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Ecologia del Diritto

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14 Luglio 2017
Il libro ''Ecologia del Diritto'' di Fritjof Capra e Ugo Mattei pubblicato da Aboca Edizioni
Il libro “Ecologia del Diritto” di Fritjof Capra e Ugo Mattei pubblicato da Aboca Edizioni

Un modo nuovo e rivoluzionario di interpretare la Scienza e la Natura


È stato stato presentato a Roma il 27 giugno presso l'Hotel Polo il libro “Ecologia del Diritto – Scienza, politica, beni comuni” di Fritjof Capra e Ugo  Mattei. Il volume è stato pubblicato originariamente in inglese con il titolo “The Ecology of Law” e oggi è edito in italiano a cura di “Aboca Edizioni”.

All’evento, che faceva parte del ciclo di presentazioni per la promozione del libro, era presente il coautore, il professore e giurista Ugo Mattei. Sono intervenuti il filosofo Giacomo Marramao e l’on. Mirko Busto, ingegnere ambientale.

Ugo Mattei ricopre la cattedra di Alfred and Hanna Fromm Professor of International and Comparative Law allo Hastings College of the Law dell'Università della California ed è professore ordinario di Diritto civile all'Università di Torino. È attivo nel movimento europeo dei beni comuni ed è autore di saggi e pubblicazioni accademiche tradotti in molte lingue. Ha pubblicato per Einaudi “Il benicomunismo e i suoi nemici”.

Fritjof Capra, coautore del libro, è direttore e fondatore del Centro per l'Ecoalfabetizzazione di Berkeley, California. È Fellow dello Schumacher College in Inghilterra e membro del Consiglio della Carta Internazionale della Terra (Earth Charter International). È famoso soprattutto per il suo libro “Il Tao della Fisica”.

L’originale filo conduttore proposto dai due autori collega l'evoluzione della scienza con quella del diritto. Dicono gli autori nella premessa: “È il primo libro che presenta il diritto come un sistema di conoscenza, teoria generale e filosofia. Insomma, come una disciplina intellettuale dotata di una storia e di una struttura concettuale le quali hanno similitudini sorprendenti con le scienze della natura. In realtà le due discipline hanno interagito nel corso della storia, a tal punto che la loro evoluzione parallela nel tempo ha portato a un'analoga evoluzione nella relazione concettuale tra “leggi della natura” e leggi dell'uomo. Qui sosteniamo la tesi che la teoria del diritto occidentale, insieme alla scienza, ha contribuito in maniera significativa alla moderna interpretazione meccanicistica del mondo. Poiché la modernità ha plasmato quell'orientamento materialistico e quella mentalità estrattiva tipici dell'era industriale che è all'origine dell'odierna crisi ecologica, sociale ed economica di scala mondiale, per forza di cose gli scienziati e i giuristi sono in qualche misura responsabili dell'attuale stato del mondo.”

 Ugo Mattei è professore di diritto internazionale comparato all'Hastings College of the Law dell'Università della California a San Francisco ed è professore di diritto civile all'Università di Torino. E' attivo nel movimento europeo dei beni comuni ed è autore di saggi e pubblicazioni accademiche tradotti in molte lingue
Ugo Mattei è professore di diritto internazionale comparato all'Hastings College of the Law dell'Università della California a San Francisco ed è professore di diritto civile all'Università di Torino. E' attivo nel movimento europeo dei beni comuni ed è autore di saggi e pubblicazioni accademiche tradotti in molte lingue

Ma mentre la scienza nel corso dei secoli ha rivisto la sua posizione affrancandosi dall'interpretazione meccanicistica, dando più attenzione all'aspetto ecologico dei prodotti, alla loro qualità invece che alla quantità, la scienza giuridica è rimasta ancorata alla vecchia interpretazione, tanto che alla luce della crisi mondiale è ormai diventato urgente un mutamento. A tal proposito gli autori sottolineano che, pur essendo evidenti i disastri provocati dalle leggi e dall'economia, la politica non ne è stata minimamente scalfita ed il sistema giuridico ha scolpito nella pietra i diritti di proprietà e l'attuale insostenibile modello di sviluppo.

