Stampa E-mail



Miriam Madau

Miriam Madau, medico nutrizionista vegano e omeopata, è membro della LIMAV - Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione ed è membro di O.S.A.- Oltre la Sperimentazione Animale. E’ associato alla SSNV – Società Scientifica di Nutrizione Vegetale. Coordina il gruppo ricerca medica senza animali di SOS Gaia.

A cura di Miriam Madau
Medico nutrizionista vegano





Alimentazione vegan in aiuto all’acqua e al pianeta


Alimentazione vegan in aiuto all’acqua e al pianeta

In questa estate 2022 si cita spesso la crisi idrica, visti i mesi particolarmente asciutti, così come la crisi energetica che il conflitto in Ucraina ha accentuato presentandoci un conto piuttosto salato. Bisogna però specificare che queste situazioni non sono esattamente uno stato di emergenza di oggi, in quanto il tema della transizione ecologica è presente dall’ultimo decennio in numerosi meeting internazionali e in agenda delle Nazioni Unite, inglobato negli Obiettivi 2030 per intervenire sulla salvaguardia ambientale del nostro pianeta.

Purtroppo bisogna dire che al momento i risultati del programma della transizione ecologica non sono certo soddisfacenti e i progetti concreti da parte di capi di governo e istituzioni stentano a partire.

Senza dubbio ridurre in modo preponderante le emissioni di anidride carbonica e altri gas a effetto serra rappresenta l'unico modo che abbiamo per scongiurare un impatto ancor più catastrofico del riscaldamento globale, così come conseguentemente una crisi idrica di larga portata perché i cambiamenti climatici riducono le riserve d’acqua dolce col rischio di una crisi idrica che riguarda tutta la Terra.

Ci sono però delle azioni che possono risultare efficaci e utili per affrontare questi grossi problemi che pesano sul nostro pianeta, a partire dalle singole persone, come ad esempio, iniziare dalla vita quotidiana apportando piccole ma allo stesso tempo importanti modifiche nella propria alimentazione.

Cosa vuol dire questo?

Significa che ognuno di noi può concretamente ridurre le emissioni di carbonio che catalizzano i cambiamenti climatici e tra le scelte personali che si possono fare per contrastare la crisi dell'acqua vi è anche quella di optare per una dieta vegana, o comunque per un modello alimentare principalmente basato su prodotti di origine non animale: ecco perché una dieta vegetale può essere un aiuto davvero prezioso.

Alimentazione vegan in aiuto all’acqua e al pianeta

Proprio partendo dall’alimentazione possiamo provare a valutare quanta acqua occorre per produrre il cibo che mangiamo.

Dai lavori del Water Footprint Network, si evidenzia che per produrre un chilogrammo di carne bovina servono oltre 15.400 litri d'acqua. Si tratta di una cifra esorbitante, dove la componente maggiore viene usata per coltivare il mangime necessario per nutrire gli animali allevati. L'impronta idrica della carne bovina è infatti una somma di fattori, che vanno dall'acqua bevuta dagli animali a quella usata per i foraggi, poi a quella utilizzata nei processi di mungitura, macellazione, pulizia delle stalle e quello che vi è correlato.

Secondo lo studio “A Global Assessment of the Water Footprint of Farm Animal Products” e ulteriori lavori condotti Mesfin M. Mekonnen e Arjen Y. Hoekstra, del Dipartimento di Ingegneria e Gestione delle Acque, presso l'Università di Twente, nei Paesi Bassi, tra il 1995 e il 2005 l'impronta idrica globale per la produzione di carne bovina si attestava a circa 800 miliardi di metri cubi ogni anno.

Alimentazione vegan in aiuto all’acqua e al pianeta

La carne bovina è la più esosa in fatto di consumo di acqua, pari a circa 15.500 litri per 1 kg, seguita dai 10.400 litri d'acqua per 1 kg di carne di pecora, 6.000 litri per 1 kg di carne di maiale, 5.500 litri per 1 kg di carne di capra e 4.300 litri per 1 kg di carne di pollo. Ma non è da meno il burro, altro alimento sempre di origine animale che richiede, per1 kg di prodotto, 5.553 litri di acqua, oppure per 1 kg di uova servono 3265 litri, e 1020 litri per 1 litro di latte.

Per contro, gli alimenti a base vegetale hanno un impatto di consumo idrico che non ha paragoni: infatti per produrre 1 kg di mele occorrono 822 litri d'acqua, per 1 kg di banane 790 litri, per 1 kg di cavoli 237 litri, per 1 kg di cetrioli o zucchine 353 litri, per 1 kg di lattuga 237 litri, per 1 kg di arance 560 litri, per 1 kg di pesche 910 litri, per un 1 kg di pomodori 214 litri, per 1 kg di mais 1.222 litri, e poi ancora: per 1 kg di pasta secca 1.849 litri e per 1 kg di pane 1.608 litri.

Il Water Footprint Network riporta i dati che derivano da uno dei più imponenti studi mai condotti in campo di impronta idrica riferita agli allevamenti e prodotti animali: si tratta del lavoro dal titolo: The Green, Blue and Grey Water Footprint of Farm Animals and Animal Products

Ma cosa sono l’acqua verde, blu e grigia a cui si riferisce lo studio?

In particolare, la quasi totalità dell' acqua impiegata per produrre un chilogrammo di carne bovina, pari al 94%, è la cosiddetta acqua verde, ovvero quella piovana. Il 4 % invece è acqua blu, prelevata dalle falde acquifere o da bacini superficiali, mentre il restante 2% è acqua grigia, cioè quella legata ai processi di depurazione, di scarico e mantenimento della qualità dell'acqua stessa.

Bisogna dire però che l’acqua di fiumi e laghi viene inquinata dai liquami organici che provengono dagli allevamenti e dalle sostanze chimiche utilizzate nelle coltivazioni dei foraggi e mangimi per il cosiddetto “bestiame”. Così, oltre a consumare ingenti quantitativi di acqua, la richiesta alimentare di carne e suoi derivati inquina anche quello che ci resta, rendendola praticamente inutilizzabile. Inoltre, l’acqua che deriva dal sottosuolo che si è formata e lì raccolta nell’arco di milioni di anni è così sfruttata per l’irrigazione che il rimpolpo da parte di quella piovana è ormai insufficiente.

Alimentazione vegan in aiuto all’acqua e al pianeta

Così, ritornando alla crisi idrica, il basso livello di precipitazioni stagionali viene imputato ai cambiamenti climatici che sono catalizzati dalle emissioni di CO2 e, guarda caso, le industrie che hanno un maggior impatto a causa del rilascio di gas a effetto serra sono proprio quelle zootecniche. Proprio come riportato nel “Meat Atlas: Facts and figures about the animals we eat 2021”, un rapporto in cui viene rilevato come venti grandi aziende produttrici di carne immettono in atmosfera più carbonio di grandi Paesi industrializzati come Francia e Germania e che le cinque più grandi industrie zootecniche creano emissioni paragonabili a quelle di una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo.

Tra l’altro i problemi derivanti dalla zootecnica non sono solo dovuti all'anidride carbonica, ma sono anche legati all'occupazione del suolo per pascoli e foraggi e alle emissioni dirette del bestiame, tra cui risultano metano, protossido di azoto e ammoniaca, che sono tra i principali catalizzatori dell'effetto serra oltre al Co2.

Ecco quindi che in tale contesto, scegliere una dieta vegetale determinerebbe benefici significativi su più fronti. Secondo un ulteriore studio, pubblicato su PloS Climate a febbraio, se tutti iniziassimo a seguire una dieta vegana si innescherebbe un blocco delle emissioni di CO2 per i prossimi 30 anni e le concentrazioni di gas a effetto serra in atmosfera verrebbero abbattute in modo significativo nel giro di pochi decenni, con un effetto paragonabile alla riduzione del 70% delle emissioni di anidride carbonica previste entro il 2100. I benefici sarebbero enormi non solo per la nostra specie, ma anche per il pianeta, la biodiversità, gli ecosistemi e tutte le specie viventi con cui condividiamo l’esistenza. Bisogna ricordare che l’industria degli allevamenti ha un impatto decisamente significativo sul riscaldamento globale, tanto che calcolandone una sua eliminazione porterebbe al 52% della riduzione netta di emissioni necessaria per contenere l'aumento della temperatura media entro i 2° centigradi, ovvero la della soglia minima raccomandata dagli esperti per evitare le conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici, anche se la soglia ideale è stata ipotizzata di 1,5° C rispetto all’era preindustriale.

Alimentazione vegan in aiuto all’acqua e al pianeta

Ecco perché la riduzione o l'eliminazione dell'agricoltura animale dovrebbe essere in cima alla lista delle opzioni per risolvere la crisi climatica. Non a caso il passaggio a una dieta principalmente basata su prodotti di origine vegetale viene sempre più consigliata dagli esperti, poiché in grado di proteggere noi stessi e il pianeta. Naturalmente l'eliminazione dell'agricoltura animale avrebbe un impatto sociale ed economico di larga scala e dovrebbero essere previsti aiuti e compensazioni per tutte le categorie di lavoratori che si guadagnano da vivere con la zootecnia in un processo di transizione e di innovazione.

In conclusione, tutti questi studi stanno proprio a indicare che seguendo una alimentazione vegana si farebbe del bene non solo al pianeta, ma sarebbe una dimostrazione di vera umanità sconfiggendo una volta per tutte l’indifferenza, lo sfruttamento e la crudeltà verso degli animali coinvolti nella zootecnica, siano essi di terra, aria o acqua e poi ancora, e non da poco, si potrebbero sconfiggere tutte quelle malattie degenerative causate dall’ alimentazione di derivazione animale andando verso la vera alimentazione del benessere nel futuro prossimo.


Riferimenti:

https://waterfootprint.org/en/water-footprint/what-is-water-footprint/

https://link.springer.com/article/10.1007/s10021-011-9517-8

https://friendsoftheearth.eu/wp-content/uploads/2021/09/MeatAtlas2021_final_web.pdf

https://journals.plos.org/climate/article?id=10.1371/journal.pclm.0000010


Ricetta: Frittelle di Mele Vegan


Frittelle di Mele Vegan

Per tutti coloro che possano avere l’idea che i dolci vegani non siano golosi e gustosi, ecco una ricetta facile per fare in casa delle frittelle di mele ( o con altra frutta a piacere) che sono assolutamente all’altezza delle frittelle preparate in modo consueto con uova, latte, burro: ebbene, non si userà nulla di questa categoria di ingredienti di origine animale per prepararle, eppure all’assaggio una tirerà l’altra inesorabilmente.

Ecco gli ingredienti per preparare circa due dozzine di frittelle:

  • 200 gr di farina 00
  • 200 ml di latte di soia alla vaniglia o altro latte vegetale alla vaniglia
  • 70 gr di zucchero di canna
  • 2 mele
  • 1 limone: la scorza grattugiata + il succo
  • 4 gr di lievito per dolci
  • 1 pizzico di sale
  • olio di mais o girasole per friggere
  • zucchero a velo per decorazione finale

Sbucciare, tagliare a dadini le mele mettendole in una ciotola e versarvi il succo del limone e un cucchiaio di zucchero.

Nel frattempo in un’altra ciotola più grande iniziare a preparare la pastella: unire la farina al lievito e mescolare. Poi aggiungere lo zucchero rimanente, il pizzico di sale, la scorza grattugiata del limone. Unirvi man mano il latte vegetale sempre mescolando fino a che il composto sia ben amalgamato e vellutato. A questo punto aggiungere le mele a cubetti e mescolare ancora.

Far scaldare l’olio in una pentola in modo che ce ne sia in abbondanza per friggere ( circa 6-7 cm in modo che le frittelle durante la cottura possano galleggiare e assumere una forma gonfia e tondeggiante): mettere man mano l’impasto a cucchiaiate, a più riprese, fino a che le frittelle risultino dorate. Quindi toglierle dalla pentola posandole su carta da cucina in modo da asciugarle dall’olio di frittura.

Una volta raffreddate disporle su un piatto e, se si vuole, cospargerle di zucchero a velo prima di servirle.



Video consigliato

Salviamo gli animali, salveremo il pianeta


“Salviamo gli animali, salveremo il pianeta”

Si tratta della puntata di Madre Terra Chiama andata in onda su Radio Dreamland, condotta da Rosalba Nattero e magistralmente illustrata da Alice Fardin, in cui

vengono esposti tanti dati che messi insieme danno l’idea della catastrofe verso cui stiamo andando se non cambieremo stile di vita e mentalità.


Il video è visibile al link:

https://www.youtube.com/watch?v=bp0AT5gLSKs&t=12s





A proposito di latte (2)


Latte vegetale

È ormai evidente come sia in ascesa la produzione di latte e formaggi al vegetale da parte di aziende del settore alimentare a livello internazionale.

Si tratta molte volte di una conversione di produzione che contagia perfino gli allevatori. Ne è un esempio quello che sta avvenendo in Svizzera, nella regione dell’Emmenthal: proprio quella regione conosciuta per essere il luogo di produzione del famoso “formaggio coi buchi”. Nello specifico, una settantina di allevatori ha convertito la rotta, nelle proprie aziende, per produrre prodotti vegetali e rinunciando allo sfruttamento animale.

In pratica stanno abbandonando la produzione di carne e formaggio per piantare vegetali, come ceci e farro, destinati al mercato vegano.

Viene da chiedersi: “come mai questo cambiamento?”.

Ebbene, la risposta è chiara: perché non riescono più a sopportare di allevare e mandare poi al macello le loro mucche e vitellini.

Quello che non tutti sanno, quando acquistano latte vaccino e formaggi al supermercato o al banco del mercato, è che non esistono animali “da latte”.

Qualsiasi mammifero, esattamente come l’essere umano, produce latte solo dopo una gravidanza e se la gravidanza non c’è, non c’è nemmeno il latte. Invece purtroppo le femmine vengono ingravidate a ripetizione per farglielo produrre, come se fossero macchine da produzione.

Bisogna sottolineare che la vita media di una mucca, in natura, sarebbe di circa 20 anni, mentre in allevamento vive un ciclo di vita di sfruttamento di circa 4-5 anni, come vero e proprio strumento di produzione e quando sarà ritenuta non più sufficientemente produttiva verrà portata al macello.

In allevamento ognuna produce fino 40 litri di latte al giorno attraverso una mungitura meccanica effettuata con macchinari che causano dolore, infiammazioni o infezioni alle mammelle ovvero le mastiti. Per contro, in natura produrrebbe per il suo cucciolo, il vitellino, circa 4 litri al giorno.

Mucca e vitellino

Non è vita questa e non è giusto infliggere tali sofferente a un essere che non ha niente di diverso da una mamma umana.

Così come è già capitato in Spagna e in Francia, ora anche in Svizzera, grazie all’aiuto riorganizzativo di professionisti del settore, in questo caso Sarah Heiligtag, fondatrice di Hof Narr, 70 famiglie sono state aiutate a convertire la loro produzione all’agricoltura vegetale. Anzi, a detta della Hof Narr: “ Una delle cose migliori è che riceviamo sempre più richieste da agricoltori che si ispirano al nostro lavoro e osano provare un nuovo modo di coltivare senza utilizzare animali …e questo è un mercato in crescita, al contrario di quello di carne e latte che invece è in declino”.

Ed ecco quindi, nel mondo che si affaccia all’alimentazione vegan, latte e formaggi stanno andando alla grande!

Di conseguenza sono molti i menù che possono essere facilmente realizzati senza latte vaccino, semplicemente eliminando questo ingrediente oppure sostituendolo con quello di soia o di altri vegetali.

Per di più il consumo di queste bevande non è destinato solo alle persone che hanno scelto una dieta vegana, ma sono utilizzate comunemente da chi presenta allergie alle proteine del latte o intolleranza al lattosio, oppure desidera semplicemente evitare il latte animale.

Le numerose varietà disponibili nei supermercati o acquistabili online, permettono di soddisfare i gusti di un numero crescente di consumatori che, ormai abituati alla bevanda vegetale, hanno rinunciato completamente al latte vaccino. Inoltre è anche possibile auto-produrre vari tipi di bevande vegetali.


Eccone alcune con le loro peculiarità:


Latti vegetali

Di soia

È il latte vegetale meno calorico e il più ricco di proteine. Ha meno grassi del latte vaccino intero, circa gli stessi del latte scremato, ma si tratta di grassi polinsaturi, cioè i cosiddetti “ grassi buoni”. Contiene vitamine A, E, B, minerali e tra questi, il ferro è presente in quantità doppie rispetto al latte animale.


Di riso

È senza glutine, ricco di zuccheri semplici e fornisce energia prontamente disponibile. Non è ricco in proteine, ma è il latte meno grasso, con vitamine A , B e minerali.


Di avena

Poco calorico e con un limitato contenuto di grassi, prevalentemente polinsaturi,

ricco di zuccheri semplici, vitamina E e acido folico. È leggero e digeribile e a basso indice glicemico.


Di mandorle

Più calorico di quelli appena elencati, però dà un buon apporto di acidi grassi polinsaturi, antiossidanti e calcio che hanno effetti positivi sulla salute cardiovascolare e sulle ossa.


Di miglio

È povero di grassi e ricco di proteine, minerali, e vitamine del gruppo B.


Latti vegetali

Di noci

Ha il pregio di avere un alto contenuto di antiossidanti, vitamina E, acidi grassi omega-3.


Di nocciole

Si trova da solo o in combinazione col latte di soia o di riso. È energetico, ha un buon potere antiossidante, ricco in minerali e Vit E e vitamine del gruppo B.


Di cocco

Cremoso e dolce, per il suo contenuto di grassi è ottimo in pasticceria.


Di canapa

Contiene circa il 30% della razione giornaliera raccomandata di vitamina D e una buona quantità di calcio: due sostanze importanti per il metabolismo e robustezza delle ossa.


Di piselli

Ha acquisito punti sul mercato in quanto è preferito a quello di altri legumi, semi e cereali.

Il motivo principale della sua preferenza è dovuto alla consistenza cremosa del prodotto e all'alto valore nutritivo. È adatto a chi non tollera la soia o le mandorle o le nocciole.


Comunque, ognuna di queste bevande vegetali ha un suo retrogusto e vale la pena di farne la propria scelta personale, oltre a quella basata sulle loro specifiche proprietà, ma anche valutando quante vite possono venire risparmiate e quanta sofferenza in meno per i nostri compagni di viaggio qui sulla Terra. Senza contare anche il vantaggio dell’igiene nella produzione e del prodotto finito che possiamo gustare, ma anche quante malattie in meno per noi umani e soprattutto per gli stessi animali. Ben venga dunque l’alimentazione a base vegetale che sta evolvendo in modo esponenziale, non solo per le varie possibilità che man mano offre al pubblico e al mercato, ma anche per il numero in aumento di coloro che la scelgono.


Ricetta: Torta vegan al cioccolato con frutta


Torta vegan al cioccolato con frutta

Per quanto riguarda la cucina, ogni bevanda vista sopra può essere utilizzata per preparare ricette sia dolci che salate, basta provare e decidere quale piace di più.

Ecco qui di seguito la ricetta di una torta vegan al cioccolato con frutta a piacere: qui è proposta con le fragole, visto che le troviamo già come primizia, ma possono essere sostituite da lamponi, pere, mele o ananas.

Ingredienti:

  • 250 ml di latte vegetale ( soia o altro a piacere)
  • 200 g di farina 1 o zero
  • 150 g di fragole
  • 150 g di zucchero di canna
  • 100 g di cioccolato fondente
  • 50 g di olio di semi di mais
  • 50 g di cacao amaro in polvere
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • un pizzico di sale

Miscelare con una frusta l’olio con il latte vegetale. Intanto in una terrina unire e amalgamare bene: la farina, il cacao, il pizzico di sale e il lievito. Unirvi quindi l’emulsione di olio e latte, e poi infine le fragole ridotte a pezzetti e il cioccolato fondente ridotto a scaglie. Amalgamare bene fino ad avere un impasto liscio e cremoso, che si verserà in una teglia da forno tonda rivestita da carta da forno oppure oliata e infarinata. Cuocere in forno a 180° per circa mezz’ora e poi ancora una decina di minuti a 160°, controllando comunque la cottura: dovrà risultare morbida dentro e con una delicata crosta esternamente. Una volta raffreddata si può servire decorata con qualche fragola.


Eventi


Ferrara

Si svolgerà, il 7 e l’8 maggio, la 6a edizione del Vegan Festival: Festa del Vivere Sano e del Cibo Vegano.

“Un festival vegano aperto a tutti, con location al Parco Massari, per conoscere e avvicinarsi ad un’alimentazione e ad uno stile di vita etici nel rifiuto di ogni forma di sfruttamento animale, per chi ha già abbracciato questo stile di vita, o per chi ancora non avesse scoperto il mondo vegano ma vuole saperne di più. Per tutto il weekend, si potranno gustare ottime specialità vegane, dalla colazione alla cena, preparate dai ristoranti dell’apposita area “Vegan Food”, si potrà visitare l’area espositiva, dove ci saranno bijoux realizzati in materiale riciclato, prodotti di ‘agricoltura biologica, cioccolato vegano, prodotti olistici e tanto altro. Ci sarà inoltre un'area dedicata a workshop, conferenze, seminari e cooking show, cui tutti potranno partecipare previa prenotazione”.


Roma

Si svolgerà nella sede del Campidoglio, il 13 maggio, dalle ore 10 alle ore 14, un convegno in cui verrà presentata e approfondita la proposta per istituire la Giornata Mondiale dell’Ecospiritualità.

Sarà un evento che vedrà la partecipazione di molti ospiti illustri, dal mondo della cultura, dello spettacolo, della scienza. Ci sarà la possibilità di seguire l’evento anche live online. Sarà una occasione in cui verranno approfonditi e affrontati i vari aspetti dell’ecospiritualità: dall’animalismo, all’ambiente, all’antispecismo, alla storia delle Tradizioni ancestrali. Un convegno che esplorerà i valori intrinseci al concetto di ecospiritualità, come espresso nel manifesto del Nuovo Rinascimento Ecospirituale ( www.rinascimentoecospirituale.eu) e quale espressione di una way of life che può aiutare al meglio l’umanità, sia come qualità della vita del singolo individuo che del pianeta intero in tutte le sue manifestazioni di vita, in un rapporto interconnesso e inscindibile.





A proposito di latte (1)


A proposito di latte

Qual è il latte migliore? Prima di tutto il latte vero e proprio è quello materno, cioè quello per eccellenza che per noi umani è il miglior alimento dopo la nascita ed è l’unico per il bambino fino ai 6 mesi di vita. Anzi, secondo le società di neonatologia e pediatria, l’allattamento materno dovrebbe essere protratto almeno fino a un anno di vita, se non oltre.

Ma cosa succede quando alla mamma manca il latte? È luogo comune che l’unica alternativa al latte materno sia il latte vaccino formulato. In realtà non è più così da diverso tempo perché è stato ribadito che la prima e migliore alternativa al latte materno è costituita dal latte umano. Così oggi, in alcuni presidi ospedalieri, esistono delle banche del latte che raccolgono il latte in eccesso di donatrici. Purtroppo questi presidi non sono così diffusi e conosciuti, così il latte raccolto è poco e viene riservato ai casi di neonati particolarmente delicati, come i prematuri. Però è bene sapere che esiste una rete internazionale chiamata Human Milk for Human Babies che si occupa di mettere in contatto madri donatrici e madri riceventi in maniera sicura.

La seconda possibilità è quella di usare latte formulato a base vegetale, che c’è da ormai molti anni, precisamente a base di soia o di riso formulato secondo delle caratteristiche indicate dalla ESPGHAN ( European Society for Paediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition ) che si può acquistare in farmacia oppure on-line, sia in Italia che all’estero.

Bisogna però fare una precisazione: il latte vegetale formulato non è da confondere con le bevande vegetali in commercio come quelle di riso, di soia, di mandorle, di avena, ecc..., perchè queste vanno considerate come alimenti che fanno poi parte dello svezzamento, ma non sostituiscono una poppata di latte materno, né di un latte formulato!

Latte materno

Dallo svezzamento in poi i prodotti comunemente definiti "latti vegetali" saranno invece molto versatili e graditi nel preparare la dieta, che sta diventando per il bambino, in questa fase dell’alimentazione, man mano semisolida o solida. Così le bevande a base vegetale potranno essere utilizzate, durante la crescita, con lo stesso principio della varietà che dovrebbe caratterizzare il consumo degli altri alimenti, in particolare dei cereali, dei legumi, della verdura e della frutta.

In commercio ne esiste un’ampia varietà, ottenute da cereali, come il riso, l’orzo,l’ avena, il miglio, il kamut, la quinoa, il grano saraceno, o da legumi, come la soia, i piselli, o ancora dai semi oleosi e frutta secca come mandorle, nocciole, noci, canapa, cocco, ecc...

