Megalitismo |
La storia celata: la piramide di Nizza |
11 Febbraio 2015 | ||||||||||||||||
L'antica storia d'Europa rappresenta le radici dei suoi popoli. Tuttavia sembra che sia sistematicamente dimenticata a favore della cultura romano-cristiana. Il caso emblematico della piramide di Nizza in Francia, distrutta come altri monumenti evidentemente "scomodi" del passato europeo
La storia insegnata sui banchi di scuola e proposta dai media mostra la civiltà Egizia come la cultura più antica che si sia affacciata sul Mediterraneo. Il luogo comune dell'immaginario collettivo è categorico. Contempla Faraoni vestiti di sontuosi abiti dorati e templi magnifici che si ergono con la loro storia sul suolo nordafricano, mentre si intravedono orde di barbari rivestiti di pelli popolare il continente europeo. Sempre secondo questo luogo comune spettò, molti secoli più tardi, all'Impero romano creare una vera forma di civiltà in Europa ed espanderla in tutti i paesi limitrofi. Fu poi la rivoluzione cristiana a passare il testimone dall'Impero a Costantino che avrebbe gettato le basi della civiltà occidentale e purtroppo anche delle sue sanguinose colonizzazioni, ispirate alla Discovery Doctrine promulgata della Chiesa del '400. Oggi non si parla dell'antica storia dei Nativi europei che rappresentano le effettive radici dell'attuale Europa. Tutt'al più si celebrano miti del grande Nord, senza più la chiave di interpretazione, e si studia "en passant" la storia recente dei Gallo-romani, la cui presenza nella storia e nelle tradizioni popolari dei popoli nordici è inequivocabile e non può essere estinta con un colpo di penna.
Nella prospettiva più benevola della cultura maggioritaria l'antica cultura europea rimane l'oggetto di una ricerca archeologica e di musei allestiti a tema, quando non viene obnubilata come è successo per il quadrante astronomico di Nebra e per i "wobblestone", meccanismi semplici ma incredibili ritrovati nelle tombe dei druidi e dei dignitari Celti di alto rango. Non si parla mai della cultura dei Nativi europei, delle loro vicende storiche, delle loro conoscenze e del loro pensiero. Eppure la stessa Chiesa sembra aver felicemente conglobato molte credenze degli antichi druidi, evitando accuratamente di farne conoscere le radici. Le antiche piramidi europee Tuttavia l'attenzione del pubblico e di molti ricercatori, non vincolati ai sistemi sociali dei propri paesi, si è rivolta alla ricerca dei reperti rimasti dell'antica civiltà europea. Un primo ritrovamento, che fece grande scalpore nel mondo dell'archeologia, fu quello delle piramidi della Bosnia che si stima siano state costruite 20-30mila anni fa da una civiltà oggi sconosciuta alla storia ufficiale.
Nei pressi di Sarajevo, in Bosnia, vicino alla cittadina di Visoko, l'équipe di Semir Osmanagich ha portato alla scoperta, nel 2006, di una serie di piramidi di varia grandezza, ricoperte dalla vegetazione, che per le loro dimensioni possono essere paragonabili a delle colline. Una scoperta subito contestata dal mondo accademico poiché la loro presenza contraddirebbe i paradigmi storici ordinari. L’autore della scoperta fu tacciato di dilettantismo e accusato di voler trarre un profitto economico a danno dei creduloni del caso. Le piramidi della Bosnia sembrano essere ricoperte da uno spesso manto di materiale che le porta inequivocabilmente ad essere considerate un manufatto. All’università bosniaca di Zenica questo materiale è stato identificato come cemento, più performante di quello oggi conosciuto, con più durezza e minore permeabilità all’acqua. Presso i laboratori del Politecnico di Torino, su richiesta della Ecospirituality Foundation sono stati eseguiti ulteriori esami sul materiale proveniente dalla struttura superiore di una delle piramidi, quella detta del Sole, che hanno confermato che il materiale è effettivamente cemento, quasi simile a quello usato dagli antichi romani. La conferma dei due laboratori porta a stabilire che la struttura della piramide è inequivocabilmente di natura artificiale e non si tratta di una formazione naturale di sedimenti dovuti a fenomeni geologici. Vista la possibilità di condurre un esame del genere, perché mai i detrattori della veridicità delle piramidi di Visoko non hanno mai eseguito un esame di laboratorio tanto semplice e rivelatore?
