Sciamanesimo

Vivere dentro un quadro

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24 Aprile 2020
Secondo la cosmologia dell’antico druidismo europeo, l’universo avrebbe avuto origine da un Suono primordiale, quale riflesso di una Causa prima, che nella sua espansione sotto forma di una vibrazione ondulatoria avrebbe creato tutte le cose esistenti
Secondo la cosmologia dell’antico druidismo europeo, l’universo avrebbe avuto origine da un Suono primordiale, quale riflesso di una Causa prima, che nella sua espansione sotto forma di una vibrazione ondulatoria avrebbe creato tutte le cose esistenti

Riflessioni filosofiche sulla natura dell’Universo


L’Universo secondo i miti dello Sciamanesimo druidico

L’antico sciamanesimo druidico non disgiunge l’individuo dall’ambiente considerando che entrambi sono sorti ad esistere dopo che l’urlo del Drago primordiale ha dato “vita alla vita” creando vortici di onde che si sono strutturate nell’architettura dell’attuale universo. Mito ripreso nei millenni successivi dalla voce musicale del dio egizio Thoth, dagli dei del tuono dei Nativi aborigeni e dalla voce imperativa del dio biblico.

Più prosaicamente l’antico sciamanesimo druidico, seguendo il “Tai Saar i Mnai”, il testo arcaico che secondo il mito Fetonte avrebbe consegnato agli uomini, era arrivato alla concezione di un Bakthà, una energia primigenia, che collassando ed esplodendo sotto il peso della sua imponenza aveva dato origine con il Suono primordiale, leggi il Big bang moderno, all’universo.

Siamo quindi tutti stati originati da questa energia che, attraverso un prosieguo di circa quattordici miliardi di anni, ha dato corpo all’universo che conosciamo. Noi e l’ambiente che ci circonda. Siamo tutti l’apparenza distinta di una sola cosa. Uomini, piante e animali. Tutti dotati di un nostro modo di essere senzienti e percepire il senso dell’esistenza. Tutti affratellati dallo stesso principio di esistenza.

Ricordava un antico Maestro che l’esistenza poteva essere paragonata ad un dipinto dentro al quale oltre al paesaggio c’erano anche degli omini a passeggio. Molti di quegli omini si sarebbero accontentati di essere vivi dentro il dipinto, ma altri straordinariamente avrebbero incominciato a studiare la dimensione in cui si trovavano e avrebbero capito di essere dentro ad un quadro e di avere la facoltà di riuscire ad esserne consapevoli.

Da lì avrebbero capito che il quadro manifestava due proprietà, quella di un preciso evento riconoscibile nella sua manifestazione e quella di un evento di natura mistica che si poteva riconoscere nel concetto di Mistero.

Mistero che si poteva e si può identificare in una serie di semplici domande.

Perché c’è qualcosa invece di niente? Che cosa ci sarebbe stato se ci fosse stato solamente il niente? Che cosa sarebbe stato il “niente”? È mai esistito il niente?

Che cos’è questo qualcosa che c’é, di cui siamo parte anche noi? Chi siamo noi, fatti di questo qualcosa che c’è?

E soprattutto che cosa significa la capacità di essere senzienti? Di essere senzienti a cosa?

Ma non basta. Preso atto che c’è qualcosa invece di niente, ovvero visto che c’è il dipinto con noi dentro, possiamo chiederci chi è che può aver dipinto il quadro in cui ci troviamo ad esistere.

Il libro “Meditazione e Ecospiritualità, all’origine dello Sciamanesimo” di Giancarlo Barbadoro edito dalle Edizioni Triskel, da cui è stato tratto questo articolo. L’Autore nel suo rapporto con gli esponenti della tradizione druidica dei Nativi europei era stato insignito della qualifica di “Antico”, con il compito di conservare e trasmettere l’antica filosofia
Il libro “Meditazione e Ecospiritualità, all’origine dello Sciamanesimo” di Giancarlo Barbadoro edito dalle Edizioni Triskel, da cui è stato tratto questo articolo. L’Autore nel suo rapporto con gli esponenti della tradizione druidica dei Nativi europei era stato insignito della qualifica di “Antico”, con il compito di conservare e trasmettere l’antica filosofia

Dice la fisica quantistica che il Big bang ha avuto origine da una “fluttuazione di campo quantistica” che si sarebbe verificata in una condizione di Vuoto che esisteva prima della comparsa del nostro universo, interpretabile adesso come una “bottiglia energetica” che galleggia nel Vuoto cosmico in cui si potrebbe identificare l’UNO, Causa Prima di ogni cosa.

