Scienze

Il ritorno sulla Luna 55 anni dopo: la colonia nel Polo Sud, la circumnavigazione e i giacimenti di elio-3

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30 Luglio 2024
Il ritorno sulla Luna 55 anni dopo: la colonia nel Polo Sud, la circumnavigazione e i giacimenti di elio-3

Nella notte del 20 luglio 1969, 55 anni fa, l'Apollo 11 completò la sua missione. Oggi, dopo decenni di disinteresse, la Luna è tornata una priorità


L’uomo ritornerà sulla Luna e, finalmente, per rimanerci. La data è vicina. È occorso però mezzo secolo per riprendere la strada verso il nostro satellite naturale sul quale 12 astronauti americani avevano camminato tra la storica notte del 20 luglio 1969 e il dicembre 1972. Ora la storia è completamente diversa. Allora il presidente John Kennedy aveva deciso con straordinario coraggio di impegnare il suo paese nell’ardua sfida per riconquistare la supremazia politico-militare perduta con i sovietici dopo il lancio del primo Sputnik e il volo del primo cosmonauta Yuri Gagarin.

Anche Mosca si era impegnata sullo stesso obiettivo ma le lotte interne al Cremlino impedirono agli ingegneri di mettere a punto l’imponente razzo necessario al grande viaggio. Mosca fallì e Washington trionfò lasciando le prime impronte umane nella polvere lunare e nella storia dell’evoluzione dell’umanità che per la prima volta arrivava su un altro corpo celeste diverso dal pianeta d’origine.


La Luna  “dimenticata”

Da allora la “pallida Selene” venne dimenticata. Rimaneva viva nel sogno dei pionieri ma confinata ai progetti depositati nei cassetti. La storia delle popolazioni della Terra prendeva altre vie. Si cominciava a cogliere la necessità di affrontare i problemi ambientali che cominciavano ad emergere e l’opportunità di garantire risorse energetiche adeguate.

Nel frattempo l’America era lacerata da una guerra in Vietnam che bruciava le disponibilità economiche. Si dava il via alla costruzione di uno shuttle sia alla Nasa che in Russia e poi, dopo il crollo dell’Urss, insieme, si componeva la stazione spaziale ISS.


Arriva la Cina

Nel frattempo anche la Cina ne realizzava una autonoma su un’orbita diversa ed era proprio il rapido sviluppo del Celeste Impero nello spazio che spingeva la Casa Bianca a decidere, nel dicembre 2017, di ritornare sulla Luna avviando il programma Artemis aperto a tutte le nazioni interessare a collaborare alla grande imprese.

Ora sono una quarantina e tra queste vediamo dai Paesi Arabi alla Polonia, dall’Europa al Canada, al Giappone. Ma a un programma analogo battezzato ILRS (International Lunar Research Station) dava il via anche Pechino (con la Russia) coinvolgendo altre nazioni; una dozzina finora.


La nuova corsa

La Luna, dunque, dalla fine del primo decennio del nuovo millennio, diventava un’ampia strategia politica giocata tra Washington e Pechino raccogliendo e indirizzando gli interessi diversi dei vari Paesi. Così verso la Luna si accendeva una nuova corsa con caratteristiche diverse da quelle che avevano caratterizzato la corsa degli anni Sessanta.

Alla base delle iniziative di oggi c’è sempre la dimostrazione di una potenza tecnologico-militare strategica nel confronto politico tra i continenti. Ma ora si aggiungono altre motivazioni. Prima di tutto, in Occidente, con il piano Artemis l’impresa lunare è anche economica favorendo lo sviluppo di aziende e quindi di una Space Economy con la Luna che fa da polo attrattore.


Una colonia sulla Luna? E dove?

A ciò si aggiunge la proiezione futura. Torniamo sulla Luna per rimanerci e quindi imparando a vivere su un altro corpo celeste sfruttando le risorse del luogo. L’obiettivo è di insediare una colonia nel Polo Sud dove si può utilizzare il ghiaccio d’acqua presente nel fondo dei crateri portato anticamente dalle comete e dove non arriva mai la luce solare.

E dal ghiaccio ricavare ossigeno e idrogeno necessari alla base e ai razzi. Ma nel suolo lunare sono presenti altri minerali e metalli come l’alluminio utili da adoperare per le attività locali. Inoltre c’è anche qualcosa di prezioso da riportare sulla Terra; soprattutto l’elio-3 con il quale si alimenteranno le prossime centrali a fusione nucleare per generare elettricità senza il gravoso problema delle scorie radioattive. L’elio-3 è scarsissimo sulla Terra e invece molto diffuso sulla Luna e quindi l’interesse a recuperarlo in questa prospettiva è notevole.


Autunno 2025: la circumnavigazione

Al programma Artemis sia nell’ambito europeo con l’Esa che direttamente con la Nasa e le industrie americane partecipa in modo significativo l’Italia attraverso l’agenzia spaziale Asi. Intorno alla Luna si costruirà la stazione orbitale Gateway per facilitare le operazioni in superficie. I moduli di abitazione della nuova base sono già in produzione negli stabilimenti di ThalesAleniaSpace a Torino. Ma altrettanto coinvolti siamo nel campo delle telecomunicazioni e della navigazione con Telespazio per garantire il più possibile l’autonomia delle attività svolte intorno e sulla superficie lunare.

Nell’autunno 2025 è in programma la prima circumnavigazione della Luna con la missione Artemis-II e quattro astronauti a bordo dell’astronave Orion (tra cui l’astronauta Christina Hammock Koch). Se tutto andrà bene nel 2026 si immagina il primo sbarco con Artemis-III.


Il primo passo verso Marte

Gli interessi occidentali e della Cina con i suoi alleati sono analoghi, per cui a cominciare dall’attività imminente prevista al Polo sud emerge la necessità di una regolamentazione alla quale stanno lavorando gli esperti delle Nazioni Unite aggiornando i trattati esistenti del 1967 e del 1979 ormai superati. Ma anche perché nella nuova corsa alla Luna intervengono i privati pur con la partecipazione delle agenzie (almeno in Occidente).

Ma l’impresa della Luna è solo il primo passo di un piano di esplorazione internazionale mirato verso Marte con lo stesso obiettivo di un futuro insediamento. La Luna, quindi, diventa il luogo ideale per collaudare metodi e tecnologie indispensabili per allontanarsi dalla Terra per lunghi periodi (anni) in piena autonomia.

La nuova logica che guida in generale l’esplorazione spaziale oggi della Luna e domani di Marte, oltre agli aspetti di confronto politico, è lo stimolo economico che ne deriva e che va ad alimentare con maggior sicurezza lo sviluppo futuro.


(Dal Corriere della Sera del 20 luglio 2024 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera

 

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