Scienze di Madre Terra

L’ipnosi degli sciamani

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08 Marzo 2011


Una seduta di ipnosi di Franz Anton Mesmer
in un dipinto del XVIII secolo

Le origini ancestrali di questo importante strumento
di guarigione e di ricerca

Perché occuparsi di ipnosi?

L’individuo che vuole fare una ricerca personale nell’attuale società maggioritaria va incontro a numerose difficoltà che molto spesso sono insormontabili. Ci si rende subito conto che gli stessi campi di ricerca sono suddivisi tra discipline accettate dalla scienza “ufficiale” ed altre che sono bollate come superstizione o vaneggiamenti, e rifiutate. Ci si può occupare di chimica, astronomia o psicologia con il lasciapassare dei benpensanti ma non è possibile affrontare argomenti come l’ufologia, l’ESP o l’astrologia senza essere immediatamente identificati come ciarlatani o creduloni.

I campi di ricerca “leciti” appartengono agli addetti ai lavori che ne detengono gli strumenti in modo esclusivo. Chiunque sia posto al di fuori delle specifiche strutture dedicate non ha di fatto possibilità di condurre alcuna ricerca effettiva. D’altro canto l’emarginazione dei campi d’indagine rifiutati li relega nelle mani di ciarlatani ed approfittatori di modo che viene perduta la possibilità di giungere a risultati utili e gestibili. Il risultato è che portare avanti una ricerca seria su questi argomenti diventa molto difficile e comporta pesanti sforzi individuali spesso accompagnati da feroci attacchi personali.

Potremmo definire tali discipline “dannate” seguendo l’opera di Charles Fort, un libero ricercatore vissuto all’inizio del secolo scorso.

Oggi come allora il quadro non è consolante. Le discipline “dannate” sono fonte di feroci denigrazioni ed attacchi personali per chi le studia.

Si può ritenere che tale situazione si sia venuta a costituire in modo spontaneo, naturale, ma in effetti non è così. Esiste la precisa volontà di centri di potere, in particolare le grandi religioni, che hanno la convenienza ad imporre la loro specifica visione del mondo e lo fanno senza alcuna possibilità di dialogo o confronto. In occidente il cristianesimo ed il cattolicesimo determinano quali siano i “valori” sociali e filosofici accettabili e quali non lo siano. E lo fanno con tutti i mezzi possibili. Inoltre definiscono a priori di cosa si debba occupare la scienza contrastando con ogni mezzo la ricerca da loro ritenuta inopportuna.

Naturalmente tale situazione penalizza quegli individui che vogliono realizzare una propria ricerca personale per il proprio bisogno di crescere ed evolvere e per migliorare la propria condizione di vita. Per le sue caratteristiche l’ipnosi si pone a cavallo tra la ricerca accettata e le ricerche “dannate”. Essa viene tollerata ed utilizzata quando è adoperata da addetti ai lavori come medici o psicologi ma viene emarginata e misconosciuta, con una sorta di schizofrenia ideologica, quando vengono indagati fenomeni “dannati”. Come ad esempio l’ipnosi regressiva nelle indagini ufologiche o lo studio dei fenomeni ESP.


L’ipnosi nella storia

Apparentemente l’ipnosi è comparsa dal nulla nell’Europa del ‘700, ma in realtà essa è uno strumento molto antico utilizzato da lungo tempo dai Popoli Naturali di tutto il mondo.

Le culture native del pianeta hanno sviluppato nel tempo una medicina molto raffinata. Nella loro concezione sia la malattia che la cura sono intese in modo molto diverso da quanto siamo abituati nell’attuale società


Il ricercatore Charles Fort, autore del
"Libro dei Dannati"

maggioritaria.

Nella società produttiva il malato vive di solito una condizione di emarginazione. Egli viene curato in strutture specifiche e la sua cura è delegata ad addetti ai lavori che operano in modo spersonalizzato. La malattia stessa è vissuta come un evento sfortunato. Talvolta ci si vergogna di essa e si tende a nasconderla. Determinate culture religiose, come il cristianesimo, giungono a concepirla come una punizione per le proprie colpe, da vivere come un’espiazione dovuta.

Presso i Popoli Naturali la malattia è vista molto diversamente e sia essa che la cura sono più a misura d’uomo.

Secondo queste culture l’uomo convive con il mistero. La vita, la morte e la malattia ne fanno ugualmente parte. L’uomo è preparato al rapporto diretto con la realtà dell’esistenza ed è in questa preparazione che emerge la figura dello Sciamano.

