Misteri

Gustavo Rol: prodigi ed enigmi, tra Scienza e Mito - 1

Stampa E-mail
02 Novembre 2012

Gustavo Rol

Il mistero di un uomo incredibile nelle testimonianze di chi lo ha conosciuto


Un caso di prodigio colmo di sospetti si innalza alla ribalta nazionale nel mese di giugno del 2003. È il nome di Gustavo Rol che riempie l’attenzione dei rotocalchi e dei programmi televisivi nazionali, dopo una vita da lui vissuta prevalentemente nella discrezione e nel costante impegno di fuggire dal sensazionalismo, dall’esibizionismo e dalla pubblicità.

Rol scompare il 22 settembre del 1994 e rimane prevalentemente nel ricordo di chi lo ha conosciuto, nell’ambito della società italiana che conta, e di quella Torino che lo ha accettato come figlio, dal lontano 20 giugno del 1903, giorno della sua nascita, sino al giugno del 2003, quando l’ennesimo convegno del CICAP (Comitato per il controllo delle affermazioni sul paranormale), che si svolge annualmente a Torino, lo include nei suoi lavori. La risonanza e l’interesse sono così grandi, che il suo nome viene riportato alla ribalta dai più importanti giornali e dalle più conosciute emittenti televisive nazionali.

La domanda sul motivo di questa grande curiosità è una sola ed è sempre la stessa: Rol aveva veramente dei poteri particolari e paranormali che la gente comune non ha, o era invece un incredibile prestigiatore e illusionista come tanti? La solita domanda ovvia, e poco lungimirante.

Dice bene Remo Lugli, in un articolo (uno dei tantissimi su Rol di quel periodo), uscito sul quotidiano La Stampa del 20 giugno 2003, peraltro da lui conosciuto e frequentato incessantemente dal ‘72 all’80: “(…) gli esperimenti di Rol vengono accostati ai giochi dei prestigiatori, insinuando o accusando apertamente che Rol era un impostore. Si cancellano così in un sol colpo le sue straordinarie facoltà di sensitivo, veggente, guaritore. Facoltà che lui non vantava affatto dicendo che erano più che altro possibilità, perché gli capitava per caso di poter fare quello che faceva, e non riusciva a controllarlo razionalmente (…)”


Chi era Gustavo Rol

La vita di Rol, così come i suoi biografi ce la offrono, è stata una vita agiata. Torinese sia nella nascita, sia nella morte, era il terzo di quattro fratelli: Carlo, nato nel 1897, Giustina nata nel 1900 e Maria del 1914.


Gustavo Rol (a sinistra) con Scelba, Saragat e Fanfani

Il padre, Vittorio, era un noto avvocato che poi nel 1909 diverrà direttore della sede di Torino della Banca Commerciale Italiana. La madre, Marta Peruglia, è figlia dell’avvocato Antonio, presidente del tribunale di Saluzzo.

Rol passa la sua infanzia tra Torino e San Secondo di Pinerolo, nella residenza settecentesca di famiglia. Impara a suonare il pianoforte e perfeziona la conoscenza del violino senza l’ausilio di alcun maestro. Negli anni del liceo conosce il beato Pier Giorgio Frassati e la sorella Luciana. Nel 1921 intraprende la carriera giornalistica e nel ‘23 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza in cui si laureerà qualche anno dopo. Studierà anche scienze commerciali a Londra e Biologia medica a Parigi. Si iscrive inoltre al corso allievi ufficiali di complemento, divenendo sottotenente.

Tra il 1925 e il 1930 gira l’Europa come dipendente delle filiali Comit. A Parigi conosce la sua futura moglie Elna Resch Knudsen, di origine norvegese, figlia di un capitano di Marina. Si sposano a Torino nella chiesa di San Carlo in piazza San Carlo, il 17 dicembre del 1930. Fu un collezionista di rilievo internazionale di cimeli napoleonici, esperto della storia, delle campagne, delle battaglie e delle imprese di Napoleone.

Un aneddoto ci racconta che negli anni trenta a Parigi Rol passeggiava per una via quando, spinto da un istinto sconosciuto, entrò in una casa, chiese al portinaio di condurlo nelle cantine che avevano il pavimento di terra battuta, e fattosi prestare una pala, scavò dissotterrando un bel busto marmoreo rappresentante l’Imperatore dei Francesi.