Tra l’altro queste bevande vegetali sono davvero valide per il loro contenuto di proteine, di minerali, di vitamine e per l'assenza, a differenza di quelli animali, di colesterolo, di grassi saturi e di antibiotici. Bisogna anche tener presente che il latte di altri mammiferi, dalle mucche, alle capre, alle pecore o alle bufale, che viene utilizzato dall’uomo, al di là delle considerazioni e dei luoghi comuni che si portano avanti dal secolo scorso, è in realtà lontano dall'essere un alimento importante per l'alimentazione umana. Infatti, non solo non è utile, ma si rivela dannoso al pari di qualsiasi altro alimento di origine animale, come fattore di rischio per le malattie croniche metaboliche, alla pari della arne e delle uova, che sono cibi che predispongono a patologie come obesità, diabete, malattie cardiovascolari e neoplasie.

Solitamente non si considera e viene poco evidenziato il fatto che, che in realtà, il consumo di latte di altri mammiferi è qualcosa di assolutamente innaturale: intanto il latte è fatto per i lattanti, non per gli adulti, né per i bambini già svezzati. Inoltre, anche per i lattanti, solo il latte umano è adeguato alla loro alimentazione e sviluppo, non certo quello di altre specie.

Latte vegetale

Oltre alle intolleranze al latte animale, gli effetti sulla salute del consumo di latte e latticini sono simili a quelli derivanti dal consumo di altri prodotti animali, perché il profilo nutrizionale è del tutto simile, come contenuto di proteine animali, grassi saturi e colesterolo. Al pari della carne, il latte è completamente privo di fibra e delle centinaia di sostanze fitochimiche contenute nei cibi vegetali, che si sono invece rivelate come fattori di protezione contro le malattie degenerative, le patologie cardiocircolatorie e i tumori. Anche la diffusa convinzione dell'utilità di latte e formaggi come cibo per "rendere le ossa forti" va rivista, perché, anche se il latte contiene molto calcio, ha anche tutti gli svantaggi appena citati e il calcio è comunque ben rappresentato in una dieta a base vegetale.

Walter Willett, professore alla Harvard Medical School, chiarisce bene l’idea della inadeguatezza del latte vaccino per una alimentazione salutare: "Bere tre bicchieri di latte al giorno equivale a mangiare dodici fette di pancetta oppure un big hamburger, ripieno di salsa, carne e formaggio, con una porzione di patatine fritte" .



Ricetta


Ricetta formaggio vegan

A proposito di latte e derivati, ecco una ricetta per preparare in casa un simil-formaggio nutriente e leggero e semplicemente prelibato


In un pentolino antiaderente mettere 140 ml di latte di soya a cui aggiungere 3 cucchiai di olio evo mescolando il tutto con una frusta. Unire quindi 250 gr di yogurt di soya al naturale non zuccherato. Mescolare bene e aggiungervi 2 cucchiai di lievito alimentare in fiocchi, 1 cucchiaino raso di erba cipollina, mezzo cucchiaino di sale. Mescolare bene e per ultimo unire pian piano 100gr di farina di fave.

Fare in modo che il tutto sia ben amalgamato e mettere il pentolino sul fornello a fiamma moderata, mescolando continuamente. Quando il composto inizierà a staccarsi dalle pareti della pentola sarà pronto: all’incirca occorrono 10 minuti.

Mettere quindi il composto in uno stampo precedentemente inumidito con un acqua.

Lasciare raffreddare e poi metterlo in frigo per alcune ore, prima di consumarlo.

Può essere mangiato così, oppure tagliato a cubetti e presentato come aperitivo o unito a insalate o accompagnato con verdure cotte o crude. In estate può essere messo come ingrediente gustoso e nutriente in insalate di pasta o di riso.


Latte e numeri


Latte e numeri

Secondo il Ministero della Salute, in Italia si stima che, negli ultimi anni, il consumo giornaliero di latte e yogurt si sia notevolmente ridotto per quanto riguarda l’alimentazione nelle varie fasce di età.Tra il 1998 e il 2020 si è visto che il consumo giornaliero di latte vaccino è sceso molto, passando dal 62,2% al 48,1%. Tale calo si è tradotto da una parte in un aumento del consumo non giornaliero e più occasionale, che è passato dal 18% al 28,7%, e dall’altra in un aumento della prevalenza dei non consumatori dal 17,2% al 22,2%. La diminuzione del consumo giornaliero di latte e il conseguente slittamento verso consumi più ridotti o nulli, si è osservata maggiormente nella fascia di età dei bambini, ragazzi e giovani di 6-24 anni, con punte di riduzione che si attestano in queste fasce di età intorno a circa il 20%. L’area geografica con numeri più eclatanti è il Nord, sceso addirittura dal 61,3% del 1998 al 45,6% del 2020.






Non dimentichiamoci dei pesci (parte 2)


Non dimentichiamoci dei pesci

Anche se l’inquinamento da plastica è uno dei problemi ambientali più grandi del nostro tempo, con centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti che galleggiano nel mare, l’impatto che l’uomo ha sui mari e sui suoi ecosistemi va ben oltre questa aberrazione.

La pesca, e soprattutto la pesca intensiva, sta distruggendo i mari a una velocità inimmaginabile.

È bene sapere che i mari non sono solo l’habitat di migliaia e migliaia di specie animali e vegetali, ma sono essenziali per l’equilibrio dell’atmosfera che circonda la Terra e anche, di conseguenza, per la nostra sopravvivenza. Sono proprio loro dal plancton alle balene, a produrre la metà dell’ossigeno che respiriamo, mentre assorbono circa un terzo delle emissioni di gas inquinanti create dall’uomo. Foreste e plancton dei mari sono indispensabili con la fotosintesi clorofilliana e altrettanto in questo processo di ossigenazione lo sono le balene e tutte le forme di vita, da quelle microscopiche alle macroscopiche, che compongono tutto il contesto naturale terrestre e marino. Questo non bisogna assolutamente sottovalutarlo. Mai.

I mari, dagli anni ’60 del secolo scorso, sono stati fondamentali per regolare la temperatura della Terra, assorbendo il calore in eccesso dovuto alle attività umane.

Per contro, la specie umana è stata in grado di distruggere, in una manciata di decenni, circa il 30% delle specie di pesci per uso commerciale. È stato calcolato che finora vengono uccisi non solo milioni di pesci ogni anno, ma anche più di mezzo milione di animali marini tra balene, delfini e foche, incluso il massacro di milioni di squali per l’uso delle loro pinne o perché si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Soprattutto in Asia si consumano enormi quantità di zuppa di pinne di squalo, considerata un simbolo di ricchezza e un “elisir di lunga vita”: lo sterminio di questi esseri è legato anche a questa consuetudine, nonostante sia stato più volte dimostrato che le pinne di squalo non apportano benefici significativi per la salute.

La pesca intensiva, ma anche gli allevamenti di pesce, distruggono animali, piante, habitat acquatico e quindi gli ecosistemi acquatici e rappresenta un serio pericolo per la sopravvivenza di tutte le specie, oltre ad avere un risvolto etico che non possiamo più ignorare.

Non dimentichiamoci dei pesci

Per quanto concerne il mar Mediterraneo, che ci riguarda più da vicino, i ricercatori della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, del Cnr e di altri istituti italiani e internazionali, hanno pubblicato a febbraio su Frontiers in Marine Science uno studio in cui propongono un modello di pesca sostenibile.

Gli autori hanno applicato il modello ad alcune delle zone di mare più frequentate dai pescatori e più soggette tanto alla pesca a strascico quanto allo spreco di pesce: la Sicilia meridionale, la Liguria, la costa del Portogallo e quella catalana della Spagna.

I ricercatori hanno analizzato i dati degli ultimi 15 anni sulla pesca a strascico e sullo scarto di pesci e crostacei sotto la taglia minima di riferimento e ributtati in mare.

Anche se i risultati dello studio forniscono una conoscenza per supportare l'applicazione di azioni di gestione su base spaziale, come la designazione di zone di restrizione della pesca, allo scopo di ridurre al minimo le catture accessorie di esemplari sottodimensionati e migliorare la sostenibilità della pesca, alla fine dei conti, quello che aiuterebbe i mari a riprendersi non è la pesca sostenibile, ma non pescare più e quindi passare a una alimentazione senza uso di pesce.

Esattamente come vale per gli allevamenti intensivi terrestri: l’unico modo per evitare la sofferenza di miliardi di animali e prevenire la crisi climatica, anche per i mari, è eliminare il consumo di pesce e scegliere un’alimentazione vegetale.

Inoltre, sempre riguardo la pesca marina, secondo la FAO, il 75% dei banchi presenti nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero è in overfishing, cioè sottoposto a prelievi superiori alle possibilità naturali di ripristino. Proprio per questo, quasi il 40% del pesce pescato viene buttato e circa la metà di quello sprecato nel Mediterraneo arriva proprio dalla pesca a traino su queste rotte.

Ricordiamo che sempre la FAO ha fatto una stima che entro il 2048 gli oceani saranno vuoti, disabitati e in questa visione apocalittica non ci saranno che montagne di microplastiche come unici abitanti, se non si interrompe la distruzione dei mari e del popolo marino di animali non umani.

La pesca stessa, in qualsiasi sua modalità, è sempre condotta in modo atroce e a guardare con un’ottica antispecista, oggi risulta davvero come un non senso e non ha nulla di sostenibile.

Non dimentichiamoci dei pesci

Tutto ciò ha una profonda implicazione etica, perché anche se sembrano molto diversi da noi, i pesci, dai più piccoli ai grandi mammiferi marini, in realtà sono animali comunicativi e sensibili, intelligenti e senzienti.

Che dire ancora di loro? Hanno vibrisse sulla schiena che registrano vibrazioni e campi elettrici e hanno papille gustative nella gola, così come nel naso e nelle labbra.

Usano la bocca più o meno come noi usiamo le dita, per afferrare ed esplorare gli oggetti, per raccogliere cibo, costruire rifugi e prendersi cura dei piccoli, tanto che quando avvertono un pericolo vicino, alcuni pesci aprono la bocca per fare in modo che i piccoli possano nascondersi all’interno.

La bocca dei pesci è così sensibile agli stimoli, che il dolore che provano è particolarmente acuto quando viene ferita: per esempio quando vengono presi all’amo. E qui è implicato anche tutto il discorso di quella che viene chiamata pesca “sportiva”.


Citiamo i polipi, di intelligenza notevole, con sistema nervoso molto esteso dalla testa a tutti i tentacoli, passeggiano solitari nei fondali marini tra le conchiglie, raccolgono, schiacciano e aprono gusci: dei veri alieni!

Oppure possiamo citare un altro esempio: le aragoste. Sono animali intelligenti e con una vita sociale complessa. Possono camminare sul fondo dell’oceano per centinaia di chilometri durante le loro migrazioni stagionali, e possono vivere fino a 100 anni.

Eppure loro, come altri crostacei, gli astici, i granchi vengono tenuti ad agonizzare in piccole vasche, con le chele legate, per impedire di muoversi e di scappare.

Non dimentichiamoci dei pesci

Le aragoste, che sono solitarie e abituate a grandi spazi in fondo al mare, trovandosi prigioniere in un posto piccolissimo, impazziscono. C’è da chiedersi come diventeremmo noi se subissimo lo stesso trattamento.

Per poi finire bollite vive senza alcuna pietà, in una lenta agonia, mentre cercano disperatamente di uscire dalla pentola. A meno che questi animali non vengano prima storditi elettricamente, è stato accertato che possono essere necessari fino a tre minuti prima che un granchio muoia in acqua bollente e ancora di più per un’aragosta.

Quello che solitamente non si sa, è che nella pesca in mare i pesci, quando vengono issati dalle profondità marine, subiscono una dolorosa decompressione che determina la fuoriuscita dei bulbi oculari e spinge l’esofago e lo stomaco fuori dalla bocca.

I pesci più piccoli sono normalmente gettati su letti di ghiaccio tritato e la maggior parte di loro, mentre sta soffocando perché è fuori dall’acqua, viene schiacciata a morte da quelli che a loro volta gli vengono gettati sopra.

Invece i pesci più grandi vengono buttati sul ponte e squartati vivi.

Ma purtroppo anche negli allevamenti i pesci vengono uccisi senza nemmeno essere storditi e le loro arcate branchiali vengono tagliate e lasciati sanguinare fino alla morte, in preda a convulsioni ed altri evidenti segni di terribile sofferenza.

In altri casi questi poveri esseri vengono uccisi semplicemente prosciugando l’acqua dalla vasca, mandandoli incontro a un lento soffocamento.

Ecco perché il problema è etico e non giustifica questo comportamento antropocentrico dell’uomo, che si erge a padrone incontrastato su tutto, vita compresa.

Non dimentichiamoci dei pesci

Ecco perché, anche per il caso dei pesci, il modo per andare oltre, fare la differenza, è semplicemente fare la scelta: quella di non mangiare più altri esseri senzienti.

Possiamo prendere ad esempio la dottoressa Sylvia Earle, uno dei maggiori esperti di biologia marina del mondo e quindi una fonte molto autorevole sulla conoscenza della vita sott’acqua, che ha dichiarato: “Non mangerei mai una cernia, come non mangerei mai un cocker spaniel. Le cernie sono così di buon carattere e curiose. Sapete, i pesci sono sensibili, hanno personalità, provano dolore quando vengono feriti”.

E sono ancora sue parole: “Oggi abbiamo perso circa la metà delle barriere coralline e quasi il 90% dei pesci di grosse dimensioni. Abbiamo decimato i pesci in maniera spaventosa. Ogni anno preleviamo dagli oceani quasi 100 milioni di tonnellate di fauna, distruggendo gli habitat. Credevamo che l'oceano fosse vasto, resistente e con risorse infinite. Non è affatto così e noi abbiamo rotto i suoi equilibri … Nessuna specie ha cambiato i mari più degli umani. Abbiamo preso il pesce su scala industriale e abbiamo riempito gli oceani di plastica. Ora è tempo di invertire la rotta, prima che il danno sia irreversibile: salvando l'oceano proteggiamo noi stessi”.

Che dire dunque del pesce? Perché distruggere la nostra casa per mangiarlo?

Perché procurare tanta sofferenza?

Il principio non è diverso dal perché magiare carne, poiché di entrambi non abbiamo bisogno. Ma soprattutto perché mangiare esseri pari a noi, di pari intelligenza, se non addirittura più sviluppata della nostra e soprattutto esseri che con noi viaggiano sulla stessa gemma azzurra nello spazio?

Esseri che meglio di noi conoscono le profondità degli oceani e le altre infinite forme di vita che ospitano e che a noi sono ancora sconosciute?

È tempo di cambiare ottica, e possiamo farlo da ora a partire dall’alimentazione umana, per essere pronti a un dialogo armonico e rispettoso con tutte le espressioni di vita che il nostro pianeta offre e magari non solo il nostro pianeta…



Idee vegan al sapore di mare


 Idee vegan al sapore di mare

Quello dei prodotti ittici a base vegetale è un trend in evoluzione.
Sono numerose, infatti, le aziende più o meno grandi che si stanno cimentando nella realizzazione di prodotti alternativi al pesce.
In questo caso, la maggiore difficoltà è quella di replicare gusto e consistenza dei prodotti ittici, ma gli esperti concordano sul fatto che il “pesce” vegetale sarà la prossima tendenza nel mercato delle proteine plant-based.
Di questo saranno contenti non solo i vegetariani e i vegani, ma anche quelle persone che consumano pesce perché per gusto o abitudine non sanno rinunciarvi ma che in questo nuovo mercato possono trovare alternative interessanti. E ne possono trarre vantaggio anche i soggetti allergici a pesce e crostacei.
Così tutti potrebbero trovare in questi prodotti un valido mezzo per ridurre considerevolmente il proprio consumo di pesce e, di conseguenza, l’impatto sulla propria salute e sull’ambiente.
È da tenerne conto proprio in questo periodo di vacanze al mare: non mangiare pesce si può, basta volerlo e gli amanti del pesce potranno man mano abituarsi, come stanno facendo quelli della carne, alle alternative includendo il fake fish.
Ci sono molte alternative pratiche e veloci che permettono di gustarsi un buon piatto di mare senza uccidere o far soffrire nessuno.
Ecco allora dei suggerimenti per ingredienti e alimenti che si possono trovare nei supermercati o che si possono ordinare online. Tutti al 100% vegetali e
senza dubbio tutti prodotti amici dei pesci e dei mari.

Alcune aziende hanno scelto di puntare l’attenzione e gli investimenti sulla produzione di alternative alle specie più popolari e utilizzate, partendo dal tonno. Un esempio è quello della Nestlé, che nell’autunno scorso ha lanciato sul mercato svizzero una sua alternativa vegetale in vasetto di vetro e ora è reperibile nei supermercati italiani, col nome Vuna.

 Idee vegan al sapore di mare

Poi c’è Impossible Foods, famosa per i suoi Impossible Burger alternativi alla carne, che ha scelto di espandere la produzione anche al pesce vegan: con l’Impossible Fish, cioè “pesce” 100% vegetale.
Ma ci sono anche aziende che stanno sperimentando la produzione di gamberetti, scampi, caviale, capesante, calamari, granchi e filetti di pesce, tutti cruelty-free.

Gli ingredienti più usati per questi alimenti sono soia, alghe, lievito, legumi, micoproteine, vari oli vegetali e amidi.
Sono prodotti reperibili nei negozi bio e vegan, ma anche online.


Sempre per il Tonno, c’è il Veggie red tuna, da Vantastic food: è tonno vegetale al 100%, già condito e pronto per preparare tramezzini, insalate o sughi al sapore di mare. È ottimo per condire la pasta o sui crostini ed è composto da: proteine di soia, amido di mais, mirina (prodotto fermentato a base di riso, fruttosio, acqua, crusca di riso, sale), estratto di alghe marine, salsa di soia e peperoncino.
Oppure il Vegan To-Nò, da Biosalute e i suoi ingredienti sono: proteine di soia, olio di girasole, alghe nori, aromi naturali e sale. Risulta ottimo da gustare, per esempio, con fagioli e cipolla di Tropea.

Passando alle Fette di pesce vegan, ci sono quelle proposte da Vantastic food: si tratta di fettine di fibra e proteine di soia aromatizzate con alga nori per donarle un delizioso sapore di mare. Da gustare al forno con pomodoro, olive e capperi, oppure passate in padella. Oppure al cartoccio con patate in cui l’alga conferisce il tipico sapore marino.

E inoltre i Veg calamari. Sono deliziosi anelli ottimi da friggere o semplicemente da preparare come insalata “ di mare”, magari con aggiunta di scampi vegan.
Sono davvero gustosi se impanati con un mix di pan grattato, farina di mais e farina di riso e poi fritti in olio di semi con una spruzzata di limone quando sono ancora caldi.

 Idee vegan al sapore di mare

Oppure cucinati in umido con piselli, proprio per replicare una vecchia ricetta ligure.
Si tratta di una alternativa vegan ai calamari, adatti al forno o fritti per un piatto innovativo per la sua composizione vegetale ma che regge il confronto con quello di origine animale tanto da stupire!
È consigliato, per ottenere la consistenza originale, di farli bollire in acqua per circa un minuto prima di cucinarli in forno o in padella.
Sono molto interessanti i valori nutrizionali e calorici di questo prodotto, che per 100 grammi risultano essere di 75 chilocalorie e zero grassi.


E che dire degli Scampi vegan? Cucinati alla griglia, al forno, in padella, fritti o in salsa rosa (naturalmente con maionese vegan) rappresentano l’alternativa cruelty free a una abitudine alimentare purtroppo ancora cruenta. Anche in questo caso per ottenere la consistenza migliore viene consigliato di fare bollire il prodotto in acqua per circa un minuto prima di cucinarli nel modo scelto.


Si può trovare anche il Filetto di salmone vegan, anche questo come per gamberi e scampi proposto da Vantastic Foods.
Risulta essere una incredibile riproduzione del sapore e consistenza del salmone, ottenuto strutturando fibre di soia e di grano, proteine di soia, amido di mais e alga kelp.
Molto accattivante gustarlo nella ricetta al cartoccio.

 Idee vegan al sapore di mare

Ma è anche reperibile il Vegan Sal-nonè in trancio, proposto da Bio-salute, che ha praticamente gli stessi ingredienti di quello sopra citato, dove l'alga trasferisce al filetto un sapore tipico di sale e mare. Ma non solo il gusto, anche la struttura ricorda il "vero" filetto del salmone, e probabilmente con grande sollievo di un salmone in carne e ossa!
Ma non mancano nemmeno i Bastoncini di Mare Veg, dalla NOVISH e le Cotolette Gusto Mare. Entrambi impanati e realizzati con proteine e fibre dei piselli e proteine del grano.


E per finire persino il Caviale vegano: una imitazione di uova di pesce a base di alghe, dalla CAVI-ART.
Si tratta di una versione vegetale del caviale fatto con le alghe, reperibile sia in veste rossa, nera o verde. Non contiene grassi e colesterolo, nessun ingrediente di origine animale, ma nemmeno soia o glutine. È un prodotto innovativo della società danese Tang-Huset.

Nel caso non riusciste a trovare alcuni di questi prodotti, un consiglio è quello di sollecitare con una vostra richiesta di pesce vegan i negozianti direttamente di persona o sui loro siti, perché alla fine, chi detta la legge del mercato è il diretto consumatore con la sua richiesta: più richieste ci saranno, più le aziende avranno motivo di realizzare un prodotto innovativo e sostitutivo degli esseri senzienti che popolano gli oceani.


Libri consigliati


Alla ricerca di intelligenze diverse di Giancarlo Barbadoro – edizioni Triskel

Alla ricerca di intelligenze diverse di Giancarlo Barbadoro – edizioni Triskel

Si tratta di un libro che allarga gli orizzonti, apre la mente e riaccende lo spirito che c’è in ognuno, nel considerare diversamente dall’ovvio le creature a noi aliene, quelli che l’umano ha classificato come “animali” e con cui coabitiamo tutti insieme sulla e nella sfera azzurra che ruota nello Spazio, quale è il pianeta Terra.

L’attuale edizione aggiornata e ampliata, si trova anche in E-book al link:
www.triskeledition.com






Non dimentichiamoci dei pesci (parte 1)


Si sente spesso dire: non mangio carne, l’ho eliminata, però mangio il pesce.

Purtroppo nella parola “il pesce” c’è tutta una spersonalizzazione riguardo invece individui senzienti. Lo stesso succede anche con “la carne”, ma con il pesce è ancora più accentuata, perché sembra che “il pesce” non sia nessuno, soprattutto quando si trova nel piatto.

Non dimentichiamoci dei pesci

Per i pesci, al plurale, s’intende un gruppo eterogeneo di organismi vertebrati acquatici, coperti di scaglie e dotati di pinne, che respirano attraverso le branchie.

In realtà vuol dire riferirsi ai popoli del mare, dei fiumi e dei laghi. Popoli con una loro intelligenza, cultura e modalità particolari di vita, anche se tuttavia non parlano la nostra lingua, o meglio, anche se noi umani non li comprendiamo. Esseri che si sono adattati all’acqua, così come noi all’aria.

Sono individui che popolano l’area più vasta del pianeta, cioè l’acqua, che occupa il 71% del nostro pianeta rispetto alle terre emerse, di cui il 94% è acqua salata, cioè mari e oceani e proprio i pesci superano al momento le 30 000 specie.

Abbiamo oggi alternative al metterci nel piatto “il pesce”. Alternative che permettono di gustarsi un buon piatto di mare senza alimentare la pesca industriale o gli allevamenti, sistemi che contribuiscono entrambi sia all’impoverimento che all’inquinamento dei mari, oltre agli innumerevoli problemi per la nostra salute.

Uno di questi sono le zoonosi, le malattie che passano tra specie e quindi anche da animale a uomo e che riguardano anche il cibarsi di pesce, oppure la presenza di microplastiche che oggi si trovano purtroppo all’interno dei pesci e dei metalli pesanti presenti nei mari che vengono assorbiti dalle creature marine a causa dell’inquinamento dilagante.

Sono tutte cose queste fanno pesare il piatto della bilancia in negativo rispetto all’effettiva utilità del consumo di questi esseri per soddisfare il palato della specie umana, senza contare la crudeltà e l’indifferenza verso queste vite.

C’è da dire, per contro, che pian piano stanno aumentando le persone che sono sempre più sensibili a temi come lo sfruttamento dei nostri mari, la sofferenza dei pesci e la tutela della propria salute.

E questo inizia a influenzare la produzione di nuovi cibi: prodotti più ecologici, cruelty free e privi di sostanze nocive come microplastiche e mercurio, tanto che il mercato ora offre piatti a base di “pesce vegano” che ricordano i sapori del mare.

Mentre la maggior parte dei vegani e vegetariani dichiarano che non hanno bisogno di alimenti che ricordino il sapore del pesce o della carne, sicuramente questi alimenti non sono pensati specificatamente per loro, ma sono più un cibo di transizione per chi sta iniziando a eliminare prodotti animali dalla propria dieta o per chi proprio non ci riesce e rimane legato ai sapori tradizionali.

