresentava infatti l'illusione umana della percezione del tempo mostrando le tre spirali che l'individuo interpretava erroneamente come il Passato, il Presente e il Futuro. Istanze che in realtà non esistevano poiché erano interpretazioni umane basate sull'esperienza del luogo comune circa il rapporto sensoriale con l'universo. Il centro da cui si dipartono le tre spirali simboleggia la manifestazione del Grande ed Eterno Ciclo definito anche come Continuo Infinito Presente, in cui tutto esiste contemporaneamente e dove passato, presente e futuro si fondono in un'unica entità temporale. Per i Celti il centro del cerchio rappresentava l’immaterialità e l’invisibilità del piano reale della Causa Prima che reggeva l’universo. Un centro apparentemente inesistente, ma che purtuttavia esiste per dare vita alla forma geometrica del cerchio, percepibile solamente attraverso l’intuizione oppure a mezzo dell'esperienza della meditazione.
Un centro che simboleggiava la natura omogenea dell'esistenza dove le tre apparenti istanze temporali coesistevano in un unico ente fenomenico. In effetti, il principio cosmologico dell’ “universo olografico” comporta il fatto che l’universo non sia altro che una proiezione olografica prodotta da una unica matrice bidimensionale, dove Passato, Presente e Futuro si trovano a coesistere tutti e tre assieme. Quindi se tutto coesiste, quello che percepiamo è solamente una illusione della nostra mente anch'essa impegnata a creare dentro di noi un diorama olografico dell'universo e della nostra esistenza. Proviamo infatti a cogliere quello che chiamiamo genericamente con il termine di Presente. Non facciamo in tempo a formulare la percezione che essa è già divenuta un ricordo legato al Passato e ci siamo inoltrati contemporaneamente nel Futuro. Che non si è costruito per noi. Esiste già. Siamo noi che lo scopriamo e l'immaginiamo. Era credenza che grazie alla proprietà globale del tempo, gli sciamani dell’antico druidismo avessero la facoltà di comunicare con ciascuno dei segmenti del Triskel muovendosi in ogni dimensione del tempo, verso il Passato o verso il Futuro che, nella loro interpretazione del cosmo, già preesisteva e tutto era interconnesso nella stessa qualità energetica, il “baktah”, da cui aveva avuto origine l’universo. Teoria ripresa dalle ipotesi scientifiche del nostro tempo. Come quella relativa al fenomeno dell’entanglement, che comporta che ogni fenomeno o particella siano collegate tra di loro attraverso un reciproco scambio di informazioni. Si riesce così a comprendere come, durante la festa di Samain del 1° novembre, i Celti dichiarassero di poter incontrare i loro antenati defunti, ma anche i loro discendenti non ancora nati.
Questa teoria cosmologica apre anche alla possibilità di poter viaggiare nel grande mare della dimensione del Tempo per andare avanti e indietro tra le varie epoche. Evento che anche in questo caso fu previsto, forse su esperienze dirette, dall'antico sciamanesimo druidico di cui abbiamo notizia attraverso le leggende riferite propriamente ai viaggi dei loro eroi attraverso il tempo. Il Triskel veniva paragonato anche all'Yggdrasil, l'Albero della Vita che si snoda attraverso i mondi dell'esistenza e da cui ebbe in seguito origine anche la raffigurazione del "Siv'nul" l'Albero dalle tre braccia di fuoco, rappresentato dal candeliere druidico. L’esperienza del Tempo Per l’antico druidismo il Triskel rappresentava un importante simbolo di conoscenza dell’interiore che era molto sentito sul piano mistico dagli iniziati del tempo. Quando l’Irlanda venne cristianizzata, molti druidi, come succedeva da altre parti dell’Europa, accettando l’imposizione di convertirsi e di distruggere i simboli "pagani" conservarono in ogni caso molti dei loro simboli cristianizzandoli. I druidi irlandesi convertirono pertanto l'immagine del Triskel in quella del trifoglio. Alla rigorosa censura religiosa sarebbe stato impossibile farsi obbedire dai verdi campi d’Irlanda. L'antico druidismo, sebbene perseguitato dalla Chiesa del tempo, continuò a proporre il simbolismo del Triskel per spiegare agli Iniziati la conoscenza del Mistero che manifesta l’esistenza e la via dell’ascesi spirituale da percorre. L'insegnamento basato sul Triskel avveniva anche nel lontano oriente, dove le radici mitiche che avevano dato origine al druidismo avevano fatto nascere scuole esoteriche e spirituali in Cina e in Giappone. Il Triskel esprimeva nella dottrina iniziatica del druidismo la possibilità di giungere alla relativizzazione della percezione inesistente del Presente e quindi anche all'ovvietà sensoriale del visibile quotidiano.
