Indigenous Peoples |
Ola Cassadore, l’ultima guerriera Apache |
08 Dicembre 2012 | ||||||||||||||||||
La grande leader spirituale Apache è mancata il 25 novembre scorso. La sua vita, dedicata a difendere la montagna sacra degli Apache, è un simbolo emblematico per tutti i Popoli naturali
Ola Cassadore era una donna saggia, una grande leader spirituale e allo stesso tempo una donna di una semplicità disarmante. Colpiva per la sua espressione sempre seria, che quando meno te lo aspettavi si trasformava mentre esplodeva in una risata cristallina da ragazzina. A Ola piaceva giocare, divertirsi, scherzare. Era di poche parole, eppure è riuscita a toccare i cuori di moltissime persone in tutto il mondo. Aveva una missione: difendere la montagna sacra degli Apache, Mount Graham, che in lingua Apache si chiama Dzill Nchaa Si’An, la Grande Montagna Seduta. Ola prese un solenne impegno con gli Anziani Apache, quando essi le parlarono dell’imminente dissacrazione della loro montagna sacra a causa del progetto che avrebbe presto distrutto il loro luogo più sacro. Ci ha confidato Ola: “È stato molto doloroso per gli Anziani, e le lacrime hanno cominciato a scorrere dai loro occhi mentre mi raccontavano del fatto che Mount Graham è una montagna sacra e che loro non volevano che la montagna fosse distrutta. È stato in quel momento che ho deciso di oppormi al progetto.” Ho avuto il privilegio di conoscere Ola e di dividere con lei molti momenti significativi, sia di lotta sia di quotidianità. Un contatto iniziato a causa di una missione comune, la difesa di un luogo sacro di un Popolo nativo, e diventato presto un rapporto intimo e particolare, in cui due culture si incontravano e si riconoscevano in una spiritualità condivisa.
I momenti che ricordo con maggior forza, e di cui sento maggiormente la mancanza, sono quelli di natura quotidiana, in cui si dividevano le reciproche abitudini e consuetudini culturali, ci si scambiavano idee e progetti, giochi e scherzi. Le piaceva Michelle, la mia gattina, ed era ricambiata con continui agguati da parte di quest’ultima, in un gioco che non finiva mai. Nei pochi momenti lasciati liberi dagli impegni dovuti alla causa di Mount Graham, Ola e suo marito Mike Davis si lasciavano andare con me e Giancarlo (Barbadoro - N.d.R.) a confidenze sulla loro vita quotidiana nella riserva San Carlos, sugli usi e costumi della tradizione Apache, e ovviamente non mancavano le note tristi e anche di rabbia per l’ennesima umiliazione che gli Apache stavano subendo. Abbiamo incontrato per la prima volta Ola Cassadore nel 1993, in Arizona, nella sua roulotte nella riserva Apache San Carlos. Subito ci ha colpito quel misto di fierezza, dolcezza e velata sofferenza che accomuna chi si è visto poco a poco portare via tutto: terre, tradizioni, riti, usanze. Ola Cassadore era membro della Tribù degli Apache San Carlos, Arizona. Suo padre era Capo Clan dei Deschin e sua madre apparteneva al Clan Istaneyei. Ola è cresciuta in una famiglia Apache fortemente tradizionale, sua nonna era medicine-woman e praticava la terapeutica tradizionale per le persone della Comunità. Suo fratello, Philip Cassadore, seguendo le orme del padre e dello zio è diventato anch’egli medicine-man, ricevendo la sua nomina su Mount Graham nel modo tradizionale Apache.
Quando Ola, insieme al marito Mike Davis, ci ha condotti su Mount Graham per mostrarci lo scempio che si stava compiendo nel loro massimo luogo sacro, ho pianto insieme a lei. L’umiliazione a cui abbiamo assistito nel vedere la strada sbarrata e il ranger che allontanava i discendenti di un fiero popolo dalla loro montagna, ci ha fatto decidere di schierarci al loro fianco a combattere. Ci sentivamo in qualche modo responsabili: l’Italia partecipa al progetto attraverso l’osservatorio di Arcetri; un altro dei maggiori sponsor è il Vaticano. Come possiamo, noi italiani, far finta di niente? Da allora abbiamo incontrato Ola molte altre volte, sia in Arizona che in Italia. La solidarietà è diventata amicizia, affetto, fiducia. I momenti che passavamo insieme a lavorare per la nostra comune impresa erano pieni di allegria e di aneddoti. Abbiamo condiviso momenti molto intimi sul piano spirituale, come ad esempio la preghera Apache da lei condotta su Mount Graham a cui abbiamo partecipato, purtroppo non nella parte più sacra del monte perché sbarrata. Ola cantava in lingua apache le canzoni tradizionali del suo popolo. La sua voce sottolineava l’evocatività dei canti tradizionali, come se arrivasse da un altro tempo. Insieme al mio gruppo musicale LabGraal abbiamo registrato alcuni dei suoi canti, e questo è uno dei preziosi regali che ho ricevuto da lei. La lotta di Ola per Mount Graham La vita di Ola Cassadore è stata unita a quella della montagna sacra in un legame che va oltre la comprensione umana. Mount Graham è una montagna nei pressi di Tucson, Arizona, vicino alla riserva degli Apache San Carlos. È una montagna unica nel suo genere, perché pur trovandosi in una zona desertica conserva una vegetazione particolarmente rara, che va dalla vegetazione desertica alla foresta boreale. Da tempo immemorabile Mount Graham ha una funzione di centralità nella cultura Apache. Gli Apache conservano 32 canti di vita, dati dal Creatore agli Antenati; 16 di questi canti contengono riferimenti diretti al monte Graham, Dzill Nchaa Si’An. Ola ci ha spiegato che Mount Graham è per gli Apache la casa del messaggero spirituale del passato, Ga’an. Ga’an è lo spirito che dimora nel monte Graham, conosciuto oggi come il danzatore spirituale della montagna Apache, da cui il Popolo Apache, sin dai tempi dei loro Antenati e fino alla generazione moderna, dipende per le cerimonie e per la sopravvivenza della sua cultura. Qui sono sepolti gli antenati degli Apache, qui i “medicine-men” raccolgono erbe per la terapeutica; qui gli sciamani Apache celebrano i riti sacri.
