Il sonno, che ancora oggi è un grande mistero per i ricercatori, è un privilegio che la scienza ha attribuito per secoli all’uomo e a pochi animali, mentre animali “inferiori” e, men che meno, le piante di certo non potevano avvalersi di questa facoltà. Una valutazione che la scienza applica anche al fenomeno dell’intelligenza attribuendo all’uomo un ruolo di superiorità. Ma è una valutazione sbagliata.
Col tempo la scienza è arrivata a ritenere che oltre all’uomo anche i mammiferi e gli uccelli dormono. Ma recentemente questa proprietà è stata allargata anche agli insetti: nel 2000 si è scoperto che la “Drosophila melanogaster”, il comune moscerino della frutta, si addormenta, e questa scoperta ha rivoluzionato gli studi sul sonno degli animali.
Ci si chiede allora se il sonno possa essere considerato una componente della vita senziente, ed è inevitabile porsi l’interrogativo: e le piante?
In realtà questo interrogativo se lo stanno ponendo da diversi anni molti scienziati che studiano l’intelligenza delle piante. Molti esperimenti condotti sui vegetali hanno dimostrato che le piante sono dotate di intelligenza e sono in grado di comunicare tra loro e con gli uomini. Quindi perché stupirsi se scopriamo che anche loro hanno un ciclo di sonno e veglia?
Un gruppo di ricercatori dell’istituto di ricerca geospaziale della Finlandia ha notato cambiamenti fisici negli alberi durante la notte che hanno qualcosa in comune con i cicli di sonno e veglia degli esseri umani e di molti altri animali. Il gruppo di ricercatori ha rilevato una sorta di rilassamento della chioma e dei rami degli alberi di notte, fenomeno già osservato nelle piante più piccole. Tra il giorno e la notte è stata osservata una flessione delle fronde che in alcuni casi ha superato i 10 centimetri.
Ma questa scoperta non è una novità. Già nel 1755 il medico naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus scrisse il trattato “Somnus plantarum” (il sonno delle piante) in cui documentava la differente posizione assunta, durante la notte, dalle foglie e dai rami di alcune piante. In realtà i primi studi sui movimenti diurni e notturni dei vegetali sono di molto precedenti: i dati storici conosciuti li fanno risalire ai Greci. Nel IV secolo a.C Androstene, scriba di Alessandro il Grande, annotava che le foglie del tamarindo erano aperte durante il giorno e si chiudevano durante la notte. Nel 1260, Alberto Magno (1206-1280) descriveva nel “De vegetalibus” (Libro dei vegetali) il movimento periodico giornaliero delle foglie di alcune leguminose, mentre nel 1686 John Ray (1627-1705), nella sua Historia plantarum (Storia delle piante), per la prima volta parlava dei fenomeni «fitodinamici» dei vegetali fra giorno e notte. Nel 1729, Jean Jacques d’Ortous de Mairan (1678-1771) verificò che le piante di mimosa aprivano e chiudevano le loro foglie all’incirca ogni ventiquattr’ore, rivelando di possedere una sorta di orologio interno che regolava il loro movimento.
Una volta di più ci confrontiamo con i misteri della vita che ci circonda in questo universo così complesso e variegato, che sembra essere un produttore incessante di vita, di intelligenza e di consapevolezza. Un confronto che non può che farci riflettere sul nostro ruolo di animali umani, non certo dominatori di tutto il creato, ma figli di Madre Terra come tutti gli altri esseri senzienti: animali non umani, alberi, piante. Una grande comunità planetaria con cui dobbiamo relazionarci alla pari, con tutto il rispetto che ogni essere vivente merita. |