Aggiungono ancora: “Oltre ad essere accettata da giuristi e uomini di legge, la visione meccanicistica propugnata dalla modernità è ancora in auge presso leader politici e influenti personalità economiche che, appunto, perseguono indefessamente la persistente illusione della crescita economica perpetua su un pianeta finito, promuovendo consumi eccessivi e un'economia dell'usa e getta ad alta intensità energetica ed elevato sfruttamento delle risorse, generatrice di sprechi e inquinamento, e destinata ad esaurire le risorse naturali della Terra.”

Anche il filosofo Giacomo Marramao nel suo intervento denuncia quei settori della società contemporanea, quello economico, quello del diritto, quello della politica e larga parte delle scienze sociali, rimasti ancorati all'immagine del mondo di tipo meccanicistico e piatto, non essendosi adeguati alla nuova visione scientifica rappresentata dalla rete.

Il significato di “Ecologia del Diritto” di cui parlano gli autori riguarda l'ordinamento fondato sui “beni comuni”, rispettoso dei principi dell'ecologia. È evidente infatti che oggi, se da un lato c'è un'abbondanza incredibile di denaro creato dal nulla e per questo infinito, ma in mano a pochissime persone, di contro viviamo in un pianeta finito con una scarsità di “beni comuni”, soprattutto perché nel tempo sono stati privatizzati e requisiti alla libera gestione della collettività.

Nel libro vengono ripercorse a ritroso nella storia le tappe che ci conducono all'attuale momento storico, denunciando fortemente la visione della natura, del diritto e della scienza, diventata materialistica ed estrattiva a partire dal XVII secolo grazie all'Era industriale; da Cartesio che considerava il diritto una infrastruttura “oggettiva”, fino allo scienziato e giurista Francesco Bacone che predicava il dominio dell'uomo sulla natura.

Ancora nel medioevo il diritto popolare regolamentava l'accesso e l'uso dei beni comuni, il cui obiettivo era l'inclusione, mentre la comunità promuoveva la responsabilità e l'obbligo sociale delle azioni di ciascuno, tanto che gli individui avevano la possibilità di gestire i territori e potevano usufruire delle risorse fornite loro dall'ambiente. Questo fino a quando le autorità dell'epoca scelsero di favorire l'accumulo di pochi, la concentrazione di potere, attraverso l'esclusione e l'individualizzazione.

 Fritjof Capra, fisico e teorico dei sistemi è saggista di fama internazionale. Diventato famoso con Il Tao della fisica, si è occupato anche di sviluppo sostenibile, ecologia e teoria della complessità
Fritjof Capra, fisico e teorico dei sistemi è saggista di fama internazionale. Diventato famoso con Il Tao della fisica, si è occupato anche di sviluppo sostenibile, ecologia e teoria della complessità

Nel libro viene brillantemente descritto come nei secoli la proprietà privata e la sovranità dello stato, capisaldi dell'ordine giuridico conosciuto come “assolutismo giuridico”, smantellarono il sistema tradizionale e trasformarono le persone e le risorse in capitale, mentre giuristi e politologi fornivano legittimità e spazio soltanto a quelle istituzioni giuridiche basate sui diritti della proprietà individuale.

Veniva chiamato progresso soltanto il dominio dell'uomo sulla natura e su tutto ciò che viveva sul pianeta, e questo nuovo criminale potere privatizzò i territori privando il popolo della terra necessaria al proprio sostentamento. All'alba della “Rivoluzione Industriale”, le persone costrette ad abbandonare i ritmi di vita naturali diventarono operai-schiavi nelle fabbriche dove eseguivano lavori ripetitivi ed alienanti, sempre più mal pagati, con orari che occupavano la gran parte della giornata.

Quelli che una volta erano i “beni comuni”, di tutti, furono inclusi nella disponibilità del governo in carica, il quale senza nessun controllo poteva venderli o privatizzarli, completando l'espropriazione della collettività!

E questa nuova visione coinvolse l'intero globo. Come non ricordare il caso, riportato nel libro, del cosiddetto “diritto giusnaturalista” di Ugo Grozio il quale, come giurista ed avvocato della “Compagnia Olandese delle Indie Orientali”, che all'epoca scorrazzava tra i vari continenti alla ricerca di risorse, con le sue leggi riconosciute transnazionali anche quando si trovavano in un territorio di giurisdizione straniera, legittimò la Compagnia ad acquisire la proprietà privata di beni inutilizzati considerati res nullius. E grazie al principio del res nullius l'Europa settentrionale si pose al di sopra delle controversie in merito ai diritti dei popoli indigeni e dei loro rappresentanti politici, calpestati come quelli di tutti gli altri.

