Misteri

Esistevano gli Uomini Giganti?

Stampa E-mail
08 Novembre 2011

Pauli Arbarei. La tomba dove Luigi Muscas da bambino ebbe il primo incontro ravvicinato con un gigante. La tomba misura più di 4 metri di lunghezza


L’esistenza di uomini giganti sul nostro Pianeta è uno di quegli enigmi che ogni tanto riscuote un qualche interesse da parte dei media. Spesso, peraltro, i ritrovamenti di ossa di misura fuori dal comune vengono liquidati con l’etichetta “affetto da gigantismo”. Certo, il gigantismo esiste, così come il nanismo, ma forse vale la pena di provare ad approfondire la questione, anche perché di giganti si parla nella Bibbia, nelle leggende greche, orientali, africane, americane, insomma nei racconti più antichi di mezzo mondo. Ci si riferirà al tempo dei sauri? O è esistita sulla Terra (e magari esiste tuttora) una specie umana più alta di quella che conosciamo? L’evoluzione della specie è andata proprio come ce la raccontano?

Sembra esserci una sorta di cover-up sulla questione: spesso i reperti giganteschi scompaiono nel nulla o vengono proprio distrutti; i ricercatori che li trovano talora ritrattano e i giornali che ne pubblicano notizia capita che si scusino con i lettori per aver pubblicato un falso. E’ mai possibile che tutti, ma proprio “tutti”, i ritrovamenti siano inattendibili? E come mai rimangono scarsissimi reperti a disposizione di una seria indagine?

Di Giganti ci parla la Bibbia: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: “Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni”. C’erano sulla Terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi…” (Antico Testamento, Genesi – 2 Samuele).  La Bibbia cita diversi esseri giganteschi: Og (sconfitto da Mosè durante la conquista di Canaan), Golia (sconfitto da Davide), gli Anakiti, i Refei. Le leggende greche narrano la storia dei Giganti nati dal sangue di Urano, ucciso da suo figlio Cronos. Parlano anche del mito di Atlante e di Prometeo. E non dimentichiamo i Ciclopi di Ulisse. Anche presso i Siriani e gli Ittiti si trovano miti relativi ad un’antica razza di giganti. E così pure in India, in Thailandia, in America.

Nel “Manoscritto messicano di Pedro de los Rios” si legge: “Prima del diluvio che si verificò 4008 anni dopo la creazione del mondo, la terra di Anahuac era abitata dagli Tzocuillixeco, esseri giganteschi…” Nell’Edda si narra di come la Terra sia stata creata dal corpo del gigante Ymir.

La tradizione giapponese parla della sconfitta di una banda di giganti da parte dell’eroe Raiko che, insieme a fedeli soldati, travestendosi da scimmie, fecero bere loro un filtro magico per poi annientarli. Le leggende della tribù pellerossa Omaha parlano dei Mu-a-lusha, esseri giganteschi giunti millenni prima da oltre l’Oceano Pacifico.

Non troviamo giganti solo nelle leggende e nelle narrazioni più antiche; ci sono testimonianze di ritrovamenti avvenuti sia in tempi remoti che in tempi più recenti.


Nel sito di Sant'Anastasia affiorano numerosi resti ossei di dimensioni superiori al normale

Erodoto (Storie 1-68) narra del rinvenimento di un gigante alto circa 3,10 metri. Quando Hernan Cortes e gli spagnoli sbarcarono in America, gli indigeni mostrarono loro ossa gigantesche; Cortes stesso spedì al suo re un femore alto quanto un uomo. Un altro conquistador, Fernando de Alba, racconta che “in Messico i resti dei giganti potevano essere trovati ovunque”. Magellano incontrò in Patagonia esseri molto alti, tanto che i membri del suo equipaggio arrivavano solo alla loro cintola.

Nel 1577 a Willisau, nel cantone di Lucerna, venne alla luce uno scheletro dalle ossa enormi. Dopo un’attenta verifica che dimostrò che le ossa erano umane, lo scheletro gigante venne esposto in una sala del municipio. Nel 1622 Giovan Battista Modena, canonico e studioso vercellese, trovò nella Chiesa di San Cristoforo (Vercelli) un dente molto grosso e a Saletta i resti di un gigante. Nel 1663 a Tiriolo, in provincia di Catanzaro, venne portata alla luce una tomba assai grande con dentro uno scheletro gigante. Fu coinvolto Marcello Malpighi, famoso medico bolognese del tempo, ma questi non riuscì ad avere i reperti promessi per poter condurre un’indagine scientifica. Nel 1810 in California fu trovato uno scheletro gigantesco, con sei dita. Nel 1895 Mr. Dyer, nella contea di Antrim, in Irlanda, scoprì un gigante fossilizzato di 3,70 metri. Nel 1925 a Glozel (Vichy-Allier-Francia) Emil Frendin nel campo dove stava lavorando trovò un’ingente quantità di manufatti antichissimi (17-15.000 a.C.), ma soprattutto ossa e crani di dimensioni doppie rispetto al normale e monili di misura per arti giganteschi. Nel 1940 venne ritrovata nell’isola di Giava una mascella inferiore che, per proporzione, poteva appartenere ad un uomo di circa 3,50 metri. Nel 1943 nelle isole Aleutine alcuni militari trovarono ossa di uomini che potevano raggiungere addirittura i 7 metri di altezza.

