Storia |
Una Piramide per Fetonte |
26 Marzo 2022 | |||||||||||||||||
Il monumento emblematico e ricco di simboli sorge al centro di Torino per ricordare il mito del Graal e la discesa del dio Fetonte nella Valle di Susa. Oggi è anche ispiratore di una intensa attività culturale
Una piazza per la storia Piazza Statuto è uno dei luoghi più significativi ed emblematici della città di Torino. La piazza ha preso questo nome per ricordare e perpetuare la memoria dello Statuto Albertino, la legge regia, promulgata il 4 marzo 1848 e elargita ai piemontesi dall’allora re Carlo Alberto, che stabilì le basi di tutte le leggi costituzionali italiane. Un esempio di illuminata democrazia in un momento storico in cui l'Europa era guidata in forma assoluta dalle varie dinastie regnanti. Piazza Statuto, che si estende su una superficie di 35.000 metri quadrati, si trova in una posizione urbanistica particolare che la vede come un anello di congiunzione tra il centro e la periferia della città e per il riflesso storico che rappresenta può costituire il simbolo dell’Europa tra passato e futuro. Nel 1857 venne iniziato il traforo del Frejus, un'opera ingegneristica voluta dal re Vittorio Emanuele II che portava a congiungere il Piemonte alla Francia, aprendo una nuova via di collegamento tra gli Stati che preannunciava il sogno dell'unità europea. Il traforo venne ricavato con un tunnel attraverso le Alpi, tra Bardonecchia e Modane, richiese nove anni di lavoro e costò la vita di quarantotto operai. L’opera venne terminata nel 1871. Il traforo del Frejus risultò all’epoca una delle opere più grandiose realizzate nel XIX secolo e divenne il simbolo del progresso e del trionfo delle capacità creative dell'uomo. Per questo suo ruolo simbolico venne pertanto deciso di erigere un monumento che commemorasse l'opera del secolo e Piazza Statuto fu scelta per ospitarlo, considerando il suo valore simbolico di libertà e di progresso sociale della storia europea. Il monumento al traforo del Frejus venne quindi inaugurato il 26 ottobre 1879 e ancora oggi campeggia al centro di Piazza Statuto, divenendo il simbolo e la caratteristica principale della stessa Piazza. L’opera è costituita da una stretta e alta piramide di massi posata al centro di una grande vasca d’acqua, sui cui fianchi giacciono alcune figure di “titani”. Alla sua sommità si staglia la statua di bronzo del "Genio Alato della Scienza". Il monumento del Frejus fu un'opera collegiale dovuta al genio e alla bravura di più menti: il conte Marcello Panissera di Veglio, presidente dell'Accademia Albertina, che sviluppò l'idea d'insieme della struttura; lo scultore Luigi Belli, che disegnò i modelli statuari; gli allievi della Scuola Albertina, che eseguirono l'opera e lo scultore Odoardo Tabacchi, che fu l'autore del "Genio Alato" o "Genio della Scienza".
Fetonte e le antiche tradizioni del Piemonte Il monumento eretto per celebrare l'impresa ingegneristica del traforo del Frejus sembra tuttavia non rappresentare solamente un'opera finalizzata allo scopo dichiarato. A sentire gli storici piemontesi e gli esegeti dell’esoterismo torinese, l’opera esprimerebbe l'anima antica e segreta delle tradizioni del Piemonte, tramandate dal druidismo fino ai salotti intellettuali della Torino rinascimentale. Un'opera che rivelerebbe un profondo messaggio simbolico che, sovrapponendosi al significato dell'impresa del traforo del Frejus, manifesterebbe valori storici e filosofici provenienti da tempi immemorabili, mantenendo nel contempo la loro ferma continuità ancora nel nostro presente. I significati simbolici che sono stati attribuiti all'opera monumentale sono molteplici e suggestivi. Il più comune identifica nell’opera la visione positivista della scienza ottocentesca che interpreta il monumento come il simbolo della vittoria della ragione dell’uomo sulla materia e sull’oscurantismo culturale. Una chiave di carattere esoterico rivela tuttavia altri simbolismi più profondi. Secondo questa chiave interpretativa il monumento manifesterebbe gli elementi riferiti al mito del Graal e a quello di Fetonte, che ne rappresenta la sua storicizzazione attraverso la lunga cronaca dei fatti riportata dalla tradizione druidica.