Secondo il Prof. Mattei proprio le leggi vigenti, purtroppo, offrirono ed offrono ancora al capitalismo gli strumenti per legalizzare l'estrazione illimitata, l'accumulo di risorse ed il mantenimento di un modello di convivenza sociale incompatibile con la natura, produttore di sprechi, causa di inquinamento del territorio e fonte di disuguaglianze ingiustificate.

È per questo che oggi assistiamo attoniti allo smantellamento di alcuni “beni comuni” costruiti dalla società, come i servizi, le strade, la sanità, la protezione sociale, l'istruzione, che i pochi detentori del denaro considerano soltanto delle voci di spesa di aridi bilanci, nonostante siano stati ottenuti per merito di non semplici conquiste condotte con coraggio da generazioni di oppressi.

Mirko Busto sottolinea le notevoli resistenze di carattere intellettuale ed economico opposte al cambiamento da un apparato globale che sta effettuando un processo di spoliazione del bene comune, mantenendo la vecchia visione del mondo dal punto di vista scientifico e giuridico atta a garantirle un vantaggio competitivo ed enormi privilegi. Aggiunge che questo sistema provoca la privazione dei beni trasferiti dalla disponibilità della maggioranza delle persone ai pochi che mantengono il potere, anche grazie alla manipolazione dell'informazione che influenza il pensiero collettivo.

Il libro costituisce una importante denuncia, in quanto oggi il sistema giuridico dovrebbe impedire che il pianeta venga depredato delle sue risorse ed ostacolare questo incredibile trasferimento di ricchezze dalla base agli Stati o ai ricchi, che non ne hanno assolutamente bisogno se non per fini di potere.

Gli autori sollecitano l'applicazione concreta dei concetti di sostenibilità, condivisione e partecipazione, al fine di risolvere le crisi ambientali, economiche e sociali perché: “le leggi dell'uomo per essere sostenibili dovrebbero essere al servizio della rete della vita e non sfruttarla e saccheggiarla.”

Gli autori parlano del pesce persico del Nilo introdotto nel Lago Vittoria come un classico caso di mancato rispetto dell'ecologia del territorio: “Il pesce persico del Nilo ha devastato il nuovo ambiente in cui è stato introdotto e potrebbe auto-cannibalizzarsi fino a estinguersi dal lago Vittoria. Analogamente, la civiltà umana, insieme ad altre forme di vita, rischia di sparire dal pianeta a meno di non procedere tempestivamente a un'inversione di tendenza, abbandonando le modalità estrattive e distruttive.”

Ma purtroppo, denunciano ancora gli autori, l'attuale sistema economico e politico è incapace di una visione del futuro: “… Ripetutamente, nel mondo, tale paradigma basato sull'estrazione di breve termine, sulla sovranità dello stato e sulla proprietà privata alimentata dal denaro (in sé un'astrazione giuridica concentrata nelle mani dei grandi gruppi bancari) ha generato immensi utili per pochi a scapito dell'ambiente e delle comunità locali. Proprio come il pesce persico del Nilo, la proprietà statale e capitalistica, e in particolar modo le moderne società transnazionali, mostrano tendenze cannibalesche, con i vari attori in gioco che si divorano tra di loro a colpi di guerre o di fusioni e acquisizioni di società.”

La presentazione del libro all’Hotel Polo di Roma
La presentazione del libro all’Hotel Polo di Roma

Nel libro vengono fatti alcuni esempi di devastazione dell'ambiente causati dalla visione meccanicistica della proprietà e della sovranità: “... I diritti di proprietà che, sostenuti dallo stato, garantiscono potere alle grandi società, resero naturale per la BP accrescere i propri profitti trascurando varie misure di sicurezza sulla piattaforma petrolifera “Deepwater Horizon” e provocando il devastante inquinamento del Golfo del Messico. Seguendo una simile logica, la Exxon non riparò il radar della “Exxon Valdez” causando la distruzione dell'ecosistema dello stretto di Prince William in Alaska. Grazie a questo meccanismo della libertà di estrazione, costruito culturalmente, è esplosa la bolla dei mutui sub-prime; l'Aids e la malaria in Africa non hanno ancora ricevuto trattamento; dilaga il traffico di armi e la “creatività” finanziaria ha messo a repentaglio la vita di molte persone. La concentrazione di potere nelle istituzioni dello stato ha determinato le catastrofi nucleari di Chernobyl e Fukushima e la visione della natura come macchina, da essere adattata ad uso e consumo dell'uomo, ha provocato la tragedia del lago Vittoria e simili catastrofi ecologiche.”

