Leggende e Tradizioni

La repubblica Alpina degli Uomini liberi

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04 Febbraio 2024
“Peira Eicrita” ritrovata in Val Chisone. Il monolite, di circa 130 x 75 cm presenta incisioni risalenti a più di 3500 anni fa ricollegabili al Solstizio d’Inverno.  Per i popoli antichi il Solstizio d' Inverno rappresentava la vittoria del Sole sulle tenebre. Il periodo in cui le ore di luce ricominciavano ad aumentare a discapito del buio, una sorta di morte simbolica, prima dell'inizio di rinascita per la natura e gli uomini
“Peira Eicrita” ritrovata in Val Chisone. Il monolite, di circa 130 x 75 cm presenta incisioni risalenti a più di 3500 anni fa ricollegabili al Solstizio d’Inverno. Per i popoli antichi il Solstizio d' Inverno rappresentava la vittoria del Sole sulle tenebre. Il periodo in cui le ore di luce ricominciavano ad aumentare a discapito del buio, una sorta di morte simbolica, prima dell'inizio di rinascita per la natura e gli uomini

Origine e sviluppo di una civiltà alpina durata secoli, che trovò il suo culmine nella “République des Escartons”, nelle Alpi Occidentali


Qualche tempo fa ho letto, in uno dei tanti libri di Giancarlo Barbadoro, “I popoli naturali e l'Ecospiritualità”, un riferimento alle “famiglie celtiche” della Val di Susa, e a Rama, una città megalitica millenaria, culla delle maggiori scuole filosofiche Europee e presente in moltissime leggende del mondo mitico dei Nativi Europei, e non solo.

L'autore, più di cinquant'anni or sono, oltre che divulgarne la leggenda, ne ritrovò le mura, proprio grazie alle indicazioni ottenute, a patto di non divulgarne l'ubicazione, dalle antiche famiglie alpine.

Ma chi erano costoro? Si possono quindi ipotizzare delle radici Europee diverse da quelle che abbiamo appreso sui banchi di scuola?

Una storia antica diversa da quel che il paradigma attuale ci racconta?

Il caso degli Escartons nelle Alpi Cozie, potrebbe proprio esserne una espressione molto vicina a noi come luogo e come tempo e potrebbe avere espresso il “Cuore Antico” dei Nativi Europei.


Collocamento geografico

Quando rivolgiamo lo sguardo verso le montagne, e pensiamo alla maestosità delle Alpi che si stagliano nel cielo azzurro, oltre la cortina di grigio smog che attanaglia le nostre città in pianura, ci vengono in mente i numerosi borghi e le piccole cittadine, mete rinomate per gli amanti della natura e degli sport all'aria aperta e le famose stazioni sciistiche di fama mondiale che attirano turisti internazionali, da tutti i continenti.

Particolari della “Peira Eicrita”
Particolari della “Peira Eicrita”

La particolare conformazione delle nostre Alpi Occidentali rivolte verso il Piemonte, presenta pendii ripidi e scoscesi che distano solo pochi chilometri in linea d'aria dalla pianura. Mancano quasi del tutto le catene montuose e i contrafforti del versante francese, che rendono il passaggio verso la valle del Rodano più dolce e agevole favorendo un clima più stabile. Per molto tempo quindi, le popolazioni montane più vicine alle vette, sono rimaste ai margini delle grandi guerre per il potere avvenute in pianura, permettendo non solo uno sviluppo autonomo – almeno in parte – ma anche il mantenimento di una cultura e tradizione unica, basata su usi e costumi tramandati attraverso i millenni, di generazione in generazione. Miti, folklore, leggende popolari e storia, da un passato dimenticato, giunto fino a noi.


Dalle lontane origini all’instaurazione del Sacro Romano Impero

Le prime tribù si erano stabilite nelle Alpi Occidentali, probabilmente già nel Paleolitico, ma solo nel Neolitico si ha traccia ufficialmente approvata di una vera colonizzazione da parte di comunità umane permanenti. Provenivano probabilmente da Occidente, dalla zona estesa tra Provenza e Rodano, dove si era sviluppata una cultura caratterizzata da un’eccezionale intraprendenza territoriale ed ecologica (cultura chasseana). In alcune ipotesi antropologiche queste comunità si incontrarono con i Pelasgi provenienti dal Sud Italia.