Attualmente si è più certi e quindi più informati dei danni all'organismo dovuti al consumo di carne, ma molti continuano a indicare il pesce come un cibo salubre.

La motivazione principale della sua presunta salubrità sta nell'apporto di acidi grassi essenziali omega-3, di cui si pubblicizza sia ricco il grasso di sardine, sgombri, aringhe, pesce spada, salmoni e tonni.

È vero che gli omega-3 sono benefici per lo sviluppo del sistema nervoso, la vista, le capacità cognitive e soprattutto per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Ma è meglio aprire una parentesi proprio su questi omega-3 perché esistono molti luoghi comuni e informazioni non corrette che riguardano questo nutriente.

Non dimentichiamoci dei pesci

Essi sono considerati ”grassi essenziali” perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli da solo, ma devono essere ricavati dal cibo che mangiamo ogni giorno.

In generale tutti gli ”acidi grassi polinsaturi”, come gli omega-3, sono importanti per la salute delle membrane cellulari del nostro organismo, sono utili a contrastare l’eccesso di trigliceridi e a mantenere una corretta pressione sanguigna.

Sono protettivi verso le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumori e diminuiscono il rischio di mortalità per malattie coronariche.

Hanno anche effetti positivi sulle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e aiutano a prevenire molte malattie degenerative. Pur tuttavia rimane da dimostrare se questi benefici si ricavino davvero dal consumo di pesce, in quanto, assumendolo, è invece certo

che ci sono reali pericoli per la salute, mentre ricavando gli omega-3 dagli alimenti vegetali, come i semi di lino e di chia, le noci e l’olio di semi di lino, si possono ottenere benefici effettivi senza alcun effetto dannoso.

I problemi che derivano dal pesce sono vari: intanto contiene grassi di diverso tipo, non soltanto gli omega-3. Una percentuale tra il 15% e il 30% dei grassi del pesce è costituita dai dannosi grassi saturi, valore che è poco inferiore a quello che si trova nella carne di manzo o di pollo.

Il pesce contiene anche molto colesterolo: i gamberi e altri crostacei hanno quasi il doppio di colesterolo rispetto al manzo e ben pochi omega-3.

In generale, il pesce più comunemente consumato non ne è così ricco: già in una ricerca pubblicata più di dieci anni fa sul Journal of the American Dietetic Association, dal titolo "The content of favorable and unfavorable polyunsaturated fatty acids found in commonly eaten fish", ha mostrato che i pesci più venduti sono quelli che contengono meno omega-3.

Inoltre la carne degli animali marini è un vero ricettacolo di inquinanti, soprattutto il tessuto adiposo dove si trovano gli omega-3. Ecco allora che gli stessi pesci, il cui consumo è raccomandato per il loro contenuto di grassi benefici, sono quelli il cui consumo è sconsigliato per il loro contenuto di inquinanti ambientali.

Questi inquinanti sono stati definiti "contaminanti organici persistenti e bioaccumulativi (POPs)" poiché persistono nell'ambiente per molti decenni e si accumulano negli organismi animali, compreso l’uomo.

Si tratta di metil-mercurio, diossina e poli-cloro-bifenili (PCB), ma anche idrocarburi policiclici aromatici e poli-alogenati bifenili, giusto per nominarne alcuni.

Non dimentichiamoci dei pesci

Il pesce rappresenta una delle principali fonti di assunzione di questi composti da parte degli esseri umani.

Il nostro organismo però non ha alcun sistema per eliminare queste sostanze nocive e non è in grado di contrastare le loro numerose influenze negative, che si esplicitano come aumentato rischio di patologie croniche, neoplasie, diabete di tipo 2, alterazioni immunitarie e allergie.

Ma c’è anche un altro fatto: perché utilizzare il pesce, quando nei pesci si trovano gli omega-3 solo perché essi si nutrono delle alghe che li contengono?

Da questo si comprende facilmente come sia contraddittorio voler assumere questo nutriente dal pesce: i benefici di questi acidi grassi per la prevenzione delle malattie cardiovascolari sono annullati dall'aumento di rischio per le stesse malattie dovuto a colesterolo, grassi saturi, inquinanti presenti nel pesce.

Tra l’altro l’attenzione al consumo di omega-3 è più importante per gli onnivori, perché i vantaggi di questo nutriente, come visto sopra, sono costituiti soprattutto dalla prevenzione di alcune malattie tipiche che colpiscono mediamente di più gli onnivori rispetto alle persone che seguono una dieta 100% vegetale.

Infatti i vegani godono già di una maggiore protezione verso queste patologie e quindi sono gli onnivori, specie coloro che seguono la ”dieta-tipo” italiana, con ampio consumo di ingredienti animali, che dovrebbero preoccuparsi di assumerne abbastanza, anche perché l’alimentazione onnivora media contiene pochissimi omega-3.

Non c’è dunque motivo di porsi il problema degli omega-3 proprio nel momento in cui si passa a una dieta 100% vegetale. In ogni caso, se si vuole seguire una dieta

sana e equilibrata, è valido introdurre i cibi vegetali ricchi di omega-3 nella propria alimentazione, come noci, semi di chia e di lino, che hanno anche il vantaggio di essere facilmente reperibili e poco costosi. Così con solo 2 porzioni al giorno di questi cibi vegetali si copre il fabbisogno, in modo molto più sicuro, comodo e razionale, rispetto al consumo quotidiano di alte quantità di pesce.

Da quanto sottolineato finora si evince che il consumo di pesce non è sostenibile nemmeno per la nostra salute e che l'unico modo realistico e attuabile è ricavare gli omega-3 da fonti vegetali, per tutti, non solo per chi segue un'alimentazione plant-based. Comunque, la dieta 100% vegetale già da sola è in grado di prevenire e curare le malattie cardiovascolari e contiene zero colesterolo.

In definitiva, è importante rendersi conto come sia molto più conveniente l'assunzione di omega-3 dai cibi vegetali: non sono pericolosi, sono molto meno costosi, sono rispettosi della vita animale, contengono sostanze benefiche aggiuntive, non sono causa di un elevato impatto ambientale, come accade invece per la pesca, sia essa in mare o in acquacoltura. (continua…)


Non solo ricette

I cibi vegetali ricchi di omega-3 e dosi ottimali

Semi di Lino e Chia
• semi di lino macinati, una porzione = 3 cucchiaini, pari a circa 15 ml o 10 g

• noci, una porzione = 30 g, circa 6 noci

• semi di chia macinati, una porzione = 15 g

• olio di semi di lino ( conservato in frigo per non denaturarsi) una porzione = 1 cucchiaino, pari a circa 5 ml o 5 g


I semi vanno macinati perché sono molto piccoli e hanno una cuticola molto dura e scivolosa che è praticamente impossibile da spezzare masticandoli. Meglio se vengono macinati al momento o comunque nell’arco della giornata, altrimenti si deteriorano perdendo il contenuto in omega-3.

Tutti questi alimenti vanno consumati a freddo, cioè non usati in cottura o in pietanze molto calde.

La quantità ottimale da assumere nella giornata è di 2 porzioni, non necessariamente dello stesso cibo, oppure una porzione di un cibo e una di un altro.

(Indicazioni tratte dalle raccomandazioni delle linee guida per una sana alimentazione promosse da Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana – SSNV)


Approfondimenti


Malattie alimentari

Si tratta di patologie che si contraggono tramite il consumo di carne di animali infetti o derivati di animali contaminati.

Tra le malattie contraibili consumando pesce, che sia crudo o non conservato correttamente o non congelato correttamente o affumicato, ci sono le parassitosi, ovvero le infestazioni trasmesse da parassiti. Tra queste, le più comuni sono:

Malattie alimentari

L’anisakiasi: causata dal parassita Anisakis, che può dare problemi gastrici o intestinali, dove si annidano le larve e che da uno studio condotto a Seattle, presso l’università di Washington si è evidenziato che in circa 40 anni, la presenza di questa tipologia di parassiti è aumentata di 283 volte. Parliamo di parassiti che iniziano il proprio ciclo vitale nell’intestino dei mammiferi marini e poi, passando attraverso le loro feci, infettano i pesci, i piccoli crostacei o krill nella fase larvale, finendo poi anche nel pesce destinato al consumo umano.


La difillobotriasi: causata dal parassita Diphyllobothrium latum, che è conosciuta come “tenia del pesce crudo”. Anche in questo caso i sintomi riguardano l’apparato gastrointestinale e l’infezione, in gravi casi, può provocare una importante carenza di Vitamina B12.


La opistorchiasi: causata dai parassiti Opistorchis felineus e Opistorchis viverrini, che è una patologia che nell’uomo interessa le vie biliari.


Ci sono poi le patologie non trasmesse da parassiti ma sempre derivanti dal consumo di pesce, come per esempio la sindrome sgombroide: in questo caso siamo di fronte a un’intossicazione alimentare che causa prurito, mal di testa e nausea, dovuta all’ingestione di una sostanza che chiama istamina. Si trova nei pesci come risultato della decomposizione dell’istidina, un aminoacido presente in pesci come tonno, sgombro, sarde, sardine, acciughe. Se la conservazione di questi alimenti non è stata corretta, la decomposizione accelera la formazione di grandi quantità di istamina.


A queste si aggiungono le malattie batteriche come salmonellosi e vibriosi e quelle dovute a virus a trasmissione alimentare, come calicivirus, norovirus e virus dell’epatite A.






Dolcemente vegan


 Dolcezze di Oh Faon! a Marsiglia

Ormai l’evoluzione alimentare in senso vegan è diventata una forza inarrestabile.

Non solo i millennial scelgono un cibo che contenga sempre meno animali e loro derivati, ma ormai tutte le fasce della popolazione si avvicinano pian piano all’alimentazione del futuro e questo sta succedendo a livello mondiale.

Cibo che viene scelto per mantenersi in salute, o per non continuare con l’olocausto, portato avanti dal secolo scorso, rappresentato dagli obbrobri degli allevamenti intensivi di animali cosiddetti “da reddito”. Oppure per chi pensa a una Terra ancora vivibile per i propri figli e nipoti e per non perpetrare la scomparsa delle specie di animali e piante dal pianeta in cui ci troviamo a vivere.

Se le motivazioni sono diverse, c’è da dire che persino la pandemia da SARS-CoV-2 ha avuto il suo ruolo nell’accelerare i tempi e ha dato forza al volano del cambiamento alimentare verso la scelta di cibi basata su derivati vegetali anziché animali.

Questo cambiamento si è registrato anche su quegli alimenti da sempre cari a tutti e a tutte le età, ovvero i dolci.

Così niente più burro, uova, latte vaccino o panna e via libera alla volontà di creare dolci di qualità e al di là dei pregiudizi. La pasticceria vegan è ormai un trend che si sta consolidando e sono sempre di più i professionisti che abbracciano questo settore in espansione.

Già da qualche anno il mondo della pasticceria sta vivendo il momento del “free from” accompagnato da una crescente popolarità dei dolci a base vegetale.

Complice è l’incremento del numero di vegani nel contribuire all’ascesa della pasticceria plant-based, ma anche delle persone con intolleranze alimentari, come, per esempio, al lattosio o alle uova.

Il libro Boulangerie-vegetale di Rodolphe Landemaine

Questo dimostra che una fetta sempre più ampia di persone sceglie le alternative vegetali come parte di uno stile di vita più sano e sostenibile, ma vi contribuiscono anche i curiosi che vogliono assaggiare l’alternativa e poi, come spesso capita, si ricredono sulla bontà di questo tipo di prelibatezze.

Il mondo della pasticceria professionale fino a poco tempo fa si basava sull’impiego di prodotti di origine animale per tutta una serie di motivazioni legate al gusto, alla consistenza, alla presentazione e alla lavorabilità che i dolci realizzati in maniera professionale devono necessariamente avere.

La scelta di non utilizzare burro, uova o latte vaccino richiede l’uso di materie prime in grado di compensare questi ingredienti “abituali”, in modo da garantire una resa impeccabile del prodotto finito.

Ed ecco che l’obiettivo per i pasticceri di professione diventa avere prodotti di qualità che possano allo stesso tempo rispondere alle richieste di un mercato sempre più improntato al “free from” e alle alternative vegetali.


Di fatto, negli ultimi due anni, è davvero esploso il desiderio di chef e pasticceri di lanciare la sfida: quella di non usare burro, uova o latte vaccino.

È quello che è successo per esempio a Parigi e la si può considerare la dolce evoluzione al vegetale: torte, crostate, pasticcini, bignè, chantilly e dolci della tradizione di alta e raffinata pasticceria ma senza derivati animali. Fenomeno che partendo dalla capitale si è allargato subito in altre città.

Dobbiamo considerare che, per tradizione gastronomica, le sostanze animali sono state fino a oggi presenti in quasi tutte le ricette dolciarie: soprattutto perché la componente di grassi è stata usata come elemento emulsionante che lega le consistenze e rappresenta i sapori a cui siamo stati abituati fin da piccoli. Ma adesso sempre più pasticceri hanno deciso di provare l’alternativa e lo fanno non solo sotto le feste, ma tutto l’anno.

Proprio in Francia, nel Medioevo, era stata creata la distinzione tra cuochi e pasticceri e oggi quest’ultimi si impegnano nelle loro creazioni a sostituire gli ingredienti della tradizione dolciaria con sostitutivi vegetali, realizzando torte e pasticcini con ingredienti che non siano responsabili dello sfruttamento degli animali.

Parigi ha accettato la sfida, che si concretizza in una componente creativa e in una tecnica, andando a sostituire il burro, le uova, il latte vaccino e la panna con margarina o olio, emulsionanti vegetali, amidi e fecola, bevande vegetali a base di soia o mandorle, riso o cocco, tanto che la stessa letteratura gastronomica si arricchisce di ricettari e manuali oltre che di video e di articoli sui blog.

Pasticcini da VG a Parigi

Possiamo fare l’esempio di Rodolphe Landemaine della Maison Landemaine di Parigi, autore di Boulangerie végétale. Si tratta di una raccolta di ricette di pasticceria senza derivati animali e dove si rivela l’uso delle fibre di lino e acacia con le stesse proprietà non solo leganti ma anche nutritive dell'albume.

Oppure la VG Patisserie, nel quartiere Roquette, che offre ai più golosi un'esperienza di gusto davvero speciale, il cui obiettivo è quello di rendere la pasticceria accessibile a tutte le persone a dieta (senza lattosio, senza glutine o anche senza uova) sia per motivi di intolleranza che per scelta. Vi si trovano dolci creazioni interamente vegetali centrate sul rispetto degli ingredienti, della loro origine e della natura, con tante proposte gluten free. La titolare ha proprio voluto rendere accessibile a tutti il mondo del dolce, scuotendo i codici della tradizione pasticcera con la versione vegan. Così ecco pasticcini, brioches, croissant, torte al limone, torte marmorizzate al cioccolato e alla vaniglia, amaretti alla fragola e molte altre specialità e creazioni stagionali. Ovviamente tutto 100% vegetale, biologico, di stagione e fatto con passione.

Comunque, è diventata una sfida, quella della pasticceria vegetale e tutta la Francia la sperimenta. Gli artigiani competono in inventiva e arte per deliziare tutti i palati, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia.

E così anche nella Loira, l’incontro tra il pasticcere Aurélien Trottier e il cioccolatiere Luc Poisson ha dato vita a una torta al cioccolato fondente, nocciole e ciliegie che rispetta i nuovi paradigmi del 100% vegetale.

Dolci vegan della Patisserie Zoï a Lione

A detta di entrambi: “… la sfida è stata di riuscire a ottenere una materia molto cremosa e un gusto ben identificato, senza cadere in materie prime insapori o contorte. Abbiamo incontrato specialisti, fatto i nostri test e abbiamo avuto anche i nostri fallimenti per arrivare a capire il giusto componente e il corretto metodo di lavorazione. Per un dolce totalmente vegano, era necessario escludere qualsiasi prodotto di origine animale: latte, panna, uova, burro, o tutti i marcatori forti della pasticceria. Bisognava trovare dei sostituti sapendo che in ogni materia prima di origine animale c'è una controparte vegetale. L'obiettivo era trovarli”.

Insomma, una vera sfida per degli appassionati artigiani che vogliono vincere la scommessa!

Ecco allora che a Marsiglia, c’è Oh Faon! Una pasticceria vegetale artigianale dove tutti i dolci sono privi di qualsiasi prodotto animale. Propone crostate, torte, biscotti e molto altro: tutto non solo delizioso, ma anche sano ed etico.

Nella sua gamma senza proteine animali ci sono: mousse al rosmarino, praline ai pinoli, crema di mandorle, pasta frolla.  Oppure una mousse al cioccolato a base di latte di mandorle, crema alla nocciola, croccante al cioccolato con latte alla nocciola, frolla alla nocciola oppure torta al cioccolato fondente con glassa di noccioline. E per citare un’altra prelibatezza: un dolce composto da crema di lime, arancia rossa candita, mousse leggera al cocco e lime, biscotto agli agrumi.

A detta dei suoi pasticceri: “ci impegniamo a produrre dolci che onorino i sapori e la qualità dei nostri ingredienti, biologici o da agricoltura sostenibile. Seguendo la stagionalità dei prodotti riusciamo a trovare materie prime di qualità superiore e con conservati sapori.

Con una gamma diversificata di farine (per esempio: grano, mais, castagne, riso, ecc.), vogliamo diversificare l'assunzione di glutine o addirittura eliminarla. Utilizzando creme vegetali e zuccheri integrali, vogliamo rendere un maggiore apporto qualitativo e nutritivo con la nostra pasticceria. E in più, escludendo le materie prime animali, la pasticceria vegetale è etica nei confronti degli animali e dell'ambiente”.

Spostandosi a Lione, la pasticceria vegana Chez Zoï, prepara pasticcini 100% vegetali realizzati da artigiani e con amore. Qui, la chef ha lavorato ad una ricetta per una torta vegana composta da una miscela di amido di mais e salsa di mele nel pan di Spagna come legante al posto delle uova, e lavorato alla realizzazione, per esempio, di una mousse di castagne composta da panna montata al latte di soia. Così come per la torta al limone, la torta di pere al cioccolato e il babà al rum le sue materie prime sono frutta, latte di soia, agar-agar, margarina; tutto per realizzare deliziosi pasticcini da mangiare subito o da portare via.

Ampia scelta di dolci vegani da Ratatouille a Torino

E adesso scavalchiamo le Alpi per avvicinarci a casa, ed ecco che a Torino c’è  Ratatouille, che  propone una ricca e artigianale pasticceria, sia fresca sia secca esclusivamente vegan. Ratatouille vanta addirittura di essere stata la prima pasticceria interamente vegan a nascere in Italia 10 anni fa. La prima a produrre da allora panettoni, pandori, colombe e dolci di tutti i tipi in versione interamente vegetale come torte, pasticcini mignon, dolci al cucchiaio, semifreddi, dolci tipici, croissant, krapfen, biscotteria e pralineria.

Oppure, nella prima cintura cittadina, Khami, la torteria e tisaneria a San Mauro Torinese,

dove accanto alla linea di pasticceria classica, su ordinazione viene preparata anche una linea vegana di dolcezze: dalle torte, ai biscotti, ai pasticcini. Basta chiedere e con gentilezza e disponibilità alle esigenze di chiunque, e quindi in questo caso di chi ha scelto il cruelty free, si viene gustosamente e dolcemente soddisfatti.

Non c’è dubbio: è davvero il tempo dei dolci a base vegetale e delle torte vegane.

E soprattutto, sono l’esempio e la spinta che arriva da professionisti che hanno fatto della loro cucina un’arte della ricerca di ingredienti nuovi e cruelty free, a dare il via a un cambiamento in un settore che non tramonta, anzi risorge in nuove vesti  e gusti, tanto da sollecitare molte persone a cimentarsi nello sperimentarle anche a casa nelle proprie cucine.


Per approfondire l’argomento su un’alimentazione cruelty free:

http://www.shan-newspaper.com/web/animalismo/1691-perche-essere-vegetariani-non-basta.html

http://www.shan-newspaper.com/web/animalismo/2008-cose-luovo-ci-serve-davvero-come-cibo.html

www.radiodreamland.it nella trasmissione “VeganSì”


Ricette internazionali da sperimentare a casa


Vegan Sacher

E dopo Parigi e Torino, approdiamo a Vienna, capitale di un Paese vegan friendly, che con la sua Sacher torte, lancia la sfida con la versione vegan che riportiamo qui.
Giusto per rispolverare la memoria e le papille gustative, ricordiamo che la Sacher è composta da due morbidi dischi di torta al cacao con al centro uno strato di confettura di albicocche. Il tutto ricoperto da una colata di cioccolato fondente che si solidifica in una glassa che rappresenta una vera delizia. E tutto questo è possibile riprodurlo in chiave cruelty-free.

IngredientiSacher Torte

Dosi per un singolo disco (bisogna prepararne due)

  • 250 g di farina 1 oppure 2
  • 150 g di zucchero di canna
  • 50 g di cacao
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 70 g di olio di semi di mais
  • 200 g di latte di soia
  • 1 pizzico di vaniglia in polvere
  • 1 pizzico di sale

Per la copertura e farcitura:

  • 200 g di cioccolato fondente
  • qualche cucchiaio di latte di soia, ma si può usare anche solo dell’acqua
  • 180 g di confettura di albicocche


In una ciotola mescolate la farina, il cacao, lo zucchero, il lievito, la vaniglia e il sale. Unite poi il latte di soia e l’olio e amalgamate il tutto con un cucchiaio o una frusta fino ad ottenere un impasto omogeneo, che trasferirete in una tortiera tonda foderata di carta da forno oppure oliata e infarinata: usate la modalità che preferite.
Infornate in forno statico a 180° per 40 minuti controllando poi che la torta sia effettivamente cotta all’interno. Sfornate e lasciate raffreddare e intanto impastate e cuocete anche il secondo disco di torta.
Quando i dischi saranno pronti, conviene livellare la superficie di uno dei due, tagliando la parte superiore ( quella che rimane un po’ convessa), così si procede a spalmarvi sopra la confettura di albicocche e poi sovrapponetevi il secondo disco.
A questo punto, scaldate qualche cucchiaio di latte di soia o acqua in un pentolino e unitevi il cioccolato sminuzzato, lasciate riposare un paio di minuti in modo che il cioccolato possa sciogliersi e mescolate bene. Poi riscaldate a bagnomaria il pentolino col cioccolato in modo che si formi una bella crema densa che spalmerete su tutta la superficie della torta fino a ricoprirla completamente.
Conviene, infine, mettere la torta completa in frigorifero per un paio d’ore in modo che la glassatura si solidifichi bene. Et voilà…sarà pronta da gustare!

Linzer Torte

Linzer Torte

E sempre rimanendo in Austria, facciamo un salto anche a Linz, per preparare una Linzer torte.
Si tratta di una crostata molto bassa, composta da una frolla alle nocciole con aggiunta di cannella e chiodi di garofano, ripiena di confettura di ribes rosso o in alternativa di lamponi, coperta da un reticolato di striscioline di pasta e rifinita con scaglie di mandorle. Ma ci sono anche varianti con l’utilizzo di sole mandorle al posto delle nocciole. Proprio per il tipo di ingredienti, si presta benissimo alla versione vegan, dove gli ingredienti di origine animale sono facilmente sostituiti da quelli vegetali.

Ingredienti


    • 150 gr. di nocciole ridotte in farina
    • 150 gr. di farina, quella che usate abitualmente
    • 100 gr. di zucchero di canna
    • 100 gr. di olio di mais fatto raffreddare in freezer per circa un’ora
    • la buccia di un limone (usare la parte più esterna)
    • un cucchiaino di cannella
    • un po’ di chiodi di garofano polverizzati
    • confettura di ribes rosso o in alternativa di lamponi o mirtilli rossi, per la farcitura
    • mandorle a lamelle, per la finitura

    In una terrina setacciate la farina, la farina di nocciole, lo zucchero, le scorzette di limone e le spezie. Aggiungete l’olio e impastate il tutto. Avvolgete l’impasto ottenuto nella pellicola per alimenti e lasciate riposare in frigorifero per almeno un paio d’ore. Ma volendo anche per una intera giornata. Allora stendete la pasta con uno spessore di 5 circa mm. Foderate uno stampo per crostate basso, da 20/ 25 cm. precedentemente oliato e infarinato o rivestito di carta da forno, formando un bordo alto 1 cm. Versate la confettura scelta sulla pasta, livellandola uniformemente.
    Con la pasta avanzata create delle striscioline e intrecciandole sulla superficie della torta formate come una griglia. Per finire decorate spolverando la superficie con le mandorle a lamelle. Mettetela a cuocere sul ripiano basso del forno statico, preriscaldato a 180°C per circa 45 minuti. Al momento di servirla potete spolverizzare sopra dello zucchero a velo e volendo, come fanno in Austria, accompagnarla da una pallina di gelato alla vaniglia o un ciuffo di panna montata…in questo caso vegana.

