Misteri

I Laghi del Mistero

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17 Dicembre 2020
Lariosauro fossile di Perledo
Lariosauro fossile di Perledo

Viaggio criptozoologico nelle storie mirabolanti dei laghi d’Italia e dei loro abitanti misteriosi, tra enigmi di ieri e di oggi, antichi dipinti, batiscafi, stemmi araldici


Continuiamo a viaggiare attraverso i confini della zoologia: questa volta, ci muoviamo attraverso i laghi che costellano la penisola italiana.

Partiamo dal Nord, da Bennie. Con un gioco di parole che ovviamente ricorda Nessie (il mitico abitante del Loch Ness), Bennie è il misterioso abitante del Benàco, antico nome del Lago di Garda.

L’ipotesi della presenza di un’animale misterioso, di dimensioni colossali nelle acque del Lago di Garda ha radici molto antiche: già nel Medioevo vennero riportati avvistamenti di “mostri acquatici” che terrorizzavano i pescatori e gli abitanti delle sponde. In particolare furono i monaci del monastero situato sull’Isola del Garda a segnalare, come riporta lo storico Bongianni Grattarolo nella sua «Historia della Riviera di Salò» datata 1599, che «caverne oscurissime e profondissime» esistevano sotto le scogliere dell’isola ed erano tane per creature acquatiche definite «smisurate e deformissime» che terrorizzarono chi le vide.

La leggenda è rifiorita alla grande il 17 agosto del 1965, per un evento che avvenne nei pressi della Baia delle Sirene, sulla sponda orientale del lago, a poca distanza dal borgo di Garda che dà il nome al lago stesso. Fu qui che una decina di turisti (persone inappuntabili, che non avevano alcun interesse a montare un caso) affermarono di aver visto emergere dalle acque un’enorme creatura lunga oltre 10 metri, dalla forma simile ad un serpente, che sarebbe poi ridiscesa sottacqua dirigendosi appunto verso le grotte sottomarine dell’Isola del Garda.

Antica stampa del Lago di Garda
Antica stampa del Lago di Garda

La notizia ovviamente fece scalpore, fu riportata da tutti i media e finì per diventare uno dei più intriganti misteri della zona. Anche perché, negli anni successivi, gli avvistamenti si sono susseguiti, soprattutto dal 2000 in poi: ci sono stati a tutt’oggi circa 15 “incontri” con questo straordinario ed enigmatico animale non umano.

Nel 2001 un sub avvistò nei pressi di Gargnano un animale simile a quello descritto dal gruppo di turisti del 1965. Un albergatore molto conosciuto segnalò un avvistamento analogo nella zona di Manerba. Nel 2013, ancora nei pressi della Baia delle Sirene, una famiglia avvistò una creatura descritta come lunga almeno quindici metri, con aspetto sconvolgente, come a metà tra serpente e balena.

E altri simili avvistamenti nel 2016, 2017 e 2018. Molti pescatori parlarono di reti strappate e di grandi quantità di pesci apparentemente inghiottiti da non si sa chi o cosa. Ma particolarmente interessante e inquietante fu l’episodio che coinvolse due signore ai primi di settembre del 2017, riportato dal quotidiano l’Arena di Verona con un’intervista diretta alle protagoniste: si trovavano presso la frazione Pai di Torri del Benaco, in riva al lago, quando iniziarono a vedere, poco lontano da loro, “due “cose” allineate, lunghe circa un metro e mezzo, simili a “due gobbe che potevano assomigliare anche a uno strano dorso”. Anche altri bagnanti videro la strana cosa, un ragazzo fece in tempo a scattare delle foto a questo essere che si mosse con tranquillità e lentezza per un lungo tratto, sempre con le due gobbe che scavallavano dentro e fuori dal pelo dell’acqua. E non lo fece semplicemente in linea retta ma anche con spostamenti laterali: a un certo punto incrociò sul proprio percorso un motoscafo ormeggiato e, per evitarlo, fece un’ampia curva intorno al natante. Si trattava quindi di un essere senziente, non certo di un relitto, un tronco galleggiante o cose simili.

Si sono occupati della storia media prestigiosi di tutto il mondo: per andare a “caccia” di Bennie sono state organizzate missioni esplorative con tanto di robot sottomarini e sonar a scandagliare il fondo del lago, ma il mistero non è stato risolto. Bennie è comunque entrato nel cuore degli abitanti della zona: non con la fama di bestia terrificante bensì con l’idea di un essere buono, pacifico, quasi benevolo, una sorta di protettore delle acque, di antico guardiano del lago. Forse un sentire di origini ataviche, che accomuna i Nativi del Benaco a tanti altri Nativi che, in giro per il mondo, nutrono simili sentimenti nei confronti di misteriose presenze animali non umane.

