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Ecologia profonda e decrescita |
30 Luglio 2024 | ||||||||||||||
Le incredibili analogie tra Ecologia Profonda ed Ecospiritualità
Premesse Come noto, l’Ecologia Profonda è un Movimento di pensiero nato convenzionalmente in Occidente nel 1972 con l’articolo del filosofo norvegese Arne Naess intitolato “The Shallow and the Deep” pubblicato sulla Rivista “Inquiry”. I punti essenziali del Movimento sono: - Il valore “in sé” di tutte le entità naturali, e NON in funzione umana; - La posizione dell’uomo in Natura come specie animale, parte di un Tutto, che è più della somma delle parti; - Il diritto ad una vita degna e all’autorealizzazione di tutti gli esseri senzienti (animali – piante - esseri collettivi – ecosistemi - Gaia); - Una visione sistemica-olistica della Terra e di tutti i suoi sottosistemi; - La spiritualità e sacralità della Natura; - Una visione ecocentrica, che comporta una nuova morale: “l’Etica della Terra”. In sostanza, l’Ecologia Profonda (o Ecosofia) è un movimento filosofico, una visione del mondo a sfondo panteista che richiede un profondo rispetto per tutti gli esseri senzienti (e quindi anche per gli ecosistemi) e per tutte le relazioni che li collegano fra loro e al mondo cosiddetto “inanimato”. Non assegna alla nostra specie un valore particolare, ma la considera completamente parte della Natura, poiché vede la Terra come l’Organismo cui apparteniamo. Il movimento della Decrescita ha sostanzialmente una matrice economica e si basa sull’idea che la crescita economica, nata con la civiltà industriale circa due secoli fa, non costituisce necessariamente un miglioramento della condizione umana. Il Movimento non si interessa particolarmente della posizione della nostra specie in Natura e resta di fatto piuttosto antropocentrico. Si può suddividere in numerose varianti: negli scritti del suo esponente principale, l’economista francese Serge Latouche, si può ravvisare un passaggio progressivo di posizioni sintetizzabili nella sequenza: decrescita – acrescita – abolizione dell’economia. È abbastanza evidente che l’Ecologia Profonda, che richiede l’uscita da ogni forma di antropocentrismo e materialismo, basi filosofiche della civiltà industriale, comporta l’abolizione completa di ogni crescita (economica e demografica), ma attualmente non è vero il viceversa: la Decrescita, come si è manifestata finora, non comporta, se non in modo molto marginale, una visione filosofica così diversa dai princìpi dell’Occidente come richiede l’Ecologia Profonda. Inoltre: - Il linguaggio della Decrescita è in sostanza quello politico-sociale-economico; - Il linguaggio dell’Ecologia Profonda è soprattutto scientifico-filosofico. La situazione attuale Sintetizziamo la situazione attuale del nostro Pianeta (se volete, dell’Ecosfera): - Spaventosa sovrappopolazione umana e crescita continua; - Perdita della biodiversità e alterazione dei cicli essenziali della Vita; - Distruzione delle foreste e di altri ecosistemi (paludi, praterie, ecosistemi acquatici, barriere coralline, ecc.); - Alterazione dell’atmosfera terrestre;
- Enorme consumo di territorio in atto in tutto il mondo (passaggio da terreno naturale a terreno urbano, strade, costruzioni, impianti); - Immane quantità di rifiuti in giro per il mondo; - Gravissime conseguenze del “ciclo della carne”; - Progressiva scomparsa degli Insetti, indispensabili per la Vita (impollinazione). I guai sopra elencati sono stati causati dal prevalere, spesso con violenza fisica o psicologica, di un modello culturale umano denominato civiltà industriale e nato due secoli fa in uno dei cinquemila modelli esistiti sulla Terra (la cultura occidentale). L’Occidente si è autonominato il progresso ed ha etichettato tutti gli altri (compresi i modelli culturali fioriti in Oriente per migliaia di anni) come arretrati e primitivi. La situazione è così grave e procede a una tale velocità che diventa evidente chiedersi se sia possibile tentare di porvi qualche rimedio solo con provvedimenti di tipo economico o poco più, oppure se sia necessario intaccare profondamente e capovolgere i fondamenti di pensiero che l’hanno generata.
