Personaggi

L’energia del vuoto

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08 Giugno 2012

Bruno Arpaia

La Scienza, tra mistero e fondamentalismo. Conversazione con Bruno Arpaia


“Alla base di tutto quello che noi facciamo c'è il desiderio di conoscenza, la possibilità di stare nel mondo un po' meglio di come stiamo, è questo nostro sforzo che dà senso alla vita.”


Bruno Arpaia nel suo libro “L'energia del vuoto” ha affrontato i grandi temi della conoscenza umana, ma lo ha fatto con una chiave particolare: inserendo la Scienza tra i protagonisti di un romanzo thriller ambientato al Cern di Ginevra.

Arpaia, giornalista, consulente editoriale e traduttore di letteratura spagnola e latinoamericana, ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi I forestieri, L’angelo della storia, Il passato davanti a noi. Ha anche pubblicato una lunga conversazione con Luis Sepúlveda, Raccontare, resistere.

Ha ottenuto vari premi letterari (Premio Bagutta, Premio Selezione Campiello, Premio Napoli) ed è curatore e traduttore di autori di fama internazionale come Carlos Ruiz Zafòn.
Abbiamo incontrato Bruno Arpaia al Salone Internazionale del Libro di Torino, dove lo scrittore conduceva numerosi incontri con autori spagnoli, tra cui Ildefonso Falcones, Clara Sánchez, Arturo Pérez-Reverte.

Al Salone del Libro Arpaia era presente soprattutto per presentare il Club Dante, un progetto ambizioso e innovativo, il primo social network dove scrittori e lettori si incontrano senza alcun filtro, scambiandosi opinioni, consigli di lettura e giudizi. Un progetto di cui Arpaia è l’ideatore insieme con Santiago Gamboa e Emanuele Mioni. Il Club Dante ospita già oltre 300 scrittori italiani, spagnoli e latino-americani, tra cui Javier Cercas, Luis Sepúlveda, Fernando Savater, Giancarlo De Cataldo, Roberto Saviano, Carlo Lucarelli, Javier Sebastian e Massimo Carlotto.


Siamo al Salone del Libro con Bruno Arpaia, autore del bellissimo libro “L'energia del vuoto”. In questo libro sembra che la vera protagonista sia la fisica quantistica. E’ così?

Non soltanto la quantistica: probabilmente la vera protagonista è la Scienza. Nel libro mi occupo di fisica, ma emerge la Scienza finalmente fuori dai luoghi comuni, da quella stupida distinzione che normalmente si fa tra le due culture: l'umanistica e la scientifica. Io credo che siano esattamente la stessa cosa. Alla base di tutto quello che noi facciamo c'è il desiderio di conoscenza, la possibilità di stare nel mondo un po' meglio di come stiamo. E’ questo nostro sforzo che dà senso alla vita. Per di più la Scienza è una miniera, è un territorio che per un narratore secondo me è meraviglioso, perché è pieno ancora di sentieri inesplorati e alla fine si possono trovare dei veri e propri tesori. C'è un mistero, c'è una passione nella Scienza che spesso in altri campi non troviamo più. Io ho cercato di raccontare esattamente questo, cioè il mistero che si nasconde dietro alle domande a cui tenta di rispondere la fisica e la Scienza, che poi sono le stesse domande che si ponevano i presocratici: chi siamo, da dove veniamo, cos'è l'universo, cos'è lo spazio, cos'è il tempo.


Il bestseller “L’energia del vuoto” di Bruno Arpaia, edizioni Guanda, finalista al Premio Strega 2011

Sono domande profondamente filosofiche che tuttavia ognuno di noi si pone nella vita comune, e soprattutto ho cercato di trasmettere la passione con cui gli scienziati cercano e lavorano. Per rispondere per lo meno parzialmente a queste domande, perché sanno che probabilmente una risposta, una verità assoluta non ci sarà mai. Infatti nel mio libro ci sono anche dei fondamentalisti, che sono mussulmani ma potevano essere cristiani, ebrei, animisti... Il fondamentalismo pensa di avere sempre tutte le risposte. La Scienza invece dice “noi per adesso abbiamo questa piccola parte di verità, e se arriva qualche altro dato che ci farà rivedere le cose, la cambieremo”. Questo è il vero atteggiamento della Scienza. Ma ci sono anche i fondamentalisti scientifici, che infatti si chiamano scientisti.


Assolutamente d'accordo con questa impostazione: penso che ci voglia la mente molto aperta per arrivare a questa definizione di Scienza, anche perché la Scienza e la filosofia in fondo sono la stessa cosa , entrambe non hanno delle verità assolute.

