Un fenomeno sempre più attuale e sempre più controverso
di Giancarlo Guerreri
Difficile districarsi nella foresta delle informazioni, quando queste ultime sono immerse in una matrice distopica, liquida o schiumosa. Alcuni termini nascono con determinati significati ed evolvono cambiando abito, fino ad assumere accezioni completamente diverse. Il linguaggio sembra divertirsi a confondere le idee, ricreando a volte la stessa confusione babelica di biblica memoria. Un termine usato e abusato, come quello di “Transumanesimo” ci offre l’opportunità di entrare nel merito di definizioni, troppo spesso contraddittorie o fuorvianti. Secondo l’accezione di Julian Huxley, transumanesimo indica un movimento che tende al miglioramento dell’Uomo. In altre parole: «l’uomo che rimane umano, ma che trascende se stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana, per la sua natura umana». Julian Huxley nel 1957, pone le basi di questa nuova tendenza nel suo scritto: “In New Bottles for New Wine”, reinterpretando il termine dall’amico Pierre Teilhard de Chardin che aveva coniato già nel 1949. Pierre Teilhard de Chardin, considerato il “Padre” del Transumanesimo, dava a questo termine una valenza teologica, una sorta di sacralizzazione dell’Evoluzione che tende a migliorare l’uomo attraverso un cammino spirituale: «Credo che l’Universo sia un’Evoluzione. Credo che l’Evoluzione vada verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compia in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo-Universale» (Teilhard de Chardin “In che modo io credo”, 1934) Pierre Teilhard de Chardin tentò invano di conciliare la teoria evoluzionista con la dottrina del peccato originale, espresse opinioni non conformi alla dottrina ufficiale della Chiesa e fu oggetto di un provvedimento disciplinare che lo costrinse a dimettersi dall’insegnamento di materie filosofico-teologiche. Fu anche perseguitato da una censura che gli impedì di pubblicare le proprie opere e gli venne imposto il trasferimento in Cina, dove soggiornò dal 1926 al 1946.
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Julian Huxley e Pierre Teilhard de Chardin osservarono come potesse essere naturale auspicare un miglioramento delle condizioni biologiche o sociali dell’Uomo. Avevano entrambi osservato come la Natura, tramite i meccanismi darwiniani della Selezione Naturale, tendesse a favorire la diffusione di esseri sempre più evoluti, sempre più longevi e aiutati da una tecnologia a misura d’uomo. Un ragionevole allungamento della vita, determinato da condizioni sociali, sanitarie ed economiche più favorevoli, coincideva soprattutto con una migliore qualità della vita stessa ed era il risultato delle nuove applicazioni scientifiche che avrebbero potuto offrire all’Umanità condizioni più propizie. Tuttavia, come forse sarebbe stato logico attendersi, la Tecnologia mutò in “Tecnosofia”, diventando un valore attivo, al pari di una religione o di un credo politico. L’H+, (Humanity plus, Umanità potenziata), come scrive Giuseppe Vatinno su “L’Indiscreto”, https://www.indiscreto.org/i-tanti-filoni-del-transumanesimo “è un sistema e una prassi filosofica che si basa sull’idea che la tecnologia possa e debba migliorare l’esistenza degli esseri umani. La sua “missione” è quella di utilizzare la tecnologia per espandere le capacità umane, avere menti migliori, corpi migliori e più longevi; in pratica si tratta di realizzare il concetto di “eudemonistica”, che è la scienza della massimizzazione della felicità. In questo senso il transumanesimo può essere considerato una filiazione della filosofia edonista”. Oltre, Vatinno prosegue: “Mind Uploading… L’idea della sopravvivenza di un quid chiamato “anima” è stata sempre presente in Homo Sapiens fin dall’apparire delle prime forme di civiltà, come si può vedere nelle incisioni rupestri preistoriche risalenti a 18.000 anni fa. Tutte le grandi religioni ne parlano, ma solo grazie alla tecnologia se ne può incominciare a discuterne scientificamente. La Mind Uploading (M.U.) consiste nella trasposizione esatta delle strutture neuronali. Una volta ricostruite tali strutture su un supporto al silicio si dovrebbe produrre il fenomeno della coscienza. Dopo aver ricreato la mente essa può vivere nella Rete, in un mondo simulato tipo Second Life, oppure essere innestata su un Cyborg o un Infomorfo e quindi controllare anche un corpo. La continuità coscienziale sarà trasferita oppure la nuova mente sarà qualcosa di diverso? Argomenti come la continuità del sé e relativo dibattito filosofico animano da anni i dibattiti…”. Viene, in questo contesto, riproposto il concetto di una coscienza che emerge come epifenomeno dalla complessità strutturale di macchine con tecnologia al Silicio: un aspetto molto discutibile di coscienza… Come abbiamo letto in precedenti articoli, nei lavori di Federico Faggin, il notissimo fisico italiano inventore del microprocessore e del touch screen, la conversione dei segnali elettrici, costituiti da strutture materiali, in portatori di significato per la coscienza, non è possibile, per cui il fenomeno della Coscienza e quello del Libero Arbitrio non sono riconducibili o realizzabili solo con un significativo aumento di complessità delle reti neurali su supporti di Silicio. Sempre nel suo articolo pubblicato su “L’Indiscreto”, Vatinno ci parla dell’Antiaging:
