Musica |
Un concerto per i Menhir liberi |
13 Aprile 2011 | ||||||||
Per noi del LabGraal, che da anni sosteniamo la battaglia dei bretoni per la liberazione dei Menhir, il nostro primo concerto al Fest-Noz di Carnac, nel cuore della Bretagna megalitica, a sostegno dei Menhir liberi, è stata un'emozione che ricorderemo come uno dei più bei momenti del nostro percorso musicale. Il concerto si svolgeva nel suggestivo scenario del sito megalitico del Kermario, in una radura presso i Menhir messi in gabbia. La nostra esibizione era inserita nel Fest-Noz di Carnac, una festa celtica molto popolare in Bretagna, a cui solitamente partecipano solo musicisti e gruppi rigorosamente bretoni. Partecipavano diversi gruppi bretoni tra i più noti, e il gruppo di spicco era il LabGraal. L'eccezionalità dell'evento, ossia un gruppo italiano che proponeva musica irlandese, scozzese e bretone, ha dapprima incuriosito e poi scaldato gli animi dei numerosi partecipanti, fino a sfociare in un entusiasmo collettivo che ha coinvolto più di 3.000 persone, molte delle quali hanno accompagnato le nostre musiche con grandi cerchi di danze collettive. L'evento ha riscosso anche l'interesse dei media e Ouest France ha dedicato un ampio servizio al nostro gruppo. Molti dei presenti erano fans provenienti da varie parti d'Italia e dall’Europa, arrivati lì apposta per noi e per sostenere la battaglia dei Menhir. Trovarsi tutti insieme, la sera del 21 agosto del 2004, in quella magica radura, con il Sole che era appena tramontato e con i Menhir che parevano brillare di energia, è stato come una catarsi collettiva, un momento fuori dal tempo e dallo spazio, in cui pareva davvero che tutto potesse accadere. Le persone convenute hanno trovato nella musica e nella danza collettiva un modo per comunicare che non aveva bisogno di parole e che dava sfogo alla voglia di combattere per una giusta causa, un momento di fratellanza e di libertà che accomunava al di là della provenienza geografica.
Il festival era organizzato dall'associazione "Menhirs Libres" di Carnac ed aveva lo scopo di rendere pubblico il problema che ormai da più di 20 sta affliggendo gli abitanti di Carnac. Una battaglia che va avanti senza mai tregua, con lo scopo di difendere un sito megalitico, il più grande del mondo, che la gente del posto considera sacro e che da tempi immemorabili ha adottato come riferimento spirituale, culturale, sociale. La gente di Carnac ha sempre convissuto con gli allineamenti dei Menhir. Tracce di abitazioni gallo romane sono state trovate al Kermario, uno dei siti megalitici più importanti della zona, dall'archeologo James Miln nel 1877. Il villaggio del Menec, di epoca medievale, è stato costruito all'interno del cromlech omonimo. Al Kermario, secondo antichi documenti la "Petite Metairie" esisteva già nel 1440. Tutti questi insediamenti sono stati costruiti attorno ai Menhir, rispettandoli e senza distruggerne alcuno. Gli abitanti della zona conservano numerose leggende sugli allineamenti. Leggende che si legano alla figura del patrono di Carnac, Saint Cornely, a metà fra la figura del druido e del sacerdote, figura conosciuta già nel 1326 e profondamente legata alla sopravvivenza di riti e tradizioni precristiane. La leggenda racconta che Saint Cornely, inseguito da un'armata romana, avrebbe trasformato i soldati in pietra creando così gli allineamenti di Menhir. Si racconta anche che i Menhir venissero usati per i riti della fertilità e per riti propiziatori. Riti di cui si ha traccia ancora nel 1880. Gli allineamenti di Menhir sono anche stati da tempi immemorabili testimoni della "Grande festa dei Menhir": musicisti venuti dai quattro angoli della Bretagna si riunivano presso i megaliti per far danzare le persone sulle arie tradizionali, secondo l'antica usanza dei Fest-Noz. Questa usanza si è protratta fino alla fine degli anni '80. I Menhir di Carnac sono migliaia, la maggior parte allineati in lunghi filari che si estendono per chilometri, formando un patrimonio che costituisce l’eredità di un passato lontano migliaia di anni. Patrimonio già a suo tempo adottato dai druidi preistorici che lo ricevettero da un popolo sconosciuto e ai giorni nostri conservato gelosamente da coloro che vantano una tradizione celtica e che non si sentono francesi, ma orgogliosamente “bretoni”.