Un’altra storia racconta che alla palazzina di caccia di Stupinigi è conservata la carrozza di Napoleone, donata da Rol, con la quale l’Imperatore si recò a Milano per essere incoronato Re d’Italia. Rol l’aveva acquistata a Marengo, dove era rimasta abbandonata per molti anni.

Nel 1930 acquista un alloggio in via Silvio Pellico 31, dove abiterà sino alla sua morte, e per sei anni da solo, dopo la morte della moglie avvenuta nel 1990. Il periodo cruciale della sua vita fu quello vissuto a Parigi verso la fine degli anni venti, perché a Parigi scoprì quello che farà di lui uno dei più grandi sensitivi di tutti i tempi.

Nel 1927, il 28 luglio scrisse una frase sul suo diario ritenuta emblematica per le sue grandi conoscenze : “Ho scoperto una legge tremenda che collega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!”


Rol con il compositore americano John Cage

La sua carriera di sensitivo inizia ricca di successi, prodigi e azioni umanitarie di grande rilievo. Molti personaggi famosi lo frequentarono, tra questi Einstein, Croce, Fermi, Dalì, Picasso, D’Annunzio, Cocteau, Krishnamurti, e la sua fama di veggente si diffuse nell’Europa intera. Molti capi di Stato lo consultarono per fargli delle domande e chiedergli consigli. Alcuni sono nomi che hanno trasformato il corso della Storia, come Charles De Gaulle, Benito Mussolini, Pio XII. Lo stesso Hitler mandò dei suoi uomini a cercarlo con l’ordine di condurlo a Berlino, ma gli uomini del Duce riuscirono a sottrarlo dal prelevamento da parte delle SS.

Molte persone vennero salvate da Rol durante il periodo bellico, nella località di San Secondo di Pinerolo dove egli risiedeva. Si era impegnato a fare esperimenti di veggenza in presenza degli ufficiali tedeschi in cambio della vita dei prigionieri condannati alla fucilazione, e per ogni esperimento riuscito, una persona avrebbe avuto salva la vita.

Un fatto significativo, degno di essere raccontato, narra che a Pinerolo un comandante tedesco aveva messo al muro un gruppo di partigiani, e alla richiesta di Rol, accorso per chiederne la liberazione argomentando che non avevano commesso alcun crimine, il comandante rispose chiedendogli come facesse a esserne così sicuro, e Rol allora rispose dicendo che ne era così sicuro, alla stessa maniera in cui era sicuro di sapere cosa contenevano i cassetti della scrivania nella casa del comandante tedesco ad Amburgo, e cominciò minuziosamente a descrivere gli oggetti contenuti, nonché alcune lettere segretissime e documenti altrettanto riservati. A questo punto, sembra che il comandante tedesco, confuso e spaventato, si decidesse a liberare immediatamente i prigionieri.

Nel 1934, morì il padre, e Rol decise di lasciare l’impiego in banca, che non lo aveva mai attratto e che aveva intrapreso solo per compiacere i genitori. Nel ‘39, alla fine dell’estate, Gustavo viene richiamato alle armi presso il 3° reggimento Alpini di stanza presso il centro mobilitazione di Torino. In questo periodo, che è poi quello degli ultimi anni della guerra, si è a conoscenza di molti aneddoti interessanti e sbalorditivi che lo videro come protagonista.

L’episodio di quel periodo che ha fatto storia è, però, quello del suo incontro con Mussolini. Era il 1942, e Rol, allora capitano degli Alpini, venne convocato al quartier generale di Mussolini, a cui era giunta alle orecchie la notizia dei suoi poteri straordinari. Riportiamo il fatto così come Rol lo raccontò: “Quando già la guerra era avanzata, il mio comandante mi inviò a Roma dove mi presentai ad un colonnello che all’una di notte mi condusse a Villa Torlonia. Mi fecero entrare in un piccolo studio e mi ritrovai d’innanzi a un tavolo sul quale Mussolini stava lavorando alla luce di una lampada dal cappello verde. Il Duce fece un cenno con il capo e continuò a scrivere, lasciandomi, lo confesso, un po’ sbigottito. Passò qualche eterno minuto, poi chiuse una cartella e mi fissò con due occhi furbissimi dicendomi: ‘Mi è stato riferito che voi fate previsioni, dunque parlate, come andrà a finire la guerra?’ Tremavo come una foglia, e cercavo di svicolare dicendo: ‘Sono semplicemente un bravo soldato che fa il suo dovere.’ ‘Vi ho chiesto di dire a me ciò che voi dite degli altri. Parlate, e vi assicuro che non vi verrà fatto alcun male, parola del Duce!’, e si picchiò forte la mano sul petto. Un immenso coraggio mi investì, mi sentivo sereno e utile, come durante un esperimento. ‘Duce, io credo che la guerra sarà perduta.’ ‘E che ne sarà del Duce?’ ‘Gli italiani lo allontaneranno nella primavera del 1945.’ Egli si rizzò in piedi e disse: ‘Staremo a vedere’. Salutai romanamente e presi congedo.”


