Personaggi |
Intervista a Peter Singer |
29 Giugno 2016 | ||||||||||
Il profeta della liberazione animale era in Italia per presentare il suo ultimo saggio
Peter Singer è considerato il più influente filosofo contemporaneo e le sue tesi, spesso provocatorie, sono al centro di dibattiti in tutto il mondo. È conosciuto soprattutto come il profeta della liberazione animale avendo pubblicato negli anni ’70 il libro “Animal Liberation” considerato un caposaldo dell’animalismo e dell’antispecismo. I suoi saggi sull’antispecismo e la sua denuncia sulla condizione animale hanno dato vita ad un movimento per i diritti degli animali che si è diffuso in tutto il mondo. Singer è Docente di Bioetica presso l'Università di Princeton e di Studi filosofici e storici presso quella di Melbourne e autore di numerosi saggi venduti in milioni di copie in tutto il mondo. Nei suoi libri affronta problematiche globali di grande attualità, dal rispetto per l’ambiente alla cattiva distribuzione della ricchezza fino alla responsabilità dei paesi ricchi verso il Terzo Mondo. In questi giorni era in Italia per ritirare il premio internazionale Empty Cages, istituito dalle Edizioni Sonda, e per presentare il suo ultimo saggio “La cosa migliore che tu puoi fare. Cos'è l'altruismo efficace" (Sonda). Abbiamo incontrato Peter Singer in occasione della conferenza stampa al Circolo dei Lettori di Torino per la presentazione di “Torino Spiritualità” quest’anno dedicata alla realtà degli animali e intitolata “D’Istinti Animali”, in cui egli presenziava come ospite d’onore.
Partiamo dal suo ultimo libro, "La cosa migliore che tu puoi fare". Perché questo libro? Il libro descrive l'emergere di un nuovo movimento sociale detto "altruismo efficace" che, in una certa misura, fonda le sue premesse intellettuali su un articolo da me scritto molti anni fa. Volevo quindi scrivere questo libro sia per esplorare le basi filosofiche del movimento, sia per parlare del movimento così com'è nel mondo reale e di alcune delle persone che hanno avuto influenza su di esso incoraggiando tutti noi a vederlo come un valido stile di vita. Ritiene che la gente sia pronta per questo tipo di pensiero? Credo che alcune persone siano pronte, ma non credo di poter affermare che tutti siano pronti ad essere degli altruisti efficaci. Tuttavia, ritengo che la crescita del movimento sia importante, poiché più persone mettono in pratica questo stile di vita, più esso diverrà normale e più persone saranno incoraggiate a seguirlo. Molto spesso è difficile far partire un movimento, perché le persone il più delle volte non vogliono apparire strane, fare cose diverse da quello che fanno i loro amici; ma se hanno la possibilità di relazionarsi con altre persone che sono già altruisti efficaci, per loro sarà più facile aderire.
Lei ha pubblicato "Animal liberation" negli anni '70. Ritiene che negli ultimi quarant'anni vi siano stati dei cambiamenti radicali nell'ambito dei diritti degli animali? Molte cose sono cambiate nel corso degli ultimi quarant'anni nel campo dei diritti degli animali. Ci sono stati cambiamenti nel modo in cui teniamo gli animali, sono state emanate nuove leggi che proibiscono alcune tra le peggiori forme di reclusione degli animali da allevamento, delle quali ho parlato in "Animal liberation". Anche il concetto che gli animali hanno un'importanza è sempre più comunemente accettato, così come l'idea che non dovremmo fare loro certe cose. E c'è anche stato un forte incremento del numero di vegetariani e vegani, ciò è molto incoraggiante. Quarant'anni fa, non si sarebbe neanche potuta usare la parola "vegano", nessuno avrebbe capito che cosa volesse dire; adesso abbiamo dei ristoranti vegani, proprio ieri ho mangiato in un ristorante vegano qui a Torino, queste cose non esistevano quando scrissi quel libro. Eppure, molte persone oggi dicono di amare gli animali, ma poi li mangiano. Perché? L'amore delle persone per gli animali il più delle volte è molto differenziato. Si concentra soprattutto su cani e gatti, magari anche sui cavalli, o sugli animali esotici, gorilla, leoni e altro del genere, ma difficilmente ha per oggetto maiali, polli o mucche. Così, le persone hanno questa separazione nella loro testa: dicono di amare gli animali ma poi, semplicemente, ignorano il fatto che quel pezzo di carne che hanno nel piatto, prima era un animale che, probabilmente, è stato trattato crudelmente. Comprandolo e mangiandolo, stanno dando il loro sostegno alla continuazione di quel trattamento crudele. Ritiene che le religioni rivestano un ruolo in questo problema planetario? Certamente le religioni dovrebbero cercare di incoraggiarci a non far soffrire gli animali, e anche ad astenerci dal consumo di carne, in quanto l'alimentazione carnivora è una delle maggiori cause del cambiamento climatico e le religioni, come chiunque altro, dovrebbero preoccuparsi del futuro del pianeta e delle generazioni che verranno.