Viene il sospetto che ci possa essere una sorta di "cover up" sui reperti che giungono dalla lontana storia europea per meglio sostenere il paradigma ufficiale su cui si sostiene la cultura occidentale. Tuttavia le piramidi della Bosnia non sono le sole che sono state scoperte sul territorio europeo. In Italia, ad esempio, ne sono state rinvenute in Lombardia, in Campania, in Friuli, in Sardegna e molte altre in Sicilia. Il numero elevato dei ritrovamenti e la loro complessità architettonica ci mettono di fronte ad un caso archeologico importantissimo che crea un problema ideologico. In effetti non mancano i casi di reperti, anche di grandi dimensioni andati distrutti o celati dalla cronaca attuale, come gli antichi templi "pagani" e vari menhir e dolmen, ma anche come la grande città megalitica di Rama, le cui gigantesche vestigia resistono al tempo nella Valle di Susa, nel nord del Piemonte. Possiamo fare un esempio dell'inspiegabile comportamento delle autorità nei confronti della salvaguardia di questi reperti citando il caso della piramide di Barnenez, a nord della Bretagna. Una piramide a gradoni, di circa 35 metri di altezza risalente al 4500-3900 a.C., realizzata con la posa di pietre a secco, che ospita porte sui fianchi e camere e corridoi interni. Praticamente simile a quelle di Güímar, tuttora esistenti sull'isola di Tenerife nell'Arcipelago delle Canarie in Spagna. Così come la piramide di Monte D'Accoddi in Sardegna, o quelle della Sicilia. Tutte a gradoni e costruite con posa di pietra a secco. Dimenticata nel tempo, la piramide di Barnenez venne riscoperta nel 1850 a seguito della sua ripulitura dalla vegetazione che se ne era impadronita, rivelando l'opera preziosa di una cultura europea che era in grado di conoscere principi matematici e astronomici.
Eppure, quasi subito dopo la sua riscoperta, al di là del suo valore storico, la piramide venne venduta nel 1954 ad una impresa edile che, considerandola alla stregua di un deposito di comune pietrisco, cominciò a smantellarla. Lo scempio fu bloccato nel 1955 dalla ferma opposizione della popolazione locale, ma senza aver potuto impedire che una certa parte fosse scomparsa, finita nei carretti di materiale portato via chissà dove. Per la cronaca, anche le Piramidi di Güímar, che in origine erano nove, oggi sono solo sei poiché le altre, considerate nel 1800 come cumuli di sassi senza valore, sono andate distrutte a seguito dell'utilizzo del materiale pietroso con cui erano costruite. La scomparsa della grande piramide di Nizza Sorte peggiore è spettata alla grande piramide di Nizza che si trovava nei pressi della cittadina di Saint-André, a nord-est della città della Costa Azzurra. Di essa non ci è rimasto più nulla sebbene sino agli anni '70 si ergesse maestosa a testimoniare antiche vicende e conoscenze spirituali e scientifiche. La piramide di Nizza poteva essere considerata una delle più grandi piramidi rinvenute sul continente europeo. Un simbolo emblematico dell'antica civiltà dei Nativi europei. Quale nazione potrebbe avere interesse a distruggere un monumento di tale importanza? A meno che ci fosse l’intenzione di rifiutare un collegamento storico e ideologico con la cultura che ha provveduto alla sua costruzione.
Alla sommità della piramide era stato edificato un grande dolmen, a testimonianza del legame con i monumenti megalitici presenti su tutti i continenti.
Rimangono a testimoniare la sua imponente dimensione le fotografie eseguite da scrupolosi osservatori poco prima che venisse demolita. A cui si aggiungono inoltre, con ampia descrizione della struttura della piramide di Nizza, autori dell'800, come Christian Bouquet, e del '900, come Bonaventure Salvetti, Roger Cheneveau e Henri Broch.
Gli antichi progenitori degli europei Ma chi erano i Nativi europei di cui si parla e che oggi, al di là di ogni censura ideologica, rappresentano le radici culturali e biologiche dell'intera popolazione dell'Europa? La moderna paleontologia porta a ritenere che l’Europa di migliaia di anni fa sia stata oggetto delle migrazioni di popoli che giungevano dal continente africano. Per prime, intorno ai 300-400 mila anni orsono, giunsero e si insediarono sul territorio le popolazioni dei Neanderthaliani. Abili costruttori, avrebbero eretto fortezze e monumenti megalitici di vario genere che possiamo ancora osservare. In seguito, circa 40-50mila anni fa, ci furono altre migrazioni dall'Africa, popolazioni di Cro-Magnon, la variante dell’Homo Sapiens Sapiens.
Circa 35mila anni fa le foreste del Nord Africa cominciarono a lasciare posto al deserto. Le popolazioni Cro-Magnon che si erano stabilite in quell’area, e che in seguito sarebbero state identificate nelle attuali genti berbere, migrarono nuovamente verso l’Europa. Attraverso quindi lo Stretto di Gibilterra raggiunsero il Sud della penisola iberica, nell’area corrispondente all’attuale Andalusia, dove diedero vita a nuovi insediamenti fondendosi con la cultura neanderthaliana che li aveva preceduti. Nello stesso periodo altre popolazioni di Cro-Magnon, che si dirigevano verso il Medio Oriente e i Balcani, giunsero fino alle coste liguri dell’Italia dando vita alla comunità dei Liguri. Risulta evidente che, nel corso dei millenni, tutte queste popolazioni hanno avuto il tempo necessario per realizzare una loro specifica civiltà sul continente europeo. Una civiltà che per mantenersi stabile nel tempo dovette organizzarsi e sviluppare le tecnologie necessarie per costruire città e monumenti di culto. Una civiltà che nulla aveva da invidiare a quella Egizia e a quella dell'Impero romano. Una grande civiltà a cui possiamo attribuire tutti gli imponenti monumenti megalitici ancora esistenti e le grandi piramidi, ricavate modellando le elevazioni naturali, che oggi possiamo ancora ammirare. Senza dimenticare i gioielli di tecnologia che possedeva nel campo delle conoscenze scientifiche, della letteratura, della musica e dell'arte. |