Durante la presentazione Ugo Mattei ha fatto l'esempio delle industrie informatiche della Silicon Valley in California, il luogo di maggiore concentrazione di fabbricanti di semiconduttori e di microchip basati sul silicio, da cui è partito il successivo insediamento di aziende di computer e produttrici di software, le quali per sostenere la loro attività consumano ogni anno l'energia di sei pianeti come la Terra!

Purtroppo il dominio dell'uomo sulla natura e la conseguente visione razionalistica e atomistica della società impedì agli scienziati per parecchi secoli di comprendere molte proprietà essenziali della vita. Ma abbiamo una speranza, perché nella scienza si è imposto un nuovo paradigma che ha cambiato profondamente la visione del mondo, passando da una interpretazione meccanicistica ad una olistica ed ecologica, dove la natura non viene più vista come una macchina ma come una rete, dove hanno un senso proprietà qualitative come la bellezza, la salute e l'etica, la cui comprensione prevede una visione in termini di relazioni e modelli, oggi chiamata “pensare per sistemi” o pensiero sistemico. Ed è proprio osservando la natura che si è potuto capire che essa agevola la vita attraverso i principi ecologici generativi e non estrattivi, e che i diversi fenomeni sono tutti interconnessi tra loro, proprio come una rete, tanto che è impossibile comprenderli presi singolarmente a causa dell'elevato numero di collegamenti. Pertanto, gli scienziati non si trovano mai di fronte alla esatta descrizione del fenomeno, ma soltanto davanti ad una raffigurazione limitata e approssimativa della realtà, dove l'osservatore non è posto all'esterno della natura ma la influenza dall'interno, costringendo i ricercatori ad abbandonare il pensiero cartesiano di descrizione scientifica oggettiva, indipendente dall'osservatore.

La scienza degli ultimi trent'anni ha quindi allargato i suoi orizzonti ed ha compreso che l'intero pianeta è un sistema vivente capace di autoregolarsi. L'evoluzione non viene più vista come una lotta competitiva, ma come una danza cooperativa trainata dalla creatività e dalla novità, e questo nuovo pensiero sta facendo emergere una nuova scienza della qualità.

Ugo Mattei con il filosofo Leonardo Caffo alla trasmissione ''SOS Gaia'' di Rete 7 condotta da Rosalba Nattero
Ugo Mattei con il filosofo Leonardo Caffo alla trasmissione “SOS Gaia” di Rete 7 condotta da Rosalba Nattero

Ecco perché gli autori auspicano che gli uomini scrutino attentamente la natura per apprendere e collaborare con essa, per conoscere i principi fondativi delle sue leggi e di conseguenza sintonizzare  con essa le leggi umane, le quali dovrebbero assecondare e rispettare l'evoluzione naturale.

Per superare lo scollamento tra uomo e natura, gli autori propongono l'alfabetizzazione ecologica e giuridica delle persone e dei politici per creare una consapevolezza che spinga ad attuare una utile resistenza civile, dal basso, nei confronti di quel diritto e di quel potere ancora concepiti in modo da mettere in pericolo la sopravvivenza della vita sulla Terra.

Dicono gli autori: “Sia l'attuale economia mondiale, sia l'ordine giuridico che le è proprio sono evidentemente insostenibili, si rivela quindi urgentemente necessario un nuovo ordine eco-giuridico basato sull'alfabetizzazione ecologica, sull'equa condivisione dei beni comuni, sull'impegno civico e la partecipazione. Tale nuovo ordine, tuttavia, non può essere imposto ma soltanto lasciato emergere. Per questo invitiamo tutti a coinvolgersi in questo processo. L'affermazione che ciascuno di noi ora può partecipare alla costruzione del nuovo ordine eco-giuridico è l'epilogo da noi auspicato in questo libro.”

Ma il cambiamento ormai è già iniziato e diventerà una valanga inarrestabile. Nella giurisprudenza dell'Oregon, dell'Olanda e del Pakistan è stato inserito il riconoscimento alla sostenibilità ambientale per salvaguardare le esigenze delle generazioni future.