Perciò, in questo contesto mi ha fatto molto piacere vedere l'enciclica di Papa Francesco, "Laudato sì", che rappresenta senz'altro un passo in avanti per il papato e per la Chiesa Cattolica Romana; spero che questo sarà portato avanti e che abbia un seguito in termini di insegnamento pratico da parte della Chiesa alla gentilezza verso gli animali e all'astenersi dal consumo di carne, soprattutto quella prodotta negli allevamenti intensivi. Mi piacerebbe che tutto questo diventasse parte dell'insegnamento cattolico. Lei ha citato l'enciclica "Laudato sì", ma l’enciclica ritiene la vivisezione giustificabile, in alcuni casi. È vero, tuttavia credo che su questo dobbiamo essere realisti: se la gente continua a mangiare la carne di letteralmente miliardi di animali, pur non avendone alcun bisogno e nonostante sia nociva alla salute e all'ambiente, allora non ci possiamo aspettare che abbandonino la sperimentazione animale, che considerano necessaria per curare il cancro, le patologie cardiache o altre malattie che possono uccidere loro o i loro amici. Credo proprio che in questo momento non siamo pronti a combattere questa battaglia, mentre credo che la battaglia più grossa e più importante sia quella contro l'uso degli animali come cibo; e credo anche che sia più probabile vincere questa battaglia, perché possiamo facilmente portare degli esempi di persone che vivono a lungo, in salute e felicemente senza mangiare animali.
Se pensa al futuro, diciamo tra cento anni nel futuro, come immagina la situazione per gli animali ed il pianeta? Spero che entro i prossimi cento anni non mangeremo più animali, che mangeremo una grande varietà di cibi alternativi di origine vegetale, ce ne saranno di nuovi che ancora non abbiamo oltre a quelli che già abbiamo oggi. E, poiché le persone non mangeranno più gli animali, saranno molto più aperte all'idea di avere una considerazione equa e paritaria per gli interessi degli animali. Non ci sarà più quel sentimento così diffuso oggi, di persone che devono in qualche modo autoconvincersi che gli animali sono esseri inferiori senza importanza. Perché, ovviamente, è molto difficile mangiare carne di continuo se realizzi che quello che mangi era un essere vivente, senziente, la cui vita era importante, che ha sofferto ed è stato ucciso solo perché tu potessi mangiarlo. Quindi, io spero che smettendo di mangiare animali, cambieremo anche tutti questi atteggiamenti. Per concludere, cosa suggerisce come prossimo passo per aiutare gli animali? Credo che il prossimo passo sia continuare a diffondere l'idea dello stile di vita vegetariano e vegano e, contemporaneamente, rendere la gente più consapevole di quanto accade negli allevamenti intensivi. La gente non vede e non sa cosa succede dentro gli allevamenti, eppure ancora tantissime persone comprano i prodotti degli allevamenti intensivi al supermercato. |