All’occhio dell’antropologo occidentale lo Sciamano viene di solito visto come un sacerdote o un medico. In realtà egli non è identificabile con tali ruoli che si vengono a determinare solo attraverso i filtri culturali degli osservatori.

Lo Sciamano è un’entità in sintonia con il Mistero che dà vita alla Natura. Egli crea un campo di interferenza benefica intorno a sé. È un filosofo che partecipa al Mistero dell’universo agendo come catalizzatore nella dimensione del visibile e nel suo lavoro alchemico interiore promana aiuto per gli altri. Questo aiuto non è soltanto di natura fisica o psicologica ma si rivolge anche alla crescita di natura mistica e trascendente.

I Popoli Naturali europei hanno sviluppato una civiltà molto evoluta che è identificabile con l’antico druidismo che ha dato vita alla civiltà megalitica che ha prosperato per millenni su tutto il territorio europeo. Oggi sono ancora migliaia le testimonianze megalitiche di tale elevatissima civiltà.

Nell’antico druidismo si è organizzata una struttura basata su tre figure precise con specifiche funzioni: il Druido, il Bardo e l’Ovate. Questi ultimi erano addetti alla pratica della terapeutica anche se talvolta sia i Druidi che i Bardi la praticavano all’occorrenza. Gli strumenti di tale arte guaritoria erano molteplici. Le erbe, i cristalli, le acque, l’imposizione delle mani e molte altre forme di terapia ne facevano parte. L’ipnosi era uno di questi. A quel tempo ne furono studiati i principi e le molteplici tecniche di induzione.

Nella terapeutica dei Popoli Naturali si è venuto a definire il concetto di fluido o Quidan com’è denominato nell’antico linguaggio druidico.

Il fluido opera in diversi modi e tramite diversi mezzi ma fondamentalmente ha la funzione di trasmettere al malato un messaggio di auto-guarigione. Il mezzo attraverso il quale si trasferisce il messaggio può variare, ad esempio dall’imposizione delle mani alla comunicazione ESP al semplice messaggio verbale tanto per citarne alcuni. Più specificamente l’ipnosi opera attraverso un invio di informazioni, solitamente ma non necessariamente verbale, al cervello che sfruttando le sue particolari funzioni neuro-psicologiche opera a livello curativo.

Il concetto di Quidan nella sua più semplice accezione di fluido, è rimasto molto vivo nel tempo anche dopo la scomparsa della civiltà druidica, e lo ritroviamo in ricercatori molto posteriori come ad esempio Paracelso o Mesmer, anche se la sua natura viene reinterpretata in vari modi.


Paracelso, medico e alchimista
del XV secolo

Dopo l’invasione romana e l’evangelizzazione forzata del territorio europeo i Druidi si sono resi invisibili. E ciò che è rimasto di questo vastissimo corpus di conoscenze è una tradizione popolare che tramanda tecniche, rimedi pratici di indubbia efficacia e di origine ancestrale. Tale tradizione popolare non si è creata da sé, in essa possiamo intravedere i resti dell’arte guaritoria degli antichi Druidi.

L’ipnosi è stata in seguito studiata dalle civiltà storiche che sono seguite. Gli indiani la utilizzavano a scopo curativo e religioso. Gli egizi l’adoperavano a scopo curativo. In una stele di circa 3000 anni fa viene descritta una seduta ipnotica, ed in un papiro databile al III secolo d.c. si parla di un ragazzo in cui si induce uno stato di coscienza alterato tramite la fissazione di un oggetto lucido.

Sia i greci che i romani la praticavano per entrare in contatto con le loro divinità, era il cosiddetto “sonno del tempio”.

Durante il I secolo d.c. spicca la figura di Apollonio da Tiana. Studiò in India in vari templi buddisti. In seguito divenne un pitagorico. In un periodo incerto si disse che avesse dimorato a Shamballà. Era vegetariano e famoso taumaturgo. Faceva uso dell’ipnosi per curare. Utilizzava la tecnica dei “passi” per indurre l’ipnosi. Tale tecnica prevede l’imposizione diretta delle mani sul corpo del paziente e venne utilizzata in seguito diffusamente da Mesmer. È evidente l’uso del concetto di fluido come strumento di guarigione, in questo caso un fluido direttamente emesso dalle mani.

In seguito l’ipnosi fu apparentemente dimenticata: quando l’Europa attraversò il medioevo, la pratica di questa tecnica venne ritenuta demoniaca e quindi perseguitata.

