Scienze |
CERN: a Ginevra riparte il superacceleratore LHC |
11 Marzo 2015 | ||
Il 12 Marzo riprende l’attività con energie potenziate alla scoperta di nuove particelle
Le luci del superacceleratore LHC (Large Hadron Collider) si riaccendono. Dopo due anni di interruzione dell’attività il 12 marzo riprenderà formalmente l’attività proiettandosi oltre i confini raggiunti in precedenza che hanno permesso di scoprire il bosone di Higgs portando il CERN e i teorici ideatori della «particella di Dio» al premio Nobel. I due anni di intervallo sono serviti per una manutenzione della complicatissima macchina e per interventi necessari a ottenere la garanzia di poterla spingere ai limiti per i quali è stata costruita evitando guai come era accaduto in passato. L’obiettivo è ora quello di arrivare alla potenza di 13 mila miliardi di elettronvolt (TeV), circa il doppio della potenza raggiunta nella prima fase di lavoro. Intanto nei mesi scorsi, dopo il raffreddamento a meno 271 gradi sotto zero, sono state effettuate accensioni parziali facendo scorrere i protoni solo in alcuni parti (i «settori», come li chiamano i fisici) dell’anello sotterraneo di 27 chilometri a cento metri di profondità. Così nel dicembre scorso sono entrati in azione fasci di particelle a 6,5 TeV e all’inizio di marzo si sono condotti test con gli esperimenti LHCb e Alice. I circa 600 fisici italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare che lavorano con LHC tornano quindi a essere protagonistianche se ancora si è impegnati con l’analisi della montagna di dati finora raccolti. Grandi sono le attese e tra queste emerge in particolare la verifica della supersimmetria, cioè un mondo popolato da particelle come lo sneutrino, il selettrone, lo squark o il fotino in parallelo al mondo dei neutrini, degli elettroni, dei quark e dei fotoni come li conosciamo ora. Le particelle supersimmetriche previste teoricamente nell’ambito della teoria delle stringhe ancora negli anni Settanta non sono mai state osservate. Si sperava di avvistarle già nella prima fase di attività di Lhc e il non averle trovate ha spinto alcuni a sostenere il fallimento di queste idee dei teorici. «Ma», come ha sostenuto Fabiola Gianotti, «potrebbero esistere a energie più elevate alle quali si era giunti». Proprio il nuovo corso del superacceleratore sarà segnato dalla scienziata italiana protagonista della scoperta del bosone di Higgs e ora designata direttore generale del CERN. Una carica di grandissimo prestigio se si pensa che la fisica mondiale ha nel CERN il suo centro di ricerca più avanzato proprio grazie alla potenza di LHC. E tale rimarrà per i prossimi vent’anni. Non a caso si è invertito il viaggio di molti scienziati. Basti pensare che circa un migliaio di americani lavorano con il nuovo strumento a Ginevra da dove usciranno presto nuove notizie capaci di tracciare le linee di una nuova fisica. (Dal Corriere della Sera dell'11 marzo 2015 – Per gentile concessione dell’Autore)
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