Scienze |
La memoria dell’acqua e le sue strabilianti prospettive |
19 Maggio 2012 | |||||||
Le ultime ricerche internazionali mettono in evidenza le grandi possibilità terapeutiche nella sperimentazione omeopatica
Il 23 e 24 Marzo si è svolto a Roma presso l'Università Lateranense il 1° Congresso Internazionale di Medicina Integrata. L'approccio multidisciplinare ha fatto incontrare la medicina classica con la medicina non convenzionale e nello specifico ha messo in evidenza la metodologia sperimentale nella ricerca omeopatica. Il tema centrale del congresso verteva sulle patologie dermatologiche, ma sono stati fatti importanti interventi dedicati alla ricerca pura. Sicuramente il momento clou della manifestazione è stata la straordinaria esposizione di Luc Montagnier relativa alle sue più recenti ricerche sulla memoria dell'acqua e sulle onde elettromagnetiche emesse da soluzioni acquose di DNA ad alte diluizioni. L'aula era gremita dagli addetti ai lavori e si è assistito al susseguirsi di svariati interventi relativi sia a lavori squisitamente clinici che sperimentali di grande interesse. Nonostante l'evidente e crescente importanza e diffusione del metodo omeopatico l'atmosfera che si respirava era comunque di “frontiera “. La discriminazione a cui sono sottoposti i medici omeopati, soprattutto in Italia, nonostante gli innegabili successi di questo metodo di cura rendeva l'incontro particolarmente sentito e vivace. Alcuni lavori vertevano su specifiche terapie relative a malattie anche gravi e per le quali la medicina classica non ha alcun rimedio, tanto da definirle croniche e incurabili. Notevole ad esempio l'esposizione sul trattamento degli angiomi tuberosi in età pediatrica. Tali formazioni cutanee sono molto invasive, invalidanti e distruttive. Inoltre la loro presenza in particolare sul volto dei bimbi causa problemi di relazione che sono altrettanto gravi di quelli fisici. L'autore ha esposto i suoi successi clinici, con la totale risoluzione della malattia tramite cure unicamente omeopatiche.
Le immagini mostrate erano decisamente impressionanti, sia nel mettere in evidenza gli effetti devastanti della malattia, sia nel mostrare i risultati eccezionali della cura. Il tutto risultava ancora più straordinario se si considera che la medicina ortodossa non ha possibilità terapeutiche efficaci per la risoluzione di questa patologia. Si è messo in evidenza a più riprese il ruolo di protezione, immunologico nonché squisitamente di relazione che assume questo vasto organo che è la pelle. I vari interventi hanno posto l'accento talvolta su aspetti immunologi o neuroendocrini e talaltra su aspetti psicologici. Tra le varie possibilità terapeutiche, la medicina omeopatica con il suo approccio di cura globale sull'individuo risultava particolarmente indicata ed efficace non solo nella cura dei sintomi ma nella guarigione a livello generale e sistemico. Tutto ciò grazie a due meccanismi. Il primo è il cosiddetto “principio di similitudine” che risale a Ippocrate ed era anche praticato da Paracelso. Hahnemann, il padre fondatore della medicina omeopatica, riconoscendone l'importanza, ne fece uno dei cardini del suo metodo di cura, codificandolo. In pratica, tale principio consiste nel potere terapeutico di sostanze naturali che hanno la proprietà di generare gli stessi sintomi che si vogliono curare. Ad esempio, quando un soggetto sano sbuccia una cipolla, iniziano a lacrimare gli occhi con bruciore e arrossamento. In questo caso la cipolla diluita può curare un soggetto che presenta questi stessi sintomi, indipendentemente dalle cause.
