Meditazione

Armor e Argoat, il Vuoto e il Pieno

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12 Aprile 2012

"Danzare nel Vento" in Bretagna

Danzare nel vento tra la foresta e il mare


Armor, Argoat, le due anime della Bretagna. Due termini celtici che significano “terra del mare” e “terra delle foreste”. Queste due definizioni hanno molte interpretazioni e sono ciò che caratterizza maggiormente lo spirito della Bretagna. Armor è l’aspetto estroverso, coinvolgente ed empatico, Argoat è l’aspetto nascosto e interiorizzante. Il concetto di “vuoto” e “pieno” della Kemò-vad, la “Danza del Vento”, è ben rappresentato da questi due termini. Han e Ham, secondo un linguaggio ancora più antico, sono le due contrapposizioni di “vuoto” e “pieno” che si uniscono nella dimensione “neutra” dello Shan, la Natura nella sua essenza più intima.

Han è Armor, Ham è Argoat. La dimensione orizzontale di Armor, simboleggiata dal mare, si incontra con la dimensione verticale di Argoat, simboleggiata dagli alberi delle foreste. Armor, il confine della costa, Argoat, l’interiore della foresta.

L’esperienza della Kemò-vad ha origini lontane, ma l’iniziativa che la fa rivivere nel tempo attuale scaturisce dalla parte più nascosta e magica del cuore della Bretagna.

“Kemò-vad” significa “danzare nel vento”, secondo la poetica definizione che gli antichi druidi davano a questa forma di meditazione dinamica. Danzare nel vento del divenire cosmico, il vento divino del trascendente, che rappresenta il fluire naturale delle cose, vissuto attraverso il senso intimo del Vuoto, lo Shan.

Il revival di questa antica disciplina nasce dagli incontri che il suo scopritore, Giancarlo Barbadoro, ha sviluppato nel tempo con la Comunità druidica di Paimpont, nella foresta di Brocéliande, dove ha avuto l’occasione di conoscere un mondo che i libri di storia hanno dimenticato e di cui ormai non si parla più. Una tradizione nata al tempo della grande civiltà che esisteva sul continente europeo, prima ancora della mitica Babilonia del passato o dei fasti dell’antico Egitto.

Queste persone, incontrate presso la fontana di Barenton, chiamata la “fontana di Merlino” per le sue doti terapeutiche, hanno aperto un’inaspettata porta su una dimensione solitamente ben nascosta e, di fatto, invisibile alla storia ordinaria. La musica, anche in questo caso, come in altri incontri straordinari, ha costituito il maggior elemento di comunicazione e di unione. Il suono del flauto di Giancarlo si univa così al magico scandire del “danzare nel vento”, come in una esperienza unica e totalizzante.

Ho avuto la fortuna di essere testimone di molti di questi incontri straordinari, dove il tempo si fermava e l’Argoat si univa all’Armor. Il Vuoto e il Pieno si univano nella neutralità dello Shan.

Sotto la guida di uno dei druidi di Paimpont abbiamo scoperto i benefici psicofisici e spirituali della Kemò-vad e l'importanza della divulgazione di questa antica disciplina.

La tecnica millenaria della Kemò-vad, così come ci è stata tramandata dalle consorterie druidiche della Bretagna, è un dono preziosissimo che non deve essere dimenticato.

Molto tempo dopo, durante uno dei nostri appuntamenti periodici con la terra bretone, mentre “danzavo nel vento” sugli scogli della Côte Sauvage mi sono tornate in mente quelle prime esperienze con la Kemò-vad. Era come se il tempo non fosse trascorso, poiché con la Kemò-vad il tempo sembra fermarsi.


Kemò-vad nel Cerchio di Pietre di Dreamland

Danzare nel vento, secondo l’esperienza della Kemò-vad, è già di per sé una magia. Farlo in Bretagna, sugli scogli della Côte Sauvage o in mezzo ai grandi menhir ancora liberi, nel vento e sotto le nuvole che corrono, è a dir poco esaltante. Sembra di essere immersi in una dimensione senza confini precisi, senza più avvertire il distacco tra sé e l’universo.

Ma questa sensazione fa parte della natura intrinseca della Kemò-vad. Conduce inevitabilmente a un contatto intimo con la natura, ovunque ci si trovi. Si riscopre un contatto con Madre Terra che fa parte di noi, ed è naturale cercare posti particolari dove questo contatto si sente più vivo. Può essere un bosco, un luogo megalitico, la riva del mare. Può essere un prato innevato o una notte sotto le stelle con la luna piena. O addirittura in mezzo alla nebbia. E perché non all’interno di un cerchio di pietre che rispecchia l’antica filosofia dei druidi?
E tuttavia questa antica disciplina risveglia in noi delle forze latenti che sono richiamabili in qualsiasi momento del nostro quotidiano, anche in mezzo al traffico della città o all’interno della propria stanza. Scopriamo che tutto è già in noi, ed è lì a portata di mano. Basta “danzare nel vento”...

Nell’antico druidismo il vento simboleggiava lo Shan, la natura immateriale dell’esistenza.

Il vento è invisibile, eppure possiede un grande potere. E’ un esempio della misteriosa forza della natura. Ci fa sentire il richiamo di Madre Terra.

La Kemò-vad è il fluire del vento. Se entriamo in sintonia con la sua logica entriamo in contatto con l’esistenza. Troviamo benessere, troviamo noi stessi. Troviamo il silenzio e l’armonia, una dimensione dove non esistono più conflitti, né dentro né fuori di noi.

Danzare nel vento per divenire aria nell'aria, per incontrare il silenzio con cui si mostra la vera natura dell'esistenza. Un silenzio che ci fa dimenticare le problematiche del momento e ci mostra la luccicanza dell'invisibile.

Abbandonarsi coscienti al "vento divino" per godere delle situazioni utili al proprio divenire, nella consapevolezza che tutto è in continua mutazione. Tra Vuoto e Pieno, tra Armor e Argoat, in qualunque parte dell’universo.


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