Scienze |
Carlo Rubbia: un ragazzo di 80 anni che non ha mai smesso di sognare |
23 Ottobre 2014 | ||||||||||
Intervista al Premio Nobel per la Fisica, discorrendo sul ruolo del CERN e delle scoperte scientifiche, fino alla vita su altri mondi
Incontrare Carlo Rubbia di persona è un’autentica sorpresa per la sua irresistibile vitalità e simpatia. Il suo ottantesimo compleanno, che lui sfoggia con invidiabile disinvoltura, si lega significativamente all’anniversario dei 60 anni del CERN, di cui è stato direttore generale dal 1989 al 1993. La celebrazione dei “60 anni di Scienza per la Pace” che ha avuto luogo al CERN di Ginevra è stata l’occasione per l’incontro con questo personaggio che ha avuto e che ha tuttora un ruolo importante per la fisica internazionale. Carlo Rubbia è una figura di grande rilievo per il centro di ricerca più importante del mondo. Il Premio Nobel che gli è stato assegnato è frutto delle sue ricerche fatte al CERN, e proprio nel periodo della sua direzione si sono realizzate le fondamenta per il futuro dell’LHC, l’acceleratore di particelle più potente del mondo. Carlo Rubbia ha ricevuto 28 Lauree Honoris Causa e nel 2013 è stato nominato senatore a vita. La sua semplicità e disponibilità, insieme alla sua apertura mentale, permettono di affrontare temi diversi passando da argomenti impegnati ad altri più leggeri, ma sempre con la stessa allegria. Professor Rubbia, una riflessione sulla cerimonia dei 60 anni del CERN. È un anno importante perché ci sono parecchie ricorrenze che avvengono allo stesso tempo: i 60 anni del CERN, i 30 anni dall’assegnazione del Premio Nobel per la Fisica a me e a Simon Van der Meer. E sono anche 80 anni della mia vita, e gli 80 anni della mia vita per me sono più importanti dei 60 anni del CERN se mi permette… anche se bisogna dire che il CERN questi 60 anni se li porta molto bene.
60 anni di Scienza per la Pace... Direi che il CERN è stato un’avventura premonitrice di un gran numero di altre attività. Non bisogna dimenticare che il CERN è cominciato prima dell’Unione Europea e prima ancora della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, quando noi abbiamo cominciato a fare ricerca scientifica qui in questo laboratorio. Io ero lì fino dall’inizio, c’ero già fin dai primi anni, quando ero giovane e piccolo. Effettivamente il CERN è stato un’opportunità di fare Scienza in maniera europea, non solo per competere con il resto del mondo. 60 anni fa non era la stessa cosa di oggi, l’universalità delle attività non era così facile come oggi, ma ci sono state un certo numero di persone lungimiranti, come ad esempio Isaac Rabi che stava in Colombia ed è stato uno dei primi fautori del CERN. Il CERN è stato un modello che si è replicato in tante altre attività, per esempio l’ESA, l’ESO, l’EMBO e altre attività di quel genere che si sono tutte sviluppate su questo modello, cioè l’idea di una ricerca in cui effettivamente la nazionalità non era più un valore assoluto.
Non dimentichiamo che si era subito dopo la guerra, quindi per esempio vedere i tedeschi e i francesi, i russi e gli americani lavorare insieme non era una cosa così facile, è solo l’argomento della Scienza che ci ha permesso di superare questi confini. La Scienza è semplice in quanto abbiamo un linguaggio universale, abbiamo le equazioni, abbiamo la formula, abbiamo una filosofia naturale che stato è il primo passo verso una dimensione che ha cambiato completamente la situazione dell’Europa e del mondo. Però adesso siamo di nuovo in un momento un po’ difficile, non trova? Per motivi completamente diversi. Oggi il problema è la complessità, 60 anni fa le cose erano semplici: o andavi avanti o finivi male, invece oggi ci son tante alternative possibili e quindi il problema è molto più complicato. Forse ora più che mai c’è bisogno ancora di questa unione tra gli Stati. Adesso il CERN è cambiato, il cambiamento è avvenuto proprio durante gli anni ’80, perché fino agli anni ’80 il CERN viveva nel resto del mondo, in un mondo di altissima competizione, per esempio per qualunque esperimento che facevamo noi al CERN c’era l’anti-esperimento negli Stati Uniti o in Russia o in Giappone e altrove. Oggi ci sono due cose importanti: primo, si rimpiazza la competizione con la collaborazione, il che non è senza svantaggi perché la collaborazione molte volte uccide le iniziative innovative in quanto molte persone si esprimono proprio attraverso la competitività. Il secondo punto importante è che il CERN non è più un centro europeo, anche se è in Europa: è diventato effettivamente un laboratorio mondiale. Per esempio io sono tornato dagli Stati Uniti due giorni fa e ho visto più di mille ricercatori americani che lavorano al CERN.
Quindi il CERN è il più grande laboratorio americano delle particelle elementari, più collaborazione di così si muore! Rimpiange quegli anni pionieristici? Quegli anni pionieristici erano molto diversi perché abbiamo dovuto guadagnarci una reputazione, in quanto certe cose si ottengono soltanto anche con una certa aggressività, con una certa volontà di sviluppo, con un certo desiderio di portare le cose avanti perché sai che nessuno ti fa un regalo. Cambiando discorso: lei pensa che esistano altri pianeti e magari altre… Assolutamente sì, di sicuro! Di sicuro, non è possibile che non ci siano... … altre intelligenze su altri pianeti… Sì, però bisogna tener presente che la nostra vita è motivata dai fenomeni accidentali, i vulcani, i cambiamenti della natura, gli asteroidi e così via che hanno cambiato le cose, quindi non è ovvio che ogni altra forma di vita abbia seguito la stessa via con le stesse modalità. Non è ovvio che un’altra forma di vita debba essere per forza la copia conforme della nostra. Voglio dire: la vita non può essere soltanto un effetto locale nostro. Però la vita può avere forme diverse e ogni civilizzazione, ogni città, ogni satellite o pianeta ha la vita che è determinata dalle condizioni esterne che condizionano il comportamento. Faccio un esempio: se i dinosauri non fossero spariti a causa della Peninsula Yucatan, i mammiferi non si sarebbero sviluppati. Noi abbiamo seguito un cammino che è il nostro. Tuttavia non è detto che non ci debbano essere altri cammini paralleli. Vedere servizio:
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