    A questo punto: a voi la sperimentazione e soprattutto la degustazione di questi dolci classici in versione cruelty free che potrete condividere con le persone a voi care, magari in occasione delle prossime feste pasquali.


    Franz Sacher

    Curiosità


    Come nacque la Sacher torte, diventata famosa in tutto il mondo?

    Si racconta che nel 1832 il cancelliere Klemens von Metternich ordinò di realizzare un nuovo dessert per uno dei suoi sontuosi banchetti ufficiali.
    Purtroppo, in quell’occasione il capocuoco di corte si ammalò improvvisamente e così venne incaricato un suo allievo, il sedicenne Franz Sacher, pasticcere alle prime armi, ma persona intraprendente e creativa appassionato di cioccolato. Questa sua passione gli ispirò una torta apparentemente semplice ma così buona da estasiare sia il cancelliere che tutti gli invitati.
    Da allora la Sacher torte cominciò a circolare per tutta Vienna e non solo, tanto da generare un contenzioso tra Franz e l'artigiano svizzero Daniel Peter, conosciuto come l’inventore del cioccolato al latte, che ne rivendicò i diritti attraverso una lunga lite giudiziaria terminata, più di 40 anni dopo, con la vittoria della famiglia Sacher.
    Dal momento che la torta originale è protetta da un marchio di fabbrica che nessuno ha mai avuto in licenza, tanto che lo stesso marchio è riportato con un sigillo di cioccolato che compare proprio sopra la torta, si può dire che a oggi sia comunque una delle ricette che annovera più imitazioni.


    Aneddoti sulla Linzer torte

    Biblioteca nazionale di Vienna

    La Linzer torte, crostata friabile e deliziosa, vanta origini che risalgono al XVII° secolo.
    La ricetta è stata datata dapprima al 1696 secondo quanto trovato nella biblioteca statale di Vienna. Successivamente nel 2005 il direttore della biblioteca nazionale dell’alta Austria e autore del manuale dal titolo “Come fare la Linzer Torte”, ne scoprì una versione veronese nel Codex 35/31 nell'archivio dell’abbazia Admont ancora più antica, risalente al 1653.

    Comunque, riguardo la storia di questa torta, non mancano le leggende. Fra le più famose quella che fa risalire la sua invenzione ad un confettiere viennese di nome Linzer. La torta divenne però popolare grazie al pasticcere Johann Konrad Vogel che nel 1822 iniziò a lavorare per la vedova di un pasticcere di Linz (che in seguito divenne sua moglie). Vogel non ne fu l’inventore ma il suo contributo la rese popolare.
    Si sono trovate anche notizie riguardanti un viaggiatore austriaco, Franz Hölzlhuber, che intorno al 1850 la portò a Milwaukee, rendendola famosa anche in America.
    Divenne così un classico della tradizione pasticcera non solo in Austria, ma anche in Svizzera, Ungheria, Germania e Tirolo.



    E dopo Parigi e Torino, approdiamo a Vienna, capitale di un Paese vegan friendly,

    che con la sua Sacher torte, lancia la sfida con la versione vegan che riportiamo qui.

    Giusto per rispolverare la memoria e le papille gustative, ricordiamo che la Sacher è composta da due morbidi dischi di torta al cacao con al centro uno strato di confettura di albicocche. Il tutto ricoperto da una colata di cioccolato fondente che si solidifica in una glassa che rappresenta una vera delizia. E tutto questo è possibile riprodurlo in chiave cruelty-free.



    Come sarà il cibo nel 2021?


    Come sarà il cibo nel 2021?

    A conclusione dello strano e complesso 2020, parte un nuovo anno e viene da chiedersi come andranno le cose anche rispetto al cibo che mangeremo.

    Tirando un po’ le somme si deve però ammettere che lo stile di vita vegano abbia avuto un incremento esponenziale tra il 2019 e l’anno scorso.

    L’alimentazione plant-based è sempre più sulla cresta dell’onda in risposta alla richiesta di alimenti più sani, cruelty free e sostenibili.

    Certamente bisognerà tenere conto che nei prossimi trent’anni l’umanità dovrà trovare il modo di produrre una quantità di cibo superiore a quella attuale in una percentuale che, a seconda delle stime, va dal 30 al 70%.

    Ma come sarà possibile garantire questo senza rendere il pianeta del tutto inabitabile?

    Sono valutazioni urgenti già per quest’anno, perché è sempre più chiaro che la gran parte dei problemi climatici e ambientali con cui si devono fare i conti arriva proprio dall’attuale sistema di produzione del cibo, includendovi anche gli spillover di nuovi virus.

    Gli allevamenti intensivi con la deforestazione, per fare spazio a colture che servono a foraggiarli, sono davvero una spina nel fianco per la nostra Terra, senza contare che è compreso in questo scenario anche l’inquinamento delle acque e dell’aria.

    Secondo gli esperti di demografia la popolazione mondiale continua a crescere e aumenterà di numero anche se tutti dovessero fare meno figli, per il semplice fatto che rappresenta il tasso dovuto al susseguirsi di nascite e di morti.

    Allora come e cosa sarà meglio mangiare nel 2021?

    Quale sarà il futuro prossimo dell’alimentazione planetaria?

    I food trend per questo nuovo anno non parlano unicamente di alimenti specifici ma si concentrano sui grandi temi per la salvaguardia del pianeta e inoltre è certo che la pandemia 2020 abbia cambiato il lifestyle per sempre.

    È assodato, dalle ultime stime dell’anno appena passato, che sta proseguendo l’incremento di coloro che scelgono di mangiare vegano.

    Sempre più persone optano per una dieta vegetale in cui eliminano o è sempre meno presente la carne e il pesce e valutando anche i vantaggi di arrivare a eliminare latticini e uova.

    I vegetali sono i grandi protagonisti delle nuove tendenze del cibo che influiranno notevolmente sul nostro modo di concepire i pasti: si riscoprono quelle che erano considerate verdure scontate perché da sempre presenti negli orti, però ora lavorate e trasformate in vere prelibatezze ricercate, come sta succedendo già dal lockdown 2020 quando molti ristoratori si sono lanciati nella cucina a base vegetale e nel food derivery per farlo arrivare nelle case di chi lo richieda in modo da conservarne tutta la bontà.

    Per giunta nell’ottica del non sprecare nulla, si sfrutterà sempre di più tutto quanto sia edibile.

    Il recupero delle origini sembra essere diventato un leitmotiv comune.

    I piatti della cucina tradizionale, come quella italiana, si alleggeriscono dai grassi animali e di carni, grazie alle nuove tecnologie di produzione del meat-free.

    La tradizione si aggiorna adattandosi senza alcun problema ai gusti e sostituisce la composizione da proteine animali a vegetali per accontentare anche i gusti più difficili.

    Come sarà il cibo nel 2021?

    Tra l’altro, i consumi in periodo di restrizioni hanno subito una modifica radicale e la paura dei contagi ha portato molti a preferire soluzioni alternative alla spesa fatta di persona.

    Tenendo conto che il piacere del mangiare fuori è per il momento un ricordo e sono fiorite le consegne a domicilio di cibo, viene da chiedersi: quale sarà il cibo che più mangeremo?

    Anche nel 2021 grande attenzione andrà ai legumi e alle loro varietà: considerati ormai non solo più le "proteine vegetali per vegani" perché riscoperti anche dagli onnivori più scettici. Proprio per la loro versatilità a essere trasformati in farine, si prestano a ricette salate tradizionali e a dolci e rappresentano una delle basi della pasticceria senza l’utilizzo di uova, burro e persino glutine.

    Così dopo la riscoperta di lenticchie, cicerchie, lupini e i fagioli, sembra che il 2021 sarà l’anno dei ceci per la richiesta che viene dai consumatori.

    E poi ancora si assesta sulla tavola il consumo di pane e di pizza a discapito delle proteine animali e ci sarà molta meno carne nel piatto, grazie ai cambiamenti in atto dello stile di vita che si ripercuote sull’alimentazione: infatti la crisi pandemica ha riportato al centro del discorso il concetto di salute, e di cosa viene portato a tavola, del cibo buono, che nutre bene, ma anche rispettoso della natura e che implica una scelta di tipo etico verso la non sofferenza animale e che sostituisca quindi i derivati animali con quelli vegetali.

    Di sicuro il 2021 sarà un anno difficile per la carne.

    Le analisi internazionali dedicate al mercato della carne parlano di un pesante contraccolpo dovuto al Covid-19 e, guarda caso, è proprio il mercato globale della carne ad essersi rivelato una delle principali cause indirette di questo virus.

    Sono cifre in perdita quelle riportate dagli analisti del mercato globale alimentare effettuate da Gira, la Global Info Report, sul settore della carne e sono cifre in negativo che non stupiscono.

    Gira è una società internazionale specializzata in consulenza e ricerche di mercato che lavora per i clienti lungo l'intera catena alimentare in tutto il mondo.

    Conta di un team di consulenti e ricercatori di levatura internazionale, portando avanti indagini di mercato e analisi con un alto grado di intuizione riguardo le previsioni per l’attività futura.

    Proprio dalle sue analisi emerge che stiamo assistendo a una globale contrazione dei consumi delle carni dovuta a fattori diversi che sembrano essere stati accelerati dalla pandemia.

    Secondo Rupert Claxton, direttore dell’area analisi di Gira riferito al settore delle carni,

    nel 2021 il dato più significativo è quello legato alla contrazione del mercato della ristorazione.

    Negli Stati Uniti, per esempio, il 2020 ha fatto registrare un – 27% e, secondo le previsioni di Gira, il 2021 segnerà un ulteriore -10%. Questi cali hanno impattato in modo determinante sui settori della carne di manzo, maiale e pollo.

    Come sarà il cibo nel 2021?

    La stessa cosa è accaduta in Europa con un dato ancora più negativo: – 33% nel 2020 con un ulteriore – 14% nel 2021.

    Il mercato della carne si è fortemente ridotto come risultato della pandemia“, spiega Claxton e a questo si sono aggiunti ulteriori fattori determinanti.

    Il primo è rappresentato dalle situazioni gravissime riscontrate nei macelli che in pochi mesi sono diventati dei focolai a causa delle condizioni di lavoro in questi luoghi, come la vicinanza fra loro dei lavoratori, la poca salubrità degli ambienti ricchi di vapori acquei e umori malsani e i ritmi devastanti.

    Il secondo è la diminuzione del potere di acquisto da parte della popolazione che si ritrova a dover fare i conti con un’incertezza lavorativa non da poco e a lasciare così sugli scaffali dei supermercati alcuni tipi di prodotti proprio come la carne, rivolgendosi ai legumi, ai cerali e ai vegetali in genere.
    Il terzo fattore lo si deve alla ricerca di una maggiore salubrità degli alimenti e a una generale contrazione dei consumi di carne di carattere culturale, soprattutto in Europa.

    Infine, la quarta motivazione che ha impattato sul settore della carne è la ricerca da parte dei consumatori di una maggiore attenzione nei confronti del benessere animale.

    L’analisi di Gira spiega che anche un altro virus ha garantito un colpo basso al mercato globale della carne, ovvero la peste suina africana.

    Questa malattia ha portato la Cina, che è il principale produttore mondiale di questa carne, a procedere all’abbattimento di circa 27 milioni di capi fra il 2018 e il 2019, con un danno economico enorme e un aumento esagerato dei prezzi della carne di maiale, fino al 100%.

    Purtroppo addolora che nel terzo millennio non solo si continui ad allevare esseri senzienti per mangiarseli, ma che con tutte le conoscenze in campo medico-scientifico, non venga ricercata una cura per questa malattia e che l’opzione utilizzata sia solo la soppressione.

    In ogni caso, riguardo la carne, nel 2021 le cose non cambieranno di molto secondo l’analisi di Gira, anzi il trend sembra dimostrare che anche in Italia il consumo di carni subirà continui picchi al ribasso.

    Sempre secondo queste indagini di mercato, per contro, il concetto di alternative proteiche sembra ben consolidato nei mercati occidentali. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da importanti afflussi di capitali nello spazio delle proteine ??alternative.

    Le vendite sono successivamente aumentate di oltre il 10% annuo e il Covid-19 ha agito per accelerare questo processo.

    Si è anche evidenziato che nonostante la Cina abbia una lunga storia nella produzione di prodotti e piatti che imitano il gusto della carne, e questo mercato sia più grande di quello degli Stati Uniti, la maggior parte delle aziende cinesi sono molto indietro rispetto ai loro concorrenti occidentali guidati da innovativi impianti tecnologici per la lavorazione delle proteine vegetali.

    Ci sono anche buone previsioni, per quest’anno e per i prossimi, per quei prodotti che golosamente vanno a rappresentare l’alternativa ai formaggi.

    In un rapporto stilato, che prevede l’evoluzione di questa categoria alimentare, viene valutato come lo sviluppo si incentivi man mano e in tutto il mondo vengano considerati come modello di sviluppo e una occasione per aumentare importanti esperienze di questi puntatori del mercato durante il periodo di tempo dal 2020 al 2025.

    Come sarà il cibo nel 2021?Questo rapporto si concentra proprio sulla opportunità a base vegetale del formaggio nel mercato globale, in particolare in Nord America, Europa, Asia zona del Pacifico, America del Sud, Medio Oriente e Africa. Questa relazione categorizza il mercato sulla base dei produttori, delle regioni, della tipologia e dell’applicazione.

    Il mercato mondiale per questo alimento è destinato a crescere ad un CAGR (Compounded Average Growth Rate) - ovvero la crescita percentuale media di un prodotto in un certo lasso di tempo- di circa 20% nel corso dei prossimi cinque anni, e raggiungerà 20 milioni di dollari americani nel 2023, secondo un nuovo studio GIR (Global Info Research) che ha valutato proprio questi cibi non-caseari, prodotti principalmente per i vegani, ma anche per chi non lo è ancora e per gli intolleranti al lattosio.

    Ecco quindi che per questo nuovo anno non solo le intenzioni dei consumatori volgono verso un cibo più sano, economico e cruelty free, ma proprio anche le analisi di mercato portano a considerare che il cambiamento verso il cibo vegetale è ormai inarrestabile e sarà il cibo che ci accompagnerà anche nei prossimi anni.

    I tempi sono maturi per la crescita della scelta del plant-based nella vita quotidiana, una scelta che è alla portata di tutti, scelta dove ogni persona può contribuire a fermare la rovina ambientale legata al consumo dei prodotti di origine animale.

    Perché scegliendo una dieta a base vegetale, con i cibi che la natura stessa ci offre, e cioè verdura, frutta, cereali, legumi e semi, possiamo dare il nostro contributo per un mondo migliore, ma soprattutto, essendo sempre più numerosi, si può contribuire a lanciare un importante messaggio di cambiamento al settore produttivo: perché se i consumatori chiedono, il mercato risponde e rappresenta la legge della domanda e dell’offerta. Quello che compriamo al supermercato come cibo può fare la differenza nell’aiutare a salvare il pianeta.

    Non dobbiamo dimenticare infatti che secondo gli ultimi studi, condotti dall’università di Oxford, “il sistema alimentare globale è una delle principali fonti di emissioni di gas serra: circa il 30% del totale globale.

    Il legame che il cambiamento climatico ha con la produzione alimentare è molto forte

    e i numeri in termini di emissioni sono impressionanti: si calcola che, ogni anno, la produzione di cibo a livello globale porti a immettere nell’atmosfera 16 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Il problema riguarda tutta la filiera produttiva, partendo dalla deforestazione e dall’uso di fertilizzanti chimici, fino ad arrivare alle emissioni di metano derivanti dagli animali negli allevamenti.

    È stato anche calcolato che l’ipotesi di un pianeta totalmente green, dove però il sistema alimentare rimanga invariato, porterebbe a risultati catastrofici e questo perché secondo gli esperti il sistema alimentare legato alla produzione di carne da solo produrrebbe abbastanza gas dannosi tanto che il pianeta (quello ipotetico senza altre emissioni provenienti da altre fonti) si riscalderebbe al di sopra dell’obiettivo di 1,5 °C tra il 2051 e il 2063.

    Una delle soluzioni, e la più fattibile in breve termine, è proprio un’alimentazione a base vegetale e proprio non a caso, nel documento, questa è tra le azioni indicate come necessarie per fermare il cambiamento climatico prima che diventi irreversibile.

    Quindi se nel 2021 siamo in pieno cambiamento, lasciamoci portare dal flusso “vegetale”, che sicuramente ci farà bene da molti punti vista: per la nostra salute, quella dei nostri cari, quella dei nostri compagni di viaggio chiamati animali e per la Terra che ci ospita.

    Cambiare in meglio si può ed è una grossa opportunità che parte proprio dal nostro modo di considerare il cibo.


    Ma come possiamo utilizzare al meglio l’opportunità di mangiare vegetale?

    Diciamo che il primo approccio verso una alimentazione 100% a base vegetale è quello di utilizzare le ricette e il proprio modo abituale di preparare il cibo a casa, rivisitandole in chiave vegan, sostituendo semplicemente i componenti vegetali a quelli animali.

    Ecco ad esempio come preparare una pasta con ragù vegetale con le lenticchie.

    È un piatto che risulterà anche completo e ricco di proteine derivate proprio da questo legume abbinato alla pasta.

    Inoltre le lenticchie, oltre a essere molto gustose e digeribili, hanno anche una caratteristica importante: quella di contenere ferro, rivelandosi quindi un valido sostituto della carne usata nel ragù classico. Addirittura nelle lenticchie il tasso di questo importante minerale per i globuli rossi è di gran lunga superiore.

    Le loro proprietà nutrizionali sono infatti eccellenti e sarebbe opportuno consumarle con regolarità, inserendole nella dieta in sostituzione delle proteine animali: perché hanno un ottimo contenuto di aminoacidi essenziali e carboidrati complessi, sono una scorta di fibre che ci purificano e ci rendono sazi prima, ci danno un notevole apporto di minerali, sono caratterizzate dall’assenza di grassi saturi, colesterolo e glutine, per cui adatte anche ai celiaci.


    Ricetta vegan


    Ragù di lenticchie


    Ragù di lenticchieSarà buono sia con la pasta che con gli gnocchi, con ravioli o tortelli (sempre vegani naturalmente!), ma anche l’ideale come condimento per le lasagne o per accompagnare la polenta.

    È facile da preparare, una ricetta davvero veloce per approcciarsi alla cucina vegana. Un piatto vegetale ottimo per tutti: bambini e adulti.
    Sarà anche un condimento perfetto per accompagnare il riso lessato, o il farro, o l’orzo, o il grano saraceno. Oppure da mangiare come contorno, semplicemente come lenticchie in umido o come minestra, allungandolo con del brodo vegetale.
    Questa ricetta rappresenta un’alternativa tutta vegetale al classico ragù. Non si usa nessun tipo di ingrediente che per alcuni può all’inizio risultare inconsueto, come il seitan o la soia granulare, per cui può essere preparato anche da chi muove i primi passi verso un’alimentazione vegan ma ancora non si sente sicuro a sperimentarla con prodotti che non gli sono ancora così familiari.

    Tanto ci penseranno le lenticchie a dar gusto a questo ragù saporito e denso.


    Ingredienti per 4 persone

    Ragù di lenticchie

    • 250 g circa di lenticchie piccole: potete usare quelle secche, oppure se avete fretta stessa quantità di quelle in scatola, sgocciolate
    • 600 gr di polpa fine di pomodoro
    • Ortaggi per soffritto per quanto è sufficiente secondo le vostre abitudini
    • 4 foglie di alloro
    • Olio di mais o di girasole

    La preparazione è molto facile in quanto è sufficiente che procediate con il solito soffritto a cui siete abituati, più leggero o più corposo, come preferite. Poi aggiungere le lenticchie e l’alloro e fatele rosolare bene. Infine aggiungete la polpa di pomodoro. Cuocete il tutto per una ventina minuti fin che il sugo inizia ad addensarsi.

    Fate solo attenzione a controllare che se durante la cottura dovesse asciugarsi troppo, di aggiungere un po’ di acqua calda o un po’ di brodo vegetale. Il risultato finale dovrà essere un ragù abbastanza denso, per cui, se fosse necessario, togliete il coperchio per gli ultimi minuti di cottura per farlo asciugare.

    A questo punto il ragù di lenticchie è pronto per essere utilizzato in qualsiasi vostra preparazione.

    È una ricetta veloce che sarà apprezzata non solo dagli amici vegani, che magari avete invitato all’ultimo momento, perché loro l’apprezzeranno senz’altro, ma la sorpresa sarà anche per chi l’ha cucinata!


    Veganuary 2021

    Eventi


    Veganuary 2021

    Anche quest’anno parte a gennaio il mese plant-based.

    La campagna, lanciata dal Regno Unito a partire dal 2014, consiste, per chi vuole aderire, di seguire una dieta priva di prodotti animali per tutto il mese di gennaio.

    Una campagna che vede la partecipazione anche di aziende e ristoratori, che possono trarre vantaggi e opportunità scegliendo di ampliare la propria offerta di prodotti alimentari o il proprio menu, introducendo alimenti plant-based, riconosciuti come ormai sempre più richiesti dai consumatori.

    I sostenitori di questo evento, che nel tempo sono riusciti a estendere il Veganuary a ben 152 Paesi, raccogliendo adesioni in tutto il mondo con oltre 1.000.000 di partecipanti fino ad oggi, pensano che quello del 2021 potrebbe essere un mese da record: si aspettano infatti 350.000 adesioni per l’inizio del mese e 500.000 entro la fine. Nel gennaio 2020 i partecipanti erano stati 400.000, contro i 250.000 del 2019 e i 170.000 del 2018.

    La visione di Veganuary è molto semplice: far conoscere un mondo in cui la produzione alimentare non decima le foreste, non inquina i corpi idrici, non incide sul cambiamento climatico e sulla sofferenza e l'estinzione degli animali.

    Come riportato sul The Guardian, l'ondata di consumatori che si rivolgono a sempre più alimenti a base vegetale è dovuto sia al fatto che in molti, anche grazie al Covid, hanno avuto modo di riflettere sull’importanza dell’alimentazione sulla salute umana, sul benessere animale e sul clima, ma anche alla tendenza alla crescita costante dell’iniziativa degli ultimi anni di un consumo di cibo di derivazione vegetale in sostituzione dei prodotti animali e loro derivati.


    Come sarà il cibo nel 2021?

    Libri consigliati


    TUTTI FIGLI DI MADRE TERRA

    L’ecospiritualità nel rapporto con gli animali

    di Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro - Edizioni Triskel.


    Si tratta di un libro davvero speciale dedicato a umani e non umani, dove trovare ispirazione per un anno migliore, in segno di pace, senza confini e senza differenze di qualsiasi tipo.

    Si tratta di un volume che può essere considerato un manifesto animalista e antispecista, dove il principio ecospirituale, che sta alla base, ispira alla fratellanza, all’armonia e alla felicità.

    Come si può leggere direttamente dal libro: “L’ecospiritualità è una filosofia naturale che porta a rivalutare il rapporto dell’individuo con l’ambiente, dove tutte le creature viventi, e lo stesso pianeta, vengono ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell'uomo. L'individuo non è quindi visto come il dominatore incontrastato del mondo che abita, ma si trova a essere affratellato a tutte le manifestazioni della vita e con lo stesso pianeta in una comune esperienza planetaria che è parte di un ecosistema che orbita nello spazio.


    "TUTTI FIGLI DI MADRE TERRA" è reperibile anche in lingua inglese e francese, e in formato ebook su www.triskeledition.com









    Acqua: nutriente essenziale


    Acqua: nutriente essenziale

    L’acqua rappresenta un nutriente essenziale e un bene prezioso, non solo per noi ma per il pianeta in tutta la sua complessità.

    L’acqua è proprio da considerare un alimento, anzi è addirittura il più importante per eccellenza. È accertato infatti che si può stare diversi giorni senza mangiare, ma non altrettanto senza bere.

    Come elemento essenziale e prezioso per la vita su questo pianeta, proprio il ricercatore Luc Montagnier, premio nobel per la medicina, spiega che:

    “Il ruolo dell’acqua è assolutamente  essenziale  all’origine della vita.

    Noi siamo fatti di acqua, acqua organizzata. Ci sono organismi viventi composti al 99,9% di acqua, come le meduse, mentre noi siamo composti di acqua per il 70-80%.

    Non si tratta dell’acqua del rubinetto, che beviamo normalmente, ma di un’acqua organizzata che ha un ruolo fondamentale nelle reazioni chimiche”.

    Inoltre sono sempre più numerosi gli studi che confermano come l’acqua sia in grado di conservare delle informazioni e anche i ricordi, per molto tempo, proprio in diluizioni simili a quelle omeopatiche.

