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A cura di Donatella Devona
DICEMBRE 2019 Stelle e mondi vicini e lontani Questo pianeta ha generato nel tempo ogni possibile forma di vita, dai giganteschi dinosauri del mesozoico sino alla specie umana della nostra era. Oggi convivono con l’umanità una miriade di forme di vita che rappresentano la testimonianza del principio di evoluzione che sembra animare l’universo e che lo trasforma in uno scenario fantastico. Da immaginarsi che cosa potrebbe essere accaduto su altri pianeti che orbitano attorno a lontane stelle nello spazio… Verrebbe da dire che l’universo si presenta come una gemma preziosa che può stimolare la ricerca e l’immaginazione verso confini sconfinati e impensati.
Così scrive Giancarlo Barbadoro nel libro “Meditazione e Ecospiritualità” pubblicato recentemente dalle Edizioni Triskel di Torino, e continua: Ma purtroppo, ritornando alle vicende di questo pianeta, le cose non sono propriamente così. La specie umana ha finito per arrogarsi il diritto di proclamarsi come l’unica specie che possiede proprietà senzienti per specifica designazione divina. Proprietà che risulterebbe inimitabile per le altre specie che non sarebbero vera vita. Per alcuni cattedratici questa proprietà senziente non ci sarebbe neppure nello spazio cosmico. Guardare il cielo, vedere le stelle pulsare, perdersi nell’immensità, ascoltare il silenzio porta inevitabilmente a chiedersi perché solo gli uomini dovrebbero avere, su questo piccolo pianeta, la posizione privilegiata di esseri prescelti tra tutti quelli che partecipano alla vita. Giancarlo, ha una proposta per chi è proteso a vivere in pace e in armonia con gli altri e con la Natura: l’ecospiritualità, un’idea semplice ma in grado di cambiare il mondo. Il primo passo è ripulirsi dentro di tutte le idee assorbite senza nemmeno volerlo dall’ambiente in cui si vive, entrare in contatto con il Silenzio, realizzando una propria armonia interiore, attraverso la meditazione, da esprimere poi spontaneamente all’esterno di sé in maniera coerente. Giancarlo, che purtroppo ci ha lasciati il 6 agosto scorso, ha scritto molte poesie dedicate agli animali, parlando del dramma che vivono in un mondo dominato dalla conflittualità e dalla violenza. Ha dato voce al loro dolore e alla loro saggezza, al loro sacrificio e alla loro amicizia. Tra le tante la scelta è caduta su questa, in cui si celebra la fratellanza tra i figli di Madre Terra che camminano insieme, lungo il fiume della vita. Forse anche perché è bello immaginare Giancarlo così, mentre cammina su praterie per noi invisibili. FRATELLI PER SEMPRE Cammino Cammino senza meta. Seguo il fiume. Per scoprire dove finisce.
Saluto l’aquila che sopra di me mi segue curiosa volando in alto.
In alto ci sono le stelle. La mia casa.
Ho solo con me la mia bisaccia e i miei sogni. Non ho bisogno d’altro. I miei passi sfiorano l’erba. Sono libero Amato dal Sole Guidato dalla Luna.
I miei passi battono il ritmo del cuore. Il ritmo di Madre Terra.
Cammino e danzo. Mi viene incontro la volpe dal bosco. La segue il cervo. Un corvo si posa sulla mia spalla…
Insieme andiamo verso la fine del fiume. Verso la fine del nostro fiume.
Liberi per sempre. Nello stesso Mistero. Fratelli per sempre. (da “Il giardino dei giunchi”, Keltia Editrice) All’amore di Giancarlo per gli animali si ispira questa puntata di AstroMatta che propone un’antologia di dodici poesie dedicate ai nostri fratelli non umani. Gli autori sono dodici poeti diversi, uno per Segno dello Zodiaco, e i loro versi possono essere spunti di riflessione su chi siano in realtà questi nostri compagni viaggio apparentemente così vicini ma spesso lontani anni luce dall’idea che abbiamo di loro.
Sagittario: Oltre il confine della vita
La crisalide Una crisalide svelta e sottile quasi monile pende sospesa dalla cimosa della mia casa. Salgo talora sull'abbaino, per contemplarla, e guardo e interrogo quell'esserino che non mi parla. O prigioniero delle tue bende, pendulo e solo, senti? il tuo cuore sente che attende l'ora del volo? Tra poco l'ospite della mia casa sarà lontana: penderà vota dalla cimosa la spoglia vana. Andrai, perfetta, dove ti porta l'alba fiorita; e sarà come tu fossi morta per l'altra vita. Guido Gozzano (nato il 19 dicembre 1883) Capricorno: La vita è semplice, pulita e libera
Al mio micino … Tu vieni quatto quatto Ti freghi a coda ritta E beato sonnecchi, E, non so se m’inganno, Arturo Graf (nato il 19 gennaio 1848) Acquario: La realtà relativizza i pregiudizi
Epitaffio per un cane In questo luogo Quest’elogio, che non sarebbe che vuota lusinga
Quando un fiero figlio dell’uomo Ma il misero cane, l’amico più caro in vita, O uomo! Flebile inquilino della terra per un’ora, Lord Byron (nato il 22 gennaio 1788)
Pesci: Scambio di ruoli Pensa il cavallo Picchia, padrone mio, picchiami pure! Picchia, padrone mio, spaccami la groppa! Lina Schwarz (nata il 20 marzo 1876) Ariete: Trasformazione
Il gatto Vieni bel gatto, vieni sul mio cuore amoroso; Trattieni i tuoi artigli Ch'io mi sprofondi dentro i tuoi begli occhi d'agata e metallo. Quando a bell'agio le mie dita a lungo Ti carezzan la testa e il dorso elastico, E gode la mia mano ebbra al toccare il tuo corpo elettrico, Vedo in spirito la mia donna: Profondo e freddo come il tuo, il suo sguardo, bestia amabile, Penetra tagliente come fosse una freccia, E dai piedi alla testa Una sottile aria, rischioso effluvio, Tutt'intorno gira al suo corpo bruno. Baudelaire (nato il 9 aprile 1821) Toro: La forza e la dolcezza
Era di maggio. Il pomeriggio afoso Rabindranath Tagore (nato il 7 maggio 1861) Gemelli: Com’è mutevole il mondo Il gatto e la luna Il gatto andava qua e là e la luna Il nero Minnaloushe fissava la luna, Minnaloushe corre nell'erba Minnaloushe striscia nell'erba Minnaloushe striscia nell'erba William Butler Yeats (nato il 13 giugno 1865)
Cancro: Il sogno di un cuore libero La poiana non ha nulla da rimproverarsi. Uno sciacallo autocritico non esiste. Il cuore dell’orca pesa cento chili, Non c’è nulla di più animale Wisława Szymborska (nato il 2 luglio 1923) Leone: Una danza sotto il sole Il granchio Nelle pozze della bassa marea Ma quando sale la marea io fuggo E poi con le mie pinze piroetto Ted Hughes (nato il 17 agosto 1930) Vergine: Il futuro ha i suoi custodi I gatti lo sapranno Ancora cadrà la pioggia Cesare Pavese (nato il 9 settembre 1908)
Bilancia: Vivere tra gli opposti con l’amicizia negli occhi Buongiorno, cani, ciao Buongiorno, cani, ciao Dino Buzzati (nato il 16 ottobre 1906) Scorpione: Cadere e rialzarsi in un raggio di sole
Il calabrone Questo ispido villoso calabrone Corrado Govoni (nato il 29 ottobre 1884)
Un personaggio del Sagittario: Tom Regan Dobbiamo svuotare le gabbie, non renderle più grandi.
Quale “eredità” ha ricevuto Tom dal suo Segno di nascita, il Sagittario? Innanzi tutto la capacità di non accettare i confini della propria esperienza di vita e di volerli ampliare via via, in modo semplice e inequivocabile. L’ottimismo che gli permette di guardare ad una lotta complessa come quella dei diritti degli animali con la certezza di ottenere risultati significativi. La lealtà, nei confronti dei non umani ma anche degli umani a cui si rivolge, che rende le sue argomentazioni pulite e aperte al confronto. Una dose di idealismo che lo porta a vedere il mondo come potrebbe essere, al di là di quello che è ora. Tom Regannasce il 28 novembre 1938 a Pittsburg, in Pennsilvania, e cresce, ragazzino come tanti, senza mostrare una particolare sensibilità per gli animali. A scuola va bene e il suo percorso sfocia naturalmente nell’iscrizione all’università. Per pagarsi il corso di studi accetta vari lavori tra cui anche quello di garzone in macelleria. Ho fatto a pezzi animali, - racconta a Carlotta de Leo che lo intervista nel 2009 per il “Corriere della Sera”- ho tagliato a fette la loro carne fredda perché questo era un desiderio crudele che avevo in me. So bene cosa vuol dire trattare gli animali come fossero blocchi di legno. Ma nel tempo mi sono reso conto che questo era un grande errore. Un passo alla volta, ho cominciato a interessarmi a quello che accadeva agli animali. Ed è stato un po’ come mettere una pentola di acqua sul fuoco: piano piano ho cominciato a bollire. Fino a che un giorno mi sono svegliato e mi sono scoperto un difensore dei diritti degli animali. Tom si laurea, nel 1960, al Thiel College e dal 1967 insegna filosofia alla North Carolina State University. L’inizio della sua carriera di professore coincide con l’inizio della guerra del Vietnam ed è proprio studiando la filosofia della guerra e i diritti umani nella biblioteca dell’università che fa un incontro fondamentale per la sua vita: gli capita tra le mani il libro An autobigraphy: the story of my experiments with truth di Gandhi. Da lì comincia ad accorgersi della drammatica condizione vissuta dagli animali e della non necessità di mangiare carne per vivere. In un primo momento evita di riflettere più di tanto su questi fatti anche se nel suo cuore una nuova consapevolezza si fa strada. Quando muore Gleco, il suo amico cane, non può più evitare di prendere in esame la condizione in cui gli animali sono costretti a vivere. Dalla lettura di Gandhi avevo appreso che alcuni indiani consideravano il cibarsi di una mucca come qualcosa di totalmente ripugnante. Capii allora che a me succedeva lo stesso con cani e gatti: non avrei mai potuto mangiarli. Le mucche erano così diverse dai cani e dai gatti da richiedere una considerazione morale differente? E i maiali, anche loro erano diversi da cani e gatti? Forse qualcuno degli animali di cui mi nutrivo era così diverso da cani e da gatti?
È l’inizio di un percorso che lo porta a non mangiare più carne, a non andare più allo zoo e al circo, ad evitare via via prodotti di origine animale. In parallelo questa sua scelta prende sempre più importanza nel suo lavoro. Il suo approccio alla tematica animalista diventa filosofico e il suo sforzo è proprio quello di dare dignità accademica alla lotta per i diritti di chi non ha vocefornendo argomenti chiari, logici e inoppugnabili. Gli animali non esistono in funzione dell'uomo; - afferma Tom - essi hanno un'esistenza ed un valore propri. Una morale che non incorpori questa verità è vuota. Un sistema giuridico che lo escluda è cieco. La scelta personale a favore di un’alimentazione che non contempli più lo sfruttamento e la morte di altri esseri è accompagnata dalla pubblicazione di numerosi testi che sono diventati fondamentali per tutti gli attivisti della causa animalista. The Case for Animal Rights, The Struggle for Animal Rights, Defending Animal Rights, Empty Cages, sono alcuni dei numerosi libri pubblicati. In essi affronta i temi base della condizione animale e arriva al nocciolo del problema. Della caccia dice: Partecipare a uno sport nel suo significato più autentico richiede la volontaria partecipazione da parte di tutti i concorrenti. Ecco perché il baseball, il calcio e il golf sono sport, mentre non lo era il massacro dei cristiani nel Colosseo. La caccia sportiva non è come il baseball, il calcio e il golf; è come i giochi dell'antica Roma. Sulla sperimentazione afferma: Gli animali da laboratorio non rappresentano una "risorsa", il cui status morale sia quello di essere utili agli interessi degli esseri umani. Sono soggetti ad una vita che va avanti, nel bene e nel male, per loro, indipendentemente dall'utilità che potrebbero avere o meno per gli altri. Condividono con noi un particolare valore – un valore insito alla vita – e, qualsiasi cosa facciamo loro, dobbiamo rispettare quel valore, perché è giusto così. Trattarli come se il loro valore si riducesse alla loro utilità per gli interessi umani, per quanto importanti possano essere questi interessi, significa trattarli ingiustamente; il fatto che i test sugli animali siano previsti dalla legge, non significa che siano moralmente tollerabili; dimostra solo che la legge stessa è ingiusta e che dovrebbe essere modificata. A proposito degli allevamenti intensivi scrive: La maggior parte di questi animali, miliardi di animali, soffre ogni singolo minuto della propria esistenza. Sono fisicamente malati, minati da malattie croniche e debilitanti. Sono annientati psicologicamente, oppressi dal sommarsi di disorientamento e depressione. Visti da lontano, possono sembrare gli animali che abbiamo visto nelle figure dei libri della nostra infanzia. Visti dall'interno, nel loro presente, non sono altro che ombre tragiche e patetiche dei loro forti antenati. Tuttavia la pienezza del loro essere si conserva, in attesa di essere liberata. Dei mattatoi evidenzia: I grandi impianti di macellazione sono strutture anonime, ricolme del rumore degli animali che vengono scaricati, dei muggiti dei bovini, delle grida incontrollate dei maiali. Molti degli operai dicono che gli animali sanno perché si trovano lì e che molti di loro lottano strenuamente per non essere spinti nello scivolo da cui non c'è ritorno. Gli animali che resistono di più sono quelli che vengono picchiati più violentemente, con pungolatori elettrici, catene e calci.
E inoltre: Il ruolo dei veterinari nel legittimare le pratiche di routine delle maggiori industrie di sfruttamento animale è una tragedia indicibile, il loro tradimento nei confronti degli animali è semplicemente immenso. Secondo Tom la condizione terribile in cui gli animali sono costretti a vivere e a morire dipendono da un unico errore fondamentale. Ciò che è sbagliato – fondamentalmente sbagliato – nel modo in cui vengono trattati gli animali non sono i dettagli, che variano da caso a caso. E’ l’intero sistema. La desolazione del vitello è patetica, strazia il cuore, il dolore pulsante dello scimpanzé con gli elettrodi impiantati in profondità nel suo cervello è ripugnante, la morte lenta e tormentata del cucciolo d’orso con la gamba nella tagliola è agonizzante. Ma ciò che è sbagliato non è il dolore, non è la sofferenza, non è la privazione. Questi sono componenti di ciò che è sbagliato... Ma non sono l’errore fondamentale. L’errore fondamentale è il sistema che ci permette di vedere gli animali come nostre risorse, che sono qui per noi – per essere mangiati, chirurgicamente manipolati, sfruttati per sport o per denaro. Nei suoi scritti Tom mantiene sempre uno stile limpido e pacato, anche quando racconta situazioni brutali e tremende. Talvolta addirittura invita il lettore a saltare alcune pagine troppo crude, se non se la sente di leggerle, ma non torna mai indietro, non addolcisce nessuna pillola. C’è però sempre la consapevolezza che la lotta per i diritti degli animali è possibile, logica, inconfutabile, progressiva. Ad esempio a proposito del non mangiare carne scrive: difficile immaginare cosa possa voler dire mangiare senza mangiar carne. Ecco cosa ci succede: qui c'è la bistecca, qui c'è una patata al forno e qui c'è l'insalata. Tolta la bistecca, cosa ci resta? Una patata al forno con un po' di insalata. Non c'è da stupirsi se inizialmente i temporeggiatori pensano che diventare vegetariani sia come fare un voto combinato di astinenza culinaria e povertà. Poi, col tempo, i temporeggiatori imparano che esiste una cucina tutta da scoprire che non fa uso di animali e che è contemporaneamente nutriente, varia e deliziosa, un menù di possibilità che comprende cibi che provengono da ogni parte del mondo. La vera sorpresa non consiste nel vecchio e solito cibo a cui rinunciamo, ma in quello nuovo e meraviglioso che scopriamo. Qualcosa che tutti noi dobbiamo imparare da soli, poiché nessuno ce lo insegna.
Tom Regan muore il 17 febbraio 2017 ma lancia, come la freccia del Sagittario, spunti preziosi per tutti coloro che lottano per i diritti degli animali e non solo, perché le sue argomentazioni dimostrano che il movimento per i diritti degli animali è strettamente legato al movimento per i diritti umani.
NOVEMBRE 2019 Sbirciare nel futuro
L'astrologia, secondo me, è una grande signora, molto bella e venuta così da lontano che non posso fare a meno di sottomettermi al suo fascino, diceva André Breton. Potrebbe essere questo il motivo per cui in tanti, anche senza confessarlo, sono incuriositi dall’oroscopo e lo leggono o lo ascoltano? Il futuro incuriosisce, stuzzica, dona corpo alle speranze, sembra contenere le soluzioni dei problemi di oggi, i riscontri a quesiti più o meno impliciti che il nostro cuore conserva. Abbiamo provato a chiedere a dodici persone, come al solito una per Segno, “ti capita di leggere l'oroscopo? Se sì che cosa cerchi o speri di trovare?" e abbiamo raccolto le loro risposte che ora vi proponiamo. Non traiamo conclusioni, lasciamo il campo aperto ad ulteriori riflessioni. Se vi va, provate a rispondere anche voi alla nostra domanda.
Scorpione: Sono piuttosto scettico sugli oroscopi, però perché chiudere completamente la porta? (SD) Sagittario: Sì… li leggo per cogliere segni e consigli dalle stelle. (MM) Capricorno: Lo leggo, perché è strano e interessante: l’oroscopo si basa su un’impronta lasciata dal passato e si affaccia alla finestra del futuro. Mi fa pensare al tempo e al suo mistero in rapporto con la mia vita. (PI)
Acquario: Sì, mi capita di leggere l'oroscopo. Sono curiosa riguardo al futuro nel senso più generale della vita. Cerco di avere indicazioni su come destreggiami nelle situazioni e su cosa porre attenzione per evitare gli ostacoli. (FB)
Pesci: Sì, lo leggo. Cosa spero di trovarci? La salute e magari un po’ di soldi perché ne ho pochi e spero sempre nei biglietti della lotteria. (MQ)
Ariete: Non lo leggo abitualmente. Sono un po' fatalista, se mi cade l'occhio sull'oroscopo allora sì lo leggo, casomai mi proponesse uno scenario a cui non ho pensato. Ecco mi aspetto che mi inviti a guardare in una direzione, che mi aiuti a capire lo scenario in cui mi muovo. (EP)
Toro: Non lo vado a cercare ma mi capita di ascoltarlo. Lo trovo divertente ma non ne tengo gran conto. (GG)
Gemelli: Certo, leggo volentieri l'oroscopo. In genere mi interessano le caratteristiche dei pianeti e le influenze che possono avere sul mio segno. Poi è divertente confrontare a posteriori se le previsioni erano azzeccate. Mi piacciono molto le analisi di personaggi interessanti e la ricerca su quanto il segno zodiacale ha influito sulle loro scelte di vita. (AS)
Cancro: Sì, mi capita di leggere l'oroscopo. Il motivo… a volte per cercare indicazioni per quello che sto vivendo in quel preciso momento della mia vita oppure per avere suggerimenti molto pratici in questioni di semplice gestione quotidiana. Spesso ho notato delle corrispondenze interessanti. Forse sono solo coincidenze o forse non tutto è lasciato al caso? Fatto sta che, comunque sia, nel contenuto dell’oroscopo riesco sempre a vedere un nesso o un collegamento con quello che vivo. (FDL)
Leone: Sì, lo leggo, perché in parte ci credo. Sarò banale ma forse spero in una indicazione magica che mi faccia risolvere la vita ma anche in giorni lieti futuri dove tutti mi vogliono bene. (VG) Vergine: Sì, mi capita. Spero di riconquistare quel rapporto intimo e prezioso che ci collega alle stelle e che spesso il nostro quotidiano ci sottrae con il suo teatrino di ovvietà. (PS) Bilancia: Leggo quello di AstroMatta e in quel caso lo vedo come un suggerimento per il mese a venire. Raramente leggo quello giornaliero e in tal caso lo vedo come un gioco. (RM)
Un personaggio dello Scorpione: Joaquin Phoenix
“We Are All Animals” È lo slogan della campagna della PETA a cui Joaquin Phoenix ha prestato il suo volto. Sì perché ci sono personaggi che usano la loro fama per alimentare il proprio ego e altri che la usano per dare forza a cause che possano migliorare il mondo. Joaquin Phoenix è uno di questi. Tre volte candidato all’Oscar, vincitore del premio TIFF Tribute, interprete di “Joker”, il film che ha ricevuto il leone d’oro a Venezia e sta incontrando un grandissimo successo, Joaquin Phoenix ha spesso usato la sua visibilità per sostenere la causa dei diritti degli animali, appoggiando le campagne di BeFairBeVegan e PETA, finanziando “What the health”, il secondo film dei creatori di “Cowspiracy” e diventando la voce narrante di “Earthlings”, il documentario antispecista di Shaun Monson con la colonna sonora di Moby, durissima denuncia dei modi in cui gli umani utilizzano i non umani. Ultimamente Joaquin ha rilasciato dichiarazioni significative sull’importanza di una scelta vegan e ha partecipato direttamente a diverse manifestazioni in favore dei nostri fratelli con forma diversa.
Joaquin Phoenix è l’ospite della puntata di novembre di AstroMatta in rappresentanza del Segno dello Scorpione di cui incarna benissimo molti aspetti, dal fascino all’anticonformismo, dal desiderio di conoscere alla creatività, dal bisogno di portare alle estreme conseguenze le decisioni e le scelte fatte alla necessità di far emergere, portare alla luce le verità profonda. “Non riesco a vedere la vita senza coglierne gli aspetti più bizzarri, perfino grotteschi. E non potrei mai interpretare un personaggio piatto, noioso, senza guizzi divertenti”, afferma parlando di sé e del suo lavoro. E ancora: “Ho sempre pensato che recitare dovrebbe essere come un documentario. Che dovresti semplicemente sentire quello che senti, quello che pensi e quello che il personaggio sta passando in quel momento”. E questo “sentire” e “pensare” come il personaggio diventa, per Joaquin, un’immedesimazione totale, tanto da cambiare anche il suo aspetto fisico. Curiosamente il cognome Phoenix simboleggia la “morte e rinascita” che è, per così dire, proprio il motto dello Scorpione. E di morti e rinascite Joaquin ne ha vissute diverse nella sua vita. Joaquin Bottom, questo era allora il suo cognome, nasce il 28 ottobre 1974 a Portorico. È il terzo dei cinque figli di John Lee Bottom e Arlyn Dunetz, entrambi missionari del movimento dei "Bambini di Dio" che, negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, tentava di avvicinare il mondo degli Hippies al messianismo cristiano. L’infanzia di Joaquin passa in viaggio, vagabondando per il Sudamerica dove i genitori svolgono la loro opera di evangelizzazione. E dei suoi primi anni due episodi sembrano particolarmente significativi. Il primo avviene quando Joaquim ha circa tre anni ed è in barca, con tutta la famiglia, a pescare. Quando, lui e i suoi fratelli, vedono gli adulti sbattere violentemente sul bordo dell’imbarcazione i pesci pescati per ucciderli, cominciano ad urlare, “Non mangeremo mai più carne”. “Mia madre non diceva niente, - racconta Joaquin - così le abbiamo chiesto: “Perché non ci hai spiegato da dove arriva la carne?”. Lei non sapeva cosa dire. Ricordo di averla vista piangere”. Da allora Joaquin non ha più mangiato animali.
Il secondo episodio, che racconta la sua sensibilità e la sua immedesimazione nella natura, avviene quado è un pochino più grande e sta rastrellando delle foglie. Decide in quel momento di voler essere chiamato Leaf, un nome che ha a che fare con la natura come quelli dei suoi due fratelli maggiori River e Rain. Intanto i genitori, che si sono allontanati progressivamente dai Bambini di Dio, nel 1978 pensano di tornare in patria, negli USA. Per segnare questo distacco e cominciare una nuova vita, decidono di cambiare il loro cognome da Bottom in Phoenix perché, come la mitica fenice, vogliono rinascere dalle ceneri del loro passato. La nuova vita non è però per niente facile e per sopravvivere anche i ragazzini devono dare una mano, così Joaquin e River diventano artisti di strada. È lì che vengono notati da un agente della NBC, l’azienda radiotelevisiva in cui la madre ha finalmente trovato lavoro come segretaria. È così che i due fratelli incontrano il mondo dello spettacolo, ottenendo all’inizio solo piccole parti che sono però i primi passi della loro futura carriera. Quando Joaquin ha diciannove anni una tragedia scuote la sua vita. Suo fratello River, promettente attore e musicista, muore per overdose tra le sue braccia, in un locale alla moda, in attesa dei soccorsi. La presenza sul posto di diversi personaggi famosi fa sì che la notizia rimbalzi sulle televisioni, mescolando al dolore dell’evento tutto il rumore mediatico. Joaquin si allontana dal mondo dello spettacolo… ma ritornerà. È un’altra morte e rinascita. La sua vita sembra quasi un film e come un film propone colpi di scena inaspettati e strani. Si racconta che una volta si trovasse in una strada isolata, da solo e sotto shock per un incidente. La sua auto aveva capottato, intorno c’era benzina e lui stava per accendersi una sigaretta. Miracolosamente passa di lì il regista Werner Herzog che lo riconosce e lo salva. Si dice anche che abbia dovuto farsi curare per tornare alla normalità dopo aver interpretato la parte di Johnny Cash nel film Walk the line, tanto profondamente aveva vissuto l’immedesimazione nel famoso musicista. Ed è questa capacità di immedesimazione che lo rende un grande attore, capace di dare verità ed umanità ai personaggi che interpreta, dall’imperatore Commodo di Gladiator a Johnny Cash di Walk the line, da Theodore di Her a Joker, la stessa capacità che gli fa dire: “Quando guardiamo il mondo attraverso gli occhi di un altro animale dobbiamo renderci conto che dentro siamo tutti uguali e che tutti meritiamo di vivere liberi dalla sofferenza”.
OTTOBRE 2019 E lucevan le stelle…
Il cielo dialoga continuamente con gli esseri umani. Le sue stelle, a cui gli uomini hanno dato nomi più o meno fantastici, raccontano un’infinità di storie, leggende e miti. In questo mese ci occuperemo in particolare di dodici stelle, una per ogni Segno dello Zodiaco. Sono le cosiddette “stelle guida” quelle a cui Johann Bayer, nel 1603, nel suo atlante stellare intitolato “URANOMETRIA”, riconobbe come stelle particolarmente brillanti nella costellazione a cui appartengono, assegnando loro la lettera alfa. Tutte queste stelle, trovandosi molto vicine all’equatore celeste, sono visibili sia dall’emisfero boreale che da quello australe o almeno da gran parte di essi. Cominciamo con Zubenelgenubi, la stella alfa della Bilancia. Curiosamente il suo nome, che deriva dall’arabo al-zuban al-janūbiyy, significa chela del sud, in riferimento ad una delle chele dello Scorpione. Questo nome le venne dato nel periodo in cui anche le stelle della Bilancia erano state assorbite dalla costellazione dello Scorpione. Questa stella viene chiamata anche Kiffa Australis, da al-kiffah al-janūbiyyah ovvero piatto meridionale della Bilancia. Altra curiosità: in realtà si tratta della seconda stella più luminosa nella costellazione e non si sa perché Bayer le abbia conferito questo primato. Zubenelgenubi è una stella multipla, cioè formata in realtà da più stelle, distante dal nostro Sole 77 anni luce. La stella alfa dello Scorpione è Antares. Il suo nome significa anti-Ares, cioè rivale di Ares. Antares infatti è una supergigante rossa e “rivaleggia” con Marte, il pianeta rosso, proprio per il colore. Si trova a circa 600 anni luce dal sistema solare. Pur appartenendo all’emisfero australe è osservabile da gran parte del nostro emisfero, restano escluse le terre più a nord come gran parte della Groenlandia. Si trova al centro dello Scorpione e spicca per contrasto tra le altre stelle di colore azzurro. Noi possiamo vederla per l’intera notte nelle settimane intorno alla fine di maggio e all'inizio di giugno, mentre nelle settimane intorno alla fine di novembre e all'inizio di dicembre risulta invisibile. Rukbat è la stella alfa del Sagittario. Il suo nome, a volte scritto come Rucbat, deriva dall'arabo Ar-Rukbah e significa ginocchio, il ginocchio del Sagittario appunto. È chiamata anche Alrami, che, sempre dall’arabo, significa l'arciere. Rukbat non è in realtà la stella più brillante della costellazione e forse Bayer le diede questa qualifica senza averla mai vista e basandosi su descrizioni di altri. Rukbat è una stella bianco azzurra dell’emisfero australe e nell’emisfero boreale diventa invisibile al di sopra del 50° parallelo. Algedi, è la stella più brillante del Capricorno. Il suo nome deriva dall'arabo al-jady, che significa il capretto. Algedi è una stella doppia che, osservata al telescopio, svela la sua identità di stella quadrupla perché ognuna delle sue due componenti è a sua volta doppia. La componente principale del sistema è una supergigante gialla che dista circa 686 anni luce dalla Terra.
Il Capricorno è la costellazione più piccola fra quelle dello Zodiaco, ed è anche poco luminosa. Algedi con Deneb Algedi e Omega Capricorni formano un triangolo che consente di individuare la costellazione, situata ad est del Sagittario. Dal nostro emisfero si può osservare dalla metà dell'estate fino alla metà dell'autunno, mentre da quello australe, dove per altro la costellazione si trova, si può vedere quasi tutto l’anno. La stella guida dell’Acquario è Sadalmelik, il cui nome deriva dall'espressione araba sacd al-malik, che significa fortuna del re. È una supergigante gialla e si trova quasi sull’equatore celeste per cui risulta ben visibile da entrambi gli emisferi. Il periodo migliore per la sua osservazione va da fine agosto a dicembre. Alrisha, la stella alfa dei Pesci, è una stella binaria, il cui nome deriva dall’arabo al-rišā significa la corda del pozzo. In effetti si trova proprio a metà della “corda” che congiunge i due “pesci” della costellazione. La sua luce haun colore tra il verde chiaro e il blu. l periodo migliore per osservarla è fra settembre e febbraio, sia per il nostro emisfero sia per quello australe per Alrisha si trova vicino all’equatore celeste. Hamal è la stella più luminosa dell’Ariete. Il suo nome deriva dall’arabo Al Ħamal, che significa l’ariete. A volte è anche chiamata anche rās al-ħamal ovvero la testa dell'Ariete. È una gigante arancione, 14 volte più grande del nostro Sole. Nel 2011 è stato scoperto un pianeta che le orbita intorno. È lontana da noi 66 anni luce. Hamal è visibile a oriente nelle sere d'autunno, a sud in quelle invernali, al tramonto nelle serate della primavera e di nuovo a oriente, prima dell’alba, all’inizio dell’estate. È invisibile da aprile a fine giugno. Aldebaran, dall’arabo al-Dabarān, che sta dietro, è la stella alfa del Toro. Il suo nome si riferisce al fatto che appare subito dietro, subito dopo, le Pleiadi nel loro apparente moto nel cielo. Anche se dalla nostra prospettiva Aldebaran sembra associata alle Iadi, le stelle disposte a forma di “V” che disegnano la testa del Toro, in realtà è molto più vicina a noi, a metà strada tra noi e le Iadi, a 65 anni luce di distanza. Aldebaran è una gigante arancione, luminosissima, circa 500 volte più luminosa del Sole, facilmente individuabile perché è la prima stella brillante che si vede prolungando verso destra la linea creata dalla cintura di Orione. È una stella doppia perché la grande stella luminosa ha una compagna dalla luce poso intensa. Anticamente era considerata portatrice di onori e ricchezze.
Potremmo dire che le stelle guida dei Gemelli in realtà siano due, Castore e Polluce, di luminosità molto simile, che Bayer classificò rispettivamente come alfa e beta della costellazione. Castore, la stella alfa, è realmente la stella più luminosa tra le due ma, vista dalla prospettiva terrestre, risulta meno brillante della sorella, perché più lontana dalla Terra. Castore, osservata con un piccolo telescopio, appare come una stella binaria, ma il realtà è una stella multipla composta da ben sei stelle. Si trova a una distanza di circa 51 anni luce dalla Terra ed è ben visibile per gran parte delle notti dell'anno, in particolare da ottobre a metà giugno. Acubens, dall’arabo Az-Zubana che significa chela, è la stella alfa del Cancro. È una stella bianca che osservata con gli strumenti si rivela un sistema stellare triplo. Acubens dista dalla Terra 174 anni luce. Per la sua posizione risulta talvolta occultata dalla Luna. La costellazione del Cancro sta tutta nell'emisfero boreale, quindi si può vedere bene dalle regioni poste a nord dell'equatore; il periodo migliore per la sua osservazione va da dicembre a maggio. Regulus, la stella più luminosa del Leone deve il suo nome a Copernico. Il nome, che deriva dal latino, significa piccolo re e deriva dal nome precedente, Rex. Con Aldebaran, Fomalhaut e Antares era, nell’antica Persia una delle stelle regali, la prima. Queste quattro stelle erano le guardiane del cielo e dividevano il cielo in quattro parti. Regolus era la guardiana del sud, Aldebaran dell’est, Fomalhaut del nord e Antares dell’ovest. Non è escluso che il nome “piccolo re” abbia anche attinenza con il fatto che il Leone, la costellazione a cui Regolus appartiene, rappresenti il re degli animali. Regolus appare come una stella bianco-azzurra molto brillante ma in realtà è un sistema stellare formato da ben quattro stelle. Dista 79 anni luce dal nostro sistema solare e la sua posizione vicinissima all’equatore celeste la rende visibile da entrambi gli emisferi terrestri. Il periodo dell’anno più indicato per l'osservazione di questa stella è tra la fine dell’inverno e nell'inizio della primavera boreali, ma è visibile per qualche ora della notte quasi tutto l'anno, tranne intorno al 23 agosto, quando il Sole le passa così vicino da impedirne l’osservazione. E infine Spica la stella è più brillante della Vergine. Spica in latino significa spiga di grano, come quella che la Vergine dello Zodiaco tiene in mano nelle rappresentazioni classiche. È abbastanza facile trovare Spica nel cielo notturno basta seguire l'arco formato dalla coda dell'Orsa Maggiore fino ad Arturo e proseguire poi in linea retta fino ad incontrare una stella di colore azzurro molto intenso. Spica è una stella dell'emisfero australe, tuttavia è sufficientemente vicina all'equatore celeste da essere visibile da tutte le zone popolate della Terra. Si può osservare dopo il tramonto verso ovest in estate ma la sua massima visibilità nell' emisfero boreale cade nei mesi primaverili, quando Spica, con Arturo e Denebola, forma il triangolo di primavera, caratteristico del cielo di questa stagione. Una curiosità: probabilmente Spica è la stella che permise ad Ipparco, di scoprire la precessione degli equinozi. Il tempio di Tebe che era stato costruito nel 3200 a.C. allineato con Spica, nel 160 a.C. aveva cambiato orientamento a causa della precessione. Anche Niccolò Copernico fece molte osservazioni su Spica per le sue ricerche sulla precessione.
Una storia per la Bilancia: Christine Bouldin e Felix
Questo mese più che un personaggio raccontiamo una storia, una bella storia dedicata alla Bilancia, una storia che ha in sé alcune caratteristiche del Segno di inizio autunno. La Bilancia odia i conflitti e questa storia parla di guerra e pace. La storia ha inizio nel 2008 in Afghanistan dove Christine Bouldin, una dei due protagonisti, si trovava in missione per l’esercito americano. Un giorno, alcuni commilitoni le parlano di una gattina che stava con il suo cucciolo subito fuori dalla base.
Christine va a vedere, trova la gattina e il suo piccolo e si accorge che questo ha qualcosa di strano: non riesce a camminare e appena cerca di farlo perde l’equilibrio e cade. Il cucciolo è affetto da una malattia neurologica, l’ipoplasia cerebellare, che colpendo il sistema motorio, porta difficoltà nel mantenere l'equilibrio, ma per Christine è solo un cucciolo dalle grandi orecchie che le fa una tenerezza infinita. Giorno dopo giorno Christine guadagna la fiducia prima della gattina e poi del suo piccolo, portando loro acqua e cibo e, dato che il regolamento vieta di tenere animali all’interno della base, costruendo per loro un rifugio in modo che possano stare al sicuro. Quando improvvisamente la gattina sparisce Christine si sente ancor più responsabile del cucciolo che adesso ha chiamato Felix. Coinvolge anche la sua famiglia che dall’America riesce a farle arrivare del cibo per gatti. L’amicizia tra Christine e Felix diventa sempre più intensa e quando per la soldatessa viene il tempo di tornare a casa cerca in tutti i modi di portare con sé il suo piccolo amico ma non è così semplice. In un primo tempo le viene negata la possibilità di portarlo a casa con lei ma, fortunatamente, riesce ad entrare in contatto con il responsabile di un rifugio per animali di Kaboul che può tenere provvisoriamente Felix in modo di dare il tempo necessario per espletare le varie pratiche necessarie a portarlo in America. E il permesso arriva. Felix raggiunge Christine e comincia una nuova vita, con Chrystine, il marito e un altro amico peloso. Christine definisce Felix un “dono del cielo” e “un angelo mandato da Dio" perché la sua amicizia è stata davvero preziosa nei momenti difficili.