Nei pressi di Ventimiglia (IM) fu rinvenuto intorno al 1960 uno scheletro di gigante che misurava tre metri e mezzo.

Pochi anni dopo, in Val di Lanzo (TO), venne alla luce un enorme sarcofago corredato di suppellettili e lunghissime clave, contenente i resti di un essere lungo circa tre metri.

Nel 1969 a Latina furono ritrovate le tombe di 50 guerrieri, tutti alti intorno ai 2 metri, una statura molto diversa da quella media dell’epoca. Negli anni ’70 in Messico un proprietario terriero rinvenne nella sua terra due scheletri molto alti che dovette incenerire per evitare una condanna per omicidio.

Negli Stati Uniti, nel MT. Blanco Fossil Museum si conserva un femore alto quasi quanto un uomo di statura media.


Luigi Muscas davanti alla Tomba dei Giganti di Siddi

In vari anni, sono stati portati alla luce resti giganteschi in California, nel Texas, in Perù, in Marocco, nell’Africa del Sud, in Siria, nelle Filippine, a Ceylon, in Pakistan, nella Cina meridionale, in Tibet, in Australia, in Inghilterra, in Moravia, in Italia.

Nel 2004 una spedizione del National Geografic rinvenne nel deserto indiano, in un settore chiamato “The Empty Quarter”, nel Nord dell’India, i resti di uno scheletro di taglia eccezionale. Il ritrovamento è avvenuto con l’appoggio dell’esercito indiano ed è stato segnalato da un giornale indiano. Ma alla richiesta di avere le fotografie relative all’articolo pubblicato, il giornale indiano ha risposto sconfessando l’articolo e scusandosi per aver pubblicato una notizia falsa.

Di recente, nella regione del Caucaso sono stati trovati da antropologi sovietici scheletri di 2,8-3,1 metri.

In una chiesetta del bresciano, San Salvatore, pare che ancora oggi siano visibili ossa gigantesche attraverso la grata di una cripta.


I Giganti di Pauli Arbarei

Un caso particolare, relativo al mistero archeologico/paleontologico dei giganti, lo troviamo a “casa nostra”, in Sardegna, per la precisione a Pauli Arbarei (CA), nel Medio Campidano. Luigi Muscas, pittore e scultore, nato a Villamar nel 1962 e dal 1971 residente appunto a Pauli Arbarei, ha ricordi molto precisi in proposito. Da bambino, nell’accudire il gregge di pecore a lui affidato, si trovò faccia a faccia con uno scheletro gigantesco, seppellito in una tomba sulle alture vicino al paese: “Un giorno, era il 18 febbraio 1972, come di consueto, dopo la scuola, portavo le pecore al pascolo quando un temporale mi sorprese e mi costrinse a cercare riparo in una grotta vicina. Quando vi entrai vidi uno scheletro molto grande le cui dimensioni, mi resi conto, erano molto al di sopra della norma. La testa, per dare un’idea, era grande più o meno come un televisore da 26 pollici, ma di forma rotonda. Gli arti superiori erano lunghi quanto me, che allora ero alto circa 1 metro e 20. Ciò che mi colpì particolarmente era che il corpo appariva mummificato, conservava ancora tutta la pelle e in trasparenza si vedevano i legamenti. La pelle era color caffelatte.” (dal libro “I giganti e il culto delle stelle” di Luigi Muscas).


Uno dei denti di gigante trovati da Luigi Muscas nei campi intorno a Pauli Arbarei

La tomba, in effetti, ha grandi proporzioni, più di 4 metri di lunghezza, e poteva sicuramente ospitare un individuo più alto del normale, anche se Muscas lo definisce “piccolo” visto che l’altezza media dei “Giganti” raggiungeva i 6 metri. La Sardegna è piena di Tombe dei Giganti, imponenti costruzioni megalitiche erette con grandi pietre, orientate con precisione in rapporto al sorgere del Sole. Se queste bellissime costruzioni siano state davvero le tombe di esseri giganteschi non ci è dato sapere; gli archeologi parlano di strutture destinate a sepolture collettive, ma si sa che le costruzioni megalitiche sono state usate nel tempo per svariati scopi, anche molto diversi da quello per cui furono erette. Certo è che le Tombe dei Giganti sono veramente innumerevoli e ci sarebbe la giustificazione per pensare ad un intero popolo di altezza ben superiore alla nostra.

Luigi Muscas è latore anche di ricordi personali e della sua famiglia, ricordi relativi ad una civiltà stanziata nelle terre intorno al suo paese in ere antichissime che costruì edifici imponenti come templi e piramidi, una grande civiltà che può essere collegata al mito di Atlantide.

