Musica |
Arriva la quarta edizione del Seeyousound Music Film Festival |
22 Gennaio 2018 | |||||
L’intervista a Paolo Campana
Seeyousound International Music Film Festival, conosciuto semplicemente come Seeyousound, primo festival di cinema in Italia a tematiche musicali, in poco tempo si è sviluppato enormemente. Dopo quattro anni, si è giunti alla quarta edizione con dieci giorni di programmazione e un palinsesto sempre più ricco di proposte, quest'anno, grazie alla partnership con il Museo Nazionale del Cinema Sarà inaugurata anche una mostra alla Mole dal titolo Soundframes, Cinema e Musica in Mostra, che durerà per tutto il 2018. Il festival è composto da quattro sezioni in concorso internazionale, lunghi documentari e fiction (LONG PLAY), cortometraggi (7inch.), e videoclip (SOUNDIES), più una rassegna con all'interno grandi titoli di film a tema musicale (INTO THE GROOVE) e una retrospettiva a tema (RISING SOUND), che quest'anno porta il titolo di Radioactivity, dedicata alla radio. La novità di quest'anno è la creazione specifica di due sezioni separate per quanto riguarda il concorso internazionale lungometraggi, una dedicata ai documentari e l'altra ai film di fiction. Il festival inoltre avrà in programma una serie di incontri a tema al Circolo dei Lettori, casa del Festival di quest'anno, e al Blahblah.
Non ultimi gli appuntamenti dell'after festival al circolo Amantes che comincerà ogni sera a partire dalle 23.30 a fine proiezioni e che ospiterà dj set dedicati ai film e con ospiti esclusivi tra cui quello dedicato alla celebre figura di Conny Plank, con in consolle il figlio Stephan Plank. Da ricordare anche due mostre, una dedicata all'album dei Kraftwerk The Man Machine, sempre all'Amantes con un dj set esclusivo di I-robots, parte di un’iniziativa che porta il nome di Kraftwerk days e che vedrà al Circolo dei Lettori grazie a Gabriele Diverio l'ascolto guidato dell'album e la sonorizzazione di Metropolis. L'altra dedicata all'hip hop ritratto da Gaetano Massa, fotografo napoletano. “Da quattro anni - dice Paolo Campana regista e curatore della Sezione Lp Doc, Concorso Documentari - curo la competizione internazionale dei documentari per il festival, che ha lo scopo di evidenziare i titoli più interessanti nell'ambito del cinema indipendente riguardanti la musica. Ogni anno mi piace trovare, insieme al mio team di scouting, una sorta di fil rouge che collega le opere in concorso tra loro contraddistinguendone lo spirito della contemporaneità. Quest'anno il tema comune ai sei documentari sembra essere la ricerca da parte della musica e del rock'n'roll nella fattispecie, di una sacralità perduta. Negli ultimi anni la vena eversiva della musica si è affievolita.
La ridondante esposizione sui social l’ha ridotta a mero numero di visualizzazioni e le piattaforme digitali che l’hanno resa disponibile ovunque, ne hanno banalizzato l’essenza della sua ritualità”. Puoi fare qualche esempio? “Nel film Conny Plank - The Potential of Noise, omaggio al celebre produttore musicale che ha contraddistinto il suono degli anni ‘70 e ‘80, - continua Campana - la sacralità della musica s’incarna nel suo mixer e nel film The Public Image is Rotten, risiede nell'irriverente figura di John Lydon, icona punk, risorto dalle ceneri dei Sex Pistols con i PIL. ln Silvana la ritroviamo nei dissacranti testi di una rapper antirazzista, lesbica e femminista, che inveisce contro il governo così come in You’re Teddybears fanno i membri di un ex band hard-core con le loro maschere da orso”. Censure e religioni, in che contesto entra il festival? “Unico luogo – conclude Campana - dove la musica riacquista uno status rivoluzionario autentico è là dove si combatte contro la dittatura della religione: in When God Sleeps un cantante iraniano scappa in Europa condannato a morte da una fatwa, al pari di Salman Rushsdie, per aver “rappato” contro la censura, ma in occidente stentano a credergli. Non resta allora che fuggire nella foresta amazzonica ai margini della globalizzazione, come fa uno tra i più innovativi cineasti della contemporaneità, Vincent Moon con Hibridos, The Spirits of Brazil, dove in mezzo a riti ancestrali, non è solo la musica a ritrovare se stessa, ma anche il cinema.” |