Del periodo preistorico ci sono parecchie testimonianze. Basti pensare alla moltitudine di incisioni rupestri trovate su tutta l’estensione delle montagne Alpine tra la Liguria e la Slovenia.

La lancia di Longino anche associata alla Lancia di Lúg uno dei quattro tesori d'Irlanda dei Túatha Dé Danann, che assieme alla Spada di Luce, al Calderone del Dagda e alla Pietra del Destino, furono
La lancia di Longino anche associata alla Lancia di Lúg uno dei quattro tesori d'Irlanda dei Túatha Dé Danann, che assieme alla Spada di Luce, al Calderone del Dagda e alla Pietra del Destino, furono "doni" fatti agli ancestrali Re d'Irlanda, gli Ard-Rì

Una delle più emblematiche tra le tante da ricordare nei nostri luoghi, è la “Peira Eicrita” in Val Chisone. Il monolite, di circa 130 x 75 cm presenta incisioni, risalenti a più di 3500 anni fa, evidenzia simboli e linee, tra cui una svastica, che tracciano un allineamento con il Solstizio d’Inverno, il 21 Dicembre. I raggi del sole alle 8:00 del mattino si allineano perfettamente con le incisioni preistoriche dandoci l’idea di un antichissimo osservatorio astronomico.

Nonostante la presenza di diverse cime sopra i 3.000 metri e le condizioni di vita rese più difficili dall'altitudine e dalla durata dell'inverno, questa regione ha ospitato grandi insediamenti di celto-liguri fin dall'epoca preromana.

La presenza di queste comunità stanziali, unita alla disponibilità di valichi montani accessibili (in particolare il Moncenisio e il Monginevro), ha fatto sì che i contatti tra le popolazioni locali e il resto d'Europa fossero frequenti. Al passaggio delle legioni romane comandate da Giulio Cesare nel 61 e nel 58 A.C. le zone alpine del Piemonte Occidentale erano già organizzate in una confederazione di tribù che facevano capo ad una dinastia tribale riferita a Re Donno, che assieme al figlio Cozio riuscì a mantenere con i Romani degli accordi attraverso cui si poté conservare indipendenza e libertà di culto, in cambio della non belligeranza, e dell’impegno a costituire presidi ai valichi. Dal re Cozio, nominato Prefetto dei territori alpini, presero appunto il nome le Alpi Cozie, e la costruzione dell'Arco di Susa suggellò lo storico patto con i Romani.

Il territorio delle Alpi Cozie, fu quello che conservò più a lungo l’indipendenza da Roma, perché venne dichiarato provincia romana solo nel 64 dopo Cristo per la scomparsa della dinastia Coziana proprio all'apice dell'espansione dell'Impero Romano. Non ci fu comunque una vera penetrazione dei conquistatori romani, che preferivano installarsi nelle pianure più ricche e facili da colonizzare, e quindi le antiche abitudini di indipendenza e culto vennero in parte mantenute.

Le Alpi comunque entrarono per la prima volta nella "grande" storia d’Europa, solo nel 218 A.C., quando Annibale le attraversò con le sue truppe.

Anche se non correlata alle Alpi Occidentali nello specifico, c’è da ricordare la leggenda, di un certo fondamento storico, nonostante confutata da qualche studioso, che narra di una Legione tebana composta da egiziani copti, fatta venire dall’Africa per perseguitare ed uccidere alcune popolazioni alpine del canton Vallese sulle Alpi Svizzere, nel 286.

