Megalitismo |
Sulle tracce della leggenda |
12 Settembre 2017 | ||||||||||||
Il vasto insediamento megalitico scoperto nella Valle Argentera sembrerebbe essere un’ulteriore conferma del fondamento storico dell’antica leggenda di Rama città celtica
Addentrandosi nella ricerca delle nostre radici di Nativi europei ci si rende conto che c’è molto da scoprire e che con ogni probabilità la ricerca non finirà mai: il mosaico è complesso e la confusione creata in secoli bui di storia cancellata, riscritta e reinterpretata ha creato una coltre di nebbia che ha coperto e appannato storie, tradizioni, reperti, antichi miti. Eppure, anche partendo solo da flebili frammenti di leggende, ci si accorge che c’è un cammino già tracciato, un filo di Arianna che aspetta solo di essere scoperto e ritrovato. Pian piano il mosaico prende forma e la vera storia dei territori celtici appare sempre più reale. Dapprima con elementi sparsi e apparentemente sconnessi, poi via via sempre più netti e collegati tra di loro, fino a formare un disegno globale impressionante in cui leggende, ritrovamenti, racconti, tradizioni, segreti degli anziani, si inseriscono armonicamente rivelando una storia precisa, la “nostra” storia. Nei territori del Piemonte, e nei territori europei ad essi collegati, esistono percorsi megalitici che portano ad individuare tracce di un passato ancora vivo, usanze legate tra di loro da una cultura comune, conoscenze segrete di anziani che conservano gelosamente tradizioni antiche.
Secondo un’antica leggenda, nelle valli del Piemonte migliaia di anni fa esisteva Rama, una immensa città megalitica; un mito che ha lasciato profonde tracce nelle tradizioni europee. Una città che sarebbe scomparsa a seguito di un cataclisma naturale. Questa leggenda sarebbe all’origine di importanti tradizioni come quella del Graal. Narra la leggenda druidica che “un Dio anticamente scese sulla Terra. Le sue reliquie vennero raccolte e custodite nel tempio del fuoco sulle falde della Montagna Sacra. Intorno al tempio venne edificata la città di Rama. A più riprese eroi leggendari la ampliarono ed estesero la sua potenza a tutte le terre conosciute. Ma la sua grandezza era quella di custodire l'antica conoscenza, lo Shan, l'arcaico nome del Graal; una luce che si irradiò per tutta la Terra e fu la base del sapere dei Druidi del tempo. La città di Rama era protetta da un grande Drago che interpretava le forze cosmiche dell'universo scaturite dal Vuoto primordiale. Il Drago insegnava ai cavalieri del tempo a lottare e a danzare nel vento e li introduceva alla conoscenza mistica dello Shan. Un grande cerchio di pietre era la dimora del Drago, e custodiva al suo interno il segreto dello Shan. Venivano da ogni parte del mondo per vedere il grande cerchio di pietre e per conoscere il suo segreto. Quando le acque si portarono via la civiltà madre, Rama rimase la sola a testimoniare l'antico potere del Drago. I millenni la cancellarono ma la conoscenza che custodiva è ancora viva nelle tradizioni di tutta la Terra. Ancora oggi si narra che il cerchio di pietre esiste ma è invisibile e si mostra solo nella notte di Samain a chi sa cercare. In quella notte, tutti gli abitanti del posto, umani e non, visibili e non, si incontrano tra le eterne maestose pietre e celebrano il ritorno alla Terra ancestrale.”
Il mito della città di Rama continua ad affiorare dai racconti dei valligiani e nella vita quotidiana, una tradizione che sembra collegata agli imponenti megaliti presenti su tutto il pianeta. Secondo la leggenda, una vasta regione, che oggi si estende dal Piemonte alla Savoia e alla Provenza fino a raggiungere la Liguria e la Valle d’Aosta, è stata testimone di eventi straordinari che rappresentano le radici culturali di queste stesse terre e di tutto il continente europeo. Con la chiave interpretativa fornitaci dalla leggenda non è difficile imbattersi, nel corso delle ricerche, in imponenti siti megalitici che sembrano percorrere tutto il Piemonte. È ormai consuetudine trovare gli insediamenti megalitici in luoghi particolarmente magici. Questa volta le ricerche ci hanno condotto nella Valle Argentera, presso Sauze di Cesana in alta Valle di Susa. Come sempre accade in questi casi, abbiamo dovuto penare un po’ per trovare il posto che non era facile da trovare nonostante le indicazioni degli anziani del luogo. Ma quando siamo riusciti a scorgere i primi menhir la nostra gioia è stata grande: non si trattava di qualche menhir isolato, bensì di un vastissimo insediamento megalitico con allineamenti di menhir, cromlech, dolmen e tumulus. Una vera miniera d’oro per i ricercatori di megaliti! Le pietre sono con evidenza interrate e quasi sepolte per metà dalle stratificazioni del terreno che si è depositato nei millenni e che impedisce di vederne l’altezza reale. Lo scopritore, il noto scultore del legno Mario Castagnasso, cultore di storia locale, ha sottoposto ad esperti del settore l’analisi delle pietre che sono state datate a circa 3.000 anni a.C.
Tuttavia, come spesso accade in questi casi, le ricerche si sono arenate e il luogo è stato dimenticato dai ricercatori e dalla Sovrintendenza dei Beni Archeologici. Evidentemente le ricerche che riguardano le origini della nostra Storia non sono di interesse degli enti preposti. Eppure il sito è davvero notevole. Oltre a trovarsi in una valle particolarmente incantata, con panorami mozzafiato, l’insediamento si estende su un’area molto estesa che di certo può riservare ancora molte sorprese.
Oltre agli allineamenti e al cromlech esiste un masso, che è stato definito erratico, di sei metri di altezza che presenta una strana peculiarità: indica l’ultimo raggio del sole al solstizio d’estate. Il masso potrebbe essere stato usato come mirino in quanto assume la funzione di traguardo del tramonto del solstizio estivo in rapporto ad alcuni menhir. Secondo i ricercatori del CesMap (Centro Studi e museo d’arte preistorica di Pinerolo), interpellati da Mario Castagnasso, il grande masso potrebbe avere una funzione archeoastronomica. Peccato che le ricerche siano state poi abbandonate. Se si perlustra la zona adiacente ai menhir, non è difficile imbattersi in altri reperti interessanti che meriterebbero un’analisi approfondita, come il grande dolmen poco distante, o il tumulus collocato a circa 50 metri dai menhir, quasi interamente interrato, ma di cui si intravedono le pietre del dolmen all’ingresso e il muretto a secco che lo delimita. Una volta di più ci si chiede chi fossero i misteriosi abitanti di queste zone, come sia possibile che siano stati cancellati dalla storia nonostante le imponenti vestigia sparse in tutto il Piemonte e non solo; e ci si chiede il motivo di questo disinteresse da parte degli enti preposti alle ricerche archeologiche, finanziati dai cittadini. Come spesso accade, queste ricerche sono portate avanti da ricercatori autodidatti, senza risorse e corroborati solo dalla loro passione. È accaduto nel caso della scoperta delle mura di Rama da parte di ricercatori della Ecospirituality Foundation, una scoperta che ha elevato la città di Rama dalla leggenda alla Storia. Il sito megalitico della Valle Argentera è una ulteriore conferma della presenza di questo vastissimo insediamento urbano, ricordato ancora oggi dalle Famiglie Celtiche della Valle di Susa e delle Valli di Lanzo. La ricerca continua.
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