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Decameron Dramatique il nuovo lavoro del maestro Luca Pozzi |
19 Aprile 2017 | ||
Un pianista che suona Offenbach
È uscito in questi giorni per la Wall Records il nuovo lavoro del maestro Luca Pozzi intitolato “Decameron Dramatique” di J.Offenbach. Il cd, sarà presentato venerdì 21 aprile al Piatino Pianoforti in via Botticelli 26 a Torino, è già un successo per esecuzione e registrazione dello stesso. Quattro i brani proposti durante la performance dal vivo ed esattamente Rachel”, grande valse; “Delphine”, redowa; Madeleine”, polka villageoise. Ma per scoprire meglio questo lavoro abbiamo incontrato il maestro Pozzi in un intervista che ha approfondito anche i perché di questa uscita discografica. Perché si è cimentato in Offenbach? “Fin da bambino, da quando ho incominciato ad ascoltare musica classica e quindi a studiare il pianoforte, sono rimasto affascinato dalla musica di Offenbach e non ne sapevo il perché. Certo, conoscevo quel poco che normalmente conosce la gente comune, il Can-Can, la Barcarolle, il balletto Gaitè-Parisienne che pure non è originale. Diventando man mano adulto, ho cercato di approfondire questo autore che sempre più mi affascinava, leggendone le biografie e ascoltandone altri lavori”. Ma proprio questo avvicinarsi a lui qual è stata la lettura che ha dato a se stesso per questo fascino verso Offenbach portandolo a registrare questo “Decameron Dramatique”. “Mi sono reso conto che, per certi versi, mi assomigliava, soprattutto per una certa inclinazione all’ironia. Durante questi approfondimenti, scoprii che Offenbach, oltre che moltissimi brani per violoncello, che era il suo strumento, scrisse anche parecchie danze per pianoforte, fra le quali il “Decameron Dramatique”, una raccolta di dieci danze importantissima per la sua carriera di autore teatrale”. Quali sono state le maggiori difficoltà per realizzare questo lavoro. “ Il problema principale era come procurarmi gli spartiti, visto che non erano in commercio ed esisteva solo copia a stampa dell’epoca. Contattai a Parigi la vedova di Pierre Comte-Offenbach, nipote del compositore, la quale mi suggerì di andare alla Bibliotheque Nationale dove probabilmente si trovavano gli spartiti che cercavo. E così feci. Senza intoppi, mi spedirono a Torino copie tratte dai microfilm, visto che gli spartiti risalivano al 1855 ed erano un po’ malconci (ma non troppo, devo dire). Poi è arrivata la Wall Records e si è composto un connubio che ha portato appunto la nascita di questo lavoro. “Lo scorso anno ho avuto occasione di conoscere il Maestro Dante Muro, titolare della Wall Records ,al quale ho proposto il progetto di incidere il “Decameron”. Il Maestro si è subito entusiasmato ascoltando alcuni dei brani della raccolta e mi ha dato la possibilità di registarla. Gli sono grato della fiducia datami”. Qual è la dimensione raggiunta nell’ascoltare al piano Offenbach? “Nell’accingersi ad ascoltare l’Offenbach pianistico, non bisogna pensare ad un modo tradizionale nello scrivere per questo strumento. Come già detto, Offenbach era un virtuoso del violoncello e dunque poco avvezzo a pensare al pianoforte in termini solistici. E’ evidente che in questi brani, l’autore ha come riferimento l’orchestra e, in non pochi casi, mette il pianista nella condizione di affrontare passi piuttosto innaturali per la mano. Oltre al fatto che il terzo e l’ottavo brano della raccolta furono successivamente ed effettivamente orchestrati per i balletti della seconda versione di “Orphee aux Enfers”. Tornando alla tastiera, Offenbach spesso scrive passi di ottave e copre una quasi del tutto completa estensione della stessa. Inoltre, dà spesso la possibilità al pianista di variare la gamma timbrica dello strumento, laddove alterna momenti brillanti ad altri di grande dolcezza. Qual è la maggior soddisfazione nell’aver fatto uscire questo disco. “Sono molto felice di aver potuto dare il mio piccolo contributo alla diffusione della musica di Offenbach e spero gli ascoltatori possano godere del brani presenti in questo cd”. |