Scienze di Madre Terra |
Il potere delle Pietre |
25 Febbraio 2011 | ||||||||||
La riscoperta di un’antica Scienza Il rapporto con la natura accompagna l’umanità fin dai primordi. La Terra intesa come una madre suprema è un concetto presente in tutti i popoli del pianeta. Secondo i Popoli naturali la natura è maestra di vita, è l’ente che ci ha generato e che ci aiuta a crescere. In quest’ottica, tutti i prodotti che provengono da “Madre Terra” assumono un significato sacro e simbolico. Si scopre un legame atavico con la terra, la pietra, l’acqua, le piante e tutto ciò che ci circonda. Fin dai primordi, la pietra ha avuto un posto particolare nella storia dell’umanità. Le pietre erano viste dagli antichi come oggetti che provenivano dal pianeta e che ne conservavano i poteri tellurici. La pietra assumeva il ruolo di simbolo con significati trascendenti: un ricettacolo di forza cosmica, un elemento fondante del potere creativo primigenio, un segnale della presenza di Dio e della sua potenza. Nessun materiale come la pietra ha accompagnato e segnato l’evoluzione umana. Il legame fra uomo e pietra è talmente forte da riemergere periodicamente nella storia. Da questo legame sono nate nel tempo scuole esoteriche e Società Iniziatiche che basavano le loro filosofie sulla trasformazione della pietra grezza in pietra lavorata, simboleggiante l’evoluzione dell’uomo. Troviamo ad esempio il simbolo della pietra nell’Alchimia, dove la Pietra Filosofale è l’elemento catalizzatore che consente di trasformare il piombo in oro. I Catari, antico ordine iniziatico, prendevano il loro nome dal concetto di “pietra pura”, da cui deriva il Carato, la misurazione del diamante.
La terapeutica con le pietre fa parte del bagaglio di cure naturali delle antiche tradizioni. Scienze come la pranoterapia, la fitologia, la cromoterapia, la musicoterapia, l’omeopatia sono basate su una terapeutica globale ispirata al contatto con la natura. Nelle culture dei Popoli naturali queste Scienze sono praticate e studiate ancora oggi, mentre nelle culture della società maggioritaria sono relegate in sacche culturali che spesso non hanno alcun credito, anche se i risultati sono molto spesso sorprendenti. Tra le medicine naturali più citate nelle tradizioni antiche troviamo senza dubbio i cristalli ad uso terapeutico: Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia tratta l’argomento in maniera approfondita dedicandole un intero volume dei 37 in cui si suddivide l’opera, e soprattutto lascia intendere quanto fosse diffuso tale metodo alcune migliaia di anni fa. Plinio il Vecchio era uno scrittore naturalista romano vissuto nel I secolo ed era un vero cronista dell’epoca. La sua Naturalis Historia era un’accurata raccolta di conoscenze della sua epoca, tratte in gran parte dal sapere dei druidi e dalle usanze celtiche a cui i romani attingevano in gran parte. L’opera è stata un testo di riferimento in materia di conoscenze scientifiche e tecniche per tutto il Rinascimento e oltre. Nel 37° volume della Naturalis Historia Plinio il Vecchio tratta diffusamente i poteri terapeutici di tutte le gemme conosciute e i metodi di cura. La gemma è vista dai Popoli naturali come un prodotto del pianeta, una parte di esso, affratellata all’individuo dalla stessa matrice di provenienza e con cui condivide addirittura le proprietà di cui è composta. La durata del loro processo vitale è infinitamente più vasta di quella dell’uomo, e per questo i cristalli sono considerati come depositari di una storia inaccessibile all’uomo, pregni di proprietà intrinseche.
