Esobiologia |
Altra vita intelligente nell’Universo? |
13 Febbraio 2013 | ||||||||||||
Dalla presenza degli animali nostri compagni di viaggio, ma veri alieni per cultura e per morfologia all’ipotesi dell’esistenza di civiltà extraterrestri nello spazio e nelle pieghe del tempo
Non siamo soli? Esiste altra vita intelligente oltre quella dell'uomo? Da sempre filosofi e scienziati di ogni tempo e di ogni latitudine geografica si sono posti questo affascinante quesito. Naturalmente si è ceduto all'ovvietà apparente della questione. Sulla Terra non vi è che la specie umana, quindi se ci deve essere altra vita intelligente diversa da questa stessa non la si può trovare che nello spazio. È stato dato per implicito che l’individuo della specie umana, e precisamente quello stesso che si poneva la domanda, con tutto il suo specifico bagaglio culturale, era il solo naturale rappresentante di tutta la vita intelligente del pianeta. Gli altri universi sociali paralleli esistenti in seno alla stessa umanità, diversi tra di loro per modo di vedere le cose e di rapportarsi con esse, sono stati maldestramente ignorati. È stata ignorata la differenza sostanziale del modo di pensare del giapponese dall'occidentale e viceversa. È stata ignorata persino la possibilità che altre creature terrestri, come i delfini o gli scimpanzè, potessero essere quella vita intelligente che si ipotizzava esistere altrove oltre che nella specie umana. L'attenzione si è incentrata nello spazio. Campo di interesse certamente più esotico che non il nostro vecchio pianeta. Filosofi e scienziati di ogni tempo si sono dedicati con impegno e convinzione al problema della vita nello spazio. Già Giordano Bruno, nel 1500, asseriva che “nel cielo esistono una infinità di soli e di Terre che ruotano attorno a questi soli, come i sette pianeti che ruotano attorno al nostro sole, e che altri esseri viventi possono abitare questi mondi”; soggiungendo poi, con ferma convinzione, che “esistono nel cielo altre creature intelligenti oltre all'uomo e superiori ad esso per spiritualità, civiltà, ma che pur tuttavia non sono angeli”. Queste sue convinzioni lo portarono al supplizio e al suo assassinio per rogo voluto dalla Chiesa del tempo.
Nei secoli a venire i teologi cristiani si occuparono del problema della vita nello spazio con maggior tranquillità di quella che venne concessa allo sfortunato Giordano Bruno. La Chiesa del nostro secolo, secondo quanto dice il Rev. Auletta in un suo libro dedicato alla teologia della vita extraterrestre, lascia il problema nelle mani della scienza e afferma che solo questa è in grado di rispondere al quesito con dati positivi e controllati. L’Auletta, propenso a credere che esista altra vita intelligente nello spazio, propone il dogma della redenzione in una chiave cosmica ricordando la parabola evangelica del Cristo, visto come il pastore che abbandona le novantanove pecore del gregge per cercare quella che si era persa, ovvero la Terra, allontanandosi dal gregge stesso. È questa una sua personale visione sull’esistenza di una confederazione galattica alla “Star Trek” da cui la Terra, imbarbarita, non fa ancora parte? La scienza dal canto suo, dopo Galileo, procede a spediti passi verso una ricerca sistematica e razionale della presenza di altra vita nello spazio. Quanto rinvenuto nelle meteoriti di Orgueil, di Murchison e in quelle di natura marziana, ha dimostrato fuori di ogni dubbio che la vita nello spazio esiste per lo meno a livello di microrganismi e di catene proteiche. Le antenne del progetto Ciclope hanno incominciato ad inviare segnali codificati nello spazio ed a scandagliare le zone considerate più probabili per la ricezione di messaggi extraterrestri. Tuttavia la ricerca esobiologica, tanto sul piano filosofico che su quello scientifico, ha una specifica caratteristica che la relega in un ambito di interesse astratto e specificatamente personale a cui, al di là dell’egemonia elitaria, le masse non possono e, sembra, non hanno diritto di accedere. La domanda sulla possibilità che