La Decrescita La parola “Decrescita”, presa così, isolata, evoca comunque la crescita, viene inconsciamente percepita come una rinuncia a qualcosa che non si può più avere. Il Movimento per la Decrescita cerca di rendere consapevoli della necessità di: - Vivere meglio consumando meno; - Instaurare rapporti interpersonali fondati sul dono e la reciprocità anziché la competizione e la concorrenza; - Utilizzare e favorire la diffusione di tecnologie che riducano i consumi energetici e la produzione di rifiuti; - Impegnarsi perché questi obiettivi siano perseguiti anche dalle Amministrazioni pubbliche e dagli Organismi internazionali. La persistenza delle condizioni vitali del Pianeta richiede che non vi sia alcuna crescita materiale permanente. Lo sviluppo economico sostituisce al mondo naturale, ricco di specie e di relazioni fra i viventi, un mondo completamente artificiale fatto di inerti e di poche specie degenerate. La crescita economica consiste quindi nel “rifare il mondo”, che è il frutto di un processo di evoluzione durato tre o quattro miliardi di anni. È evidente che questo significa la fine del modello culturale umano denominato civiltà industriale, nato circa due secoli fa e diffuso recentemente in tutto il mondo. Le conseguenze di cui si vedono ora chiari segnali erano prevedibili già dall’inizio del processo, dato che il modo di funzionare di questa civiltà è incompatibile con il funzionamento (o la Vita) del sistema molto più grande di cui fa comunque parte, cioè il Sistema Biologico, o la Terra stessa. Il sistema industriale-tecnologico cerca di difendersi come può da queste evidenze, per esempio inventando espressioni palesemente contraddittorie come sviluppo sostenibile, green economy, crescita verde, economia circolare e simili amenità, inventate per continuare tutto come prima, anche se questo, in realtà, è impossibile, se non per tempi brevissimi. Cosa verrà dopo? Qui sta il punto: dobbiamo gestire la transizione verso modelli possibili, che possano anche dare più serenità mentale e consentire una vita degna a tutti gli esseri senzienti (altri animali, piante, esseri collettivi, ecosistemi). Questo non può avvenire con una popolazione umana mondiale che ha superato gli 8 miliardi e cresce di 80-90 milioni di unità ogni anno. Con la sola decrescita si pensa di poter continuare a sorvegliare i soliti numerini dell’economia (come il PIL), solo che si cercherà di farli calare, invece di farli crescere. Perlomeno, questo è il pensiero che fa nascere nel grosso pubblico. La decrescita viene percepita come “l’altra faccia della crescita”, cioè qualcosa di negativo, una rinuncia forzata. Ma si continua a riferire tutto ad un unico parametro, il denaro. L’Ecologia Profonda Dal “Manifesto per la Terra” di Mosquin e Rowe del 2004 (www.ecospherics.net ), un documento di base dell’Ecologia Profonda: L’esperimento dell’umanità, vecchio di diecimila anni, di adottare un modo di vita a spese della Natura e che ha il suo culmine nella globalizzazione economica, è fallito. La ragione prima di questo fallimento è che abbiamo messo l’importanza della nostra specie al di sopra di tutto il resto. Abbiamo erroneamente considerato la Terra, i suoi ecosistemi e la miriade delle sue parti organiche/inorganiche soltanto come nostre risorse, che hanno valore solo quando servono i nostri bisogni e i nostri desideri. È urgente un coraggioso cambiamento di attitudini e attività. Ci sono legioni di diagnosi e prescrizioni per rimettere in salute il rapporto fra l’umanità e la Terra, e qui noi vogliamo enfatizzare quella, forse visionaria, che sembra essenziale per il successo di tutte le altre. Una nuova visione del mondo basata sull’Ecosfera planetaria ci indica la via. Ricordiamo che l’Ecosfera è in grado di autoripararsi (omeostasi) mantenendo la sua struttura, la sua vita e la sua creatività solo se ha un alto livello di biodiversità. Alcune tendenze del pensiero scientifico-filosofico attuale (Unità della Vita, Fisica quantistica, studi sulla mente animale e vegetale, fenomeni mentali nei sistemi complessi, Ecopsicologia, ecc.) supportano le idee dell’Ecologia Profonda.
Inoltre, ricordiamo che il pensiero corrente si basa ancora sull’idea di Scienza nata nel 6-700, completamente meccanicista e che considera reale soltanto la materia. Tale tipo di scienza è stata superata e falsificata in diversi campi e le sue basi fragili e indimostrabili sono state ben sintetizzate dal biologo-filosofo inglese Rupert Sheldrake (Le dieci illusioni della scienza- Apogeo Urra, 2013): - La Natura si comporta come una macchina; - Il complesso energia-materia è rimasto costante da sempre e per sempre; - Le leggi della Natura restano invariate; - La materia non ha alcun genere di coscienza; - La Natura non ha alcuno scopo, né obiettivo; - Tutta l’eredità biologica è trasmessa nella materia; - Tutto ciò che è nella memoria è registrato come tracce materiali; - La mente è un prodotto soltanto del cervello; - I fenomeni psichici sono illusioni; - La medicina materiale meccanicista è l’unica che funziona veramente. La scienza ufficiale semplicemente nega (e spesso deride) i fatti che contraddicono questi dogmi, alla faccia del metodo scientifico. Ma è interessante notare che le falsificazioni dei dogmi sopra citati provengono dalla scienza stessa. Se ne deduce che la cosiddetta scienza, quella venerata da molti politicanti e giornalisti come se fosse un’unica voce infallibile, non crede più neanche a sé stessa. Il Sistema Terrestre è altamente complesso Lo sviluppo economico consiste nel sostituire al mondo naturale, ricco di specie e di relazioni fra i viventi, un mondo completamente artificiale fatto di inerti e di poche specie degenerate. Consiste quindi nel “rifare il mondo”, che è il frutto di un processo di evoluzione durato alcuni miliardi di anni. L’approccio da usare in qualunque problema dovrebbe essere quello sistemico-olistico, in cui si