    Sempre Montagnier sostiene che effettivamente l’acqua giochi un ruolo fondamentale all’inizio della vita, poiché l’acqua può organizzarsi in strutture a elica e può essere che sia stata proprio l’acqua che abbia inventato le strutture a elica che hanno permesso alla vita di sorgere come proteine, acidi nucleici, ecc…”Così si può immaginare che i primi tentativi siano avvenuti o nelle acque degli oceani e dei mari del pianeta Terra, oppure che siano arrivati dallo spazio. Perché se uno pensa a delle onde che generano delle strutture nell’acqua, queste onde possono anche venire da fuori. Dunque  tutto è possibile…

    Questo ci fa tornare all’ipotesi della panspermia, dove l’universo sarebbe molto più ricco di strutture viventi di quel che si creda”.

    Acqua: nutriente essenziale

    Tutto questo è davvero interessante e suggestivo  e addirittura questa descrizione di Montagnier va a riproporre e confermare ciò che già l’antico celtismo druidico europeo esprimeva sull’origine e le qualità della vita, proprio come scriveva Giancarlo Barbadoro, poeta, musicista, scrittore, filosofo, teorico dell’Ecospiritualità, in un suo  interessante articolo pubblicato sulla rivista Shan Newspaper dal titolo: Nemeton, il Giardino Sacro dei Druidi, in quanto l’acqua risultava essere “ il simbolo  dell'energia plasmatica dell'universo, la fonte di vita, la fonte terapeutica. Era considerata anche parte del corpo mistico del dio dell’ acqua Kuid’hà, portatore di vita sul pianeta, la cui sostanza è presente in tutte le creature viventi e che le unisce in una sorta di fenomeno quantistico di entanglement. Proprietà utilizzata nell’ambito delle pratiche magiche e terapeutiche del druidismo che giungeva a interessare tutti i viventi sul pianeta” ,

    Però l’acqua, questo bene prezioso rischia di essere perduto a causa di una abitudine alimentare errata.

    Lo evidenzia prima di tutto il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2019, che esordisce così:


    “In tutto il mondo il tasso di utilizzo dell’acqua è cresciuto di circa l’1% all’anno a partire dagli anni ’80 a causa della combinazione di diversi fattori: crescita della popolazione, sviluppo socioeconomico e cambiamento dei modelli di consumo.

    Secondo le previsioni, la domanda globale di acqua continuerà a crescere ad un tasso simile fino al 2050, superando di circa il 20-30% i livelli di utilizzo attuali, soprattutto in ragione della crescente domanda a livello industriale e domestico. Più di due miliardi di persone vivono in paesi soggetti a tassi elevati di stress idrico, mentre circa quattro miliardi di persone devono affrontare gravi scarsità idriche per almeno un mese all’anno.

    I livelli di stress idrico continueranno a crescere con l’incremento della domanda di acqua e con l’intensificarsi degli effetti dei cambiamenti climatici”.

    Ma cos’è che incrementa maggiormente lo stress idrico? È proprio l’impronta idrica dei vari sistemi alimentari.

    Una delle più importanti questioni da affrontare è il modello di consumo. Acqua e consumo a scopo alimentare sono un binomio inscindibile, strettamente legato all’abuso delle risorse idriche.

    L’aumento previsto della produzione e del consumo di prodotti di origine animale esercita pressioni incredibili sulle risorse di acqua dolce del pianeta. Le dimensioni e le caratteristiche dell’impronta idrica variano a seconda dei tipi di animali e dei sistemi di produzione.

    Per tonnellata di prodotto, i prodotti animali hanno un’impronta idrica di gran lunga maggiore rispetto ai prodotti vegetali.

    Per fare un esempio, riguardo la produzione di carne e prodotti lattiero caseari, l’impronta idrica della carne bovina risulta essere molto pesante: per produrre 1 kg di carne bovina occorrono 15.415 litri di acqua. Occorrono inoltre 8.763 litri di acqua per 1kg di carne di pecora, 5.988 litri per 1kg di carne di maiale, 4.325 litri per 1 kg di carne di pollo, 3.265 litri per 1 kg di uova, 1.020 litri per un litro di latte.

    Acqua: nutriente essenziale

    Se vogliamo fare un paragone, un burger  vegano invece consuma dal 75 al 95% di acqua in meno rispetto alla carne di manzo, inoltre causa l’87-90% di emissioni in meno e utilizza dal 93 al 95% di terreno in meno.

    Lo stesso vale quando guardiamo l’impronta idrica per caloria: l’impronta idrica media per caloria per la carne bovina è 20 volte superiore a quella dei cereali.

    Inoltre, nel momento in cui osserviamo il fabbisogno idrico per le proteine, è stato riscontrato che l’impronta idrica per grammo di proteine per latte, uova e carne di pollo è circa 1 volta e mezza più grande rispetto ai legumi, mentre per le carni bovine, l’impronta idrica per grammo di proteine è 6 volte maggiore rispetto ai legumi.

    Dal punto di vista delle risorse di acqua dolce, è più efficiente ottenere calorie, proteine e grassi attraverso i prodotti vegetali rispetto ai prodotti animali.

    Sono numeri che fanno riflettere e non riguardano certo il consumo dell’acqua che usiamo per farci la doccia o lavarci i denti.

    Il costo ambientale ha anche un’altro aspetto da tenere in considerazione: l’acqua dolce (fiumi e laghi) viene inquinata dai liquami organici provenienti dagli allevamenti e dalle sostanze chimiche usate nella coltivazione dei mangimi per il bestiame, così oltre a consumare acqua, la richiesta di carne e derivati animali inquina anche quel poco che di essa ci resta, rendendola di fatto inutilizzabile. Mentre anche le acque del sottosuolo, formatesi nel corso di milioni di anni, sono così talmente sfruttate per l’irrigazione che il reintegro da parte delle piogge è del tutto insufficiente.

    Recentemente la UN Environment, la principale autorità ambientale che definisce l’agenda ambientale globale, ha esortato con forza le persone a ridurre il loro consumo di prodotti a base di carne per risparmiare acqua, esortando le persone a prendere in considerazione uno shift verso il cibo a base vegetale.

    Non è la prima volta che l’ONU chiede ai consumatori di ridurre o eliminare il consumo di cibi carnei: già nell’ottobre 2018 aveva definito il problema dell’impronta dell’industria della carne come uno dei “problemi più urgenti” al mondo da risolvere ed esprimendo che “Il nostro uso di animali come tecnologia per la produzione di cibo ci ha portato sull’orlo della catastrofe”.

    Acqua: nutriente essenziale

    La UN Environment ha dichiarato che “non esiste un percorso per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi senza una massiccia diminuzione della scala dell’allevamento” aggiungendo che

    “il mondo può eliminare il bisogno di animali nel sistema alimentare spostandosi verso alternative  a base vegetale”.

    In uno studio presieduto da Joseph Poore, ricercatore ambientale presso l’università di Oxford e pubblicato lo scorso anno su Science, sono stati analizzati diversi fattori, come inquinamento dell’aria,  dell’acqua, del gas serra, dell’ utilizzo di terreni ed altro ancora basandosi sull’osservazione di 40.000 fattorie in 119 paesi e analizzando i 40 cibi più mangiati al mondo.

    Ecco cosa ha affermato lo stesso Poore:

    “Il motivo per cui ho iniziato questo progetto era quello di capire se esistessero della fattorie che producessero alimenti di origine animale in maniera sostenibile.

    E durante questo progetto che è durato 4 anni, anche io ho smesso di mangiare prodotti animali. Questi non sono necessari per il nostro stile di vita moderno, la questione che ci possiamo porre è come possiamo ridurre questo spreco di risorse?

    Una alimentazione vegetale è probabilmente il modo migliore per ridurre il proprio impatto sul pianeta Terra, e non sto parlando soltanto di gas serra, ma anche di utilizzo di terre, acidificazione del suolo, utilizzo dell’acqua!

    Questo è qualcosa di molto più grande di comprare un auto elettrica ad esempio, perchè l’agricoltura è un settore che riesce ad incidere su tutti i problemi di tipo ambientale.

    Sono davvero gli alimenti di origine animale ad essere responsabili in larga scala di questo. Evitare il consumo di prodotti animali porta un beneficio ambientale maggiore rispetto a quello di provare ad acquistare latticini e carni sostenibili.

    Se vogliamo dunque salvare il nostro pianeta da un brutto futuro per le nuove generazioni serve fare uno shift adesso rispetto alle abitudini alimentari carnee. Quello dell’acqua è solo un esempio di come ci sia necessità di porre rimedio al più presto. Perché senza acqua non c’è sopravvivenza e l’acqua è vita, tanto che la si cerca anche sui pianeti  e satelliti del nostro sistema solare. Un bene prezioso che è di tutti gli abitanti di questo pianeta e che accomuna tutti gli esseri viventi di questo pianeta, perché tutti siamo fatti di acqua ed è la stessa acqua che comunica tra tutti gli esseri viventi e la Terra stessa.


    Riferimenti:

    -       LUIMO:  intervista al premio Nobel per la medicina Luc Montagnier 

    https://youtu.be/z3aYVYkn4cY

    -       Nemeton, il Giardino Sacro dei Druidi, di Giancarlo Barbadoro

    www.shan-newspaper.com

    -       La leggenda del dio Kuid’hà, dal libro Leggende Druidiche di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, Triskel Edizioni

    www.triskeledition.com

    -       Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2019 Nessuno sia lasciato indietro World Water Assessment Programme United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization Sustainable Development Goals water and sanitation (https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000367303_ita/PDF/367303ita.pdf.multi)

    -       UN Environment- campagna #SolveDifferent

    -       M.M. Mekonnen A.Y. Hoekstra: The green, blue and grey water footprint of farm animals and animal products Volume 1: Main Report Value of Water Research Report Series No. 48 December 2010

    -       J. Poore, T. Nemecek : Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers (https://science.sciencemag.org/content/360/6392/987)


    I vari tipi di acqua e consigli per l’uso


    I vari tipi di acqua e consigli per l’uso

    Non a caso l’acqua è stata messa alla base di quella che in campo nutrizionistico viene definita la piramide alimentare, che è raffigurata proprio come una piramide dove man mano salendo verso il vertice ci sono gli alimenti in ordine di importanza per componenti nutritivi e per frequenza di razione giornaliera. Inoltre non tutte le acque sono uguali e ognuno necessita della sua, proprio come un nutriente importante e vitale.



    I principali 4 tipi di acqua:

    In base al tipo di minerali in esse disciolti, indicati come "residuo fisso", cioè la quantità di sali minerali depositati da un litro di acqua fatto evaporare a 180°, le acque minerali vengono classificate così:

    1. Minimamente mineralizzate: hanno un contenuto di sali minerali inferiore a 50 milligrammi per litro. Si tratta di acque leggere che in quanto povere di sali minerali favoriscono la diuresi e facilitano l'espulsione di piccoli calcoli renali ed è anche adatta agli ipertesi
    2. Oligominerali: hanno un contenuto di sali minerali non superiore ai 500 milligrammi per litro. In virtù dei pochi sali minerali presenti, sono ottime acque da tavola, adatte ad essere bevute quotidianamente. Svolgono inoltre un'ottima azione diuretica e contengono poco sodio.
    3. Minerali: il residuo fisso è compreso tra 500 e 1000 milligrammi, ovvero 1 grammo. per litro. Contengono una percentuale consistente di sali minerali e pertanto non devono essere bevute in quantità eccessive, al massimo fino a un litro al giorno, alternandole con acqua oligominerale. Acqua: nutriente essenziale Hanno applicazioni diverse a seconda del tipo di sostanze in esse presenti, come calcio, zolfo, ferro, magnesio, bicarbonato, ecc… e possono essere considerate curative o utili per gli sportivi sulla base dei minerali contenuti  perché lo sportivo ha bisogno di bere acqua mineralizzata rispetto alle acque oligominerali:queste, infatti, contengono pochissimi minerali e non sono sufficienti per integrare quelli persi durante lo sforzo fisico e la sudorazione.
    4. Ricche di sali minerali: il residuo fisso è di oltre 1500 milligrammi per litro. Sono molto ricche di sali, per cui devono essere bevute specificamente a scopo curativo e su consiglio medico, come in caso di ipersudorazione, crampi (ottime quelle ricche di magnesio) ed in tutti i casi di necessaria reidratazione. Si acquistano in farmacia, ma alcune si trovano anche nei supermercati.


    Curiosità sull’acqua
    A Collegno la riproduzione di un astronauta vicino al Toret - la famosa fontanella di Torino

    Curiosità sull’acqua


    L’Italia vanta il primato mondiale di consumo di acqua minerale in bottiglia, ma nonostante questo è uno dei luoghi dove è ancora possibile aprire il rubinetto per riuscire a dissetarsi.

    Secondo uno studio dell’Istituto di ricerca sulle acque ( Irsa ) l’Italia si posiziona al quinto posto in Europa per qualità dell’acqua di acquedotto.

    E proprio l’acqua delle valli del Piemonte è stata scelta come acqua per i viaggi spaziali e ne è un esempio la stazione spaziale orbitante ISS.

    Dal 2008 la SMAT, cioè Metropolitan Water Company di Torino, fornisce acqua potabile alla stazione spaziale, e nello specifico, due tipi diversi di acqua: uno  per il segmento statunitense e l’altro per quello russo.

    Entrambi i segmenti richiedono un'acqua molto stabile, in grado di mantenere le sue proprietà per mesi a gravità zero. Ma mentre gli americani preferiscono un’ acqua poca mineralizzata, trattata con sali di iodio, i russi preferiscono acque più pesanti, con più minerali e trattati con sali d'argento.

    Per gli americani la SMAT ha selezionato l'acqua molto leggera del Pian della Mussa, che scende dalle valli di Lanzo e poi raccolta nelle cisterne di acqua potabile di Venaria.

    Per i russi, l'acqua proviene dalle cisterne di Collegno dove risulta più cospicuo il contenuto di minerali.

    Naturalmente prima di arrivare a questa fornitura, un campione di queste acque era stato preventivamente inviato alla NASA, che lo ha successivamente certificato e scelto dopo accurati controlli.









    Il gelato giusto che con gusto aiuta gli animali e il pianeta


    Il gelato giusto che con gusto aiuta gli animali e il pianeta

    Siamo in piena estate e il gelato è il protagonista di questo periodo. In realtà c’è gelato e gelato, in quanto con quello opportuno si possono aiutare i nostri fratelli animali e il nostro pianeta.

    Questo perché, in realtà, il gelato “ classico” è a base di latte, ma anche di uova, per cui, con tutto quello che comporta l’allevamento intensivo per la produzione proprio di questi prodotti, anche qui ci si può spostare verso le alternative vegetali, in una visione di coerenza nel rispetto delle forme di vita uguali a noi umani e della Terra su cui viviamo.

    Al riguardo, la stessa United Nations Environment nel suo programma UNEP, focalizzato su diversi target come lo sviluppo sostenibile, la salvaguardia del clima, della biodiversità, delle specie, e ancora molto altro, ha dichiarato:

    “Il nostro uso di animali come tecnologia per la produzione di cibo ci ha portato sull’orlo della catastrofe. Non esiste un percorso per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi senza una massiccia diminuzione della scala dell’allevamento”

    Aggiungendo che “il mondo può eliminare il bisogno di animali nel sistema alimentare spostandosi verso alternative a base vegetale”

    Allora ecco che anche ognuno di noi, nel nostro piccolo, può, volendo, dare un contributo al cambiamento verso un mondo migliore, già solo gustandosi un gelato preparato con ingredienti di derivazione vegetale.

    Questo perché i latti vegetali sono molto più sostenibili di quelli animali, in quanto hanno un impatto ambientale molto più basso sotto diversi punti di vista. Ne è un esempio il fatto che rispetto alle emissioni di gas serra, il latte di mucca ha un impatto triplo rispetto a questi. Oppure che rispetto al consumo di territorio, la produzione di latte vaccino è 9 volte superiore o che l’Impatto sull’ acidificazione e il consumo d'acqua, quello del latte di mucca è 12 volte maggiore.

    Addirittura, confrontandoli tra loro, secondo uno studio di Poore e collaboratori pubblicato nel 2018 su Science, il più ecologista è il latte d'avena, poi il secondo classificato è il latte di soia e a seguire, il latte di riso e il latte di mandorla.

    Il gelato giusto che con gusto aiuta gli animali e il pianeta

    Vale la pena di ricordare che, comunque, qualsiasi latte vegetale si scelga sarà di gran lunga migliore di quello di mucca, in termini non solo di sostenibilità ma anche di salute. E, soprattutto, non causerà la schiavitù e la precoce morte di miliardi di esseri senzienti e sensibili.

    Nei gelati classici, a base di latte vaccino e uova, si può anche evidenziare l’impatto idrico che hanno queste sostanze che li compongono: ad esempio sono necessari circa 3250 litri di acqua per un chilogrammo di uova e 1020 litri di acqua per un litro di latte!!!!

    Inoltre, sempre nel lavoro di Poore, è stato sottolineato che senza il consumo di animali e dei loro derivati le terre utilizzate per allevare ed uccidere animali diminuirebbero di più del 75%, pari a un’area grande quanto gli Stati Uniti, la Cina, l’Europa e l’Australia messi insieme.
    Ma il gelato ha anche una sua storia, ricca e curiosa.

    Alcune cronache riportano che già più di 4000 anni fa in Cina usassero mescolare riso molto cotto con spezie, neve e ghiaccio.

    Gli egizi, i babilonesi e poi i romani refrigeravano succhi di frutta, mentre Plinio il Vecchio racconta che i greci preparavano bevande dissetanti con limone, succo di melagrana, neve o ghiaccio finemente tritato, cioè qualcosa di molto simile al sorbetto.

    È riportato che sempre in Cina a partire dal XIII secolo, fecero la loro comparsa i primi carrettini ambulanti di gelato e che circa cento anni più tardi Marco Polo, conquistato da questa ghiotta creazione, decise di portare con sé la ricetta a Venezia. La cosa fu apprezzata da molti, tanto che si iniziarono a refrigerare i primi succhi di frutta.

    Per giungere al gelato bisogna aspettare il 1686, anno in cui il siciliano Francesco Procopio dei Coltelli ideò una miscela che la si può considerare la base del gelato odierno.

    Proprio di Procopio, si narra che aprì il Café Le Procope a Parigi e che questo fu il luogo in cui elaborò il gelato usando zucchero di canna e creando una serie infinita di gelati alla frutta, granite e deliziosi sorbetti e infine il gelato cremoso, unendo latte e uova modificando la ricetta diciamo più antica a base di frutta.

    Così si arriva all’inizio del 1700, quando il dolce freddo è pienamente affermato in tutte le corti e capitali d’Europa mentre contemporaneamente, nei caffè più prestigiosi di Venezia, Torino, Napoli e Palermo, trionfano menù speciali a base di gelato.

    Il gelato giusto che con gusto aiuta gli animali e il pianeta

    Negli Stati Uniti il gelato riscuote un’indicibile fortuna per merito del genovese Giovanni Bosio, che nel 1770 apre a New York la prima gelateria.

    Risulta che la prima sorbettiera a manovella sia stata creata dall’americana Nancy Johnson, nel 1846, proprio per alleviare il faticoso lavoro eseguito con la spatola nelle vecchie sorbettiere. Non stupisce dunque che la signora Nancy abbia pensato di mettere una manovella sopra il contenitore della sorbettiera per girare continuamente il composto al fine di evitare che si formassero cristalli di ghiaccio.

    Dopo la metà del 1800 i gelatieri, soprattutto quelli veneti, invadono le capitali della Mitteleuropa, consolidando la vendita ambulante di gelato soprattutto in Austria ed in Germania.

    Il ‘900 è anche il secolo in cui viene inventato il cono. Anche se l’invenzione del cono viene attribuita a diversi personaggi, la cosa certa è che fu un bellunese, Italo Marchioni, emigrato negli Stati Uniti, ad avere l’idea e brevettarla. Il tutto partì dal fatto che

    fino ad allora il gelato veniva consumato in recipienti di vetro o ceramica che subivano un lavaggio approssimativo nelle strade cittadine.

    Così Marchioni nel 1896 ebbe l’idea di fabbricare un cono di cialda, che gli risparmiava lavoro ed era anche commestibile. L’invenzione gli sembrò così originale che decise di ottenere il riconoscimento ufficiale e nel dicembre 1903 presentò all’Ufficio brevetti di New York il progetto di “uno stampo per fabbricare coppe e cialde per gelati” che venne così registrato.

    Il gelato giusto che con gusto aiuta gli animali e il pianeta

    Nel 1906, nei caffè milanesi fanno la comparsa le parigine o nuvole, ovvero una porzione di gelato compressa tra due strati di wafer rotondi, quadrati o rettangolari, inventate da Giovanni Torre che, di ritorno da Parigi, inizia il commercio ambulante di gelati.

    Invece nel 1927 il bolognese Otello Cattabriga costruisce la prima gelatiera automatica, rendendo meno faticoso il lavoro nei laboratori di produzione.

    Successivamente, tra gli anni ‘50 e ‘60, la produzione di gelato artigianale subisce un calo, a causa del successo clamoroso dell’ice-cream, il gelato industriale, ampiamente reclamizzato e distribuito in bar e negozi.

    Sarà poi l’opera di un Comitato di gelatieri di Milano, a portare il settore artigianale ad una vera e propria rinascita: così da poche migliaia, oggi le gelaterie artigianali in Italia sono migliaia, un primato che tutto il mondo ci riconosce e adesso anche evoluto verso la produzione dei gelati vegan.

    Come è emerso dai dati raccolti al Sigep 2019, ovvero il più grande evento professionale al mondo dedicato al Gelato Artigianale, il gelato vegan è apprezzato da un numero sempre più crescente di persone, anche perché in questi ultimi anni le aziende pongono maggiore attenzione alla scelta degli ingredienti, che risultano quanto più possibile freschi, biologici e a km zero e senza latte e uova nella produzione del gelato privo di derivati animali.

    Così il gelato “plant-based” risulta essere in continua evoluzione, tanto che i prodotti artigianali a base di latte vaccino ormai non monopolizzano più il mercato, mentre il gelato 100% vegetale sta diventando sempre più popolare e apprezzato.

    C’è da dire che è apprezzato molto anche da tutti coloro che hanno disagi con latte e latticini e che si erano un po’ rassegnati a non mangiare più i gusti cremosi.

    Così la scelta etica, l’ attenzione alla salute e la salvaguardia del nostro pianeta concorrono a guidare il cambiamento dei consumi, tanto che ormai sia le grandi aziende che i piccoli produttori rispondono sempre di più e sempre meglio alle nuove tendenze di mercato, esponendo almeno una proposta di gelato plant-based oltre ai gusti alla frutta.

    Ecco allora che ora è più facile mangiare i gelati vegan: da quelli fatti col latte di mandorla a quelli col latte di soya o di riso, reperibili anche al supermercato o direttamente al bar per quelli confezionati e di marche italiane famose, oppure da quelli artigianali che ormai sempre più gelaterie propongono.

    In più il gelato sta evolvendo anche nei gusti: da qualche tempo si sta facendo strada il gelato nutraceutico, fatto con materie prime di qualità e addizionato con ingredienti salutari. Ma non solo. Il gelato evolve non più soltanto come un dolce, ma come gelato salato, cioè un vero e proprio piatto che si unisce o perfino sostituisce le portate principali. Si tratta di una tendenza che si sta attestando man mano negli Usa, con ricette e rivisitazioni in chiave salata del gelato, ma che sta diventando un trend anche in Italia.


    A proposito di gelato confezionato … e non solo


    A proposito di gelato confezionato … e non solo

    In Italia abbiamo molte aziende famose e meno famose che producono sia gelato che sorbetti al 100%vegetali.

    Parlando di gelati confezionati ha preso molto piede la linea a base di latte di mandorla, 100% vegetali e senza glutine, che spopola sia nei supermercati che nei bar, e che punta a raggiungere gli ormai tantissimi consumatori che scelgono un’alimentazione consapevole, sostenibile dal punto di vista ambientale, etico e salutistico.

    Poi c’è la linea di gelati a base di latte di soia: dai coni, ai cornetti, agli stecchi, alle vaschette con gusti e combinazioni che non hanno nulla da invidiare ai gelati fatti con latte e uova. E poi ancora si possono gustare i variegati al cioccolato o all’amarena, con vaniglia o cacao amaro e pezzetti di cioccolato fondente, oppure quelli con le due cialde e la crema gelata al centro.

    Insomma, davvero molte offerte per degustare queste golosità.

    Il bello è che i gelati 100% vegetali li possiamo trovare perfino al bar.

    Le gelaterie artigianali, inoltre, hanno unito la passione del fare il gelato all’evoluzione dei gusti dei consumatori realizzando un gelato con latte di riso, senza glutine e con ingredienti 100% di origine vegetale, oppure usando il latte di mandorla o, in altri casi, il latte di soia, anche se tendenzialmente la scelta del latte di riso accontenta sia vegani che persone intolleranti alla soia o che preferiscono un gusto più light.

    Per ottenere gusti più ricchi e cremosi vengono utilizzati gli anacardi, oppure frutta secca tropicale contente grassi polinsaturi, cioè i grassi buoni. Per dare il gusto specifico vengono usate mandorle, nocciole, cioccolato e pistacchi per i gusti classici, mentre per quelli elaborati gianduia e bonet.