SETTEMBRE 2019 Il dono di uno sciamano
Già in altre puntate abbiamo parlato di antiche leggende che ricordano l’evento straordinario della discesa dal cielo di divinità che, nella notte dei tempi, fecero agli abitanti di questo pianeta un dono prezioso, tanto da renderli in qualche modo “figli delle stelle” perché dalle stelle derivava la loro conoscenza che li rendeva uniti, liberi e felici. In questo mese proponiamo una leggenda che sembra essere la madre di tutte le altre e vantare origini così remote da riferirsi ad abitanti della Terra che non avevano ancora la forma che hanno oggi gli esseri umani. Si intitola Il Dio celeste e la Città del Drago ed è tratta dal libro Leggende Druidiche: Miti e vicende dell’epopea dei Celti di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero. Questa leggenda è la versione arcaica di quelle ripresa da Ovidio nelle sue metamorfosi come leggenda di Fetonte. Nel racconto originale il dio non cade dal cielo sulla terra devastandola ma giunge dalle stelle con un carro dorato e atterra nella zona che noi ora conosciamo come valle di Susa, vicino al monte che ora chiamiamo Rocciamelone. Lì sorgerà in seguito la mitica città di Rama. Questo racconto, con gli altri che fanno parte dello stesso testo, viene direttamente dal misterioso libro dalle pagine dorate dato in visione, parecchi anni fa, a Giancarlo Barbadoro e all’archeologo Mario Salomone da alcuni contadini della Val di Susa, che avevano riconosciuto in loro l’anima dei ricercatori puri, non mossi da interessi di parte. Una storia straordinaria dentro una storia straordinaria: parole incise in caratteri arcaici su pagine di metallo a ricordo di eventi che si perdono nei tempi del mito, arrivano fino a noi grazie a Giancarlo Barbadoro che con Mario Salomone le raccolse e le trascrisse e con Rosalba Nattero le ha portate a conoscenza del grande pubblico. Purtroppo ora Giancarlo Barbadoro non c’è più, purtroppo non possiamo più sentire dalla sua viva voce i risultati delle sue ricerche su quel mondo lontano, sulla storia nascosta dell’umanità, sulla potenza e bellezza dei doni che il misterioso dio celeste ci ha lasciato, sulla saggezza che da essi può derivare. Ma tutte le parole che ha scritto, tutte le poesie che ci ha cantato, tutte le note che ha suonato con il suo flauto restano a testimonianza della realtà delle leggende antiche. Giancarlo mostrava che si può danzare nel vento fino a diventare vento nel vento. Giancarlo era uno sciamano che aveva fatto suo l’insegnamento del dio celeste e di quelli che lo hanno tramandato nel tempo. A leggerla ora questa leggenda sembra quasi un testamento spirituale che traccia i contorni di quel sogno che Giancarlo Barbadoro aveva e che lo guidava in tutte le sue azioni.
Sognava una nuova Terra dove tutti gli abitanti si riconoscessero fratelli, vivessero la loro libertà e il benessere che nasce dal rapporto con lo Shan, la Natura nella sua dimensione invisibile e mistica. Aveva fondato, con Rosalba Nattero e altri esponenti di movimenti spirituali da tutto il nostro mondo, il Cerchio di Nuova Terra per proporre la meditazione come strumento naturale e al di là delle parti per la ricerca e la crescita interiore e, sempre con Rosalba Nattero e numerosi rappresentanti dei popoli nativi, la Ecospirituality Foundation (NGO in Consultative Status with the United Nations) per diffondere e vivere la filosofia dell’ecospiritualità che riconosce a tutti gli esseri viventi e allo stesso pianeta che ci ospita la stessa dignità, che tutti affratella in una comune esperienza di esistere. Giancarlo Barbadoro, ha progettato la costruzione del grande cerchio di pietre di Dreamland, in Piemonte, nelle terre che furono testimoni della discesa dal cielo di un misterioso “carro dorato” e delle leggendarie vicende che seguirono questo evento, a testimonianza di un’antica cultura e civiltà che tanto ha da regalare ai viventi di questo tempo, nonostante sia volutamente negata dalla storia ufficiale. Ha ispirato la nascita dell’Ecovillaggio di Dreamland dove i principi dell’ecospiritualità possono essere vissuti concretamente. Difensore delle culture native, non contaminate dalle barbarie della società maggioritaria, ha rappresentato all’ONU numerosi gruppi nativi e ha contribuito a dare risalto alla difesa della loro identità, delle loro tradizioni e dei loro luoghi sacri, nella Carta dei diritti dei popoli indigeni. Citiamo qui solo alcune delle tante iniziative che Giancarlo ha messo in atto, perché è difficile elencarle tutte. Antispecista, appassionato difensore dei diritti degli animali, Giancarlo è stato poeta, musicista, scrittore, giornalista, conduttore di trasmissioni in radio e televisione portando sempre un contributo fuori dagli schemi di parte e dall’ovvietà culturali, perché il suo sguardo sapeva andare oltre l’orizzonte. ShanNewspaper, la rivista di cui era direttore, e di cui questa rubrica fa parte, è una sua creatura, una rivista che parla di scienza e del mistero della vita, di ricerca, di interrogativi, di scoperte, senza dogmi. Tutto quello che Giancarlo ha fatto nasce da un’esperienza che affonda le sue radici in conoscenze antichissime e regala fiori e frutti meravigliosi. La leggenda del Dio celeste ci mette in contatto con le radici più profonde dell’esperienza umana e offre molti spunti di riflessione e ricerca. Grazie Giancarlo anche per questo regalo. IL DIO CELESTE E LA CITTÀ DEL DRAGO
Anticamente, in un tempo che si perde nella memoria di questo mondo, un Dio celeste scese sulla Terra, prendendo posto in un luogo esistente tra le grandi isole di allora ai piedi una montagna già sacra per gli uomini del tempo. Il giorno dell’arrivo del primo degli Dei che ci venne a visitare, la terra tremò per ogni dove e il cielo si incendiò illuminando ogni cosa. Accadde come fosse che un drago uscisse dall’abisso dell’infinito. Discese dal cielo con il suo carro celeste tonante e lucente come oro. Il suo aspetto era quello di un drago sapiente, fatto di fiamma. Era di aspetto ardente del suo fuoco divino, guerriero e saggio, capace di risvegliare la vita, che a volte come si vide danzava creando radure nell’erba. Si presentò così, agli uomini che abitavano allora il nostro mondo, il Dio che si compiacque di scendere e di vivere tra di noi.
Il Dio fece costruire il grande cerchio di dodici grandi pietre erette dai suoi due assistenti, fatti della sostanza del suo carro dorato, si mise al centro e attese. In tal modo chiamò i Progenitori perché vi entrassero e prendessero a danzare con loro nel vento per varcare insieme la Porta di Luce. Di notte accendeva un fuoco e si sedeva davanti ad esso, poi di giorno si alzava e si poneva a danzare armoniosamente sul centro del cerchio. Molti si avvicinarono all’esterno del cerchio di pietre. Il Dio non dava segno di vederci e continuava a fare quello faceva da quando si era posto al centro del cerchio. Di giorno ci sedevamo a guardarlo, di notte ci chiudevamo su noi stessi per scaldarci e prendere sonno. Poi una mattina, appena Rasku iniziò a scaldare le nostre membra nella nebbia che scivolava via dai nostri piedi il Dio si alzò in piedi e rimase fermo senza prendere a danzare. C’era una folla di uomini che era venuta a vedere il prodigio e che si accalcava intorno al cerchio di pietre senza tuttavia osare ad entrarvi. Il Dio alzò le braccia in alto sul petto e muovendosi verso la folla che stava seduta ai margini del cerchio di pietre gridò: “Ara, potete venire avanti e entrare in questo luogo sacro che è delimitato dalle grandi pietre. Porto doni per tutti voi”. I primi a farsi coraggio ed a entrare nel grande cerchio furono Adram’hosi assieme a Erda ha shana e al loro compagno Fen-sa. Si avvicinarono timorosi verso il sacro recinto per incontrare Aard-tah per divenire loro Allievi e furono tutti e tre liberati dal loro stato di schiavitù. In seguito si aggiunsero anche altri cinque di noi e un altro Fen-sai, il sinuoso, uno dei fensai che curiosavano all’intorno. Altri fentai seguirono poi ancora, incuriositi dal fuoco che vi ardeva al centro.
Fu in questo cerchio di pietre che era stato costruito dai suoi due assistenti di metallo dorato che insegnò agli uomini del tempo le scienze, l’agricoltura e soprattutto la conoscenza dello Shan che trasmise attraverso l’Arte dell’Alchimia. Quando vide la nostra povertà e la schiavitù a cui i Signori della notte ci avevano costretti, il Dio ci fece dono della ruota della conoscenza perché ci mostrasse l’eterno Shan in cui trovare fratellanza, libertà e sapere, poi quella della musica incantatrice che poteva liberare da ogni prigione e infine la danza sacra con cui si poteva interpretare il suo insegnamento. Il Dio ci mostrò i tre preziosi doni che aveva portato per il nostro mondo. Il primo era rappresentato dalla ruota forata, la Shahqt-mar, quale oggetto di conoscenza destinato alla capacità di capire la natura del Vuoto, lo Sharka, che poteva portare a vera gioia e completezza di vita. Il secondo era costituito dalla Nah-sinnar, quale musica di supporto alla meditazione e risanatrice dell’individuo, per aiutarlo nella liberazione dalle illusioni, l’Atabi, e consentirgli di divenire individuo secondo la reale natura del Vuoto. Il terzo era costituito dall’esperienza della Kemò-vad quale elemento di rapporto tangibile con la natura mistica del Vuoto, lo Shali, per interpretare e vivere la sua reale armonia. Il potere della ruota fu tanto grande che diede vita ai primi Dei di cui oggi noi siamo la discendenza. Grazie ad esso i primi poterono liberarsi dal giogo dei crudeli Signori della notte che avevano dominato su di loro da sempre, per poter finalmente disporre di loro stessi.
Il Dio un giorno del suo tempo ci convocò e ci disse: “I fentai erano tra quelli di voi che si avvicinarono al sacro cerchio di pietre. Insieme varcaste la soglia del sapere, della libertà e della fratellanza. Altri fentai seguirono incuriositi dal fuoco che vi ardeva al centro. Come potreste togliere la dignità e la vita a chi ha condiviso la vostra stessa curiosità di guardare al mistero? Come potreste rendere schiavo per il vostro interesse qualcuno della vostra famiglia? Ora vi dico che se volete essere miei Allievi neppure dovrete cibarvi reciprocamente della vostra carne poiché siete tutti figli della stessa Madre e amati da lei e dal medesimo cielo, né per lo stesso motivo dovrete sentirvi superiori ad alcuno che sia amico o nemico. Saranno vostro cibo, così come vollero gli Antenati, ogni erba che produce seme e che si trova per ogni dove su questo mondo, e ogni albero fruttifero che produce seme. Vi nutrirete delle parti delle piante che potrete prendere senza arrecare loro danno, in particolar modo alle loro radici in cui si cela la loro hlasba. Dovete loro rispetto poiché sono la vita più antica e saggia di questo mondo. Per riscaldarvi nei tempi freddi, vi riscalderete cercando gli alberi già morti prima venga il freddo per conservarli e usarli quando sarà a voi necessario”.
La nascita della città di Rama La notizia della venuta del Dio celeste dilagò su tutte le terre e molti pellegrini venivano da ogni parte del mondo per meravigliarsi del potere del Dio celeste e per vedere il grande cerchio di pietre con il suo segreto. Intorno al grande cerchio di pietre vennero costruiti dagli stessi pellegrini dei ripari per la notte e per la pioggia, ma poco alla volta i ripari vennero sostituiti da costruzioni in pietra fino ad allargarsi e realizzare una grande città. Intorno al grande cerchio venne quindi edificata una grande città, che venne chiamata per la sua grandezza e solidità con il nome di Rama, la “Pietra”, per definire la sua immortalità attraverso il tempo a venire che già prospettavano i suoi costruttori. Una città tanto immensa che, alla base della montagna sacra, si estendeva da una parte all’altra delle isole e poi millenni dopo, quando scomparvero gli acquitrini, sino ai lati delle grandi montagne che formeranno la valle e sino al grande fiume che avrebbe poi corso nella pianura distante. Nel tempo questa città venne ricordata attraverso le generazioni come la città del Drago, la città della Ruota d’oro illuminata dai tre raggi del sole divino che mai tramonta. A più riprese eroi leggendari la ampliarono ed estesero la sua potenza a tutte le terre conosciute. Ma la sua grandezza era quella di custodire l’antica conoscenza, lo Shan, l’arcaico nome del Graal. Una luce che si irradiò per tutta la Terra e che fu la base del sapere dei Druidi del tempo.
Il commiato del Dio Quando venne il tempo di accomiatarsi dagli uomini il primo degli Dei costruì, usando il metallo del suo carro celeste, una grande ruota d’oro forata al centro, in cui disse che fosse custodita tutta la conoscenza che lasciava in dono all’umanità per lasciare testimonianza e ricordo della sua venuta sul nostro mondo. Il Dio celeste disse: “Fratelli, è giunto il tempo che noi prendiamo commiato dalla vostra stirpe a cui abbiamo fatto in dono la conoscenza dell’Amore, della Libertà e della Gioia di Vita di chi ricerca e conosce. Prima di riprendere il nostro cammino attraverso la grande isola di stelle e oltre desideriamo lasciare in dono a voi e alla vostra progenie a venire una testimonianza della nostra presenza in questo tempo e dell’operato che abbiamo reso per l’ordine e l’armonia delle cose secondo il vostro bisogno. Vi doniamo questa grande ruota forata al fine che ricordiate anche l’insegnamento che vi ha reso liberi e vi ha reso fratelli nella conoscenza che vi ha consentito. Che tutti i miei Allievi prediletti, gli Ard-rì, che sono qui con noi in questo momento di addio, ricordino che nel vuoto di questa ruota c’è il simbolo del mistero che anima la nostra esistenza. Il centro senza il quale, sebbene invisibile, non esisterebbe il cerchio della ruota. Il centro in cui tutti noi e ogni forma di vita si riconoscono tra gli eguali. E che tutti ricordino anche in ogni angolo nascosto, dei ventidue angoli segreti, nella sua corona c’è una pagina da leggere che apre alla conoscenza celeste. E che tutti non dimentichino mai che la forza del simbolo di questa ruota è quella che tutte le pagine siano unite in un solo oggetto. Se tutti voi non vi disperderete mai sarete uniti come una sola e identica Zaibasta. Solo così potrete essere forti e mostrarvi forti per voi stessi, per chi amate e per la giustizia di questo mondo. Solo così forti potrete salire indisturbati lungo l’Albero fino alla sua cima. Un fuscello da solo è facile da spezzare, ma una moltitudine di fuscelli intrecciati tra di loro tanto da essere come il tronco di un unico Albero non potranno mai essere spezzati e dispersi. E voi tutti diventerete l’Albero stesso. Ora, vi lasciamo. Ci ritroveremo al cospetto del Centro invisibile. Amatevi come io ho amato voi, questo mondo e i figli che non conosco ma che saranno generati. Ma cari Figli non sarete mai soli nel mio e nel vostro ricordo. Questo è il Siv’nul, un candeliere che porta tre lumi. È il simbolo dell’albero dalle tre braccia, come i tre doni che vi abbiamo lasciato, che attraversa i mondi dell’esistenza e si apre al Mistero ricevendo conoscenza e saggezza. Ve ne facciamo dono al fine che possiate allietare la vostra esistenza illuminando il buio che potrà regnare sul vostro mondo, ora e sempre, per voi stessi e per quanti altri l’abitano. La sua luce non è molta, ma ogni qualvolta vi riunirete insieme, ai vostri amici più cari ed a quelli che vorranno partecipare in ogni caso, se vi terrete stretti tra di voi, sarà sufficiente a sconfiggere le tenebre che vi saranno più prossime.
Ogni volta che due o più di voi si riuniranno in cerchio davanti a questo candeliere acceso lo Shan sarà presente tra di voi. Noi tutti saremo con voi come adesso. Non sarete mai soli abbandonati a voi stessi e alla forza di coloro che vi contrasteranno e potrete chiedere qualsiasi cosa per il vostro benessere o per quello di altri. Ogni volta che vi troverete nel timore delle forze oscure che dimorano nel buio o vi sentirete minacciati da nemici che non conoscete accenderete un Siv’nul e avrete protezione. Però i tre lumi dovranno essere accesi nel modo giusto. Chi si incaricherà di volta in volta al sacro offizio, prima di ogni cosa toglierà lo stoppino di centro e lo accenderà con la fiamma, il ian-tai, che troverà vicino alla destra delle sue radici o che gli porgerà uno dei presenti che abbia già officiato, quindi con lo stesso stoppino accenderà quello del lume di sinistra e poi quello del lume di destra. Infine alzerà in alto sulla testa lo stoppino acceso perché tutti lo vedano bene e quindi lo collocherà al suo posto. Ora Cari Figli lasciateci andare e preparatevi ad incamminarvi sul vostro sentiero di Luce, c’è chi ha bisogno di voi ai quattro angoli di questo mondo”.
Dopo che il Dio di Luce fu ritornato al cielo le sue reliquie e la grande ruota d’oro vennero raccolte dagli Ard-rì, i suoi allievi, per essere custodite nel Tempio del fuoco posto nella grotta sul fianco della Montagna Sacra ai cui piedi sorgeva il grande cerchio di pietre. Questa e le sue reliquie divine vennero raccolte in un inaccessibile tempio nascosto nella grande montagna che guardava alla pianura in cui era sceso. Da qui uomini eroici per quel tempo andarono tra i popoli di allora a far conoscere il suo dono e poter costruire un nuovo mondo. Sostenuti dal potere del Siv’nul e il Sigillo di Spirito, il sigillo invisibile che era stato comunicato oralmente dal Dio celeste che potenziava il cerchio sacro e che consentiva loro di agire nelle loro competenze e di operare magicamente sugli eventi. Quando le acque si portarono via la civiltà madre, Rama rimase la sola a testimoniare l’antico potere del Drago. I millenni la cancellarono ma la conoscenza che custodiva è ancora viva nelle tradizioni di tutta la Terra. A più riprese eroi leggendari la ingrandirono ed estesero la sua potenza a tutte le terre conosciute. Ma la sua grandezza era quella di custodire l’antica conoscenza, lo Shan, l’arcaico nome del Graal; una luce che si irradiò per tutta la Terra e fu la base del sapere dei Druidi del tempo trascritta in un libro dalle pagine interamente d’oro. La città di Rama rimase protetta da un grande Drago che interpretava le forze cosmiche dell’universo scaturite dal Vuoto primordiale. Il Drago insegnava ai cavalieri del tempo a lottare e a danzare nel vento e li introduceva alla conoscenza mistica dello Shan. Ancora oggi si narra che l’antico cerchio di pietre esiste, ma è invisibile e si mostra solo nella notte di Samain a chi sa cercare. In quella notte, tutti gli abitanti del posto, umani e non, visibili e non, si incontrano tra le eterne maestose pietre e celebrano il ritorno alla Terra ancestrale.
Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero "Leggende Druidiche: Miti e vicende dell’epopea dei Celti", Keltia Editrice.
Un personaggio della Vergine: Maria Montessori
Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo. Maria Montessori educatrice, pedagogista, medico, neuropsichiatra infantile, filosofa e scienziata è stata una delle prime donne italiane a laurearsi in medicina. È diventata famosissima in tutto il mondo grazie al suo metodo educativo. In contrasto con la scuola di fine ottocento e inizio novecento, che lei stessa definisce quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio, il suo metodo è basato sulla fiducia nel bambino e nelle sue risorse, che possono svilupparsi appieno solo in un ambiente adatto, con materiali specifici e con l’aiuto di insegnanti preparati a rispettarne il ritmo personale di crescita e a valorizzarne man mano lo sviluppo dell’autonomia. Nel suo metodo educativo, Maria Montessori, nata sotto il Segno della Vergine, traspone la sensibilità tipica del segno settembrino. La sua proposta prevede infatti la creazione di un ambiente tranquillo e ordinato, di spazi e materiali studiati appositamente per stimolare la creatività e la costruzione di una disciplina interiore. Il suo insegnamento vuole il rispetto dei tempi personali, finalizzati alla gestione di ciò che è vicino per approdare ad un graduale ampliamento dell’orizzonte e insiste su un’attenta cura dell’individualità per arrivare ad un rapporto sano con la socialità. È molto “virginiana” anche la marcata impronta idealistica del suo lavoro, dedicato ai bambini, e soprattutto a quelli di loro che hanno difficoltà. Infine è tipico di un Segno di Terra il sentire un forte legame con la natura e di sentirlo come un importante elemento di crescita. Il sentimento della natura cresce come ogni altra cosa; e non è certo trasfuso da noi con qualche descrizione od esortazione fatta pedantescamente dinanzi ad un bimbo inerte e annoiato chiuso tra mura, e abituato a vedere o sentire che la crudeltà verso gli animali è una necessità della vita. Sono le esperienze che lo colpiscono... Noi dobbiamo ai bambini una riparazione più che una lezione. Dobbiamo guarire le ferite inconsce, le malattie spirituali, che già si trovano in questi piccoli graziosi figli dei prigionieri dell’ambiente artefatto.
A causa del lavoro del padre la famiglia si trasferisce in un primo tempo a Firenze e poi a Roma, dove Maria comincia ad andare a scuola. Dimostra fin da subito di essere particolarmente dotata. Si diplomerà alla Regia Scuola Tecnica Michelangelo Buonarroti (ora Istituto Leonardo da Vinci) e deciderà di continuare gli studi. Il padre vedrebbe per lei un futuro da insegnante ma Maria è interessata alla biologia e decide di seguire la sua strada. Non avendo frequentato il liceo classico non può iscriversi alla Facoltà di Medicina, ripiega così sulla Facoltà di Scienze, riuscendo poi a passare a Medicina due anni dopo. Qui conseguirà la laurea nel 1896. Quindi sceglierà di specializzarsi in Neuropsichiatria infantile dando seguito al suo interesse per i bambini e in particolare per quelli in difficoltà. Sempre nel 1896 sarà al Congresso internazionale delle donne a Berlino. Lei, che ha dovuto combattere contro burocrazia e pregiudizi per poter studiare medicina, si fa appassionata portavoce delle lavoratrici contro la disparità dei salari tra uomini e donne. Dopo la laurea inizia a prestare servizio come assistente all'Ospedale San Giovanni, lavorando al fianco di Sante De Sanctis e Giuseppe Montesano, i padri della neuropsichiatria infantile in Italia. Nel 1898 partecipa al Congresso pedagogico di Torino con un intervento molto apprezzato, grazie al quale ottiene la nomina di direttrice della scuola ortofrenica di Roma. Intanto stringe un rapporto molto intenso con lo psicologo e psichiatra Giuseppe Montesano da cui ha un figlio, Mario. È una storia triste che lascerà molte cicatrici nel cuore di Maria. Un figlio fuori dal matrimonio è una vergogna. Montesano, che non riconoscerà mai Mario, convince Maria che la loro storia durerà anche senza essere ufficializzata, in realtà se ne andrà dopo un anno per sposarsi con un’altra donna. Maria che aveva partorito il suo bambino segretamente, nel 1898, all’estero, e si era fatta convincere ad affidarlo ad una famiglia che viveva in campagna, pur occupandosi del suo mantenimento e della sua istruzione, presentandosi a lui come “zia”. Quando la donna a cui era stato affidato muore, Mario, ormai adolescente, va a vivere con la madre. In seguito diventerà suo assistente, la seguirà nei suoi numerosi viaggi e la sosterrà nel suo lavoro.
Nel 1907 apre la prima Casa dei bambini, a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, un quartiere povero e problematico. Qui Maria mette in atto i suoi metodi di insegnamento che riscuotono subito molto interesse a livello internazionale. Nel 1909 pubblica Il metodo della pedagogia scientifica, che verrà poi tradotto in molte lingue. Le Case dei Bambini vengono aperte in tutto il mondo e Maria viaggia in Inghilterra, Spagna, Olanda, Austria, Argentina per insegnare il suo metodo. Nel 1913 in un congresso americano verrà presentata come la donna più interessante d’Europa. Nascono, nel 1924, l’Opera nazionale Montessori e, nel 1929, l’Associazione Montessori Internazionale. Dal 1924 Mussolini introduce il metodo montessoriano nelle scuole italiane. Nel 1926 Maria organizza con successo il primo corso di formazione nazionale, per preparare gli insegnanti, ma pochi anni dopo, nel 1934 nonostante l’indifferenza di Maria verso la politica, la sua pedagogia entra in profondo contrasto con le idee proposte dal regime fascista. Tutte le scuole montessoriane vengono chiuse sia in Italia che in Germania e Maria si trasferisce, prima in Spagna, poi in Inghilterra e infine, su invito, in India. Proprio in India, con il figlio che ormai da assistente è diventato collaboratore a tutti gli effetti, passa un periodo molto importante e proficuo della sua vita. Qui strige una profonda amicizia con Gandhi e Tagore, qui nasce la sua idea di educazione cosmica. Di Gandhi condivide le idee pacifiste e con Tagore ha in comune l’ideale di apprendimento a contatto con la natura. Maria parla di sentimento della natura che significa curiosità, attenzione e rispetto verso tutto quanto c’è intorno, fino a comprendere che ogni cosa è strettamente collegata su questo pianeta e ogni particolare diventa interessante per il fatto di essere collegato agli altri. Possiamo paragonare l’insieme ad una tela: ogni particolare è un ricamo, l’insieme forma un tessuto magnifico. Torna in Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale, poi si sposta in Olanda dove passerà gli ultimi anni della sua vita. Muore a Noordwijk il 6 maggio del 1952. Maria Montessori ha ricevuto molti riconoscimenti, ancora oggi le scuole montessoriane continuano ad essere apprezzate, i suoi studi offrono tutt’oggi spunti di riflessione e dibattito. A noi piace concludere questa sua breve biografia con una frase che forse più di altre svela la profondità del suo animo: Il silenzio acuisce le nostre sensibilità. Stando in silenzio non solo possiamo ascoltare con maggiore attenzione la parola dell’altro, e quindi “incontrarlo”, ma riusciamo a cogliere profondamente la realtà che ci circonda.
AGOSTO 2019 Signora Luna
Dedichiamo questa puntata alla Luna che nel mese scorso è stata protagonista, a vario titolo, di articoli e notiziari. Il 2 luglio si è verificata infatti una spettacolare eclissi totale del Sole, a cui non abbiamo potuto assistere direttamente perché visibile solo dall’emisfero Sud del nostro pianeta, ma nella notte tra il 16 e il 17 luglio abbiamo potuto assistere ad una bella eclissi parziale di Luna. Proprio il 16 luglio era inoltre il cinquantenario della partenza dell’Apollo 11 che portò il suo equipaggio sulla Luna, evento che ebbe grandissima risonanza all’epoca e che ancora oggi si porta dietro entusiasmi, sogni e polemiche. La Luna, con la sua luce pallida e la sua forma mutevole, è da tempi immemori fonte di meraviglia, stupore e domande. La osservano i meteorologi, i contadini, gli astronauti, gli astrologi, gli astronomi, gli artisti… Qualunque cosa si può dire ma non che non abbia una grande influenza sulla Terra e sui suoi abitanti.
Cominciamo dalle eclissi che sanno tenere con il naso all’aria milioni di persone che, di fronte a quello spettacolo, parlano con il vicino sconosciuto saltando timidezze e convenzioni. L’eclissi di Sole, che si verifica quando Terra, Luna e Sole sono allineati e la Luna copre il Sole agli abitanti della Terra che risultano nel suo cono d’ombra, è un fenomeno così significativo da diventare uno dei simboli più importanti per gli antichi druidi. E’ il Post tenebras lux (la luce dopo le tenebre) il messaggio di speranza sempre valido per gli uomini di ogni tempo e di ogni latitudine. L’eclisse di Luna invece si ha quando la Terra, nell’allineamento, viene a trovarsi tra il Sole e la Luna proiettando la sua ombra sulla superficie del suo satellite. Pur se meno spettacolare di quella di Sole anche l’eclissi di Luna è un evento straordinario che porta a riflettere su quanti eventi si verifichino nell’universo mentre noi siamo occupati nelle mille faccende del quotidiano. Allarga immediatamente l’orizzonte e ci sveglia dal nostro piccolo sogno individuale. Altri fenomeni che vedono la Luna protagonista sono le maree, il giornaliero alzarsi ed abbassarsi del livello del mare determinato dal moto e dalla posizione della Luna e in misura minore dal Sole. Sono causate dalla forza di gravitazione per la quale due corpi si attraggono in maniera reciproca in funzione della propria massa e della distanza che li separa. In questo caso la forza gravitazionale della Luna si ripercuote in maniera più evidente sulla massa liquida della Terra, più facilmente deformabile della parte solida. Anche il Sole partecipa a questo fenomeno, ma data la distanza molto maggiore, il suo contributo risulta molto meno evidente. Ci sono luoghi in cui il fenomeno delle maree risulta particolarmente suggestivo, come Mont Saint Michel, in Normandia o la baia di Fundy sulla costa atlantica canadese. Qui il mare nasconde paesaggi e ne crea di completamente nuovi in un alternarsi di colori e forme che sembra un incantesimo. E la maga è la Luna.
La forza della Luna si esercita anche sulla nascita e sulla crescita di animali e piante. Il fenomeno è contestato dagli scettici ma ancora oggi i contadini che seguono i consigli dei loro nonni, seguono le fasi lunari per seminare e raccogliere: seminano con luna nuova ciò che deve crescere in fretta e con la luna calante quando desiderano una crescita lenta o una pianta con radici forti o un raccolto che si conservi a lungo. C’è chi segue lo stesso principio nel tagliare i capelli che cresceranno velocemente se spuntati con la luna crescente e si rinforzeranno se tagliati con la luna calante. E qui ognuno può sperimentare di persona.
Contestato è pure l’evento che il 20 luglio 1969 incantò il mondo intero: lo sbarco sulla Luna. A cinquant’anni di distanza c’è chi afferma che le immagini dell’allunaggio, delle orme sul suolo lunare, degli astronauti che piantano la bandiera sono in realtà una fiction, girata con perizia ma fondamentalmente uno spot pubblicitario ad uso e consumo degli americani in corsa con i russi per la conquista dello spazio. Curiosamente questa polemica sembra in sintonia con il carattere mutevole della Luna e con la sua luce ambigua ma ci viene anche da osservare che mentre l’impresa dell’Apollo 11 aveva aperto gli orizzonti dell’umanità, l’aveva portata ad affacciarsi all’immensità, chi mette in dubbio la realtà dell’evento sembra desiderare di riportarla indietro, dentro i confini delle diatribe politiche e degli interessi delle potenze economiche terrestri. L’immagine della Terra vista dalla Luna, una gemma azzurra nello spazio nero ha capovolto per sempre la visuale a cui gli uomini erano abituati ormai da millenni, con la Luna lassù a percorrere la sua rotta nel cielo e noi quaggiù a guardarla, a studiarla, a sognarla. E mentre gli astronomi ne scrutano i monti e i crateri, gli astrologi ne indagano gli aspetti per trarne auspici, i pittori la ritraggono in paesaggi simbolici e astratti, i poeti la cantano e le affidano i loro sogni, lei, la signora Luna, regina del nostro cielo continua a sorgere e tramontare, percorrere il suo sentiero ad arco ogni sera un po’ diversa, nasce e cresce e scompare segnando il corso del tempo, come una nave silenziosa e piena di storie da raccontare. Per approfondire il simbolismo del Sole Nero degli antichi druidi: http://www.shan-newspaper.com/web/sciamanesimo/1600-post-tenebras-lux.html
Un personaggio del Leone: Guillermo Mordillo
L’umorismo mi salva dalla paura, dalla paura ancestrale che accompagna tutti noi, quella delle eterne domande: dove siamo, perché ci siamo, dove andiamo? E dalla paura della morte che è un’altra di quelle cose che riguarda tutti. Così dichiarava Guillermo Mordillo, semplicemente Mordillo per il grande pubblico, il grande disegnatore argentino morto, nella sua casa di Mallorca, in Spagna, il 29 giugno di quest’anno. Con i suoi personaggi cicciottelli, tutti con il grande naso e senza bocca, perché in effetti non parlano mai, Mordillo aveva inventato uno stile ed un umorismo comprensibile a tutti, al di là delle barriere linguistiche e forse anche di età. Raggiunse un grandissimo successo negli anni settanta, quando i suoi disegni, pubblicati in tutto il mondo, apparivano su puzzle, diari, poster, biglietti e oggetti vari.
Del suo Segno di nascita, il Leone, interpreta la capacità di raggiungere con facilità gli obiettivi sul piano concreto delle cose e la percezione della propria fragilità di fronte alla globalità dell’esistenza. Proprio da questo contrasto sembrano infatti nascere i suoi disegni in cui con umorismo racconta la tenerezza e la paura. Guillermo nasce a Villa Pueyrredon il 4 agosto 1932, da una famiglia emigrata dalla Spagna. Sono nato con la matita.- diceva di sé - A due-tre anni ho fatto la mia prima vignetta che ritraeva un plotone di soldati che avevo visto sfilare in una parata. Nel 1938 mia madre mi portò al cinema a vedere Biancaneve e fu innamoramento a prima vista. Lì nacque la passione per i cartoon. Guillermo cresce e il ragazzino che gioca a calcio nelle strade della sua città diventa un adolescente che comincia a girare il mondo, seguendo la sua passione per il disegno e l’animazione. Lo troviamo a Lima e a New York e poi in Europa, in Spagna e a Parigi.
Lavora come illustratore di libri per l'infanzia, pubblicitario e vignettista. A New York, partecipa all’animazione di alcuni episodi di Popeye per la Paramount. In Spagna si ferma poco perché mal sopporta il clima del franchismo. A Parigi comincia a collaborare con il quotidiano Paris Match, con la rivista Lui e con la televisione francese. E’ proprio a Parigi che nasce il suo stile, quel disegno espressivo che parla da solo, senza bisogno di essere accompagnato da parole. All’inizio è stata una necessità: vivevo a Parigi, non parlavo il francese e così era più facile esprimermi soltanto con il disegno, raccontava nelle interviste, ma quella necessità si rivela come una scelta vincente, i suoi disegni sono comprensibili in tutto il mondo senza bisogno di traduzione. Gli argomenti preferiti di Mordillo sono lo sport, che nasce dalla vecchia passione per il calcio di quando era bambino, l’amore, perché lui stesso si definiva un romantico che trovava questo sentimento contemporaneamente molto importante e molto buffo e la politica, affrontata però in modo non diretto, nascosta in secondo, terzo piano. Della politica però non lo interessano tanto le vicende quanto i grandi temi quali il totalitarismo, l’ambientalismo, la povertà. Questi suoi interessi delineano la sua personalità leonina: il legame con il suo passato, l’affettività e la passione per i grandi temi sociali sono tipici del Segno della piena estate. Di fronte all’ingiustizia Mordillo dice: Bisognerebbe che l’umanità si ribellasse a questo stato di cose, si fermasse, incrociando le braccia e chiedesse conto di dove stiamo andando. Ci vorrebbe uno sciopero, uno sciopero dell’umanità. C’è ancora un leitmotiv nell’opera di questo grande disegnatore e sono gli animali. Famosa la sua giraffa dal collo lunghissimo ma anche gli elefanti, le mucche, i serpenti, i leoni, le renne, i gatti... Alcune tavole lanciano un messaggio molto chiaro in favore della libertà e dignità degli animali non umani. Bellissimo il crazy circus in cui sono finalmente loro a godersi lo spettacolo anziché esserne le vittime, o la corrida in cui il torero al termine dei suoi balletti si riceve un poderoso calcione dal toro, o la mucca che guarda lontano, oltre il suo recinto sognando la libertà. Sono un grande ammiratore degli animali – diceva – perché seguono l’istinto e non sbagliano mai. È usando la ragione che spesso si sbaglia. Sì, gli animali sono superiori a noi.
LUGLIO 2019 Passeggiando tra le stelle
Ci sono luoghi in cui è possibile passeggiare tra le selle, anche se i nostri piedi poggiano su un solido pavimento, magari immaginando di essere lassù nel cielo. Sono luoghi astrologici in cui i segni dello Zodiaco sono disegnati in terra, a volte come semplici motivi ornamentali, a volte con la funzione di indicare lo scorrere del tempo e l’apparente posizione del Sole in un particolare momento dell’anno. Sono luoghi che catturano l’attenzione e fanno anche riflettere sulla particolarità della nostra condizione di viventi, sul nostro trovarci tra cielo e terra, sul vivere aggrappati ad un sasso che rotea nell’immensità dell’universo. Abbiamo raccolto un piccolo campionario di questi luoghi che vi presentiamo in questa puntata dedicata alle stelle che si trovano sulla terra. Partiamo da Tunisi e dal suo Museo Archeologico del Bardo, in cui è conservata una ricca collezione di mosaici di epoca romana. Nella Sala 15, detta di Virgilio, al centro, sul pavimento si può ammirare il mosaico di Bir Chana, del III secolo, in cui sono rappresentati i sette giorni della settimana ed i dodici Segni dello Zodiaco. Ci trasferiamo ad Hammat Tiberias, un piccolo luogo archeologico israeliano appena a Sud di Tiberiade, vicino alle sorgenti calde. Qui ci sono i resti di un’antica sinagoga databile tra il 286 e al 337 dC. Un grande mosaico rappresenta la ruota dello Zodiaco con al centro il dio Helios seduto sul suo carro, che regge il globo del mondo. Quest’immagine è per lo meno inconsueta all’interno di una sinagoga. Dei dodici Segni zodiacali nove si sono conservati intatti. Voliamo ora verso il Regno Unito, a Cantherbury, la cui cattedrale rappresenta il primo esempio di architettura gotica inglese. Distrutta, ricostruita e modificata più volte, attualmente risulta costituita da parti diverse non ben amalgamate tra loro. Le parti più antiche sono la cripta, il coro e parte delle vetrate del XII secolo. Nell’insieme comunque riesce a dare quel senso di verticalità tipico del gotico, sottolineato dagli archi acuti e dai pilastri che li sorreggono. La Trinity Chapel, la cappella principale, ha un pavimento ricoperto di decorazioni simboliche, tra le quali spiccano una serie di tondi in cui sono rappresentati i Segni Zodiacali.