Il loro percorso di vita, della durata anche di milioni di anni, rende questi esseri ancora più misteriosi ed affascinanti. Se consideriamo poi che tra questi vi è ad esempio il diamante, che ha un’età di almeno tre miliardi di anni, come hanno dimostrato recenti studi compiuti all’università di Parigi, non c’è da stupirsi che si possa rimanere affascinati e incuriositi dai loro poteri nascosti. Tra i cristalli usati per terapeutica ha un posto di rilievo il cristallo di rocca, presente nelle tradizioni degli Aborigeni australiani e in quelle dei Nativi americani. Anche il druidismo dedicava molta attenzione a questo cristallo, come lo dimostrano i ritrovamenti di megaliti con il cristallo di rocca incastonato sulla sommità o addirittura allineamenti di grandi menhir formati principalmente da quarzo come quello della Côte d’Armor in Bretagna. Le gemme, presso i Popoli naturali, sono considerate come catalizzatori di energia tellurica. La loro stimolazione energetica può essere usata per curare il corpo e la mente, in pratica una fonte di energia positiva. I cristalli nelle culture etniche sono considerati dei ricettori di emozioni e di rimedi terapeutici, il cui uso, secondo idonee prassi, può consentire di accedere ad un immenso bagaglio di proprietà terapeutiche adatte ad ogni patologia. In questa scienza veniva inserito anche l’uso dell’acqua, un cristallo liquido la cui memoria può essere indirizzata a scopo terapeutico, come avviene per l’omeopatia. L’acqua era anche usata per “caricare” le gemme secondo immersioni a determinate ore del giorno e in precisi periodi del calendario lunare.
Nelle tradizioni dei Popoli naturali l’uomo è visto come un ponte tra terra e cielo. La cultura e la scienza delle tradizioni dei Nativi tengono sempre conto del nostro legame cosmico con l’universo e con il Mistero che rappresenta. Non esiste una separazione tra individuo e universo, entrambi fanno parte di un unico atto esistenziale, entrambi sono affratellati dalla stessa esperienza. La cultura megalitica è l’espressione di questo legame: i megaliti presenti su tutto il pianeta sono la testimonianza di una tradizione che si ispira alla Natura e al mistero che essa esprime. L’uomo non è slegato da ciò che ha intorno perché anch’esso è parte della Natura e in essa trova insegnamento e riferimento.
I cromlech (cerchi di pietre erette) simboleggiano un percorso spirituale che esprime il transito dell’individuo dalla nascita alla morte, verso una dimensione cosmica da esplorare e da capire. Nella cultura megalitica, i menhir sono considerati catalizzatori dell’energia tellurica e ponte verso la dimensione cosmica. Colonne energetiche per un passaggio dell’energia di scambio tra Terra e Cielo. Secondo le tradizioni dei Nativi europei, vive ancora oggi, i menhir sono situati sui punti energetici di Gaia, il nostro pianeta, in una sorta di agopuntura che stimolerebbe i suoi centri energetici e consentirebbe di usufruire dell’immensa energia della Terra. Questo prelievo energetico può essere usato a scopi terapeutici per una armonizzazione psico-fisica. Il cromlech, in quest’ottica, può essere considerato un accumulatore dell’energia tellurico-celeste, pronto per essere usato dai druidi per il contatto mistico con la Natura, per lo sviluppo di forze psichiche e per la terapeutica armonizzata. Esiste una vasta raccolta di leggende popolari e antichi rimedi riferiti all’uso terapeutico dei megaliti. Nella regione di Carnac, Bretagna, i menhir erano usati dalle giovani donne per trovare marito o per rimanere fertili: in questo caso si ponevano di notte, senza vestiti, presso il menhir scelto per una cura che le rendesse feconde. Nel Finistère, sempre in Bretagna, esiste una pietra nota fin dall’antichità per guarire la meningite. Altre testimonianze parlano di menhir che guariscono dalla