    Ma ecco qui di seguito anche un modo per fare del gelato in casa in modo molto semplice e in breve tempo che ricorda molto il gelato delle origini, quello fatto con frutta e ghiaccio.


    Ricetta per fare un sano e gustoso gelato in casa


    È  una ricetta che ha come base la banana, approfittando in questo periodo molto caldo di questo frutto ricco di potassio: un minerale che aiuta quando si è un po’ stanchi e spossati dalla calura estiva.

    È molto facile da preparare perché si tratta semplicemente di banana congelata e frullata,

    che si trasforma in una crema fredda e della stessa consistenza del gelato.

    Per chi non amasse il gusto di banana, basta aggiungere pochi altri ingredienti per coprirlo totalmente.


    Ricetta per fare un sano e gustoso gelato in casa

    Preparazione:

    Basta tagliare a rondelle delle banane molto mature e poi metterle in sacchetti per alimenti, calcolando come dose 1 banana per ogni persona. Posizionare i sacchetti in freezer per almeno 4-5 ore o, meglio ancora, per una notte.

    L’ideale è avere sempre delle banane in congelatore per ogni evenienza. Così per quando si vuole gustare questo gelato, basta prendere una o più porzioni di banana congelata e metterla in un frullatore o in un mixer. Se si è abituati a gusti particolarmente dolci, si può aggiungere del succo di agave o zucchero di canna macinato fine.

    A questo punto unire 1 o 2 cucchiai di acqua o latte vegetale a scelta, in base ai propri gusti, e frullare a intervalli di 10-15 secondi fino ad ottenere una consistenza cremosa.

    E praticamente il gelato è pronto da mangiare!

    Questa può essere la base anche per gelati di qualsiasi gusto. Per avere dei cremosi gelati alla frutta, è sufficiente congelate la frutta che si desidera, come fragole, albicocche, pesche, frutti di bosco, pere etc. frullandogli insieme la banana che gli darà consistenza e cremosità.

    Altra ricetta: si possono aggiungere delle spezie: come vaniglia, cannella, oppure a piacere si può unire della frutta secca, o del cioccolato tritato, oppure del cocco in scaglie, o granella di biscotti, o sciroppi di frutta o di cioccolato.

    Davvero da provare!


    Ecospiritualità a tavola: vivere armonici e in salute è proprio il libro giusto

    Letture per l’estate


    Per tutti coloro che hanno già fatto una scelta alimentare vegana, cioè senza derivati animali, ma soprattutto per coloro che ci stanno facendo un pensierino e vogliono cogliere il periodo estivo per sperimentare la cucina a base vegetale,

    il libro Ecospiritualità a tavola: vivere armonici e in salute è proprio il libro giusto. Dal sottotitolo: Ricette facili e cruelty-free per stare bene e non fare del male agli animali, a cura di Rosalba Nattero, lo si può considerare una lettura ispiratrice, che può essere di aiuto in una scelta consapevole per non perpetrare la schiavitù di poveri esseri senzienti e per stare bene in salute.

    Se non lo avete già è un libro consigliato per l’estate!

    www.triskeledition.com








    Verso una alimentazione vegetale anche per i nostri amici cani

    Esiste ancora il luogo comune che una eventuale dieta di sola derivazione vegetale per i cani  sia “contro natura”, senza nemmeno considerare che può essere contro natura l’addestramento, le limitazioni e i condizionamenti di ogni giorno che non rispettano le loro caratteristiche etologiche,  come condurli al guinzaglio, tenerli chiusi in appartamenti o in spazi ristretti, limitarli nelle  attività all’aria aperta o nelle attività condivisibili con i propri simili.

    Verso una alimentazione vegetale anche per i nostri amici cani

    Bisogna invece valutare che la lunga convivenza di questi animali con l’uomo ha portato a una loro profonda trasformazione sia comportamentale che alimentare e con il tempo il cane domestico ha sviluppato una buona capacità digestiva degli amidi. Infatti studi recenti hanno confermato che i cani si sono adattati geneticamente ad una dieta ricca di amido in quanto il loro genoma mostra di possedere molte più copie di geni responsabili della digestione di questi componenti rispetto al suo antenato lupo.

    I cani, quindi, hanno la possibilità di seguire tranquillamente una dieta di derivazione vegetale, comprese le proteine vegetali. Questo risulta confortante per le persone che  hanno fatto  una scelta alimentare di tipo etico, cioè di non mangiare animali e derivati per evitare la sofferenza di persone uguali a noi, e che si pongono il problema morale di dover dare invece in pasto degli altri animali al proprio amico convivente “non umano”.

    Questa alimentazione, sicuramente migliore, risulta di riferimento anche per coloro che si pongono il problema di cosa stanno davvero dando da mangiare ai propri amici, visto che tendenzialmente nelle scatolette e nelle crocchette di Pet food sono spesso presenti scarti e annessi di derivazione animale che non sono per esempio ammessi nell’alimentazione umana, ormoni, sostanze appetibili, ecc… Ma anche per chi inizia a valutare i danni  che causa l’uso di antibiotici negli allevamenti intensivi o le conseguenze di  una dieta carnea sull’insorgenza di tumori.

    Un numero crescente di prove indica che i cani, da un punto di vista nutrizionale, possono vivere bene con una dieta vegana, come dimostrato da Andrew Knight e Madelaine Leitsberger, autori di una review di quattro studi che ha esaminato l'adeguatezza nutrizionale delle diete vegetali per cani e successivamente pubblicata anche sulla rivista Animals.

    Verso una alimentazione vegetale anche per i nostri amici cani

    Anche la People for Ethical Treatment of Animals statunitense ( PETA ) ha raccolto una serie di lavori per discutere la questione dell'alimentazione a base vegetale per i cani, dove i benefici per la salute sono stati notevoli, dato che è stato anche evidenziato che la carne trovata nei pet food contiene, nella maggior parte dei casi, le parti classificate come non adatte al consumo umano.

    Dai risultati della ricerca, svolta in relazione a un  numero di 300 cani, è emerso che una scelta di alimentazione vegana sia un vantaggio e che le condizioni di salute dell'82% dei cani che erano stati vegan per 5 o più anni erano buone o eccellenti.

    In base alla statistica ed ai campioni di questo studio, è risultato evidente che più a lungo un cane rimane vegano o vegetariano, tanto più la sua salute si mantiene buona o eccellente,  tanto meno è soggetto ad infezioni, cancro ed ipotiroidismo e soprattutto che la dieta vegana dà più benefici della dieta vegetariana.

    Così anche i veterinari man mano suggeriscono che  è possibile somministrare una dieta vegana ai cani, basta che sia adeguatamente bilanciata e integrata, in modo che possa soddisfare il fabbisogno nutrizionale del singolo soggetto e tenendo conto dell’età, della razza, del peso, dell’attività fisica svolta e delle condizioni metaboliche. L’apporto del veterinario nutrizionista diventa, in quest’ottica, importante per scegliere la dieta ideale per il nostro cane in grado di fornire un perfetto bilanciamento dell’apporto nutritivo essenziale, dove l’attenzione sarà posta soprattutto nei confronti della soddisfazione del bisogno giornaliero di determinati nutrienti, come la taurina e la L-carnitina , le vitamine del gruppo B, la Vitamina D3, A e  E,  i minerali  quali calcio, fosforo, zinco e alcuni grassi come il linoleico, EPA, DHA.

    E’ anche opportuno sapere che  il tratto intestinale del cane è più corto di quello umano e quindi potrebbe non tollerare grandi quantità di cibo fibroso. Ma hanno comunque bisogno della loro dose di fibre vegetali, crusca, cereali integrali e frutta fresca, in quanto le fibre crude saziano, riducono il senso di fame e favoriscono l'evacuazione.

    Comunque si evince che  avere cura della salute del proprio cane, applicando i principi delle diete vegane, implica una serie di azioni e di scelte che coinvolgono anche la salute dell’ambiente  e soprattutto di altri esseri uguali in tutto e per tutto a noi, oltre che direttamente al nostro amico di cui ci prendiamo cura ogni giorno e condivide  con noi un nostro pezzo di esistenza.

    Per approfondire l’aspetto etico di una scelta di alimentazione non basata sull’uccisione o sofferenza di altri esseri senzienti, nemmeno per il nostro amico cane, invito a visitare il sito di Sos Gaia, commissione di lavoro della Ecospirituality Foundation, alla pagina Progetto Ecospiritualità – La proposta di un Manifesto Morale .


    Verso una alimentazione vegetale anche per i nostri amici cani

    Cibi buoni e cibi cattivi per i cani

    Gli alimenti che non dovrebbero mai mancare sono una giusta combinazione di cereali integrali, legumi, verdure di stagione, germe di grano, alghe, semi vari e olio di buona qualità. La combinazione suggerita dai veterinari è di circa metà parte di legumi, un quarto di cereali e un quarto di verdure,  un cucchiaio di semi, i cucchiaio di olio vegetale che permette di offrire un pasto completo e bilanciato sotto il profilo nutrizionale.

    I legumi migliori sono le lenticchie, i fagioli e i piselli ma un po’ meno la soia. E’ molto importante,  come succede anche per noi umani,  rispettare i tempi di ammollo dei legumi e le modalità di cottura per favorire la digeribilità. Per questo è bene sapere che è opportuno cuocere almeno per quindici minuti la verdura in modo da permettere  la rottura delle fibre e diminuire così il quantitativo fibroso, ma ricordarsi che una cottura prolungata distrugge alcune vitamine, soprattutto la tiamina.

    Il germe di grano può essere considerato un super-alimento, in quanto procura una abbondante quantità di vitamina E, di acidi grassi essenziali e gran parte dello zinco necessario al cane.

    La frutta è ottimale, ma va ridotta a fettine o dadini e sempre senza semi, soprattutto le mele,  perché contengono amigdalina che è in grado di liberare un veleno pericoloso: l’acido cianidrico.

    Inoltre la digeribilità degli alimenti è un parametro importante, perché influisce  sull’effettiva quota di principi nutritivi che il cane è in grado di assorbire a livello intestinale e che quindi può utilizzare per soddisfare i propri fabbisogni.

    Verso una alimentazione vegetale anche per i nostri amici cani

    Comunque è sempre consigliato un cambiamento graduale della dieta da carnivora a vegetale, in modo da consentire una transizione appropriata degli enzimi digestivi e dell’attività metabolica della flora intestinale.

    Bisogna invece porre attenzione agli alimenti da evitare per i cani come indicati dalla  American Society for the Prevention of Cruelty to Animals.

    Le solanacee, come le patate, le melanzane e i peperoni possono dare dissenteria, mentre  i  pomodori potrebbero procurare aritmie e quindi meglio non dar loro da mangiare  pomodoro fresco o, se in salsa, ne sono raccomandate piccolissime quantità.

    Invece la cipolla e l’aglio, contenenti solfossidi e disulfidi, hanno un’ azione sui globuli rossi e possono indurre anemia, mentre i funghi, specialmente quelli non coltivati, sono pericolosi.

    L’ uva fresca e l’uva passa, invece possono determinare coliche renali.

    Le noci comuni e quelle di macadamia possono dare calcoli alla vescica  o tremori a causa dell’ alto contenuto di fosforo.

    Tutti i dolci sarebbero da evitare per non incorrere in aumento di peso, diabete e  carie dentali. In particolare il cioccolato, per via della teobromina contenuta, può causare aumento della pressione o addirittura portare a stato comatoso. Meglio quindi evitare tutto ciò che contiene cioccolato o caffeina, in quanto anche quest’ultima avrebbe lo stesso effetto.

    Bisogna porre attenzione anche a un eventuale eccesso di sale che, oltre a uno squilibrio elettrolitico, può provocare problemi renali e vescicali, ricordando che gli stessi problemi possono essere dati dagli affettati che contengono molto sale e nitrati.

    Lo xilitolo, abitualmente usato per noi umani come dolcificante, soprattutto per caramelle o gomme da masticare, è dannoso per il fegato del cane.

    Molto tossici sono anche: la noce moscata che può determinare gravi tremori, fino all’ esito infausto, mentre con l’ avocado,  al solo contatto col seme, la polpa o la corteccia dell’albero, possono insorgere difficoltà respiratorie.

    Per finire, è bene ricordare che qualsiasi grasso di tipo animale e i cibi fritti sono grassi saturi e possono portare a problemi pancreatici.


    Ecco due esempi di ricette fatte in casa


    Ricetta seitan con verdure al forno

    Ricetta di seitan al forno con verdure e anacardi

    Anche per  i nostri amici, come per noi stessi,  la salute inizia in cucina.

    A detta di molti veterinari sarebbe meglio nutrire i nostri amici non con cibi preconfezionati a livello industriale ma fatti in casa. Un consiglio valido, per non dover cucinare ad ogni pasto, quando si decide di adottare una alimentazione naturale seguendo una dieta veterinaria plant-based, è quello di preparare le porzioni per alcuni giorni mantenendole in frigo o nel congelatore. La sera prima basterà togliere dal freezer le porzioni che servono lasciandole scongelare in frigorifero.

     

    Ricetta di seitan al forno con verdure e anacardi

    Mettere in una pirofila, tutti insieme i seguenti ingredienti mescolandoli bene:

    350 grammi di seitan tagliato a pezzetti o a striscioline

    2 bicchieri di brodo vegetale

    ½ tazza di carote grattugiate

    1/2 tazza di fagiolini tagliati a pezzetti ( o freschi o surgelati)

    1 gambo di sedano tagliuzzato

    ¼ di tazza di anacardi  spezzettati, ma non devono essere né salati nè tostati

    Una manciata di cubetti di sostituto vegano della pancetta


    Mix di cereali, legumi e verdure

    Mix di cereali, legumi e verdure

    Inserire in forno preriscaldato a 180° e cuocere per 30 minuti.

    Lasciare raffreddare prima di servire.  Quello che c’è in più lo si può mettere in contenitori o buste per alimenti facendo le porzioni per qualche giorno da conservare in frigo oppure nel congelatore.

    Ricordarsi che il cibo  non va dato troppo caldo, ma nemmeno freddo da frigo.


    Mix di cereali, legumi e verdure

    Mettere in una terrina grande:

    1 mazzo di broccoli precedentemente bolliti

    2 tazze di fiocchi d’avena

    1 tazza di lenticchie già cotte

    1 tazza di riso integrale cotto

    1 tazza di carote tritate o grattugiate

    1 tazza di fagiolini cotti ( senza filo)

    1 tazza di spinaci cotti tritati

    1 cucchiaio di lievito alimentare da spargere sul tutto prima di servire


    Mescolare bene il tutto e la porzione che viene servita spolverarla con lievito alimentare di cui i cani sono ghiotti: questo darà un apporto extra di Vitamine del gruppo B.

    Il resto sarà pronto per pasti successivi.


    Il primo ricettario Vegan per Cani

    Libri e articoli consigliati


    Un libro consigliato per iniziare ad approcciarsi ai vari risvolti di un’alimentazione a base vegetale per i nostri amici cani,  con diversi esempi di ricette è: Il primo ricettario Vegan per Cani, dell’autrice statunitense Michelle A. Rivera. Testo con l’ introduzione all’edizione italiana a cura di Enrico Moriconi, che è Garante dei Diritti Animali della Regione Piemonte e membro del Tavolo Animali & Ambiente di cui fa parte SOS GAIA.

    L’ articolo consigliato in cui si sviscera il tema sul cibo che consumiamo ogni giorno, che  può essere un veicolo di sofferenza o di armonia è: Dubbi vegani, di Rosalba Nattero, Presidente di SOS GAIA e Presidente della Ecospirituality Foundation, ma anche membro della Consulta Animalista della Città di Torino, del Tavolo Animali & Ambiente e della Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente.

    www.shan-newspaper.com/web/animalismo/1870-dubbi-vegani.html








    Io resto a casa: cosa mangiamo?

    Essere costretti a trascorrere molto tempo a casa in periodo di pandemia comporta alcuni vantaggi e qualche svantaggio.

    Tra i vantaggi c’è il fatto che si ha a disposizione più tempo per la preparazione di cibi fatti in casa, la scelta e la combinazione delle pietanze può essere più varia, fantasiosa e anche più sana.

    Io resto a casa: cosa mangiamo?

    Si può anche approfittare di questa particolare condizione per dedicarsi alla preparazione di pietanze a base vegetale ispirati alla scelta che la stagione inizia a proporci con ortaggi e verdure, periodo in cui possiamo ancora usufruire di prodotti di fine inverno  ma già anche di quelli più tipicamente primaverili.

    Ecco allora che ricette e menù vegan potranno essere così consultati per trarne ispirazione, scegliendo tra i propri gusti “classici” o sperimentando gusti nuovi, ma rifacendosi anche a ricette rivisitate della cucina delle varie regioni italiane e sicuramente molto più economiche rispetto alla spesa che precedentemente si faceva nel consumare i pasti fuori casa.

    Gli svantaggi del “io resto a casa” possono essere la sedentarietà, a causa dell’ attività lavorativa svolta  senza muoversi, il mangiare più del necessario, il mangiucchiare spesso per  noia: insomma, tutte situazioni che concorrono all’instaurarsi di sovrappeso o di problemi digestivi.

    Allora perchè non optare per una alimentazione che già di per sé sia digeribile e soddisfacente, che sazi  senza arrivare agli eccessi?

    La dieta alimentare che fa a questo caso è proprio quella vegana. Non essendo a base di carni e derivati animali, risulta indicata  per dare un apporto proteico senza dover richiedere troppo dispendio di lavoro digestivo da parte del nostro organismo, per avere una buona proporzione di contenuto di acqua che ci idrata, di minerali, che sono elementi importanti nel metabolismo delle nostre cellule , di vitamine “fresche”, subito disponibili e importanti co-enzimi nei processi di ossido riduzione e anche per la presenza di grassi che invece di danneggiare, come quelli di derivazione animale, sono di aiuto nel coadiuvare e proteggere varie funzioni organiche.

    Io resto a casa: cosa mangiamo?

    In  questo momento storico particolare,  l’emergenza coronavirus sta anche influendo sul cambiamento delle abitudini alimentari delle persone e la scelta vegan sta avendo un’impennata, come dimostrano i dati delle preferenze di acquisto nei supermercati nella prima parte del mese di marzo. Lo riportano due ricerche in particolare, condotte da Nielsen sia in Italia che negli Stati Uniti, che evidenziano come, nel nostro Paese, le persone hanno comprato soprattutto farina, riso, pasta, conserve e verdure surgelate, con una crescita  tra il 20 e l’80%  rispetto allo stesso periodo del 2019. Negli Usa le percentuali negli acquisti della cosiddetta “non carne” e di latte vegetale sono aumentate addirittura del 280 e del 477%.

    Le ragioni della opzione di una alimentazione a base vegetale sono state principalmente due: la prima, perché si tratta di cibi più facili da conservare anche a lungo e  la seconda, perché tra i consumatori sta aumentando lo scetticismo verso i prodotti di derivazione animale, che sarebbero una concausa all’origine dell’infezione del Sars-Cov-2 ovvero del Covid-19.

    Lo stesso ministero della salute e la SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana), si sono preoccupati di fornire informazioni nutrizionali utili in questi mesi pandemici e consigliano, sia per gli adulti che per i bambini, di avere ogni giorno un’alimentazione varia,  ricca di frutta, verdura e legumi. Per esempio, per gli spuntini incoraggiano  il consumo di spremute, frutta fresca o alcune preparazioni di verdura e il consiglio è che sia presente frutta anche a colazione, perché  fare una buona colazione, mai come ora, contribuisce in maniera significativa ad aumentare gli apporti di minerali e vitamine utili per la protezione dalle infezioni.

    Io resto a casa: cosa mangiamo?

    Ma non solo, basti pensare alle raccomandazioni, in questo momento di aggressione virale, di specifico utilizzo di vitamine come la A, la C e la D, utili per rafforzare le difese immunitarie e per la protezione delle vie respiratorie. Tutte queste sono subito reperibili fresche dai prodotti della terra.

    Va da sé che le persone che hanno uno stato nutrizionale migliore sono quelle meno aggredibili dalle infezioni.
    Ecco allora che è bene ribadire che ciò che arriva direttamente dalla natura è già completo per l’essere umano non solo per nutrirlo ma anche per proteggerlo.

    Indubbiamente stiamo vivendo un momento di riflessioni e cambiamenti e ciò può portare a essere più propensi verso una scelta consapevole che indirizza alla dieta a base vegetale, nel rispetto di chi , come noi adesso possiamo forse minimamente comprendere, è stato rinchiuso negli allevamenti senza la possibilità di vivere davvero la vita che spetta a tutti gli esseri senzienti. Perché gli animali, anche quelli da reddito, sono esseri senzienti.

    Ora c’è più tempo a disposizione per provare ricette  cruelty free e lo si può fare adattando vecchie ricette senza usare carni e derivati o assaporando gusti nuovi, lasciandosi alle spalle l’idea che senza carne non si può stare. In realtà non è così e lo dimostra il sempre maggiore numero di persone che sceglie vegan, perché quella dell’alimentazione senza carne e derivati non è solo una scelta di salute, perché implica comunque una presa di posizione sulla salvaguardia dell’ambiente in cui siamo e della condivisione di “umanità” con i nostri fratelli animali.


    A proposito di menù della festa


     Hummus con verdure

    Hummus con verdure

    Qualche idea e poi a voi la scelta


    Chi si approccia al ricettario vegan, potrà  scoprire un mondo variegato di possibilità e di gusti, oltre che di proprietà nutrizionali valide a saziare anche i più esigenti.

    Per un menù dei giorni festivi ci possono essere due possibilità: o realizzare piatti vegan in chiave tradizionale secondo le proprie capacità culinarie oppure avventurarsi verso nuovi orizzonti di combinazioni e sapori.

    Oggi il web e l’editoria sono davvero ricchi di idee e ricette, basta avere tempo e voglia di provarle e assaporarle. Siccome in questo periodo il tempo di sicuro non manca, perché non provare nuove avventure coinvolgendo magari anche i membri della propria famiglia per farsi aiutare?

    Ecco qui un’idea di menù, scelta dal libro Ecospiritualità a tavola (1) : qualcosa di facile, giusto per cominciare.


    Antipasti:

    Insalata russa dove la mayonese avrà la sua sostituta senza uovo.

     Riso basmati con ananas ceci e pinoli

    Riso basmati con ananas ceci e pinoli

    Fagottini di radicchio, ripieni di tofu, olive e pomodorini secchi.

    Hummus di ceci, servito con verdure crude come finocchi, pomodori, peperoni, sedano o altre a piacere.


    Come primo:

    Riso basmati all’ananas, pinoli e ceci, che già da solo sarebbe un piatto completo per la presenza di tutti gli aminoacidi essenziali.


    Come secondi:

    Omelette vegana, accompagnata da champignon stufati.

    Polpettine di quinoa con contorno di spinacino e noci.


    E infine:

    Naturalmente frutta fresca: per esempio fragole con succo di limone o arancia, spremuti al momento per avere la vitamina C subito disponibile.

    Dolce che può essere il dolce vegano di Pasqua acquistato al supermercato o per esempio una mousse au chocolat vegan.


    (1): Ricette tratte dal libro Ecospiritualità a tavola: vivere armonici e in salute. Ricette facili e cruelty-free per stare bene e non fare del male agli animali - A cura di Rosalba Nattero - Edizioni Triskel - anche in ebook. www.triskeledition.com



    Spotlight


    Le vitamine del momento

    Le vitamine sono elementi indispensabili per il nostro organismo. La maggior parte di esse non vengono sintetizzate dall’organismo umano però si trovano in natura e così devono essere assunte regolarmente nella dieta quotidiana.

    Io resto a casa: cosa mangiamo?

    Le vitamine sono dei co-enzimi che svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione di molte reazioni chimiche all’interno del nostro corpo e sono fondamentali per la nostra vita. In particolare, forniscono energia all’organismo e ne assicurano il rinnovo cellulare, garantendo protezione a tutti gli organi e prevenendo alcune malattie.

    Gli alimenti di origine vegetale sono quelli in grado di fornirci il maggior apporto vitaminico.

    Le vitamine dunque sono contenute nei cibi, ma non esiste un cibo che le contenga tutte. Per questo l’alimentazione dovrebbe essere varia, assicurando così un idoneo apporto vitaminico rispetto a un’alimentazione che contempla sempre le stesse cose.

    Ma ecco qui le vitamine importanti in questo momento di particolare aggressione virale.


    Vit C : essendo essenziale e non sintetizzabile, deve essere introdotta quotidianamente attraverso il consumo dei cibi che ne sono ricchi, come kiwi, agrumi, fragole, broccoli, spinacini crudi, tarassaco, cavolo cappuccio, peperoni. Siccome la vitamina C è termolabile, sarebbe meglio utilizzare frutta e verdura cruda per conservarne tutte le caratteristiche.

    Io resto a casa: cosa mangiamo?