Il nostro viaggio prosegue in Italia, a San Miniato al Monte, la bella basilica romanica situata in una splendida posizione panoramica, proprio sopra piazzale Michelangelo, a Firenze. Sul pavimento di marmo si può ammirare un cerchio dello Zodiaco del 1207, inserito in un quadrato, con il sole al centro. La funzione di questo Zodiaco non è semplicemente ornamentale, ha anche un connotato astronomico, infatti, al Solstizio d’estate, a mezzogiorno, il sole illumina il Segno del Cancro. Scendiamo verso Sud, ad Otranto, nella sua famosa Cattedrale. Il pavimento della chiesa è ricoperto da un grande mosaico, opera del monaco Pantaleone, che lo compose tra il 1163 ed il 1165, su commissione del vescovo della città. Pantaleone ha rappresentato un grande Albero della Vita, arricchito di figure di personaggi storici, narrazioni bibliche, immagini simboliche. Tra queste ultime spiccano i dodici medaglioni del ciclo dei mesi, con le attività umane collegate e i rispettivi Segni zodiacali. Ed ora andiamo a Napoli nella Galleria Umberto I. La Galleria, costruita alla fine dell’ottocento con un progetto che intendeva bonificare un quartiere povero e fatiscente della città, è un po’ centro commerciale e un po’ edificio esoterico. Unisce gli aspetti del Sacro e del profano ed è nata come luogo d’incontro per eccellenza. Si può sostare nei caffè, passeggiare tra le vetrine, visitare la chiesa di santa Brigida e, un tempo, assistere agli spettacoli del salone Margherita, un piccolo teatro molto alla moda. L’edificio ha quattro ingressi che rappresentano le quattro direzioni e colonne con statue che simboleggiano le quattro parti del mondo. Il pavimento, realizzato con marmi policromi, sotto la cupola centrale ha un grande mosaico con lo Zodiaco. Sempre a Napoli, nel Museo Archeologico, troviamo rappresentati un’altra volta i dodici Segni. Sono nella Sala Meridiana, dove fanno parte appunto della grande meridiana disegnata sul pavimento. A mezzogiorno (o le 13 quando c’è l’ora legale) i visitatori possono assistere allo spettacolo della proiezione del disco solare che si muove lungo il pavimento sovrapponendosi ai medaglioni delle costellazioni astrologiche che ornano il pavimento. Il 21 giugno era sul Segno del Cancro. Dal Museo di Napoli alla chiesa di San Petronio a Bologna per trovare un’altra meridiana. È la meridiana Cassini, progettata da Gian Domenico Cassini, il grande astronomo italiano, nel 1653, dopo che la precedente meridiana costruita nel 1576, da Ignazio Danti, docente di matematica all’Università di Bologna, era stata irrimediabilmente danneggiata dai lavori di ampliamento della chiesa. Cassini realizzò uno strumento estremamente preciso, con il quale si poteva determinare ogni giorno l’altezza del Sole nell’istante preciso del mezzogiorno, che gli valse importanti riconoscimenti a livello internazionale, tra cui la proposta di diventare direttore dell’Osservatorio astronomico di Parigi. La meridiana di San Petronio è del tipo “a camera oscura”, infatti le ore sono segnate da un raggio di luce proveniente da un foro appositamente praticato anziché dall’ombra dell’asta dello gnomone. In questo caso il foro si trova in alto nel soffitto e la luce si proietta lungo una linea sul pavimento ai lati della quale sono posizionati i simboli dei dodici Segni dello Zodiaco.
Ora il nostro viaggio è dedicato tutto alle meridiane, ci sposteremo infatti a Bergamo, poi a Roma, a Catania e infine a Palermo. La meridiana di Bergamo è opera dall’abate Giovanni Albrici, matematico e fisico, che la realizzò nel 1798 nella Città Alta, dove sorge il Palazzo della Ragione, che costituiva il centro vitale della città. La meridiana va in disuso nel 1819 quando, abbattendo parte delle le mura perimetrali la luce venne completamente modificata e non fu più possibile leggere le ore. Inoltre, dato che tutti ci camminavano sopra e che le lastre di pietra su cui era disegnata erano in fragile arenaria, il deterioramento aumentò. Fortunatamente, nel 1857, il restauro ad opera di Francesco Valsecchi la riportò all’antico splendore e forse la migliorò perfino. A Roma, in Santa Maria degli Angeli, la grande meridiana fu costruita dal canonico Francesco Bianchini, matematico, astronomo e archeologo, su commissione di papa Clemente XI, prendendo a modello la meridiana di San Petronio a Bologna. Inaugurata il 6 ottobre 1702 verrà poi rimaneggiata nel 1749 dal Vanvitelli. È costituita da una linea di bronzo lunga quasi 45 metri inserita in una fascia di marmo bianco, con una cornice di marmo giallo. Lungo la linea sono rappresentati i Segni zodiacali, con intarsi di marmi policromi. La meridiana della chiesa di S. Nicolò l’Arena, in Piazza Dante, a Catania, fu costruita, nella prima metà dell’ottocento, dal barone Wolfgang Sartorius von Waltershausen, uno dei più importanti topografi tedeschi, su commissione dei padri benedettini. Il Barone chiese la consulenza del danese Cristoforo F.W. Peters per la parte astronomica e si avvalse di artigiani locali per la realizzazione concreta dell’opera, ed in particolare per le piastrelle con i Segni zodiacali, situati a lato della linea rossa su cui si posa il raggio di sole. Terminata nel 1841 si dimostrò incredibilmente precisa nel segnare il mezzodì di ogni giorno dell’anno. La meridiana del duomo di Palermo è costituita da una sottile linea di ottone che si sviluppa lungo il meridiano, in direzione obliqua, attraversando la navata centrale. Iniziata nel 1794 e inaugurata nel 1801, la meridiana, voluta dall’abate astronomo Giuseppe Piazzi, si trova in una posizione un po’ decentrata rispetto alla navata principale. Il costruttore dovette superare non poche difficoltà a causa dell’orientamento della chiesa, della posizione delle colonne, della presenza di edifici vicini che ostacolavano il passaggio della luce del sole, ma la sua realizzazione segna comunque il cammino della luce del sole lungo un sentiero tra le costellazioni.
Un personaggio del Cancro: Sixto Rodriguez
Vai a casa, ma non ci puoi restare Nel 2012 esce il documentario Searching for Sugar Man, scritto, diretto e montato dallo svedese Malik Bendjelloul, che racconta l’incredibile storia di Sixto Rodriguez, l’operaio americano che non sapeva di essere una rock star. Il film avrà un ottimo successo e addirittura prenderà l’Oscar, nel 2013, come miglior documentario, contribuendo a far conoscere al grande pubblico sia il personaggio, sia la sua strana vicenda, sia le sue canzoni. Le sue canzoni a dire il vero erano già notissime e lui era già una star… ma dall’altra parte del mondo, mentre lui non ne sapeva assolutamente nulla. Ma andiamo con ordine. Sixto Rodriguez nasce il 10 luglio 1942 a Detroit, sesto (da qui il suo nome Sixto) figlio di un messicano arrivato in America negli anni venti, poverissimo, e di un’americana di origini in parte native ed in parte europee. Sixto cresce in questa famiglia semplice e numerosa con la passione per la musica, Compone canzoni, “canzoni di protesta” come si dice in quegli anni, e nel ’67 pubblica il suo primo disco I'll Slip Away con lo pseudonimo Rod Riguez che passa praticamente inosservato. Nel 1970 pubblica un nuovo LP, Cold Fact, e un altro l’anno dopo, Coming From Reality, adesso con il nome di Rodriguez, ma il successo non arriva. Sixto trova lavoro come operaio e accantona l’idea di diventare cantante. Non immagina che i suoi dischi, non si sa nemmeno bene come, quasi dotati di vita propria arrivino dall’altra parte del mondo, in Sud Africa, Rhodesia, Botswana, Australia e Nuova Zelanda. Senza pubblicità, senza tour, senza concerti, le canzoni di Sixto cominciano ad essere ascoltate, conosciute e ad avere successo. I suoi testi che denunciano l’ingiustizia diventano le parole contro l’apartheid.
Mi faccio domande sulle lacrime negli occhi dei bambini
La voce di Sixto trasmessa dalle radio arriva nelle case, la gente compra la sua musica sottobanco, spesso copiata su musicassette, perché molti dei suoi testi sono ufficialmente soggetti a censura. Una casa discografica australiana ha addirittura comprato i diritti per alcune sue canzoni… ma non si sa da chi visto che Sixto non ne sa nulla. Intanto intorno a lui nasce e cresce la leggenda. Che fine avrà fatto Rodriguez? Nessuno sa dove sia. Qualcuno dice che sia morto. Qualcuno dice che sia morto per overdose. Qualcuno afferma che si sia suicidato. Qualcuno aggiunge che si sia sparato sul palco o forse si sia dato fuoco… Passano gli anni e, mentre le canzoni di Sixto sono famose lui vive, con moglie e figlie, in una vecchia casa ristrutturata con le sue mani. Continua a fare l’operaio, il carpentiere e, a volte, il giardiniere. Tenta anche la carriera politica ma anche in questo caso il successo non arriva. Bisogna arrivare al 1997 quando un suo fan, Stephen Segerman, titolare di un negozio di dischi e un giornalista, Craig Bartholomew Strydom, realizzano un sito web (The Great Hunt Rodriguez) per cercare sue notizie, per scoprire che fine abbia fatto davvero.
In rete, fino ad allora, non c’era nulla su Rodriguez. Ecco che all’indirizzo del nuovo sito arriva i’e.mail di una ragazza americana. È inutile che cerchiate la tomba di Sixto Rodriguez, - scrive la ragazza - lui è vivo! Lo so bene perché sono sua figlia. Eva Rodriguez, per caso, si era imbattuta nel sito mentre cercava notizie sulla “prima vita” di suo padre, quando era cantautore. Stephen e Craig pensano ad uno scherzo. Eva pensa ad una bufala quando le viene detto che suo padre è stato ed ancora è un idolo dei giovani, una vera star. È il 4 marzo 1998 quando Sixto arriva, per la prima volta, a Città del Capo. Ad attendere lui e la sua famiglia ci sono giornalisti e fotografi, la città è piena di manifesti che annunciano il suo concerto. E al concerto, due giorni dopo, c’è una folla immensa. Più di sessantamila persone gridano il loro entusiasmo e quando Sixto arriva sul palco un lunghissimo applauso, pare di dieci minuti, lo accoglie. E lui saluta e ringrazia. Grazie per avermi tenuto in vita, dice, poi partono prime note di I wonder. Da allora le interviste, un disco d’oro, la laurea ad honorem… Che storia incredibile! Sembra un sogno… forse è la storia di un sogno: la storia di un personaggio del Cancro, il Segno dei sognatori. Allora sali sulla mia musica e le mie canzoni ti renderanno libero Allora sali sulla mia musica E da lì salta fuori con me.
GIUGNO 2019 Il segreto della tela del ragno
Twalla era stato un cattivo mago e aveva fatto molti malefici. Quando era giunto il suo tempo di morire si spaventò per il sortilegio della morte che trovò più grande di tutti i suoi sortilegi e si chiese chi fosse il mago che l’aveva fatto. Comprese il male che poteva aver fatto agli altri e divenne improvvisamente buono. Twalla si pentì delle sue malefatte e volle porre rimedio ai suoi incantesimi che avevano imprigionato gli uomini nel mondo del sogno. Mandò quindi i suoi aiutanti tra gli uomini per esortarli a prendere insegnamento dai ragni perché loro avrebbero potuto svelare la conoscenza segreta necessaria per rompere gli incantesimi. Fu allora che gli uomini presero ad osservare i ragni mentre costruivano le loro tele muovendosi in una spirale dopo aver tracciato i punti di ancoraggio della loro tela. E così videro il ragno, artefice della sua tela, stare nel centro. Non ci sarebbe stata tela senza il ragno. Non ci sarebbe stato un uomo che avrebbe visto un tramonto senza il ragno che lo aveva intessuto. E qualcuno tra gli uomini poté capire e cominciò ad uscire dal mondo del sogno. Poi questi ritornarono e insegnarono agli altri il segreto della tela del ragno. Questa leggenda fa parte del libro LEGGENDE DRUIDICHE – miti e vicende dell’epopea dei Celti di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, pubblicato dalla Keltia Editrice e presentato al Salone del Libro di Torino di quest’anno. Un libro inaspettato - dice la locandina che lo presenta - che non propone la consueta raccolta di leggende correnti del druidismo, ma raccoglie testi rinvenuti nella "pentola d'oro", rappresentata dal misterioso libro dalle pagine dorate che ha origine nelle viscere della città megalitica di Rama.
LEGGENDE DRUIDICHE è dunque un testo particolare “figlio”, per così dire, del misterioso libro d’oro e con una storia quasi magica. Giancarlo Barbadoro racconta di essere venuto a conoscenza del libro d’oro anni fa, durante il suo lungo e appassionato lavoro di ricerca delle tracce del passato più lontano che conducevano appunto alla mitica città di Rama. Fu allora che un contadino della Val di Susa portò in visione, a lui e all'archeologo Mario Salomone che lo accompagnava spesso nelle ricerche, questo straordinario libro composto di lamine dorate. Su quelle pagine di metallo erano incise, in greco antico, storie, leggende, conoscenze che provenivano da un tempo così lontano da appartenere esso stesso al mito. Già solo per questa origine varrebbe la pena di leggere LEGGENDE DRUIDICHE. Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, giornalisti, scrittori, musicisti, sempre in prima linea nelle iniziative a favore della Pace sul pianeta e della difesa appassionata di chi non ha voce come gli animali o I popoli che non fanno parte alla cultura maggioritaria (lavorano da anni come delegati ONU per la tutela delle culture dei popoli nativi e delle loro tradizioni ancestrali) hanno pubblicato numerosi testi su argomenti che appartengono al patrimonio di conoscenze delle origini, quel patrimonio che stranamente accomuna i popoli naturali, anche se abitanti in luoghi geograficamente lontani tra loro. Il patrimonio dell’umanità non è costituito solo dai monumenti architettonici del passato - scrivono gli autori - esiste un grande bagaglio tramandato dalla memoria storica dell’umanità, costituito dai miti e dalle leggende di tutti i popoli della Terra, che accompagna la storia dell’uomo, pronto per essere interpretato e ricomposto come un enorme puzzle, geloso custode di millenari miti e di ancestrali insegnamenti.
Un libro inaspettato, diceva la presentazione di LEGGENDE DRUIDICHE, e in effetti questo libro, che ripropone storie nate in un contesto ormai mitico, ha il potere di saldare il nostro presente con i tempi più lontani. il testo può essere considerato una guida in un percorso personale, alla ricerca delle nostre radici ma anche alla scoperta di noi stessi. I suoi contenuti, profondi, ricchi di spunti di riflessione a volte quasi “alieni”, manifestano le loro origini lontanissime nel tempo e le parole vanno a toccare le corde più profonde del nostro animo. Ci sono diverse leggende che hanno a che fare con il cielo e quindi propongono argomenti che possono rientrare in questa rubrica, ad esempio L’origine dell’umanità, La madre di tutti i viventi o Il dio del cielo e la città del drago che ci restituisce l’identità di figli delle stelle. La scelta è caduta su Il segreto della tela del ragno per il suo fascino enigmatico, per l’analogia con lo Zodiaco e per il suo messaggio di speranza e libertà diretto ad ogni essere. Come suggeriscono gli stessi autori, le leggende sono infatti dei piccoli scrigni di conoscenze antiche tramandate in modo da essere comprensibili ma anche nascoste, che parlano ad ognuno in modo diverso ed ognuno può trarne insegnamenti e suggerimenti per la propria vita. Questa leggenda ispira anche alcune "riflessioni zodiacali". Partiamo dalla forma. Non sembra anche a voi che il disegno dello Zodiaco, con la sua divisione del cielo in settori, ricordi una grande ragnatela? E sia la ragnatela che il tracciato dello Zodiaco non fa pensare all'insieme delle stringhe vibranti che costituiscono l'universo in cui viviamo? Il filo con cui il ragno tesse, formando una spirale, può essere visto come un sentiero che porta fuori dal mondo ordinario, un sentiero che porta ad affacciarsi al Vuoto, lo Shan, la natura misteriosa e reale dell’Esistenza al di là delle interpretazioni umane, a cui si riferiscono gli antichi druidi e gli sciamani dei popoli naturali. Anche lo Zodiaco nel suo insieme è un percorso, è il cammino apparente del Sole, è il processo di crescita comune a tutti gli esseri ed è il susseguirsi delle esperienze che ognuno compie nella vita, la propria storia personale che può portare a stati di coscienza via via più ampi fino a percepire il Mistero dell’esistenza. Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero - LEGGENDE DRUIDICHE – miti e vicende dell’epopea dei Celti, Keltia Editrice. Illustrazioni di Angela betta Casale.
La presentazione del libro al Salone di Torino: https://youtu.be/2Y0vAZrkVMo
Un personaggio dei Gemelli: Marga d'Andurain La curiosità che mi ispirava il bisogno di viaggiare e di cambiare senza posa orizzonti faceva travalicare al mio spirito i limiti della vita materiale. L’ignoto della morte mi affascinava. Non temevo nulla.
Ci sono vite che sembrano romanzi, usciti dalla penna di uno scrittore ricco di fantasia. Una di queste è quella di Marga d’Andurain, ribelle, viaggiatrice, avventuriera e spia basca. Ospite in questa puntata, rappresenta l’anima poliedrica dei Gemelli, quel bisogno insaziabile di ampliare gli orizzonti, di porsi in antitesi affrontando sempre nuove sfide soprattutto intellettuali proprio del Segno. Egocentrica, affascinante, a volte crudele, Marga ci racconta la sua incredibile storia. Marguerite Clérisse, che in seguito diventerà la bruna, longilinea, elegante, Marga, nasce a Bayonne alla fine di maggio del 1893, da un’agiata famiglia di origini basche. Si sa che in ogni basco giace una remota brama di avventure. Abbiamo un’origine oscura che né gli etologi né i linguisti hanno ancora saputo spiegare. Chissà perché allora l’anima antica e remota dei baschi che attraversarono mari e continenti – nonostante siano trascorsi ormai così tanti secoli che persino le persone del mio stesso sangue ignorano possa ancora fermentare in loro – abbia deciso di rinascere in una fanciulla minuta e delicata, destinata alla tranquilla vita di provincia nella quale sono nata? Ragazzina ribelle viene, mandata a studiare nelle scuole dei più severi ordini religiosi che dovrebbero disciplinare il suo carattere, i risultati però sono molto scarsi: Marga non riconosce l’autorità dei suoi educatori né i loro metodi, alla ricerca com’è di verità, di schiettezza e di franchezza. Tutto ha avuto origine fin dalla mia infanzia, quando nutrivo una profonda e segreta indignazione al momento di obbedire a ordini che non condividevo. E dato che, insieme ad un ardente bisogno di sapere, cresce in lei un non meno ardente desiderio di indipendenza, a quindici anni fugge e va a vivere con un ufficiale francese, a diciassette anni sposa suo cugino, il conte Pierre d’Andurain, con il quale comincia a viaggiare per il mondo, sfuggendo alla noia e al perbenismo della provincia che tanto poco ama. Dopo la nascita del primo figlio, in Algeria, i d’Andurain devono tornare in Francia, perché i soldi scarseggiano, ma l’anno successivo sono di nuovo in viaggio, questa volta varcando l’oceano, verso l’Argentina, dove rimarranno fino allo scoppio della guerra mondiale. Nel 1916 nasce il secondo figlio.
Alla fine della guerra, grazie all’eredità paterna, Marga può di nuovo mettersi in viaggio. Visto che la mia vita non ha un carattere classicamente borghese,- scriverà - è inesorabilmente malgiudicata da certi francesi dallo spirito mediocre … Dopo queste osservazioni, c’è da meravigliarsi se voglio vivere nel deserto o in mare, lontano dal marciume dell’orribile civilizzazione? Con il marito e i due figli prendono casa al Cairo. Marga ha ottime doti di imprenditrice, che ha avuto modo di sviluppare negli anni precedenti in Francia, apre un salone di bellezza nella capitale egiziana e comincia la sua attività affiancandola, sembra, a quella di spia. Nel suo Salone infatti è facile raccogliere le confidenze delle clienti e lei ha stretto amicizia con il capo dell’intelligence britannica ad Haifa. La voglia di viaggiare e cambiare orizzonte è però sempre in agguato e così Marga, con la sua famiglia e una nuova amica, la baronessa Brault parte per visitare la Palestina e la Siria. Durante il viaggio, arrivata a Palmira, antica città del deserto, se ne innamora e decide di fermarsi lì. Acquista un vecchio hotel, lo ristruttura, gli dà nuova vita e lo gestisce insieme al marito fino al 1927. L’hotel Zenobia diventa famoso sia per il soggiorno di personaggi noti come Agata Christie, sia perché la sua posizione lo rende un vero punto di riferimento per tutti i viaggiatori e pellegrini diretti alla Mecca. Marga è affascinata dai racconti dei viandanti e dei beduini tanto che decide di essere la prima occidentale a visitare la città santa dell’Islam. Sa che non potrà farlo se non si converte e così escogita un piano quasi rocambolesco. Divorzia dal marito, con il suo consenso, e sposa Soleiman el Dekmari, un beduino con cui pattuisce di pagarlo e di comprargli una moglie alla fine del viaggio purché il loro matrimonio resti bianco. Lo chiama il suo marito passaporto, nome che diventerà anche il titolo del libro in cui racconterà la sua esperienza tra la Mecca e il Najid. Le difficoltà non sono poche ma Marga tenta lo stesso di portare a termine il suo progetto. Purtroppo solo Solemain può recarsi alla Mecca e lei deve attendere il suo ritorno, in un harem, perché non è passato abbastanza tempo dalla sua conversione all’Islam.
Da quanto lei stessa racconta riesce a stabilire un rapporto di amicizia con le donne dell’harem, nonostante le diversità culturali e riesce anche a farle divertire e a provocare un certo scompiglio. Insegna loro a giocare a mosca cieca, al girotondo, a saltare la corda a ballare alla moda dell’occidente. Per rallegrare un po’ quelle giornate lunghe e monotone un giorno abbozzai per loro dei passi di fandango, valzer, charleston, e fu la massima gioia per quelle sfortunate che non avevano mai visto, evidentemente, nulla di simile. Grazie ai suoi contatti con il Consolato francese ottiene il permesso di uscire talvolta dall’harem e intreccia anche una criticatissima amicizia con il figlio del console. Intanto Solemain viene avvelenato, in circostanze misteriose e Marga viene accusata della sua morte e processata per omicidio e adulterio. Sfuggirà comunque a alla condanna, in parte difendendosi da sola, in parte aiutata dal consolato francese. Tornerà in Francia senza passaporto e senza possibilità di viaggiare e solo nel 1935 potrà finalmente tornare in Siria dalla sua famiglia e risposare Pierre. Ma non finisce qui il romanzo della sua vita. Anche Pierre viene assassinato, forse per errore, da qualcuno che in realtà voleva uccidere lei. Ancora una volta viene accusata, ancora una volta riuscirà a cavarsela, tornerà a Parigi dove vivrà con il figlio più giovane. Anche in questa fase della sua vita le storie si sprecano e non è facile separare la realtà dei fatti dalle illazioni. Viene ritenuta maitresse di un bordello, tenutaria di una fumeria d’oppio, trafficante di pietre preziose, amica dei tedeschi durante l’occupazione, mentre il figlio è impegnato nella resistenza… A guerra finita, gli ultimi anni di Marga sono a forti tinte come il resto della sua vita. Accusata ancora una volta di omicidio per la morte per avvelenamento di un nipote, non si troveranno però mai prove che possano incastrarla, muore per mano di Hans Habele, ex agente di Himmler e suo amante del momento, che la uccide a bottigliate nel novembre del 1948, mentre è a bordo del suo veliero, al largo di Tangeri. Non si saprà mai perché sia stata uccisa e il suo corpo, gettato in mare non sarà mai ritrovato. Eppure di lei che visse una vita così frenetica, quasi una corsa selvaggia, resta nella mente più di tutte un’immagine con la sua esile figura che si staglia sullo sfondo delle rovine di Palmira la favolosa città sperduta nel deserto… L’immensa distesa di ruderi dorati. Le file di colonne smarrite nella sabbia, gli orizzonti senza confini, il palmeto verde scuro che tagliava la distesa vuota del deserto, e soprattutto, la solitudine, il silenzio, la vita che sembrava quella di un altro mondo… Le citazioni sono dal libro IL MARITO PASSAPORTO di Marga d’Andurain, edito da Fandango Libri
MAGGIO 2019 Illusioni degli occhi e della mente
Figure impossibili o ambigue, illusioni prospettiche, oggetti che appaiono e scompaiono, linee in movimento, lunghezze, ampiezze o colorazioni che si modificano… il mondo delle illusioni ottiche è davvero affascinante e ricco di spunti di studio e riflessione. Se ne occupano gli scienziati per indagare il funzionamento del meccanismo della vista, o le leggi della prospettiva, o la costruzione matematica delle figure, se ne occupano anche gli artisti che, grazie a forme e colori, riescono a produrre immagini ricche di suggestioni estetiche e filosofiche. Sì filosofiche perché le figure che ingannano gli occhi e la mente portano a fare considerazioni sulla natura della nostra percezione e sulla realtà di ciò che percepiamo intorno a noi. Viviamo in un mondo costruito sulle informazioni che ci arrivano dai sensi e che vengono interpretate dal nostro cervello. I sensi sono un filtro, l’interpretazione che diamo crea una specie di realtà virtuale in cui noi ci muoviamo, un sogno condiviso con nostri simili, ma sappiamo poco della vera natura della dimensione in cui ci troviamo ad esistere. Lo stesso cielo notturno protagonista di questa rubrica, dove scorgiamo disegni formati da fili invisibili che uniscono le stelle, e che chiamiamo costellazioni, guardato da una prospettiva diversa non esiste più: le stelle che sembrano vicine possono essere lontanissime e non costruire più le forme che ci sono familiari, alcune stelle forse non esistono nemmeno più e noi vediamo ancora la loro luce solo perché per arrivare fino a noi ci ha messo molto tempo… Ma torniamo alle “illusioni ottiche” disegnate o dipinte. Vi è mai capitato, davanti ad una di queste strane immagini, di pensare che possano essere una sorta di bug del nostro sistema percettivo e che, come il dejà vu del film Matrix (il gatto nero che passa per due volte consecutive), rivelino che la realtà che noi diamo per scontata non sia poi così reale? In questa puntata di AstroMatta vi proponiamo dodici illusioni, scelte in base al Segno zodiacale di nascita dell’autore, tranne per il Segno del Sagittario che è abbinato ad uno stereogramma, figura che perché sveli il suo segreto ha bisogno che si guardi lontano proprio come il Sagittario suggerisce. E ora cominciamo a osservare le immagini partendo dal Segno che governa questo periodo, il Toro.
TORO: Qualcosa di non evidente prende forma “Mercato di schiavi con busto di Voltaire” è una celebre opera di Salvador Dalì (11 maggio 1904 - 23 gennaio 1989), l’eccentrico artista spagnolo famoso per le sue suggestive immagini surrealiste. In questo quadro Dalì ha creato un’illusione ottica. Le figure sullo sfondo, al centro della composizione, possono essere viste come due donne o come il busto del filosofo francese Voltaire. Il quadro è stato utilizzato da ricercatori dell’Università di Glasgow per capire che cosa accade al cervello quando l’immagine visiva è “ingannevole”, ma le vere domande sono che cosa percepiamo noi della realtà? Che cosa siamo in grado di interpretare? Qual è la vera natura della realtà in cui noi viviamo? GEMELLI: Due mondi coesistono Questa litografia di Maurits Cornelis Escher (17 giugno 1898 – 27 marzo 1972) intitolata “Mosaico II” presenta un insieme di figure saldate tra loro, una specie di doppia trama, una bianca e una nera. Suggerisce l’idea della percezione parziale di un mondo ben più complesso. Potrebbe essere interpretata come il mondo del sogno notturno e quello della veglia che coesistono ma possiamo viverne solo uno alla volta?
CANCRO: Come in un sogno “The sun sets sail” è il titolo di quest’opera di Rob Gonsalves (25 giugno 1959 – 14 giugno 2017) pittore canadese, esponente della corrente artistica del "Realismo magico". Nel quadro convivono più dimensioni, che sfumano una nell’altra, come se si percepisse un divenire mentre avviene, tanto che mentre l’occhio scivola sull’immagine la testa prova un po’di vertigine. LEONE: Prospettive coraggiose “La scala di Penrose” è una delle figure impossibili create da Sir Roger Penrose (8 agosto 1931) matematico, fisico e cosmologo britannico. Sempre di Penrose sono famosi il triangolo, il tridente e le tassellature. Quest’ultime sono schemi di figure geometriche basate sulla sezione aurea che possono ripetersi all’infinito. La scala, anche se ad un primo sguardo sembra perfettamente logica, nella “normalità” non può esistere e può essere disegnata solo distorcendo la prospettiva. Escher ha ideato alcune delle sue costruzioni impossibili proprio ispirandosi a questa scala. Le figure impossibili mettono in crisi la normalità della logica.
VERGINE: A volte la precisione crea una magia Questa “illusione” è creata dall’artista coreana Dain Yoon (2 settembre 1993). Dain Yoon, makeup artist, pittrice e illustratrice, usa il suo stesso corpo, soprattutto il viso e le mani, per creare immagini illusorie estremamente simili al reale. Viso, mani e sfondo si combinano in modi imprevedibili. In questa immagine, grazie al trucco, il suo viso si sdoppia dando vita a due donne diverse. La realtà alterata creata dalla giovane artista ipnotizza lo spettatore e mette alla prova la sua percezione. BILANCIA: Un volto si rivela Oleg Shuplyak (23 settembre 1967) è un artista ucraino che crea immagini capaci di ingannare gli occhi e la mente. In questo dipinto ad olio, intitolato “Galileo”, le costellazioni dello sfondo e l’astronomo in primo piano concorrono a formare una figura secondaria, nascosta anche se in bella vista. Se l’attenzione è portata appunto sullo sfondo le forme in primo piano assumono un significato diverso ed ecco che compare il volto di Galileo. SCORPIONE: Illusione e realtà In quest’opera, intitolata “La condizione umana” il pittore belga René Magritte (21 novembre 1898 - 15 agosto 1967) ci presenta un “quadro nel quadro” e ci fa riflettere sul confine tra realtà e rappresentazione. Ad un primo sguardo il panorama che si vede dalla finestra sembra reale ma guardando più attentamente si nota che parte del paesaggio è un dipinto posizionato su un cavalletto davanti alla finestra. Ma questo ci porta a considerare che anche il resto di ciò che vediamo è in realtà un quadro… E ciò che vediamo intorno a noi è realtà o rappresentazione?
SAGITTARIO: Guardare più lontano Gli stereogrammi sono immagini con dentro un “segreto”: pur essendo bidimensionali, possono rivelare figure tridimensionali. Per vederle è necessario focalizzare lo sguardo su un punto che stia oltre l’immagine in modo da variare l’angolo di prospettiva. I nostri occhi, grazie alla loro posizione, mandano al cervello due “fotografie” leggermente diverse dello stesso oggetto osservato. Combinate insieme queste due immagini ci danno il senso di profondità, ovvero la terza dimensione. Guardando uno stereogramma gli occhi devono sfuggire alla normale messa a fuoco che in questo caso produce un’immagine piatta, facendo convergere il fuoco oltre l’immagine stessa. Ecco allora emergere dallo sfondo una figura a 3D.
CAPRICORNO: Non accontentarsi della prima impressione Questo disegno intitolato “Mia moglie e mia suocera” è del fumettista britannico William Ely Hill (19/01/1887–1962). Quando lo pubblicò sulla rivista umoristica americana Puck, nel 1915, l’accompagnò con la didascalia: "In quest'immagine ci sono entrambe, trovatele!”. E in effetti ci sono davvero tutte e due, basta saper guardare. ACQUARIO: Idealismo e creatività Shigeo Fokuda (4 febbraio 1932 – 11 gennaio 2009) disegnatore giapponese pacifista e ambientalista, ispirato da Escher, disegnò diverse illusioni ottiche nel suo caratteristico stile essenziale, colorato e giocoso. In questa immagine ci illude con una prospettiva impossibile. PESCI: Nuotando nello sfondo Gianni Sarcone (Vevey, 20 marzo 1962) artista, scrittore e inventore, appassionato del fenomeno della percezione visiva, ha scritto una quarantina di libri sui giochi di percezione e sul meccanismo che collega gli organi della vista all’interpretazione mentale. In questa immagine dal titolo “Wind of freedom”, il velo verde tenuto da una figura femminile che corre sembra trasportato dal vento delle linee grafiche dello sfondo.
ARIETE: Trasformare gli elementi “Autunno” è un’opera di Giuseppe Arcimboldi o Arcimboldo (5 aprile 1526 – 11 luglio 1593) il pittore italiano famoso per i suoi bizzarri ritratti ottenuti assemblando elementi naturali o oggetti. I suoi quadri suscitano meraviglia e anche un sorriso e danno l’idea che l’autore si diverta a giocare con questa sorta di puzzle strampalato. Arcimboldo invita però anche l’osservatore ad una riflessione più profonda: guardando oltre l’apparenza delle cose, la natura rivela un senso di unità ed un significato che trascende le singole parti.
Un personaggio del Toro: Richard Adams
Gli animali non si comportano come gli uomini. Se devono battersi, si battono. Se devono uccidere, uccidono. Ma non usano la loro intelligenza per trovar la maniera di arrecar danni alle altre creature, di avvelenar loro la vita. Essi hanno dignità, hanno animalità.
Richard Adams, scrittore britannico, animalista ed ecologista, è l’autore di una ventina di romanzi, alcuni dei quali hanno animali come protagonisti. La sua fama però rimane legata alla sua prima opera, La collina dei conigli, titolo originale Watership Down, il libro che racconta l’epopea di un gruppo di conigli alla ricerca di un posto migliore per vivere. L’idea di questa storia nasce durante un lungo viaggio in auto, durante il quale lo scrittore inventa e racconta, alle sue figlie Juliet e Rosamond, le avventure di Quintilio e dei suoi amici. Inizialmente il romanzo non incontra il favore degli editori ma un po’ alla volta il successo comincia ad arrivare e in quello che era nato come un racconto per bambini, i lettori cominciano a scoprire significati ben più profondi fino a leggerlo come una storia simbolica sulla ricerca della felicità, sulla capacità di reagire in modo positivo agli eventi traumatici e alle sventure che si incontrano nella vita. Pubblicato la prima volta nel 1972, La collina dei conigli venderà in tutto il mondo, più di cinquanta milioni di copie, diventerà una serie televisiva e un film d’animazione e convincerà Adams a diventare a tutti gli effetti uno scrittore.
Richard Adams è il nostro ospite del mese in rappresentanza del Segno del Toro, di cui incarna molto bene alcuni tratti fondamentali. Innanzi tutto la fermezza nel mantenere le sue convinzioni, con grande semplicità. A chi insiste sui significati nascosti nel suo primo romanzo risponde che è solo un libro: lo può leggere chiunque lo trovi divertente, che abbia 6 anni o che ne abbia 66. È del Toro anche il senso pratico che gli fa riconoscere meglio riuscire in una cosa possibile che non riuscire in una impossibile e infine il legame forte con la natura, la Terra e i suoi abitanti. A meno che gli uomini non li distruggano come hanno già fatto con il moa neozelandese, con il dodo e con l'alca gigante, - afferma - gli uccelli, i pesci e gli animali terrestri continueranno a vivere la loro vita con suprema adattabilità, molto tempo dopo la nostra scomparsa dalla Terra. Infatti gli animali sono forti a causa della loro umiltà, così come noi siamo deboli per il nostro orgoglio.
Richard George Adams nasce il 9 maggio 1920 a Newbury, nel Berkshire, in Gran Bretagna. Figlio di un medico, studia alla Horris Hill School a Newbury, al Bradfield College nel Berkshire e al Worcester College di Oxford. Si laurea nel 1948 in storia moderna, dopo aver prestato il servizio militare durante la seconda guerra mondiale. Trova lavoro come dipendente pubblico presso il Department of Agricolture e Department of the Environment, dove rimane fino al 1974. Comincia a scrivere di notte il romanzo che poi lo convincerà a lasciare il lavoro per fare dello scrivere la sua professione. Ne La collina dei conigli Adams trasferisce l’amore per gli animali che sente fin da bambino e che lo porterà a diventare presidente della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, nel 1982 e, a candidarsi, nel 1983, alle elezioni politiche con il proposito di presentare una piattaforma di legge per vietare la caccia alla volpe. Mentre racconta l’avventura dei conigli non si limita a parlare degli eventi che man mano i protagonisti si trovano a vivere ma riconosce loro la dignità di popolo, con una sua lingua, una sua organizzazione sociale, una sua filosofia. Tanto tanto tempo fa, Frits creò il mondo. Creò tutte le stelle del firmamento, e anche il mondo è una stella. Lui le creò spargendo per il cielo i suoi cacherelli, ecco perché l'erba e le piante crescono così fitte a questo mondo. Frits creò gli animali della terra e gli uccelli dell'aria, però appena creati tutti quanti erano uguali. E il coniglio e la volpe erano amici, e mangiavano l'erba. Nel 1974 pubblica La valle dell’orso (titolo originale Shardik), nel 1977 I cani della peste in cui affronta il tema dello sfruttamento degli animali a scopo di ricerca da parte degli esseri umani. Seguono altri romanzi ma nessuno con il successo de La collina dei conigli. Richard Adams lascia questo mondo, dove tanto resta da fare e così poco se ne sa, il 24 dicembre 2016 a Whitchurch nello Hampshire, dove viveva con la moglie Elisabeth.
