Musica

NATIVE, il nuovo album dei LabGraal

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30 Aprile 2013

Rosalba Nattero, voce e leader del LabGraal

Tra Keltic rock, suoni tribali trascinanti e melodie che arrivano direttamente all’anima, il LabGraal ha presentato il suo nuovo attesissimo CD alla Suoneria di Settimo Torinese


Ogni concerto è un'esperienza unica e i concerti più belli sono sicuramente quelli in cui gli artisti riescono veramente a trasmetterci qualcosa attraverso la musica. Qualcosa che ci colpisce e che ci porteremo dentro per sempre. È in quei momenti che si compie la magia dell'arte: in un dialogo intimo con l'artista e la sua opera, realizziamo un'esperienza e questo ci cambia, in una vera e propria catarsi. Avrete ormai capito che il concerto di presentazione di “Native”, il nuovo CD del LabGraal, è stato uno di quei concerti. È difficile trovare parole per descriverlo, perché l'intera serata è stata un'esperienza così trascinante e coinvolgente da sfuggire alle definizioni lessicali. Perché quello che mi porto dentro da quel concerto è inesprimibile e sfuggente. Comprende la gioia di vivere e la consapevolezza della morte, l'amore universale e lo spirito guerriero, la visione mistica e il trasporto della danza. La polvere della terra e la luce delle stelle.

Per raccontare quest'esperienza non si può che partire dal fulcro dell'evento, ovvero “Native”, il nuovo album del LabGraal, prodotto e mixato magistralmente da Carlo U. Rossi, un'istituzione del settore, e da Andrea Lesmo & Luca Colarelli.

Quest'ultimo lavoro artistico del gruppo nasce come naturale proseguimento del percorso iniziato con “Dreaming” (registrato a Melbourne con il musicista aborigeno australiano Jida Murray-Gulpilil), continuato poi con “Mother Africa” (registrato con musicisti nativi africani di Camerun e Benin) e con il film “Shan” di Stefano Milla, che vede come protagonisti i cinque musicisti del LabGraal sulle tracce del cuore antico dei Popoli Naturali, quello che le antiche tradizioni druidiche europee definiscono come Shan, concetto interpretato successivamente nel simbolismo del Graal.

Un viaggio che si può definire sciamanico, e che quindi non riguarda solo l'esplorazione musicale, ma anche e soprattutto la riscoperta delle originali radici culturali dell'umanità, oggi custodite dai Popoli Naturali: quel 30% di umanità che non si è mai assoggettato alle persecuzioni culturali e religiose che dalla Discovery Doctrine (la bolla papale del 1400 che permetteva ai coloni di impossessarsi “per diritto divino” delle terre scoperte con tutto quello che c’era sopra, compresi i Nativi) in poi hanno tentato di fare tabula rasa della vera storia della Terra e dell'uomo. Popoli distanti geograficamente e in certi sensi anche culturalmente, ma che si rispecchiano nella stessa intima esperienza di contatto mistico con la Natura.


L’ensemble dei cinque musicisti con la partecipazione della violinista Chiara Cesano

Così, dopo aver viaggiato in lungo e in largo, i cinque musicisti del LabGraal tornano alle loro terre di origine, pronti a testimoniare con il loro nuovo CD che il cuore antico dei popoli naturali batte forte e vitale anche in Europa.“Native” è anche questo, una rivendicazione di esistenza: “Native” ci dice forte e chiaro che i nativi europei ci sono, esistono e sono più vitali che mai, e ce lo dice con un sound musicale, definito dal gruppo come keltic rock, unico e distintivo che ridefinisce i confini e gli standard della musica celtica. Non a caso, se gli album precedenti vantavano la presenza di musicisti nativi dei vari continenti, “Native” si fregia della collaborazione di una nativa europea: la violinista Chiara Cesano (che si esibisce con il LabGraal anche durante il tour live di “Native”), Occitana D.O.C. che si inserisce perfettamente nel tessuto musicale del gruppo, contribuendo a creare un'atmosfera particolarmente suggestiva e potente.

Ora possiamo tornare al 20 Aprile 2013, intorno alle 21,30, alla Suoneria di Settimo Torinese. Il pubblico riempie la sala COMBO, mentre fuori dall'ingresso del locale una spruzzata di neve fuori stagione sembra volerci avvertire che stiamo per partecipare a un'esperienza fuori dall'ordinario. Gli applausi accolgono i musicisti sul palco, gli strumenti si accordano e il viaggio comincia.


Giancarlo Barbadoro, flautista e poeta, è l’autore delle liriche del nuovo album

La magica voce di Rosalba Nattero ci dà il benvenuto con Now Westlin Winds - un antico brano della tradizione scozzese - trasportandoci sotto il cielo di Scozia, nelle grandi lande spazzate dal vento, grazie a un'interpretazione magnifica in duetto con la bagpipe di Colarelli.

Appena il tempo di riprenderci da questo bellissimo sogno e il LabGraal ci travolge con tutta la potenza di Native, title-track dell'album: un vero e proprio inno alla libertà individuale e all'anima immortale dei guerrieri Celti. Ispirata da un antico canto guerresco dei popoli autoctoni dell'Europa, questa canzone racchiude lo spirito indomito di una cultura che non è mai morta nonostante le persecuzioni subite; le liriche di Barbadoro e il ritmo incalzante scandito dai tamburi di Gianluca Roggero, esprimono in pieno (come da titolo) il cuore nativo del LabGraal: una vera bomba.