esista altra vita intelligente oltre a quella umana ormai si perde nei meandri della pura ricerca scientifica e della più riservata e specializzata speculazione metafisica dei teologi delle varie religioni. Tuttavia una certa parte dell'umanità, sotto ogni latitudine geografica e politica, continua a porsi domande ancora con insistenza e freschezza. I motivi di questo indirizzo di ricerca risiedono certamente nel tentativo di non volersi arrendere ad una vita improntata all’ovvietà e priva di emozioni spirituali, quale è quella imposta dalla società maggioritaria attuale. Non c'è scampo: ormai gran parte del pianeta soggiace ad una sorta di status quo che rappresenta un vero e proprio medioevo, dorato per i paesi sviluppati e tragico per quelli del terzo mondo, pur tuttavia rimanendo sempre un medioevo in cui l'umanità sta trascinandosi a lenti passi verso una subdola e strisciante alienazione. Nulla di più ovvio che una parte sana dell'umanità reagisca cercando in un argomento che, come l'esobiologia, possa porre l'attenzione dell'uomo fuori dalle cose del mondo specifico del quotidiano vissuto nella routine geo-politica di nascita, e che dia l'occasione per potersi proiettare verso nuove frontiere di esperienza e di conoscenza scientifica. Insieme alla possibilità di uscire dalla mentalità limitante del proprio pianeta chiuso, che la limita in esperienze spirituali stereotipate e senza alternative, per potersi così aprire ad una visione universalistica dell'esistenza. Gli animali, gli alieni della porta accanto Coloro che si dedicano alla ricerca nel campo dell’esobiologia non hanno difficoltà a rendere concreta la loro volontà di nuove esperienze. Infatti, a prescindere dall'interrogativo filosofico, l'ipotesi esobiologica prende facilmente consistenza poiché esiste una moltitudine di eventi che si prestano al caso. Esistono infatti fenomeni e reperti sui quali si può sostenere la consistenza e la validità dell'ipotesi esobiologica. Basta avere a che fare con la “presenza” animale con cui convive l’umanità. Se si toglie a queste creature il ruolo di cibo con cui vengono proposte dalla società maggioritaria, e ci si pone ad una osservazione attenta e senza preconcetti, si può cogliere la stessa emozione che si potrebbe provare di fronte ad un contatto alieno con un extraterrestre proveniente dallo spazio profondo. Abbiamo del resto la dimostrazione tangibile dell'esistenza di altre forme di vita intelligente, rappresentata dai delfini e dagli scimpanzé, con cui siamo in grado di stabilire un iniziale rapporto di comunicazione. La marina militare USA impiegò addirittura una reparto di delfini perfettamente addestrati a minare le navi nemiche durante la guerra del Vietnam.
Ci può far riflettere l'esistenza di miti e di leggende che citano la presenza nel remoto passato di creature non umane, discese dal cielo, che insegnarono agli uomini le scienze e le arti aiutandoli ad edificare le loro civiltà, dando origine a tradizioni culturali che continuano ad influire sul nostro presente storico; ciò apre ulteriori forme di concezione di qualità di vita intelligente che sfuggono al metro di comprensione del nostro mondo contemporaneo. Civiltà extraterrestri nello spazio? Per quanto riguarda la eventuale manifestazione di vita che potremmo trovare nello spazio, possiamo fare riferimento alle tracce di vita organica rinvenute nelle meteoriti di tipo carbonaceo cadute sul nostro pianeta, oppure al caso del fenomeno UFO che si manifesta incontestabilmente sia nel nostro tempo che nel passato della storia. Non dobbiamo dimenticare l'esistenza di fenomeni extradimensionali che manifestano presenze intelligenti non spiegabili. Apparizioni di creature che al di là di ogni interpretazione del caso sono in grado di esprimere una loro volontà e di interagire razionalmente con gli esseri umani. Non dobbiamo neppure ignorare le coscienze cibernetiche che potrebbero affiorare spontaneamente dalla produzione tecnologica dell’A.I. (Artificial Intelligence). Ma per quanto l'ipotesi esobiologica