APRILE 2019 UFO e Zodiaco
Guardare il cielo significa imparare a conoscere pianeti, stelle e galassie ma offre anche l’occasione di osservare a volte oggetti non identificabili. Se il cielo di per sé ci pone tanti interrogativi sul senso di essere qui su questo piccolo pianeta, affacciati sull’immensità, e sull’esistenza di altre “umanità sorelle”, vedere luci misteriose ci fa moltiplicare le domande ed esplodere la curiosità. Per affrontare questo affascinante argomento ci siamo serviti del testo Alla ricerca di intelligenze diverse di Giancarlo Barbadoro, utilizzandolo come una vera e propria mappa per orientarci nel complesso panorama dei casi di avvistamento e contatto con esseri di altri mondi. Giancarlo Barbadoro ci guida nel grande “mare” dei casi, delle testimonianze, delle immagini e dei documenti presentandoli in un’ottica personale e coinvolgente. In un’indagine a tutto campo ci parla di misteriose luci nei cieli, di incontri straordinari, di testimonianze antiche e attuali, di esseri che convivono con noi ma in fondo ci sono alieni, come gli altri animali. La presenza di altra vita nello spazio, l’opportunità di incontro con esseri di altri mondi e la possibilità che essi siano già qui sulla Terra e magari da molto tempo, porta a relativizzare il nostro modo di vivere, a chiederci che cosa sia la vita e che cosa rappresenti il fenomeno dell’intelligenza all’interno di questo straordinario luogo chiamato Universo. Senza pretendere di essere esaustivi sull’argomento abbiamo scelto dodici dei casi presentati nel libro, elencandoli in base alla data e quindi al Segno dello Zodiaco. Così dalla sovrapposizione di queste due mappe, quella costituita dal libro e quella dello Zodiaco, è nato questo scritto che, speriamo, dia un contributo a far conoscere o ricordare eventi che stranamente tendono ad essere messi da parte, come se non ci riguardassero e che invece hanno la capacità di farci alzare la testa dalle solite occupazioni quotidiane e farci riflettere su dove ci troviamo, chi siamo, che cosa possiamo fare e quale sia il nostro destino. ARIETE: Affrontare con slancio i problemi 4 aprile 1966 - Gerald R. Ford, allora rappresentante del quinto distretto del Michigan e futuro presidente degli USA, invita il Congresso a condurre un’ inchiesta sulla questione degli UFO, dando voce alla preoccupazione della popolazione per il numero crescente degli avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Ford, chiedendo trasparenza al Governo su questo tema, toglie il fenomeno UFO dalla ridicolizzazione a cui era sottoposto. Ford stesso afferma: Quelli che scherniscono l'idea di un'indagine del congresso sugli UFO a quanto pare non sono a conoscenza del fatto che il comitato dei servizi armati della Camera abbia programmato un'audizione a porte chiuse sulla questione martedì con l'Air Force.
TORO: Dare concretezza alle intuizioni 18 maggio 1969 – Nel tempo più di un astronomo osserva sulla Luna delle “cose” che si muovono o dei lampi di luce, tanto da far ipotizzare che il nostro satellite possa essere abitato. Fantasie? Forse qualcosa di più se durante la missione lunare Apollo 10, l’astronauta Stafford venne incaricato via radio da Terra, dalla base di Huston, di osservare e fotografare alcuni incomprensibili lampi luminosi e vari bagliori che fuoriuscivano dal cratere di Aristarco proprio mentre la navicella spaziale stava orbitando intorno alla Luna. (* pag. 157)
GEMELLI: Osservare la realtà da angolature diverse 7 giugno 1948 – Gli aerei militari statunitensi inseguono un grande disco d'argento per tutto il Texas, prima di vederlo precipitare a circa 30 miglia a sud-sud-ovest di Laredo. Sul posto dell’impatto arriva una squadra militare che recupera l'UFO e il corpo del suo occupante alieno. È un caso analogo all’incidente di Roswell avvenuto l’anno precedente e come quello, nonostante siano state pubblicare fotografie che ne documentano la realtà, rimane avvolto nel mistero.
CANCRO: Quando il fantastico irrompe nel quotidiano 8 Luglio 1947 - Un misterioso oggetto volante cade in un ranch vicino a Roswell, New Mexico, ne dà l’annuncio il proprietario del ranch, Bill Brazer. I giornali locali riportarono la notizia e i racconti dei testimoni che riferiscono della presenza di corpi alieni tra i rottami del velivolo, portati via dai militari. Grady L. Barnett, ingegnere civile e testimone dell’evento dichiara in proposito che sembravano umani ma non erano umani, le teste erano rotonde, gli occhi erano piccoli e non avevano capelli. Gli occhi erano stranamente distanziati. Erano abbastanza piccoli per i nostri standard e le loro teste erano molto più grandi in proporzione ai loro corpi a differenza della struttura umana. I loro abiti sembravano essere delle tute ed erano di colore grigio. Non si vedevano bottoni, cinture o chiusure lampo… (* pag. 163) Già il giorno dopo il governo e l’esercito degli Stati Uniti smentiscono la notizia del ritrovamento di un disco volante e parlano del recupero dei rottami di un pallone sonda utilizzato da una stazione meteorologica del luogo per rilevare la velocità e la direzione dei venti ad alta quota. Nonostante la smentita ufficiale il caso Roswell continua a suscitare interesse in tutto il mondo. LEONE: Trarre lezione dal passato 7 agosto 1566 - Un salto indietro nel tempo ci porta a Basilea nel XVI secolo. Un foglio dell’epoca documenta, con immagine e parole, ciò che videro nel cielo i cittadini, quel giorno. Una miriade di dischi volanti invase letteralmente il cielo della città lasciando attoniti i suoi abitanti. L’immagine è accompagnata dal commento di Samuel Koch: La mattina del 7 agosto 1566 moltissime persone, spaventate, videro dei grandi dischi di colore scuro apparire in cielo e fu come se estate e inverno fossero giunti nello stesso momento, con fumi e nebbie, calore intenso, spari e cannonate. Questi oggetti, così numerosi da oscurare il Sole, volavano a grande velocità come se stessero danzando o combattendo. Alcuni, che sembravano sparare colpi di cannone, divennero di colore rosso ardente.
VERGINE: Quando la ragione deve far posto all’incredibile 19 settembre 1961 – È la data di uno dei più famosi casi di abduction, quello dei coniugi Hill. È sera e, mentre tornano in auto a Porthsmouth da una vacanza in Canada, Betty e Barney Hill, con il loro cane, scorgono una strana luce che prima scambiano per un aereo o elicottero. Quando la luce si avvicina vedono che si tratta di un velivolo dalla forma di sigaro con finestrelle da cui si notano delle forme di forma umanoide. Il velivolo atterra e i coniugi dapprima incuriositi si avvicinano ma poi spaventati fuggono, risalgono in macchina e tornano a casa. Parlano della strana avventura solo con la sorella di Betty, poi riprendono la loro vita normale. Una serie di incubi di Betty e degli strani malesseri di Barney li portano a cercare aiuto da uno psichiatra che constatando delle strane amnesie nei suoi due pazienti, consiglia delle sedute di ipnosi per indagare su cosa cerchino di dimenticare. Entrambi, anche se le sedute vengono effettuate separatamente, raccontano di essere stati all’interno del velivolo e di essere stati sottoposti ad una serie di esami medici da creature aliene.
BILANCIA: Straordinarie rivelazioni 27 settembre 1989 - Nel parco principale di Voronezh, città russa a sud di Mosca, atterra un misterioso oggetto luminoso di grandi dimensioni, e di forma circolare. È pomeriggio e il parco è pieno di gente che assiste allo strano evento. Dall’oggetto escono tre esseri alieni, due dei quali vengono descritti come giganteschi, alti circa tre metri. Le testimonianze più vivide sono fornite dai bambini presenti. Dopo una breve sosta i visitatori risalgono sull’UFO che riparte e velocemente scompare nel cielo. La notizia rimbalza su tutti i giornali suscitando grande stupore e interesse da parte del pubblico internazionale ma in breve tempo sparisce dai media, proprio come l’UFO era sparito nel cielo. SCORPIONE: Un messaggio di rinascita 20 novembre 1952 - George Adamski fotografa un oggetto volante non identificato nel Desert Center dell’Arizona, nel tentativo di documentare la presenza dei suoi interlocutori alieni. Adamski è uno tra i più famosi contattisti. Inizia il suo dialogo con esseri provenienti da altri mondi utilizzando la planchette, lo strumento usato per esperimenti di natura extrasensoriale. Afferma di essere entrato in contatto con un essere alto, biondo e portatore di un messaggio di pace. La sua esperienza è criticata e a volte anche ridicolizzata, per contro negli anni ’60 viene ricevuto da molti capi di stato e, in udienza privata, dal papa Giovanni XXIII. SAGITTARIO: Guardando lontano 6 dicembre 1978 - È nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978, presso Marzano, una frazione di Torriglia, paese dell'entroterra genovese, che comincia l’avventura del metronotte Pier Fortunato Zanfretta. Durante un normale giro di controllo inspiegabilmente cambia il suo percorso abituale. Giunge così all'ultima villa della frazione, "Casa Nostra". Qui scorge alcune luci bianche muoversi proprio dinanzi alla facciata dell'abitazione. Intuendo che poteva trattarsi di un furto in corso, ferma l'auto, una 126 munita di radiomobile, ma, mentre cerca di comunicare con la centrale, la radio, le luci e tutti i circuiti elettrici cessano di funzionare. Impugnate pistola e torcia elettrica si avvicina alla villa e dinanzi allo spigolo di un dei muri della casa, riceve un violenta spinta che lo butta a terra; si rialza, si volta, e vede una creatura alta tre metri dalla pelle molle e verde, con occhi fiammeggianti e una specie di spine ai due lati della testa. L'incontro si rivela traumatico. Alla fine, terrorizzato, Zanfretta si precipita oltre il cancello e, dopo aver udito un sibilo fortissimo e aver scorto una sagoma luminosa sfecciare verso il cielo, giunge all'auto, la cui radio aveva nel frattempo ripreso a funzionare, e dà l'allarme. Un'ora dopo, i colleghi lo ritroveranno in stato di shock e col corpo e i vestiti caldi e asciutti, nonostante l'ora notturna e la stagione. Nel prato antistante la villa, il giorno successivo i carabinieri riscontreranno una evidente traccia circolare. (**) Questo è il primo di tutta una serie di incontri che costellano la vita di Pier Fortunato Franzetta e fanno di lui il protagonista del più famoso e documentato caso italiano di incontro ravvicinato con esseri provenienti da altri mondi.
CAPRICORNO: Senza paura 7 gennaio 1978 - Sono le due del pomeriggio quando a Medisonville nel Kentuky, decine di persone telefonano alla polizia dichiarando di aver visto un oggetto misterioso, di forma circolare, sorvolare la città. Il capitano Thomas Mantell è incaricato dal comando di Fort Knox di guidare una squadriglia di caccia all’inseguimento dell’oggetto. Quando l’oggetto sale rapidamente di quota solo il capitano Mantell continua a seguirlo e, mantenendo il contatto radio con la base dichiara di averlo raggiunto, di vedere degli oblò da cui si affacciano delle sagome di forma umana. Poi si schianta con il suo aereo contro l’oggetto. È da questo avvenimento che prenderanno il via alcuni progetti di ricerca sulla presenza degli UFO tra cui il famoso progetto Blue Book. ACQUARIO: Saper cogliere l’attimo 4 febbraio 1967 - È la data in cui il Lunar Orbiter 3, riprende immagini dell’altra faccia della luna che permisero agli scienziati la localizzazione dei punti di emissione di fasci luminosi che da Terra si vedevano uscire di tanto in tanto da dietro il bordo lunare. L’osservazione confermò la loro esistenza, senza pur tuttavia consentire una possibile spiegazione del fenomeno. (* pag. 108) L’Orbiter 3 era un veicolo spaziale lanciato dalla NASA nel 1967 come parte del Lunar Orbiter Program, progettato principalmente per fotografare aree della superficie lunare per la conferma di siti di atterraggio sicuri per le missioni Surveyor e Apollo. PESCI: Dallo spazio profondo 13 marzo 1997 - Un enorme UFO di forma triangolare sorvola lentamente e in assoluto silenzio il cielo dell’Arizona. I testimoni dell’evento sono migliaia. Addirittura in alcuni stadi vengono sospese le partite di football: giocatori e spettatori stanno con il naso in su ad osservare l’incredibile oggetto volante. Nonostante le molte testimonianze, i filmati, le fotografie, le richieste di indagare il fenomeno da parte della popolazione, anche questa volta alla fine i contorni della vicenda si sfumano e tutto rimane indeterminato quasi si fosse trattato di un sogno collettivo. (*) Giancarlo Barbadoro - Alla ricerca di intelligenze diverse – Edizioni Triskel (**) www.merlino.org/zanfr.htm
Un personaggio dell’Ariete: Leonard Nimoy
Questa è la vera esplorazione che vi attende! Non fare la mappa delle stelle e studiare le nebulose ma tracciare le ignote possibilità dell’esistenza.
Il signor Spock nasce l’8 settembre 1966, quando va in onda Oltre la galassia, l’episodio pilota della serie tv Star Trek, ma l’uomo che gli dà il viso e l’anima, Leonard Nimoy, nasce il 26 marzo 1931, a Boston nel Massachussett, sotto il Segno dell’Ariete. Del suo Segno zodiacale interpreta lo slancio con cui affrontare la vita, la capacità di interazione dinamica, che lo porterà a misurarsi con molteplici forme d’arte e di espressione. Figlio di immigrati ebrei provenienti dall’Ucraina, Leonard comincia a lavorare fin da bambino, come lustrascarpe e venditore di giornali e fin da piccolo comincia a recitare, la prima volta a soli 8 anni. Avrà i suo primo ruolo da protagonista a 17 anni in Awake and Sing, di Clifford Odets. Si diplomerà al Boston College nel 1953, studierà fotografia a Los Angeles, all'Università della California, senza però conseguire la laurea. Tra il momento in cui diventa il Signor Spock e quello in cui lascia la sua casa di Boston, per iniziare una carriera da attore, passeranno circa vent’anni, durante i quali Leonard, che riesce ad ottenere solo piccole parti in produzioni poco importanti, accetta ogni tipo di lavoro per mantenersi.
Di volta in volta venderà aspirapolveri, sarà gelataio, taxista o amministratore di condomini. Ma non perde mai la sua vocazione di attore e finalmente incontra il suo personaggio, il Signor Spock, che non acquisirà da Leonard solo quel viso dai tratti particolari ma anche la sua anima. Leonard trasforma quel personaggio, che nelle intenzioni degli autori doveva essere secondario, in quello che tutti i trekkies amano. Il dottor Spock è figlio di una donna terrestre e di un vulcaniano. Così lui sa capire le tempeste del cuore che confondono gli umani ma conosce anche l’armonia che nasce dal saperle relativizzare, sa sorridere delle morali e dei luoghi comuni terrestri che la visione più aperta, appresa su Vulcano, gli mostra nella loro banalità. Leonard Nimoy e il dottor Spock sono diventati una sola persona. Il Dottor Spock a volte diventa un po’ “ingombrante” e Leonard cerca di prendere le distanze dal suo alter ego.
NON sono Spock, titola la sua prima autobiografia, del 1975, ma poi non riesce a rinnegare il legame profondo con il suo personaggio e così intitola Sono Spock la seconda autobiografia, scritta vent’anni dopo, nel 1995. Leonard per certi versi è un “uomo del futuro” ed esprime questa sua identità attraverso quel personaggio che ha il suo viso e le orecchie a punta. È un uomo del futuro perché esprime concetti decisamente all’avanguardia rispetto agli anni sessanta. Voi umani pretendete di essere illuminati - fa dire a Spock - eppure continuate a mangiare gli animali! Figlio di un vulcaniano Spock ha ereditato la capacità di fondere la propria mente con quella degli altri esseri e questo gli rende inconcepibile il mangiare la carne. In un’altra puntata entrerà in conflitto con il dottor McCoy, medico di bordo, a proposito dell’uso di cavie per esperimenti scientifici. Altre volte ribadirà che nessuna specie può permettersi di vivere a discapito delle altre. Leonard ama gli animali ed è vegetariano anche nella vita di tutti i giorni. Al di là dell’identificazione nel personaggio che gli ha dato la fama e la possibilità di esprimere ciò che aveva nel cuore, Leonard è un uomo dall’intelligenza brillante ed un artista poliedrico. Attore, cantante, amante della pittura con una particolare predilezione per Vincent Van Gogh, poeta, fotografo e regista raccoglie consensi e soddisfazioni in diversi campi artistici. Come regista dirige tra l’altro il terzo e il quarto film di Star Trek, e Tre scapoli e un bebè con Tom Selleck. Pubblica sette libri di poesie, incide un disco come cantante e le sue fotografie sono esposte nel Museo d’Arte Contemporanea del Massachussett. Nel marzo del 2010, dopo aver interpretato il dottor William Bell nella serie tv fantascientifica Fringe, annuncia il suo ritiro dalle scene. Muore il 27 febbraio 2015, a 83 anni e prima di andarsene da questo mondo, lascia un saluto in un tweet: La vita è come un giardino: i momenti perfetti possono essere vissuti, ma non conservati , tranne attraverso i ricordi. Lunga vita e prosperità.
MARZO 2019 Artisti uniamoci per gli animali
“Vogliamo creare uno spazio per tutti quegli artisti (musicisti, scrittori, pittori, registi, attori) che sentono amore per gli animali e non si rassegnano a vederli maltrattati. Desideriamo unirci a tutti coloro che intendono dedicare la loro arte alla difesa dei diritti degli animali e fare in modo che si crei una rete internazionale di aiuto ai nostri fratelli che sono gli schiavi del terzo millennio.” Così Rosalba Nattero, voce e leader del gruppo musicale LabGraal, presenta United Artist for animals, un sodalizio di intenti nato da una sua idea che ha immediatamente coinvolto gli altri membri del gruppo e che si sta allargando a macchia d’olio con la partecipazione di tanti artisti che hanno a cuore la condizione degli animali. Il LabGraal, gruppo di keltic rock, è sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei più deboli o di coloro che sono vittima di ingiustizie e i cinque musicisti che lo compongono hanno spesso dedicato la loro musica alla causa animalista e antispecista. La sensibilità è una caratteristica dell’animo degli artisti e alimenta quel dialogo speciale con l’esistenza che fa scaturire la creatività e allora come restare indifferenti davanti alla condizione assurda in cui gli animali non umani sono relegati? Gli artisti uniti dall’amore per gli animali potrebbero dare un enorme impulso ad un cambiamento radicale nella cultura di tutto il mondo per un futuro migliore e più giusto per tutti. Se a tutti i figli di Madre Terra deve essere riconosciuto il diritto alla vita, alla gioia di vivere, alla libertà e alla spiritualità, come afferma il Manifesto degli artisti. questo vale davvero per tutti e la diffusione dell’antispecismo diventa la strada per costruire, partendo da subito, un domani migliore per nostro pianeta. Gli artisti che intendono unirsi a noi possono fare richiesta via mail all'indirizzo Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , allegando il curriculum artistico oppure scriverci sulla nostra pagina Facebook.- dice Rosalba Nattero - E' accettata qualsiasi forma d'arte: musica, teatro, cinema, poesia, danza, fotografia, pittura, letteratura. Unici requisiti: amare gli animali ed essere antispecisti. Senza alcuna bandiera politica. Per tutti color che vogliono conoscere meglio questa iniziativa rimandiamo al sito www.artistsunitedforanimals.org
Ci auguriamo che tutte le stelle siano favorevoli alla crescita di questo progetto e, un po’ facendoci ispirare e un po’ per sostenerlo, utilizzando il linguaggio dello Zodiaco, proponiamo le riflessioni di dodici artisti, tra quelli che nel tempo hanno mostrato sensibilità per i nostri fratelli animali, cominciando dal Segno che governa questo periodo dell’anno. PESCI: L’intuizione si trasforma in immagini e parole Perché amo gli animali? Perché io sono una di loro. Alda Merini (1931-2009) poetessa italiana ARIETE: Il bisogno d trasformare la realtà circostante L’uomo è un animale addomesticato che per secoli ha comandato sugli altri animali con la frode, la violenza e la crudeltà. Charlie Chaplin (1889-1977) attore britannico TORO: La capacità di andare al cuore delle questioni Vuoi essere simile agli dei? Sii misericordioso con gli animali: la dolce misericordia è il vero segno di nobiltà. William Shakespeare (1564-1616) drammaturgo inglese GEMELLI: Guardare il mondo da un altro punto di vista Bisognerebbe fare una cucina senza crudeltà, perché secondo me [...] durante la vita degli animali non possiamo renderli infelici. Elio Fiorucci (1935-2015) stilista italiano
CANCRO: La ricerca del significato profondo delle cose La protezione degli animali è, prima di tutto, una espressione di civiltà. Più un Paese è civile e più si manifesta in esso, spontaneamente e naturalmente, il senso del dovere che incombe all’uomo e, per l’appunto, all’uomo civile, di proteggere e difendere i deboli. Nella categoria dei deboli stanno anzitutto gli animali, che sono esseri dipendenti esclusivamente dalla volontà dell’uomo. Questo non bisogna dimenticare. La protezione dei deboli non è soltanto una prova di bontà, ma ancora più una prova di educazione morale. Giorgio De Chirico (1888-1978) pittore italiano LEONE: Saper guardare al passato per trarne lezione Dicono di avere abolito i sacrifici animali! Soltanto il rito hanno abolito: li sterminano ininterrottamente, illimitatamente, senza bisogno: il sacerdote si è fatto industria. Guido Ceronetti (1927-2018) poeta e filosofo italiano VERGINE: Interpretare con logica gli eventi Ci sono due cose che mi hanno sempre sorpreso: l’intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. BILANCIA: L’ingiustizia è insopportabile Nel 1962, andai alla televisione francese per denunciare le condizioni dei macelli. È stato allora che sono diventata consapevole dell'orrore degli allevamenti intensivi, dei trasporti e dell'uccisione degli animali d'allevamento. Sono sempre stata sensibile alle sofferenze degli animali, ma da allora in poi mi sono rifiutata di essere complice di queste morti disumane industrializzate. Brigitte Bardot (1934) attrice francese
Gli animali umani, che incarcerano, mangiano e sfruttano gli animali non umani, fingono che questi non sentano dolore. È necessaria infatti una netta distinzione tra noi e loro, se vogliamo farne ciò che vogliamo, se li indossiamo e li mangiamo senza avvertire rimorsi o sensi di colpa. Gli umani, che spesso si comportano con crudeltà verso gli animali, vogliono credere che essi non possano soffrire. In realtà il comportamento degli animali dimostra il contrario: essi sono troppo simili a noi. Carl Sagan (1934-1996) scrittore statunitense
Quando si sceglie di vivere con un cane, è per la vita. Non lo si abbandona. Mai. Mettetevelo bene in testa prima di adottarne uno. Daniel Pennac (1944) scrittore francese CAPRICORNO: Pragmatico anche nel sogno e nella speranza Io, io vorrei che tu sapessi nuotare David Bowie (1947-2016) cantautore britannico Questi versi sono tratti dal brano Heroes, che è diventato un inno degli attivisti per i diritti degli animali, dopo essere stato inserito nella colonna sonora del documenario The Cove (2009) sul massacro annuale dei delfini nella baia di Taiji in Giappone. Bowie, animalista, teneva molto a questo progetto e aveva concesso la sua canzone riducendo i diritti d’autore ad una cifra simbolica. ACQUARIO: Capace di relativizzare se stesso Il cane possiede la bellezza senza la vanità. Lord Byron (1788-1824) poeta inglese
Un personaggio dei Pesci: Michel de Montaigne
È per la vanità di questa stessa immaginazione che egli (l’uomo) si uguaglia a Dio, che si attribuisce le prerogative divine, che trasceglie e separa se stesso dalla folla delle altre creature, fa le parti agli animali suoi fratelli e compagni, e distribuisce loro quella porzione di facoltà e di forze che gli piace. Come può egli conoscere, con la forza della sua intelligenza, i moti interni e segreti degli animali? Da quale confronto fra essi e noi deduce quella bestialità che attribuisce loro?
Michel de Montaigne è considerato uno dei precursori dell’illuminismo e una voce importante della costruzione del pensiero filosofico moderno. Ispirato da Seneca, Catone e Plutarco influenzerà a sua volta Rousseau, Pascal, Emerson, Nietzsche e Cioran. Vive in un momento storico di grandi cambiamenti, nell’epoca della rivoluzione copernicana, dell’inizio della conquista del Nuovo Mondo, di nuove importanti scoperte nel campo della scienza che mettono in crisi le certezze del secoli precedenti. La provvisorietà della condizione umana colpisce Michel e diventa il centro del suo pensiero. Michel arriva ad accettare la vita con le sue contraddizioni e gli errori che comporta. Non sapendo dove la morte ci attenda, attendiamola dappertutto. La premeditazione della morte è premeditazione della libertà. Chi ha imparato a morire ha disimparato a servire. C’è, in Michel de Montaigne, un sorridente disincanto, rispetto alla vita, legato ad una profonda sete di libertà. Per lui la vita è un sogno e la natura non è altro che una poesia enigmatica, ma è così assetato di libertà che -dice- mi sentirei a disagio anche se mi venisse vietato l’accesso ad un qualsiasi angolo sperduto dell’India. La sua opera fondamentale sono i Saggi a cui lavora praticamente tutta la vita. E’ un’opera particolare che ha come soggetto lui stesso ma, poiché ogni uomo porta l’intera impronta della condizione umana, i Saggi parlano dell’umanità. Michel afferma di essere un uomo comune, se non per il fatto di ritenersi un uomo comune, quindi come tutti gli altri una creatura imperfetta, costituita da una specie di puzzle di pezzi diversi non ben incastrati tra loro, e in quanto imperfetto l’uomo non può essere il centro dell’Universo. Non può nemmeno essere considerato superiore alle altre creature con le quali condivide la stessa condizione, vivendo con loro sotto lo stesso cielo e andando come loro incontro alla morte.
Quale delle nostre facoltà non troviamo nelle opere degli animali? Noi constatiamo ampiamente, nella maggior parte delle loro opere, quanta superiorità abbiano gli animali su di noi, e quanto la nostra arte sia insufficiente a imitarli. E nemmeno un popolo può considerarsi migliore di un altro che abbia differente cultura, anzi proprio i popoli considerati selvaggi hanno qualcosa da insegnare a quelli che si arrogano il diritto di definirli barbari, perché la loro maggiore vicinanza alla natura se mai li rende migliori. Nel saggio Della crudeltà, condanna l’arroganza della caccia, pratica che colpisce esseri innocenti e senza difese verso i quali l’uomo dovrebbe provare compassione e rispetto anziché esercitare una sovranità immaginaria. Michel de Montaigne è qui in rappresentanza del Segno dei Pesci di cui ben interpreta la sensibilità, l’intuizione profonda e quel modo tutto particolare di introiettare la realtà, di indagarla da dentro, sentendosene parte. Lui stesso descrive dichiara di avere un’indole tra il gioviale e il malinconico che è molto caratteristica del Segno. Si descrive anche fisicamente: corporatura robusta e forte, statura un po' sotto la media, viso non grasso ma pieno e mani impacciate. Michel de Montaigne nasce il 28 febbraio 1533 nel castello di Saint Michel de Montaigne nel Périgord, nel sud-ovest della Francia. Impara il latino come lingua madre dal suo precettore e riceve un’educazione molto libera, secondo i principi dell'umanesimo del XVI secolo. A tredici anni va al collegio della Guyenne a Bordeaux, dove studia francese, greco antico, retorica e teatro. In seguito studierà diritto e questo gli consentirà, nel 1557 di diventare consigliere alla Cour des Aides di Périgueux che in seguito sarà unita al Parlamento di Bordeaux. Sarà consigliere per tredici anni, poi dal 1561 al 1563 farà parte della corte di Carlo IX. Proprio durante la sua attività di consigliere stringe una profonda amicizia con Étienne de La Boétie, suo collega, di tre anni più anziano.
Nell'amicizia di cui parlo, esse (le anime) si mescolano e si confondono in un connubio così totale da cancellare e non ritrovar più la commessura che le ha unite. Se mi si chiede di dire perché l'amavo, sento che questo non si può esprimere che rispondendo: "perché era lui; perché ero io.“ La morte prematura di Étienne lascerà un segno profondo nell’animo di Michel e l’influenza di dell’amico resterà fondamentale nello sviluppo del suo pensiero. Altre date significative della sua vita sono il 1565 quando sposa Françoise de La Chassaigne, più giovane di lui di dodici anni, da cui avrà sei figlie, il 1568 quando gli muore il padre, a cui è molto legato e il 1570, quando si ritira nelle sue terre per dedicarsi allo studio, alla riflessione e alla stesura dei Saggi, sua opera principale che sarà pubblicata postuma nel 1580. E’ al terzo piano della Tour de la librairie (torre della biblioteca) che Michel ha il suo studio ed è lì che si concentra e scrive. È di forma rotonda con un solo lato dritto, tre finestre di ampia e libera prospettiva. Mi piace che sia un po' inaccessibile. Sotto di me vedo il giardino, la corte, il cortile e tutte le parti della casa. Qui sfoglio ora un libro, ora un altro, senz'ordine e senza programma, come capita; ora fantastico, ora annoto e detto, passeggiando, queste mie idee Anche se la vita lo coinvolge in eventi, Michel appena termina gli impegni torna sempre nella sua torre a meditare e scrivere. Le guerre di religione lo vedono agire da moderatore tra Enrico III ed Enrico di Navarra, cattolico il primo e protestante il secondo. Nel 1580 e 1581 viaggia in Francia, Svizzera, Germania e Italia. Al ritorno viene nominato Sindaco e svolge il suo incarico, poi ritorna a scrivere. Muore il 13 settembre 1592 mentre lavora ad una revisione ai suoi Saggi. Di lui Nietzsche dirà: Che un tale uomo abbia scritto, ha accresciuto il nostro piacere di vivere su questa terra. Un altro personaggio che esprimerà grande ammirazione per Michel de Montaigne sarà Salvador Dalì che nel 1946 accetterà di illustrare un’edizione speciale dei Saggi. A noi piace immaginare Michel mentre gioca con la sua gatta, sorridente, sereno e curioso della vita: Quando gioco con la mia gatta, chi sa se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei? Platone, nella sua descrizione dell'età dell'oro sotto Saturno, annovera fra i principali vantaggi dell'uomo di allora la possibilità che egli aveva di comunicare con le bestie, e informandosi e imparando da loro, conosceva le vere qualità e differenze di ciascuna di esse; in tal modo egli acquistava un'estrema perspicacia e saggezza mediante cui conduceva una vita di gran lunga più felice di quanto noi sapremmo fare.
FEBBRAIO 2019 Feste celtiche: Imbolc la festa della luce
Imbolc, Shuda Nor nell’antica lingua dei nativi europei, è la festa della Luce. Posta al culmine dell'inverno, a metà tra il Solstizio d'inverno e l'Equinozio di primavera celebra appunto la luce, quella del sole che torna a prendere forza e preannuncia il rifiorire della vita dopo la pausa invernale, quella del fuoco come elemento purificatore e quella dello spirito che illumina il cammino di evoluzione individuale. Secondo le antiche leggende ricorda storicamente l’inizio della civiltà, quando gli uomini ricevettero in dono, dai saggi della Hnah-a-mar, il candeliere a tre braccia, il Siv’nul. Alla luce del Siv’nul gli uomini potevano incontrarsi in pace, superando le loro differenze, riconoscendo di appartenere ad un’unica esperienza che comprendeva tutti e tutto.
Imbolc è un momento di purificazione, per questo simbolicamente vengono accese le candele e rappresenta anche una tappa importante del proprio cammino interiore, un momento di messa a fuoco della propria esperienza, la preparazione alla conquista di tappe successive. Imbolc è collegata a Brigit, la dea bianca, la splendente che sovraintendeva alla nascita e alla morte, quindi al passaggio da una dimensione all’altra.
Imbolc, come del resto tutte le altre feste antiche, venne cooptata e trasformata in festa cristiana. Alla figura della dea Brigit si sovrappongono quelle della Madonna e di Santa Brigida d’Irlanda, detta anche la Maria d’Irlanda. La santa oltre ad avere lo stesso nome della dea bianca si festeggia nello stesso giorno sacro alla dea e protegge le stesse fonti che a Brigit erano care. Santa Brigida viene inoltre rappresentata spesso con in mano una croce fatta di giunchi intrecciati che ricorda in modo evidente la croce che rappresenta il ciclo delle stagioni del calendario celtico. Altre curiose sovrapposizioni: la festa cristiana della Candelora si celebra nello stesso giorno di Imbolc e nelle chiese si benedicono le candele, la dea Brigit proteggeva gli animali e proprio in questo periodo, nel giorno di Sant’Antonio (17 gennaio), si benedicono gli animali, cosa peraltro abbastanza macabra visto che il santo è patrono dei macellai, nel giorno di San Biagio (3 febbraio) si benedice la gola usando due candele curiosamente tenute a croce. Ma a noi piace riaffermare lo spirito della festa antica, quella della luce del sole nel cielo e della luce che illumina il cammino interiore, quella della consapevolezza dell’esperienza vissuta che rende sicuro il passo verso nuove avventure. Per chi vuol saperne di più sul calendario celtico: Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero - LE FESTE DEI CELTI
Un personaggio dell’Acquario: Julia Butterfly Hill
Ho imparato a capire gli alberi, il loro modo di abbandonarsi per sopravvivere alle tempeste. C'è stato un momento, durante un uragano che non finiva più, che ho creduto di morire… Poi ho capito che accettare il vento era l'unica possibilità di farcela.
Così racconta Julia Hill, la ragazza sull’albero, la cui storia è quanto mai attuale in un momento in cui l’attenzione al mondo vegetale sta diventando sempre più sentita. La vicenda di Julia, che suscitò una grande eco alla fine degli anni novanta del secolo scorso, è molto interessante perché pone il rapporto con gli alberi, e quindi con il mondo vegetale nel suo insieme, sotto una luce non strettamente ambientalista. Il legame tra umani e alberi non è solo utilitaristico. Gli alberi non devono essere tutelati solo in quanto “fornitori di ossigeno” o elementi decorativi del paesaggio. Gli alberi sono esseri straordinari con cui si può avere una relazione. Julia infatti stabilisce un legame personale con Luna, la sequoia che la accoglie tra i suoi rami. È un modo nuovo di affrontare il problema del rapporto con l’ambiente, ma anche un modo antico, legato alle radici dell’umanità, come postula Giancarlo Barbadoro nell’articolo Il caso della comunità vegetale (http://www.shan-newspaper.com/web/animalismo/1549-il-caso-della-comunita-vegetale.html). In accordo con la tradizione più arcaica, comune tra i popoli naturali del pianeta, gli alberi sarebbero i nostri diretti antenati e custodi di conoscenza e saggezza. Ma torniamo al personaggio del mese, che incarna lo spirito idealista, rivoluzionario e contemporaneamente pacifista dell’Acquario. È 10 dicembre 1997 quando una ragazza di ventitré anni, Julia Hill, compie un gesto destinato ad avere un grande impatto su tutti coloro che hanno sensibilità nei confronti dell’ambiente e della vita di questo nostro pianeta, ma anche su coloro che fino a quel momento sono rimasti indifferenti a questa problematica: sale su una sequoia millenaria, della foresta di Headwaters in California, e lì rimarrà, con qualche intervallo, per circa due anni. Scopo di questo gesto? Salvare dall’abbattimento gli alberi di quel bosco. Quell’azione inconsueta, la sua forza, il suo coraggio la fanno diventare un simbolo. Molti parlano di lei, molti la sostengono e molti la contrastano ma sicuramente ottiene l’attenzione della gente e l’attenzione mediatica. Julia riesce a mettere in evidenza gli abusi fatti sull’ambiente in nome degli interessi economici, la possibilità di guardare il mondo da un’ottica diversa e anche l’opportunità che tutti hanno di non chinare la testa e di fare qualcosa per migliorare il mondo.
Julia Butterfly Hill nasce il 18 febbraio 1974 a Mount Vernon, in Virginia. Figlia di un predicatore evangelico itinerante, passa la sua infanzia in viaggio, vivendo in una roulotte che si sposta da un campeggio all’altro. Quando cresce studia gestione aziendale, marketing e pubblicità presso l'Arkansas State University. Ha una grande passione: cucinare, per questo a diciotto anni apre un ristorante. A ventidue anni è vittima di un grave incidente stradale. Viene investita da un’auto guidata da un ubriaco e sopravvive quasi per miracolo. Guarita deve sottoporsi ad una lunga riabilitazione per imparare di nuovo a muoversi e a parlare. Questa esperienza di vicinanza con la morte la fa riflettere sul senso della vita e su come utilizzarla al meglio. Parte per un viaggio in California con alcuni amici, durante il quale incontra un gruppo di ambientalisti in lotta contro la Pacific Lumber Co per salvaguardare dal taglio un bosco di sequoie. Quando Julia viene in contatto con queste sequoie rimane colpita profondamente tanto che racconterà questo evento come un’esperienza travolgente. Riconosce il bosco come un luogo sacro, un vero e proprio tempio naturale. Ha 23 anni quando sale per la prima volta sulla sequoia che gli ambientalisti chiamano Luna e ci resta per sei giorni. Alla fine del 1997 sale di nuovo e ci rimane per più tempo. Si costruisce una specie di bivacco a 180 piedi da terra, due piattaforme ricoperte di teli per difendersi dal freddo e dal vento, un sacco a pelo per dormire ed una stufa a propano per cucinare. E’ aiutata in questa impresa da sostenitori che le procurano acqua e cibo e provvedono a farglieli arrivare lassù grazie ad un sistema di funi. Certo non è una postazione molto comoda e Julia deve sopportare il freddo, l’umidità, le molestie e le minacce di coloro che sono lì per tagliare gli alberi. A volte, racconta, si rannicchia a piangere sul suo giaciglio ma nonostante tutto resiste perché sa che se scende, l’albero, che ormai lei sente come un vecchio amico saggio, verràtagliato. E lassù tra i rami Julia fa un’esperienza straordinaria, un passaggio di conoscenza che le arriva dalla natura con cui sta interagendo.
