Leggende e Tradizioni

Valli di Lanzo: leggende e dintorni

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28 Febbraio 2011

Fenomeni luminosi e fiammelle vaganti dei tempi passati

Le leggende nascono dalla tradizione popolare e si tramandano di generazione in generazione come parte integrante della storia dei luoghi da cui esse derivano. Questi racconti che appartengono a un tempo ormai lontano, mantengono la capacità di affascinare e di avvicinarsi al fantasioso o comunque ad una realtà in cui, non esistendo la televisione, internet e tutte le tecnologie attuali, l’uomo faceva più attenzione alle cose semplici della vita e passava molto più tempo a contatto con la natura e con essa viveva un legame che andava oltre ad una semplice passeggiata in montagna.

Nelle Valli di Lanzo esistono molte storie su fenomeni particolari, provenienti da racconti di pastori, di contadine, di cacciatori che, vivendo con la natura un rapporto a 360 gradi, permetteva loro di “vedere”, grazie alla loro semplicità e alla loro fantasia, fenomeni particolari, senza una spiegazione scientifica.

Poiché per raccontarle tutte non basterebbe un libro, in questo breve scritto parlerò di due fenomeni luminosi che nei secoli passati venivano osservati dalla gente del posto e raccontati come vere e proprie storie.

Il primo di questi è quello che riguarda la cometa di Versino una frazione del comune di Viù, nell’omonima valle. Si narra che nei secoli passati, quando si vedeva cadere una “fiamma dal cielo” in un cortile o vicino ad un’abitazione, essa portava sventura alle persone che in quei luoghi dimoravano.

Questa è una leggenda che nelle Valli di Lanzo si è tramandata fino ai giorni nostri per via orale ed è difficile poter dire quante e quali sventure ha portato negli abitanti di Versino, ma indirettamente si può trovare riscontro in alcune lettere, memorie di persone che hanno visto cose simili in altre parti del Piemonte come ad esempio in una lettera scritta il 20 dicembre 1664 da un ambasciatore veneto che a quei tempi si trovava a Chieri: “ Una minacciosa cometa comparsa per tre volte, questa settimana, un’ora dopo la mezzanotte, in vista di questa città, levandosi da settentrione, guardava colla sua coda piramidale, lunga più di sei braccia, la parte d’oriente, l’anno passato ne apparve nei medesimi giorni una simile, e in poche settimane morirono le due Duchesse di questa casa. La memoria recente turba con gran ragione e rende spaventoso il presagio”. Oppure, come scrive Francesco Maria di Lariano nel suo libro “Storia di Torino” nel 1712 al tempo della guerra tra i Savoia e la Francia sotto il regno di Carlo III “ Varie specie di mostri veduti nelle nostre campagne, e più altri prodigi nuovamente apparsi nell’aria, furono infausti forieri della guerra imminente nelle nostre contrade”.

È facile immaginare come la fantasia possa giocare strani scherzi soprattutto in presenza di coincidenze come queste, ma bisogna ricordare che il più delle volte una leggenda nasce da un evento inspiegabile, come può essere appunto una stella cadente per una persona di secoli fa.


L'altare druidico di Viù con il graffito preistorico delle "Tre Norne", dette anche le "Tre Masche"

Un’altra leggenda collegata ad una “luce in movimento” è quella del “lume vagante”, una fiamma che si dice percorreva ogni notte la Val d’Ala per risalire poi verso la Val di Viù. Per la gente del posto non si trattava di un fuoco fatuo, ma di una piccola fiamma chiamata “fuoco dell’invers” perché si faceva vedere dalla parte della vallata a destra del torrente Stura chiamata “l’invers” perché essendo esposta a mezzanotte prende meno sole.

La leggenda risale al medioevo quando tutte le tre Valli di Lanzo si ritenevano popolate da streghe spaventose che, a stretto contatto con il demonio, potevano operare terribili malefizi come comporre bevande che potevano mettere nei cuori l’odio cieco o l’amore, o uccidere bambini per averne il sangue necessario per evocare demoni e fantasmi.

Una di queste viveva a Mezzenile, in una delle numerose grotte che all’epoca collegavano Mezzenile con la Val di Viù: le fatture delle streghe erano senza rimedio, ma poiché anche le streghe sono destinate a morire, qualcuno la trovò morta e la scaraventò dentro la grotta dove imputridì nascosta dalla fitta vegetazione. Da quella carcassa si alzò la prima fiamma che poi continuò ad accendersi tutte le sere verso le nove: non bisognava però farsi ingannare da quella luce innocua perché si dice che se si fermava sul tetto di una casa portava odio e morte fra coloro che la abitavano, un po’ proprio come la cometa di Versino.

In quel periodo era usanza bruciare le “streghe” in mezzo ad una piazza e anche se questa morì per morte naturale fu punita con la stessa pena: la sua anima ardeva ogni notte nel dolore senza potersi ribellare al destino che le era stato riservato per l’eternità.

Si alzava in cielo e proseguiva verso il campanile di Ceres e se qualcuno la guardava affascinato da quel lume vagante, una voce rauca e minacciosa lo distoglieva dal suo incanto: “va per la tua strada e non guardarmi” intimidiva la fiammella che si moltiplicava in tante piccole fiamme che aggredivano paurosamente il malcapitato. Altre volte si dice che apparisse all’improvviso un cane mostruoso i cui occhi sparavano fiamme mentre  il lume vagante continuava il suo peregrinare da un campanile all’altro, passando da Viù e salendo fino a Margone. All’alba, con il primo raggio di sole, si spegneva.

Per dire se queste due leggende hanno un fondo di verità è facile: basta mettersi una notte ad osservare il cielo o le montagne e vedere cosa succede, ma poiché non disponiamo più dell’immaginazione e della semplicità di quelle persone, molto difficilmente riusciremmo a scorgere qualcosa.

Forse è proprio la modernità dei giorni nostri che ci ha chiuso gli occhi al fantastico, alla magia di un evento inspiegabile, e facciamo sempre più fatica a meravigliarci delle cose, perché ormai ci è stato detto che a tutto c’è una spiegazione scientifica e quindi tutto si riduce ad una formula, ad un concetto matematico.

Ma a tutti i sognatori, a tutti quelli che conoscono leggende antiche, storie fantasiose o presunte tali, dico una cosa: continuate a diffonderle perché la magia che fuoriesce da quelle parole così antiche e quell’alone di mistero che trasmettono, sono tra le poche cose che ci permettono di continuare a credere che tutto è possibile.


 

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