sia in grado di abbracciare ampi spazi di ricerca di vita intelligente diversa dall'uomo, senza voler dimenticare l'aspetto terrestre dell'ipotesi esobiologica, l'attenzione alle prospettive esperienziali che è in grado di offrire lo spazio profondo dell’universo è indubbiamente stimolante. Quale sia la natura e la qualità della vita nello spazio, possiamo ipotizzare che essa si sia evoluta su piani completamente diversi tra di loro e rispetto a noi stessi. Potrebbero esistere infatti altre umanità dello spazio, giunte al nostro stesso livello tecnologico ed evolutivo, al fianco di altre ancora più evolute, giunte a piani di conoscenza inimmaginabili, ma potrebbero vivere tra le stelle altre umanità a livelli evolutivi simili a quelli dei nostri antenati di migliaia di anni fa. Potrebbero esistere creature di forme simili alla nostra o simili alle altre creature del nostro pianeta; forse realizzate su una base carbonica come la nostra, ma nulla vieta di pensare ad esseri senzienti costruiti sulla base del silicio o di altro ancora. Potrebbero esistere creature la cui natura sarebbe al di là della nostra attuale concezione di vita, esseri inimmaginabili, in grado di possedere facoltà biologiche, psichiche e spirituali tali da non riuscire neppure a comprenderli. Creature capaci di muoversi su piani dimensionali completamente inconcepibili per la nostra esperienza umana. Questo insieme di considerazioni ha consentito di sollevare una serie di ipotesi circa la natura della manifestazione esobiologica. A tale punto che la stessa definizione della parola esobiologia assume significati che si estendono a campi di interesse ben lontani da quelli consueti, ma che si intrecciano tra di loro in un inquietante mosaico di elementi.
Nell’allargare il campo dei soggetti relativi alla ricerca esobiologica di altra vita intelligente possiamo stilare un elenco che può rappresentare il campo di ricerca dell’esobiologia stessa. In questa prospettiva questi soggetti potrebbero essere identificati in una forma di riferimento antropologico, in parte provocatoria e in parte per pura definizione di lavoro. Ad esempio: a) umani dei vari gruppi e etnie culturali diverse (che potrebbe rispondere ad una forma di sociologia antropologica) b) animali di ogni genere e specie c) creature extraterrestri d) creature cibernetiche e) creature di altre dimensioni parallele f) esseri appartenenti a civiltà evolute nascoste in zone inesplorate del nostro pianeta g) viaggiatori del tempo In proposito, Hynek, studioso nordamericano di fama ormai mondiale per i suoi studi sul fenomeno UFO in campo scientifico, rilasciò una sconcertante dichiarazione sulla possibile natura degli UFO stessi che sembra avvalorare il senso della ricerca allargata che può essere espresso dall'ipotesi esobiologica. Alla richiesta di cosa potesse rappresentare il fenomeno UFO al di fuori della ormai scontata matrice extraterrestre, Hynek rispose testualmente: -”Potrebbe trattarsi di realtà parallele, di iperspazio. Tutte le nostre principali religioni per secoli ci hanno detto che il mondo fisico che vediamo intorno a noi non è tutto il nostro ambiente. La Bibbia è piena di angeli e di demoni e il mondo in cui essi esistono non è fisico. In altre parole forse una delle possibilità è che gli UFO rappresentino delle intelligenze che non sono fisiche. Non c'è ragione di credere che noi siamo le sole intelligenze in tutto l'universo”. Alla ricerca di altra vita intelligente Definire il concetto di vita non è facile poiché esso si estende ad esempi che possono andare molto al di là del luogo comune. Se per vita si vuole intendere la manifestazione vitale di un organismo costituito da cellule, vegetali o animali che siano, allora è difficile equivocare. Ma se si vuol dare una definizione alla sua capacità di adattarsi all'ambiente e di riprodursi, il discorso si complica poiché anche i cristalli e i virus, oltre all'uomo ed agli animali, sono in grado di farlo. È evidente che il concetto di vita può estendersi ad un vasto campo di fenomeni che