Per gli abitanti di Carnac, e per i bretoni in genere, il sito megalitico degli “alignements” di Menhir costituisce un riferimento spirituale e culturale. Da secoli gli abitanti erano abituati a celebrare in mezzo ai megaliti tutte le loro cerimonie principali, dai matrimoni ai funerali, dai battesimi alle investiture dei loro druidi. Le assemblee cittadine venivano convocate lì, tra i Menhir, e così pure le manifestazioni culturali, artistiche, religiose, mescolando fra loro antichi riti con culti moderni. Luogo di incontro e di passeggiate a contatto con la natura e con la testimonianza irreale di una tradizione arcaica. E in effetti l’aria che si respira in Bretagna è irreale e onirica. Ma dopo essere stati per migliaia di anni il riferimento spirituale e culturale degli abitanti della zona, nel 1991 il governo francese ha deciso che il sito megalitico doveva essere recintato e tolto all’utilizzo di chi lo aveva frequentato da secoli. Questo, con il dubbio pretesto di un’opera di conservazione e di restauro. Il progetto iniziale prevedeva la realizzazione di un mega stabilimento turistico, con tanto di supermercati, ristoranti, trenini per i turisti. Il progetto veniva chiamato, ironicamente, “Menhirland”. Gli abitanti di Carnac, che per loro natura sono un popolo tutt’altro che mite, hanno reagito con una protesta guidata dall'associazione "Menhirs Libres", protesta che è divenuta sempre più dura con il passare del tempo. Si sono aggregati, hanno promosso petizioni, hanno fatto sit-in di protesta, occupazioni del sito megalitico, si sono fatti ricevere dalle prefetture interessate. Per i bretoni i Menhir sono presenze vive, non reperti da conservare in un museo. Le pietre erette fanno parte della loro storia e del loro scenario naturale, sono amate e rispettate, sono considerate elementi magici e terapeutici, depositarie di un mistero che le rende ancora più degne di rispetto. Immaginiamo quindi come questo esproprio possa essere visto come una vera e propria profanazione. In questi ultimi due decenni non sono stati pochi gli scontri con la polizia, uno dei quali, particolarmente violento, è avvenuto nell’ottobre 2002 davanti al Municipio di Carnac, dove un centinaio di cittadini si sono scontrati con i gendarmi, con feriti da entrambe le parti. La manifestazione era in risposta di uno sgombro appena avvenuto al sito del Kermario, dove il Collettivo Holl a Gevred (che in bretone significa “tutti insieme”) aveva occupato il sito per 41 giorni per protestare contro la recinzione dei Menhir.
Per noi del LabGraal, i Menhir di Carnac hanno sempre rappresentato un importante riferimento e una fonte di ispirazione. È facile immaginare come nel nostro incontro con Céline Mary, presidente di Menhirs Libres, e il suo staff sia nato subito un feeling. Persone magnifiche che impegnano la loro vita per combattere per ciò in cui credono, seguite da altre centinaia di persone che non si stancano di promuovere petizioni, organizzare banchetti, protestare presso le autorità. I cittadini di Carnac e la maggior parte dei bretoni sono schierati con loro. Dice Céline Mary: “Questo luogo è sempre stato abitato ed ora lo Stato vuole trasformarlo in un museo. Questo significa togliergli la vita, spogliarlo di tutto. I Menhir sono sempre stati un luogo di vita e devono continuare ad esserlo per sempre.” È stato naturale e spontaneo unirci alla protesta e farla nostra. Su incarico di "Menhirs Libres" abbiamo portato il caso davanti alle Nazioni Unite, alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra, per dare visibilità ad un caso emblematico di violazione dei diritti di un popolo che da sempre lotta per conservare le sue radici culturali e per la sopravvivenza della sua identità. Il caso, da fenomeno locale è diventato internazionale. Nel marzo 2003 finalmente un cenno positivo: a seguito di una visita a Carnac del Ministro francese della Cultura, il progetto in atto veniva sospeso per stabilirne uno nuovo, ancora da stilare. Una prima vittoria che tuttavia non ha eliminato le griglie intorno ai Menhir e che non lascia spazio ad illusioni di una veloce risoluzione della contesa. Dedicare un concerto alla lotta per la liberazione dei Menhir è stato un ulteriore modo per combattere al fianco di Céline e degli altri amici di Menhirs Libres per una battaglia in cui tutti i Popoli nativi possono identificarsi. A quel primo concerto del LabGraal al Fest-Noz di Carnac ne sono seguito altri, diventando un appuntamento annuale. Ma non dimenticheremo l’emozione di quella prima volta. Ogni volta è un momento di festa e di unione tra culture legate da radici comuni, ma anche un rafforzamento della lotta e della speranza che presto i Menhir saranno di nuovo liberi e accessibili a tutti. |