C’è il Vuoto che contiene un’energia che è sostanzialmente diversa, e inimmaginabile, da quella che viviamo adesso nell’universo e che ha permesso di far apparire dal cappello del mago il “c’è qualcosa invece di niente”.

Lo stesso Maestro dell’aforisma del dipinto diceva che la meditazione era un prezioso evento messo a disposizione per quanti, chiusi nel dipinto, volevano capire il senso della loro esistenza e trovare uno strumento di conoscenza e di benessere con cui vivere la propria esistenza.


Le proprietà mistiche del “qui e adesso”

Conosciamo l’universo in cui viviamo e lo identifichiamo come la nostra casa, come la dimensione ultima e inimitabile della nostra esistenza.

La cosmologia dell’antico sciamanesimo druidico proponeva in merito un pensiero più esteso di esistenza. Essa sanciva l’idea che l’individuo si rapportasse a tre diverse forme di esistenza. Una interiore, una verso il mondo primario, condiviso con tutte le altre forme viventi e dove ricavare risorse per la propria sopravvivenza. Infine una verso un mondo invisibile in cui era stato generato il mondo primario e che gli aveva dato la possibilità di vivere il suo mondo interiore. Un mondo invisibile che rappresentava il piano reale dell’esistenza, anche se si presentava immateriale, e che solo attraverso l’esperienza della meditazione si rivelava in tutta la sua grandezza fenomenica e la sua incommensurabilità mistica.

Rimane difficile immaginare che l’universo in cui stiamo vivendo non possa essere la vera forma dell’esistenza. L’immenso cielo stellato, i verdi campi, le foreste, la varietà di vita, le emozioni che ci gratificano e che ci portano alla struggenza delle cose, le parole delle varie divinità colme di insegnamenti di vita e di amore…

Eppure la scienza moderna, liberatasi dalle ipoteche del pensiero dettate dalle varie ideologie esistenti, ci ha portato su un abisso ignoto, ma che rappresenta la realtà che stiamo vivendo senza togliere nulla al mistero e alla mistica di chi ricerca una via spirituale. Ma una via che non appartiene più alla limitatezza ingenua del pensiero umano e che mostra la grandezza di un UNO in cui tutto converge, dalla natura dell’esistente allo scopo dell’esperienza umana.

Una via che si manifesta sfogliando il gran Libro della Natura…

Ricercatori del campo della fisica quantistica si sono chiesti come possa essere nato il nostro universo a fronte della grande esplosione iniziale, il Big bang, che è stata rilevata dalle sonde della NASA attraverso la cosiddetta “radiazione fossile” che si estende in tutto lo spazio attorno alla Terra. L’esito della deflagrazione dell’energia primigenia, che ora si è strutturata nell’architettura dell’universo che conosciamo.

Andando a ritroso nell’evolversi dei fenomeni cosmologici Alan Guth e Stephen Hawking hanno formulato la teoria conosciuta come “inflazionaria”, dall’inglese “to inflate=gonfiarsi”.

Questa teoria prevede che all’inizio dei tempi esistesse solamente una condizione di vuoto primigenio privo dell’energia che caratterizza l’attuale universo e che ad un certo momento si manifestasse un cosiddetto “falso vuoto” dentro al quale sarebbe comparsa, per il fenomeno quantistico della fluttuazione di campo, energia che sotto il peso della sua massa sarebbe collassata sino ad esplodere nel Big bang.