Fu Paracelso a ridarle vita nel ‘500. Medico tedesco di grande levatura, erborista e farmacista, Paracelso rivitalizzò la medicina sotto molti aspetti. Alcune delle sue concezioni di cura furono in seguito adottate da Samuel Hanemann, il fondatore dell’omeopatia moderna, e ne divennero principi fondamentali. Paracelso utilizzò largamente l’ipnosi.

Nel ‘700 ci fu l’opera fondamentale di Franz Anton Mesmer. Medico tedesco laureato all’università di Vienna in medicina e filosofia, Mesmer è a buon diritto riconosciuto come la figura principale nel rilancio in Europa dell’ipnosi. Egli riteneva che esistesse nell’universo un fluido che lui definiva “magnetismo animale”. Tale fluido era ubiquitario e permeava lo spazio. Esso poteva essere inviato dal magnetizzatore al soggetto per indurre uno stato di sonno magnetico. In questa condizione si potevano operare guarigioni. Operava con passaggi delle mani sul corpo, che inducevano il sonno magnetico in modo diretto, i cosiddetti “passi”. Effettuava anche guarigioni di gruppo immergendo i pazienti in larghe tinozze di acqua magnetizzata.

Mesmer visse in un’Europa in cui si sviluppò e si affermò l’illuminismo, che costituì un autentico rinascimento dello spirito in netta contrapposizione all’oscurantismo ecclesiastico.

La sua attività fece tanto scalpore che il re di Francia Luigi XVI costituì una commissione di inchiesta per verificare se le terapie adottate da Mesmer fossero veramente efficaci. Il risultato sembra ricordare analoghe “indagini” condotte al giorno d’oggi; la conclusione fu che la magnetizzazione agiva tramite quello che oggi definiremmo “effetto placebo”. Alla luce di quanto sappiamo oggi è evidente che chi indagava non fece un buon lavoro, viste le vaste applicazioni a cui ha dato origine la tecnica di Mesmer.

Fu proprio un allievo di Mesmer, La Fontaine, che sollecitò l’interesse di Braid per l’ipnosi.


Il "magnetismo animale" di Mesmer in un dipinto del 1700

James Braid, oculista inglese, sviluppò diverse tecniche di ipnosi e coniò il termine stesso da “hypnos”. che significa sonno in greco. Siamo nella prima metà dell’800. Da questo momento in poi si abbandonano i riferimenti al magnetismo ed al fluido tanto importanti per il mesmerismo. L’ipnosi diviene uno stato indotto tramite suggestioni verbali o con concentrazione su oggetti. A partire da questo momento la scienza comincia ad interessarsi all’ipnosi.

A questo lavoro si interessò I. Bernheim che portò avanti studi clinici sull’applicazione dell’ipnosi. Egli fondò assieme al suo collega Liebault la cosiddetta scuola di Nancy. Essi utilizzavano l’ipnosi a scopo medico e curativo tramite le suggestioni dirette.

Jean-Martin Charcot, medico e neurologo, utilizzò l’ipnosi per studiare gli isterici. Presso di lui studiò per un certo periodo Sigmund Freud. Gli esperimenti condotti alla Salpètriere fecero scuola e rimasero nella storia della psicologia e della psicoanalisi. Il primo metodo psicoanalitico ideato da Freud e Breuer si basava sull’ipnosi. L’obiettivo era quello di aver accesso ai ricordi patogeni che venivano ritenuti la causa scatenante della nevrosi. Tale concezione era tanto forte che si creò il detto che il nevrotico è un “malato di reminiscenze”.

Nel ‘900 l’ipnosi è stata oggetto di una vera e propria esplosione di interesse nei più svariati campi di applicazione. Per restare nella psicologia è importante citare il contributo di Pavlov, il padre del comportamentismo. In Unione Sovietica l’ipnosi è stata studiata in modo razionale e parzialmente al di fuori degli idealismi che invece hanno caratterizzato molte scuole occidentali. Pavel I Bul’ riporta che lo stesso Engels si era interessato all’ipnosi e forse questo fatto ha contribuito a rendere questa pratica “accettabile” nel regime sovietico. Singolarmente nei suoi ricordi I Bul’ racconta che l’esperienza d’ipnosi più sconvolgente a cui avesse assistito gli era capitata da giovane, quando un vecchio contadino con fama di guaritore aveva ipnotizzato in un momento lui ed il gruppetto dei suoi amici che gli avevano fatto visita. Forse un affiorare di quelle tecniche tramandate per tradizione popolare di cui si è detto?


 

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