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“L’Antiaging, e cioè la lotta all’invecchiamento, è un filone molto importante di H+. Il Transumanesimo è fortemente antropocentrico e pone l’uomo al “centro di tutte le cose”. La vecchiaia per l’H+ è vista come una malattia che può essere combattuta con la Scienza. Il fondatore di questa corrente è Aubrey de Grey un esperto di computer, matematica e biologia, che ha lavorato all’Università di Cambridge nel Regno Unito. Il suo progetto è chiamato SENS, Strategies for Enginereed Negligible Senescence”. Mi sembra impossibile non scorgere qualche patologia psichiatrica all’interno di queste affermazioni. Vedere la vecchiaia come malattia significa che l’uomo dovrebbe tendere all’eternità, quindi escludere la morte per rimanere sul nostro Pianeta centinaia o migliaia di anni. Ma perché dovremmo tendere verso l’eternità per intasare la Terra con un numero sempre crescente di individui, creando ambienti non più sostenibili? Forse sono la paura della morte e il delirio di onnipotenza che spingono l’uomo a cercare l’eternità. Negare la morte significa negare la vita, poiché i delicati fattori che mantengono milioni di specie viventi in dinamico equilibrio, verrebbero sacrificati riducendo il numero di moltissime specie, favorendo solamente quelle utili o indispensabili alla conversione post umana. Domandiamoci cosa ci sia dietro a tutto questo. Dietro ad ogni processo che tende ad esasperare la Natura per favorire le distopiche illusioni dell’Uomo c’è sempre il denaro. Non è sicuramente un caso che dietro ai progetti transumanisti ci siano sempre i “soliti noti”, individui senza scrupoli che in nome di un dio progettato da loro stessi cerchino di annullare tutto ciò che appartiene alla dimensione metafisica e spirituale. Individui che indossano gli abiti di aspiranti demiurghi o apprendisti stregoni, in grado di progettare e proporre realtà asservite al Potere, riflesso sbiadito di una divinità dalle gambe d’argilla. In un saggio dello storico israeliano Yuval Noah Harari: “Sapiens. Da animali a dèi", pubblicato nel 2011, uscito in italiano per i Tipi di Bompiani nel 2014, leggiamo nella parte finale:
«Siamo passati dalle canoe alle galee, dai battelli a vapore alle navette spaziali, ma nessuno sa dove stiamo andando. Siamo più potenti di quanto siamo mai stati, ma non sappiamo che cosa fare con tutto questo potere. Peggio di tutto, gli umani sembrano più irresponsabili che mai. Siamo dèi che si sono fatti da sé, a tenerci compagnia abbiamo solo le leggi della fisica, e non dobbiamo rendere conto a nessuno … Può esserci qualcosa di più pericoloso di una massa di dèi insoddisfatti e irresponsabili che non sanno neppure ciò che vogliono?»
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Che la nostra epoca sia l’immagine della decadenza e della crisi dei valori è davanti agli occhi di tutti, una crisi esistenziale che comprende Etica, Filosofia e Religione. Umberto Galimberti, nel suo libro “Cristianesimo – la religione dal cielo vuoto", Feltrinelli 2012, afferma che l’avvenimento cristiano ha esaurito la propria spinta propulsiva. «Tutto l’Occidente è cristiano. Anche gli atei, anche gli agnostici lo sono. Con Gesù è cambiato l’ordine del tempo: il passato è male, il presente redenzione, il futuro salvezza. La scienza ragiona allo stesso modo: il passato è ignoranza, il presente ricerca, il futuro progresso. Idem la sociologia: il passato è ingiustizia sociale, il presente riforma o rivoluzione, il futuro giustizia sulla terra. Idem la psicoanalisi: il passato è funestato da nevrosi e traumi dell’infanzia, la psicoterapia è il presente, la guarigione il futuro. Questa è l’età del nichilismo. Ai giovani manca lo scopo. Per loro il futuro, da promessa, è divenuto minaccia. Bevono, si drogano, stanno svegli di notte per non assaporare la loro insignificanza sociale di giorno. Nessuno li convoca. Non possono fare nulla, solo erodere la ricchezza accumulata dai padri». Non ci resta che osservare con gli occhi ben aperti quali saranno i prossimi passi di questa umanità sempre meno comprensibile agli occhi di coloro che vorrebbero ancora vivere secondo canoni ideologici che vengono giudicati superati e finiti da coloro che si autodefiniscono “Transumanisti”… Una realtà distopica, fluida e schiumosa… che non vorrebbe più essere a misura d’Uomo.
Fonte: Civico20news www.civico20news.it
Per gentile concessione dell’Autore
Giancarlo Guerreri è biologo, scrittore e autore teatrale. Ha scritto numerosi libri di carattere metafisico. Ha partecipato come attore alla realizzazione del Film di Louis Nero “Il Mistero di Dante”. Collabora come direttore editoriale con la Rivista on-line Civico20news. |