considera ogni processo sempre insieme a tutte le sue cause e conseguenze, tenendo conto che qualunque parte influisce su qualunque altra, che a sua volta interagisce di ritorno. Ovvero, le parti in realtà non esistono. In un sistema complesso, un problema non può essere risolto mediante scomposizione nelle sue componenti. L’usuale approccio analitico, o lineare (tipico del paradigma cartesiano-newtoniano) è fuorviante e può portare a gravi errori. L’evoluzione dei sistemi complessi non avviene in modo lineare: dopo un certo tempo, il sistema si trova in un punto detto di biforcazione-instabilità e/o comincia ad avere improvvisamente un andamento caotico. In ogni caso, dopo un tempo finito l’andamento diventa assolutamente imprevedibile anche in linea teorica. Se adesso consideriamo il Sistema Totale, anche limitandoci all’Ecosistema terrestre, e pensiamo all’Inconscio collettivo di Jung, possiamo chiamarlo Grande Inconscio o Inconscio Ecologico, generalizzandolo alla Totalità Universale, che potrebbe essere anche cosciente. Naturalmente nessun sottosistema, essendo in realtà “aperto”, cioè con qualche scambio con l’esterno, ha confini definiti con precisione: non esiste alcun ego, né alcuna entità completamente autonoma. In sostanza: Le componenti della Natura hanno un grado di complessità molto elevato (con conseguente presenza di mente), le opere della civiltà industriale hanno un grado di complessità molto basso (inerti). Il sistema economico è chiaramente un sottosistema del sistema Ecologico globale (se volete, della Terra). Anzi, è un sottosistema molto legato al Sistema più grande, soprattutto attraverso la necessità di sfruttare risorse e accumulare rifiuti, concetti sconosciuti nel Sistema naturale, che funziona per cicli chiusi. Anche da questa via non ci vuole molto a rendersi conto che il sistema economico è assolutamente incompatibile con il sistema più grande di cui comunque fa parte. Il fatto che sia andato avanti per circa due secoli, tempo insignificante per la Terra, è soltanto un’ulteriore prova che la civiltà industriale, che lo sostiene, sta per finire. Infatti in questo periodo cominciano a manifestarsi i primi sintomi di impossibilità, fra cui l’accumulo di rifiuti, la perdita di biovarietà e i cambiamenti climatici, tutti fenomeni con andamento intollerabile, perché diecimila volte più veloce dell’andamento possibile nel sistema Terra. Non è possibile trovare un rimedio a questo problema globale studiando ogni problema singolarmente e continuando con criteri di tipo economico. Occorre cambiare completamente la visione del mondo della cultura egémone, anche rivalutando le altre. I cambiamenti climatici sono il fenomeno più evidente e certamente dovuto alle attività industriali umane: ma questi cambiamenti sono soltanto un effetto, la causa prima è la civiltà industriale stessa, che ha come caratteristiche il mostruoso aumento della popolazione umana, il primato dell’economia e l’aspirazione apparente a rendere minima la fatica fisica. Oggi si cerca di rimediare a qualche effetto, senza riuscirci ma soprattutto senza indagare la causa prima. Come esempio, alcuni movimenti giovanili chiedono a gran voce interventi per arrestare i cambiamenti climatici, in sostanza chiedono di far progressivamente cessare le emissioni di CO2 in atmosfera, cioè di chiudere le centrali a carbone, petrolio e metano sostituendole con fonti energetiche rinnovabili, oltre a diminuire drasticamente i trasporti. Mediamente, il rapporto quantitativo fra una fonte concentrata di produzione di energia da fossili e una da rinnovabili è di mille volte, cioè una centrale di produzione da fossili è mille volte più grande (energeticamente) di una fonte da rinnovabili. L’unica soluzione reale è quindi consumare molto di meno, ridurre drasticamente gli spostamenti di persone, alimenti e merci, mangiare pochissima carne e, caso mai, riservare l’energia per il riscaldamento invernale, ove necessario; insomma, non limitarsi a parlare di “rinnovabili”, anche perché l’unica fonte veramente rinnovabile è quella solare termica, per riscaldamento e acqua calda. Ciò significa buttare definitivamente alle ortiche l’economia e tutti gli indicatori tanto cari a multinazionali, politicanti, economisti, industriali e sindacati. I limiti dello sviluppo Quando l’andamento di un sottosistema è sostenibile? È sostenibile se non altera in modo apprezzabile il funzionamento (o la Vita) del sistema più grande di cui fa parte. Tutte le altre definizioni di sostenibilità che circolano sono totalmente antropocentriche (dicono di non nuocere alle generazioni future) e quindi fuorvianti e inutili. In questo quadro, espressioni come sviluppo sostenibile, green economy, economia circolare sono state inventate per continuare tutto come prima. Il tipo di pensiero qui accennato è iniziato a circolare praticamente all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso con la pubblicazione del famoso rapporto del Club di Roma “I limiti dello sviluppo”, titolo in cui è già evidente l’impostazione dello studio: lo sviluppo va arrestato lentamente, perché ha dei limiti fisici, oggettivi. Quindi non possiamo fare a meno di fermarlo. Allora non si era intaccato alcun principio dell’Occidente, ma almeno il mondo veniva considerato come un sistema complesso. Il rapporto del Club di Roma ebbe sostanzialmente tre grossi pregi: - di introdurre il problema con un linguaggio scientifico-matematico, che viene di solito abbastanza accettato dagli ambienti ufficiali, anche se soltanto come metodo; - di evidenziare l’idea di crescita esponenziale e invitare alla meditazione su cosa significano i fenomeni che hanno un simile andamento nel tempo; - di richiamare l’attenzione sulla gravità del problema demografico: se non si arresta l’esplosione della popolazione mondiale, ogni altro provvedimento diventa inutile; l’umanità aumenta di un milione di individui ogni 4-5 giorni.