Per questa dottrina iniziatica Presente, Passato e Futuro erano enti percepiti come tali solo per via di una illusione dovuta alle limitazioni della mente che codificava in questo modo una esperienza altrimenti non comprensibile. Una esperienza globale di entanglement cosmico che rappresentava la vera realtà dell'esistenza vissuta nella bottiglia energetica dell'universo. Sebbene l'individuo ordinario si appellasse al Presente come manifestazione immediata e accessibile della sua esistenza, secondo il druidismo il Presente non esisteva realmente, ma rappresentava solamente un momento inesistente, costituito dall'apparente trasformazione del futuro nel passato. Un istante di vita, momentaneo e inafferrabile. Un attimo fuggente, vissuto tra il Passato e il Futuro incombente, che tuttavia non poteva essere trattenuto in alcuno modo poiché era scalzato inesorabilmente dal Futuro e trasformato senza sosta nel Passato. Non si può definire il Presente ottenuto dalla penetrazione apparente del Futuro poiché è istantaneamente divenuto Passato. Ma se veniva a mancare la realtà del Presente svaniva di conseguenza anche la qualità dell'esistenza con cui veniva identificato. Questa constatazione diveniva una prima spallata alle certezze del visibile identificato con l'esistenza materiale dell’universo. Il druidismo asseriva che il Presente veniva identificato come tale dall'individuo per dare certezza e continuità alla propria storia egotica vissuta sul piano dell'ordinario mentale. Una identità di esistenza che, ignorando la natura reale della dimensione del Tempo, si focalizzava nella manifestazione della sola materia e quindi nella limitazione sensoriale di un visibile quotidiano oltre al quale era concepito non fosse possibile andare. Il Passato, per l'individuo ordinario, rappresentava un aspetto del suo Presente che sebbene non fosse più raggiungibile poteva essere fatto rivivere attraverso la propria memoria. Il Futuro rappresentava invece un evento che interveniva a modificare il suo Presente offrendogli una continua infinità di occasioni di prosieguo di vita, basate su percorsi a venire a seconda delle scelte fatte. Esperienze vissute al di fuori del centro del Triskel dove, anche se può essere un concetto difficile da comprendere, si trovano a coesistere in una contemporaneità ovvia.