Non ci allontaniamo troppo da Bennie, perché a poca distanza dal Lago di Garda abbiamo un altro bellissimo specchio d’acqua che è il Lago di Como. L’antico nome di questo bacino era Lario e non mancano riferimenti gustosi ed intriganti a un misterioso abitante che è stato per questo soprannominato Larry. Anche qui la storia è davvero antica.

Abbazia di Piona Affresco Santa Margherita e il Drago 1200 circa
Abbazia di Piona Affresco Santa Margherita e il Drago 1200 circa

Abbazia Cistercense di Santa Maria di Piona, nei pressi di Colico, estremo nord del ramo lecchese del Lario: un affresco che risale al 1200 circa rappresenta con chiarezza lo scontro tra una figura femminile, identificata con Santa Margherita e un grande essere alato che sembra essere, diciamo così, esorcizzato dalla santa che avanza con una croce. Il Medioevo fu certamente il tempo in cui venivano spesso rappresentati grandi serpenti o esseri alati in contrapposizione ai santi della cristianità, a simboleggiare la lotta tra l’antica Tradizione dell’Umanità, la spiritualità atavica dei Popoli naturali e il Cristianesimo che voleva conquistare il mondo: ma che proprio a Piona, a due passi dal Lago di Como, un affresco importante ricordasse la presenza di un essere straordinario è, per lo meno, intrigante. E lo è a maggior ragione perché sembra dare il via a racconti di un misterioso abitante del Lario che si sono protratti nei secoli.

Molte e in vari tempi sono state infatti le testimonianze di pescatori che raccontavano di essere stati sbalorditi per aver percepito le acque del lago che improvvisamente si agitavano e ribollivano, come se qualcosa di molto grosso si stesse agitando sottacqua. In epoca moderna sono numerose le testimonianze di incontri enigmatici: a partire dal novembre1946, quando tutti i giornali nazionali riportarono con titoloni la testimonianza di una coppia di cacciatori che, trovandosi lungo la costa del Pian di Spagna, zona pianeggiante all’estremità nord del lago, videro, a una decina di metri dalla riva, un animale sconosciuto e inimmaginabile, una sorta di enorme serpente della lunghezza di non meno di 10-12 metri, di colore rosso bruno, coperto di squame e con una bocca molto grande. Nei giorni seguenti furono segnalati diversi altri avvistamenti in località vicine come Sorico, Gera e Piona. Ci fu chi organizzò vere e proprie battute di caccia o di pesca e studiarono la situazione anche diversi scienziati e ricercatori qualificati: non se ne concluse nulla.

In ogni caso, la vicenda del misterioso abitante del Lario era ripartita. Nel 1954, due persone, padre e figlio, avvistarono uno strano animale che usciva dall’acqua di fronte al paese di Argegno; nel 1957, tra Dongo e Musso venne avvistato un essere acquatico definito enorme, la cui probabile esistenza fu “confermata” circa un mese dopo da due ricercatori che si immersero nel lago con una batisfera al largo del paese di Dervio fino a una profondità di 90 metri e riferirono di aver visto uno strano animale, molto grande, con la sagoma e la testa simili a quelle di un coccodrillo; tra il 2002 e il 2003, nelle acque della sponda lecchese del lago i pescatori dissero più volte di essersi imbattuti in un animale sconosciuto lungo una decina di metri dalla forma affusolata, che poteva ricordare un’enorme anguilla. Infine, nelle acque di fronte a Dervio, nel 2002 vennero scattate alcune foto che ritraggono una sagoma serpentiforme emergere per pochi metri dall’acqua. Foto su cui ancora oggi, naturalmente, i pareri sono discordi tra chi le considera vere e chi frutto di un trucco fotografico: in ogni caso, ci riportano un’immagine molto simile alla figura del famoso plesiosauro, rettile acquatico dal corpo fusiforme, zampe pinnate e lungo collo che dovrebbe essersi estinto circa 65 milioni di anni fa ma che, stranamente, ricorda da vicino tante immagini di misteriosi abitanti dei laghi di tutto il mondo. Senza contare che, da queste parti, viveva, tra i 300 e i 200 milioni di anni fa, il notosauro, un rettile semiacquatico. Nel 1839 fu trovato un fossile perfettamente conservato di una specie ancora non conosciuta di notosauro nei pressi di Perledo, sulla sponda lecchese del Lario: era una sorta di lucertolone lungo circa 60 centimetri, al quale si attribuì il nome Lariosaurus Balsami in onore dello zoologo autore della scoperta, Giuseppe Balsamo Crivelli. Un notosauro tra i più piccini, visto che individui di quella famiglia potevano arrivare a superare i 6 metri. E così, come pensiamo talora a plesiosauri non estinti, possiamo pensare anche a notosauri sopravvissuti?