in assoluto può andare ad abbracciare l'intero universo. L’individuo della specie umana è nato dopotutto attraverso un processo evolutivo che è partito da una galassia primordiale in cui si è formato dapprima il suo pianeta, e poi i mattoni genetici che lo hanno costruito... Per non perderci in ulteriori definizioni di vita, che potrebbero portarci molto più in là delle nostre intenzioni e farci sconfinare nel campo della pura metafisica, possiamo tuttavia fare riferimento alla qualità elevata manifestata dalla vita, qual’è il fenomeno dell’intelligenza. La manifestazione dell’intelligenza ci consente di poter stabilire un parametro con cui valutare la complessità dei fenomeni vitali che si esprimono nell'universo, e definire una scala di valori attribuibili a ciascuna espressione. A mezzo di questo parametro ci accorgiamo subito che la vita, nella sua più qualificata accezione, è ben presto definibile nella specie umana e che, al di là della possibilità che nello spazio profondo del cielo esistano altri esseri come noi, sembra non ci sia altra vita degna di questo nome. Basandosi su questo postulato, del tutto istintuale, l'uomo è vissuto per secoli nella convinzione di essere l'unica creatura intelligente, prediletta dalle divinità, ad esistere sul suo pianeta; compiendo ogni sorta di efferatezze nei confronti degli animali, considerati inferiori e incapaci di sentimenti, e delle piante, ancor meno considerate vita, ma oggetti tutt'al più ornamentali con cui addobbare il proprio esclusivo mondo. L'egocentrismo umano è poi salito a livelli ulteriori di discriminazione anche in seno alla sua stessa specie, interpretando le proprietà intellettive dei suoi simili a mezzo del colore dell'epidermide o delle credenze religiose. Ma in ogni caso la specie umana sente, bene o male, il bisogno di conoscere gli altri coinquilini dell'universo in cui si trova a vivere, per un istintivo scambio di esperienza sul proprio vissuto quotidiano e per sfuggire, inconsapevolmente, alla solitudine cosmica dell'immenso universo da cui si sente sovrastare. Può trattarsi della semplice curiosità dell’individuo di conoscere le modalità con cui può avvenire la replicazione missionaristica del proprio modo di vita.
Tuttavia la sua curiosità può andare ancora oltre e spingerlo a chiedersi se la sua specie sia proprio la sola che possieda, in tutto il vasto universo, il dono dell'intelligenza. La fantascienza ci ha mostrato tangibilmente i risultati di questa particolare curiosità offrendoci un panorama di mostri alieni capaci di ogni orrore possibile, al fianco di creature fiabesche e umanoidi detentori di profondi segreti esoterici. In questi ultimi anni la scienza ha però riscattato progressivamente questa infantile ricerca immaginativa. Oggi le potenti antenne radio del progetto SETI, negli USA, inviano segnali di appello nello spazio nella speranza che civiltà extraterrestri possano captarli e risponderci, mentre équipe di scienziati di tutto il mondo sono al lavoro per decifrare eventuali messaggi “intelligenti” che possono essere ricevuti dai radiotelescopi astronomici durante il lavoro di routine. Tuttavia, sia per la fantascienza che per la scienza ortodossa, si è sempre dato per scontato che se mai dovesse esistere altra vita intelligente, questa dovesse essere per forza di cose di natura extraterrestre, trascurando così la possibilità che se ne potesse ritrovare sul nostro pianeta. Del resto anche gli uomini dell'antichità, tra cui i filosofi greci, specularono esclusivamente sulla possibilità che proprio lo spazio potesse essere abitato da altre creature viventi e simili all'uomo. Ma, come si è detto sopra, il significato del concetto di esobiologia può essere applicato non esclusivamente allo studio delle eventuali forme di vita che possono esistere nello spazio. Etimologicamente la parola esobiologia significa “scienza della vita diversa”, diversa, cioè, dall'uomo in senso assoluto. Come si può quindi escludere a priori lo studio della manifestazione di vita intelligente che può esistere