C’è l’immane problema della sovrappopolazione umana che affligge il Pianeta, ma quasi nessuno ne parla, almeno al grosso pubblico. Un piccolo esempio: si parla di Africa senza considerare minimamente che le popolazioni di quella terra sono aumentate vertiginosamente rispetto all’inizio dell’Ottocento, per il madornale errore dell’Occidente di aver portato i medicinali senza i corrispondenti anticoncezionali. Si parla di “accoglienza” e “integrazione” senza mettere in evidenza che questo significa far diventare occidentali i nuovi arrivati e indirizzarli verso le ineffabili gioie delle periferie urbane e i piaceri del proletariato. Intanto l’80-90% della Natura dell’Africa è già stata distrutta e il processo prosegue inesorabilmente. Gli esseri senzienti vengono uccisi senza pietà (altri animali e foreste): come esempio, pensate agli elefanti massacrati per l’avorio, sempre e soltanto per i dannati motivi economici. È il denaro che deve sparire, non bastano le modifiche delle fonti energetiche e dei mezzi di trasporto o qualche altro accorgimento di dettaglio. È interessante notare che esiste uno studio molto valido che dimostra l’impossibilità di persistenza della civiltà industriale e quindi del sistema economico: è stato descritto nel libro di Pignatti e Trezza “Assalto al pianeta” (Bollati Boringhieri, 2000), che è passato sotto silenzio, anche se probabilmente non esistono pubblicazioni che ne contestino la validità. I due Autori non sono due fanatici “ambientalisti”, ma professori dell’Università “La Sapienza” di Roma. Comunque, il sistema economico ha una sola variabile (il denaro) e non può esistere a lungo in un sistema ad elevato grado di complessità e con un numero grandissimo di variabili. Si sente parlare molto spesso di cambiamento, svolta epocale, green economy, “nuovo modello di sviluppo”, e simili. Ma in realtà non si vuole cambiare niente: infatti in queste espressioni è sottinteso che ogni modifica dovrà avvenire mantenendo ben saldi i principi e i valori della civiltà industriale, che non si vogliono assolutamente toccare. Non si rinuncia mai a quella parola magica: “sviluppo”. La politica e la scienza I politicanti hanno l’abitudine di (far finta di) litigare. Destra contro sinistra, come sono diverse! E il popolo deve prendere parte per una di esse. Il guaio è che spesso il popolo ci crede. Nel secolo scorso c’erano i “due grandi partiti”, “le due grandi ideologie” in contrapposizione. Nel mondo: Stati Uniti e Unione Sovietica, entrambi pieni di bombe, missili e aerei, sufficienti per distruggere sette volte tutto il Pianeta. Che differenze fra loro, che lotta! Il capitale da una parte, i proletari dall’altra. Vediamo un po’ cosa volevano, la destra e la sinistra. La destra: nata in Occidente, figlia della Rivoluzione industriale, illuminista, modernista, scientista, progressista, seguace del positivismo, fanatica dell’economia, con il mito del lavoro, convinta che il mondo naturale è tutta roba a nostra disposizione e che l’industria e la tecnologia porteranno tanti beni e oggetti da rendere felice tutta l’umanità, eliminando le altre culture umane, arretrate e primitive. La sinistra: basta fare un copia-incolla di quanto sopra. Destra, sinistra, centro, Repubblicani, Democratici, Laburisti, Conservatori, Stelle varie, socialisti, tradizionalisti, comunisti, populisti, fascisti, rivoluzionari, industrialisti, sovranisti, atlantisti, europeisti, mondialisti, ambientalisti “superficiali”, fautori della green economy: sono tutti figli dell’Illuminismo, credono ciecamente nel progresso, pensano che la nostra specie sia al di fuori e al di sopra della Natura, inseguono sempre e comunque la crescita economica, pensano di manipolare “la materia”, vogliono una sola cultura in tutta l’umanità, l’Occidente. Se ci fosse anche solo un minimo di onestà intellettuale, qualunque discorso al popolo dovrebbe iniziare più o meno in questo modo: "Abbiamo constatato che il modello culturale umano denominato civiltà industriale-tecnologica, nato due secoli fa nella cultura occidentale e basato sull'economia, è fallito perché è incompatibile con il funzionamento dell'Ecosfera, che è il Sistema più grande di cui facciamo parte. Vediamo come uscirne rendendo minima la sofferenza per tutti gli esseri senzienti". Come noto, dalla Dinamica dei Sistemi Complessi sappiamo che, oltre un certo grado di complessità di un sistema, si manifestano fenomeni mentali. Non si tratta di fantascienza, ma di studi scientifici piuttosto recenti (Prigogine, Bateson, Capra). La Terra (se preferite, l’Ecosfera) è un sistema ad altissimo grado di complessità. Quindi è