Lago di Como , il misterioso Animale di Dervio
Lago di Como, il misterioso Animale di Dervio

Infine, un antico drago comasco: all’ingresso della Basilica di San Fedele, costruita nel 1120 nel centro di Como, esiste il Portale del Drago, dove campeggia un essere alato a metà tra Drago e Grifone, che ci riporta all’antica presenza già incontrata nell’affresco dell’Abbazia di Piona ma questa volta con aura positiva, a incorniciare l’ingresso di un’importante chiesa.

E potremmo scarrozzare su e giù per l’Italia, perché sono davvero innumerevoli gli enigmi sotto le acque nostrane. Si potrebbe parlare, in Piemonte, del drago e dei grandi serpenti che popolavano nell’era medievale il Lago d’Orta. Oppure della strana comparsa di un indefinibile animale nel Lago Maggiore. In Liguria potremmo incontrare il drago marino della baia di San Fruttuoso oppure lo strano essere dalle molte teste del Golfo dei Poeti, tra Deiva Marina e Marinella. Tra Veneto ed Emilia Romagna la strana creatura semiacquatica avvistata più volte lungo le rive del Po. In Umbria Thirus, il leggendario drago delle paludi che finì sullo stemma della città di Terni. Scendendo a sud, in Calabria potremmo incontrare lo strano rettiloide segnalato nel lago Ampollino, sulla Sila e in Sicilia Colapesce, il mitico uomo acquatico di Messina …

Concludiamo con una storia davvero suggestiva: quella di Tarantasio.

Fino al 1300 circa, in Lombardia, nella zona tra quelle che sono oggi le province di Lodi, Cremona e Bergamo, esisteva un lago, più che altro un enorme stagno creato nei millenni dalle esondazioni di vari fiumi: si chiamava Gerundo. Nel corso del 14° secolo scomparve, vuoi per un prosciugamento naturale, vuoi per numerose opere di bonifica.

Ovvio, il Gerundo aveva il suo drago: Tarantasio. Ce ne parla il monaco Sabbio nel 1110, nelle sue Memorie della Città di Lodi: un drago serpentiforme, con la testa enorme e grandi corna, con coda e zampe palmate. Così pure lo descrive Ulisse Aldrovandi, grande naturalista del 1500, che lo riporta come una viverna, cioè un drago alato e con due sole zampe; molto simile la descrizione di Filiberto Villani, poeta lodigiano, nel suo poema “Lodi riedificata” del 1650. La storia di Tarantasio è simile a quella di molti suoi parenti: viveva nelle acque del Lago Gerundo, da cui usciva di tanto in tanto con grave sgomento delle genti circostanti.

Drago Tarantasio da Serpentum et Draconum Historiae di Ulisse Aldrovandi 1640
Drago Tarantasio da Serpentum et Draconum Historiae di Ulisse Aldrovandi 1640

Il povero Tarantasio finì per incappare in Uberto Visconti, grande cavaliere, capostipite della dinastia dei Visconti: ne nacque un combattimento all’ultimo sangue e Uberto uscì vincitore, uccise il drago Tarantasio. Ma è quello che successe dopo a lasciare in dubbio: a ricordo del drago una frazione del paese di Cassano d’Adda venne chiamata, da epoche antiche, Taranta e poi sono tantissime, nei paesi della zona, le strade che hanno conservato il nome di Via della Bissa (e non credo si dia ad un luogo abitato un appellativo che ricorda cose terribili); ancora oggi esistono poi, in numerose chiese lombarde, le leggendarie “costole del drago”: autentiche ossa costali di dimensioni enormi, riconducibili ad un essere di proporzioni gigantesche. Ovvio che molti parlino di resti di cetacei preistorici ma … chi può dirlo?

E infine: a perenne memento della sua grande vittoria contro il drago, narra l’epopea cristiana che Uberto Visconti assunse, per lo stemma di famiglia, l’ormai mitico “biscione”, il grande serpente che tiene un uomo tra le fauci. Più di un ricercatore, però, asserisce che il biscione (potremmo dire il drago) non sta divorando e quindi distruggendo l’umano ma lo sta, anzi, facendo nascere … lo produce, ne promuove la comparsa. Un’interpretazione davvero intrigante. Uberto Visconti (detto per inciso, un pezzo grossissimo del nostro Medioevo, quindi della storia d’Europa), voleva celebrare la morte inflitta a un nemico della Cristianità o lanciare nel tempo il messaggio che esseri d’antichissima stirpe sarebbero per sempre stati meritevoli di aver dato e di dare vita all’Umanità stessa?

Un enigma davvero fantastico…


 

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