La montagna faceva parte della riserva San Carlos fino al 1873. Anche dopo la scorporazione dalla riserva (dovuta alla progressiva restrizione dei suoi confini), Mount Graham ha continuato a rappresentare il massimo luogo sacro degli Apache, non solo per la comunità Apache San Carlos ma per tutti gli Apache, i quali hanno continuato fino a pochi decenni fa a svolgere i loro riti e le loro preghiere in gran rispetto per la natura nei siti più incontaminati del monte, dove si trovano le sorgenti sacre necessarie per le loro cerimonie. Ma questo luogo sacro è stato portato via due volte agli Apache, la prima quando è stato estromesso dalla riserva, la seconda nel 1990, quando sono iniziati i lavori di costruzioni dell’Osservatorio astronomico che ha distrutto la parte più sacra del sito ed ha vietato l’accesso agli Apache. Il progetto è dell’Università dell’Arizona insieme a due partner europei: l’Osservatorio di Arcetri (FI), finanziato dal governo italiano, e il Vaticano. Molti altri sponsor che inizialmente avevano aderito al progetto si sono ritirati a causa della scarsa visibilità del sito e per via della protesta attivata da Ola, ben presto diventata internazionale. Per protestare contro questo sopruso, Ola Cassadore ha fondato la Apache Survival Coalition ed ha viaggiato instancabilmente, con suo marito Mike, per tutto il pianeta per cercare un aiuto che potesse bloccare la dissacrazione della montagna sacra. La storia di un sopruso Tutto ebbe inizio con un inganno: l’Università dell’Arizona mandò agli Apache una lettera con la richiesta di approvazione al progetto, lettera che non arrivò mai, poiché fu ritrovata un anno e mezzo dopo in un cassetto di un ufficio del BIA (Bureaux of Indian Affairs). Non ricevendo risposta, l’Università dell’Arizona si sentì autorizzata ad iniziare i lavori. Questa posizione illecita è stata contestata dagli Apache sin da quando essi sono venuti a conoscenza del progetto, nel 1990, poiché quanto stava avvenendo su Mount Graham era considerato una vera e propria dissacrazione. Il Consiglio Tribale degli Apache San Carlos ha emesso cinque Risoluzioni ufficiali in opposizione all’Osservatorio e ha incaricato Ola Cassadore di farsi promotrice, come portavoce del Consiglio Tribale, della protesta degli Apache nel mondo. Da quel momento, alla lotta della Apache Survival Coalition si sono uniti movimenti da tutto il pianeta, enti e organizzazioni politiche, religiose e laiche sia americane che europee, nonché la maggior parte delle Nazioni indiane.
Nel 2001 Ola Cassadore e Mike Davis sono venuti in visita in Italia, ospitati dalla Ecospirituality Foundation che ha sponsorizzato il viaggio e organizzato una serie di eventi pubblici e visite ufficiali presso esponenti politici e cariche istituzionali. È stata l’occasione di portare alla ribalta un caso che vedeva coinvolti noi italiani come complici di un sopruso nei confronti del Popolo Apache, sostenuto con le nostre tasse, ma che la maggior parte della gente non conosceva. Il caso Mount Graham ha suscitato grande indignazione, non solo in Italia, ma nel mondo intero. Il fatto è diventato una questione di solidarietà internazionale e di imbarazzo per gli sponsor, tanto che molti di essi, a seguito del risalto suscitato dalla cronaca, si sono ritirati. Su incarico di Ola Cassadore abbiamo portato il caso all’ONU di Ginevra e di New York. Dal 2002, ogni anno io e Giancarlo Barbadoro, come delegati della Ecospirituality Foundation e rappresentanti della Apache Survival Coalition, facciamo appelli alle Nazioni Unite affinché il caso rimanga attivo e non ci si dimentichi che gli Apache stanno subendo l’ennesima umiliazione. In seguito a questi appelli Rodolfo Stavenhagen, Special Rapporteur delle Nazioni Unite per i Popoli indigeni, si è recato due volte in Arizona, l'ultima volta è stata nell'ottobre 2005, e si è incontrato con Ola Cassadore e il suo staff. La questione Mount Graham è arrivata anche alla Camera dei Deputati: l’on. Paolo Cento, su richiesta della Ecospirituality Foundation, ha presentato una mozione chiedendo il blocco dei fondi destinati all’Osservatorio. La mozione è arrivata fino alla discussione alla Camera nel gennaio 2002, un fatto molto importante per gli Apache, ma è rimasta in sospeso.