    Per avere un esempio pratico della quantità necessaria, basti pensare che un kiwi al giorno è sufficiente per soddisfare il fabbisogno giornaliero:  in 100 grammi di frutto ce ne sono circa 90 milligrammi. In realtà ne sarebbero già sufficienti  60 milligrammi.

    Questa vitamina ha un ruolo importante nell'aumentare le nostre difese immunitarie, ha una forte azione antiossidante e favorisce l’assorbimento, nel tratto intestinale, di minerali e soprattutto del ferro, potenziandone i benefici.


    Vit D: è conosciuta per il suo prezioso contributo nella prevenzione delle patologie ossee e nella capacità di modulare la risposta immunitaria.

    In quali cibi la troviamo?

    Principalmente nei funghi, sia spontanei che coltivati, come gli champignon, nelle verdure a foglie larghe e scure e, in particolare, nelle bietole e nella cicoria, ma anche nei broccoli e nel cavolo riccio, noto come cavolo nero. Essendo una vitamina abbastanza termoresistente i cibi possono subire processo di cottura senza alterarne le proprietà.

    Perchè questa vitamina  possa essere sempre disponibile nel nostro corpo,  vale il suggerimento, se possibile, di esporre ogni giorno braccia e viso al sole per 15-20 minuti per favorirne la sintesi.

    Io resto a casa: cosa mangiamo?

    Vit A: La vitamina A è presente nei vegetali come precursore, ovvero come carotenoidi e in particolare come beta carotene. Questi vengono poi trasformati in vitamina A dal nostro metabolismo.

    La vitamina A è benefica per la funzione visiva, per lo sviluppo delle ossa, per la pelle e per le mucose, mentre i carotenoidi hanno proprietà antiossidanti perchè proteggono dai radicali liberi e dal danno ossidativo, prevenendo così l’invecchiamento cellulare.
    Molte delle sue caratteristiche vengono meno durante il processo di cottura dei cibi, così sarà più opportuno consumarli crudi o poco cotti.

    Il fabbisogno medio giornaliero raccomandato è di 500/400 microgrammi e ce lo possono fornire: albicocche secche, radicchio verde , foglie di broccolo, cavolo verde, tarassaco, zucca gialla, spinaci, lattuga romana, lattuga rossa, songino, bietola, cicoria, pomodori.






    Scegliere ora per il futuro (parte 2)

    Scegliere ora per il futuro (parte 2)

    Nel  2040 la carne sarà vegetale, secondo uno studio condotto a cura della società di consulenza globale AT Kearney (1).

    La maggior parte della carne che le persone mangeranno nel 2040 non proverrà da animali macellati, in quanto  il 60% sarà coltivato o sostituito da prodotti a base vegetale con sapore e aspetto del tutto simile alla carne. Questo lavoro riassume inoltre  i preponderanti impatti ambientali della produzione di carne convenzionale e le preoccupazioni che la popolazione ha sul tema del benessere animale.

    “Il settore dell’allevamento su larga scala è visto da molti come un male inutile“, afferma il report. “Con i vantaggi dei sostituti vegan e di carne in coltura rispetto alla carne prodotta in modo convenzionale, è solo una questione di tempo prima che acquisiscano una quota di mercato sostanziale”.

    Entro il 2050 la popolazione globale dovrebbe aumentare a circa 10 miliardi e per sostenere tutte queste persone è necessaria una quantità enorme di cibo.
    A oggi, secondo l’ Organizzazione per l’ alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), è necessaria  quasi la metà del raccolto mondiale per nutrire la popolazione di bestiame, che consiste di circa 1,4 miliardi di bovini, 1 miliardo di suini, 20 miliardi di volatili e 1,9 miliardi di pecore, agnelli e capre.

    La produzione agricola diretta per il consumo umano rappresenta solo il 37%. Pertanto, la maggior parte del raccolto viene somministrato agli animali per produrre carne, che viene infine consumata dagli esseri umani.

    “Il passaggio a stili di vita flexitariana, vegetariana e vegana è innegabile con un numero crescente di consumatori che riducono il consumo di carne per diventare più attenti verso l’ambiente e il benessere degli animali”, ha affermato Carsten Gerhardt, partner di AT Kearney. “Per i mangiatori di carne appassionati, l’aumento previsto dei prodotti a base di carne in coltura significa che possono ancora mantenere la stessa dieta ma senza lo stesso costo ambientale e animale.”

    Il report stima che il 35% di tutta la carne nel 2040 sarà coltivata e il 25% sarà rimpiazzato da prodotti vegetali. Questa stima evidenzia la maggiore efficienza delle alternative alla carne convenzionale.

    Scegliere ora per il futuro (parte 2)

    Parlando del successo delle alternative vegetali, il rapporto dice: “Non sono richiesti ingredienti animali perché questi prodotti sono completamente vegetali” ma sul profilo sensoriale, si avvicinano molto alla sensazione della carne, come texture e sapore. La ragione principale del miglioramento del profilo sensoriale è un processo di produzione sofisticato con l’uso di emoglobina e leganti, estratti tramite fermentazione dalle piante, che imitano la sensazione della carne”

    Ma… il futuro è già qui con la carne stampata in 3D.

    La startup spagnola Novameat, guidata dall’ingegnere biomedico italiano Giuseppe Scionti, è in grado di stampare carne fibrosa a base vegetale, simulando bistecche di manzo, petti di pollo e anche  filetti di pesce, rendendo finalmente vita lunga a manzi, polli e pesci.

    Nello specifico, Novameat, con un investimento dell’azienda di Foodtech New Crop Capital, è riuscita a sviluppare una particolare stampante 3D, in grado di creare bistecche sintetiche simili alla carne a cui fin’ora si era stati abituati a mangiare ma ottenuta completamente da ingredienti di origine vegetale. Questa nuova tecnologia è addirittura in grado di riprodurre la consistenza, l’aspetto, il sapore, le proprietà nutritive e sensoriali delle carni fibrose .

    Sono già diverse le aziende che stanno ricevendo le apparecchiature necessarie alla stampa grazie a un accordo di licenza con la ditta produttrice, in quanto questa stampante può essere personalizzata dalle aziende per creare i tipi di tessuti fibrosi necessari a diversi progetti.

    Questo è dovuto al fatto che la tecnologia di Novameat è diversa dalle tecniche di estrusioni tradizionali, che spesso sono in grado solo di realizzare la carne vegetale in forma di hamburger, replicando l’aspetto della carne già macinata. La differenza è che riesce a riprodurre i tagli di carne muscolare ed è in grado di utilizzare gli ingredienti della carne vegetale Beyond Meat e Impossible Foods.

    La stampante con intelaiatura tridimensionale
    La stampante con intelaiatura tridimensionale

    A detta di Scionti:  “la tecnologia di microestrusione utilizzata da Novameat consente alle aziende di ottenere una struttura tridimensionale senza dover passare attraverso un periodo di incubazione, che può richiedere una notevole quantità di tempo e aumentare i costi”. Mentre Dan Altschuler Malek, di New Crop Capital, ha spiegato che:

    “La tecnologia basata sulla biostampa di Novameat fornisce un metodo flessibile e regolabile per produrre carne a base vegetale, con l’utilità di creare texture diverse da un’ampia varietà di ingredienti, il tutto all’interno di un unico pezzo di carne. Pensiamo che la catena di approvvigionamento alimentare globale sia rotta e ci stiamo concentrando sulla soluzione di una di queste sfide, che è quella delle proteine animali. Novameat può aiutare a ridurre i costi della “carne senza carne”. Inoltre abbiamo notato che c’è l’opportunità di spostare il comportamento dei consumatori per ridurre il loro consumo di prodotti a base di proteine animali verso prodotti che hanno un prezzo che la gente accetterà di pagare, è solo una questione culturale.”

    Certamente questo è solo l’inizio: il cambiamento porterà inevitabilmente a cercare nuovi taste e nuovi gusti, nuove texture e nuove consistenze, nuovi cibi che potranno essere gustati sia sul nostro pianeta che sulle stazioni spaziali o basi lunari o marziane, dove l’alimentazione e la nutrizione saranno arricchite  dalla creatività e dall’inventiva e magari ispirate a nuovi contatti interplanetari, nel rispetto dell’intelligenza e della senzienza di tutti gli esseri viventi che coabitano insieme a noi sulla Terra e lontano dalla Terra…


    (1)  Lo studio è disponibile a questo link: https://www.kearney.com/documents/20152/2795757/How+Will+Cultured


    Cibi e loro proprietà


    Le alternative vegetali alla carne: il Quorn

    Una delle domande che spesso pone chi vuole approcciarsi ad una dieta vegana è: “ come posso sostituire la carne alla dieta di tutti i giorni?”. Fortunatamente ora è reperibile una buona varietà di preparati sostitutivi della carne anche nella grande distribuzione. Così,  facendo la spesa sia nei grandi supermercati che  nei discount, si possono trovare  alimenti preparati con proteine vegetali che si prestano a essere cucinati adattando le ricette a cui si è abituati oppure si possono trovare i componenti base per prepararli homemade.

    Quorn al limone e capperi
    Quorn al limone e capperi

    Una alternativa molto gustosa e completa dal punto di vista nutrizionale è il Quorn. Conosciuto anche come micoproteina, è un ingrediente derivato dalla fermentazione di un fungo, il Fusarium Venenatum. Si tratta più che altro di una muffa, di un organismo naturale presente in abbondanza in natura e scoperto negli anni 60 nelle campagne a Sud dell’Inghilterra. E’ disponibile anche in Italia sotto forma di prodotti lavorati come burger,  cotolette o affettati.

    Il Quorn viene considerato come una nuova fonte proteica a disposizione del fabbisogno della popolazione mondiale, in quanto è ricco di proteine, di fibra alimentare, è povero di grassi e completamente privo di colesterolo. Nello specifico,100 grammi di questo alimento contengono 2 grammi di grassi, di cui 0,5 grammi di grassi saturi, 4,5 grammi di carboidrati, di cui 0,6 grammi di zuccheri,  5,5g di fibre e 14,5g di proteine, per un totale di 105 Kilocalorie.

    A detta di chi lo ha provato, tra i vari prodotti sostitutivi della carne, questo alimento è molto gradito per il suo sapore e per la sua stessa consistenza.

    Tra l’altro, l’azienda che lo produce ci tiene a specificare che il processo produttivo del Quorn è assolutamente ecosostenibile, così come tutti gli ingredienti utilizzati e le confezioni che lo contengono sono realizzate con carta riciclata.

    Non rimane che provarlo. Come? Per esempio è ottimo il ragù con macinato Quorn, gustose le polpettine, molto saporiti gli hamburger, buoni anche i cubetti saltati in padella e messi in insalatone estive, oppure come ingrediente nelle frittate, come cotolette con limone e prezzemolo, oppure infarinate e spruzzate di marsala, oppure alla pizzaiola con pomodorini e olive taggiasche, oppure alla veneziana con cipolle. E così via, lasciando spazio  alla fantasia in cucina !


    VeggieWorld, la più grande fiera sul vivere vegano in EuropaEventi


    VeggieWorld, la più grande fiera sul vivere vegano in Europa

    Si svolgerà a Milano,  il 21 e 22 marzo, presso la BASE in via Bergognone 34,  nel cuore di Milano, la VeggieWorld:  la più vasta fiera commerciale d’Europa dedicata allo stile di vita vegano e la più antica del suo genere dove è possibile incontrare rivenditori e importatori vegani, con l’opportunità di scoprire  nuovi prodotti creativi, insoliti e sofisticati nei più diversificati settori.






    Scegliere ora per il futuro (parte 1)

    Quello che non si sa quando si fa festa

    Lo sapevate che quando si fa festa e si organizzano tavole imbandite, il menù contribuisce al riscaldamento globale del pianeta?

    Ebbene sì e lo spiega in modo dettagliato uno studio condotto dalla Humane Society International (HSI).

    Ecco un esempio  utile a comprenderne la “portata”:  un pasto per una famiglia di sei persone a base di  arrosto di tacchino, salse e contorni contenenti carne e derivati animali, comporta l’emissione di 23,5 chilogrammi di CO2, ovvero la stessa quantità di anidride carbonica che emette un’auto a benzina che percorre una distanza di 126 km.

    Scegliere ora per il futuro (parte 1)

    Quindi,  secondo lo studio, se  l’85% dei britannici che abitualmente consuma prodotti di origine animale optasse nelle festività per un menù a base vegetale, impedirebbe la produzione di 131 milioni di chilogrammi di CO2 nell’atmosfera. Queste emissioni, causate da un pasto in un giorno, equivalgono a guidare per una distanza di 704,9 milioni di km.

    Per contro,  un arrosto vegano con patate cotte in olio vegetale, wurstel vegan in camicia ripieni di salvia e cipolla e una salsa a base di verdure,  il tutto per sei persone,  emette solo 9,5 chilogrammi di CO2, cioè tanto quanto un’auto che percorre 50,8 km.

    Anche uno studio elaborato da ricercatori dell’Università di Oxford, in collaborazione con l’Università del Minnesota (1) ha dimostrato che l’ impatto degli alimenti di origine vegetale sull’ambiente e sulla salute umana è diverso da quello degli alimenti di origine animale.

    In questo lavoro sono stati analizzati 15 gruppi alimentari diversi comprendenti: pollo, latticini, uova, pesce, frutta, verdura, legumi, frutta a guscio, olio di oliva, patate, carni rosse lavorate, cereali raffinati, bevande zuccherate, carni rosse non lavorate e cereali integrali per valutare il loro impatto sia sull’ambiente che sulla nostra salute, avvalendosi anche di precedenti studi epidemiologici che riguardavano le abitudini alimentari di decine di milioni di persone.

    Il risultato emerso è che gli alimenti di origine vegetale hanno un impatto notevolmente inferiore su ambiente e salute: per esempio una porzione di carne rossa da 50 grammi è associata all’emissione di almeno 20 volte più gas serra e a un utilizzo del suolo 100 volte superiore rispetto a una porzione da 100 grammi di verdure. Per la nostra salute le evidenze sono altrettanto negative per quanto concerne la carne: una porzione di soli 50 grammi di carne lavorata al giorno, come per esempio due fette di prosciutto,  aumenta del 41% la probabilità di andare incontro a patologie importanti, come malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e ictus.

    Un recente studio della John Hopkins University, diffuso anche da The Economist (2), sottolinea come, rispetto a una alimentazione onnivora, scegliendo uno stile alimentare che contempli in un anno i 2/3 dei pasti vegani, una persona ridurrebbe di quasi il 60% la sua impronta di carbonio, mentre la scelta vegan costante la porterebbe a una riduzione dell'85%.

    Scegliere ora per il futuro (parte 1)Sono dati che già ci fanno capire che anche quello che mangiamo possa avere una notevole percentuale di rilevanza e di ripercussione  sulla salute del nostro pianeta, oltre che sulla nostra stessa salute e non solo.

    Per “non solo”, mi riferisco ai poveri più poveri che non hanno voce in capitolo, ovvero coloro che sono costretti a essere cibo nel piatto invece di godere dello stesso diritto alla vita che abbiamo noi.

    Proprio l’ Humane Society International ha calcolato che se tutti gli inglesi optassero per una cena natalizia a base vegetale, due milioni di tacchini e 125.000 suini verrebbero salvati dal macello. Sono numeri alti, se si pensa che è solo un pasto.

    Ma questo porta a porsi altre domande. Come mai si parte da un presupposto di salvare il pianeta e non direttamente di salvare creature innocenti e senzienti, nostri compagni di viaggio in questo pianeta? Con tutte le opzioni di alimentazione vegetale che il mercato sta offrendo perché non si è ancora smesso di allevare animali da reddito e di mangiarli?

    Perché si continuano a considerare gli animali come schiavi?

    Sono domande inevitabili, soprattutto in prospettiva di un nuovo anno alle porte e con una economia che forse si sta accorgendo di come le cose possano cambiare  anche riguardo a una alimentazione più consapevole ed etica.



    (1): ricerca delle Università di Oxford e del Minnesota, coordinata da David Tilman, Department of Ecology, Evolution, and Behavior, University of Minnesota, pubblicata sulla rivista scientifica PNAS - Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.

    (2): https://www.economist.com/graphic-detail/2019/11/15/how-much-would-giving-up-meat-help-the-environment


    Parliamo di Seitan


    Passare ad una scelta alimentare vegana con l’uso di proteine di derivazione non animale?

    Certo! Ed è  possibile e auspicabile per un futuro in benessere del corpo, della mente e dello spirito.

    Così oggi parliamo di seitan.

    Il Seitan deriva dalla lavorazione del glutine del frumento e per questo non è un alimento adatto ai celiaci. Ha un aspetto e una consistenza simile alla carne e può essere anche preparato in casa in poco tempo.

    Parliamo di Seitan

    Il seitan ha un apporto proteico elevato, ma per essere completo sarebbe  meglio abbinarlo nello stesso piatto o nella stessa giornata a dei legumi,  come piselli, fagioli, lenticchie , fave, cicerchie o  ceci che vanno a completare gli aminoacidi mancanti al glutine, principalmente la  lisina.

    Ed ecco un buon antipasto a base di Seitan, rispettando una delle ricette regionali del Piemonte: il “Vitel tonnè”, che diventa in questo caso un “non vitel non tonnè”, ma che a occhi chiusi ne ricorderà senza dubbio la consistenza e l’aroma ma senza nuocere ai nostri fratelli animali non umani.


    Ricetta del VITEL TONNÈ in versione vegan


    Occorrente per un piatto da portata di antipasto per un giorno di festa:

    -  4 confezioni di affettato di seitan (pari a circa 40 fette)

    Per la salsa:

    -  2 mandorelle all'erba cipollina

    -  un po' di alga in polvere

    -  un cucchiaio di capperi

    -  due cucchiai d'acqua

    -  un cucchiaio d'olio di semi di girasole


    Preparare la salsa mettendo tutti gli ingredienti nel frullatore a immersione, frullandoli per amalgamarli.

    Metterne uno strato leggero sul fondo del piatto da portata.

    Disporre le fette di seitan e ricoprirle con uno strato di salsa.

    Mettere un secondo strato di fette ricoperte a loro volta con la salsa.

    Decorare a piacere.


    Film


    The Game Changers
    The Game Changers

    The Game Changers è un documentario prodotto da James Cameron (Titanic, Avatar, Terminator) e diretto da Louie Psihoyos, regista del documentario premio Oscar "The Cove". Nel film, uscito in tutto il mondo dal 16 Settembre 2019, vengono intervistati e filmati atleti di fama mondiale, che hanno scelto di  passare a una dieta totalmente vegetale, ottenendo grandi risultati nelle loro performance.

    Sono esempi che spingono a riflettere non solo sulle proprie scelte alimentari per  raggiungere e mantenersi in salute, ma possono indurre anche a un cambiamento di ottica di vita nel rispetto di esseri senzienti che con noi abitano questo pianeta, contribuendo così al riscatto degli schiavi di questo secolo.

    Il film è visibile su Youtube:

    https://www.youtube.com/watch?v=XPW062dkWWE







    Il mondo del cibo sta inesorabilmente cambiando

    Il mondo del cibo sta inesorabilmente cambiandoIl modo di nutrirsi vegano, cioè senza l’utilizzo di animali e dei loro derivati, sta apparecchiando sempre più tavole, grazie alla più facile reperibilità di prodotti di derivazione vegetale anche nei supermercati e alla varietà di ristoranti, bistrot, gastronomie e fast food che aprono i battenti ai menù vegan.

    Succede così che dopo il successo mondiale del burger vegetale, l’azienda americana Impossible Foods si sta dedicando alla costruzione del pesce a base vegetale, ovvero l’Impossible fish. In particolare al momento sta puntando sulla creazione del sapore del pesce usando il famoso ingrediente eme, che contribuisce a dare sapore alla carne agli Impossible Burgers. Il team di ricerca ha sviluppato un brodo a base vegetale che richiama il sapore delle acciughe e che potrebbe essere la base per molte preparazioni.

    Nel suo report sull’impatto del 2019, Impossible Foods afferma: “Stiamo continuando a inventare e scoprire le capacità e gli strumenti per sviluppare dalle piante l’intera gamma di carne e prodotti lattiero-caseari e ora i pesci a base vegetale sono una priorità particolarmente elevata”. Idea questa anche ispirata al fatto che: “La raccolta marina ha decimato le popolazioni sottomarine e sta portando ad un crollo della biodiversità negli oceani, nei laghi e nei fiumi”.

    Il mondo del cibo sta inesorabilmente cambiandoL’amministratore delegato della ditta, Patrick Brown, intende espandere il raggio d’azione verso i pesci a base vegetale come parte della sua missione di sostituire ogni alimento a base di animali sul mercato entro il 2035 dichiarando sul NY Times :“Per quanto riguarda l’urgenza dell’impatto ambientale, i pesci sono secondi alle mucche, seguiti da altri animali. Ecco come la vedo io e questi sono fattori determinanti nel modo in cui definiamo le nostre priorità.”

    La mutazione dello stile alimentare è in atto, come evidenziato da un sondaggio, effettuato negli USA tra aprile e luglio di quest’anno, da cui è emerso che quasi la metà della popolazione sceglie alimenti a base vegetale in sostituzione a latte vaccino, carne e uova. E sono le nuove generazioni a trainare il cambiamento.

    Il mondo del cibo sta inesorabilmente cambiandoCultivate Insights, che si occupa di effettuare ricerche di mercato e di offrire soluzioni ottimali per chiunque decida di occuparsi di business etici ed eco-friendly, ha precisato che il 48% della popolazione maggiorenne degli Stati Uniti ha optato per soluzioni plant-based nel periodo di tempo analizzato. Da questa indagine di mercato, effettuata su un campione di 2.068 persone maggiorenni, è risultato che il 38% ha acquistato latte vegetale; il 29% ha scelto carne a base vegetale; il 7% ha acquistato uova a base vegetale.

    Il mondo del cibo sta inesorabilmente cambiandoA detta di Che Green, autore principale del report, vi sono anche nuove prospettive per le aziende che si stanno dedicando a questo settore: . “Quando parliamo di alimenti a base vegetale, il cambiamento in atto coinvolge tutte le aziende: dai pionieri del vegetale alle nuove aziende, i dati indicano che tutti i marchi del sondaggio stanno beneficiando di un mercato in rapida crescita”.

    Un fatto interessante, specifica ancora Green, è che gli acquisti di cibo a base vegetale sono diventati comuni in tutti i principali gruppi demografici.

    Senza dubbio ciò sta a dimostrare una graduale ma inarrestabile presa di consapevolezza che per salvare il nostro pianeta occorra non mangiare animali e loro derivati, in quanto sono proprio gli allevamenti intensivi a incidere sul problema dell’effetto serra che sta rovinando la Terra, compresi gli abbattimenti delle foreste per fare spazio alle vaste coltivazioni di cereali e soia, che tra l’altro risucchiano acqua a dismisura, per foraggiare gli allevamenti.

    Il mondo del cibo sta inesorabilmente cambiandoAnche sul NY Times, in un articolo del giornalista Manjoo, si riconosce a coloro che hanno adottato una dieta vegana di avere ragione sia sull'etica che sull'ambiente, e si legge: “Abbiamo bisogno di più voci vegane, perché stanno senza dubbio dalla giusta parte della storia in tutte le grandi questioni: la crudeltà criminale degli allevamenti industriali; la capacità di essere senzienti e di provare emozioni degli animali; i costi ambientali della carne e come l’aumento globale del suo consumo non sia sostenibile. Loro sono l’avanguardia. Gli studiosi del clima dicono che se mai riusciremo a sopravvivere al riscaldamento globale, le persone dovranno consumare meno animali di ora… Tutti figli di Madre Terra - L’ecospiritualità nel rapporto con gli animali, di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero - Edizioni TriskelLa nostra dipendenza dalla carne sta uccidendo il pianeta proprio davanti ai nostri occhi... Dovremo diventare tutti un po’ più vegani, quindi è meglio iniziare ad accoglierli anziché continuare a deriderli”.

    Comunque inesorabilmente il cibo vegetale sta diventando il “new normal”, sia per ragioni etiche, che salutistiche, che ambientali e sono in aumento le persone che optano per l’utilizzo di prodotti alimentari animal-free.

    Personalmente ritengo che sostituire sulla nostra tavola i derivati animali con i derivati vegetali risulta essere, in tempo reale, un beneficio per tutti. Non mangiare carne e tutto ciò che è animale significa non privare esseri senzienti, persone come noi, della loro dignità e del diritto alla vita. Questo, oltre a essere una presa di posizione etica, è anche un modo di vita eco-spirituale, proprio come sta esprimendo in Italia SOS Gaia, una commissione di lavoro della Ecospirituality Foundation, che porta avanti la campagna “ Salviamo gli animali per salvare il pianeta”, ispirandosi alle antiche tradizioni dello sciamanesimo druidico che ancora oggi sono alla base dei principi di fratellanza, di libertà creativa e di gioia di vita .