Sono nate insieme! Eraclito e Parmenide, i primi filosofi, venivano chiamati “i fisici”. Filosofia e fisica sono nate insieme, non c'è distinzione. Noi conosciamo ad esempio di Newton la scoperta della gravità, l’aneddoto della mela e stupidaggini così. In realtà Newton ha passato il 99,5% della sua vita da genio assoluto a fare predizioni astrologiche perché credeva nell'astrologia e nell'alchimia, era un alchimista e cercava di convertire il piombo in oro. Nella sua genialità, in quello 0,5% rimanente trovò anche la legge della gravità universale, infatti Keynes chiamava Newton l'ultimo dei maghi. Sono materie che sono andate sempre insieme: arte, scienza e filosofia. Calvino diceva che il meglio della letteratura italiana è quando appunto si verifica questo ménage à trois fra arte, scienza e filosofia. E lui aveva un'ascendenza che arrivava da Galileo, inteso come scrittore, poiché non era soltanto un grande scienziato. Così come erano grandi scrittori Galileo, Leopardi, Dante. Nella Divina Commedia Dante ha riversato tutta la Scienza e tutta la filosofia del suo tempo. E ovviamente noi in questa genealogia includiamo anche Calvino, una corrente importante nella letteratura italiana.


Il libro “L’energia del vuoto” fa riscoprire la Scienza, una materia oggi un po' misconosciuta, e la fa riscoprire proprio nel suo lato migliore, cioè il mistero: la Scienza porta al mistero. Perché in fondo noi siamo calati in un grande mistero: siamo nati provenendo da una qualche dimensione a noi ignota; alla fine della nostra vita andremo a finire non si sa dove; come possono esserci delle verità? Il libro ha questo merito, porre domande e non dare risposte. Però tocca anche un tema spinoso, quello degli scientisti. Purtroppo anche nella Scienza ci sono i fondamentalisti, i quali fanno disamorare dell’argomento. Infatti la Scienza è molto lontana dall'individuo chiamiamolo comune.

Questo è vero, nel senso che sì, evidentemente c'è il problema degli scientisti che con questo loro totalitarismo allontanano un po'. Però io penso che ci sia anche qualcosa di più. In Italia soprattutto noi abbiamo avuto il disastro di avere la filosofia di Benedetto Croce, grande filosofo, il quale pensava però che la Scienza non era un'attività conoscitiva. Lui la chiamava un'attività pratica, cioè che serviva praticamente per ordinare un po' il mondo e per esercitare la memoria. Su questa divisione, tra le cose per lui alte come la poesia e la filosofia, e la Scienza, di secondo piano, abbiamo vissuto e continuiamo a vivere, perché per via di Giovanni Gentile, che era il suo pupillo, ancora oggi noi abbiamo l'ordinamento scolastico Gentiliano.


Bruno Arpaia con Rosalba Nattero

E su questa base è difficile formare dei buoni cittadini, anzi secondo me c'è qualche interesse affinché questo non avvenga. Ci chiamano spesso a decidere su argomenti della polis, ovvero decisioni su argomenti politici che hanno un contenuto scientifico, come Ogm, Centrali nucleari, procreazione assistita, e così via. Ma il problema è che il cittadino è assolutamente ignorante su questo, così come lo sono anche i politici. I politici sulla Scienza sono assolutamente ignoranti, tuttavia hanno la possibilità di manipolare meglio le cose rispetto al cittadino. In definitiva, la Scienza secondo me è importante anche per essere cittadini migliori. C'è una cittadinanza scientifica che è importante quanto la cittadinanza politica.


Riappropriarsi della conoscenza...

Riappropriarsi assolutamente della conoscenza e del mistero e della passione che ci stanno dietro.


Possiamo aspettarci un altro libro che magari continui in quella direzione? C’è qualche progetto all’orizzonte?

Sto lavorando su qualcosa che ha vagamente a che fare. Non mi metterò ad andare così a fondo in una disciplina scientifica, però cercherò di raccontare perché sono successe alcune cose nei primi anni '60 in Italia che hanno a che fare con la Scienza, con la ricerca scientifica e con l'autonomia scientifica italiana. Rappresenta un punto nodale, un turning point per come ci siamo ridotti oggi.

Quando Club Dante mi lascia un po' di tempo riesco a lavorarci un pochino.


A questo proposito, al Salone il nome Arpaia è legato a moltissimi scrittori spagnoli di successo. Com'è nata questa liaison con la letteratura spagnola?

Se devo dire la verità, quando avevo 16 anni fui molto colpito dal colpo di stato in Cile, al tempo di Allende. Questo significò per me cominciare a fare militanza, suonavo in un gruppo politico dell'epoca e imparai a memoria tutti i testi delle canzoni degli Intillimani. E quella è stata la mia base lessicale dello spagnolo: non ho mai aperto una grammatica, eppure ancora oggi mi guadagno da vivere anche con lo spagnolo. Quando sono stato per la prima volta in Spagna e in America Latina, non ho mai avvertito il senso di estraneità, come se fossi sempre stato là: era la mia cultura, quella che mi stavo portando dietro da napoletano e da italiano. E nato così questo assoluto amore che mi ha portato poi a leggere i grandi del boom latino-americano come Garcia-Marques, Cortázar, Borges... come si fa a sfuggire? Purtroppo ne sei prigioniero, ed è così da 35 anni...


La realizzazione di un sogno, quindi.

Sì: è quello che mi piace leggere e che mi piace fare.

 

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