anche una Mente. Questo non significa necessariamente che sia cosciente, come nella teoria di Gaia, formulata in forma completa dagli scienziati James Lovelock e Lynn Margulis. Resta comunque un’Entità complessiva, un Grande Inconscio, forse con una forma di coscienza molto diversa dalla nostra. Si sentono spesso, da parte di organi ufficiali di informazione, molte raccomandazioni di “ascoltare la Scienza”. Naturalmente le Autorità pensano a quella ufficiale, riconosciuta dal sistema e divulgata, anche perché di solito non ne conoscono altre. Quella che abbiamo chiamato “scienza ufficiale” è sostanzialmente la raccolta delle conoscenze che si inquadrano nel paradigma cartesiano-newtoniano, tuttora ritenuto da molti “la verità” malgrado sia stato falsificato più volte, come abbiamo visto. Spesso i fatti che non si inquadrano in quel paradigma vengono semplicemente negati. In altre parole, viene chiamata “scienza” quella che considera reale soltanto la materia. I rimedi Come sopra detto, la situazione attuale dell’Ecosistema terrestre, causata dall’espansione della civiltà industriale, è così grave che ben difficilmente si potrà ottenere qualche cambiamento radicale senza una profonda modifica del paradigma che ne costituisce la base, cioè l’idea che l’uomo è al di fuori e al di sopra della Natura, vista come un complesso di “risorse” a disposizione. Anche le istanze ecologiste più diffuse, pur utilissime, restano spesso entro questi confini. Non sembra che la sola Decrescita (sostanzialmente ancora economica) sia sufficiente a rovesciare l’andamento che ha portato alla situazione attuale, anche perché sembra impossibile ottenerla senza intaccare profondamente i fondamenti di pensiero che l’hanno generata. Se teniamo conto di quanto sopra detto, i provvedimenti che sarebbe necessario adottare sono, in generale: - Ridurre la popolazione umana: un modo potrebbe essere l’istruzione capillare, con l’abolizione del condizionamento delle istituzioni religiose e di quelle che vogliono ridurre l’umanità a una massa informe e omogenea di consumatori. Con queste premesse, è probabile che una coppia normale non desideri più di due figli. Poiché circa un quinto degli umani non forma coppia, non può avere figli o non li desidera, lentamente l’umanità scenderebbe a un numero accettabile, nel giro di alcuni secoli; - Mantenere molti e vastissimi spazi per gli ecosistemi completamente naturali, in modo da garantire una vita degna a tutti gli esseri senzienti; - Ridurre drasticamente il consumo di carne, fonte di gravissimi guai per la Terra. Ad ogni passaggio della catena alimentare, si disperde quasi il 90% dell’energia. Siamo fatti come gorilla, oranghi e scimpanzé, che si alimentano in gran parte con frutta e verdura; - Rendersi consapevoli (anche attraverso il sistema scolastico e accademico) che non solo esseri individuali, ma anche specie, comunità di viventi ed ecosistemi sono esseri senzienti che hanno diritto ad una vita dignitosa e ad una propria autorealizzazione; - Elaborare un’etica che comprenda tutte le entità naturali, che hanno un valore in sé e non in funzione umana; - Non abbattere più alberi. Non distruggere neanche un metro quadrato di foresta; - Rendersi conto a fondo che la crescita economica è una grave patologia della Terra. Non parlare più di economia: se necessario, abolire il denaro; - Chiudere tutti i cicli: non ci saranno più né “risorse” né “rifiuti”;
- Praticare l’agricoltura solo in modo biologico e soprattutto con i principi della permacoltura, senza rivoltare il terreno che deve essere preservato. Non impiegare mai sostanze chimiche estranee; - Alimentarsi solo con prodotti locali e nella stagione naturalmente corretta (prodotti locali di stagione); - Utilizzare soltanto energia proveniente da pannelli solari termici e mini-idroelettrica, da impiegare sul posto, rendendo inutili le grandi reti. Coibentare al massimo tutti gli edifici per ridurre i consumi energetici; - Cessare ogni ricerca ed estrazione di combustibili fossili (carbone, petrolio, metano). Abolire completamente plastica e pesticidi; - Ridurre al minimo tutti i trasporti. Cessare ogni costruzione e gestione di trasporti con motori a scoppio, di bassissimo rendimento e altamente inquinanti; - Abolire i grandi impianti industriali, far sparire grandi industrie, grandi reti, grandi istituzioni (multinazionali), grandi opere, basta con le strade e i trasporti su gomma; - Vietare tutti gli allevamenti, sostituendoli con rapporti di simbiosi con gli altri esseri senzienti; - Abbandonare completamente: la competizione economica, la globalizzazione, la crescita, il mercato