Negli ultimi anni la Apache Survival Coalition ha denunciato un tentativo di corruzione da parte di due Università (Minnesota e Virginia), incoraggiate dall'Università dell'Arizona. Una giornalista Apache ha scritto che le due Università hanno promesso 40.000 dollari l'anno per ogni membro della Comunità in cambio della rinuncia alla loro lotta per la montagna sacra. Gli Apache naturalmente hanno rifiutato la proposta. È emblematico il fatto che il Vaticano abbia dichiarato che continuerà ad operare nel progetto poiché ritiene che il luogo non abbia caratteristiche di sacralità, secondo la dichiarazione fatta a Castel Gandolfo il 25 maggio 1992 da padre George Coyne, direttore della Specola Vaticana. È inaudito che l’Università dell’Arizona, insieme con i Gesuiti e con il sostegno del Vaticano, abbia addirittura denunciato le credenze religiose dei popoli indiani d’America in tribunale (The Independent Native Journal - maggio 2001), appellandosi alla tesi secondo cui la libertà di religione non esiste per gli indiani. Le parole di Ola Per la prerogativa che le derivava dalla sua posizione nella famiglia, Ola è stata istruita secondo la guida degli Antenati e nei costumi e le pratiche cerimoniali tradizionali degli Apache. Le testimonianze che ci ha affidato parlano di un mondo invisibile, una dimensione che rischia di scomparire per sempre, una tradizione che ripone le sue speranze di essere salvata solo nella continuità dell’azione dei medicine-men. “Ricordo che ero seduta su una coperta per terra, nel wieki up (capanna Apache) di mia nonna, che mi dava lezioni. Mi insegnava molte cose a proposito delle donne Apache. Mi trasmise molte cose delle credenze spirituali del mio popolo. Mi ha insegnato a ricordare la via degli Apache e ha voluto che io imparassi i doveri della donna Apache. Nel solstizio d'estate preparava i cavalli, uno serviva per cavalcare e un altro per il bagaglio: le coperte e il cibo. Viaggiavamo tutto il giorno fino alla cima della nostra montagna sacra e lì stavamo per parecchi giorni, a raccogliere ghiande e bacche e altro cibo selvatico. Vi erano tanti animali selvatici, sulla montagna, ma non si avvicinavano, e non ricordo una sola volta che ci abbiano importunato durante il nostro campeggio.
Mia nonna era spiritualmente molto forte, secondo la via Apache, e usava darmi i suoi insegnamenti nel buio della notte, sulla montagna. Mi diceva che non dovevo avere paura perché questa era la nostra terra, il nostro posto, perché noi siamo parte di questa terra e di tutte le cose che stanno su questa montagna, e così siamo protetti. Mount Graham è una montagna sacra, nel suo cuore sonno custoditi molti oggetti cerimoniali ed è il luogo dove sono seppelliti gli Antenati. Ci sono tante piante medicinali, c’è l’acqua della sorgente per la benedizione cerimoniale Apache e per la terapeutica tradizionale. Noi popoli indiani abbiamo già fatto tanti sacrifici ed abbiamo già perso molti dei nostri luoghi sacri. Non vogliamo che questo si ripeta anche con la nostra montagna più sacra, Mount Graham.” Sono molti i preziosi regali che Ola ci ha lasciato, e che conserviamo con infinito amore. Ma il regalo più grande è quello che viaggia verso il futuro: la sua missione è diventata la nostra, e so per certo che la battaglia per Mount Graham non verrà dimenticata, perché è il simbolo della lotta per difendere le antiche tradizioni e far sì che possano continuare ad essere trasmesse alle generazioni future. Tradizioni che conservano gli insegnamenti degli Antenati, basati su principi di fratellanza, di libertà e di conoscenza. Conservano la nostra storia antica e ci proteggono contro un futuro incerto che ci priva della nostra identità. La lotta di Ola Cassadore sarà la lotta di tutti coloro che intendono mantenere le loro radici native, il loro cuore antico. E Ola, ne sono certa, sarà con noi. Vedere servizi:
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