Julia diventa via via un’eroina per alcuni e una nemica per altri ma alla fine la Pacific Lumber Co acconsente a risparmiare Luna e tutti gli altri alberi intorno a lei per un raggio di una trentina di metri, in cambio dei 50.000 dollari raccolti da Julia e dai suoi sostenitori, somma che sarà poi donata alla Humboldt State University. Negli anni successivi la grande sequoia sarà tenuta sotto sorveglianza ,con un monitoraggio mensile, dalla Sanctuary Forest, un’organizzazione no profit. Nel 2000 subisce un danneggiamento. Lo squarcio, prodotto probabilmente con una motosega, verrà curato dagli addetti. Quanto a Julia racconterà la sua avventura e il suo rapporto con Luna in un libro, The Legacy of Luna (pubblicato su carta riciclata), tradotto anche in italiano con il titolo La ragazza sull’albero, e continuerà la sua lotta e la sua opera di sensibilizzazione appoggiando la difesa delle foreste, come quella di Khimki, appena fuori Mosca, destinata a scomparire per far spazio al progetto di una nuova autostrada tra la capitale e San Pietroburgo. Sono stata in Ecuador a sostenere la protesta contro l’oleodotto che minacciava gran parte delle foreste in quel paese e mi hanno anche arrestata e deportata. Mi sono schierata in prima linea negli Stati Uniti contro la guerra in Iraq e ho scelto di diventare una war-tax resister, ossia di destinare ogni centesimo delle mie tasse a cause a cui tengo, rifiutandomi di pagarle all’Ufficio delle Entrate. Sono salita di nuovo su un albero a Los Angeles in California nel tentativo di salvare il giardino urbano più grande degli Stati Uniti, minacciato da una grande catena di centri commerciali. Queste sono solo alcune azioni, ma sono molte le cause che seguo e sostengo. Julia si è sempre rifiutata di legare il suo atto di disobbedienza civile ad un particolare gruppo politico e questo ha dato particolare credibilità al suo nome e alle sue parole. Sono riuscita ad aiutare le persone, in tutto il mondo, a ricordare che la Terra è sacra e merita il nostro rispetto, la nostra cura e le nostre iniziative positive. Ho contribuito a far crescere la consapevolezza dell’importanza delle foreste e degli alberi, ma non solo. Perché negli anni successivi a quell’impresa mi sono impegnata anche nella difesa dei diritti umani e degli animali e la gente si è mostrata reattiva e fortemente coinvolta.
GENNAIO 2019 Un anno “fantascientifico”
Vogliamo augurarvi un anno speciale, un anno “fantascientifico”, un anno in cui le speranze e i sogni trovino modo di esprimersi nel modo migliore donandovi benessere, gioia di vivere e felicità. Lo facciamo ispirandoci proprio alla fantascienza, usando le parole di dodici autori scelti a rappresentare i dodici Segni dello Zodiaco e per svelare l’impronta particolare che questo 2019 avrà per i nati sotto ognuna delle dodici costellazioni che circondano il nostro mondo. Auguri a tutti e buona lettura. CAPRICORNO: Le stelle nel futuro L'Umanità ha le stelle nel suo futuro, e il futuro è troppo importante per essere perso a causa della sua follia infantile e della superstizione che la mantiene nell'ignoranza. Isaac Asimov (2 gennaio 1920) scrittore e biochimico russo naturalizzato statunitense. PREVISIONE: Quest’anno ti regala un forte slancio verso il futuro, che ti porta a fare progetti, mettere in atto nuove cose, sviluppare idee. E per te, che tendi ad essere molto pragmatico nelle tue scelte e nelle tue azioni, ci sarà sempre un’ispirazione, un senso di grandezza, profondità e giustizia in tutto ciò che farai.
Quello che rende la fantascienza stupenda e complicata è quel misto di speculazione e di favoloso: la fantascienza è al tempo stesso narrativa di pensiero e narrativa di sogno. PREVISIONE: Prendi la rincorsa perché ti devi preparare a fare un salto nel futuro, in ciò che non c’è ancora ma che hai già sognato, desiderato. Sarà davvero interessante e tutt’altro che scontato, proprio come piace agli Acquari, e richiederà anche coraggio e spirito battagliero. PESCI: Cogli i doni che la vita ti offre Il genere fantascientifico, se non teniamo conto della poesia, è l'unico settore che non ha limiti o parametri di sorta. Puoi esplorare il futuro e tutto ciò che si classifica con 'altro': un altro universo, un altro pianeta o un'altra specie. PREVISIONE: Un anno ricco di occasioni e possibilità. Un anno davvero fantascientifico! Non ti resta che cogliere le proposte che si presenteranno via via e che promettono di essere molto interessanti.
ARIETE: Le due facce della Luna Non esiste fantascienza senza scienza, come non esiste scienza senza fantascienza. Carlo Rubbia (31 marzo 1934) fisico italiano, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984 con Simon van der Meer. TORO: Una meta conquistata Non avevo assolutamente idea che il cammino sarebbe stato così lungo. Sono felice che sia andata così: Star Wars non è più solo una lotta del Bene e del Male. È una storia di persone che scelgono il loro sentiero, di amici e di mentori, di sogni perduti e tentazioni, di guerre e, alla fine, di redenzione. George Lucas (14 maggio 1944) regista, sceneggiatore e produttore scenografico statunitense. GEMELLI: Sogni che diventano realtà La fantascienza è il genere narrativo che ha per oggetto i sogni e gli incubi generati dallo sviluppo tecnologico, scientifico e sociale. PREVISIONE: E quest’anno i protagonisti saranno soprattutto i vostri sogni che si concretizzeranno in ottime possibilità. Le novità si presenteranno come buoni semi destinati a sbocciare nel corso del tempo, alcuni non subito ma garantiranno buoni frutti nel futuro. Potrete correre leggeri come Mercurio con i suoi sandali alati. CANCRO: Un tuffo nell’indeterminato Ho appena fatto un tuffo nel baratro dell'impossibile e mi sono subito trovato immerso nella realtà della fantascienza.
PREVISIONE: Il cielo del Cancro sembra un’aurora boreale con colori fluttuanti e indeterminati, luminosi e sfumati. Non cercate certezze, cose troppo concrete e grandi decisioni. Accettate questo clima per quel che è, tuffatevi e nuotateci dentro senza mai perdere voi stessi. LEONE: Tutto è possibile La fantascienza è qualunque idea ti venga in mente che non esiste ancora, ma presto esisterà e cambierà ogni cosa per tutti e niente sarà più come prima. Appena ti viene un’idea che cambia una qualche piccola parte del mondo, stai scrivendo fantascienza. È sempre l’arte del possibile, mai dell’impossibile. Ray Bradbury (22 agosto 1920) scrittore statunitense, è l’autore di Fahrenheit 451. PREVISIONE: Il Leone è uno dei Segni favoriti in questo 2019. Potrai aspettarti grandi cose in tutti i campi della tua vita, sarà come un viaggio ricco di soddisfazioni. Vivitelo alla grande e dai spazio al tuo cuore generoso. VERGINE: Aprirsi a ciò che accade Nel caso di “Solaris” mi è successo qualcosa di eccezionale. Questo libro, nel senso letterale della parola, è stato un’avventura. L’ho scritto del tutto spontaneamente, così che ad ogni passo mi aspettavo qualche sorpresa. Stanislaw Lem (12 settembre 1921) scrittore polacco, autore di Solaris, coniugò il genere della fantascienza con il romanzo filosofico. PREVISIONE: Le belle sorprese arriveranno per te a fine anno. Per il resto del tempo le stelle ti consigliano un atteggiamento sobrio e attento e di lasciare che questa puntata dell’avventura della tua vita si manifesti man mano come le pagine di un libro sfogliate una dopo l’altra. Non dimenticare di tenere in tasca un pizzico di leggerezza e di umorismo.
BILANCIA: Porsi domande La fantascienza è molto adatta a porre delle domande filosofiche; domande circa la natura della realtà, su ciò che significa essere umani, su come facciamo a conoscere ciò che crediamo di conoscere. PREVISIONE: Sarà un anno un po’ intimista che ti porterà a fare riflessioni e a volte anche cambiamenti piuttosto importanti: una specie di revisione della tua vita. Prevarrà il tuo senso della giustizia sul tuo senso della socialità. SCORPIONE: Fertile immaginazione Credo nel potere che ha l’immaginazione di plasmare il mondo, di liberare la verità dentro di noi, di cacciare la notte, di trascendere la morte, di incantare le autostrade, di propiziarci gli uccelli, di assicurarsi la fiducia dei folli. James Graham Ballard (15 novembre 1930) scrittore britannico, autore di romanzi e racconti di fantascienza PREVISIONE: Un anno in cui la tua passione e la tua creatività avranno modo di esprimersi ed anche di ottenere riconoscimenti importanti che non sempre avranno però un corrispettivo economico. Meglio mantenersi morigerati.
SAGITTARIO: Tra scienza e fantascienza La scienza è il mio territorio, ma la fantascienza è il paesaggio dei miei sogni. PREVISIONE: Un anno importante per te: ti aspettano cambiamenti importanti e anche profondi, che coinvolgono la tua sfera più intima ma anche quella del quotidiano, la tua attività e i tuoi progetti. Forse dovrai anche spingerti su qualche sentiero ancora completamente inesplorato.
Un personaggio del Capricorno: Srinivasa Ramanujan
Un'equazione per me non ha senso, a meno che non rappresenti un pensiero
Non ho un'istruzione universitaria, ma ho frequentato il corso ordinario della scuola. Dopo aver lasciato la scuola ho impiegato il tempo libero a mia disposizione per lavorare in matematica. Non ho attraversato il corso regolare convenzionale seguito in un corso universitario, ma sto creando un nuovo percorso per me stesso. Ho fatto un'indagine speciale su serie divergenti in generale e i risultati che ottengo sono definiti dai matematici locali come "sorprendenti". Così Ramanujan si presenterà in una lettera indirizzata a Godfrey H. Hardy, l'eminente matematico del Trinity College di Cambridge. Sarà quella lettera a portarlo in Inghilterra, a cambiare in modo determinante la sua vita e forse anche a segnare il suo destino.
Ramanujan è un matematico straordinario, un genio naturale. Praticamente autodidatta è in grado di enunciare formule che in seguito saranno punti di partenza per molte nuove ricerche nel campo. I suoi lavori sono il frutto di scienza, arte, visione e misticismo. Nato quando il Sole è nei primi gradi del Capricorno ne eredita la forza e la determinazione che lo porteranno dalla piccola città indiana vicino a Madras, in cui vive, all’università di Cambridge. Umile ma contemporaneamente consapevole delle sue capacità e indifferente ad alcune delle convenzioni sociali, Ramanujan vive nel suo tempo e fuori dal suo tempo, quasi un alieno. Un aneddoto che può farci intravedere il modo in cui guardava il mondo è un breve dialogo con Hardy, che lo ha appena raggiunto in taxi. Il numero del mio taxi è il 1729, mi sembra un numero alquanto stupido – dice quest’ultimo e Ramanujan risponde: No Hardy! No! E’ un numero molto interessante. E’ il numero più piccolo esprimibile come la somma di due cubi in due diversi modi: 1729 = 10^3 + 9^3, 1729 = 12^3 + 1^3.
La passione per la matematica diventa sempre più totalizzante tanto che il disinteresse per le altre materie lo penalizza al punto di essere escluso dal college e dalla possibilità di ottenere borse di studio. La famiglia di Ramanujan non è ricca e a lui tocca trovarsi un lavoro per vivere, un lavoro che lo distolga dalla sua ossessione matematica. Passa infatti la maggior parte del suo tempo con una lavagnetta e dei fogli, che utilizza più e più volte scrivendo con inchiostri di diverso colore. Ha un libro guida, A Synopsis of Elementary Results in Pure and Applied Mathematics", di George S. Carr, ma quello che per altri è una semplice raccolta di teoremi e formule, per lui diventa una specie di mappa stellare per il suo viaggio nell’infinito. Non si può che restare incantati nell’immaginare il cervello Ramanujan all’opera, come le sue capacità logiche si intreccino con i simboli matematici, mitologici e onirici trovando strade che nessuno ancora ha percorso. Dicono che le sue formule abbiano eleganza e bellezza, forse perché nascono da vere e proprie visioni dell’architettura dell’universo. Trova lavoro come contabile ma spedisce a Cambridge una lettera, indirizzata a Godfrey H. Hardy, riconosciuto come una delle massime autorità in fatto di matematica. Hardy rimane molto colpito dai fogli pieni di formule che accompagnano da lettera di Ramanujan e capisce di trovarsi di fronte al prodotto di una modalità geniale di affrontare i calcoli e di formulare teoremi. Da qui nasce la corrispondenza tra i due matematici finchè Hardy riuscirà a convincere Ramanujan ad attraversare l’oceano (cosa proibita ai brahamani) e a raggiungerlo a Cambridge. La collaborazione tra i due matematici si fa molto stretta e insieme pubblicano diversi lavori. Ramanujan riceve la laurea ad honorem e altre onorificenze, ma purtroppo il suo soggiorno inglese gli regala anche non pochi problemi. La lontananza da casa, la grande differenza tra la cultura del suo paese d’origine e quello che lo ospita, la diffidenza degli inglesi, il clima freddo, la mancanza di riscaldamento anche a causa dei pochi soldi, l’incompatibilità con il cibo inglese per un vegetariano convinto, pesano sul suo animo e sul suo fisico. Viene salvato miracolosamente da un tentativo di suicidio ma purtroppo si ammala di tubercolosi. La malattia non viene riconosciuta subito e la salute di Ramanujan peggiora sempre più e non bastano i vari ricoveri in sanatorio a migliorare la situazione. Così torna in India, consapevole di non aver più molto da vivere. Nonostante tutto l’ultimo periodo della sua vita sarà anche bello. Grazie all’amore della giovane moglie e alla matematica, il suo animo resta sereno e cordiale con tutti anche se la malattia lo sta letteralmente consumando. Muore a Madras il 26 aprile del 1920, a soli trentadue anni.
GENNAIO 2020
Un anno di ispirazione e poesia La prima puntata del 2020 è interamente dedicata a Giancarlo Barbadoro, ospite del mese, perché nato sotto il Segno del Capricorno, e poeta le cui straordinarie poesie possono essere di ispirazione lungo il percorso dell’anno, per i lettori di questa rubrica. È infatti appena uscito un nuovo libro, dal titolo Al di là della Soglia, per le Edizioni Triskel, che raccoglie tutte le poesie di Giancarlo, quelle che abbiamo amato da sempre e quelle inedite, bellissime, pubblicate ora per la prima volta. Questo nuovo libro è un ulteriore regalo, tra i tanti che Giancarlo ci ha lasciati. Suonano come un messaggio d’amore, di libertà e conoscenza dedicato a tutti gli esseri di questo mondo perché non si arrendano mai all’apparenza, all’ovvietà, alla solitudine ricordando che dopo le tenebre torna sempre la luce e che la ricerca di armonia interiore e con quanto c’è intorno vale la pena di essere portata avanti sempre. Per questo alle previsioni dell’anno per ogni Segno è stata abbinata una poesia tratta da questa raccolta che regala una prospettiva verso l’infinito agli avvenimenti e agli umori che quest’anno porta con sé.
CAPRICORNO Le previsioni: La poesia: Figli dell’eden La vita nasce inarrestabile improvvisa, spontanea e generosa. Come tanti fiori di uno sterminato campo, seminati da uno sconosciuto giardiniere che non vediamo mai se non dentro
i nostri sogni e i nostri incubi che ci aprono sul segreto della morte.
Il giardiniere, in silenzio, continua a seminare la vita lontano da noi, senza ascoltare nessun nostro disegno.
Non sono le idee degli uomini che accendono il sole. Non è l’ingegno degli uomini che fa volare i vascelli del cielo. Non è merito di nessuna madre far sentire il primo vagito di un bimbo. Non sono le preghiere degli uomini che fanno crescere l’erba dei campi. Non è l’opera dei poeti a popolare di vita alata l’immenso cielo.
E la semina dello sconosciuto giardiniere continua. Inarrestabile, generosa e spontanea. È lui che ci ha dato vita tra altra vita, senza che abbia scelto un mondo preferito ad altri. Senza avere figli prediletti che abbiano diritto di giudicare e di servirsi di altri.
La poesia: Vivere in una provetta
Come protozoi, brulicanti in una provetta, amiamo
sogniamo eleviamo i nostri pensieri. Ignari del buio ignari del cosmo che ci sta attorno. Assurdamente… Arrancando sul fondo di un oceano di turbolento gas. Immersi nel liquido della provetta planetaria. Ignari o dimentichi, secondo i cicli della ristretta storia, di essere gli abitatori di un oscuro ciottolo lanciato in una folle corsa attorno al più sperduto dei soli della Galassia. Protozoi… Attori inconsapevoli di un dramma senza senso recitato in uno scenario che esiste solo in virtù di un gioco di cariche elettriche sorte dal nulla. Ridendo e piangendo per inconsistenti questioni umane che noi stessi abbiamo inventato in un gioco che ci ha preso la mano. Protozoi… Soggiogati alle emozioni più violente dettate dalla realtà fittizia creata dai sensi.
Protozoi… Prigionieri nella nostra provetta. Schiacciati gli uni sugli altri a far da oppressi e oppressori in un gioco sciocco senza eguali. Protozoi… Così, sino alla morte… Senza stregua e senza scampo finché non diventiamo capaci di guardare dietro allo scenario!
PESCI
La poesia: Guardando le stelle
Sto attraversando la notte E guardo le stelle
Le stelle… Lassù…
Dov’è la scala?
Mi piacerebbe conoscere me stesso nel mistero del cielo nero Le stelle Non sono così lontane…
Anch’io sono una stella.
Sono l’universo. Devo ricordare Che anche io sono libero ARIETE
Per te il 2020 rappresenterà una svolta e ti darà la possibilità di rivedere e risistemare un po’ tutti gli aspetti della tua vita. Le buone opportunità si presenteranno a partire dalla primavera e in estate prenderanno corpo, grazie alla grande energia che questo periodo ti regalerà. L’autunno sarà il tempo di raccogliere i frutti di ciò che hai messo in atto nella stagione precedente. La poesia: La nuova terra
È l’alba del futuro
Gli antichi dei sono scomparsi Per donarci un nuovo tempo
Una nuova terra sorge dalla notte. Nuove messi salgono verso il sole.
La memoria diventa il nostro presente.
Negli antichi segni leggiamo La via della nostra libertà…
La poesia: Le ombre di Tul
I guerrieri mi parlano.
Li intravedo nel buio
nudi, uniti, con le braccia sulle spalle tra di loro danzano in cerchio silenziosi al ritmo dei tamburi calpestando il suolo senza rumore
Dov’è la giustizia se non nel sonno comune In cui si risvegliano anche coloro che sono morti
Nessuno muore invano.
Il sangue ricorda che non si può essere liberi se non ci si prepara alla lotta…
La libertà… La libertà è per tutti.
Pace sia per tutta l’umanità.
La poesia: Viaggiatori del tempo
Riconoscersi per un istante
nello stesso sguardo. Su due sentieri che si incrociano nell’infinita esistenza.
Incontrarsi al di là delle forme e dei pensieri per diventare amici nel tutto senza fine e senza inizio.
Infiniti incontri. Dimenticati Disperatamente trattenuti in uno struggente abbraccio
Istanti sufficienti per riconoscersi e darsi un fugace saluto tra viaggiatori nel labirinto del caos.
Catapultati senza meta precisa attraverso il tempo, attraverso lo spazio e in tutte le stanze dell’universo.
Vivendo la propria vita nel conforto di sogni che nascono e finiscono lasciandoci solo ricordi di avventure che sono state vissute chissà dove e chissà quando.
Infiniti ritorni su percorsi struggenti che si incrociano con quelli di altri viaggiatori. vincendo il tempo e vinti dal tempo.
CANCRO
La poesia: Fuori dal sogno Ho sognato mondi nuovi con albe e tramonti che nessuno ha mai visto
Ho sognato apoteosi di storie mai vissute da nessun uomo della Terra
Ho sognato una umanità nuova che rigenerasse la vecchia progenie di una umanità stanca.
Ma voi, avete mai visto cosa c’è fuori del carrozzone che ci porta a spasso per le oscure strade del Sole giallo?
Ma, avete mai guardato in alto? Verso le stelle? Le stelle…! Sembrano non finire mai!
Sciami di gemme gettate da uno sconosciuto Fattore che ha voluto seminare per ogni dove Meraviglia e Stupore, le piante della vita.
C’è da impazzire nel tentare di comprendere…
C’è dunque un Fuori dal sogno… Che incomincia lassù dove l’aria si fa più rara e incomincia il buio della Verità profonda…
Mi credete pazzo? Mi credete un sognatore? Ma, avete mai provato a guardare le stelle?
Le previsioni: La poesia: Guardando la natura
La nebbia copre il prato del mattino Il cielo emerge dagli alberi trasparente e infinito L’ultima stella dà l’addio alla notte.
La natura si mostra con il dipinto della mia esistenza.
Lo guardo… È tutto qui. È tutto qui… Mi assale la pace.
Ma io chi sono per cogliere l’immensità che mi sta davanti? Perché questo privilegio? Cerco in me stesso al di là dei pensieri…
Percorro le sponde dei fiumi per seguire l’acqua che sa dove andare Salgo le montagne per cercare l’assoluto Guardo il cielo per inseguire le nuvole. Nella notte mi immergo nel segreto delle stelle.
Le stelle…
Sento il mistero entrare a far parte di me.
La poesia:
Ingresso nel Tempio
Capire di dover guardare negli occhi degli altri per trovare solo speranze e racconti di favole… Capire l’inutilità di dover cercare un consenso in coloro che ti stanno vicino per poter aver senso di esistere… Capire che gli altri sono come te. Che non possono dirti nulla sul grande mistero che vuoi conoscere… Capire che c’è un altro modo… Capire che si può chiedere ad un cielo stellato, o ad un marmo spezzato, come a qualcosa che rimane dell’esistenza anche se non si guarda più negli occhi degli altri… Che si può chiedere e avere risposta… È allora che l’universo spegne le sue luci fastidiose per far sorgere la penombra del mistero. Ed è in questa penombra che puoi scorgere, sorgerti accanto, le colonne possenti dell’universo che si trasforma in una immensa cattedrale… Una penombra che si trasforma in una radiosa luce… E tu ti vedi come un bimbetto impacciato stupito che si muove a passi incerti con una infinita curiosità di vita verso un altare che non vedi ma che sai dove si trova. E le fiamme del candeliere eterno accennano ad alimentarsi per illuminare la tua via…
BILANCIA
Le previsioni: La poesia: Coscienza
Un muro bianco appoggiato alla luce sostiene il quadro. Il caldo afoso della notte oscura le stelle. I passi sulla ghiaia diventano ricordi. Vuoti. Come le parole di circostanza. La Luna tace. L’ombra tace. Sembra che tutto non abbia significato. E io straniero in una terra straniera, assurda e barbara, non taccio. Parlo di amore e di libertà cerco conoscenza nei giorni finti di una vita finta di uomini finti.
Le previsioni:
Consolidamento e preparazione sono le due parole che sintetizzano il 2020 per te. Il tuo compito è di portare a termine ciò che hai iniziato, sistemare ciò che hai terminato ma sempre con un occhio al futuro, ipotizzando, cercando, inventando le nuove opportunità che potranno essere messe in atto da fine anno e soprattutto nel 2021, quando le stelle ti porteranno ad operare una profonda revisione della tua vita. La poesia: I guerrieri del vento
Dov’ero quando le grandi ingiustizie furono compiute…
Come è stato possibile lasciar fare alla follia e al dolore…
Ma io… Ero ancora nel vento ero nei boschi ero nelle nuvole e nei prati che attendevo di essere chiamato alla vita.
Adesso non posso più tacere non posso più ignorare.
Nel vento nei boschi nelle nuvole e nei prati altri guerrieri mi seguiranno.
La poesia: Excalibur
L’arcaica spada forgiata dalle mani dell’antico drago attende a indicare
l’eterno cammino.
La sua lama è pronta a squarciare il velo delle tenebre che nascondono il Mistero.
Forza e abilità possono brandirla nell’arcaico sacrificio che porta alla nuova nascita.
La mente è immobile. La volontà si risveglia. Lo spirito si libera dall’illusione della mente come la spada che viene tolta dal suo fodero di pietra…
Saperla usare significa vivere o morire.
Il guerriero è pronto a vincere il suo avversario più temibile… Se stesso.
Giancarlo Barbadoro Al di là della soglia Edizioni Triskel.
Il libro è disponibile anche in formato ebook www.triskeledition.com
Un personaggio del Capricorno: Giancarlo Barbadoro
Da quando l’uomo ha guardato per la prima volta verso il cielo stellato ed è rimasto rapito dalla grandiosità del suo spettacolo è nato in lui il desiderio di conoscere il Mistero che vi ha scorto e di entrare in sintonia con esso, in maniera consapevole, per capire il senso della propria esistenza. Un’esperienza che, nonostante le sovrapposizioni culturali e storiche avvenute nel tempo, è sempre presente nell’animo di ogni individuo.
Come si fa a condensare una vita straordinaria in poche righe? Giancarlo Barbadoro è stato poeta, guerriero, artista, sciamano. È stato ricercatore delle antiche tradizioni dei popoli del pianeta, delle intelligenze diverse che vivono qui sulla Terra e su mondi lontani, del mistero da cui tutti veniamo e che contiene e permea il nostro universo. Ha combattuto per i diritti di tutti e soprattutto degli ultimi tra gli ultimi, gli animali, che vivono la condizione terribile di essere considerati oggetti, usabili ad ogni scopo. Ha portato alla luce le tracce che danno dignità storica alla leggendaria città di Rama e quindi al mito del Graal e della civiltà primigenia che affratella tutti i popoli della Terra. Ha saputo cantare, con le sue poesie e la sua musica, la bellezza dell’esistenza, la forza indomita che la pervade e la saggezza a cui si può pervenire grazie al dono degli Antichi. Giancarlo era nato sotto il Segno del Capricorno e sicuramente la sua determinazione ben rappresenta il tratto saliente del suo Segno. Per lui costruire un mondo migliore per tutti gli esseri che abitano questo pianeta non era una teoria ma una possibilità concreta per cui valeva la pena di lottare ogni giorno. Al contrario di quello che molti affermano la soluzione ai problemi di questo mondo esiste ed è l’ecospiritualità: il cambiamento è possibile se ognuno ha voglia di cambiare, uscendo dalla logica conflittuale che la società maggioritaria impone e cercando un rapporto armonico con la natura, intesa nel suo senso globale che comprende, oltre alla struggente bellezza dei paesaggi incontaminati, il Mistero che essa esprime.
Ed è nel silenzio che può iniziare questo dialogo con la natura, quando il frastuono dei pensieri e delle emozioni si placa, quando l’individuo smette di essere antagonista della natura e scopre di farne parte. E come ottenere il Silenzio? Con la meditazione, un processo di crescita evolutiva interiore che riflette un archetipo evolutivo già presente in Natura e che non è certamente inventato da alcun uomo. Ma solo indicato dalla Natura come salvagente in questo mare di cacca per mantenere a galla e depurare lo stesso mare trasformandolo in un mondo di acque chiare. Giancarlo era dotato di una creatività immensa e utilizzava strumenti e linguaggi diversi per esprimersi: scriveva poesie e saggi, suonava, dipingeva, conduceva programmi in radio e TV, teneva conferenze e incontri e in ogni modo possibile promuoveva la creazione di uno spazio culturale di libero confronto di idee, esperienze, ipotesi, scoperte. Forse proprio da qui possiamo cominciare a raccontare la sua vita. Giancarlo ragazzino vive un incontro che cambierà il corso degli eventi della sua vita. Viene a contatto con una comunità tradizionale autoctona delle valli piemontesi che lo avvicina allo sciamanesimo druidico, una cultura e una filosofia solo apparentemente debellata dai tragici avvenimenti storici che hanno portato allo stato di imbarbarimento attuale. Viene così a conoscenza di un’altra storia dell’umanità e di una libertà di pensiero e di esperienza di vita che la società maggioritaria ignora. Da quel momento Giancarlo dà corpo alla sua personale ricerca d’infinito e contemporaneamente comincia a sognare un mondo diverso, dove tutti i suoi abitanti possono vivere in armonia, aiutandosi reciprocamente e sviluppando liberamente le loro potenzialità.
Si appassiona a tutti i campi di ricerca che la cultura ufficiale disdegna. Negli anni sessanta comincia a collaborare con le riviste dell’insolito, prima Clypeus, poi il Giornale dei Misteri e PiKappa. Agli inizi degli anni settanta fonda il Centro Culturale Jules Laforgue e la rivista Laforghiana che si occupano di ricerca tra scienza e mistero. È in questi anni che Giancarlo riporta alla luce il mito di Rama, che non si sa come sia ormai finito nel dimenticatoio, pur essendo vivissimo fino alla fine dell’800. Fonda il Centro Culturale SPAZIO 4 che diventa un importante punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati ad una ricerca appassionata e fuori da schemi ideologici di parte. Il gruppo riscontra un grosso successo e diventa il crogiuolo di dibattiti, ricerche archeologiche sul campo e sarà alche la base di nuovi progetti culturali e musicali. Negli anni ’80 stringe un legame profondo con la Comunità Druidica Tradizionale della foresta di Broceliande, in Bretagna, e qui apprende la tecnica della Nah-sinnar, la musica del Vuoto, e della Kemò-vad, la danza nel vento. Inizia la collaborazione con Rosalba Nattero che sarà al suo fianco in tante nuove imprese ed avventure che hanno come filo conduttore il mito del Graal e della sua ricerca. Insieme entrano in rapporto con altre comunità druidiche tradizionali del Nord Europa: Olanda, Svezia, Irlanda, Scozia… Nel 1986 proprio in Scozia, Giancarlo fonda, con Rosalba Nattero e con esponenti di movimenti filosofici provenienti da varie nazioni di tutto il mondo, il New Earth Circle, il Cerchio di Nuova Terra, un movimento internazionale che ha lo scopo di promuovere la meditazione su tutto il pianeta. Nel 1987 entra a far parte del LabGraal un progetto musicale di Rosalba Nattero che propone l’anima tribale della musica celtica. Giancarlo entra nel gruppo come flautista, poeta e compositore. Nel percorrere il cammino della sua vita vediamo un continuo susseguirsi di eventi, tutti significativi, che diventa complesso elencare e commentare ma la cosa che colpisce è come tutti si inseriscano in una linea precisa, in un progetto coerente che non devia mai da uno scopo preciso: fare tutto quel che si può per realizzare un mondo migliore, fare tutto quel che si può per liberare quanti più esseri possibile dalla sofferenza, indicando lo strumento che può portare tutti al bien-être, alla gioia di vivere e alla costruzione di mondo nuovo.
Nel ‘93 prende contatto con la comunità apaches di San Carlos e in particolare con Ola Cassadore e Miles Davis, della Apache Survival Coalition, con cui inizia una lunga collaborazione. Nel 2000 inizia la sua attività all’ONU partecipando alla Commissione per i Diritti Umani dell’ONU di Ginevra e nello stesso anno fonda la Ecospirituality Foundation. Nel 2001 scrive, con Rosalba Nattero e Ola Cassadore, I Popoli Naturali e l’Ecospiritualità che riceve l’incoraggiamento dell’ONU, Alto Commissariato per i Diritti Umani e che diventa un importante riferimento per molte comunità native. Il libo rende evidente l’esistenza di una precisa identità morale propria dei Nativi di tutti i continenti, che costituisce il loro naturale legame spirituale differenziandoli in maniera inequivocabile dalla società maggioritaria. Giancarlo porta all’ONU le istanze dei diversi gruppi nativi con cui stringe forti legami di collaborazione, amicizia e condivisione spirituale. È così per gli Apache della Apache Survival Coalition, per i Bretoni di Menhirs Libres, per gli Australiani della Wiran Aboriginal Corporation, per lo Mbog-Parlèment del Camerun… L’aiuto ai popoli indigeni viene normalmente inteso come offerta di strumenti pratici per promuoverne uno sviluppo economico ma Giancarlo introduce l’importanza della difesa delle tradizioni ancestrali e dei luoghi sacri , cioè della loro identità tradizionale. Tramite Giancarlo arrivano all’ONU le richieste di rispetto per le montagne sacre degli Apaches e dei Bassa, degli allignements di menhir dei Bretoni.
L’ecospiritualità è una filosofia naturale che porta a rivalutare il rapporto dell’individuo con l’ambiente, dove tutte le creature viventi, e lo stesso pianeta, vengono ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell'uomo. L'individuo non è quindi visto come il dominatore incontrastato del mondo che abita, ma si trova ad essere affratellato a tutte le manifestazioni della vita e con lo stesso pianeta in una comune esperienza planetaria che è parte di un ecosistema che orbita nello spazio. Il sogno planetario di Giancarlo comprendeva anche gli animali, i nostri fratelli usati e abusati, gli ultimi tra gli ultimi. Antispecista fin da bambino nutriva per loro un grande amore e si è sempre battuto per il riconoscimento della loro dignità e parità con gli esseri umani. Nel 1999 comincia a prendere forma il suo progetto di creare un Stone Circle a Dreamland, nel parco della Mandria, non lontano da Torino, per dare continuità all’antica cultura dello sciamanesimo druidico e per celebrare il mito del Graal, e la leggenda di Fetonte. Il luogo ha una sua storia quasi leggendaria ed è scelto in accordo con comunità tradizionali autoctone piemontesi. L’opera viene completata nel 2006 con la posa delle 12 grandi pietre erette. Intorno al grande cerchio è nato e si è sviluppato l’ecovillaggio di Dreamland, voluto da Giancarlo come luogo fisico in cui vivere l’ecospiritualità in tutti i suoi aspetti, dal contatto diretto con la natura alla creazione di un vero laboratorio di ricerche ed esperienze sul bien-être, la gioia di vivere che il rapporto con Madre Terra regala.
Nel 2007, con Rosalba Nattero, dà vita al Progetto Rama Vive. Il progetto vuole riportare alla luce le antiche tradizioni autoctone piemontesi, nell’ambito di un lavoro più ampio sulle tradizioni dei nativi europei. In particolare la ricerca si focalizza sulla leggenda dell’antica città ciclopica di Rama. Pubblicherà Il risultato delle ricerche nel libro Rama Vive scritto con Rosalba Nattero e pubblicato dalle Edizioni Triskel. Nel 2011 iniziano le pubblicazioni di questa rivista on line, Shan Newspaper ,che Giancarlo crea con Rosalba Nattero, Gino Steiner Strippoli e una redazione internazionale. Shan Newspaper diventa la rivista ufficiale della Ecospirituality Foundation. Nello stesso anno fonda insieme a Rosalba Nattero la “Scuola di Kemò-vad Sole Nero” per promuovere una antica disciplina druidica nelle sue componenti di meditazione, storia, cultura, su specifico mandato della comunità druidica di Brocéliande. Intanto continua la sua attività di musicista, scrittore, poeta, giornalista, conduttore radiofonico e televisivo, lavorando incessantemente per il suo sogno di nuovo eden sul terzo pianeta del sistema solare. L’ecospiritualità infatti è intesa come l’espressione di una condizione edenica che viene dal futuro, come aspetto realizzato della potenzialità inevitabile dell’evoluzione dei figli di Madre Terra raggiunta alla fine dell’oscurità storica che sta imprigionando il pianeta. Una condizione di essere che si trova nel futuro ma che coincide con l’antico Eden del passato, che guida con il suo esempio alla realizzazione del presente. Nuovamente nella manifestazione del mistero del vuoto e del pieno che secondo la filosofia druidica reggono l’architettura del Vuoto e si uniscono per interpretare l’invisibile senso reale dell’esistenza. Giancarlo ci ha lasciati il 6 agosto 2019 lasciando in chi lo amava un vuoto incolmabile. Ma lasciando, in chi lo amava, anche un grande “pieno” di idee, progetti, opportunità, sogni che attendono di essere portati avanti, nascere, fiorire in un futuro che forse è già qui. Per chi volesse approfondire la biografia e le opere di Giancarlo Barbadoro:
DICEMBRE 2019 Stelle e mondi vicini e lontani Questo pianeta ha generato nel tempo ogni possibile forma di vita, dai giganteschi dinosauri del mesozoico sino alla specie umana della nostra era. Oggi convivono con l’umanità una miriade di forme di vita che rappresentano la testimonianza del principio di evoluzione che sembra animare l’universo e che lo trasforma in uno scenario fantastico. Da immaginarsi che cosa potrebbe essere accaduto su altri pianeti che orbitano attorno a lontane stelle nello spazio… Verrebbe da dire che l’universo si presenta come una gemma preziosa che può stimolare la ricerca e l’immaginazione verso confini sconfinati e impensati.
Così scrive Giancarlo Barbadoro nel libro “Meditazione e Ecospiritualità” pubblicato recentemente dalle Edizioni Triskel di Torino, e continua: Ma purtroppo, ritornando alle vicende di questo pianeta, le cose non sono propriamente così. La specie umana ha finito per arrogarsi il diritto di proclamarsi come l’unica specie che possiede proprietà senzienti per specifica designazione divina. Proprietà che risulterebbe inimitabile per le altre specie che non sarebbero vera vita. Per alcuni cattedratici questa proprietà senziente non ci sarebbe neppure nello spazio cosmico. Guardare il cielo, vedere le stelle pulsare, perdersi nell’immensità, ascoltare il silenzio porta inevitabilmente a chiedersi perché solo gli uomini dovrebbero avere, su questo piccolo pianeta, la posizione privilegiata di esseri prescelti tra tutti quelli che partecipano alla vita. Giancarlo, ha una proposta per chi è proteso a vivere in pace e in armonia con gli altri e con la Natura: l’ecospiritualità, un’idea semplice ma in grado di cambiare il mondo. Il primo passo è ripulirsi dentro di tutte le idee assorbite senza nemmeno volerlo dall’ambiente in cui si vive, entrare in contatto con il Silenzio, realizzando una propria armonia interiore, attraverso la meditazione, da esprimere poi spontaneamente all’esterno di sé in maniera coerente. Giancarlo, che purtroppo ci ha lasciati il 6 agosto scorso, ha scritto molte poesie dedicate agli animali, parlando del dramma che vivono in un mondo dominato dalla conflittualità e dalla violenza. Ha dato voce al loro dolore e alla loro saggezza, al loro sacrificio e alla loro amicizia. Tra le tante la scelta è caduta su questa, in cui si celebra la fratellanza tra i figli di Madre Terra che camminano insieme, lungo il fiume della vita. Forse anche perché è bello immaginare Giancarlo così, mentre cammina su praterie per noi invisibili. FRATELLI PER SEMPRE Cammino Cammino senza meta. Seguo il fiume. Per scoprire dove finisce.