Casa Rol

Alla fine della guerra, Rol allestisce un negozio di antiquariato, che porterà avanti sino alla metà degli anni ‘50. Poi decide di dedicarsi a tempo pieno alla pittura e all’ulteriore approfondimento delle sue conoscenze da veggente, indirizzate verso l’obiettivo di aiutare il suo prossimo.

Dopo gli anni ‘50, la sua residenza in via Silvio Pellico a Torino diviene meta di pellegrinaggi da parte di personaggi conosciuti, come Pitigrilli, che gli dedicò un libro, Federico Fellini, che spesso gli chiedeva consigli per le sue nuove sceneggiature, e tra gli altri, John Cage, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Franco Zeffirelli, Giorgio Strehler, Valentina Cortese, Giovanni Agnelli, Cesare Romiti, Vittorio Gassman, Valentino Bompiani, Vittorio Messori e molti altri.

Conosce anche Luigi Einaudi, Giuseppe Saragat e Amintore Fanfani. A Londra, sempre negli anni ‘50, incontra pure la regina Elisabetta II, che desiderava mettersi in contatto con lo spirito del padre, Re Giorgio VI, scomparso nel 1952. Sempre nello stesso periodo incontra anche Padre Pio, del quale era molto devoto. Nel 1964 ad Antibes in Francia, incontra e consiglia l’Imperatore d’Etiopia, Hailè Selassiè, al quale predice la morte per mano del suo stesso popolo.

La sua fama raggiunse anche l’America, infatti Walt Disney e John Fitzgerald Kennedy vollero conoscerlo. Nel 1981 il presidente Reagan gli inviò una lettera di ringraziamento per aver contribuito con la sua veggenza alla liberazione del Generale Dozier, tenuto in ostaggio dalle Brigate Rosse.


Gli esperimenti

Gli straordinari esperimenti di Rol hanno avuto una sorta di classificazione da parte di studiosi che hanno analizzato il suo operato. Maurizio Ternavasio, nel testo “Gustavo Rol, la vita. L’uomo, il mistero”, classifica questi esperimenti in sette categorie:

1) gli esperimenti con le carte; 2) scrittura, lettura e pittura a distanza; 3) apporti e comparsa di oggetti; 4) lettura del pensiero, predizioni e chiaroveggenza; 5) diagnosi mediche e guarigioni; 6) viaggi nel passato e nel futuro; 7) sdoppiamenti e materializzazioni.


Un esperimento condotto da Rol a casa di amici

Ne citeremo alcuni, quelli più significativi e meglio documentati.