e i consumi inutili; - Abolire ogni pubblicità commerciale e ogni invito al consumo, anche indiretto. Non esaltare più valori assurdi e pericolosi, come la velocità, la competizione, la vittoria, e simili; - Relegare nei libri di storia il dualismo politico fra destra e sinistra, ormai privo di significato: è roba del secolo scorso; - Promulgare un corpo di leggi che conferisca valore legale alle strutture e alle funzioni vitali della Terra. Le questioni saranno esaminate sulla base della conservazione dell’integrità degli ecosistemi, non del perseguimento di un guadagno economico; - Promuovere la ricerca di una cultura di simbiosi con il nostro Pianeta Vivente. La prospettiva che pensa solo all’umano è sempre un pericolo, come dimostrano chiaramente le religioni, le sette e le ideologie umanistiche, in continuo conflitto fra loro; - Riportare ogni comportamento umano entro le più generali leggi di Natura, frutto di un’evoluzione di milioni, o miliardi, di anni. Si tratta di utopie? Certamente. Così termina il libro “Assalto al pianeta” di Pignatti e Trezza (Bollati Boringhieri, 2000): “...rimane soltanto il coraggio dell’utopia”. Conclusioni A qualcuno sembra impossibile vivere diversamente da oggi, cioè in un modello ben diverso dalla civiltà industriale. È opportuno ricordare che sono esistite sul Pianeta circa cinquemila culture umane: ben poche erano incompatibili con il Sistema Terra, la maggior parte potevano esistere a tempo indefinito all’interno del Sistema più grande. Purtroppo sono quasi completamente scomparse per l’invadenza della nostra civiltà e dei suoi valori. Tutto ciò non significa che dovremo vivere come una di queste ex-culture: significa che è possibile vivere in modo compatibile con il Sistema Terra, pur di allontanarsi completamente dai valori della civiltà industriale, cioè abbandonare e dimenticare l’economia: il sistema economico ha una sola variabile (il denaro) e non può esistere a lungo in un sistema ad elevato grado di complessità e con un numero grandissimo di variabili. L’Ecologia Profonda non è una specie di “ritorno alle origini” o una “visione del mondo nostalgica”, anche se è presente in molte culture umane del passato e tradizioni spirituali antiche (soprattutto in Oriente), ma si basa soprattutto sulle conoscenze che derivano da alcune tendenze della scienza moderna (la Fisica Quantistica, la Biologia, l’Unità della Vita, le Scienze Naturali, la Dinamica dei Sistemi, gli studi sulla Mente, l’Ecopsicologia, le ricerche sulla mente degli altri animali e delle piante), che non sono ancora riuscite a diventare “maggioranza” perché richiedono un deciso cambio di paradigma, molto lontano da quello cartesiano-newtoniano della scienza meccanicista. Purtroppo i personaggi più noti dei movimenti ecologisti “ufficiali” non hanno quasi mai nominato pubblicamente l’Ecologia Profonda, né parlato della sua grande importanza: non è per caso, dato che i suoi princìpi comporterebbero modifiche considerate troppo drastiche alla società occidentale, soprattutto al sistema economico. La scienza che viene divulgata è quella adatta per salvare l’Occidente: separazioni ego-mondo, mente-materia, uomo-animali, elogio della competizione, teorie “realistiche” e “locali”. Tutto il resto viene ignorato o addirittura deriso: un secolo è passato invano. La scienza divulgata, quella propagandata in TV dai fedeli servi del sistema, gli apprezzatissimi divulgatori ufficiali, non esiterebbe un minuto a dichiarare “antiscientifiche” le citazioni sotto riportate e che sono opera di scienziati, spesso anche riconosciuti dal mondo accademico. In un mondo dove sappiamo di essere animali, anche facilmente classificabili, dove incontriamo quotidianamente sincronicità junghiane, cioè coincidenze significative senza rapporti di causa-effetto, dove regna anche l’ordine implicato (Bohm), dove le manifestazioni dei campi morfici e della Mente Estesa sono frequenti (Sheldrake), dove i fenomeni non-locali sono pure frequenti e l’indeterminazione è ovunque (Heisenberg e Bohr) si continua ad andare avanti come se l’universale fosse una grande e “cieca” macchina, tutt'al più con l’optional del Grande Ingegnere. Continuiamo a usare ragionamenti lineari di causa-effetto in Sistemi ad altissimo grado di complessità, tutto per conservare le premesse che tengono in piedi la civiltà industriale, che distrugge la Vita e non è neppure tanto entusiasmante dal punto di vista soltanto umano. I “superdivulgatori” televisivi devono essere meccanicisti, oppure passare inosservati: così il sistema si difende. E trattiamo come “cose” gli altri esseri senzienti, che sappiamo