Il mito del Graal narra della caduta sulla Terra di un angelo ribelle dalla cui fronte precipitò uno smeraldo che venne trasformato in una coppa di conoscenza. Infatti per gli alchimisti antichi il termine Graal era un acronimo che significava: “Gnosi Recepta Ab Antiqua Luce”, ovvero “la conoscenza ricevuta attraverso una antica luce”. In parallelo, la tradizione druidica narra che Fetonte discese anch’esso dal cielo per portare la conoscenza all’umanità. Dopo essersi stabilito nella Valle di Susa, il dio fece costruire un grande cerchio di pietre erette, un “cromlech”, all’interno del quale riuniva i suoi allievi per insegnare loro le scienze del Cielo e della Terra e la scienza dell'Alchimia dell'interiore. Una narrazione che trova eco anche nella mitologia nordica attraverso le gesta di Loki, il dio disceso anch’esso dal cielo tra un forte turbinio di vento, fiamme e possenti tuoni. L'accostamento tra Loki e Fetonte è inevitabile. Secondo l’Edda, il poema epico delle saghe nordiche, questo dio venne in aiuto di Odino, il re degli Asi che si trovava in lotta perenne contro i giganti, i quali volevano la supremazia sulla Terra. Loki fece conseguire a Odino una definitiva vittoria sui suoi crudeli nemici, donandogli anche il segreto della conoscenza racchiuso nelle Rune, l’alfabeto esoterico della tradizione nordica. La statua del Genio Alato che si erge in cima al monumento starebbe quindi a simboleggiare la figura civilizzatrice di Fetonte, raffigurato intenzionalmente con le ali dispiegate, a simboleggiare la sua venuta dal cielo per portare la conoscenza all’umanità. Una conoscenza trasfusa nella tradizione druidica simboleggiata, secondo gli esegeti, dalla "penna d'oca" che l’Angelo tiene nella mano destra, nell'atto di scrivere sulla pietra eretta che gli sta di fianco, una pietra simile ad un menhir della cultura celtica. Il monumento che dovrebbe inneggiare all’opera del Traforo del Frejus, nonostante la dedica ufficiale ricevuta, non mostra alcun richiamo all'opera ingegneristica. Al contrario sembra mostrare e riassumere tutti gli eventi leggendari del mito di Fetonte manifestandoli attraverso precisi simbolismi. Ad esempio si può osservare come lungo le pendici della piramide giacciano i giganti vinti e morenti, come viene narrato nella saga di Odino. Secondo il mito, fu a seguito della loro scomparsa che si aprì la via alla civiltà sul pianeta. La stessa forma piramidale potrebbe essere accostata al simbolismo primigenio del Cromlech fatto erigere da Fetonte, interpretando i suoi lati rivolti alle quattro direzioni dei punti cardinali, come le pietre delle cosiddette “four directions”.
Inoltre alcune pietre, con funzione di “marcatori” astronomici, lasciate dai suoi costruttori sul fondo della grande vasca circolare in cui si trova il monumento sembrano indicare la posizione del sorgere del Sole in occasione dei Solstizi. Un simbolo delle vicende dell'Eden primordiale La forma della piramide alta e stretta può anche ricordare una sorta di cono. Per questa sua forma singolare il monumento ha suggerito agli esegeti del monumento l’accostamento con l’iconografia della “montagna conica” descritta nei versetti della Divina Commedia, proposta da Dante come la protuberanza sollevata nel suolo a causa dell’impatto dovuto alla caduta dal cielo dell'angelo ribelle. Nella descrizione della Divina Commedia questa montagna alta e stretta culmina con l'Eden, abitato da Adamo ed Eva, che il poeta pone proprio alla sua sommità. Qui domina il Fetonte alato, collocato per simboleggiare la sua presenza nell'Eden, sinonimo in questo caso degli Elohim della Bibbia, i creatori della “prima gente”, come Dante descrive i progenitori dell’umanità. Ma non solo. Sempre secondo quanto viene descritto dai versetti dell'opera dantesca, lungo le strette e alte pendici del cono si possono osservare anche i corpi affranti e distesi dei giganti, puniti per la loro superbia con la morte. Un’altra curiosità, fatta notare dagli esegeti torinesi, sta nel fatto che il monumento non poggia direttamente al suolo, ma è all’interno di una grande vasca circolare colma di acqua. La sua posizione centrale potrebbe ricordare il simbolismo della “Shahqt-mar”, la ruota forata dei Celti, conosciuta anche come la “medicine-wheel” dei Nativi nordamericani.