    Salvare Gaia, ovvero la Terra come la chiamavano gli antichi greci, equivale a rispettare tutte le forme di vita che la Terra ospita insieme a noi, adottando uno stile di vita rispettoso verso tutte le forme di intelligenza, anche se a noi umani non facilmente comprensibile a prima vista, che parte da una armonia che possiamo creare dentro ognuno di noi e che si allarga armonicamente a tutto quello che ci affratella in questa opportunità di esistenza, come espresso molto bene nel libro “Tutti figli di Madre Terra” - L’ecospiritualità nel rapporto con gli animali, di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero. www.triskeledition.com


    A proposito dei LUPINI


    I Lupini sono legumi di colore giallo, ovvero i semi prodotti dalla pianta Lupinus albus, appartenente alla famiglia delle Fabaceae, nota dall’antichità e originaria dei paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente. In Italia viene coltivata principalmente nel centro-sud.

    Ecco le sostanze che compongono i lupini prendendo in considerazione 100 grammi di parte edibile: il 10% circa è composto da acqua, il 40% da carboidrati, il 38% da proteine, il 3,2% da ceneri e la restante percentuale è composta da grassi.

    A proposito dei LUPINIQuesti invece i minerali presenti: calcio, fosforo, potassio, zinco, manganese, rame, sodio, selenio, magnesio e ferro.

    Sul fronte delle vitamine sono presenti le vitamine A, B1, B2, B3, B5, B6 e C.

    Gli aminoacidi contenuti nei lupini sono: l'acido glutammico e l'acido aspartico, arginina, alanina, cistina, glicina, fenilananina, leucina, lisina, isoleucina, metionina, prolina, treonina, tirosina, valina, triptofano, istidina e serina. Quindi tutti gli aminoacidi essenziali sono rappresentati. Il lupino non contiene glutine.

    Una proteina vegetale, la conglutina gamma, che è presente in buona quantità nei lupini, pare abbia gli stessi effetti dell'insulina.

    Le proteine presenti nei lupini corrispondono a 38 grammi ogni 100 di prodotto, quantità paragonabile a quella della carne e superiore a quella delle uova; ecco quindi che i lupini diventano un' ottima alternativa alle proteine di origine animale.

    Oltre ad avere buone proprietà nutrizionali i lupini risultano avere un'ottima digeribilità ed un apporto praticamente pari a zero per quanto riguarda il colesterolo; recenti studi hanno confermato le proprietà benefiche dei lupini nei confronti del cuore. Il consumo abituale di lupini previene l'ipertensione e riduce i livelli di colesterolo nell'organismo; inoltre, grazie alle proprietà del tocoferolo in essi contenuto, sono stati registrati benefici nella prevenzione del diabete tipo 2 e del tumore al colon.

    Tra i benefici apportati dai lupini dobbiamo ricordare anche il buon apporto di fibra e la presenza degli acidi grassi essenziali Omega 3 e Omega 6, indispensabili per la nostra salute e non sintetizzabili dal nostro organismo. Possono essere impiegati all'interno di un regime alimentare diretto a perdere peso: aiutano, infatti, a controllare il senso di fame e l'introito di cibo. Infine, aiutano a combattere la stitichezza, accelerando il transito intestinale del cibo.

    I Lupini hanno una resa calorica pari a 371 calorie ogni 100 grammi, mentre i Lupini conservati sotto sale: 115 calorie ogni 100 grammi.

    Si tenga conto che, per esempio, soia lessa, fagioli lessi e lenticchie lesse possiedono circa 100 calorie x 100 grammi, mentre il mais in scatola o bollito esprime 90 calorie x 100 grammi di prodotto e la farina di mais contiene 362 calorie x 100 grammi


    Salsa di lupiniA proposito di cibi buoni, veloci da preparare e ad alto potere nutritivo ma a basso impatto sulla glicemia e sul colesterolo, ecco una salsa gustosa a base di lupini.

    Risulta essere un ottimo cibo, stuzzicoso per l’appetito e dotato di leggerezza e completezza nutritiva. E’ l’ideale per incoraggiare l’appetito dopo malattie o ricoveri ospedalieri, per i diabetici, per chi pratica attività sportiva e ha bisogno di energia per la fibra muscolare senza appesantirsi.


    Salsa di lupini

    Occorrente:
    -125 g di lupini gialli sgocciolati (reperibili nei supermercati in salamoia, confezionati in sacchetti trasparenti)
    - 1 cucchiaio di capperi sotto sale
    - 4 cucchiai di olio d’oliva
    - 2 tazzine di latte di soia o altro latte vegetale
    - 1 cucchiaino di senape
    - il succo di un limone

    Perché non risulti un prodotto troppo salato, si consiglia di sciacquare bene in acqua corrente i lupini e i capperi (e se possibile lasciarli a bagno in una ciotola con acqua per alcune ore).

    Sbucciare quindi i lupini e metterli nel frullatore con i capperi, l’olio, il succo di limone, la senape e il latte di soia.

    Frullare il tutto fino ad ottenere una crema vellutata.

    Voilà la salsa è pronta! La si può accompagnare a piacere con verdure crude o cotte, gallette, crostini, ecc.


    Anche il dolce vuole la sua parte

    Torta Light TasteTorta Light Taste

    Ottima torta dal gusto delicato per varie occasioni, ma anche semplicemente per la colazione del mattino

    Come prepararla:
    - 250g di farina di farro o kamut o farina di grano tipo1 + un cucchiaio per infarinare l’uva sultanina
    - 250 ml d'acqua
    - 150 g di zucchero a velo
    - 40 ml di olio di semi di mais
    - Una bustina di lievito per dolci
    - Il succo e la scorza di 1 limone
    - Sale un pizzico
    - Uva sultanina (facoltativa): 2 cucchiai

    Far ammollare in acqua tiepida l’uva sultanina. Poi strizzarla e infarinarla leggermente con un cucchiaio di farina.
    In una ciotola unire la farina, lo zucchero, il lievito, il pizzico di sale e aggiungere la buccia del limone grattugiata.
    A parte emulsionare l’acqua, fatta intiepidire, con l’olio di semi e quindi versate il composto ottenuto nella ciotola e infine il succo del limone. Amalgamare il tutto con una frusta fino a ottenere un composto semiliquido e omogeneo. Unire l’uvetta e amalgamare ancora il tutto.
    Versate il composto in una tortiera ricoperta di carta da forno e cuocere nel forno già caldo a 180 gradi per 35 minuti.


    Curiosità sulla farina di grano tipo 1

    Rispetto alle farine bianche 00 e 0, la farina di grano tipo 1 è meno raffinata. Così contiene un maggior quantitativo di crusca e di germe di grano che, essendo ricchi di fibre, sali minerali e vitamine, ne incrementano notevolmente il valore nutritivo e la digeribilità. La fibra alimentare ha proprietà funzionali e metaboliche, aiutando a mantenere una corretta funzionalità intestinale, a diminuire il colesterolo e a ridurre il glucosio nel sangue.


    Eventi in programma


    Dal 16 al 19 Novembre 2019 si terrà a Rimini la XIII edizione del VeganFest presso FoodNova

    Dal 16 al 19 Novembre 2019 si terrà a Rimini la XIII edizione del VeganFest presso FoodNova, la fiera delle nuove esigenze alimentari.

    Saranno numerose le conferenze previste sul palco con medici, nutrizionisti, giornalisti, personaggi dello spettacolo ed esperti di legislazione ed etichettatura europea per i prodotti vegan.

    Come descritto nei programmi della fiera: “La cucina e le opportunità culinarie date dal sempre maggior numero di prodotti presenti nella grande distribuzione e dalla professionalità degli addetti ai lavori in ambito di ristorazione, sono tematiche di grande interesse a livello globale. La cucina vegan è inarrestabile e accoglie nuove professioni e modi originali di approcciarla e divulgarla: dal food blogging alla consulenza personalizzata per la composizione di menù ad hoc settimanali; dalle rubriche di cucina vegetale a cooking show di professionisti e chef dal mondo della ristorazione. La contaminazione tra cucina tradizionale e innovazione genera nuove possibilità e gusti inesplorati”.

    Sarà un’occasione per assaggiare in prima persona la variegata cucina del futuro.







    Togli la carne e ti allunghi la vita

    FelicementeVeg


    Togli la carne e ti allunghi la vita: può sembrare uno slogan, ma  è  esattamente quello che è stato evidenziato da uno studio, pubblicato a giugno sul BMJ, il British Medical Journal, condotto da Zheng Y, Li Y e collaboratori. Si tratta di un lavoro che ha avuto la durata di otto anni, effettuato sui partecipanti a due studi di coorte, il Nurses’ Health Study e l’Health Professionals Follow-up Study, per un totale di 53.553 donne e 27.916 uomini,  privi di tumore o malattie cardiovascolari.

    Il   risultato parla chiaro: all’aumento nel tempo del consumo di carne e carne lavorata cresce la mortalità. Al contrario, chi riduce il consumo di carne e sostituisce la stessa con altre fonti proteiche e vi accompagna un simultaneo aumento del consumo di cereali integrali e cibi  vegetali vede allungarsi  la vita.

    Questo studio conferma i benefici per la salute di una dieta vegetale che risulta completa in fonti proteiche, vitamine, minerali, grassi insaturi e zuccheri semplici.

    I benefici dell’alimentazione vegana  sono stati dimostrati anche  in un lavoro condotto dall’ Italian Melanoma Intergroup ( IMI), pubblicato il maggio scorso sulla rivista BMC nella sezione Nutrition & Metabolism in cui è stato riconosciuto e dimostrato il ruolo benefico della corretta alimentazione e di alcuni composti dietetici naturali nella prevenzione del melanoma maligno. Infatti si è sottolineato che il consumo regolare di frutta e verdura è associato a un ridotto rischio di cancro. La sola modifica della dieta, aumentando l'assunzione di frutta e verdura, potrebbe persino prevenire il tumore in genere. 
    Questa evidenza ha risvegliato l'interesse per la ricerca sui componenti alimentari bioattivi e ha portato all'identificazione di composti con un potenziale preventivo e terapeutico. Per la loro sicurezza, bassa tossicità e proprietà antiossidanti, frutta, verdura e altri elementi dietetici, dai fitochimici ai minerali,  sono stati analizzati come agenti chemio-preventivi, destinati a interrompere il processo di carcinogenesi, che comprende l'inizio, la promozione e la progressione di cellule altrimenti normali come cellule cancerose.
    Ecco alcuni esempi: il resveratrolo è un polifenolo naturale che si trova comunemente in frutta, bucce, gelsi e vino rosso. Il resveratrolo può indurre l'apoptosi, cioè la morte,  delle cellule tumorali interferendo con le molteplici vie di segnalazione delle cellule trasformate. Può anche promuovere la sorveglianza immunitaria attraverso il sistema immunitario innato, influenzando così l'eliminazione spontanea delle cellule tumorali prima della proliferazione.

    FelicementeVeg

    I carotenoidi dietetici, contenuti principalmente in frutta e ortaggi di colore rosso-arancione,  che hanno ormai riconosciute notevoli  proprietà antiossidanti , sembra esercitino anche un'attività anti-melanoma attraverso percorsi alternativi, compresi gli effetti anti-angiogenici alterando le citochine e la traslocazione nucleare di fattori di trascrizione in linee cellulari di melanoma. La somministrazione di vitamina A è stata proposta come approccio alla chemio-prevenzione del melanoma, così come le vitamine C e E .

    Non c’è che dire: la ricerca attuale riscopre e rivaluta le proprietà sia preventive che curative dell’alimentazione vegetale e quindi non resta che affrettarsi ad aderire a questo tipo di dieta, per motivi di salute, di  bel vivere e di armonia con tutti i nostri compagni di viaggio sulla Terra.


    Bibliografia:

    Zheng Y, Li Y, et al. Association of changes in red meat consumption with total and cause specific mortality among US women and men: two prospective cohort studies. BMJ 2019;  365: l2110. doi: 10.1136/bmj.l2110.

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31139235

    Ombra MN e collaboratori dell’ Italian Melanoma Intergroup ( IMI) - Dietary compounds and cutaneous malignant melanoma: recent advances from a biological perspective

    Nutr Metab (Lond). 2019 May 21;16:33. doi: 10.1186/s12986-019-0365-4. eCollection 2019.

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6528337/


    A proposito di antiche ricette regionali


    Spaghetti alle melanzane

    Facciamo un salto in Sicilia e mettiamo qui due ricette. Una molto gustosa che sfido a provare, ovvero: gli spaghetti alla siciliana con polpa di pomodoro e melanzane fritte e un’altra, davvero rinfrescante e tonificante: la granita siciliana, in questo caso al pompelmo, in cui si sfruttano le proprietà di questo frutto ricco di potassio contro la spossatezza causata dal caldo estivo.

    Spaghetti alle melanzane

    Si possono utilizzare, a piacere,  sia gli spaghetti che altri tipi di pasta lunga, come linguine o spaghetti alla chitarra, sia di grano duro, che integrale. Il sugo al pomodoro può essere fatto con pomodorini freschi polposi oppure con polpa di pomodoro  a tocchetti già pronta.

    Ingredienti per 4 persone:

    • 2 melanzane scure
    • 400 g di pasta
    • 700 gr di pomodorini
    • un ciuffo di prezzemolo
    • olio di mais o girasole
    • 1 spicchio di aglio o un ciuffo di erba cipollina
    • un cucchiaino di zucchero di canna
    • sale quanto basta


    - Affettare le melanzane e adagiarle in uno scolapasta a strati con del sale grosso per circa 20 minuti, in modo da eliminare in parte il succo amaro. Poi asciugarle con un telo o carta da cucina.

    - Far scaldare l’olio e friggerle un po’ alla volta, adagiandole man mano su della carta  per eliminare l’eccesso di olio della frittura e salare.

    Granita al pompelmo

    - In una padella far scaldare un filo di olio, far rosolare lo spicchio di aglio o i pezzettini di erba cipollina e aggiungere i pomodorini a tocchetti, aggiungendo lo zucchero di canna e sale quanto basta. Far cuocere a fuoco vivace fin che la salsa si addensa, in modo che i pomodori possano conservare il loro  gusto.  A fine cottura cospargervi una manciata di prezzemolo tritato.

    - Intanto cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla e metterla nella padella lasciandola mantecare un minuto coi pomodori.

    Non resta che portare in tavola, dove le melanzane fritte aspettano di essere posizionate sopra ogni piatto, quasi a decorazione e i commensali potranno servirsi man mano di altre fette di melanzana da aggiungere alla pasta, perché servita in questo modo, dove le melanzane si intrecciano con gli spaghetti, il tutto avrà davvero un gusto irresistibile.

    A piacere, per chi ama gusti un po’ più “rotondi” si può dare una spolverata con un po’ di lievito alimentare a scaglie.


    Granita al pompelmo

    Ecco la dose per una coppa, che si può moltiplicare per il numero di coppe desiderato.

    Versare in un pentolino un bicchiere d'acqua e 2 cucchiai di zucchero di canna. Far bollire mescolando fino a quando si scioglie lo zucchero. Lasciar raffreddare e preparare a parte un bicchiere di succo ottenuto spremendo due pompelmi rosa. Mescolare il succo allo sciroppo e versare il tutto in un contenitore per i cubetti di ghiaccio. Lasciare riposare in freezer per tutto il giorno o per tutta la notte, fino al congelamento. Per ottenere la granita sarà sufficiente tritare i cubetti con un mixer da cucina o con un frullatore fino al raggiungimento della consistenza desiderata. Nella ricetta originale il preparato veniva messo in coppette di vetro con dentro un cucchiaino di metallo e poi in ghiacciaia a solidificare.

    Il trucco per la sua buona riuscita, dove il ghiaccio rimane morbido, è proprio il fatto di aver portato a ebollizione l’acqua.



    Sorrisi d’estate

    Ecospiritualità a tavola
    Ecospiritualità a tavola






    Felicemente Veg, ovvero mangiare bene ed essere felici con l’alimentazione vegetale

    La nutrizione, che oggi chiamiamo vegana, in quanto derivata dal mondo vegetale e non animale, è in realtà l’alimentazione che arriva dal futuro e allo stesso tempo dal passato.

    Si tratta di cibo buono e gustoso, dalle mille possibilità di utilizzo, che lascia spazio alla creatività per inventarsi ricette nuove e rivisitando vecchie ricette delle tradizioni regionali, e, soprattutto, senza dover fare stragi di innocenti.

    FelicementeVeg

    Cibarsi dei prodotti della terra significa rivolgersi a una nutrizione completa, che ha benefici non solo sul fisico, ma anche sulle capacità intellettive e sulla espressione della qualità consapevole dell’individuo.

    L’alimentazione a base vegetale coinvolge tre aspetti importanti che si influenzano a vicenda: uno che riguarda la salute, uno la salvaguardia dell’ambiente e uno di carattere etico, che in realtà fa da leitmotiv ai due precedenti.

    Per quanto riguarda la nostra salute, le nuove scuole mediche d’avanguardia insegnano come il cibo vegetale sia fonte di benessere e prevenzione di malattie. Gli alimenti vegetali sono i primi che vengono comunque in assoluto usati a partire dallo svezzamento dei bambini ( basti pensare che i derivati animali, sia che si tratti di carni, latte di altre specie o uova sono molto difficili da introdurre nella dieta umana).

    L’alimentazione vegetale è comunque completa di tutti i nutrienti che necessitano alla nostra macchina biologica, tra cui vitamine, minerali, la stessa acqua, grassi “buoni” e aminoacidi essenziali, subito usufruibili per tutte le funzioni sia strutturali che metaboliche.

    L’alimentazione animale e con derivati di origine animale è per noi umani dannosa: in quanto si determina la produzione di sostanze tossiche per i vari organi bersaglio ( lo stato di acidosi ne è solo un esempio) che portano a malattie importanti e debilitanti, non solo cardiovascolari ma neoplastiche. Ricordiamoci che già

    nel 2015 l’ Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ) ha fatto una dichiarazione ufficiale e precisa sull’effetto cancerogeno delle carni.

    Il discorso della salvaguardia dell’ambiente è riferibile agli allevamenti intensivi che comportano dispendio di riserve di acqua, inquinamento delle acque, deforestazioni e emissione di gas serra: secondo la FAO risulta essere del 51% rispetto al 14% delle auto, e includendo nella distruzione ambientale anche l’attività ittica.

    Infine, la componente etica che ispira a una alimentazione di derivazione vegetale in realtà coinvolge tutti nell’attuazione del rispetto verso altre creature senzienti uguali a noi. È importante focalizzare soprattutto che non c’è bisogno di allevare, torturare e sopprimere milioni di animali per farli finire nel nostro piatto, perché quello non è il cibo di cui noi umani abbiamo bisogno.

    Un Burger con la fake meat
    Un Burger con la fake meat

    Fortunatamente sempre più persone in tutto il mondo si stanno rivolgendo al cibo vegetale. Il web è ormai ricco di migliaia di ricette a base vegetale e fanno a gara per proporre cibi facili da preparare, creativi e gustosi.

    Molte istituzioni scolastiche hanno aggiunto nelle mense il menù vegano. Da pochissimo il sindaco di NY Bill De Blasio ha approvato il “Green New Deal”, per combattere i cambiamenti climatici che include di tagliare del 50% l’acquisto di carni rosse destinate alle strutture statali della città, tra cui scuole e ospedali. Le misure così drastiche per tagliare il consumo di questo tipo di carni è anche dettato dal fatto che gli allevamenti intensivi sono stati indicati da organismi internazionali come i responsabili di un’alta percentuale di emissioni di gas serra globali.

    Da qualche mese è stata “costruita” la carne artificiale, detta anche la “falsa” carne composta al 100% da proteine vegetali grazie a una ricerca condotta dall’università statunitense di Stanford, che ha isolato gli aminoacidi dei piselli paragonabili a quelli della carne bovina.

    È stato addirittura calcolato che il risparmio ottenuto nella produzione di “fake meat”, rispetto alla lavorazione della carne animale, equivale al 95% di terra utilizzata e al 75% di acqua, con un abbattimento delle emissioni di gas serra pari all’87%.

    Oggi le nuove scuole mediche di avanguardia guardano al cibo proprio come la prima fase del benessere e come prevenzione delle malattie. Dagli Usa a casa nostra oggi si cerca di formare i nuovi pediatri, i nuovi medici e tutti quegli operatori sanitari che intervengono nella scienza alimentare, per avere le basi necessarie a informare la popolazione ad alimentarsi con sostanze semplici e complete come si rivelano i frutti della Terra. Queste scuole insegnano come principio di base a utilizzare i cereali, i legumi, i frutti freschi e secchi, i semi e le piante aromatiche perché contengono tutto ciò che necessita per il buon funzionamento della nostro organismo.

    FelicementeVeg

    Le linee guida mediche su una corretta alimentazione hanno evidenziato la priorità di nutrirsi con i cibi “buoni”, a discapito di quelli pericolosi per la nostra salute.

    La cosiddetta piramide alimentare, che solo 20 anni fa poneva carni e derivati erroneamente, col senno del poi, alla base della nostra nutrizione, oggi vuole alla sua base l’acqua, quale elemento fondamentale per la nostra sopravvivenza. Subito a seguire ci sono i cereali e i legumi per il loro contenuto proteico velocemente disponibile, i semi per i grassi buoni essenziali, la frutta e la verdura per il contenuto di fibre, vitamine e minerali. Sono invece sempre più considerati da eliminare: le carni, il latte, i latticini, le uova e i grassi animali, a causa della loro incidenza nel creare uno stato di acidosi nel nostro organismo che richiede un super lavoro energetico. Senza contare il danno prodotto dallo stazionamento a livello della parete intestinale di scorie per noi tossiche.

    Ancora un aspetto non trascurabile è quello della scelta dei cibi senza i derivati di origine animale nello svezzamento dei bambini: una fase alimentare che segnerà il percorso digestivo e le capacità di buon funzionamento sia metabolico, sia di accrescimento che di mantenimento di tutte le funzioni del nostro hardware umano, da quello immunitario, a quello ormonale a quello neurologico.

    Rivolgersi quindi ad una alimentazione di derivazione vegetale non può che far bene e rendere felici noi, i nostri figli, i nostri fratelli animali e il nostro stesso pianeta.


    Cibi e loro proprietà


    Componente proteica di cereali e legumi

    La completezza proteica si valuta sull'insieme dei cibi della dieta assunti nel corso della giornata e non è necessario assumerli in contemporanea.

    Fagiolini piatti al pomodoro con riso croccante al rosmarino un piatto completo con legumi e cereali
    Fagiolini piatti al pomodoro con riso croccante al rosmarino un piatto completo con legumi e cereali

    La quantità di proteine necessaria è di 0,8-1,0 grammi per Kg di peso corporeo al giorno, cioè circa 50-70 grammi per una persona media. Questa quantità corrisponde a circa il 10% delle calorie totali della dieta e questa percentuale è esattamente quella media dei cibi vegetali, mentre i cibi animali la superano di molto. Bisogna tenere presente che un eccesso di proteine sottopone il rene a un superlavoro.

    Essendo la composizione delle proteine vegetali a limitato contenuto di aminoacidi solforati, esse producono meno scorie acide e non rubano calcio all'osso, riducendo il rischio di osteoporosi. Le proteine vegetali inoltre, per il limitato contenuto di aminoacidi essenziali, riducono il rischio di comparsa di diabete mellito e influenzano il rapporto insulina/glucagone a favore di quest'ultimo, abbattendo i livelli circolanti di fattori mutageni affini all'insulina. Esse si accompagnano inoltre a fibre e carboidrati complessi e a pochi grassi, al contrario di quelle animali, sempre a braccetto con i grassi e prive di fibre e carboidrati.

    Nei cereali l'aminoacido carente è la lisina e in alcuni anche il triptofano, mentre nei legumi sono gli aminoacidi solforati a essere un po’ deficitari, soprattutto la metionina.

    Cereali e frutta secca contengono però gli aminoacidi solforati così come i legumi contengono la lisina, quindi se usati insieme si bilanciano nel garantirci la composizione delle proteine.

    Per fare un esempio pratico: una pietanza con fagiolini, cucinati a piacimento e accompagnati da riso, o saltato in padella o in risotto o anche solo cotto a vapore, risulta essere completo dal punto di vista di apporto proteico.


    Ecospiritualità a tavola

    Libri consigliati

    Ecospiritualità a tavola

    Facili ricette e alcuni temi che abbiamo appena toccato possono essere approfonditi sul libro edito dalle edizioni Triskel, dal titolo: “Ecospiritualità a tavola: vivere armonici e in salute - Ricette facili e cruelty-free per stare bene e non fare del male agli animali”

    Il libro, a cura di Rosalba Nattero, apre gli occhi sui vari aspetti di una alimentazione sana e gustosa, per niente noiosa e soprattutto per un mondo nuovo e civile nel rispetto di tutte le creature senzienti, di noi stessi e del pianeta che ci ospita.

    Anche in formato ebook: www.triskeledition.com





     

    Seguici su:

    Seguici su Facebook Seguici su YouTube