Lo Shan e l'illusione del Tempo presente Secondo il druidismo l’individuo si trovava a navigare attraverso il tempo apparente ricevendo l’esperienza del Futuro, che non poteva trattenere come un vero Presente, per lasciare dietro di sé l’esperienza maturata e le strutture realizzate come istanza del Passato. Per far comprendere questo concetto cosmologico veniva usato l'aforisma dell'individuo che si trova sulla battigia di un mare agitato. L'aforisma mostra, in relazione alla natura dell'acqua del mare, l'istanza del Presente nell'onda che lo sommerge. Quella del Passato nel ricordo dell’onda che lo aveva sommerso e quella del Futuro nell'onda che sta per arrivare. Ma ricorda la costante rappresentata dall'individuo che si rapporta all'acqua del mare interpretandola, secondo la sua esperienza soggettiva, in tre diversi tempi di esperienza. L'individuo non è attraversato dall'onda, bensì è lui che, camminandole attraverso, guidato dal suo "forming evolutivo", si muove attraverso l'onda creando l'apparenza del movimento di questa stessa. La parte d'onda di fronte a lui viene interpretata come il Futuro che incombe, quella vista alle proprie spalle viene interpretata come il Passato. Il momento in cui l'uomo viene avvolto dall'onda è interpretabile come il Presente e stabilisce il suo contatto con la sostanza dell'onda. Ma in tal modo, identificando l'esistenza di un Presente, finisce per perdere la percezione globale dell'onda che è costituita da tutta la sua intera massa e forma rapportabile al mare. Se l'individuo giunge a rendersi conto del fenomeno globale dell'onda-tempo che lo attraversa e lo coinvolge, può comprendere che non esiste nessun Presente ma solamente la propria consapevolezza in cui identifica pretestuosamente il momento del Presente. Uno stato di consapevolezza che, se trattenuto, può far percepire l'unità globale della “sostanza” dell'onda e permettere di uscire immediatamente dal gioco delle apparenze sensoriali per cogliere la globalità del tempo e dello spazio in cui si unisce. Può anche permettere di andare oltre al cronotopo e quindi di poter relativizzare le proprie certezze sensoriali accedendo alla visione del piano immateriale e globale dello Shan, la Natura, secondo il druidismo, intesa sul piano reale e invisibile dell’esistenza che trascende la percezione del visibile quotidiano.
Senza questa visione non c’è la possibilità per l’individuo di concepire un universo posto al di là della rappresentazione della mente, e la materia rimane un ostacolo insormontabile per rappresentare il presunto vero aspetto dell'esistenza. Non c’è più la possibilità di una effettiva evoluzione spirituale verso il trascendente se non nell’illusione fornita dalla pratica della superstizione religiosa. Non è possibile realizzare stati percettivi di coscienza superiori che portino alla conoscenza dello Shan. La natura del Tempo e l’esperienza del “doppio” personale Nella concezione del Tempo inteso come una dimensione di continuum, dove Presente, Passato e Futuro sono intercomunicanti tra di loro, la cosmologia druidica proponeva l’esperienza della comunicazione personale di ogni individuo con il suo “doppio”, lo "erdi". Se un individuo è nato e sta vivendo, coesiste anche con il suo "doppio" che è alle soglie della morte, arricchito di esperienza. Un doppio che rappresenterebbe la condizione dello stesso individuo che si sta trovando al termine della sua vita ed è in grado di esprimere un bagaglio di esperienza che è stata sviluppata nel corso della sua esistenza. Il congiungimento con il proprio doppio consentirebbe all'individuo di oggi di potersi arricchire di esperienza e vivere al meglio il suo presunto Presente, ma al tempo stesso donando ulteriore esperienza al doppio in una catena di contatti che porterebbe ad una sequenza di esperienze e di evoluzione continua. Un bagaglio di esperienza che, se orientato al Trascendente, il doppio può manifestare con l’esito di una evoluzione interiore infinita verso il Nah, la conoscenza dello Shan. Pertanto, se l’individuo di oggi impronta la sua vita ponendosi su un cammino evolutivo nella prospettiva del Trascendente, ovvero nella mistica “Cerca del Graal”, il suo doppio costituirà inevitabilmente la sua proiezione spiritualmente evoluta che esiste potenzialmente già nell'apparente Futuro. Secondo la cosmologia druidica, anche senza andarlo a cercare, questo doppio si manifesterebbe e influenzerebbe l'individuo nel sonno, durante l’attività onirica attraverso esperienze di "sogno lucido". Tuttavia si può prendere contatto con il proprio doppio nel momento stesso in cui si prende coscienza della sua esistenza e lo si attiva implicitamente vivendo in simbiosi con esso. Il Futuro si integra nella qualità spirituale dell'individuo e gli consente di trovare ispirazione e aiuto per la sua evoluzione personale del momento. |