Rifacendoci alla descrizione simbolica sollecitata da Dante possiamo riportare la simbologia globale del monumento anche al patrimonio culturale della Chiesa e delle Società Iniziatiche del medioevo, che stimavano l’esistenza dell’Eden nel continente antartico, per l’appunto isolato e circondato da un grande mare, dimenticato dall’umanità nell’oscurità dell’emisfero australe. Un monumento dalla destinazione inconsueta Il monumento è stato realizzato in Piazza Statuto forse non a caso, in quanto sembra simboleggiare il suo legame con la Valle di Susa che fu teatro della venuta di Fetonte sulla Terra. Infatti proprio in questa area anticamente si trovava la “Porta segusina” di origine romana da cui passavano le truppe dirette verso la Valle di Susa, teatro delle vicende di Fetonte. Non c’è dubbio che il monumento non abbia alcun specifico riferimento all'opera del Traforo del Frejus. Lo si può notare dal fatto che l'Angelo in cima al monumento non sia rivolto verso ovest, dove esiste l'opera ingegneristica a cui il monumento dovrebbe essere attribuito, ma al suo opposto, verso est, verso la direzione in cui sorge il Sole, simbolo del risveglio interiore, obiettivo della pratica della Kemò-vad, la meditazione lasciata da Fetonte in eredità all'umanità. C'è da aggiungere che il monumento viene interpretato anche come una sorta di Yggdrasil, l'Albero cosmico della Vita della tradizione druidica. Un albero che ha le sue radici nel "mondo inferiore". La sagoma verticale e svettante del monumento evidenzierebbe il suo tronco, che rappresenta il "mondo di mezzo". Le ali dispiegate dell’Angelo rappresenterebbero le sue fronde protese verso il cielo illuminato dal Sole, manifestazione dell’OIW celtico, la Causa Prima di ogni cosa.
Proprio sotto la piazza si apre l'accesso principale degli antichi percorsi di riflusso delle acque fognarie di tutta la città che per gli esoteristi simboleggia unanimamente il mondo degli inferi interni alla Terra, ovvero il “mondo inferiore” in cui l’albero dell’Yggdrasil avrebbe le sue radici. La Piazza e l'impegno culturale del LabGraal Nel 1993 il LabGraal, il gruppo di musica Keltic rock guidato da Rosalba Nattero, diede vita alla sua prima sede con l'intento di creare un luogo di musica, arte e ricerca culturale. Venne scelta Piazza Statuto per il suo simbolismo posto tra passato e futuro, e per via di tutti i valori ed i simbolismi relativi alla cultura del druidismo dei Nativi europei. Oggi, sulla Piazza si affaccia una Factory del tutto particolare costituita dalla "Grotta di Merlino", uno shop di arte celtica e nativa, che in collaborazione con il "Garage di Arte e Cultura" sviluppa le sue attività promuovendo aiuti ai popoli nativi del pianeta e attivando iniziative nei più disparati campi di interesse culturale, quali musica, teatro, mostre, conferenze sulla scienza d'avanguardia, animalismo, celtismo e antiche tradizioni, ed è cenacolo d'arte e di filosofia. Sono numerosi anche i convegni sui Celti, sul megalitismo e sulle culture dei Nativi Americani, organizzati presso scuole e Enti pubblici. La Factory promuove anche iniziative che hanno come scenario l'intera area pubblica della Piazza, offrendo servizi di cultura e di spettacolo al pubblico che portano a manifestare una importante presenza culturale.
Tra le varie manifestazioni svolte in Piazza Statuto si possono ricordare i concerti del LabGraal seguiti da migliaia di persone, come quello a favore del caso di Mount Graham, la montagna sacra degli Apache. Così come le mostre figurative a tema, tenute sotto gli antichi portici che circondano la piazza. Come ebbe a dire più volte Giampiero Leo nei suoi interventi alla Grotta di Merlino durante la sua carica di Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, "l'Associazione è un riferimento per la cultura torinese, un luogo underground dove si fa vera cultura". La Factory costituita dalla Grotta di Merlino e dal Garage di Arte e Cultura si trova oggi ad essere impegnata anche nel campo della solidarietà internazionale al fianco della Ecospirituality Foundation Onlus, promuovendo numerose campagne di sensibilizzazione e di aiuto a favore dei Nativi americani, australiani e africani in collaborazione con le Nazioni Unite. Per via della natura pluralistica e per gli obiettivi culturali, le iniziative della Factory di Piazza Statuto si trovano ad essere proiettate in campo internazionale ed hanno riferimento e scambi culturali in Europa e sul pianeta. Nell’aprile 2001 in occasione dell’inaugurazione del restauro del monumento del Traforo del Frejus la Factory ospitò nella sua sala multimediale l’équipe di tecnici di autorità cittadine. Al tavolo erano seduti Sergio Chiamparino, allora Sindaco della Città di Torino, il ministro Ugo Martinat, Sottosegretario alle Infrastrutture, Franco Campia, Assessore Provinciale ai Trasporti, Felice Santonastaso e Mario Virano in rappresentanza della SITAF, e Rosalba Nattero del LabGraal.
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