Per quanto riguarda gli esperimenti con le carte, uno dei più intriganti è quello avvenuto con Fellini, che quando si recava a Torino incontrava sempre Rol per parlargli dei suoi progetti cinematografici e carpirgli qualche consiglio sulle sceneggiature da perseguire o sui titoli da dare alle sue opere. In un’intervista rilasciata dal regista nel 1965 per il Corriere della Sera, Fellini racconta l’episodio vissuto in prima persona quando si incontravano per la cena al ristorante Firenze di via San Francesco da Paola: “Mi fa scegliere una carta dal mazzo. Era, mi ricordo, il sei di fiori. ‘Prendila in mano - mi dice - tienila stretta sul tuo petto e non guardarla: in che carta vuoi che la trasformi?’ Io scelgo a caso. Nel dieci di cuori, gli dico. ‘Mi raccomando – ripete lui – tienila bene stretta e non guardarla.’ Lo vedo concentrarsi, fissare con intensità spasmodica la mia mano che tiene la carta. Intanto penso: perché mai non devo guardare? Sì, me lo ha proibito, ma il tono non era così severo. Che me lo abbia detto apposta per indurmi a trasgredire? Insomma, non resisto alla tentazione. Stacco un po’ la carta dal petto e osservo. E allora ho visto... ho visto una cosa orrenda che le parole non possono dire... la materia che si disgregava, una poltiglia giallastra e acquosa che si decomponeva palpitando, un’amalgama ributtante in cui i segni neri dei fiori si disfacevano e venivano su delle venature rosse... A questo punto ho sentito una mano che mi prendeva lo stomaco e me lo rovesciava come un guanto. Un’inesprimibile nausea... E poi mi sono ritrovato nella mano il dieci di cuori.”

Per quanto riguarda le presunte guarigioni che Rol avrebbe compiuto, vi è da dire che si limitava a patologie di solito non troppo gravi, e il più delle volte il suo intervento serviva unicamente ad alleviare il dolore o a ritardare per qualche momento una fine ormai imminente. Ricordiamo uno dei casi ritenuti più eclatanti e riportati nel testo di Maurizio Ternavasio. È quello relativo al noto giornalista de La Stampa, Tino Neirotti, colpito da un grosso calcolo renale; lo testimonia il figlio Marco, anch’egli giornalista del quotidiano torinese: “Eravamo a metà degli anni ‘70. Stufo delle continue coliche, mio padre aveva finalmente optato per l’operazione, anche perché gli esami radiologici avevano escluso che il calcolo, viste le dimensioni, potesse essere in qualche modo espulso. Mi trovavo con lui nella camera della clinica quando entrarono Remo Lugli, suo collega al giornale, e Gustavo Rol, da lui conosciuto in occasione di qualche serata un po’ speciale durante la quale papà aveva comunque manifestato un certo scetticismo. Rol era di passaggio, in quanto stava facendo uno dei soliti giri per malati: allora si diceva che le sue visite dessero risultati migliori della morfina, e che quando se ne andava non occorresse più ricorrere alle pastiglie. Rol aveva avvicinato la mano alla schiena di mio padre senza toccarla in alcun modo, provocandogli soltanto una strana vibrazione e una vampata di calore. Prima di congedarsi, lo ricordo come fosse adesso, gli disse: ‘Secondo me, non è il caso di farsi operare.’ Papà per scrupolo chiese di essere sottoposto ad un altro esame radiografico prima dell’intervento fissato per l’indomani. Il calcolo era completamente scomparso, come se fosse stato bombardato dalle onde d’urto di un litotritore. I medici, sbalorditi, lo hanno subito rispedito a casa, e lui in seguito non ha mai più avuto problemi di quel genere.”


Federico Fellini fu uno dei più assidui frequentatori del salotto di Rol

Per ciò che riguarda i viaggi nel tempo, ecco come Rol stesso spiegò alla dottoressa Caterina Ferrari, insieme a Remo Lugli e a Maria Luisa Giordano, le modalità di questi viaggi: “Uno dei presenti sceglie un luogo qualsiasi, per esempio un posto ignoto a tutti a eccezione della persona che lo ha indicato descrivendolo. Poi si stabilisce una data passata o futura: ora, giorno e mese, senza limiti di tempo, senza l’indicazione dell’anno, dunque. Si spengono totalmente le luci e tutti sono invitati a concentrarsi sul luogo designato, immaginandolo com’era stato descritto e collocandolo nel tempo stabilito. La concentrazione è molto faticosa e non sempre riesce, perché tali viaggi sono difficili. Quando le cose si svolgono favorevolmente, c’è sempre qualcuno che comincia a parlare e a dire quello che vede. Il più delle volte si rivolge a una persona che il suo spirito gli mostra o si limita a descrivere. Succede anche che costui si stupisca di vedere indumenti che prima di allora non conosceva. In una seduta fatta a casa di un noto avvocato di Torino, questi rivelò di essere in contatto con una bella signora, e raccontò che la stessa lo condusse nella sua casa dove gli mostrò alcuni gioielli. In quel momento la luce si accese da sola, e tutti vedemmo al centro della tavola uno stupendo anello, che il giorno dopo donammo, in forma anonima, al Cottolengo.”

