Indigenous Peoples

Un oleodotto minaccia l’ecosistema delle First Nations

Stampa E-mail
02 Luglio 2012

La manifestazione di protesta dei Nativi delle First Nations contro il progetto dell’oleodotto che minaccia l’ecosistema


Non tutti forse sanno che il governo canadese ha intenzione di costruire un oleodotto per trasportare petrolio dal Canada, e più precisamente dalla provincia di Alberta fino al mare, per poi imbarcarlo su navi e trasportarlo in Asia. Il governo americano in un primo tempo doveva far parte del progetto, ma si è poi ritirato, viste le proteste da tutto il mondo.

La decisione del governo canadese, già oggetto di controversie, ha scatenato le ire di migliaia di persone che sono scese a manifestare a Kitimat nel British Columbia.

La protesta nasce dal fatto che questo progetto distruggerà l'ecosistema di decine di territori del popolo West Coast First Nations. Come sempre il governo è insensibile alle esigenze del popolo nativo, e ha concesso l'autorizzazione a proseguire i lavori di costruzione di quello che molti definiscono un vero e proprio obbrobrio.

Così, con una cerimonia ufficiale chiamata “l'unione delle acque” (mingling waters), mercoledì 9 maggio il popolo First Nations ha dichiarato ufficialmente guerra al governo del Primo Ministro Harper e alla compagnia Enbridge, l'organo ufficiale per la fornituta di gas in Canada. La Yinka-Dene Alliance, federazione di Nazioni indigene che include Nadleh Whut'en, Nak'azdli, Takla Lake, Saik'uz e Wet'suwet'en First Nations, ha dichiarato che il progetto è una minaccia per la cultura aborigena, per i fiumi, i laghi e l'ecosistema.

Il gran Capo dei Nadleh Whut'en, Martin Louie, davanti all'edificio dove si stava tenendo la riunione degli azionisti ha annunciato: “La guerra e iniziata!", e ha proseguito: "Il governo e Enbridge hanno deciso di combatterci. Fino a dove vogliono arrivare? Quante persone è stato deciso che devono morire in questo paese per denaro?"

I manifestanti hanno sfidato il cattivo tempo suonando tamburi e cantando, sotto l'occhio vigile delle guardie a cavallo. "Niente oleodotto nei nostri territori!" e "Il nostro popolo non beve petrolio" erano gli slogan della manifestazione. Il Gran Capo Terry Teegee ha dichiarato che la compagnia Enbridge, che vuole a tutti i costi costruire questo oleodotto, è famosa per le fughe di petrolio dagli oleodotti e per la bassa qualità usata nei materiali di costruzione che facilita la rottura. Ha aggiunto che la questione non è se l'oleodotto cederà, ma quando.


Kitimat, British Columbia, punto di uscita dell'oleodotto

La compagnia Enbridge, che ha sede a Calgary, continua a sostenere che questo progetto creerà posti di lavoro e stimolerà lo sviluppo economico dei territori dove dovrebbe essere costruito l'oleodotto, e si dichiara sicura al 100% che questo oleodotto non cederà e che nessun danno ecologico si verificherà nel futuro. I portavoce della Enbridge sostengono che non si farebbe un progetto del genere se non si fosse certi che tutte le precauzioni necessarie a salvaguardare i territori aborigeni sono state adottate.

Tuttavia i manifestanti non credono a questa versione e hanno anche contestato i cambiamenti fatti dal Primo Ministro Stephen Harper sulla legge riguardante la protezione ambientale, rendendola più debole e quindi permettendo un più ampio sfruttamento delle risorse naturali canadesi. Fra questi cambiamenti ci sarebbe anche una clausola che limiterebbe l'intervento delle leghe ambientali sullo sfruttamento delle risorse canadesi.

Il vice Grande Capo, Terry Teegee, ha inoltre affermato che il governo capeggiato da Harper ha fatto tutto ciò che poteva per permettere la costruzione di questo oleodotto, incluso cambiare le leggi e inserire vari codicilli. Secondo Teegee, questo progetto è non solo una minaccia ai territori aborigeni, ma anche al sistema democratico canadese. Il progetto non è ancora iniziato, in quanto sono ancora in corso le consultazioni per verificare se è fattibile senza rovinare l'ambiente, ma è dato quasi per scontato che verrà approvato in tutti i casi. Una decisione verrà presa alla fine dell'anno.


Un altro momento della manifestazione di protesta

Alcuni dei punti che sono stati discussi riguardano i pericoli per i fiumi e i laghi che ora sono l'habitat di parecchie specie animali e vegetali, quale impatto avrà il progetto sui territori delle First Nations se per caso si dovesse verificare una fuga di olio, e quale impatto avrà l’aumento del traffico delle petroliere sulla fauna marina.

Jamie Bonham del NEI Investments, uno dei maggiori sponsor, è contrariato dell'opposizione che sta creando questo progetto, diventata giorno dopo giorno sempre più ampia e dura.

Va sottolineato che questo oleodotto doveva essere prolungato fino agli Stati Uniti, ma dopo l'opposizione popolare gli USA hanno abbandonato il progetto. Tuttavia il ministro Harper vuole procedere a tutti i costi. Secondo Jaimie Bonham, la vasta opposizione a questo progetto allungherà i tempi dell'esecuzione e sarà fonte di moltissimi litigi e contestazioni. Gli investitori del NEI, dopo un meeting sulla questione, hanno votato di abbandonare il progetto, ma il CEO (Chief Executive Officer) della compagnia non è d’accordo. Secondo questi, la protesta attuale non è così forte come sembra, e nonostante siano in corso delle discussioni con i Capi Aborigeni, la Compagnia non ha intenzione di abbandonare il progetto.

È un dato di fatto che più della metà dei 50 territori in cui deve passare l'oleodotto hanno firmato un contratto che stabilisce, in cambio del permesso per la costruzione, l’ottenimento del 10% delle azioni. Il Clan Yinka-Dene invece ha rifiutato categoricamente persino di discutere l'idea.

Per qualche strano motivo, tutte queste proteste hanno avuto il risultato di far crescere del 14% il prezzo delle azioni in Borsa della compagnia Enbridge.

 

Seguici su:

Seguici su Facebook Seguici su YouTube