Saluto l’aquila che sopra di me mi segue curiosa volando in alto.
In alto ci sono le stelle. La mia casa.
Ho solo con me la mia bisaccia e i miei sogni. Non ho bisogno d’altro. I miei passi sfiorano l’erba. Sono libero Amato dal Sole Guidato dalla Luna.
I miei passi battono il ritmo del cuore. Il ritmo di Madre Terra.
Cammino e danzo. Mi viene incontro la volpe dal bosco. La segue il cervo. Un corvo si posa sulla mia spalla…
Insieme andiamo verso la fine del fiume. Verso la fine del nostro fiume.
Liberi per sempre. Nello stesso Mistero. Fratelli per sempre. (da “Il giardino dei giunchi”, Keltia Editrice) All’amore di Giancarlo per gli animali si ispira questa puntata di AstroMatta che propone un’antologia di dodici poesie dedicate ai nostri fratelli non umani. Gli autori sono dodici poeti diversi, uno per Segno dello Zodiaco, e i loro versi possono essere spunti di riflessione su chi siano in realtà questi nostri compagni viaggio apparentemente così vicini ma spesso lontani anni luce dall’idea che abbiamo di loro.
Sagittario: Oltre il confine della vita
La crisalide Una crisalide svelta e sottile quasi monile pende sospesa dalla cimosa della mia casa. Salgo talora sull'abbaino, per contemplarla, e guardo e interrogo quell'esserino che non mi parla. O prigioniero delle tue bende, pendulo e solo, senti? il tuo cuore sente che attende l'ora del volo? Tra poco l'ospite della mia casa sarà lontana: penderà vota dalla cimosa la spoglia vana. Andrai, perfetta, dove ti porta l'alba fiorita; e sarà come tu fossi morta per l'altra vita. Guido Gozzano (nato il 19 dicembre 1883) Capricorno: La vita è semplice, pulita e libera
Al mio micino … Tu vieni quatto quatto Ti freghi a coda ritta E beato sonnecchi, E, non so se m’inganno, Arturo Graf (nato il 19 gennaio 1848) Acquario: La realtà relativizza i pregiudizi
Epitaffio per un cane In questo luogo Quest’elogio, che non sarebbe che vuota lusinga
Quando un fiero figlio dell’uomo Ma il misero cane, l’amico più caro in vita, O uomo! Flebile inquilino della terra per un’ora, Lord Byron (nato il 22 gennaio 1788)
Pesci: Scambio di ruoli Pensa il cavallo Picchia, padrone mio, picchiami pure! Picchia, padrone mio, spaccami la groppa! Lina Schwarz (nata il 20 marzo 1876) Ariete: Trasformazione
Il gatto Vieni bel gatto, vieni sul mio cuore amoroso; Trattieni i tuoi artigli Ch'io mi sprofondi dentro i tuoi begli occhi d'agata e metallo. Quando a bell'agio le mie dita a lungo Ti carezzan la testa e il dorso elastico, E gode la mia mano ebbra al toccare il tuo corpo elettrico, Vedo in spirito la mia donna: Profondo e freddo come il tuo, il suo sguardo, bestia amabile, Penetra tagliente come fosse una freccia, E dai piedi alla testa Una sottile aria, rischioso effluvio, Tutt'intorno gira al suo corpo bruno. Baudelaire (nato il 9 aprile 1821) Toro: La forza e la dolcezza
Era di maggio. Il pomeriggio afoso Rabindranath Tagore (nato il 7 maggio 1861) Gemelli: Com’è mutevole il mondo Il gatto e la luna Il gatto andava qua e là e la luna Il nero Minnaloushe fissava la luna, Minnaloushe corre nell'erba Minnaloushe striscia nell'erba Minnaloushe striscia nell'erba William Butler Yeats (nato il 13 giugno 1865)
Cancro: Il sogno di un cuore libero La poiana non ha nulla da rimproverarsi. Uno sciacallo autocritico non esiste. Il cuore dell’orca pesa cento chili, Non c’è nulla di più animale Wisława Szymborska (nato il 2 luglio 1923) Leone: Una danza sotto il sole Il granchio Nelle pozze della bassa marea Ma quando sale la marea io fuggo E poi con le mie pinze piroetto Ted Hughes (nato il 17 agosto 1930) Vergine: Il futuro ha i suoi custodi I gatti lo sapranno Ancora cadrà la pioggia Cesare Pavese (nato il 9 settembre 1908)
Bilancia: Vivere tra gli opposti con l’amicizia negli occhi Buongiorno, cani, ciao Buongiorno, cani, ciao Dino Buzzati (nato il 16 ottobre 1906) Scorpione: Cadere e rialzarsi in un raggio di sole
Il calabrone Questo ispido villoso calabrone Corrado Govoni (nato il 29 ottobre 1884)
Un personaggio del Sagittario: Tom Regan Dobbiamo svuotare le gabbie, non renderle più grandi.
Quale “eredità” ha ricevuto Tom dal suo Segno di nascita, il Sagittario? Innanzi tutto la capacità di non accettare i confini della propria esperienza di vita e di volerli ampliare via via, in modo semplice e inequivocabile. L’ottimismo che gli permette di guardare ad una lotta complessa come quella dei diritti degli animali con la certezza di ottenere risultati significativi. La lealtà, nei confronti dei non umani ma anche degli umani a cui si rivolge, che rende le sue argomentazioni pulite e aperte al confronto. Una dose di idealismo che lo porta a vedere il mondo come potrebbe essere, al di là di quello che è ora. Tom Regannasce il 28 novembre 1938 a Pittsburg, in Pennsilvania, e cresce, ragazzino come tanti, senza mostrare una particolare sensibilità per gli animali. A scuola va bene e il suo percorso sfocia naturalmente nell’iscrizione all’università. Per pagarsi il corso di studi accetta vari lavori tra cui anche quello di garzone in macelleria. Ho fatto a pezzi animali, - racconta a Carlotta de Leo che lo intervista nel 2009 per il “Corriere della Sera”- ho tagliato a fette la loro carne fredda perché questo era un desiderio crudele che avevo in me. So bene cosa vuol dire trattare gli animali come fossero blocchi di legno. Ma nel tempo mi sono reso conto che questo era un grande errore. Un passo alla volta, ho cominciato a interessarmi a quello che accadeva agli animali. Ed è stato un po’ come mettere una pentola di acqua sul fuoco: piano piano ho cominciato a bollire. Fino a che un giorno mi sono svegliato e mi sono scoperto un difensore dei diritti degli animali. Tom si laurea, nel 1960, al Thiel College e dal 1967 insegna filosofia alla North Carolina State University. L’inizio della sua carriera di professore coincide con l’inizio della guerra del Vietnam ed è proprio studiando la filosofia della guerra e i diritti umani nella biblioteca dell’università che fa un incontro fondamentale per la sua vita: gli capita tra le mani il libro An autobigraphy: the story of my experiments with truth di Gandhi. Da lì comincia ad accorgersi della drammatica condizione vissuta dagli animali e della non necessità di mangiare carne per vivere. In un primo momento evita di riflettere più di tanto su questi fatti anche se nel suo cuore una nuova consapevolezza si fa strada. Quando muore Gleco, il suo amico cane, non può più evitare di prendere in esame la condizione in cui gli animali sono costretti a vivere. Dalla lettura di Gandhi avevo appreso che alcuni indiani consideravano il cibarsi di una mucca come qualcosa di totalmente ripugnante. Capii allora che a me succedeva lo stesso con cani e gatti: non avrei mai potuto mangiarli. Le mucche erano così diverse dai cani e dai gatti da richiedere una considerazione morale differente? E i maiali, anche loro erano diversi da cani e gatti? Forse qualcuno degli animali di cui mi nutrivo era così diverso da cani e da gatti?
È l’inizio di un percorso che lo porta a non mangiare più carne, a non andare più allo zoo e al circo, ad evitare via via prodotti di origine animale. In parallelo questa sua scelta prende sempre più importanza nel suo lavoro. Il suo approccio alla tematica animalista diventa filosofico e il suo sforzo è proprio quello di dare dignità accademica alla lotta per i diritti di chi non ha vocefornendo argomenti chiari, logici e inoppugnabili. Gli animali non esistono in funzione dell'uomo; - afferma Tom - essi hanno un'esistenza ed un valore propri. Una morale che non incorpori questa verità è vuota. Un sistema giuridico che lo escluda è cieco. La scelta personale a favore di un’alimentazione che non contempli più lo sfruttamento e la morte di altri esseri è accompagnata dalla pubblicazione di numerosi testi che sono diventati fondamentali per tutti gli attivisti della causa animalista. The Case for Animal Rights, The Struggle for Animal Rights, Defending Animal Rights, Empty Cages, sono alcuni dei numerosi libri pubblicati. In essi affronta i temi base della condizione animale e arriva al nocciolo del problema. Della caccia dice: Partecipare a uno sport nel suo significato più autentico richiede la volontaria partecipazione da parte di tutti i concorrenti. Ecco perché il baseball, il calcio e il golf sono sport, mentre non lo era il massacro dei cristiani nel Colosseo. La caccia sportiva non è come il baseball, il calcio e il golf; è come i giochi dell'antica Roma. Sulla sperimentazione afferma: Gli animali da laboratorio non rappresentano una "risorsa", il cui status morale sia quello di essere utili agli interessi degli esseri umani. Sono soggetti ad una vita che va avanti, nel bene e nel male, per loro, indipendentemente dall'utilità che potrebbero avere o meno per gli altri. Condividono con noi un particolare valore – un valore insito alla vita – e, qualsiasi cosa facciamo loro, dobbiamo rispettare quel valore, perché è giusto così. Trattarli come se il loro valore si riducesse alla loro utilità per gli interessi umani, per quanto importanti possano essere questi interessi, significa trattarli ingiustamente; il fatto che i test sugli animali siano previsti dalla legge, non significa che siano moralmente tollerabili; dimostra solo che la legge stessa è ingiusta e che dovrebbe essere modificata. A proposito degli allevamenti intensivi scrive: La maggior parte di questi animali, miliardi di animali, soffre ogni singolo minuto della propria esistenza. Sono fisicamente malati, minati da malattie croniche e debilitanti. Sono annientati psicologicamente, oppressi dal sommarsi di disorientamento e depressione. Visti da lontano, possono sembrare gli animali che abbiamo visto nelle figure dei libri della nostra infanzia. Visti dall'interno, nel loro presente, non sono altro che ombre tragiche e patetiche dei loro forti antenati. Tuttavia la pienezza del loro essere si conserva, in attesa di essere liberata. Dei mattatoi evidenzia: I grandi impianti di macellazione sono strutture anonime, ricolme del rumore degli animali che vengono scaricati, dei muggiti dei bovini, delle grida incontrollate dei maiali. Molti degli operai dicono che gli animali sanno perché si trovano lì e che molti di loro lottano strenuamente per non essere spinti nello scivolo da cui non c'è ritorno. Gli animali che resistono di più sono quelli che vengono picchiati più violentemente, con pungolatori elettrici, catene e calci.
E inoltre: Il ruolo dei veterinari nel legittimare le pratiche di routine delle maggiori industrie di sfruttamento animale è una tragedia indicibile, il loro tradimento nei confronti degli animali è semplicemente immenso. Secondo Tom la condizione terribile in cui gli animali sono costretti a vivere e a morire dipendono da un unico errore fondamentale. Ciò che è sbagliato – fondamentalmente sbagliato – nel modo in cui vengono trattati gli animali non sono i dettagli, che variano da caso a caso. E’ l’intero sistema. La desolazione del vitello è patetica, strazia il cuore, il dolore pulsante dello scimpanzé con gli elettrodi impiantati in profondità nel suo cervello è ripugnante, la morte lenta e tormentata del cucciolo d’orso con la gamba nella tagliola è agonizzante. Ma ciò che è sbagliato non è il dolore, non è la sofferenza, non è la privazione. Questi sono componenti di ciò che è sbagliato... Ma non sono l’errore fondamentale. L’errore fondamentale è il sistema che ci permette di vedere gli animali come nostre risorse, che sono qui per noi – per essere mangiati, chirurgicamente manipolati, sfruttati per sport o per denaro. Nei suoi scritti Tom mantiene sempre uno stile limpido e pacato, anche quando racconta situazioni brutali e tremende. Talvolta addirittura invita il lettore a saltare alcune pagine troppo crude, se non se la sente di leggerle, ma non torna mai indietro, non addolcisce nessuna pillola. C’è però sempre la consapevolezza che la lotta per i diritti degli animali è possibile, logica, inconfutabile, progressiva. Ad esempio a proposito del non mangiare carne scrive: difficile immaginare cosa possa voler dire mangiare senza mangiar carne. Ecco cosa ci succede: qui c'è la bistecca, qui c'è una patata al forno e qui c'è l'insalata. Tolta la bistecca, cosa ci resta? Una patata al forno con un po' di insalata. Non c'è da stupirsi se inizialmente i temporeggiatori pensano che diventare vegetariani sia come fare un voto combinato di astinenza culinaria e povertà. Poi, col tempo, i temporeggiatori imparano che esiste una cucina tutta da scoprire che non fa uso di animali e che è contemporaneamente nutriente, varia e deliziosa, un menù di possibilità che comprende cibi che provengono da ogni parte del mondo. La vera sorpresa non consiste nel vecchio e solito cibo a cui rinunciamo, ma in quello nuovo e meraviglioso che scopriamo. Qualcosa che tutti noi dobbiamo imparare da soli, poiché nessuno ce lo insegna.
Tom Regan muore il 17 febbraio 2017 ma lancia, come la freccia del Sagittario, spunti preziosi per tutti coloro che lottano per i diritti degli animali e non solo, perché le sue argomentazioni dimostrano che il movimento per i diritti degli animali è strettamente legato al movimento per i diritti umani.
NOVEMBRE 2019 Sbirciare nel futuro
L'astrologia, secondo me, è una grande signora, molto bella e venuta così da lontano che non posso fare a meno di sottomettermi al suo fascino, diceva André Breton. Potrebbe essere questo il motivo per cui in tanti, anche senza confessarlo, sono incuriositi dall’oroscopo e lo leggono o lo ascoltano? Il futuro incuriosisce, stuzzica, dona corpo alle speranze, sembra contenere le soluzioni dei problemi di oggi, i riscontri a quesiti più o meno impliciti che il nostro cuore conserva. Abbiamo provato a chiedere a dodici persone, come al solito una per Segno, “ti capita di leggere l'oroscopo? Se sì che cosa cerchi o speri di trovare?" e abbiamo raccolto le loro risposte che ora vi proponiamo. Non traiamo conclusioni, lasciamo il campo aperto ad ulteriori riflessioni. Se vi va, provate a rispondere anche voi alla nostra domanda.
Scorpione: Sono piuttosto scettico sugli oroscopi, però perché chiudere completamente la porta? (SD) Sagittario: Sì… li leggo per cogliere segni e consigli dalle stelle. (MM) Capricorno: Lo leggo, perché è strano e interessante: l’oroscopo si basa su un’impronta lasciata dal passato e si affaccia alla finestra del futuro. Mi fa pensare al tempo e al suo mistero in rapporto con la mia vita. (PI)
Acquario: Sì, mi capita di leggere l'oroscopo. Sono curiosa riguardo al futuro nel senso più generale della vita. Cerco di avere indicazioni su come destreggiami nelle situazioni e su cosa porre attenzione per evitare gli ostacoli. (FB)
Pesci: Sì, lo leggo. Cosa spero di trovarci? La salute e magari un po’ di soldi perché ne ho pochi e spero sempre nei biglietti della lotteria. (MQ)
Ariete: Non lo leggo abitualmente. Sono un po' fatalista, se mi cade l'occhio sull'oroscopo allora sì lo leggo, casomai mi proponesse uno scenario a cui non ho pensato. Ecco mi aspetto che mi inviti a guardare in una direzione, che mi aiuti a capire lo scenario in cui mi muovo. (EP)
Toro: Non lo vado a cercare ma mi capita di ascoltarlo. Lo trovo divertente ma non ne tengo gran conto. (GG)
Gemelli: Certo, leggo volentieri l'oroscopo. In genere mi interessano le caratteristiche dei pianeti e le influenze che possono avere sul mio segno. Poi è divertente confrontare a posteriori se le previsioni erano azzeccate. Mi piacciono molto le analisi di personaggi interessanti e la ricerca su quanto il segno zodiacale ha influito sulle loro scelte di vita. (AS)
Cancro: Sì, mi capita di leggere l'oroscopo. Il motivo… a volte per cercare indicazioni per quello che sto vivendo in quel preciso momento della mia vita oppure per avere suggerimenti molto pratici in questioni di semplice gestione quotidiana. Spesso ho notato delle corrispondenze interessanti. Forse sono solo coincidenze o forse non tutto è lasciato al caso? Fatto sta che, comunque sia, nel contenuto dell’oroscopo riesco sempre a vedere un nesso o un collegamento con quello che vivo. (FDL)
Leone: Sì, lo leggo, perché in parte ci credo. Sarò banale ma forse spero in una indicazione magica che mi faccia risolvere la vita ma anche in giorni lieti futuri dove tutti mi vogliono bene. (VG) Vergine: Sì, mi capita. Spero di riconquistare quel rapporto intimo e prezioso che ci collega alle stelle e che spesso il nostro quotidiano ci sottrae con il suo teatrino di ovvietà. (PS) Bilancia: Leggo quello di AstroMatta e in quel caso lo vedo come un suggerimento per il mese a venire. Raramente leggo quello giornaliero e in tal caso lo vedo come un gioco. (RM)
Un personaggio dello Scorpione: Joaquin Phoenix
“We Are All Animals” È lo slogan della campagna della PETA a cui Joaquin Phoenix ha prestato il suo volto. Sì perché ci sono personaggi che usano la loro fama per alimentare il proprio ego e altri che la usano per dare forza a cause che possano migliorare il mondo. Joaquin Phoenix è uno di questi. Tre volte candidato all’Oscar, vincitore del premio TIFF Tribute, interprete di “Joker”, il film che ha ricevuto il leone d’oro a Venezia e sta incontrando un grandissimo successo, Joaquin Phoenix ha spesso usato la sua visibilità per sostenere la causa dei diritti degli animali, appoggiando le campagne di BeFairBeVegan e PETA, finanziando “What the health”, il secondo film dei creatori di “Cowspiracy” e diventando la voce narrante di “Earthlings”, il documentario antispecista di Shaun Monson con la colonna sonora di Moby, durissima denuncia dei modi in cui gli umani utilizzano i non umani. Ultimamente Joaquin ha rilasciato dichiarazioni significative sull’importanza di una scelta vegan e ha partecipato direttamente a diverse manifestazioni in favore dei nostri fratelli con forma diversa.
Joaquin Phoenix è l’ospite della puntata di novembre di AstroMatta in rappresentanza del Segno dello Scorpione di cui incarna benissimo molti aspetti, dal fascino all’anticonformismo, dal desiderio di conoscere alla creatività, dal bisogno di portare alle estreme conseguenze le decisioni e le scelte fatte alla necessità di far emergere, portare alla luce le verità profonda. “Non riesco a vedere la vita senza coglierne gli aspetti più bizzarri, perfino grotteschi. E non potrei mai interpretare un personaggio piatto, noioso, senza guizzi divertenti”, afferma parlando di sé e del suo lavoro. E ancora: “Ho sempre pensato che recitare dovrebbe essere come un documentario. Che dovresti semplicemente sentire quello che senti, quello che pensi e quello che il personaggio sta passando in quel momento”. E questo “sentire” e “pensare” come il personaggio diventa, per Joaquin, un’immedesimazione totale, tanto da cambiare anche il suo aspetto fisico. Curiosamente il cognome Phoenix simboleggia la “morte e rinascita” che è, per così dire, proprio il motto dello Scorpione. E di morti e rinascite Joaquin ne ha vissute diverse nella sua vita. Joaquin Bottom, questo era allora il suo cognome, nasce il 28 ottobre 1974 a Portorico. È il terzo dei cinque figli di John Lee Bottom e Arlyn Dunetz, entrambi missionari del movimento dei "Bambini di Dio" che, negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, tentava di avvicinare il mondo degli Hippies al messianismo cristiano. L’infanzia di Joaquin passa in viaggio, vagabondando per il Sudamerica dove i genitori svolgono la loro opera di evangelizzazione. E dei suoi primi anni due episodi sembrano particolarmente significativi. Il primo avviene quando Joaquim ha circa tre anni ed è in barca, con tutta la famiglia, a pescare. Quando, lui e i suoi fratelli, vedono gli adulti sbattere violentemente sul bordo dell’imbarcazione i pesci pescati per ucciderli, cominciano ad urlare, “Non mangeremo mai più carne”. “Mia madre non diceva niente, - racconta Joaquin - così le abbiamo chiesto: “Perché non ci hai spiegato da dove arriva la carne?”. Lei non sapeva cosa dire. Ricordo di averla vista piangere”. Da allora Joaquin non ha più mangiato animali.
Il secondo episodio, che racconta la sua sensibilità e la sua immedesimazione nella natura, avviene quado è un pochino più grande e sta rastrellando delle foglie. Decide in quel momento di voler essere chiamato Leaf, un nome che ha a che fare con la natura come quelli dei suoi due fratelli maggiori River e Rain. Intanto i genitori, che si sono allontanati progressivamente dai Bambini di Dio, nel 1978 pensano di tornare in patria, negli USA. Per segnare questo distacco e cominciare una nuova vita, decidono di cambiare il loro cognome da Bottom in Phoenix perché, come la mitica fenice, vogliono rinascere dalle ceneri del loro passato. La nuova vita non è però per niente facile e per sopravvivere anche i ragazzini devono dare una mano, così Joaquin e River diventano artisti di strada. È lì che vengono notati da un agente della NBC, l’azienda radiotelevisiva in cui la madre ha finalmente trovato lavoro come segretaria. È così che i due fratelli incontrano il mondo dello spettacolo, ottenendo all’inizio solo piccole parti che sono però i primi passi della loro futura carriera. Quando Joaquin ha diciannove anni una tragedia scuote la sua vita. Suo fratello River, promettente attore e musicista, muore per overdose tra le sue braccia, in un locale alla moda, in attesa dei soccorsi. La presenza sul posto di diversi personaggi famosi fa sì che la notizia rimbalzi sulle televisioni, mescolando al dolore dell’evento tutto il rumore mediatico. Joaquin si allontana dal mondo dello spettacolo… ma ritornerà. È un’altra morte e rinascita. La sua vita sembra quasi un film e come un film propone colpi di scena inaspettati e strani. Si racconta che una volta si trovasse in una strada isolata, da solo e sotto shock per un incidente. La sua auto aveva capottato, intorno c’era benzina e lui stava per accendersi una sigaretta. Miracolosamente passa di lì il regista Werner Herzog che lo riconosce e lo salva. Si dice anche che abbia dovuto farsi curare per tornare alla normalità dopo aver interpretato la parte di Johnny Cash nel film Walk the line, tanto profondamente aveva vissuto l’immedesimazione nel famoso musicista. Ed è questa capacità di immedesimazione che lo rende un grande attore, capace di dare verità ed umanità ai personaggi che interpreta, dall’imperatore Commodo di Gladiator a Johnny Cash di Walk the line, da Theodore di Her a Joker, la stessa capacità che gli fa dire: “Quando guardiamo il mondo attraverso gli occhi di un altro animale dobbiamo renderci conto che dentro siamo tutti uguali e che tutti meritiamo di vivere liberi dalla sofferenza”.
OTTOBRE 2019 E lucevan le stelle…
Il cielo dialoga continuamente con gli esseri umani. Le sue stelle, a cui gli uomini hanno dato nomi più o meno fantastici, raccontano un’infinità di storie, leggende e miti. In questo mese ci occuperemo in particolare di dodici stelle, una per ogni Segno dello Zodiaco. Sono le cosiddette “stelle guida” quelle a cui Johann Bayer, nel 1603, nel suo atlante stellare intitolato “URANOMETRIA”, riconobbe come stelle particolarmente brillanti nella costellazione a cui appartengono, assegnando loro la lettera alfa. Tutte queste stelle, trovandosi molto vicine all’equatore celeste, sono visibili sia dall’emisfero boreale che da quello australe o almeno da gran parte di essi. Cominciamo con Zubenelgenubi, la stella alfa della Bilancia. Curiosamente il suo nome, che deriva dall’arabo al-zuban al-janūbiyy, significa chela del sud, in riferimento ad una delle chele dello Scorpione. Questo nome le venne dato nel periodo in cui anche le stelle della Bilancia erano state assorbite dalla costellazione dello Scorpione. Questa stella viene chiamata anche Kiffa Australis, da al-kiffah al-janūbiyyah ovvero piatto meridionale della Bilancia. Altra curiosità: in realtà si tratta della seconda stella più luminosa nella costellazione e non si sa perché Bayer le abbia conferito questo primato. Zubenelgenubi è una stella multipla, cioè formata in realtà da più stelle, distante dal nostro Sole 77 anni luce. La stella alfa dello Scorpione è Antares. Il suo nome significa anti-Ares, cioè rivale di Ares. Antares infatti è una supergigante rossa e “rivaleggia” con Marte, il pianeta rosso, proprio per il colore. Si trova a circa 600 anni luce dal sistema solare. Pur appartenendo all’emisfero australe è osservabile da gran parte del nostro emisfero, restano escluse le terre più a nord come gran parte della Groenlandia. Si trova al centro dello Scorpione e spicca per contrasto tra le altre stelle di colore azzurro. Noi possiamo vederla per l’intera notte nelle settimane intorno alla fine di maggio e all'inizio di giugno, mentre nelle settimane intorno alla fine di novembre e all'inizio di dicembre risulta invisibile. Rukbat è la stella alfa del Sagittario. Il suo nome, a volte scritto come Rucbat, deriva dall'arabo Ar-Rukbah e significa ginocchio, il ginocchio del Sagittario appunto. È chiamata anche Alrami, che, sempre dall’arabo, significa l'arciere. Rukbat non è in realtà la stella più brillante della costellazione e forse Bayer le diede questa qualifica senza averla mai vista e basandosi su descrizioni di altri. Rukbat è una stella bianco azzurra dell’emisfero australe e nell’emisfero boreale diventa invisibile al di sopra del 50° parallelo. Algedi, è la stella più brillante del Capricorno. Il suo nome deriva dall'arabo al-jady, che significa il capretto. Algedi è una stella doppia che, osservata al telescopio, svela la sua identità di stella quadrupla perché ognuna delle sue due componenti è a sua volta doppia. La componente principale del sistema è una supergigante gialla che dista circa 686 anni luce dalla Terra.
Il Capricorno è la costellazione più piccola fra quelle dello Zodiaco, ed è anche poco luminosa. Algedi con Deneb Algedi e Omega Capricorni formano un triangolo che consente di individuare la costellazione, situata ad est del Sagittario. Dal nostro emisfero si può osservare dalla metà dell'estate fino alla metà dell'autunno, mentre da quello australe, dove per altro la costellazione si trova, si può vedere quasi tutto l’anno. La stella guida dell’Acquario è Sadalmelik, il cui nome deriva dall'espressione araba sacd al-malik, che significa fortuna del re. È una supergigante gialla e si trova quasi sull’equatore celeste per cui risulta ben visibile da entrambi gli emisferi. Il periodo migliore per la sua osservazione va da fine agosto a dicembre. Alrisha, la stella alfa dei Pesci, è una stella binaria, il cui nome deriva dall’arabo al-rišā significa la corda del pozzo. In effetti si trova proprio a metà della “corda” che congiunge i due “pesci” della costellazione. La sua luce haun colore tra il verde chiaro e il blu. l periodo migliore per osservarla è fra settembre e febbraio, sia per il nostro emisfero sia per quello australe per Alrisha si trova vicino all’equatore celeste. Hamal è la stella più luminosa dell’Ariete. Il suo nome deriva dall’arabo Al Ħamal, che significa l’ariete. A volte è anche chiamata anche rās al-ħamal ovvero la testa dell'Ariete. È una gigante arancione, 14 volte più grande del nostro Sole. Nel 2011 è stato scoperto un pianeta che le orbita intorno. È lontana da noi 66 anni luce. Hamal è visibile a oriente nelle sere d'autunno, a sud in quelle invernali, al tramonto nelle serate della primavera e di nuovo a oriente, prima dell’alba, all’inizio dell’estate. È invisibile da aprile a fine giugno. Aldebaran, dall’arabo al-Dabarān, che sta dietro, è la stella alfa del Toro. Il suo nome si riferisce al fatto che appare subito dietro, subito dopo, le Pleiadi nel loro apparente moto nel cielo. Anche se dalla nostra prospettiva Aldebaran sembra associata alle Iadi, le stelle disposte a forma di “V” che disegnano la testa del Toro, in realtà è molto più vicina a noi, a metà strada tra noi e le Iadi, a 65 anni luce di distanza. Aldebaran è una gigante arancione, luminosissima, circa 500 volte più luminosa del Sole, facilmente individuabile perché è la prima stella brillante che si vede prolungando verso destra la linea creata dalla cintura di Orione. È una stella doppia perché la grande stella luminosa ha una compagna dalla luce poso intensa. Anticamente era considerata portatrice di onori e ricchezze.
Potremmo dire che le stelle guida dei Gemelli in realtà siano due, Castore e Polluce, di luminosità molto simile, che Bayer classificò rispettivamente come alfa e beta della costellazione. Castore, la stella alfa, è realmente la stella più luminosa tra le due ma, vista dalla prospettiva terrestre, risulta meno brillante della sorella, perché più lontana dalla Terra. Castore, osservata con un piccolo telescopio, appare come una stella binaria, ma il realtà è una stella multipla composta da ben sei stelle. Si trova a una distanza di circa 51 anni luce dalla Terra ed è ben visibile per gran parte delle notti dell'anno, in particolare da ottobre a metà giugno. Acubens, dall’arabo Az-Zubana che significa chela, è la stella alfa del Cancro. È una stella bianca che osservata con gli strumenti si rivela un sistema stellare triplo. Acubens dista dalla Terra 174 anni luce. Per la sua posizione risulta talvolta occultata dalla Luna. La costellazione del Cancro sta tutta nell'emisfero boreale, quindi si può vedere bene dalle regioni poste a nord dell'equatore; il periodo migliore per la sua osservazione va da dicembre a maggio. Regulus, la stella più luminosa del Leone deve il suo nome a Copernico. Il nome, che deriva dal latino, significa piccolo re e deriva dal nome precedente, Rex. Con Aldebaran, Fomalhaut e Antares era, nell’antica Persia una delle stelle regali, la prima. Queste quattro stelle erano le guardiane del cielo e dividevano il cielo in quattro parti. Regolus era la guardiana del sud, Aldebaran dell’est, Fomalhaut del nord e Antares dell’ovest. Non è escluso che il nome “piccolo re” abbia anche attinenza con il fatto che il Leone, la costellazione a cui Regolus appartiene, rappresenti il re degli animali. Regolus appare come una stella bianco-azzurra molto brillante ma in realtà è un sistema stellare formato da ben quattro stelle. Dista 79 anni luce dal nostro sistema solare e la sua posizione vicinissima all’equatore celeste la rende visibile da entrambi gli emisferi terrestri. Il periodo dell’anno più indicato per l'osservazione di questa stella è tra la fine dell’inverno e nell'inizio della primavera boreali, ma è visibile per qualche ora della notte quasi tutto l'anno, tranne intorno al 23 agosto, quando il Sole le passa così vicino da impedirne l’osservazione. E infine Spica la stella è più brillante della Vergine. Spica in latino significa spiga di grano, come quella che la Vergine dello Zodiaco tiene in mano nelle rappresentazioni classiche. È abbastanza facile trovare Spica nel cielo notturno basta seguire l'arco formato dalla coda dell'Orsa Maggiore fino ad Arturo e proseguire poi in linea retta fino ad incontrare una stella di colore azzurro molto intenso. Spica è una stella dell'emisfero australe, tuttavia è sufficientemente vicina all'equatore celeste da essere visibile da tutte le zone popolate della Terra. Si può osservare dopo il tramonto verso ovest in estate ma la sua massima visibilità nell' emisfero boreale cade nei mesi primaverili, quando Spica, con Arturo e Denebola, forma il triangolo di primavera, caratteristico del cielo di questa stagione. Una curiosità: probabilmente Spica è la stella che permise ad Ipparco, di scoprire la precessione degli equinozi. Il tempio di Tebe che era stato costruito nel 3200 a.C. allineato con Spica, nel 160 a.C. aveva cambiato orientamento a causa della precessione. Anche Niccolò Copernico fece molte osservazioni su Spica per le sue ricerche sulla precessione.
Una storia per la Bilancia: Christine Bouldin e Felix
Questo mese più che un personaggio raccontiamo una storia, una bella storia dedicata alla Bilancia, una storia che ha in sé alcune caratteristiche del Segno di inizio autunno. La Bilancia odia i conflitti e questa storia parla di guerra e pace. La storia ha inizio nel 2008 in Afghanistan dove Christine Bouldin, una dei due protagonisti, si trovava in missione per l’esercito americano. Un giorno, alcuni commilitoni le parlano di una gattina che stava con il suo cucciolo subito fuori dalla base.
Christine va a vedere, trova la gattina e il suo piccolo e si accorge che questo ha qualcosa di strano: non riesce a camminare e appena cerca di farlo perde l’equilibrio e cade. Il cucciolo è affetto da una malattia neurologica, l’ipoplasia cerebellare, che colpendo il sistema motorio, porta difficoltà nel mantenere l'equilibrio, ma per Christine è solo un cucciolo dalle grandi orecchie che le fa una tenerezza infinita. Giorno dopo giorno Christine guadagna la fiducia prima della gattina e poi del suo piccolo, portando loro acqua e cibo e, dato che il regolamento vieta di tenere animali all’interno della base, costruendo per loro un rifugio in modo che possano stare al sicuro. Quando improvvisamente la gattina sparisce Christine si sente ancor più responsabile del cucciolo che adesso ha chiamato Felix. Coinvolge anche la sua famiglia che dall’America riesce a farle arrivare del cibo per gatti. L’amicizia tra Christine e Felix diventa sempre più intensa e quando per la soldatessa viene il tempo di tornare a casa cerca in tutti i modi di portare con sé il suo piccolo amico ma non è così semplice. In un primo tempo le viene negata la possibilità di portarlo a casa con lei ma, fortunatamente, riesce ad entrare in contatto con il responsabile di un rifugio per animali di Kaboul che può tenere provvisoriamente Felix in modo di dare il tempo necessario per espletare le varie pratiche necessarie a portarlo in America. E il permesso arriva. Felix raggiunge Christine e comincia una nuova vita, con Chrystine, il marito e un altro amico peloso. Christine definisce Felix un “dono del cielo” e “un angelo mandato da Dio" perché la sua amicizia è stata davvero preziosa nei momenti difficili.
SETTEMBRE 2019 Il dono di uno sciamano
Già in altre puntate abbiamo parlato di antiche leggende che ricordano l’evento straordinario della discesa dal cielo di divinità che, nella notte dei tempi, fecero agli abitanti di questo pianeta un dono prezioso, tanto da renderli in qualche modo “figli delle stelle” perché dalle stelle derivava la loro conoscenza che li rendeva uniti, liberi e felici. In questo mese proponiamo una leggenda che sembra essere la madre di tutte le altre e vantare origini così remote da riferirsi ad abitanti della Terra che non avevano ancora la forma che hanno oggi gli esseri umani. Si intitola Il Dio celeste e la Città del Drago ed è tratta dal libro Leggende Druidiche: Miti e vicende dell’epopea dei Celti di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero. Questa leggenda è la versione arcaica di quelle ripresa da Ovidio nelle sue metamorfosi come leggenda di Fetonte. Nel racconto originale il dio non cade dal cielo sulla terra devastandola ma giunge dalle stelle con un carro dorato e atterra nella zona che noi ora conosciamo come valle di Susa, vicino al monte che ora chiamiamo Rocciamelone. Lì sorgerà in seguito la mitica città di Rama. Questo racconto, con gli altri che fanno parte dello stesso testo, viene direttamente dal misterioso libro dalle pagine dorate dato in visione, parecchi anni fa, a Giancarlo Barbadoro e all’archeologo Mario Salomone da alcuni contadini della Val di Susa, che avevano riconosciuto in loro l’anima dei ricercatori puri, non mossi da interessi di parte. Una storia straordinaria dentro una storia straordinaria: parole incise in caratteri arcaici su pagine di metallo a ricordo di eventi che si perdono nei tempi del mito, arrivano fino a noi grazie a Giancarlo Barbadoro che con Mario Salomone le raccolse e le trascrisse e con Rosalba Nattero le ha portate a conoscenza del grande pubblico. Purtroppo ora Giancarlo Barbadoro non c’è più, purtroppo non possiamo più sentire dalla sua viva voce i risultati delle sue ricerche su quel mondo lontano, sulla storia nascosta dell’umanità, sulla potenza e bellezza dei doni che il misterioso dio celeste ci ha lasciato, sulla saggezza che da essi può derivare. Ma tutte le parole che ha scritto, tutte le poesie che ci ha cantato, tutte le note che ha suonato con il suo flauto restano a testimonianza della realtà delle leggende antiche. Giancarlo mostrava che si può danzare nel vento fino a diventare vento nel vento. Giancarlo era uno sciamano che aveva fatto suo l’insegnamento del dio celeste e di quelli che lo hanno tramandato nel tempo. A leggerla ora questa leggenda sembra quasi un testamento spirituale che traccia i contorni di quel sogno che Giancarlo Barbadoro aveva e che lo guidava in tutte le sue azioni.