I fenomeni sulle materializzazioni e sugli sdoppiamenti sono strabilianti e inspiegabili, e hanno dell’incredibile. Un episodio relativo a un inquietante fenomeno di materializzazione con immediata e successiva ricostituzione della materia, viene riportato a Remo Lugli dal professor Ferruccio Fin: “Una sera, con un gruppo di amici, eravamo nella mia casa di Corso Matteotti. Gustavo ha preso un rametto da un vaso del soggiorno e, gettandolo contro la parete, lo ha fatto scomparire. Allora ci siamo spostati nella camera confinante, e abbiamo visto che il ramo stesso era finito su un armadio addossato alla parete divisoria.”


Uno dei dipinti di Gustavo Rol

Anche gli sdoppiamenti, come tutti gli altri fenomeni di Rol, non potevano accadere in maniera preordinata. Erano fenomeni difficili, in quanto da Rol stesso si venne a sapere che nella sua vita non riuscì a compierne più di due o tre: vero che, in qualsiasi momento, anche quando sto parlando o mangiando o lavorando, mi avviene di astrarmi improvvisamente; allora mi si dice che io rimango lì, “imbambolato fisso”, e se mi interrogano non rispondo, e i gesti normali dell’azione che stavo compiendo avvengono naturalmente, ma assai rallentati, come se in me sopravvivesse la sola vita vegetativa. Così mi accadde recentemente, mentre guidavo un’automobile e andavo a forte andatura. I miei amici si accorsero dall’espressione del mio viso che qualche cosa in me stava accadendo: non rispondevo alle loro domande ma, istintivamente, avevo distaccato il piede dall’acceleratore e poi lo tenevo appoggiato al pedale quel tanto che bastava per fare in modo che la macchina non si arrestasse. La guida continuava a essere perfetta e, mentre l’automobile si muoveva ormai lentissimamente, non figuravo al volante, se non alla stregua di un semplice automa.”

Rol raccontò del caso di uno sdoppiamento avvenuto a Cannes, mentre stava giocando a bridge in un albergo: “Improvvisamente il mio sguardo si fece di vetro e i miei movimenti divennero lentissimi, come un uomo meccanico. Essendo il mio partner allo stato di ‘morto’, condussi a termine la mano in un silenzio perfetto ma in maniera incredibile, come poi mi raccontarono, indovinando tutte le ‘impasses’, come se le carte dell’avversario mi fossero note. Quel mio stato anormale durò circa dieci minuti: il tempo di terminare quella mano e cominciarne un’altra. Poi improvvisamente, quasi fossi ritornato in me, ridivenni scherzoso. Non erano ancora le 23, quando una signora mi chiamò al telefono: ‘Rol, lei ha compiuto un miracolo! La mia bimba stava malissimo, aveva la febbre a 40° e il medico ci dava poche speranze. Fu allora che la invocammo, e io gridai: Rol, Rol, mi aiuti in nome di Dio, chieda a Dio di lasciarglielo fare, che la mia bambina non muoia! E lei è apparso, lo sa? Lo abbiamo veduto tutti. È venuto vicino al lettino con le mani in avanti ed ha fatto dei gesti. Ora la bimba respira bene, la febbre è andata giù e il medico sostiene che si è trattato di un vero miracolo’ (…)”

Non solo nomi noti dell’intellighenzia italiana ebbero a che fare con Rol. Anche se, come abbiamo già sottolineato, egli viveva in un mondo agiato e alto-borghese, non si rinchiudeva in una vita elitaria. Moltissime persone hanno conosciuto Rol, e hanno tenuto nel cuore e nella memoria, la storia semplice e ordinaria dell’incontro con questo intrigante personaggio.


1 - continua


Danilo Tacchino è scrittore e poeta ed è stato docente di sociologia all'Università Popolare di Torino. Ha pubblicato numerosi volumi sul fenomeno UFO e su storia e folclore piemontese e ligure. È stato responsabile regionale del Centro Ufologico Nazionale (CUN) dal 1989 al 2000


Articoli correlati:
Gustavo Rol: prodigi ed enigmi, tra Scienza e Mito - 2

 

Seguici su:

Seguici su Facebook Seguici su YouTube