Il simbolo della chiesa Valdese qui rappresentato è in stretto collegamento con il concetto di “Post Tenebras Lux” l’antico motto druidico, posto sul Muro della Riforma a Ginevra.Rappresenta l’antico sciamanesimo druidico del continente europeo identificato nell’Ordine monastico-guerriero del mitico Black Sun Order, lo “Za-basta”, che secondo il mito è stato fondato da Fetonte al tempo della sua discesa sulla Terra e che rappresenta a memoria d’uomo la prima comunità di liberi ricercatori e pensatori nata in Europa
Il simbolo della chiesa Valdese qui rappresentato è in stretto collegamento con il concetto di “Post Tenebras Lux” l’antico motto druidico, posto sul Muro della Riforma a Ginevra. Rappresenta l’antico sciamanesimo druidico del continente europeo identificato nell’Ordine monastico-guerriero del mitico Black Sun Order, lo “Za-basta”, che secondo il mito è stato fondato da Fetonte al tempo della sua discesa sulla Terra e che rappresenta a memoria d’uomo la prima comunità di liberi ricercatori e pensatori nata in Europa

Molti tra i soldati tebani si rifiutarono di eseguire l’ordine, andando incontro alla conseguente rappresaglia che portò al loro massacro. Nella cultura popolare, questo accadimento è stato messo in rapporto con la leggenda della “Lancia del Destino” (o Lancia di Longino), che Maurizio, il Comandante della Legione, avrebbe portato in battaglia. Il suo nome è inciso sulla “Lancia Sacra di Vienna”, uno dei simboli più importanti del Sacro Romano Impero, conservata nella Tesoreria dell'Hofburg di Vienna.

Dalla metà del VI secolo, con la caduta dell’Impero Romano, sotto la spinta delle invasioni provenienti dal Nord ed Est Europa, i territori delle Alpi Cozie passarono prima sotto la dominazione di popoli di origine germanica fra cui i Longobardi, giunti intorno al 500, e poi i Franchi, che presero il potere verso la fine del 700. Il profondo influsso longobardo cancellò molte tracce degli ordinamenti romani e della loro concezione fortemente centralistica dello stato. Com’è noto i Longobardi consideravano lo Stato come l’unione di tutti gli uomini liberi atti alle armi, la cui volontà si esprimeva nelle assemblee generali convocate ogni anno. Il re era solo un capo militare eletto dall’assemblea per alzata di spade. Poiché questa struttura dello stato non era molto diversa da quella già presente nelle valli alpine, non ci fu con il loro arrivo alcun cambiamento radicale rispetto al passato. Nessun particolare mutamento avvenne neppure dopo che il regno longobardo fu conquistato dai Franchi guidati da Carlo Magno e fu instaurato il Sacro Romano Impero.


Le prime comunità alpine: Le “Manses”

All’inizio del millennio, Il Sacro Romano Impero si frantumò, e ci fu la disgregazione delle strutture amministrative. I territori furono frazionati in possedimenti più piccoli governati da nobili,

segnati dalla diffusione del cattolicesimo, e minacciati dalle temporanee incursioni dei Saraceni.

Nelle valli alpine si affermarono negli anni un certo numero di famiglie nobiliari: i Conti d'Albon, i principi del Delfinato, i delfini di Vienne ed i Conti di Savoia. Dinastie che si contesero lungamente tra di loro i territori alpini delle Alpi Cozie

Nel 1246, i Savoia riuscirono ad aggiudicarsi la bassa val Chisone, la val San Martino e la val Pellice con la pianura e la bassa val di Susa, collegandosi attraverso il Moncenisio alla Moriana e alla Savoia. A loro volta i Delfini di Vienne occuparono il Brianzonese e le alte valli di Susa, Chisone e Varaita. La zona al di qua delle Alpi si incuneava nei possedimenti dei Savoia come il becco di un uccello, per cui fu chiamato Bec Dauphin.

Mappa degli Escartons
Mappa degli Escartons

Siamo nel periodo storico del Feudalesimo, che per i secoli a venire avrebbe condizionato la storia europea con guerre, invasioni e lotte di religione. Anche le terre alpine ne furono coinvolte, rimanendo però, ai margini degli scontri per il potere, in quanto le dinastie feudali preferivano dedicare la loro attenzione ai territori in pianura, meno impervi, più ricchi e di maggior prestigio.

Così la struttura decentrata dello stato longobardo continuò ad esistere favorendo la formazione di piccole comunità agricole autonome, le “Manses”. In questi raggruppamenti di borghi e villaggi, si poté vivere in relativa tranquillità ed autogestione, favoriti anche dal clima che per i primi secoli del millennio si mantenne mite. Al Feudatario venivano pagate delle decime sotto forma di prodotti dei campi e di corvées, e questi garantiva la protezione militare contro eventuali invasioni.