anche sul nostro pianeta, a favore esclusivo di quella di natura extraterrestre? Le motivazioni che possono condurci allo studio esobiologico non sono dettate solo dalla curiosità e dal bisogno del sensazionale scientifico. Esiste anche la necessità di un tentativo di confronto con altre esperienze di vita per poter comprendere meglio la nostra. In effetti la possibilità di uscire dai luoghi comuni, che è offerta a mezzo di un possibile scambio esperienziale, è indubbiamente preziosa, sia nella previsione ipotizzabile di un contatto che nella sua realizzazione concreta. Noi tutti siamo nati in un determinato contesto sociale che ci ha fornito delle basi culturali con cui maturare individualmente, ma che ci hanno creato anche dei limiti cognitivi e dei condizionamenti percettivi. Un inglese vive consuetudini sociali e morali che sono diverse da quelle di un cinese buddista, così come entrambe sono aliene agli occhi di un fondamentalista cristiano. Ciascuno di loro crede fermamente nelle proprie abitudini e considera l'altro come una creatura esotica. E questo è quanto accade anche a noi nel rapporto con i cosiddetti “animali”... L’ipotesi esobiologica È evidente che esiste una realtà fenomenica che va al di là delle interpretazioni umane a cui possiamo accedere strumentalmente e quando superiamo la barriera dei condizionamenti culturali del gruppo sociale in cui siamo cresciuti. L'apporto dell’esobiologia in questo senso è molto importante poiché essa può portare l’individuo a relativizzare le proprie convinzioni ed a considerare la possibilità di pariteticità con le altre qualità di vita che sono al di fuori del suo habitat, e pur tuttavia parallele e antitetiche. Tanto da spingerlo a trovare la forza morale di relativizzare i propri condizionamenti culturali, per realizzare una esperienza di osservatore obiettivo dei fenomeni della vita, e quindi comprendere anche se stesso, nella sua vera natura interiore, senza più vetri colorati che si frappongano a fuorviarlo. E magari a sviluppare una inevitabile fratellanza con altre le forme di vita.
Ma a questo punto è necessario che venga formulata una “ipotesi esobiologica” di lavoro molto precisa, in grado di costituire una vera e propria scienza in cui possa confluire una specifica metodologia di ricerca, e obiettivi che vadano al di là della semplice catalogazione di dati. Una ipotesi esobiologica che tenga conto della realtà dell'esistenza di altra vita intelligente nel cosmo e sulla terra, in qualsiasi modalità e forma con cui essa possa esprimersi. Una scienza esobiologica che tenga conto della realtà fondamentale di sei precise tesi di lavoro su cui operare per una accurata ricerca: 1) la ricerca sull'esistenza di altre forme di vita intelligente animale sul nostro stesso pianeta; 2) la ricerca sull'esistenza della vita nello spazio, supportata dai risultati della ricerca astrofisica; 3) la ricerca sull’evidenza del fenomeno UFO; 4) la ricerca sul fenomeno dell'intelligenza artificiale; 5) la ricerca sui miti e sulle leggende che testimoniano la presenza, nel remoto passato del nostro pianeta, di creature non umane che, discese dal cielo, hanno insegnato agli uomini le scienze e le arti, aiutandoli ad edificare le loro future civiltà. Evento che ha dato origine a tradizioni e culture tanto radicate nella storia umana da continuare ad influire sul nostro presente storico; 6) la ricerca sull'esistenza di fenomeni extradimensionali che manifestano presenze intelligenti non convenzionali. Ovviamente, il fulcro fondamentale di questa ipotesi esobiologica dovrà essere lo studio e la comprensione del fenomeno dell'intelligenza, in tutte le sue manifestazioni possibili. E da questa constatazione nasce il più importante stimolo di ricerca che ci tocca da vicino e ci può offrire l'occasione di una esperienza diretta dell'obiettivo fondamentale dell'ipotesi esobiologica, cioè la comprensione di noi stessi nella nostra reale natura interiore che noi riusciamo a scorgere solo nelle potenzialità espresse dal fenomeno dell'intelligenza. |