La stessa famiglia di Luigi Muscas tramanda i geni di un’antica stirpe. A sua detta la famiglia Muscas-Monreale discende dai giganti: suo nonno era alto più di 2 metri, il trisnonno 2,25 e gli avi più alti ancora. Tutti affetti da gigantismo? Magari così potrebbe essere per una famiglia, ma non si giustificherebbero le migliaia di Tombe dei Giganti sparse per l’isola.

E’ lecito a questo punto chiedersi dove sono finiti gli scheletri di questi esseri giganteschi. Domanda più che legittima, ma che al momento non ha una risposta certa. Muscas afferma che negli anni sono stati ritrovati moltissimi scheletri, ma tutti sono stati fatti scomparire in un modo o nell’altro: commercio illegale di reperti archeologici, distruzione, occultamento. Insomma sarebbe una vera e propria cover-up.


Le tibie, misurate all'epoca della scoperta, sono lunghe
1,70 metri l'una

A che pro? Chi ha interesse a nascondere quello che sarebbe un pezzo importantissimo del nostro passato? Non si vuole che la storia si riveli diversa da quella che ufficialmente, da anni, si studia a scuola? Non sarebbe una novità anche se, col tempo, molte nuove scoperte, come ad esempio quella delle piramidi europee, stanno portando alla necessità di riscrivere la storia stessa. Ci sono centri di potere che volutamente occultano reperti?

Muscas ricorda che quando era bambino gli scheletri ritrovati venivano fatti vedere alle autorità o agli esperti e quasi sempre sparivano nel nulla il giorno dopo. Molti abitanti della zona hanno trovato parecchi reperti nelle loro terre, ma il più delle volte hanno nascosto tutto, hanno frantumato le ossa con i trattori, le hanno portate alle discariche oppure bruciate: temevano di non poter avere più accesso alle proprie terre, cosa che accade nel momento in cui si individuano nel sottosuolo reperti di interesse archeologico. Muscas ipotizza anche che qualcuno abbia guadagnato parecchio dal commercio illegale dei reperti, commercio sicuramente avvenuto anche in relazione agli scheletri dei giganti. Egli stesso ha avuto informazioni in merito all’esistenza di musei privati in cui si possono ammirare numerosi scheletri giganteschi, elegantemente ricomposti nelle teche per il piacere del proprietario.

Muscas dice che anche la Chiesa ha contribuito ad occultare gli scheletri o a promuoverne la distruzione: tutti i reperti che sono stati affidati ad ecclesiastici sono misteriosamente scomparsi. Purtroppo egli non è in grado di mostrare altro che frammenti di ossa, denti e mandibole di proporzioni senz’altro notevoli, ma in attesa di essere verificate per appurare con certezza la loro appartenenza. Racconta di essere stato ingannato da chi, con la promessa di analisi e studi che poi sono stati disattesi, ha portato via gran parte del patrimonio da lui custodito.

Al Parco Archeologico di Sant'Anastasia a Sardara abbiamo potuto fotografare e filmare due ossa affioranti dal terreno. Secondo Muscas si tratta di due tibie, ognuna della quali è lunga 1,70 metri. Quando furono effettuati gli scavi lui ebbe la possibilità di misurarle. Ora purtroppo si vede molto poco perchè sono quasi completamente ricoperte da terra e ci sono transenne che non permettono di avvicinarsi.


Frammento di mandibola gigante trovata nei campi vicini al paese Pauli Arbarei

I ricordi di Muscas parlano anche di corredi funerari piuttosto ricchi: oggetti di metalli preziosi, armi, suppellettili, gioielli, abiti, oggetti “tecnologici” che avrebbero anticipato i tempi, oggetti che, se la storia fosse davvero andata così come la conosciamo, non sarebbero potuti esistere.

L’esistenza degli scheletri dei giganti è testimoniata anche da altri abitanti della zona. Abbiamo parlato con alcune persone che hanno confermato il ritrovamento di moltissimi scheletri di giganti durante la costruzione delle case del paese: gli scheletri venivano segati e gettati nella discarica oppure caricati su camion e portati via per essere bruciati. Ci hanno descritto le posizioni delle sepolture (a croce, con 4 scheletri i cui crani erano accostati) e le dimensioni dei crani di almeno 60 centimetri di larghezza.

Muscas racconta ancora che sono stati trovati scheletri con le corna, frutto di ibridazioni tra uomo e animale. Pare che questi “geni antichi” esistano ancora oggi, dando vita a persone con caratteristiche particolari: piccole protuberanze sulla testa, piedi palmati, ecc. Non sarebbero altro che la discendenza dell’antica specie dei giganti in una delle sue varianti genetiche.

I racconti di Luigi Muscas sono senz’altro molto interessanti, così come interessanti sono i racconti dei suoi amici e compaesani che condividono con lui il bagaglio di memorie di un’antica storia. Muscas riconduce l’antica civiltà dei giganti al mito di Atlantide, narrato da Platone nel Timeo, ma se anche Atlantide non fosse in Sardegna, resta un interrogativo storico di grande rilevanza: chi furono i nostri antenati? Da quale razza proveniamo? Se c’era un popolo di giganti nel nostro remoto passato, che fine ha fatto?

 

Seguici su:

Seguici su Facebook Seguici su YouTube