sordità o dai reumatismi. Spesso questi rimedi erano in relazione ai movimenti degli astri e tenevano conto del calendario lunare e della rotazione della Terra. Ancora ai giorni nostri, le consorterie druidiche della Bretagna insegnano ai loro allievi ad usare la fonte energetica dei menhir. Secondo i costumi bretoni, i menhir possono essere usati a scopo curativo posandovi le mani per trarre energia terapeutica, oppure entrando all’interno di un cromlech o di un dolmen per assorbirne l’energia armonizzante. I nostri antenati bretoni sapevano percepire gli scambi energetici tra il cosmo e le Terra, ma anche l’energia che si libera dai menhir, e il modo in cui si poteva usare sul piano terapeutico. Queste conoscenze sono state tramandate di generazione in generazione e ancora oggi gli abitanti di Carnac, dove esistono i più vasti allineamenti di menhir del mondo, li usano normalmente per la cura delle patologie. Secondo queste credenze, certi menhir liberano una forza neutra che può favorire il rilassamento, altri una forza che favorisce l’equilibrio e le guarigioni. Un menhir ben orientato pare sia in grado di risanare un giardino. L’usanza di collocare un singolo menhir in un campo, o in un giardino, o davanti alla propria abitazione per proteggere il luogo dalle energie negative è ancora oggi in uso sia in Bretagna che in Scozia e anche in Valle d’Aosta. Oggi la geobiologia studia il potere dei menhir anche per combattere l’inquinamento. Secondo questa ricerca, sembra che i menhir possano proteggere dall’inquinamento proveniente dalle onde radio. L’energia dei menhir è usata in certe branche della medicina tradizionale insieme alla radiestesia e alla cristalloterapia. Anche Stonehenge, il grande cromlech della piana di Salisbury, era ritenuto un luogo sacro e terapeutico. Gli studi dell’archeologo Timothy Darvill hanno rivelato che nell’antichità il luogo era un importante centro di guarigione, sede di pellegrinaggi da tutto il mondo. Oggi la geobiologia si avvale di queste antiche scienze e trova conferme nello studio dell’influenza della Terra su tutto ciò che vive. La geobiologia studia i fenomeni che provengono dal suolo, dall’atmosfera, dalle correnti di acqua sotterranea, le faglie geologiche, le reti telluriche, i camini cosmo-tellurici, la rete di Hartman, la rete di Curry. Da più di cinquant’anni, fisici, medici e radiestesisti hanno evidenziato l’influenza del suolo sul comportamento di una pianta, di un albero, di un animale o dell’uomo. Nella geobiologia esiste la branca della “geobiologia sacra” che studia la collocazione degli antichi luoghi di culto basata sulle reti telluriche o solari. Si è così evidenziato che i luoghi megalitici sorgono su precisi punti energetici che rispettano le reti di Hartman o di Curry.
Un esercizio della geobiologia unisce la sperimentazione terapeutica dei megaliti al fosfenismo, un insieme di tecniche che hanno lo scopo di accrescere le capacità cerebrali a partire da uno studio basato su reazioni fisiologiche, in questo caso i “fosfeni”, fenomeni oculari consistenti in macchie multicolori che persistono nell’oscurità per tre minuti e che possono essere ottenute con delle brevi fissazioni di una sorgente luminosa. L’esercizio consiste nel sedersi presso il menhir, avendo cura di incollare la schiena contro la pietra. Poi guardare il sole attraverso uno spesso pezzo di stoffa per alcuni minuti, senza occhiali, oppure semplicemente fissare le nuvole. Se si è seduti all’interno di un dolmen, guardare il cielo attraverso l’apertura principale del dolmen. Poi chiudere gli occhi prestando attenzione alle sensazioni soggettive che si provano. Viene consigliato di restare in questa posizione per circa 15 minuti. Questo esercizio ha lo scopo di “catturare” l’energia del luogo e risanare armonicamente eventuali disturbi psico-fisici.