essere soggetti come noi alle emozioni, ai sentimenti e alla sofferenza. Ma il Complesso dei Viventi (il Grande Inconscio, la Terra) è molto più grande di tutti noi, anche se abbiamo superato il folle numero di otto miliardi di individui. Molte cose si sapevano già da lungo tempo, ma in altre culture umane: la superbia e la cecità dell’Occidente ci hanno impedito di conoscerle prima: tutto per salvare il nostro mondo e le sue premesse (antropocentrismo e materialismo). Il fatto di non considerarci “esseri speciali” o “in posizione centrale” non deve affatto indurre al pessimismo; anzi, è motivo di lieta serenità. E il Divino? Invece del Dio-Persona distinto dal mondo e giudice delle azioni umane, troviamo il Dio-Natura immanente in tutte le cose, e quindi anche in noi stessi, che ne siamo partecipi. La Divinità osserva sé stessa anche attraverso gli occhi di una marmotta, o di una formica, o l’affascinante e misteriosa sensibilità di un albero. L’etica della Terra non è solo una posizione filosofica, è soprattutto una necessità per mantenere in vita e in salute l’Organismo cui apparteniamo, insieme alle altre specie, agli ecosistemi, all’atmosfera, al mare, ai fiumi, alle montagne. La nuova visione della realtà è una visione ecologica in un senso che va molto oltre le preoccupazioni immediate della protezione dell’ambiente. Per sottolineare questo significato più profondo dell’ecologia, filosofi e scienziati hanno cominciato a fare una distinzione fra “ecologia profonda” e “ambientalismo superficiale”. Mentre l’ambientalismo superficiale è interessato ad un controllo e ad una gestione più efficienti dell’ambiente naturale a beneficio dell’“uomo”, il movimento dell’ecologia profonda riconosce che l’equilibrio ecologico esige mutamenti profondi nella nostra percezione del ruolo degli esseri umani nell’ecosistema planetario. In breve, esso richiederà una nuova base filosofica e religiosa. In contrasto con la concezione meccanicistica cartesiana del mondo, la visione del mondo che emerge dalla fisica moderna può essere caratterizzata con parole come organica, olistica ed ecologica. Essa potrebbe essere designata anche come una visione sistemica, nel senso della teoria generale dei sistemi. L’universo non è visto più come una macchina composta da una moltitudine di oggetti, ma deve essere raffigurato come un tutto indivisibile, dinamico, le cui parti sono essenzialmente interconnesse e possono essere intese solo come strutture di un processo cosmico. Secondo Bateson la mente è una conseguenza necessaria e inevitabile di una certa complessità, la quale ha inizio molto tempo prima che degli organismi viventi sviluppino un cervello e un sistema nervoso superiore. Egli sottolineò anche che caratteristiche mentali sono manifeste non solo in singoli organismi, ma anche in sistemi sociali e in ecosistemi, che la mente è immanente non solo nel corpo ma anche nelle vie e nei messaggi fuori dal corpo. Una mente senza un sistema nervoso? Si intende mettere in evidenza che il ruolo delle forme, dei colori, dei sapori, dei suoni, degli odori e della bellezza è stato fondamentale nell’evoluzione biologica, e lo è ancor oggi a maggior ragione per avere una percezione scientifica della complessità. Gli ecosistemi nascono e si evolvono sulla base di meccanismi di co-evoluzione e auto-organizzazione. Sono sistemi di elevata complessità, interconnessi in tutte le loro componenti, e non obbediscono a leggi lineari e deterministiche. In biologia e in ecologia non possono esistere esperimenti riproducibili. L’ipotesi di Gaia è indubbiamente un notevole passo avanti verso un nuovo animismo; proprio per questo motivo è così discussa. D’altro canto suscita molto interesse perché ci ricollega agli schemi di pensiero del pre-meccanicismo e del pre-umanesimo. Se Gaia è in qualche modo animata, allora deve possedere qualcosa di simile a un’anima, un principio organizzatore con fini e obiettivi propri. Ma non dobbiamo supporre che la Terra sia cosciente solo perché sembra viva e provvista di intenzionalità. Potrebbe essere cosciente, ma se lo fosse la sua coscienza probabilmente sarebbe incredibilmente diversa dalla nostra, che è inevitabilmente influenzata dalla cultura e dal linguaggio degli uomini. D’altro canto potrebbe anche essere completamente inconscia. Oppure potrebbe, come noi, essere una creatura dalle abitudini inconsce provvista, a volte, di una certa dose di coscienza. Questo interrogativo deve restare aperto. Il problema è la visione del mondo meccanicistica che, malgrado tutto, risulta purtroppo ancora imperante. Citazioni Queste citazioni, raccolte qua e