Luca Colarelli, chitarra e bagpipes

Si continua con Here and Now, un brano dedicato al rapporto intimo con la Natura: la meraviglia che si prova a guardare un cielo stellato, la gioia di essere baciati dal Sole e dalla Luna, il senso di libertà che si prova a danzare nel vento... qui e ora. Detto così chi ha una concezione folkloristica della musica celtica (o più semplicemente chi non conosce il LabGraal) potrebbe immaginare un pezzo tranquillo e ricco di orpelli. No. Here and Now è un urlo di gioia e libertà, evocato dall'incredibile voce di Nattero e sostenuto da una ritmica potente e incalzante. Sembrerebbe un ossimoro, eppure la musica esprime perfettamente il significato del testo.

A questo punto del concerto è già chiaro che la musica del LabGraal, sia nei pezzi originali che nelle reinterpretazioni dei brani tradizionali, trascende i canoni che si applicano nell'immaginario del folklore celtico. Questi spesso riconducono a forme manieristiche, privando così la musica celtica della sua vera anima, quella tribale. Nattero e soci, dal canto loro, fanno loro questo spirito nativo e lo infondono nella loro musica, in un'interpretazione personale del patrimonio musicale tradizionale dei popoli europei.

Questo non vuol dire rinunciare alla parte intimista, che anzi è parte integrante dell'esperienza sciamanica di cui il LabGraal si fa interprete attraverso la sua musica.

Questo aspetto interiorizzante, oltre che nelle poesie di Barbadoro, è espresso dal quintetto di musicisti (anzi, sestetto per l'occasione, vista la presenza della violinista Chiara Cesano) in brani come la bellissima The Black Sun, in cui il flauto dello stesso Barbadoro si staglia sullo sfondo musicale intessuto dall'ensemble, intrecciandosi al tempo stesso con gli altri strumenti, in una trama armonica che richiama tutta la magia della “Danza nel Vento” degli antichi druidi (non a caso sotto il palco qualcuno si abbandona a una danza libera, ispirata alla danza sacra dell’antica disciplina druidica della Kemò-vad).


Andrea Lesmo, bouzuki e tastiere

O come Eliz Iza, un antichissimo canto bretone interpretato tradizionalmente da gruppi di tre donne anziane, con la funzione di costituire un “passaggio” tra il mondo dei vivi e l'aldilà. Gli aggettivi non renderebbero giustizia all'interpretazione che Nattero ci ha regalato in quest'occasione: lascio che a parlare sia il silenzio che è calato durante il pezzo, in un'atmosfera struggente e sognante, con tanto di brividi e pelle d'oca.

A rendere uniche le interpretazioni del LabGraal, è proprio il profondo senso di contatto mistico con la Natura, che la loro musica riesce in qualche modo a comunicare a chi l'ascolta. Aspetto che in questi brani, più intimistici, assume una dimensione interiorizzante, mentre nei pezzi più potenti esplode in tutta la sua dirompenza, mantenendo sempre e comunque la stessa tensione verso il Mistero che anima l'esistenza.


Gianluca Roggero, percussioni

Un'esperienza vivificata dall'atmosfera unica che permea il pubblico durante i concerti del LabGraal (e in particolare in quest'occasione), in cui gli spettatori arrivano a commuoversi in un istante, per poi abbandonarsi a danze travolgenti un attimo dopo, in quel senso di condivisione tipico delle feste popolari tradizionali di tutto il mondo. Le danze coordinate dal gruppo di danza Triskel, che spesso accompagna i concerti, sono forse l'elemento che più caratterizza il modo di vivere i concerti del LabGraal: il pubblico si riunisce in questi balli, senza più alcuna distinzione di sesso, di età, di abilità o di estrazione sociale, in un'atmosfera che è la stessa dei grandi cerchi danzanti dei Fest Noz Bretoni e dei Ceili Irlandesi.

Il concerto si avvia al termine, in quasi due ore il LabGraal ci ha fatto ballare, commuovere e ha risvegliato anche solo per un po' il Nativo che è in noi. Come da tradizione The Star of The County Down viene annunciato come pezzo di chiusura, ma dopo un'ultima entusiasmante danza, il pubblico reclama a gran voce un'encore, che si rivela come uno dei momenti più elettrizzanti dell'intera performance.

Il bis di Native è il vero apice emotivo della serata, con il pubblico in visibilio che canta insieme a Nattero le strofe dell'inno guerriero.


Native, il nuovo attesissimo album del LabGraal

Quando al concerto di presentazione di un nuovo CD il pubblico conosce già a memoria le parole della title-track, vuol dire che il gruppo in questione ha una base di fans veramente molto affezionata. Questo è sicuramente il caso del LabGraal, che in anni di grandi concerti e di attività in difesa degli animali (anche il ricavato della vendita di “Native” sarà devoluto interamente agli animali assistiti da SOS Gaia) ha raccolto intorno a sé una solida e nutrita fan-base.

Quindi giunge il momento del finale, con bagpipe e violino che duettano in End in Glory, una degna chiusura per una performance che non sarebbe azzardato definire epica.

Mentre il pubblico soddisfatto abbandona la Suoneria, intercetto Rosalba Nattero, voce e leader del LabGraal, facendole una domanda per i lettori di Shan Newspaper.

“Cosa volete esprimere con “Native”, il vostro nuovo cd?” Nattero: “Vuole essere un inno alla vita. Vogliamo esprimere tutta la passione che ci anima nel voler condividere un’esperienza vissuta nei confronti della Natura, un’esperienza che ci aiuta a crescere, a rinascere continuamente, a sviluppare un profondo amore verso tutte le creature di Madre Terra.”

Io ce l'ho messa tutta per restituire al lettore anche solo una parte di quel “qualcosa” che questo incredibile concerto ci ha regalato, consapevole che le parole non possono riprodurre un'esperienza così profonda e coinvolgente. Il mio consiglio a questo punto è solo uno: procuratevi una copia di “Native” e prenotate un posto al prossimo concerto del LabGraal, non ne rimarrete delusi.



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