Nella costituzione dell'Ecuador è stata inserita la “Dichiarazione Universale dei Diritti della Natura”, in Bolivia è stata approvata la “Legge dei Diritti di Madre Terra” decretandone la sua sacralità. Il Parlamento della Nuova Zelanda ha dato personalità giuridica al fiume Whanganui considerato divinità dal popolo Maori, il Tribunale dell'India ha decretato che i fiumi Gange e Yamuna sono “persone viventi”.

La visione del pianeta intesa come Gaia, un organismo vivente capace di autoregolarsi, è universalmente riconosciuta. Il libro, attraverso la eco-alfabetizzazione, evidenzia che gli individui che prendono coscienza possono rifiutare lo “status quo” che è stato fraudolentemente imposto e non accettare più la privatizzazione di tutto, dei boschi, dei prati, delle montagne, dell'acqua, dell'aria, perché questi beni sono a disposizione di tutti gli esseri viventi per il solo fatto di essere nati e di vivere su questo pianeta.

Gli autori ricordano anche le ingiustizie ed il maltrattamento che gli animali sono costretti a subire per mano dell'uomo, accennando anche al problema dell'alimentazione carnivora che sta inquinando la Terra ed è basata sulla loro sofferenza, tanto che per diminuire il consumo di carne propongono di mostrare le immagini delle sofferenze inflitte agli animali.

In definitiva questo libro è assolutamente da leggere perché oltre ad analizzare le vicende degli ultimi tre secoli in maniera chiara e completa, contribuisce alla formazione di una nuova mentalità collettiva per edificare un mondo migliore.


Intervista a Ugo Mattei


Nel libro “L'ecologia del diritto” si parla del diritto umano, quindi le leggi, la conoscenza, e lo si paragona al diritto della Natura. Come poter conciliare questi due aspetti del diritto?

Negli ultimi tre secoli il diritto umano si è allontanato progressivamente dalla sostenibilità. Oggi noi abbiamo una società gravemente insostenibile, un debito ecologico drammatico, delle diseguaglianze globali insopportabili e un declino evidente di tutti i processi di vita del pianeta. Il diritto è responsabile di questo perché, invece di essere un diritto che aiutava i processi economici a riprodursi, è stato un diritto fondato su delle idee di estrazione.
Il libro "L'ecologia del diritto" fa questo lavoro, cerca di ricostruire una specie di genealogia del modo attraverso il quale siamo arrivati fin qui e abbiamo costruito una realtà giuridica che al posto di fare del bene alla civiltà in realtà la danneggia portandola alla distruzione.


Il libro delinea anche la necessità che l'uomo osservi la natura per collaborare con essa. Il problema è che l'uomo si colloca all'esterno della natura. Come poter osservare la natura facendone parte e collaborando con essa?

Il filosofo Giacomo Marramao ha mostrato il fatto che l'uomo crede di essere esterno alla natura, non è che si colloca esternamente alla natura; si vive come esterno alla natura, rifiuta la propria naturalità, ma la nostra naturalità esiste tutta. Noi nasciamo, cresciamo, moriamo, soffriamo; siamo il nostro corpo, in grande parte. Quindi, l'uomo è natura ma esce dalla natura, crede di poter uscire dalla natura per poterla dominare. Quello è stato un grande processo naturale, noto come la Modernità e il Positivismo, la separazione tra il soggetto e l'oggetto. E’ uno dei pilastri della costruzione ideologica della modernità che l'ecologia del diritto cerca di superare attraverso un'interpretazione sistemica e attraverso una visione che sia ad un tempo di lungo periodo e attenta all'eterogenesi dei fini.


Come si può spiegare sinteticamente l'alfabetizzazione ecologica?

L'alfabetizzazione ecologica consiste nel tentativo di restituire alle persone che sono alienate rispetto alla natura una consapevolezza di come la natura funziona in modo da poterne anche imitare i comportamenti virtuosi, in modo da potere in qualche modo porre in essere noi stessi dei comportamenti che siano eco-compatibili e diffusamente resistere, contestare i comportamenti che non lo sono. Quindi, l'alfabetizzazione è un processo di costruzione di coscienza, di consapevolezza che attualmente non c'è perché l'ideologia ci costruisce separati rispetto alla natura stessa.