Gli Escartons

Tra il XII e il XIV secolo tutta l’Europa occidentale soffrì di una grave crisi economica e sociale a cui contribuì un irrigidimento del clima (la piccola glaciazione medioevale) e il deterioramento ambientale dovuto ai grandi disboscamenti eseguiti anche in alta montagna per creare terreni coltivabili, davano raccolti talmente scarsi che non giungevano neanche a maturazione.

Le carestie minarono la salute delle popolazioni Europee favorendo il diffondersi di varie malattie, in particolare della peste, che fece strage anche nelle popolazioni alpine, mentre le imperversanti lotte di potere alimentavano miseria e povertà della maggior parte della popolazione da Nord al Sud Europa. Il Medioevo è stato un periodo conosciuto più per le vessazioni dei nobili nei confronti dei ceti più poveri che per la libertà individuale e la prosperità culturale. Ovunque scoppiarono rivolte contadine seguite da feroci repressioni.

Proprio in quel periodo però, i territori di Briançon, Queyras, Oulx, Pragelato e Casteldelfino videro la nascita di un nuovo esperimento politico e amministrativo nato dall'esigenza della popolazione di salvaguardare gli interessi e la sicurezza delle comunità locali. Il loro riconoscimento ufficiale fu sancito il 29 maggio 1343 con la firma della "Magna Carta" tra il Delfino Umberto II e i rappresentanti delle Comunità alpine. Un documento che attestava maggiori libertà individuali e fiscali per oltre quarantamila persone dei territori di montagna, che divennero speciali rispetto a tutto il resto dei territori di pianura. Non più semplici sudditi da spremere, ma “Uomini Liberi”. Anticipando di diversi secoli le principali leggi costituzionali del mondo moderno, venivano riconosciute le libertà fondamentali degli abitanti dei cinque “Escartons”, come la libertà di movimento all'interno del territorio, il diritto alla proprietà privata (anche per le donne), la partecipazione popolare all'elezione dei rappresentanti, la stesura e l'applicazione di nuove leggi civili e penali, la gestione mirata del territorio (uso dell'acqua e delle foreste) e la distribuzione delle tasse. In cambio, le comunità locali versavano al Delfino un totale di 12.000 fiorini d'oro, oltre a una rendita annuale di 4.000 ducati.

Pasque Piemontesi, incisione di Jodocus Hondius III. Con il termine “Pasque piemontesi” si indicano le persecuzioni in Piemonte di cui furono vittima i Valdesi
Pasque Piemontesi, incisione di Jodocus Hondius III. Con il termine “Pasque piemontesi” si indicano le persecuzioni in Piemonte di cui furono vittima i Valdesi

Ogni anno i capifamiglia dei vari villaggi si riunivano democraticamente in un consiglio per scegliere ed eleggere il loro rappresentante, il console, che guidava la comunità e svolgeva i vari compiti amministrativi.

Il caso della “Repubblica degli Escartons” (anche se il termine Repubblica è improprio) divenne un esempio oltre che di armonia tra poteri, anche tra spinte alla globalizzazione e rivendicazioni locali. In altre parole quello che venne nominato “paradosso alpino” divenne un mito.

Gli antropologi chiamano “paradosso alpino” il fenomeno per il quale, nel basso Medioevo, il livello di istruzione e di apertura culturale di una comunità di alta montagna era superiore a quello degli abitanti della bassa valle. Quando nelle pianure la storia sprofondava tra vassallaggio e ingiustizia qui reggeva una crescente prosperità. E tanto più si saliva di quota tanto più il benessere cresceva. Una felice anomalia della storia, che oggi, dopo anni di spopolamento delle nostre valli, sta diventando un mito. Quello, appunto, degli Escartons.

Il 31 marzo 1349, il Delfino Umberto II, non avendo eredi, intraprese la vita monastica e vendette i suoi beni al re francese Filippo VI di Valois. Da allora, lo stemma del Delfino fu associato al giglio di Francia.


1 - continua


Roberto Garosci, ricercatore della Ecospirituality Foundation, conduce insieme a Gianluca Roggero la trasmissione “Scienza di Confine” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it

 

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