Sognava una nuova Terra dove tutti gli abitanti si riconoscessero fratelli, vivessero la loro libertà e il benessere che nasce dal rapporto con lo Shan, la Natura nella sua dimensione invisibile e mistica. Aveva fondato, con Rosalba Nattero e altri esponenti di movimenti spirituali da tutto il nostro mondo, il Cerchio di Nuova Terra per proporre la meditazione come strumento naturale e al di là delle parti per la ricerca e la crescita interiore e, sempre con Rosalba Nattero e numerosi rappresentanti dei popoli nativi, la Ecospirituality Foundation (NGO in Consultative Status with the United Nations) per diffondere e vivere la filosofia dell’ecospiritualità che riconosce a tutti gli esseri viventi e allo stesso pianeta che ci ospita la stessa dignità, che tutti affratella in una comune esperienza di esistere. Giancarlo Barbadoro, ha progettato la costruzione del grande cerchio di pietre di Dreamland, in Piemonte, nelle terre che furono testimoni della discesa dal cielo di un misterioso “carro dorato” e delle leggendarie vicende che seguirono questo evento, a testimonianza di un’antica cultura e civiltà che tanto ha da regalare ai viventi di questo tempo, nonostante sia volutamente negata dalla storia ufficiale. Ha ispirato la nascita dell’Ecovillaggio di Dreamland dove i principi dell’ecospiritualità possono essere vissuti concretamente. Difensore delle culture native, non contaminate dalle barbarie della società maggioritaria, ha rappresentato all’ONU numerosi gruppi nativi e ha contribuito a dare risalto alla difesa della loro identità, delle loro tradizioni e dei loro luoghi sacri, nella Carta dei diritti dei popoli indigeni. Citiamo qui solo alcune delle tante iniziative che Giancarlo ha messo in atto, perché è difficile elencarle tutte. Antispecista, appassionato difensore dei diritti degli animali, Giancarlo è stato poeta, musicista, scrittore, giornalista, conduttore di trasmissioni in radio e televisione portando sempre un contributo fuori dagli schemi di parte e dall’ovvietà culturali, perché il suo sguardo sapeva andare oltre l’orizzonte. ShanNewspaper, la rivista di cui era direttore, e di cui questa rubrica fa parte, è una sua creatura, una rivista che parla di scienza e del mistero della vita, di ricerca, di interrogativi, di scoperte, senza dogmi. Tutto quello che Giancarlo ha fatto nasce da un’esperienza che affonda le sue radici in conoscenze antichissime e regala fiori e frutti meravigliosi. La leggenda del Dio celeste ci mette in contatto con le radici più profonde dell’esperienza umana e offre molti spunti di riflessione e ricerca. Grazie Giancarlo anche per questo regalo. IL DIO CELESTE E LA CITTÀ DEL DRAGO
Anticamente, in un tempo che si perde nella memoria di questo mondo, un Dio celeste scese sulla Terra, prendendo posto in un luogo esistente tra le grandi isole di allora ai piedi una montagna già sacra per gli uomini del tempo. Il giorno dell’arrivo del primo degli Dei che ci venne a visitare, la terra tremò per ogni dove e il cielo si incendiò illuminando ogni cosa. Accadde come fosse che un drago uscisse dall’abisso dell’infinito. Discese dal cielo con il suo carro celeste tonante e lucente come oro. Il suo aspetto era quello di un drago sapiente, fatto di fiamma. Era di aspetto ardente del suo fuoco divino, guerriero e saggio, capace di risvegliare la vita, che a volte come si vide danzava creando radure nell’erba. Si presentò così, agli uomini che abitavano allora il nostro mondo, il Dio che si compiacque di scendere e di vivere tra di noi.
Il Dio fece costruire il grande cerchio di dodici grandi pietre erette dai suoi due assistenti, fatti della sostanza del suo carro dorato, si mise al centro e attese. In tal modo chiamò i Progenitori perché vi entrassero e prendessero a danzare con loro nel vento per varcare insieme la Porta di Luce. Di notte accendeva un fuoco e si sedeva davanti ad esso, poi di giorno si alzava e si poneva a danzare armoniosamente sul centro del cerchio. Molti si avvicinarono all’esterno del cerchio di pietre. Il Dio non dava segno di vederci e continuava a fare quello faceva da quando si era posto al centro del cerchio. Di giorno ci sedevamo a guardarlo, di notte ci chiudevamo su noi stessi per scaldarci e prendere sonno. Poi una mattina, appena Rasku iniziò a scaldare le nostre membra nella nebbia che scivolava via dai nostri piedi il Dio si alzò in piedi e rimase fermo senza prendere a danzare. C’era una folla di uomini che era venuta a vedere il prodigio e che si accalcava intorno al cerchio di pietre senza tuttavia osare ad entrarvi. Il Dio alzò le braccia in alto sul petto e muovendosi verso la folla che stava seduta ai margini del cerchio di pietre gridò: “Ara, potete venire avanti e entrare in questo luogo sacro che è delimitato dalle grandi pietre. Porto doni per tutti voi”. I primi a farsi coraggio ed a entrare nel grande cerchio furono Adram’hosi assieme a Erda ha shana e al loro compagno Fen-sa. Si avvicinarono timorosi verso il sacro recinto per incontrare Aard-tah per divenire loro Allievi e furono tutti e tre liberati dal loro stato di schiavitù. In seguito si aggiunsero anche altri cinque di noi e un altro Fen-sai, il sinuoso, uno dei fensai che curiosavano all’intorno. Altri fentai seguirono poi ancora, incuriositi dal fuoco che vi ardeva al centro.
Fu in questo cerchio di pietre che era stato costruito dai suoi due assistenti di metallo dorato che insegnò agli uomini del tempo le scienze, l’agricoltura e soprattutto la conoscenza dello Shan che trasmise attraverso l’Arte dell’Alchimia. Quando vide la nostra povertà e la schiavitù a cui i Signori della notte ci avevano costretti, il Dio ci fece dono della ruota della conoscenza perché ci mostrasse l’eterno Shan in cui trovare fratellanza, libertà e sapere, poi quella della musica incantatrice che poteva liberare da ogni prigione e infine la danza sacra con cui si poteva interpretare il suo insegnamento. Il Dio ci mostrò i tre preziosi doni che aveva portato per il nostro mondo. Il primo era rappresentato dalla ruota forata, la Shahqt-mar, quale oggetto di conoscenza destinato alla capacità di capire la natura del Vuoto, lo Sharka, che poteva portare a vera gioia e completezza di vita. Il secondo era costituito dalla Nah-sinnar, quale musica di supporto alla meditazione e risanatrice dell’individuo, per aiutarlo nella liberazione dalle illusioni, l’Atabi, e consentirgli di divenire individuo secondo la reale natura del Vuoto. Il terzo era costituito dall’esperienza della Kemò-vad quale elemento di rapporto tangibile con la natura mistica del Vuoto, lo Shali, per interpretare e vivere la sua reale armonia. Il potere della ruota fu tanto grande che diede vita ai primi Dei di cui oggi noi siamo la discendenza. Grazie ad esso i primi poterono liberarsi dal giogo dei crudeli Signori della notte che avevano dominato su di loro da sempre, per poter finalmente disporre di loro stessi.
Il Dio un giorno del suo tempo ci convocò e ci disse: “I fentai erano tra quelli di voi che si avvicinarono al sacro cerchio di pietre. Insieme varcaste la soglia del sapere, della libertà e della fratellanza. Altri fentai seguirono incuriositi dal fuoco che vi ardeva al centro. Come potreste togliere la dignità e la vita a chi ha condiviso la vostra stessa curiosità di guardare al mistero? Come potreste rendere schiavo per il vostro interesse qualcuno della vostra famiglia? Ora vi dico che se volete essere miei Allievi neppure dovrete cibarvi reciprocamente della vostra carne poiché siete tutti figli della stessa Madre e amati da lei e dal medesimo cielo, né per lo stesso motivo dovrete sentirvi superiori ad alcuno che sia amico o nemico. Saranno vostro cibo, così come vollero gli Antenati, ogni erba che produce seme e che si trova per ogni dove su questo mondo, e ogni albero fruttifero che produce seme. Vi nutrirete delle parti delle piante che potrete prendere senza arrecare loro danno, in particolar modo alle loro radici in cui si cela la loro hlasba. Dovete loro rispetto poiché sono la vita più antica e saggia di questo mondo. Per riscaldarvi nei tempi freddi, vi riscalderete cercando gli alberi già morti prima venga il freddo per conservarli e usarli quando sarà a voi necessario”.
La nascita della città di Rama La notizia della venuta del Dio celeste dilagò su tutte le terre e molti pellegrini venivano da ogni parte del mondo per meravigliarsi del potere del Dio celeste e per vedere il grande cerchio di pietre con il suo segreto. Intorno al grande cerchio di pietre vennero costruiti dagli stessi pellegrini dei ripari per la notte e per la pioggia, ma poco alla volta i ripari vennero sostituiti da costruzioni in pietra fino ad allargarsi e realizzare una grande città. Intorno al grande cerchio venne quindi edificata una grande città, che venne chiamata per la sua grandezza e solidità con il nome di Rama, la “Pietra”, per definire la sua immortalità attraverso il tempo a venire che già prospettavano i suoi costruttori. Una città tanto immensa che, alla base della montagna sacra, si estendeva da una parte all’altra delle isole e poi millenni dopo, quando scomparvero gli acquitrini, sino ai lati delle grandi montagne che formeranno la valle e sino al grande fiume che avrebbe poi corso nella pianura distante. Nel tempo questa città venne ricordata attraverso le generazioni come la città del Drago, la città della Ruota d’oro illuminata dai tre raggi del sole divino che mai tramonta. A più riprese eroi leggendari la ampliarono ed estesero la sua potenza a tutte le terre conosciute. Ma la sua grandezza era quella di custodire l’antica conoscenza, lo Shan, l’arcaico nome del Graal. Una luce che si irradiò per tutta la Terra e che fu la base del sapere dei Druidi del tempo.
Il commiato del Dio Quando venne il tempo di accomiatarsi dagli uomini il primo degli Dei costruì, usando il metallo del suo carro celeste, una grande ruota d’oro forata al centro, in cui disse che fosse custodita tutta la conoscenza che lasciava in dono all’umanità per lasciare testimonianza e ricordo della sua venuta sul nostro mondo. Il Dio celeste disse: “Fratelli, è giunto il tempo che noi prendiamo commiato dalla vostra stirpe a cui abbiamo fatto in dono la conoscenza dell’Amore, della Libertà e della Gioia di Vita di chi ricerca e conosce. Prima di riprendere il nostro cammino attraverso la grande isola di stelle e oltre desideriamo lasciare in dono a voi e alla vostra progenie a venire una testimonianza della nostra presenza in questo tempo e dell’operato che abbiamo reso per l’ordine e l’armonia delle cose secondo il vostro bisogno. Vi doniamo questa grande ruota forata al fine che ricordiate anche l’insegnamento che vi ha reso liberi e vi ha reso fratelli nella conoscenza che vi ha consentito. Che tutti i miei Allievi prediletti, gli Ard-rì, che sono qui con noi in questo momento di addio, ricordino che nel vuoto di questa ruota c’è il simbolo del mistero che anima la nostra esistenza. Il centro senza il quale, sebbene invisibile, non esisterebbe il cerchio della ruota. Il centro in cui tutti noi e ogni forma di vita si riconoscono tra gli eguali. E che tutti ricordino anche in ogni angolo nascosto, dei ventidue angoli segreti, nella sua corona c’è una pagina da leggere che apre alla conoscenza celeste. E che tutti non dimentichino mai che la forza del simbolo di questa ruota è quella che tutte le pagine siano unite in un solo oggetto. Se tutti voi non vi disperderete mai sarete uniti come una sola e identica Zaibasta. Solo così potrete essere forti e mostrarvi forti per voi stessi, per chi amate e per la giustizia di questo mondo. Solo così forti potrete salire indisturbati lungo l’Albero fino alla sua cima. Un fuscello da solo è facile da spezzare, ma una moltitudine di fuscelli intrecciati tra di loro tanto da essere come il tronco di un unico Albero non potranno mai essere spezzati e dispersi. E voi tutti diventerete l’Albero stesso. Ora, vi lasciamo. Ci ritroveremo al cospetto del Centro invisibile. Amatevi come io ho amato voi, questo mondo e i figli che non conosco ma che saranno generati. Ma cari Figli non sarete mai soli nel mio e nel vostro ricordo. Questo è il Siv’nul, un candeliere che porta tre lumi. È il simbolo dell’albero dalle tre braccia, come i tre doni che vi abbiamo lasciato, che attraversa i mondi dell’esistenza e si apre al Mistero ricevendo conoscenza e saggezza. Ve ne facciamo dono al fine che possiate allietare la vostra esistenza illuminando il buio che potrà regnare sul vostro mondo, ora e sempre, per voi stessi e per quanti altri l’abitano. La sua luce non è molta, ma ogni qualvolta vi riunirete insieme, ai vostri amici più cari ed a quelli che vorranno partecipare in ogni caso, se vi terrete stretti tra di voi, sarà sufficiente a sconfiggere le tenebre che vi saranno più prossime.
Ogni volta che due o più di voi si riuniranno in cerchio davanti a questo candeliere acceso lo Shan sarà presente tra di voi. Noi tutti saremo con voi come adesso. Non sarete mai soli abbandonati a voi stessi e alla forza di coloro che vi contrasteranno e potrete chiedere qualsiasi cosa per il vostro benessere o per quello di altri. Ogni volta che vi troverete nel timore delle forze oscure che dimorano nel buio o vi sentirete minacciati da nemici che non conoscete accenderete un Siv’nul e avrete protezione. Però i tre lumi dovranno essere accesi nel modo giusto. Chi si incaricherà di volta in volta al sacro offizio, prima di ogni cosa toglierà lo stoppino di centro e lo accenderà con la fiamma, il ian-tai, che troverà vicino alla destra delle sue radici o che gli porgerà uno dei presenti che abbia già officiato, quindi con lo stesso stoppino accenderà quello del lume di sinistra e poi quello del lume di destra. Infine alzerà in alto sulla testa lo stoppino acceso perché tutti lo vedano bene e quindi lo collocherà al suo posto. Ora Cari Figli lasciateci andare e preparatevi ad incamminarvi sul vostro sentiero di Luce, c’è chi ha bisogno di voi ai quattro angoli di questo mondo”.
Dopo che il Dio di Luce fu ritornato al cielo le sue reliquie e la grande ruota d’oro vennero raccolte dagli Ard-rì, i suoi allievi, per essere custodite nel Tempio del fuoco posto nella grotta sul fianco della Montagna Sacra ai cui piedi sorgeva il grande cerchio di pietre. Questa e le sue reliquie divine vennero raccolte in un inaccessibile tempio nascosto nella grande montagna che guardava alla pianura in cui era sceso. Da qui uomini eroici per quel tempo andarono tra i popoli di allora a far conoscere il suo dono e poter costruire un nuovo mondo. Sostenuti dal potere del Siv’nul e il Sigillo di Spirito, il sigillo invisibile che era stato comunicato oralmente dal Dio celeste che potenziava il cerchio sacro e che consentiva loro di agire nelle loro competenze e di operare magicamente sugli eventi. Quando le acque si portarono via la civiltà madre, Rama rimase la sola a testimoniare l’antico potere del Drago. I millenni la cancellarono ma la conoscenza che custodiva è ancora viva nelle tradizioni di tutta la Terra. A più riprese eroi leggendari la ingrandirono ed estesero la sua potenza a tutte le terre conosciute. Ma la sua grandezza era quella di custodire l’antica conoscenza, lo Shan, l’arcaico nome del Graal; una luce che si irradiò per tutta la Terra e fu la base del sapere dei Druidi del tempo trascritta in un libro dalle pagine interamente d’oro. La città di Rama rimase protetta da un grande Drago che interpretava le forze cosmiche dell’universo scaturite dal Vuoto primordiale. Il Drago insegnava ai cavalieri del tempo a lottare e a danzare nel vento e li introduceva alla conoscenza mistica dello Shan. Ancora oggi si narra che l’antico cerchio di pietre esiste, ma è invisibile e si mostra solo nella notte di Samain a chi sa cercare. In quella notte, tutti gli abitanti del posto, umani e non, visibili e non, si incontrano tra le eterne maestose pietre e celebrano il ritorno alla Terra ancestrale.
Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero "Leggende Druidiche: Miti e vicende dell’epopea dei Celti", Keltia Editrice.
Un personaggio della Vergine: Maria Montessori
Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo. Maria Montessori educatrice, pedagogista, medico, neuropsichiatra infantile, filosofa e scienziata è stata una delle prime donne italiane a laurearsi in medicina. È diventata famosissima in tutto il mondo grazie al suo metodo educativo. In contrasto con la scuola di fine ottocento e inizio novecento, che lei stessa definisce quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio, il suo metodo è basato sulla fiducia nel bambino e nelle sue risorse, che possono svilupparsi appieno solo in un ambiente adatto, con materiali specifici e con l’aiuto di insegnanti preparati a rispettarne il ritmo personale di crescita e a valorizzarne man mano lo sviluppo dell’autonomia. Nel suo metodo educativo, Maria Montessori, nata sotto il Segno della Vergine, traspone la sensibilità tipica del segno settembrino. La sua proposta prevede infatti la creazione di un ambiente tranquillo e ordinato, di spazi e materiali studiati appositamente per stimolare la creatività e la costruzione di una disciplina interiore. Il suo insegnamento vuole il rispetto dei tempi personali, finalizzati alla gestione di ciò che è vicino per approdare ad un graduale ampliamento dell’orizzonte e insiste su un’attenta cura dell’individualità per arrivare ad un rapporto sano con la socialità. È molto “virginiana” anche la marcata impronta idealistica del suo lavoro, dedicato ai bambini, e soprattutto a quelli di loro che hanno difficoltà. Infine è tipico di un Segno di Terra il sentire un forte legame con la natura e di sentirlo come un importante elemento di crescita. Il sentimento della natura cresce come ogni altra cosa; e non è certo trasfuso da noi con qualche descrizione od esortazione fatta pedantescamente dinanzi ad un bimbo inerte e annoiato chiuso tra mura, e abituato a vedere o sentire che la crudeltà verso gli animali è una necessità della vita. Sono le esperienze che lo colpiscono... Noi dobbiamo ai bambini una riparazione più che una lezione. Dobbiamo guarire le ferite inconsce, le malattie spirituali, che già si trovano in questi piccoli graziosi figli dei prigionieri dell’ambiente artefatto.
A causa del lavoro del padre la famiglia si trasferisce in un primo tempo a Firenze e poi a Roma, dove Maria comincia ad andare a scuola. Dimostra fin da subito di essere particolarmente dotata. Si diplomerà alla Regia Scuola Tecnica Michelangelo Buonarroti (ora Istituto Leonardo da Vinci) e deciderà di continuare gli studi. Il padre vedrebbe per lei un futuro da insegnante ma Maria è interessata alla biologia e decide di seguire la sua strada. Non avendo frequentato il liceo classico non può iscriversi alla Facoltà di Medicina, ripiega così sulla Facoltà di Scienze, riuscendo poi a passare a Medicina due anni dopo. Qui conseguirà la laurea nel 1896. Quindi sceglierà di specializzarsi in Neuropsichiatria infantile dando seguito al suo interesse per i bambini e in particolare per quelli in difficoltà. Sempre nel 1896 sarà al Congresso internazionale delle donne a Berlino. Lei, che ha dovuto combattere contro burocrazia e pregiudizi per poter studiare medicina, si fa appassionata portavoce delle lavoratrici contro la disparità dei salari tra uomini e donne. Dopo la laurea inizia a prestare servizio come assistente all'Ospedale San Giovanni, lavorando al fianco di Sante De Sanctis e Giuseppe Montesano, i padri della neuropsichiatria infantile in Italia. Nel 1898 partecipa al Congresso pedagogico di Torino con un intervento molto apprezzato, grazie al quale ottiene la nomina di direttrice della scuola ortofrenica di Roma. Intanto stringe un rapporto molto intenso con lo psicologo e psichiatra Giuseppe Montesano da cui ha un figlio, Mario. È una storia triste che lascerà molte cicatrici nel cuore di Maria. Un figlio fuori dal matrimonio è una vergogna. Montesano, che non riconoscerà mai Mario, convince Maria che la loro storia durerà anche senza essere ufficializzata, in realtà se ne andrà dopo un anno per sposarsi con un’altra donna. Maria che aveva partorito il suo bambino segretamente, nel 1898, all’estero, e si era fatta convincere ad affidarlo ad una famiglia che viveva in campagna, pur occupandosi del suo mantenimento e della sua istruzione, presentandosi a lui come “zia”. Quando la donna a cui era stato affidato muore, Mario, ormai adolescente, va a vivere con la madre. In seguito diventerà suo assistente, la seguirà nei suoi numerosi viaggi e la sosterrà nel suo lavoro.
Nel 1907 apre la prima Casa dei bambini, a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, un quartiere povero e problematico. Qui Maria mette in atto i suoi metodi di insegnamento che riscuotono subito molto interesse a livello internazionale. Nel 1909 pubblica Il metodo della pedagogia scientifica, che verrà poi tradotto in molte lingue. Le Case dei Bambini vengono aperte in tutto il mondo e Maria viaggia in Inghilterra, Spagna, Olanda, Austria, Argentina per insegnare il suo metodo. Nel 1913 in un congresso americano verrà presentata come la donna più interessante d’Europa. Nascono, nel 1924, l’Opera nazionale Montessori e, nel 1929, l’Associazione Montessori Internazionale. Dal 1924 Mussolini introduce il metodo montessoriano nelle scuole italiane. Nel 1926 Maria organizza con successo il primo corso di formazione nazionale, per preparare gli insegnanti, ma pochi anni dopo, nel 1934 nonostante l’indifferenza di Maria verso la politica, la sua pedagogia entra in profondo contrasto con le idee proposte dal regime fascista. Tutte le scuole montessoriane vengono chiuse sia in Italia che in Germania e Maria si trasferisce, prima in Spagna, poi in Inghilterra e infine, su invito, in India. Proprio in India, con il figlio che ormai da assistente è diventato collaboratore a tutti gli effetti, passa un periodo molto importante e proficuo della sua vita. Qui strige una profonda amicizia con Gandhi e Tagore, qui nasce la sua idea di educazione cosmica. Di Gandhi condivide le idee pacifiste e con Tagore ha in comune l’ideale di apprendimento a contatto con la natura. Maria parla di sentimento della natura che significa curiosità, attenzione e rispetto verso tutto quanto c’è intorno, fino a comprendere che ogni cosa è strettamente collegata su questo pianeta e ogni particolare diventa interessante per il fatto di essere collegato agli altri. Possiamo paragonare l’insieme ad una tela: ogni particolare è un ricamo, l’insieme forma un tessuto magnifico. Torna in Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale, poi si sposta in Olanda dove passerà gli ultimi anni della sua vita. Muore a Noordwijk il 6 maggio del 1952. Maria Montessori ha ricevuto molti riconoscimenti, ancora oggi le scuole montessoriane continuano ad essere apprezzate, i suoi studi offrono tutt’oggi spunti di riflessione e dibattito. A noi piace concludere questa sua breve biografia con una frase che forse più di altre svela la profondità del suo animo: Il silenzio acuisce le nostre sensibilità. Stando in silenzio non solo possiamo ascoltare con maggiore attenzione la parola dell’altro, e quindi “incontrarlo”, ma riusciamo a cogliere profondamente la realtà che ci circonda.
AGOSTO 2019 Signora Luna
Dedichiamo questa puntata alla Luna che nel mese scorso è stata protagonista, a vario titolo, di articoli e notiziari. Il 2 luglio si è verificata infatti una spettacolare eclissi totale del Sole, a cui non abbiamo potuto assistere direttamente perché visibile solo dall’emisfero Sud del nostro pianeta, ma nella notte tra il 16 e il 17 luglio abbiamo potuto assistere ad una bella eclissi parziale di Luna. Proprio il 16 luglio era inoltre il cinquantenario della partenza dell’Apollo 11 che portò il suo equipaggio sulla Luna, evento che ebbe grandissima risonanza all’epoca e che ancora oggi si porta dietro entusiasmi, sogni e polemiche. La Luna, con la sua luce pallida e la sua forma mutevole, è da tempi immemori fonte di meraviglia, stupore e domande. La osservano i meteorologi, i contadini, gli astronauti, gli astrologi, gli astronomi, gli artisti… Qualunque cosa si può dire ma non che non abbia una grande influenza sulla Terra e sui suoi abitanti.
Cominciamo dalle eclissi che sanno tenere con il naso all’aria milioni di persone che, di fronte a quello spettacolo, parlano con il vicino sconosciuto saltando timidezze e convenzioni. L’eclissi di Sole, che si verifica quando Terra, Luna e Sole sono allineati e la Luna copre il Sole agli abitanti della Terra che risultano nel suo cono d’ombra, è un fenomeno così significativo da diventare uno dei simboli più importanti per gli antichi druidi. E’ il Post tenebras lux (la luce dopo le tenebre) il messaggio di speranza sempre valido per gli uomini di ogni tempo e di ogni latitudine. L’eclisse di Luna invece si ha quando la Terra, nell’allineamento, viene a trovarsi tra il Sole e la Luna proiettando la sua ombra sulla superficie del suo satellite. Pur se meno spettacolare di quella di Sole anche l’eclissi di Luna è un evento straordinario che porta a riflettere su quanti eventi si verifichino nell’universo mentre noi siamo occupati nelle mille faccende del quotidiano. Allarga immediatamente l’orizzonte e ci sveglia dal nostro piccolo sogno individuale. Altri fenomeni che vedono la Luna protagonista sono le maree, il giornaliero alzarsi ed abbassarsi del livello del mare determinato dal moto e dalla posizione della Luna e in misura minore dal Sole. Sono causate dalla forza di gravitazione per la quale due corpi si attraggono in maniera reciproca in funzione della propria massa e della distanza che li separa. In questo caso la forza gravitazionale della Luna si ripercuote in maniera più evidente sulla massa liquida della Terra, più facilmente deformabile della parte solida. Anche il Sole partecipa a questo fenomeno, ma data la distanza molto maggiore, il suo contributo risulta molto meno evidente. Ci sono luoghi in cui il fenomeno delle maree risulta particolarmente suggestivo, come Mont Saint Michel, in Normandia o la baia di Fundy sulla costa atlantica canadese. Qui il mare nasconde paesaggi e ne crea di completamente nuovi in un alternarsi di colori e forme che sembra un incantesimo. E la maga è la Luna.
La forza della Luna si esercita anche sulla nascita e sulla crescita di animali e piante. Il fenomeno è contestato dagli scettici ma ancora oggi i contadini che seguono i consigli dei loro nonni, seguono le fasi lunari per seminare e raccogliere: seminano con luna nuova ciò che deve crescere in fretta e con la luna calante quando desiderano una crescita lenta o una pianta con radici forti o un raccolto che si conservi a lungo. C’è chi segue lo stesso principio nel tagliare i capelli che cresceranno velocemente se spuntati con la luna crescente e si rinforzeranno se tagliati con la luna calante. E qui ognuno può sperimentare di persona.
Contestato è pure l’evento che il 20 luglio 1969 incantò il mondo intero: lo sbarco sulla Luna. A cinquant’anni di distanza c’è chi afferma che le immagini dell’allunaggio, delle orme sul suolo lunare, degli astronauti che piantano la bandiera sono in realtà una fiction, girata con perizia ma fondamentalmente uno spot pubblicitario ad uso e consumo degli americani in corsa con i russi per la conquista dello spazio. Curiosamente questa polemica sembra in sintonia con il carattere mutevole della Luna e con la sua luce ambigua ma ci viene anche da osservare che mentre l’impresa dell’Apollo 11 aveva aperto gli orizzonti dell’umanità, l’aveva portata ad affacciarsi all’immensità, chi mette in dubbio la realtà dell’evento sembra desiderare di riportarla indietro, dentro i confini delle diatribe politiche e degli interessi delle potenze economiche terrestri. L’immagine della Terra vista dalla Luna, una gemma azzurra nello spazio nero ha capovolto per sempre la visuale a cui gli uomini erano abituati ormai da millenni, con la Luna lassù a percorrere la sua rotta nel cielo e noi quaggiù a guardarla, a studiarla, a sognarla. E mentre gli astronomi ne scrutano i monti e i crateri, gli astrologi ne indagano gli aspetti per trarne auspici, i pittori la ritraggono in paesaggi simbolici e astratti, i poeti la cantano e le affidano i loro sogni, lei, la signora Luna, regina del nostro cielo continua a sorgere e tramontare, percorrere il suo sentiero ad arco ogni sera un po’ diversa, nasce e cresce e scompare segnando il corso del tempo, come una nave silenziosa e piena di storie da raccontare. Per approfondire il simbolismo del Sole Nero degli antichi druidi: http://www.shan-newspaper.com/web/sciamanesimo/1600-post-tenebras-lux.html
Un personaggio del Leone: Guillermo Mordillo
L’umorismo mi salva dalla paura, dalla paura ancestrale che accompagna tutti noi, quella delle eterne domande: dove siamo, perché ci siamo, dove andiamo? E dalla paura della morte che è un’altra di quelle cose che riguarda tutti. Così dichiarava Guillermo Mordillo, semplicemente Mordillo per il grande pubblico, il grande disegnatore argentino morto, nella sua casa di Mallorca, in Spagna, il 29 giugno di quest’anno. Con i suoi personaggi cicciottelli, tutti con il grande naso e senza bocca, perché in effetti non parlano mai, Mordillo aveva inventato uno stile ed un umorismo comprensibile a tutti, al di là delle barriere linguistiche e forse anche di età. Raggiunse un grandissimo successo negli anni settanta, quando i suoi disegni, pubblicati in tutto il mondo, apparivano su puzzle, diari, poster, biglietti e oggetti vari.
Del suo Segno di nascita, il Leone, interpreta la capacità di raggiungere con facilità gli obiettivi sul piano concreto delle cose e la percezione della propria fragilità di fronte alla globalità dell’esistenza. Proprio da questo contrasto sembrano infatti nascere i suoi disegni in cui con umorismo racconta la tenerezza e la paura. Guillermo nasce a Villa Pueyrredon il 4 agosto 1932, da una famiglia emigrata dalla Spagna. Sono nato con la matita.- diceva di sé - A due-tre anni ho fatto la mia prima vignetta che ritraeva un plotone di soldati che avevo visto sfilare in una parata. Nel 1938 mia madre mi portò al cinema a vedere Biancaneve e fu innamoramento a prima vista. Lì nacque la passione per i cartoon. Guillermo cresce e il ragazzino che gioca a calcio nelle strade della sua città diventa un adolescente che comincia a girare il mondo, seguendo la sua passione per il disegno e l’animazione. Lo troviamo a Lima e a New York e poi in Europa, in Spagna e a Parigi.
Lavora come illustratore di libri per l'infanzia, pubblicitario e vignettista. A New York, partecipa all’animazione di alcuni episodi di Popeye per la Paramount. In Spagna si ferma poco perché mal sopporta il clima del franchismo. A Parigi comincia a collaborare con il quotidiano Paris Match, con la rivista Lui e con la televisione francese. E’ proprio a Parigi che nasce il suo stile, quel disegno espressivo che parla da solo, senza bisogno di essere accompagnato da parole. All’inizio è stata una necessità: vivevo a Parigi, non parlavo il francese e così era più facile esprimermi soltanto con il disegno, raccontava nelle interviste, ma quella necessità si rivela come una scelta vincente, i suoi disegni sono comprensibili in tutto il mondo senza bisogno di traduzione. Gli argomenti preferiti di Mordillo sono lo sport, che nasce dalla vecchia passione per il calcio di quando era bambino, l’amore, perché lui stesso si definiva un romantico che trovava questo sentimento contemporaneamente molto importante e molto buffo e la politica, affrontata però in modo non diretto, nascosta in secondo, terzo piano. Della politica però non lo interessano tanto le vicende quanto i grandi temi quali il totalitarismo, l’ambientalismo, la povertà. Questi suoi interessi delineano la sua personalità leonina: il legame con il suo passato, l’affettività e la passione per i grandi temi sociali sono tipici del Segno della piena estate. Di fronte all’ingiustizia Mordillo dice: Bisognerebbe che l’umanità si ribellasse a questo stato di cose, si fermasse, incrociando le braccia e chiedesse conto di dove stiamo andando. Ci vorrebbe uno sciopero, uno sciopero dell’umanità. C’è ancora un leitmotiv nell’opera di questo grande disegnatore e sono gli animali. Famosa la sua giraffa dal collo lunghissimo ma anche gli elefanti, le mucche, i serpenti, i leoni, le renne, i gatti... Alcune tavole lanciano un messaggio molto chiaro in favore della libertà e dignità degli animali non umani. Bellissimo il crazy circus in cui sono finalmente loro a godersi lo spettacolo anziché esserne le vittime, o la corrida in cui il torero al termine dei suoi balletti si riceve un poderoso calcione dal toro, o la mucca che guarda lontano, oltre il suo recinto sognando la libertà. Sono un grande ammiratore degli animali – diceva – perché seguono l’istinto e non sbagliano mai. È usando la ragione che spesso si sbaglia. Sì, gli animali sono superiori a noi.
LUGLIO 2019 Passeggiando tra le stelle
Ci sono luoghi in cui è possibile passeggiare tra le selle, anche se i nostri piedi poggiano su un solido pavimento, magari immaginando di essere lassù nel cielo. Sono luoghi astrologici in cui i segni dello Zodiaco sono disegnati in terra, a volte come semplici motivi ornamentali, a volte con la funzione di indicare lo scorrere del tempo e l’apparente posizione del Sole in un particolare momento dell’anno. Sono luoghi che catturano l’attenzione e fanno anche riflettere sulla particolarità della nostra condizione di viventi, sul nostro trovarci tra cielo e terra, sul vivere aggrappati ad un sasso che rotea nell’immensità dell’universo. Abbiamo raccolto un piccolo campionario di questi luoghi che vi presentiamo in questa puntata dedicata alle stelle che si trovano sulla terra. Partiamo da Tunisi e dal suo Museo Archeologico del Bardo, in cui è conservata una ricca collezione di mosaici di epoca romana. Nella Sala 15, detta di Virgilio, al centro, sul pavimento si può ammirare il mosaico di Bir Chana, del III secolo, in cui sono rappresentati i sette giorni della settimana ed i dodici Segni dello Zodiaco. Ci trasferiamo ad Hammat Tiberias, un piccolo luogo archeologico israeliano appena a Sud di Tiberiade, vicino alle sorgenti calde. Qui ci sono i resti di un’antica sinagoga databile tra il 286 e al 337 dC. Un grande mosaico rappresenta la ruota dello Zodiaco con al centro il dio Helios seduto sul suo carro, che regge il globo del mondo. Quest’immagine è per lo meno inconsueta all’interno di una sinagoga. Dei dodici Segni zodiacali nove si sono conservati intatti. Voliamo ora verso il Regno Unito, a Cantherbury, la cui cattedrale rappresenta il primo esempio di architettura gotica inglese. Distrutta, ricostruita e modificata più volte, attualmente risulta costituita da parti diverse non ben amalgamate tra loro. Le parti più antiche sono la cripta, il coro e parte delle vetrate del XII secolo. Nell’insieme comunque riesce a dare quel senso di verticalità tipico del gotico, sottolineato dagli archi acuti e dai pilastri che li sorreggono. La Trinity Chapel, la cappella principale, ha un pavimento ricoperto di decorazioni simboliche, tra le quali spiccano una serie di tondi in cui sono rappresentati i Segni Zodiacali.
Il nostro viaggio prosegue in Italia, a San Miniato al Monte, la bella basilica romanica situata in una splendida posizione panoramica, proprio sopra piazzale Michelangelo, a Firenze. Sul pavimento di marmo si può ammirare un cerchio dello Zodiaco del 1207, inserito in un quadrato, con il sole al centro. La funzione di questo Zodiaco non è semplicemente ornamentale, ha anche un connotato astronomico, infatti, al Solstizio d’estate, a mezzogiorno, il sole illumina il Segno del Cancro. Scendiamo verso Sud, ad Otranto, nella sua famosa Cattedrale. Il pavimento della chiesa è ricoperto da un grande mosaico, opera del monaco Pantaleone, che lo compose tra il 1163 ed il 1165, su commissione del vescovo della città. Pantaleone ha rappresentato un grande Albero della Vita, arricchito di figure di personaggi storici, narrazioni bibliche, immagini simboliche. Tra queste ultime spiccano i dodici medaglioni del ciclo dei mesi, con le attività umane collegate e i rispettivi Segni zodiacali. Ed ora andiamo a Napoli nella Galleria Umberto I. La Galleria, costruita alla fine dell’ottocento con un progetto che intendeva bonificare un quartiere povero e fatiscente della città, è un po’ centro commerciale e un po’ edificio esoterico. Unisce gli aspetti del Sacro e del profano ed è nata come luogo d’incontro per eccellenza. Si può sostare nei caffè, passeggiare tra le vetrine, visitare la chiesa di santa Brigida e, un tempo, assistere agli spettacoli del salone Margherita, un piccolo teatro molto alla moda. L’edificio ha quattro ingressi che rappresentano le quattro direzioni e colonne con statue che simboleggiano le quattro parti del mondo. Il pavimento, realizzato con marmi policromi, sotto la cupola centrale ha un grande mosaico con lo Zodiaco. Sempre a Napoli, nel Museo Archeologico, troviamo rappresentati un’altra volta i dodici Segni. Sono nella Sala Meridiana, dove fanno parte appunto della grande meridiana disegnata sul pavimento. A mezzogiorno (o le 13 quando c’è l’ora legale) i visitatori possono assistere allo spettacolo della proiezione del disco solare che si muove lungo il pavimento sovrapponendosi ai medaglioni delle costellazioni astrologiche che ornano il pavimento. Il 21 giugno era sul Segno del Cancro. Dal Museo di Napoli alla chiesa di San Petronio a Bologna per trovare un’altra meridiana. È la meridiana Cassini, progettata da Gian Domenico Cassini, il grande astronomo italiano, nel 1653, dopo che la precedente meridiana costruita nel 1576, da Ignazio Danti, docente di matematica all’Università di Bologna, era stata irrimediabilmente danneggiata dai lavori di ampliamento della chiesa. Cassini realizzò uno strumento estremamente preciso, con il quale si poteva determinare ogni giorno l’altezza del Sole nell’istante preciso del mezzogiorno, che gli valse importanti riconoscimenti a livello internazionale, tra cui la proposta di diventare direttore dell’Osservatorio astronomico di Parigi. La meridiana di San Petronio è del tipo “a camera oscura”, infatti le ore sono segnate da un raggio di luce proveniente da un foro appositamente praticato anziché dall’ombra dell’asta dello gnomone. In questo caso il foro si trova in alto nel soffitto e la luce si proietta lungo una linea sul pavimento ai lati della quale sono posizionati i simboli dei dodici Segni dello Zodiaco.