Oggi viviamo in un mondo dove esistono molti conflitti, crisi ambientali, sociali, umane. Tutto questo è dovuto anche a un problema di leggi. Dovremmo sensibilizzare i politici per modificare le leggi che creano queste discrepanze, questi conflitti, però c'è sempre un problema fondamentale, ed è che oggi nel mondo moderno domina il denaro.

Non è tanto questione di convincere i politici. Sono questioni di struttura quelle che stiamo vivendo. Siamo in una fase di trasformazione capitalistica che ha spostato il sovrano, la sovranità e quindi la scelta politica lontana dagli Stati e nei consigli d'amministrazione delle grandi corporation globali che sono motivate dal profitto di breve, brevissimo periodo e che non sono soggette a nessun tipo di controllo e a nessun tipo di processo di democratizzazione del loro operare.
Quindi, non si tratta tanto di convincere gli Stati a fare delle nuove leggi (non serve assolutamente a niente) quanto di alfabetizzare anche giuridicamente le persone in modo che gli individui si colleghino fra loro e costruiscano delle forme di nuova organizzazione giuridica dal basso, che poi è un po' come una rete, e possano finire a trasformare tutto quanto.


Nel libro si parla anche di Gaia, intesa come pianeta vivente, e della necessità di porre al centro di nuove leggi il rispetto di Gaia. Cosa può significare questo?

Gaia è il pianeta vivo. La modernità è stato un grande processo – l'abbiamo già detto – di trasformazione di quella che era una natura viva del pianeta in merce, quindi in profitto morto. La teoria di Gaia, che è stata sviluppata negli scorsi decenni, restituisce un'idea della Terra come processo vitale, riproduttivo, capace di autogenerarsi. Il diritto deve rispettare questi processi, è molto importante che non pensi di poter fare dall'alto, in una visione antropocentrica, ogni trasformazione ma lasci che i processi naturali si svolgano e si sviluppino attraverso una diffusione delle conoscenze e degli attori sociali.
Dobbiamo restituire soggettività alla Natura, farlo attraverso strumenti giuridici; qualche cosa sta già succedendo, per esempio di recente è stato soggettivizzato il fiume Gange in India, così come è avvenuto per il fiume sacro dei Maori Whanganui in Nuova Zelanda. Sono state anche tentate delle nuove strade per togliere il diritto a questa dimensione fortemente limitata dalla dialettica “proprietà privata – Stato” e farlo diventare un diritto del comune, cioè un diritto di pratica e di condivisione.


Come è nata la collaborazione con Fritjof Capra?

Per prossimità geografica. Capra vive a Berkeley, io insegno tutti gli anni un semestre lì e quindi ci siamo incontrati, abbiamo giocato a tennis insieme come spesso avviene in quei luoghi, poi abbiamo cominciato a discutere, a parlare dal 2007, quando c'è stata la crisi economica, e abbiamo deciso che valeva la pena di affrontare anche altri aspetti che non erano soltanto le teorie economiche astratte che l'hanno a nostro modo di vedere provocata. Così, abbiamo cominciato un lavoro con gli studenti che ha portato poi alla nascita di questo libro.


Nel libro si parla anche dell'alimentazione carnivora, della sofferenza che provoca e del grande inquinamento e dei danni che causa al pianeta, e si propone di sensibilizzare l'opinione pubblica mostrando proprio la sofferenza che quest'alimentazione causa.

L'alimentazione carnivora è antica, antichissima. Le popolazioni hanno spesso mangiato la carne, ma il problema è che soltanto durante il capitalismo la carne è diventata più importante addirittura dei cereali come aspetto di alimentazione. Quindi, mentre le culture anche molto antiche mangiavano la carne una volta ogni tanto, oggi è diventata la fonte principale della nostra assunzione calorica. Sono delle calorie estremamente dannose dal punto di vista dell'organismo umano e, naturalmente, sono prodotte da uno sfruttamento degli animali che è assolutamente incompatibile con qualsiasi tipo di civiltà.

Io sogno un giorno non molto lontano in cui, così come oggi siamo inorriditi di fronte al fatto che i padri fondatori degli Stati Uniti fossero possessori di schiavi, un domani ci sarà una cultura che sarà inorridita dal fatto che noi facciamo nascere, crescere e vivere tanti animali, per di più senzienti, al solo scopo di soddisfare un nostro piacere alimentare che oltretutto è fortemente dannoso.




Ivana Pizzorni è responsabile della sede romana di SOS Gaia

 

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