Il secondo meccanismo è quello dell'ultra diluizione. La sostanza medicinale viene diluita e dinamizzata (ovvero scossa dopo ogni diluizione) fino a concentrazioni talmente basse da non avere matematicamente più la sua presenza fisica. Quello che agisce è acqua, ma con la precisa memoria strutturale della sostanza di partenza. L'intervento di Luc Montagnier, premio Nobel 2008 per la medicina, era proprio relativo alle peculiari proprietà di soluzioni altamente diluite di DNA. Montagnier è lo scopritore del virus dell'HIV. Scienziato di fama mondiale, riconosciuto per l'attività di ricerca ed accademica in campo medico, da qualche anno si è dedicato allo studio della memoria dell'acqua ottenendo risultati a dir poco sconvolgenti. Durante il suo intervento ha dichiarato di essere partito dai lavori di Jacques Benveniste riconoscendone la validità e l'importanza. Nella sua ricerca Montagnier ha scoperto che soluzioni diluite di DNA, sia batterico che virale, emettono specifiche onde elettromagnetiche. Tali onde sono presenti solo al di sopra di una certa diluizione. La cosa impressionante è che, registrando tali onde e irradiando della semplice acqua, si è riusciti sintetizzare il DNA di partenza. In altre parole, si è trasferita l'informazione strutturale della molecola di DNA a della semplice acqua tramite le onde elettromagnetiche e quest'acqua ha ricreato la struttura molecolare della sequenza di geni originale. Ovviamente l'esperimento è stato ripetuto molte volte anche da diversi laboratori indipendenti, italiani e di altre nazionalità. Montagnier ha lavorato con il prof. Emilio Del Giudice per cercare i presupposti teorici che possano spiegare questo impressionante fenomeno. Altri medici italiani, come Antonio Vitiello, hanno collaborato alla ricerca. E' incredibile come la scienza cosiddetta ufficiale ignori o addirittura ostacoli tali ricerche. Una delle domande poste a Montagnier durante la sua esposizione al congresso infatti evidenzia tale aspetto di ostracismo del mondo accademico. Gli è stato chiesto perché abbia pubblicato la sua ricerca su una piccola rivista di Shanghai invece che ad esempio sulla rivista Nature.
Ricordiamo che tale rivista è stata protagonista, sia nella distruzione dell'immagine e del lavoro di Benveniste sulla memoria dell'acqua, sia nella feroce lotta agli esordi della fusione fredda. La risposta dello scienziato è stata emblematica. Innanzi tutto ha ricordato che, oltre che sulla rivista cinese, la ricerca è stata pubblicata sul Journal of Physics che non è certo una rivista di poco conto. Ma soprattutto Montagnier ha dichiarato che, pur essendo lui un premio Nobel e ben conosciuto nel mondo accademico, deve pur mangiare e quindi non poteva attendere anni per una pubblicazione, né subire gli scontati attacchi a cui sarebbe stato sottoposto se avesse voluto pubblicare le sue ricerche su Nature. A queste dichiarazioni sarebbe potuto seguire un momento di tristezza, e invece l'atmosfera è diventata più battagliera che mai. E' evidente che l'omeopatia in Italia è materia di frontiera, ma è altrettanto evidente che i suoi cultori non si lasciano certo intimidire. Un'altra domanda posta a Montagnier si riferiva a quali implicazioni possono avere le sue scoperte in campo medico e nel campo della fisica. Il professore ha risposto lasciando intravedere degli scenari di grande importanza, non solo nella terapia ma anche nella diagnosi. Ad esempio sembra che una delle applicazioni più vicine sia la ricerca di specifiche onde elettromagnetiche che testimonino la presenza di basse concentrazioni di virus nelle cosiddette infezioni fredde, come alcune epatiti o lo stesso HIV. Questo potrebbe diventare fondamentale nella selezione di sangue da trasfondere. Ma forse la prospettiva più poetica e interessante è relativa alla stessa nascita della vita sulla Terra. Montagnier ha evocato la possibilità che il cosmo sia permeato da onde elettromagnetiche a bassa frequenza che entrando in contatto con ambienti idonei, come ad esempio la Terra primordiale, possano creare la vita con l'apporto delle informazioni in esse contenute che vengono trasferite all'acqua. Una possibilità di origine della vita dal cosmo che potrebbe comportare la conseguenza che altrove nello spazio si sia generata vita analoga alla nostra. Ci auguriamo che a questo primo congresso ne facciano seguito altri con la stessa qualità di interventi e che, anche se lentamente, ci si renda conto che le motivazioni economiche non possono bloccare la ricerca e lo studio per una migliore qualità di vita. |