Oggi ci troveremmo a vivere nel risultato della comparsa di quel “falso vuoto” che riconosciamo come universo. Ma il vuoto in cui si sarebbe verificato il fenomeno inflazionario non sarebbe affatto scomparso con la nascita del nostro universo. Le tracce rinvenute nella radiazione fossile confermano che esiste tuttora e che sarebbe teatro di altre esplosioni, innumerevoli, che sarebbero in corso di creare altri universi…

Ecco quindi rivelarsi l’esistenza del “mondo invisibile” enunciato dall’antico sciamanesimo druidico, immateriale nella sua sostanza poiché non appartiene all’universo materiale conosciuto, ma ben esistente e perfettamente percepibile a quanti praticano la meditazione.

Un mondo invisibile che ci assoggetta con la logica delle sue leggi fenomeniche. Che ha voluto la comparsa dell’universo e il ciclo della nostra nascita e morte. Una logica che, se seguita, può consentire benessere e conoscenza, ma che può generare sofferenza e confusione se la si contrasta per imporre la propria visione egotica delle cose.

Il dio celtico Cernunnus in meditazione rappresentato nel Calderone di Gundestrup, datato III secolo a.C.
Il dio celtico Cernunnus in meditazione rappresentato nel Calderone di Gundestrup, datato III secolo a.C.

L’antico sciamanesimo druidico paragonava l’esistenza vissuta nell’universo come quella riferibile ad una caverna buia dove non è possibile immaginare che cosa possa esserci al di fuori. Benché il cielo azzurro illuminato dal sole sfolgorante e percorso dalle nubi e le grandi foreste fossero parte dell’allegoria, in realtà chi ci stava dentro non avrebbe mai potuto avere idea, a paragone del buio in cui era nato, di tutto questo. Solo i meditanti avrebbero potuto scorgere il bagliore che giungeva dall’ingresso della stessa caverna e cercare di raggiungerlo.

La scienza ci viene incontro per mostrarci il sistema in cui si trova ad esistere il nostro universo attraverso lo schema quantistico del cosiddetto “cono-luce”.

Se si prende un diagramma cartesiano a due coordinate, quella del tempo e quella della velocità della luce, possiamo creare un triangolo dentro al quale ci rendiamo conto di esserne prigionieri. Questo triangolo, se fatto ruotare, creerà un cono rovesciato, deputato al futuro, che si collegherà, punta a punta, con un inevitabile cono deputato al passato.

La nostra world-line personale, giungendo dal passato, sarà destinata a proiettarci vero il futuro sempre all’interno dell’universo.

C’è tuttavia un momento, che noi possiamo chiamare “qui e adesso”, in cui il meditante non è più nel passato, ma non è ancora nel futuro. È l’istante in cui il passato si trasforma in futuro. È il momento perfetto in cui il meditante, realizzando il Silenzio, esce dalla logica fenomenica dell’universo per entrare in quella dello Shan, la realtà immateriale dell’esistenza, e rendersi conto della presenza dell’Altrove…

Noi siamo prigionieri dello spazio-tempo consentito dal limite della velocità della luce e non possiamo andare oltre con il nostro corpo fisico.

Lo può fare l’individuo che coglie l’attimo, il bagliore intuitivo dello Shan, del “qui e adesso”. Il cristallo trasparente dell’Io consapevole gode di questo momento ineffabile che può trasportare nella sua prigione materiale per poter vivere un anticipo di eternità e di benessere.

Il simbolismo matematico del cono luce è l’ideale per rendersi conto della caverna buia dell’universo e la dimensione dell’Altrove, che non possiamo raggiungere ma che possiamo imparare a percepire e a conoscere, per prepararci al momento in cui riusciremo ad abbandonare la caverna buia dell’universo, la bottiglia energetica in cui siamo imprigionati.

La meditazione si rivela pertanto come un prezioso e insostituibile laboratorio di trascendenza in cui realizzare il Silenzio che consente di sperimentare il “qui e adesso” e quindi di percepire la natura globale dello Shan che si manifesta nel Silenzio.


www.giancarlobarbadoro.net


 

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