Scienze

Marte, partito il rover Perseverance

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20 Agosto 2020
Il modello dell’elicottero-drone Ingenuity (Image: Nasa)
Il modello dell’elicottero-drone Ingenuity (Image: Nasa)

L’ingegnere Balaram: «Il mio drone-elicottero volerà sul Pianeta rosso»


Alle 13.50 (ora italiana) è decollato da Cape Canaveral, l’arrivo nel prossimo febbraio. La sfida dell’ingegner Balaram: «Mi prendevano per pazzo, ora è diventato realtà».

Buon viaggio Perseverance! E’ partito da Cape Canaveral il razzo Atlas che porterà su Marte il rover Perseverance, che a sua volta trasporta l’elicottero-drone Ingenuity. Il rover sbarcherà il prossimo 18 febbraio nel cratere Jezero, poco sopra l’equatore. In remote epoche era un lago nel quale il delta di un fiume riversava l’acqua; un luogo quindi ideale per le ricerche di tracce di vita sul Pianeta rosso. Due mesi più tardi, dal rover un braccio meccanico depositerà sulle sabbie rosse Ingenuity di appena 1,8 chilogrammi, alto cinquanta centimetri; una specie di insetto di 1.500 pezzi. È una piccola meraviglia dell’ingegneria aerospaziale e per la prima volta spiccherà il volo nell’atmosfera di anidride carbonica.


Il drone-elicottero

«È un’idea pazza, mi sentivo rispondere a chi raccontavo il mio progetto. Ma ora sta per volare su Marte». Bob Balaram è da oltre trent’anni al Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, a Pasadena, il cuore dell’esplorazione interplanetaria. Dai computer nel centro californiano governerà la sua creatura, il drone-elicottero Ingenuity, quando si alzerà nell’aria rarefatta del cielo marziano. «Affrontiamo grandi rischi, me ne rendo conto», spiega con voce sicura Bob, «ma il motto del laboratorio è “osare cose difficili”. Io ci credo, anche se le sfide sono molte e sarà come il momento vissuto dai Fratelli Wright nel 1903 quando riuscivano a far volare il loro primo aeroplano. Ora, però, accade su un altro pianeta».


Il ritorno del meteorite

Perseverance riporta su Marte anche un pezzetto di meteorite che arrivò sulla Terra proveniente proprio dal Pianeta rosso. Si tratta di un frammento del meteorite SaU 008, rinvenuto in Oman nel 1999. Gli scienziati ritengono che cadde sul nostro pianeta circa mille anni fa. La roccia si formò 450 milioni di anni fa e venne spedita nello spazio quanto un asteroide o una cometa colpì Marte 600-700 mila anni fa. La roccia servirà come riferimento e per la calibrazione degli strumenti di analisi a bordo di Perseverance.


Da Cape Canaveral il lancio verso Marte
Da Cape Canaveral il lancio verso Marte

Dall’India alla Nasa

«Ero un bambino in India quando ascoltavo alla radio le missioni degli astronauti sulla Luna», racconta Balaran. «Mio zio vedendo il mio interesse scrisse alla Nasa che gli rispose inviando tante fotografie che io bevevo con gli occhi. E diventai ingegnere all’Istituto indiano di tecnologia». Ma lo Spazio era americano e con una borsa di studio arriva al Rensselaer Polytechnic Institute di New York dove si specializza nella fisica dei reattori nucleari e in Computer science varcando infine la soglia del Jpl dove aveva sognato di arrivare, diventando esperto di sbarchi marziani.


Il progetto «folle»

«Però ero attratto dall’idea di volare in quel mondo, ne studiai il modo. Il progetto rimase nel cassetto per quindici anni, nessuno ci credeva», ricorda. Ma un giorno il direttore del Jpl Charles Elachi visitando il suo laboratorio ne rimase affascinato. «Mi invitò a svilupparla e soprattutto trovò dei fondi nelle ricerche dedicate a nuove tecnologie. Il progetto sembrava realizzabile e ha ottenuto due anni fa un posto su Perseverance. Per cinque volte si alzerà sfidando l’inconsistente atmosfera analoga a quella sulla Terra a 30 chilometri d’altezza. Nessun elicottero ha mai volato in condizioni simili». Per questo le due pale in carbonio controrotanti dovranno essere dieci volte più veloci di quelle di un elicottero terrestre. Costato 23 milioni di dollari, si solleverà per 90 secondi fino a cinque metri alimentato da celle solari. «Noi gli invieremo l’ordine e poi agirà da solo», spiega, «e ogni volta saranno sei secondi di terrore aspettando di vedere come si comporta. Volerà in tarda mattinata quando il sole l’avrà riscaldato e la temperatura intorno sarà di 60 gradi sotto zero. I droni-elicottero arriveranno in luoghi inaccessibili e in futuro saranno gli occhi degli astronauti che sbarcheranno».


(Dal Corriere della Sera del 30 luglio 2020 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera

 

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