Il Cromlech di Dreamland è nato con l’intento di dare continuità all’arte megalitica, presente in tutto il mondo, testimonianza di un’antica cultura che è viva ancora oggi anche nei territori piemontesi. Il Cromlech di Dreamland è un’espressione artistica ispirata alla “Land Art”. Una scultura architettonica realizzata in seno all’ambiente naturale con elementi scelti e raccolti dalla stessa natura. L’opera è stata ideata sulla base di elementi di archeoastronomia secondo le antiche scienze dei Celti. L’imponente struttura è costituita da un cerchio di pietre del diametro di 23 metri, formato da 12 pietre di più di due metri di altezza dal suolo. Il suo orientamento segue una precisa logica astronomica ed è situato sull’asse Nord-Sud calcolato con il teodolite laser direttamente sulla Stella Polare. All’interno vi è un cerchio di pietre minore, del diametro di 9 metri. All’esterno del cerchio più grande vi sono quattro pietre di direzione, o “Four Direction Stones”, corrispondenti ai quattro punti cardinali, poste su una circonferenza del diametro di circa 40 metri. Il Cromlech si ispira al simbolismo del Cerchio Sacro, segno ancestrale di perfezione e eternità conosciuto da tutti i Popoli naturali dell’intero pianeta. Simbolo dell’energia che nasce dal suo centro e converge verso di esso. Centro invisibile che si rivela come necessità strutturale e evento di conoscenza. L’opera è nata con l’intento di avvicinare il pubblico ad una esperienza di contatto più intimo con la Natura consentendo di interagire con gli eventi astronomici e dell’ambiente. Un fenomeno particolare si è manifestato attraverso le proprietà terapeutiche che le pietre erette del cerchio esterno del Cromlech sembrano possedere. Per un fortuito caso ci si era accorti che appoggiandosi ad una delle pietre era stata rilevata l’immediata scomparsa della sensazione di stanchezza che lasciava posto a una evidente tonificazione di tutto il corpo. Il fenomeno è stato verificato ripetendo l’esperienza più volte, e con più soggetti, e si è constatato, pur valutando il possibile intervento della suggestione, che gli effetti terapeutici si manifestavano sempre con la stessa caratteristica. L’esperimento è stato poi ripetuto con le altre pietre dello Stone circle. Si è così constatata una apparente specificità terapeutica per ciascuna di esse. Alcune sembravano far svanire l’ansia, altre, sempre a loro contatto, facevano scomparire piccoli disturbi, come il mal di testa e il mal di schiena.
Le 22 pietre dell’Hatmar L’uso delle proprietà delle gemme e dei cristalli fa parte del patrimonio di tutte le tradizioni dei Popoli naturali, quelle culture native che hanno mantenuto le loro conoscenze ancestrali senza farsi assimilare dalle grandi religioni storiche. Le gemme sono presenti sia nella cultura dei Nativi americani che in quella degli Aborigeni australiani o dei Nativi africani. Le antiche tradizioni del continente europeo non sono da meno, e se si va ad approfondire le culture autoctone ancora vive e vitali, che si definiscono “famiglie celtiche”, presenti sia nel Nord Europa che nell’Europa Centrale, comprese le valli del Piemonte, si possono scoprire utili informazioni sulle gemme e i cristalli, sia da un punto di vista terapeutico che filosofico e spirituale. Grazie alla conservazione e alla trasmissione di questa conoscenza da parte delle consorterie druidiche ancora presenti in Europa, un prezioso patrimonio legato alla cultura dei cristalli è potuto giungere fino a noi. Le leggende dell’antico sciamanesimo riportano l’incontro dei primi uomini con i Maestri Primordiali, mitiche figure che donarono agli uomini il loro insegnamento sotto forma di 22 “pietre magiche”, “tradotte” più tardi nelle lamine dei Tarocchi o nelle Rune. Un evento ricordato nel mito di Fetonte. Le 22 pietre costituivano l’Hatmar (la ruota degli archetipi), base filosofica dello sciamanesimo druidico. Un bagaglio culturale ed esperienziale di grande valore che può fornire preziose indicazioni sull’uso delle gemme. In questa chiave, le pietre dell’Hatmar, oltre a essere strumenti ricchi di proprietà nascoste, si rivelano un vero e proprio libro da interpretare e da usare per la propria esperienza di vita, sia su un piano quotidiano che metafisico. Ventidue capitoli di una esperienza che si estende all’intera vita dell’individuo, veicoli della conoscenza di un’antica Tradizione, con precisi contenuti storici ed esperienziali. |