là, sono tutte di scienziati-filosofi piuttosto noti, e possono ricordarci quali profondi capovolgimenti di pensiero sono necessari per arrivare veramente a modelli culturali diversi, compatibili con la Vita dell’Ecosfera: “Credo nel Dio di Spinoza, che si manifesta nell’armonia di tutte le cose, non in un Dio che si interessa del destino e delle azioni degli uomini.” “La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrebbe trascendere un Dio personale ed evitare dogmi e teologia. Incorporando sia il mondo naturale che il mondo spirituale dovrebbe fondarsi su un senso religioso che scaturisce dall’esperienza di ogni cosa, naturale e spirituale, come di un’unità piena di significato”. (Albert Einstein) “L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile, senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”. (Hubert Reeves)
“La mente si manifesterebbe in tutti i sistemi che soddisfano certi criteri? La mente sarebbe immanente in vie e messaggi fuori dal corpo? Queste idee erano così nuove per me che, a tutta prima, non riuscii a dar loro un senso. La nozione di mente di Bateson non sembrava aver nulla a che fare con le cose da me associate alla parola “mente”. (Fritjof Capra) “La visione ideologica che ci fa credere unici e diversi, cioè inconfondibili e migliori di tutti gli altri esseri viventi sul pianeta, è solo un curioso delirio di grandezza”. (Fabio Ceccarelli) “Vorrei un capo di governo o di azienda che facesse precedere da un purtroppo le frasi consuete: ‘dobbiamo aumentare la produzione’, ‘la ripresa è imminente’… Neppure questa libertà gli è data. Sono costretti anche ad adularlo, il Maligno: se aggiungono un purtroppo li scaraventa in basso come birilli. Questo non è più avere un potere, tanto meno corrisponde a qualcuno dei sensi profondi di comando. L’asservimento all’economia dello sviluppo, senza neppure un accenno di sgomento, dice l’immiserimento, la perdita di essenza e di centro, della politica. Se il fine unico è lo sviluppo, la politica è giudicata in base alla sua bravura (che è pura passività) nello spingerlo avanti a qualsiasi costo. Non c’è nessuna idea politica dietro, sopra o sotto: c’è il Dio dell’economia industriale geloso del suo culto monoteistico”. (Guido Ceronetti) “La battaglia del futuro sarà la battaglia contro l’economia”. (Tiziano Terzani) “L’unica legge è che non c’è nessuna legge”. (John Archibald Wheeler) “Oggi c’è una concordanza di vedute molto vasta – che tra i fisici raggiunge quasi l’unanimità – sul fatto che la corrente delle conoscenze si sta dirigendo verso una realtà non meccanica: l’Universo comincia ad assomigliare ad un grande Pensiero piuttosto che a una grande macchina”. (Arthur S. Eddington e James Jeans) “Credo che vi sia un’Intelligenza nell’Universo. Badi, ho detto nell’Universo. L’idea giudaico-cristiana è quella di un Dio che, dal di fuori, fabbrica l’Universo come si fabbrica un oggetto in uno stabilimento. È un’idea che non mi attira. Io penso che l’Intelligenza sia nell’Universo. Che sia l’Universo”. (Fred Hoyle) “La natura è minacciata dagli approcci lineari, meccanicisti, arroganti e, in ultima analisi, rozzi di una scienza tutta subalterna alla visione economicista di un pensiero omologante che “conosce il prezzo di tutto e il valore di niente”. (Gregory Bateson) “La biodiversità e la meravigliosa bellezza biologica giocano in favore di un disegno metafisico nell’evoluzione della vita. Lungi dall’essere in linea con l’ideologia del creazionismo, il riconoscimento di un disegno metafisico in natura è in linea con il punto di vista dell’evoluzione, ma non con la sua deriva determinista, o meglio, in linea con il punto di vista di una “evoluzione senza fondamenti” nella quale libero arbitrio, scelte e caso giocano un intergioco complesso e meraviglioso”. (Enzo Tiezzi) “Che cosa cambia se consideriamo la natura viva piuttosto che inanimata? Primo, mettiamo in crisi le ipotesi umanistiche su cui la civiltà moderna è basata. Secondo, instauriamo un rapporto diverso con il mondo naturale e acquistiamo una prospettiva diversa della natura umana. Terzo, diventa possibile una nuova sacralizzazione della natura”. (Rupert Sheldrake) “Dalla nuova Fisica non emerge una visione del mondo come costituito da oggetti separati che interagiscono urtandosi più o meno forte, ma una visione del mondo, invece, che scopre come grazie alla “sintonia” e all’interrelazione, alla cooperazione, si possano “evocare”, quasi magicamente, correlazioni inusitate, potenzialità finora inimmaginabili”. (Roberto Germano) Fonte: www.ariannaeditrice.it
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