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L’animalismo non è un pensiero debole |
08 Gennaio 2017 | ||||||
Intervista al filosofo Gino Ditadi in occasione della presentazione del libro di Plutarco “Sul mangiar carne” da lui curato
“Che gli animali abbiano degli interessi, che siano dotati di intelligenza, che abbiano il coraggio di difendere i piccoli, fino alla morte anche, che insomma siano soggetti di una vita consapevole, questo non è più un tema difeso dai filosofi, ma è una constatazione scientifica che viene dalle ricerche degli ultimi cinquanta – sessant'anni. Gli studi hanno dimostrato inequivocabilmente che la barriera che era stata costruita per dividere l'uomo, concepito come mente altra e separata rispetto agli animali era un muro di carta.” Gino Ditadi, filosofo e teorico del biocentrismo, è autore di svariati saggi di carattere storico e filosofico sulla questione dei diritti animali. Autore e curatore di testi che privilegiano il rapporto filosofia-animalità dall’antichità ai nostri giorni, insegna filosofia, collabora con l’Istituto Italiano di Bioetica e scrive per i “Quaderni di Bioetica”. Ha collaborato e tenuto lezioni con il filosofo americano Tom Regan presso l’Università degli Studi di Firenze. Lo abbiamo incontrato al Garage di Arte & Cultura di Torino in occasione della presentazione del testo “Sul mangiar carne” di Plutarco, da lui curato per AgireOra edizioni. Sei stato definito teorico del biocentrismo e la prima domanda che mi viene da fare è proprio questa: cosa si intende per biocentrismo? Il biocentrismo si contrappone alla concezione antropocentrica, vale a dire la concezione per la quale l’uomo si considera il padrone, lo scopo, il fine di tutto ciò che esiste. Io invece credo che sia necessario porre al centro della riflessione filosofica l’intero ventaglio della vita: l’uomo è una goccia nell’oceano della vita, non è lo scopo della vita. E quindi questo significa rivedere completamente i rapporti, le relazioni che l’uomo ha avuto con l’intero sistema della natura e con tutti gli altri esseri viventi. Quindi è una sorta di rivoluzione copernicana: come era falso il geocentrismo, è falso l’antropocentrismo e quindi bisogna trarre le conseguenze da tutto questo, cioè bisogna lavorare per la conciliazione tra uomo e natura, bisogna lavorare per comprendere che non il tutto è per noi, ma noi per il tutto. Qui il biocentrismo ha un alto valore dal punto di vista etico e anche dal punto di vista conoscitivo, perché chiarisce le relazioni tra l’uomo e tutti gli altri esseri viventi, ma chiarisce anche qual è lo scopo della vita dell’uomo, che non può essere quello di perpetuare il caos e il disordine, ma quello di lavorare per innalzare la civiltà cioè contribuire a un ordine più alto di civiltà, un ordine diverso da questo, un ordine nel quale sia finita la logica che porta al massacro degli uomini in guerra e al cibarsi delle carni degli animali.
Stai presentando il libro “Sul mangiar carne” di Plutarco, un volume che hai curato per le edizioni Agire Ora. Perché Plutarco? Perché Plutarco, insieme con Teofrasto, è uno dei più alti difensori del mondo animale nel mondo antico, ed è un autore che è molto utile nel nostro presente per darci una indicazione per uscire dal caos del nostro tempo. È un autore che difende i diritti degli animali e che suggerisce di cambiare il senso della nostra civiltà, e quindi è un fondamento. Io sono una sorta di sarto: ho tentato di mettere insieme valori, testi obliati da secoli e ho tentato di metterli all’attenzione del presente per cambiare rotta, ecco. E quindi Plutarco e Teofrasto, e il mondo greco in genere, sono indispensabili per uscire dalla plumbea fase epocale nella quale siamo. Hai fatto anche una raccolta di filosofi animalisti e quindi accosti volentieri la filosofia all’animalismo: cosa ti ha portato a questo? Ho pubblicato nel ’94 la prima edizione de “I filosofi e gli animali” in due tomi di 940 pagine che è la più ampia raccolta esistente di scritti e materiali sulla relazione tra filosofia e animalità. Successivamente AgireOra Edizioni ha pubblicato un’edizione più snella, di un solo volume, più economica, ed è uno strumento indispensabile per rivedere tutta la nostra cultura, per scoprire dei tesori filosofici nascosti, dimenticati, che invece sono utilissimi per una lotta giusta che può ingentilire il mondo. Sono presenti degli autori straordinari che non si trovano in nessun’altra parte. Ecco, a proposito di questo: tu ti sei occupato anche di Leopardi ed è incredibile che anche se Leopardi lo abbiamo studiato tutti, non conosciamo tuttavia questo suo aspetto di sensibilità verso gli animali. Un aspetto che ci è stato negato e mi sento defraudata.
Ho realizzato la prima edizione critica della “Dissertazione sopra l’anima delle bestie”. È un lavoro che dovevo fare insieme con Sebastiano Tempanaro, che è uno dei massimi esperti del pensiero leopardiano, e che purtroppo è deceduto. E’ un lavoro di grande importanza per le scuole, perché contiene un’opera filosofica del giovane Leopardi ma contiene anche tutte le pagine relative al mondo animale che si trovano nello Zibaldone e altri testi importantissimi che sono lasciati nel dimenticatoio perché sono degli scritti di carattere filosofico. Inoltre questo lavoro su Leopardi contiene anche documenti importantissimi che vengono dall’Archivio di Stato di Vienna e dall’ Archivio di Stato di Venezia e che non erano mai stati utilizzati. E quindi sono documenti di grande importanza relativamente alla sensibilità di Leopardi ma sono importanti anche perché nella scuola servono per abituare le giovani generazioni a prendere coscienza della necessità di difendere chi non ha difese. Un’ultima domanda di tipo personale: come sei arrivato a questa concezione che riguarda gli animali e la loro posizione sul pianeta, è stata il frutto di un percorso logico o è maturata attraverso un atto di pietà? Come ho detto più volte, la pietà è l’aurora della conoscenza, e non si può partire da altro. L’intelligenza, come è stato osservato forse ci serve dopo, ma il primo passo verso la conoscenza è la compassione. Naturalmente poi nel corso degli anni, crescendo (io sono stato in collegio e in quell’ambito ho visto delle cose pesanti) e poi studiando anche parecchio, ho trovato i documenti che giustificavano il mio disgusto nei confronti di pratiche orrende ed assurde, e ingiuste, per cui certamente quello che mi spinge a lavorare, a scrivere, a cercare è, diciamo così, la speranza. E la speranza ha due bellissimi figli: l’indignazione e il coraggio. L’indignazione per ciò che è ingiusto e il coraggio per combatterlo. Grazie davvero! "L’animalismo è una rivoluzione culturale. Ci sono filosofi che affermano: ‘Il vostro è un pensiero debole’ Ma la battaglia che la rivoluzione riguardo al mondo animale comporta, è una battaglia di civiltà. E' una battaglia per innalzare la civiltà, ingentilire il mondo, è una cosa assolutamente straordinaria, altro che pensiero debole! Il pensiero debole è casomai quello di chi vede solamente il proprio ombelico." G. Ditadi |