Ora il nostro viaggio è dedicato tutto alle meridiane, ci sposteremo infatti a Bergamo, poi a Roma, a Catania e infine a Palermo. La meridiana di Bergamo è opera dall’abate Giovanni Albrici, matematico e fisico, che la realizzò nel 1798 nella Città Alta, dove sorge il Palazzo della Ragione, che costituiva il centro vitale della città. La meridiana va in disuso nel 1819 quando, abbattendo parte delle le mura perimetrali la luce venne completamente modificata e non fu più possibile leggere le ore. Inoltre, dato che tutti ci camminavano sopra e che le lastre di pietra su cui era disegnata erano in fragile arenaria, il deterioramento aumentò. Fortunatamente, nel 1857, il restauro ad opera di Francesco Valsecchi la riportò all’antico splendore e forse la migliorò perfino. A Roma, in Santa Maria degli Angeli, la grande meridiana fu costruita dal canonico Francesco Bianchini, matematico, astronomo e archeologo, su commissione di papa Clemente XI, prendendo a modello la meridiana di San Petronio a Bologna. Inaugurata il 6 ottobre 1702 verrà poi rimaneggiata nel 1749 dal Vanvitelli. È costituita da una linea di bronzo lunga quasi 45 metri inserita in una fascia di marmo bianco, con una cornice di marmo giallo. Lungo la linea sono rappresentati i Segni zodiacali, con intarsi di marmi policromi. La meridiana della chiesa di S. Nicolò l’Arena, in Piazza Dante, a Catania, fu costruita, nella prima metà dell’ottocento, dal barone Wolfgang Sartorius von Waltershausen, uno dei più importanti topografi tedeschi, su commissione dei padri benedettini. Il Barone chiese la consulenza del danese Cristoforo F.W. Peters per la parte astronomica e si avvalse di artigiani locali per la realizzazione concreta dell’opera, ed in particolare per le piastrelle con i Segni zodiacali, situati a lato della linea rossa su cui si posa il raggio di sole. Terminata nel 1841 si dimostrò incredibilmente precisa nel segnare il mezzodì di ogni giorno dell’anno. La meridiana del duomo di Palermo è costituita da una sottile linea di ottone che si sviluppa lungo il meridiano, in direzione obliqua, attraversando la navata centrale. Iniziata nel 1794 e inaugurata nel 1801, la meridiana, voluta dall’abate astronomo Giuseppe Piazzi, si trova in una posizione un po’ decentrata rispetto alla navata principale. Il costruttore dovette superare non poche difficoltà a causa dell’orientamento della chiesa, della posizione delle colonne, della presenza di edifici vicini che ostacolavano il passaggio della luce del sole, ma la sua realizzazione segna comunque il cammino della luce del sole lungo un sentiero tra le costellazioni.
Un personaggio del Cancro: Sixto Rodriguez
Vai a casa, ma non ci puoi restare Nel 2012 esce il documentario Searching for Sugar Man, scritto, diretto e montato dallo svedese Malik Bendjelloul, che racconta l’incredibile storia di Sixto Rodriguez, l’operaio americano che non sapeva di essere una rock star. Il film avrà un ottimo successo e addirittura prenderà l’Oscar, nel 2013, come miglior documentario, contribuendo a far conoscere al grande pubblico sia il personaggio, sia la sua strana vicenda, sia le sue canzoni. Le sue canzoni a dire il vero erano già notissime e lui era già una star… ma dall’altra parte del mondo, mentre lui non ne sapeva assolutamente nulla. Ma andiamo con ordine. Sixto Rodriguez nasce il 10 luglio 1942 a Detroit, sesto (da qui il suo nome Sixto) figlio di un messicano arrivato in America negli anni venti, poverissimo, e di un’americana di origini in parte native ed in parte europee. Sixto cresce in questa famiglia semplice e numerosa con la passione per la musica, Compone canzoni, “canzoni di protesta” come si dice in quegli anni, e nel ’67 pubblica il suo primo disco I'll Slip Away con lo pseudonimo Rod Riguez che passa praticamente inosservato. Nel 1970 pubblica un nuovo LP, Cold Fact, e un altro l’anno dopo, Coming From Reality, adesso con il nome di Rodriguez, ma il successo non arriva. Sixto trova lavoro come operaio e accantona l’idea di diventare cantante. Non immagina che i suoi dischi, non si sa nemmeno bene come, quasi dotati di vita propria arrivino dall’altra parte del mondo, in Sud Africa, Rhodesia, Botswana, Australia e Nuova Zelanda. Senza pubblicità, senza tour, senza concerti, le canzoni di Sixto cominciano ad essere ascoltate, conosciute e ad avere successo. I suoi testi che denunciano l’ingiustizia diventano le parole contro l’apartheid.
Mi faccio domande sulle lacrime negli occhi dei bambini
La voce di Sixto trasmessa dalle radio arriva nelle case, la gente compra la sua musica sottobanco, spesso copiata su musicassette, perché molti dei suoi testi sono ufficialmente soggetti a censura. Una casa discografica australiana ha addirittura comprato i diritti per alcune sue canzoni… ma non si sa da chi visto che Sixto non ne sa nulla. Intanto intorno a lui nasce e cresce la leggenda. Che fine avrà fatto Rodriguez? Nessuno sa dove sia. Qualcuno dice che sia morto. Qualcuno dice che sia morto per overdose. Qualcuno afferma che si sia suicidato. Qualcuno aggiunge che si sia sparato sul palco o forse si sia dato fuoco… Passano gli anni e, mentre le canzoni di Sixto sono famose lui vive, con moglie e figlie, in una vecchia casa ristrutturata con le sue mani. Continua a fare l’operaio, il carpentiere e, a volte, il giardiniere. Tenta anche la carriera politica ma anche in questo caso il successo non arriva. Bisogna arrivare al 1997 quando un suo fan, Stephen Segerman, titolare di un negozio di dischi e un giornalista, Craig Bartholomew Strydom, realizzano un sito web (The Great Hunt Rodriguez) per cercare sue notizie, per scoprire che fine abbia fatto davvero.
In rete, fino ad allora, non c’era nulla su Rodriguez. Ecco che all’indirizzo del nuovo sito arriva i’e.mail di una ragazza americana. È inutile che cerchiate la tomba di Sixto Rodriguez, - scrive la ragazza - lui è vivo! Lo so bene perché sono sua figlia. Eva Rodriguez, per caso, si era imbattuta nel sito mentre cercava notizie sulla “prima vita” di suo padre, quando era cantautore. Stephen e Craig pensano ad uno scherzo. Eva pensa ad una bufala quando le viene detto che suo padre è stato ed ancora è un idolo dei giovani, una vera star. È il 4 marzo 1998 quando Sixto arriva, per la prima volta, a Città del Capo. Ad attendere lui e la sua famiglia ci sono giornalisti e fotografi, la città è piena di manifesti che annunciano il suo concerto. E al concerto, due giorni dopo, c’è una folla immensa. Più di sessantamila persone gridano il loro entusiasmo e quando Sixto arriva sul palco un lunghissimo applauso, pare di dieci minuti, lo accoglie. E lui saluta e ringrazia. Grazie per avermi tenuto in vita, dice, poi partono prime note di I wonder. Da allora le interviste, un disco d’oro, la laurea ad honorem… Che storia incredibile! Sembra un sogno… forse è la storia di un sogno: la storia di un personaggio del Cancro, il Segno dei sognatori. Allora sali sulla mia musica e le mie canzoni ti renderanno libero Allora sali sulla mia musica E da lì salta fuori con me.
GIUGNO 2019 Il segreto della tela del ragno
Twalla era stato un cattivo mago e aveva fatto molti malefici. Quando era giunto il suo tempo di morire si spaventò per il sortilegio della morte che trovò più grande di tutti i suoi sortilegi e si chiese chi fosse il mago che l’aveva fatto. Comprese il male che poteva aver fatto agli altri e divenne improvvisamente buono. Twalla si pentì delle sue malefatte e volle porre rimedio ai suoi incantesimi che avevano imprigionato gli uomini nel mondo del sogno. Mandò quindi i suoi aiutanti tra gli uomini per esortarli a prendere insegnamento dai ragni perché loro avrebbero potuto svelare la conoscenza segreta necessaria per rompere gli incantesimi. Fu allora che gli uomini presero ad osservare i ragni mentre costruivano le loro tele muovendosi in una spirale dopo aver tracciato i punti di ancoraggio della loro tela. E così videro il ragno, artefice della sua tela, stare nel centro. Non ci sarebbe stata tela senza il ragno. Non ci sarebbe stato un uomo che avrebbe visto un tramonto senza il ragno che lo aveva intessuto. E qualcuno tra gli uomini poté capire e cominciò ad uscire dal mondo del sogno. Poi questi ritornarono e insegnarono agli altri il segreto della tela del ragno. Questa leggenda fa parte del libro LEGGENDE DRUIDICHE – miti e vicende dell’epopea dei Celti di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, pubblicato dalla Keltia Editrice e presentato al Salone del Libro di Torino di quest’anno. Un libro inaspettato - dice la locandina che lo presenta - che non propone la consueta raccolta di leggende correnti del druidismo, ma raccoglie testi rinvenuti nella "pentola d'oro", rappresentata dal misterioso libro dalle pagine dorate che ha origine nelle viscere della città megalitica di Rama.
LEGGENDE DRUIDICHE è dunque un testo particolare “figlio”, per così dire, del misterioso libro d’oro e con una storia quasi magica. Giancarlo Barbadoro racconta di essere venuto a conoscenza del libro d’oro anni fa, durante il suo lungo e appassionato lavoro di ricerca delle tracce del passato più lontano che conducevano appunto alla mitica città di Rama. Fu allora che un contadino della Val di Susa portò in visione, a lui e all'archeologo Mario Salomone che lo accompagnava spesso nelle ricerche, questo straordinario libro composto di lamine dorate. Su quelle pagine di metallo erano incise, in greco antico, storie, leggende, conoscenze che provenivano da un tempo così lontano da appartenere esso stesso al mito. Già solo per questa origine varrebbe la pena di leggere LEGGENDE DRUIDICHE. Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, giornalisti, scrittori, musicisti, sempre in prima linea nelle iniziative a favore della Pace sul pianeta e della difesa appassionata di chi non ha voce come gli animali o I popoli che non fanno parte alla cultura maggioritaria (lavorano da anni come delegati ONU per la tutela delle culture dei popoli nativi e delle loro tradizioni ancestrali) hanno pubblicato numerosi testi su argomenti che appartengono al patrimonio di conoscenze delle origini, quel patrimonio che stranamente accomuna i popoli naturali, anche se abitanti in luoghi geograficamente lontani tra loro. Il patrimonio dell’umanità non è costituito solo dai monumenti architettonici del passato - scrivono gli autori - esiste un grande bagaglio tramandato dalla memoria storica dell’umanità, costituito dai miti e dalle leggende di tutti i popoli della Terra, che accompagna la storia dell’uomo, pronto per essere interpretato e ricomposto come un enorme puzzle, geloso custode di millenari miti e di ancestrali insegnamenti.
Un libro inaspettato, diceva la presentazione di LEGGENDE DRUIDICHE, e in effetti questo libro, che ripropone storie nate in un contesto ormai mitico, ha il potere di saldare il nostro presente con i tempi più lontani. il testo può essere considerato una guida in un percorso personale, alla ricerca delle nostre radici ma anche alla scoperta di noi stessi. I suoi contenuti, profondi, ricchi di spunti di riflessione a volte quasi “alieni”, manifestano le loro origini lontanissime nel tempo e le parole vanno a toccare le corde più profonde del nostro animo. Ci sono diverse leggende che hanno a che fare con il cielo e quindi propongono argomenti che possono rientrare in questa rubrica, ad esempio L’origine dell’umanità, La madre di tutti i viventi o Il dio del cielo e la città del drago che ci restituisce l’identità di figli delle stelle. La scelta è caduta su Il segreto della tela del ragno per il suo fascino enigmatico, per l’analogia con lo Zodiaco e per il suo messaggio di speranza e libertà diretto ad ogni essere. Come suggeriscono gli stessi autori, le leggende sono infatti dei piccoli scrigni di conoscenze antiche tramandate in modo da essere comprensibili ma anche nascoste, che parlano ad ognuno in modo diverso ed ognuno può trarne insegnamenti e suggerimenti per la propria vita. Questa leggenda ispira anche alcune "riflessioni zodiacali". Partiamo dalla forma. Non sembra anche a voi che il disegno dello Zodiaco, con la sua divisione del cielo in settori, ricordi una grande ragnatela? E sia la ragnatela che il tracciato dello Zodiaco non fa pensare all'insieme delle stringhe vibranti che costituiscono l'universo in cui viviamo? Il filo con cui il ragno tesse, formando una spirale, può essere visto come un sentiero che porta fuori dal mondo ordinario, un sentiero che porta ad affacciarsi al Vuoto, lo Shan, la natura misteriosa e reale dell’Esistenza al di là delle interpretazioni umane, a cui si riferiscono gli antichi druidi e gli sciamani dei popoli naturali. Anche lo Zodiaco nel suo insieme è un percorso, è il cammino apparente del Sole, è il processo di crescita comune a tutti gli esseri ed è il susseguirsi delle esperienze che ognuno compie nella vita, la propria storia personale che può portare a stati di coscienza via via più ampi fino a percepire il Mistero dell’esistenza. Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero - LEGGENDE DRUIDICHE – miti e vicende dell’epopea dei Celti, Keltia Editrice. Illustrazioni di Angela betta Casale.
La presentazione del libro al Salone di Torino: https://youtu.be/2Y0vAZrkVMo
Un personaggio dei Gemelli: Marga d'Andurain La curiosità che mi ispirava il bisogno di viaggiare e di cambiare senza posa orizzonti faceva travalicare al mio spirito i limiti della vita materiale. L’ignoto della morte mi affascinava. Non temevo nulla.
Ci sono vite che sembrano romanzi, usciti dalla penna di uno scrittore ricco di fantasia. Una di queste è quella di Marga d’Andurain, ribelle, viaggiatrice, avventuriera e spia basca. Ospite in questa puntata, rappresenta l’anima poliedrica dei Gemelli, quel bisogno insaziabile di ampliare gli orizzonti, di porsi in antitesi affrontando sempre nuove sfide soprattutto intellettuali proprio del Segno. Egocentrica, affascinante, a volte crudele, Marga ci racconta la sua incredibile storia. Marguerite Clérisse, che in seguito diventerà la bruna, longilinea, elegante, Marga, nasce a Bayonne alla fine di maggio del 1893, da un’agiata famiglia di origini basche. Si sa che in ogni basco giace una remota brama di avventure. Abbiamo un’origine oscura che né gli etologi né i linguisti hanno ancora saputo spiegare. Chissà perché allora l’anima antica e remota dei baschi che attraversarono mari e continenti – nonostante siano trascorsi ormai così tanti secoli che persino le persone del mio stesso sangue ignorano possa ancora fermentare in loro – abbia deciso di rinascere in una fanciulla minuta e delicata, destinata alla tranquilla vita di provincia nella quale sono nata? Ragazzina ribelle viene, mandata a studiare nelle scuole dei più severi ordini religiosi che dovrebbero disciplinare il suo carattere, i risultati però sono molto scarsi: Marga non riconosce l’autorità dei suoi educatori né i loro metodi, alla ricerca com’è di verità, di schiettezza e di franchezza. Tutto ha avuto origine fin dalla mia infanzia, quando nutrivo una profonda e segreta indignazione al momento di obbedire a ordini che non condividevo. E dato che, insieme ad un ardente bisogno di sapere, cresce in lei un non meno ardente desiderio di indipendenza, a quindici anni fugge e va a vivere con un ufficiale francese, a diciassette anni sposa suo cugino, il conte Pierre d’Andurain, con il quale comincia a viaggiare per il mondo, sfuggendo alla noia e al perbenismo della provincia che tanto poco ama. Dopo la nascita del primo figlio, in Algeria, i d’Andurain devono tornare in Francia, perché i soldi scarseggiano, ma l’anno successivo sono di nuovo in viaggio, questa volta varcando l’oceano, verso l’Argentina, dove rimarranno fino allo scoppio della guerra mondiale. Nel 1916 nasce il secondo figlio.
Alla fine della guerra, grazie all’eredità paterna, Marga può di nuovo mettersi in viaggio. Visto che la mia vita non ha un carattere classicamente borghese,- scriverà - è inesorabilmente malgiudicata da certi francesi dallo spirito mediocre … Dopo queste osservazioni, c’è da meravigliarsi se voglio vivere nel deserto o in mare, lontano dal marciume dell’orribile civilizzazione? Con il marito e i due figli prendono casa al Cairo. Marga ha ottime doti di imprenditrice, che ha avuto modo di sviluppare negli anni precedenti in Francia, apre un salone di bellezza nella capitale egiziana e comincia la sua attività affiancandola, sembra, a quella di spia. Nel suo Salone infatti è facile raccogliere le confidenze delle clienti e lei ha stretto amicizia con il capo dell’intelligence britannica ad Haifa. La voglia di viaggiare e cambiare orizzonte è però sempre in agguato e così Marga, con la sua famiglia e una nuova amica, la baronessa Brault parte per visitare la Palestina e la Siria. Durante il viaggio, arrivata a Palmira, antica città del deserto, se ne innamora e decide di fermarsi lì. Acquista un vecchio hotel, lo ristruttura, gli dà nuova vita e lo gestisce insieme al marito fino al 1927. L’hotel Zenobia diventa famoso sia per il soggiorno di personaggi noti come Agata Christie, sia perché la sua posizione lo rende un vero punto di riferimento per tutti i viaggiatori e pellegrini diretti alla Mecca. Marga è affascinata dai racconti dei viandanti e dei beduini tanto che decide di essere la prima occidentale a visitare la città santa dell’Islam. Sa che non potrà farlo se non si converte e così escogita un piano quasi rocambolesco. Divorzia dal marito, con il suo consenso, e sposa Soleiman el Dekmari, un beduino con cui pattuisce di pagarlo e di comprargli una moglie alla fine del viaggio purché il loro matrimonio resti bianco. Lo chiama il suo marito passaporto, nome che diventerà anche il titolo del libro in cui racconterà la sua esperienza tra la Mecca e il Najid. Le difficoltà non sono poche ma Marga tenta lo stesso di portare a termine il suo progetto. Purtroppo solo Solemain può recarsi alla Mecca e lei deve attendere il suo ritorno, in un harem, perché non è passato abbastanza tempo dalla sua conversione all’Islam.
Da quanto lei stessa racconta riesce a stabilire un rapporto di amicizia con le donne dell’harem, nonostante le diversità culturali e riesce anche a farle divertire e a provocare un certo scompiglio. Insegna loro a giocare a mosca cieca, al girotondo, a saltare la corda a ballare alla moda dell’occidente. Per rallegrare un po’ quelle giornate lunghe e monotone un giorno abbozzai per loro dei passi di fandango, valzer, charleston, e fu la massima gioia per quelle sfortunate che non avevano mai visto, evidentemente, nulla di simile. Grazie ai suoi contatti con il Consolato francese ottiene il permesso di uscire talvolta dall’harem e intreccia anche una criticatissima amicizia con il figlio del console. Intanto Solemain viene avvelenato, in circostanze misteriose e Marga viene accusata della sua morte e processata per omicidio e adulterio. Sfuggirà comunque a alla condanna, in parte difendendosi da sola, in parte aiutata dal consolato francese. Tornerà in Francia senza passaporto e senza possibilità di viaggiare e solo nel 1935 potrà finalmente tornare in Siria dalla sua famiglia e risposare Pierre. Ma non finisce qui il romanzo della sua vita. Anche Pierre viene assassinato, forse per errore, da qualcuno che in realtà voleva uccidere lei. Ancora una volta viene accusata, ancora una volta riuscirà a cavarsela, tornerà a Parigi dove vivrà con il figlio più giovane. Anche in questa fase della sua vita le storie si sprecano e non è facile separare la realtà dei fatti dalle illazioni. Viene ritenuta maitresse di un bordello, tenutaria di una fumeria d’oppio, trafficante di pietre preziose, amica dei tedeschi durante l’occupazione, mentre il figlio è impegnato nella resistenza… A guerra finita, gli ultimi anni di Marga sono a forti tinte come il resto della sua vita. Accusata ancora una volta di omicidio per la morte per avvelenamento di un nipote, non si troveranno però mai prove che possano incastrarla, muore per mano di Hans Habele, ex agente di Himmler e suo amante del momento, che la uccide a bottigliate nel novembre del 1948, mentre è a bordo del suo veliero, al largo di Tangeri. Non si saprà mai perché sia stata uccisa e il suo corpo, gettato in mare non sarà mai ritrovato. Eppure di lei che visse una vita così frenetica, quasi una corsa selvaggia, resta nella mente più di tutte un’immagine con la sua esile figura che si staglia sullo sfondo delle rovine di Palmira la favolosa città sperduta nel deserto… L’immensa distesa di ruderi dorati. Le file di colonne smarrite nella sabbia, gli orizzonti senza confini, il palmeto verde scuro che tagliava la distesa vuota del deserto, e soprattutto, la solitudine, il silenzio, la vita che sembrava quella di un altro mondo… Le citazioni sono dal libro IL MARITO PASSAPORTO di Marga d’Andurain, edito da Fandango Libri
MAGGIO 2019 Illusioni degli occhi e della mente
Figure impossibili o ambigue, illusioni prospettiche, oggetti che appaiono e scompaiono, linee in movimento, lunghezze, ampiezze o colorazioni che si modificano… il mondo delle illusioni ottiche è davvero affascinante e ricco di spunti di studio e riflessione. Se ne occupano gli scienziati per indagare il funzionamento del meccanismo della vista, o le leggi della prospettiva, o la costruzione matematica delle figure, se ne occupano anche gli artisti che, grazie a forme e colori, riescono a produrre immagini ricche di suggestioni estetiche e filosofiche. Sì filosofiche perché le figure che ingannano gli occhi e la mente portano a fare considerazioni sulla natura della nostra percezione e sulla realtà di ciò che percepiamo intorno a noi. Viviamo in un mondo costruito sulle informazioni che ci arrivano dai sensi e che vengono interpretate dal nostro cervello. I sensi sono un filtro, l’interpretazione che diamo crea una specie di realtà virtuale in cui noi ci muoviamo, un sogno condiviso con nostri simili, ma sappiamo poco della vera natura della dimensione in cui ci troviamo ad esistere. Lo stesso cielo notturno protagonista di questa rubrica, dove scorgiamo disegni formati da fili invisibili che uniscono le stelle, e che chiamiamo costellazioni, guardato da una prospettiva diversa non esiste più: le stelle che sembrano vicine possono essere lontanissime e non costruire più le forme che ci sono familiari, alcune stelle forse non esistono nemmeno più e noi vediamo ancora la loro luce solo perché per arrivare fino a noi ci ha messo molto tempo… Ma torniamo alle “illusioni ottiche” disegnate o dipinte. Vi è mai capitato, davanti ad una di queste strane immagini, di pensare che possano essere una sorta di bug del nostro sistema percettivo e che, come il dejà vu del film Matrix (il gatto nero che passa per due volte consecutive), rivelino che la realtà che noi diamo per scontata non sia poi così reale? In questa puntata di AstroMatta vi proponiamo dodici illusioni, scelte in base al Segno zodiacale di nascita dell’autore, tranne per il Segno del Sagittario che è abbinato ad uno stereogramma, figura che perché sveli il suo segreto ha bisogno che si guardi lontano proprio come il Sagittario suggerisce. E ora cominciamo a osservare le immagini partendo dal Segno che governa questo periodo, il Toro.
TORO: Qualcosa di non evidente prende forma “Mercato di schiavi con busto di Voltaire” è una celebre opera di Salvador Dalì (11 maggio 1904 - 23 gennaio 1989), l’eccentrico artista spagnolo famoso per le sue suggestive immagini surrealiste. In questo quadro Dalì ha creato un’illusione ottica. Le figure sullo sfondo, al centro della composizione, possono essere viste come due donne o come il busto del filosofo francese Voltaire. Il quadro è stato utilizzato da ricercatori dell’Università di Glasgow per capire che cosa accade al cervello quando l’immagine visiva è “ingannevole”, ma le vere domande sono che cosa percepiamo noi della realtà? Che cosa siamo in grado di interpretare? Qual è la vera natura della realtà in cui noi viviamo? GEMELLI: Due mondi coesistono Questa litografia di Maurits Cornelis Escher (17 giugno 1898 – 27 marzo 1972) intitolata “Mosaico II” presenta un insieme di figure saldate tra loro, una specie di doppia trama, una bianca e una nera. Suggerisce l’idea della percezione parziale di un mondo ben più complesso. Potrebbe essere interpretata come il mondo del sogno notturno e quello della veglia che coesistono ma possiamo viverne solo uno alla volta?
CANCRO: Come in un sogno “The sun sets sail” è il titolo di quest’opera di Rob Gonsalves (25 giugno 1959 – 14 giugno 2017) pittore canadese, esponente della corrente artistica del "Realismo magico". Nel quadro convivono più dimensioni, che sfumano una nell’altra, come se si percepisse un divenire mentre avviene, tanto che mentre l’occhio scivola sull’immagine la testa prova un po’di vertigine. LEONE: Prospettive coraggiose “La scala di Penrose” è una delle figure impossibili create da Sir Roger Penrose (8 agosto 1931) matematico, fisico e cosmologo britannico. Sempre di Penrose sono famosi il triangolo, il tridente e le tassellature. Quest’ultime sono schemi di figure geometriche basate sulla sezione aurea che possono ripetersi all’infinito. La scala, anche se ad un primo sguardo sembra perfettamente logica, nella “normalità” non può esistere e può essere disegnata solo distorcendo la prospettiva. Escher ha ideato alcune delle sue costruzioni impossibili proprio ispirandosi a questa scala. Le figure impossibili mettono in crisi la normalità della logica.
VERGINE: A volte la precisione crea una magia Questa “illusione” è creata dall’artista coreana Dain Yoon (2 settembre 1993). Dain Yoon, makeup artist, pittrice e illustratrice, usa il suo stesso corpo, soprattutto il viso e le mani, per creare immagini illusorie estremamente simili al reale. Viso, mani e sfondo si combinano in modi imprevedibili. In questa immagine, grazie al trucco, il suo viso si sdoppia dando vita a due donne diverse. La realtà alterata creata dalla giovane artista ipnotizza lo spettatore e mette alla prova la sua percezione. BILANCIA: Un volto si rivela Oleg Shuplyak (23 settembre 1967) è un artista ucraino che crea immagini capaci di ingannare gli occhi e la mente. In questo dipinto ad olio, intitolato “Galileo”, le costellazioni dello sfondo e l’astronomo in primo piano concorrono a formare una figura secondaria, nascosta anche se in bella vista. Se l’attenzione è portata appunto sullo sfondo le forme in primo piano assumono un significato diverso ed ecco che compare il volto di Galileo. SCORPIONE: Illusione e realtà In quest’opera, intitolata “La condizione umana” il pittore belga René Magritte (21 novembre 1898 - 15 agosto 1967) ci presenta un “quadro nel quadro” e ci fa riflettere sul confine tra realtà e rappresentazione. Ad un primo sguardo il panorama che si vede dalla finestra sembra reale ma guardando più attentamente si nota che parte del paesaggio è un dipinto posizionato su un cavalletto davanti alla finestra. Ma questo ci porta a considerare che anche il resto di ciò che vediamo è in realtà un quadro… E ciò che vediamo intorno a noi è realtà o rappresentazione?
SAGITTARIO: Guardare più lontano Gli stereogrammi sono immagini con dentro un “segreto”: pur essendo bidimensionali, possono rivelare figure tridimensionali. Per vederle è necessario focalizzare lo sguardo su un punto che stia oltre l’immagine in modo da variare l’angolo di prospettiva. I nostri occhi, grazie alla loro posizione, mandano al cervello due “fotografie” leggermente diverse dello stesso oggetto osservato. Combinate insieme queste due immagini ci danno il senso di profondità, ovvero la terza dimensione. Guardando uno stereogramma gli occhi devono sfuggire alla normale messa a fuoco che in questo caso produce un’immagine piatta, facendo convergere il fuoco oltre l’immagine stessa. Ecco allora emergere dallo sfondo una figura a 3D.
CAPRICORNO: Non accontentarsi della prima impressione Questo disegno intitolato “Mia moglie e mia suocera” è del fumettista britannico William Ely Hill (19/01/1887–1962). Quando lo pubblicò sulla rivista umoristica americana Puck, nel 1915, l’accompagnò con la didascalia: "In quest'immagine ci sono entrambe, trovatele!”. E in effetti ci sono davvero tutte e due, basta saper guardare. ACQUARIO: Idealismo e creatività Shigeo Fokuda (4 febbraio 1932 – 11 gennaio 2009) disegnatore giapponese pacifista e ambientalista, ispirato da Escher, disegnò diverse illusioni ottiche nel suo caratteristico stile essenziale, colorato e giocoso. In questa immagine ci illude con una prospettiva impossibile. PESCI: Nuotando nello sfondo Gianni Sarcone (Vevey, 20 marzo 1962) artista, scrittore e inventore, appassionato del fenomeno della percezione visiva, ha scritto una quarantina di libri sui giochi di percezione e sul meccanismo che collega gli organi della vista all’interpretazione mentale. In questa immagine dal titolo “Wind of freedom”, il velo verde tenuto da una figura femminile che corre sembra trasportato dal vento delle linee grafiche dello sfondo.
ARIETE: Trasformare gli elementi “Autunno” è un’opera di Giuseppe Arcimboldi o Arcimboldo (5 aprile 1526 – 11 luglio 1593) il pittore italiano famoso per i suoi bizzarri ritratti ottenuti assemblando elementi naturali o oggetti. I suoi quadri suscitano meraviglia e anche un sorriso e danno l’idea che l’autore si diverta a giocare con questa sorta di puzzle strampalato. Arcimboldo invita però anche l’osservatore ad una riflessione più profonda: guardando oltre l’apparenza delle cose, la natura rivela un senso di unità ed un significato che trascende le singole parti.
Un personaggio del Toro: Richard Adams
Gli animali non si comportano come gli uomini. Se devono battersi, si battono. Se devono uccidere, uccidono. Ma non usano la loro intelligenza per trovar la maniera di arrecar danni alle altre creature, di avvelenar loro la vita. Essi hanno dignità, hanno animalità.
Richard Adams, scrittore britannico, animalista ed ecologista, è l’autore di una ventina di romanzi, alcuni dei quali hanno animali come protagonisti. La sua fama però rimane legata alla sua prima opera, La collina dei conigli, titolo originale Watership Down, il libro che racconta l’epopea di un gruppo di conigli alla ricerca di un posto migliore per vivere. L’idea di questa storia nasce durante un lungo viaggio in auto, durante il quale lo scrittore inventa e racconta, alle sue figlie Juliet e Rosamond, le avventure di Quintilio e dei suoi amici. Inizialmente il romanzo non incontra il favore degli editori ma un po’ alla volta il successo comincia ad arrivare e in quello che era nato come un racconto per bambini, i lettori cominciano a scoprire significati ben più profondi fino a leggerlo come una storia simbolica sulla ricerca della felicità, sulla capacità di reagire in modo positivo agli eventi traumatici e alle sventure che si incontrano nella vita. Pubblicato la prima volta nel 1972, La collina dei conigli venderà in tutto il mondo, più di cinquanta milioni di copie, diventerà una serie televisiva e un film d’animazione e convincerà Adams a diventare a tutti gli effetti uno scrittore.
Richard Adams è il nostro ospite del mese in rappresentanza del Segno del Toro, di cui incarna molto bene alcuni tratti fondamentali. Innanzi tutto la fermezza nel mantenere le sue convinzioni, con grande semplicità. A chi insiste sui significati nascosti nel suo primo romanzo risponde che è solo un libro: lo può leggere chiunque lo trovi divertente, che abbia 6 anni o che ne abbia 66. È del Toro anche il senso pratico che gli fa riconoscere meglio riuscire in una cosa possibile che non riuscire in una impossibile e infine il legame forte con la natura, la Terra e i suoi abitanti. A meno che gli uomini non li distruggano come hanno già fatto con il moa neozelandese, con il dodo e con l'alca gigante, - afferma - gli uccelli, i pesci e gli animali terrestri continueranno a vivere la loro vita con suprema adattabilità, molto tempo dopo la nostra scomparsa dalla Terra. Infatti gli animali sono forti a causa della loro umiltà, così come noi siamo deboli per il nostro orgoglio.
Richard George Adams nasce il 9 maggio 1920 a Newbury, nel Berkshire, in Gran Bretagna. Figlio di un medico, studia alla Horris Hill School a Newbury, al Bradfield College nel Berkshire e al Worcester College di Oxford. Si laurea nel 1948 in storia moderna, dopo aver prestato il servizio militare durante la seconda guerra mondiale. Trova lavoro come dipendente pubblico presso il Department of Agricolture e Department of the Environment, dove rimane fino al 1974. Comincia a scrivere di notte il romanzo che poi lo convincerà a lasciare il lavoro per fare dello scrivere la sua professione. Ne La collina dei conigli Adams trasferisce l’amore per gli animali che sente fin da bambino e che lo porterà a diventare presidente della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, nel 1982 e, a candidarsi, nel 1983, alle elezioni politiche con il proposito di presentare una piattaforma di legge per vietare la caccia alla volpe. Mentre racconta l’avventura dei conigli non si limita a parlare degli eventi che man mano i protagonisti si trovano a vivere ma riconosce loro la dignità di popolo, con una sua lingua, una sua organizzazione sociale, una sua filosofia. Tanto tanto tempo fa, Frits creò il mondo. Creò tutte le stelle del firmamento, e anche il mondo è una stella. Lui le creò spargendo per il cielo i suoi cacherelli, ecco perché l'erba e le piante crescono così fitte a questo mondo. Frits creò gli animali della terra e gli uccelli dell'aria, però appena creati tutti quanti erano uguali. E il coniglio e la volpe erano amici, e mangiavano l'erba. Nel 1974 pubblica La valle dell’orso (titolo originale Shardik), nel 1977 I cani della peste in cui affronta il tema dello sfruttamento degli animali a scopo di ricerca da parte degli esseri umani. Seguono altri romanzi ma nessuno con il successo de La collina dei conigli. Richard Adams lascia questo mondo, dove tanto resta da fare e così poco se ne sa, il 24 dicembre 2016 a Whitchurch nello Hampshire, dove viveva con la moglie Elisabeth.
APRILE 2019 UFO e Zodiaco
Guardare il cielo significa imparare a conoscere pianeti, stelle e galassie ma offre anche l’occasione di osservare a volte oggetti non identificabili. Se il cielo di per sé ci pone tanti interrogativi sul senso di essere qui su questo piccolo pianeta, affacciati sull’immensità, e sull’esistenza di altre “umanità sorelle”, vedere luci misteriose ci fa moltiplicare le domande ed esplodere la curiosità. Per affrontare questo affascinante argomento ci siamo serviti del testo Alla ricerca di intelligenze diverse di Giancarlo Barbadoro, utilizzandolo come una vera e propria mappa per orientarci nel complesso panorama dei casi di avvistamento e contatto con esseri di altri mondi. Giancarlo Barbadoro ci guida nel grande “mare” dei casi, delle testimonianze, delle immagini e dei documenti presentandoli in un’ottica personale e coinvolgente. In un’indagine a tutto campo ci parla di misteriose luci nei cieli, di incontri straordinari, di testimonianze antiche e attuali, di esseri che convivono con noi ma in fondo ci sono alieni, come gli altri animali. La presenza di altra vita nello spazio, l’opportunità di incontro con esseri di altri mondi e la possibilità che essi siano già qui sulla Terra e magari da molto tempo, porta a relativizzare il nostro modo di vivere, a chiederci che cosa sia la vita e che cosa rappresenti il fenomeno dell’intelligenza all’interno di questo straordinario luogo chiamato Universo. Senza pretendere di essere esaustivi sull’argomento abbiamo scelto dodici dei casi presentati nel libro, elencandoli in base alla data e quindi al Segno dello Zodiaco. Così dalla sovrapposizione di queste due mappe, quella costituita dal libro e quella dello Zodiaco, è nato questo scritto che, speriamo, dia un contributo a far conoscere o ricordare eventi che stranamente tendono ad essere messi da parte, come se non ci riguardassero e che invece hanno la capacità di farci alzare la testa dalle solite occupazioni quotidiane e farci riflettere su dove ci troviamo, chi siamo, che cosa possiamo fare e quale sia il nostro destino. ARIETE: Affrontare con slancio i problemi 4 aprile 1966 - Gerald R. Ford, allora rappresentante del quinto distretto del Michigan e futuro presidente degli USA, invita il Congresso a condurre un’ inchiesta sulla questione degli UFO, dando voce alla preoccupazione della popolazione per il numero crescente degli avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Ford, chiedendo trasparenza al Governo su questo tema, toglie il fenomeno UFO dalla ridicolizzazione a cui era sottoposto. Ford stesso afferma: Quelli che scherniscono l'idea di un'indagine del congresso sugli UFO a quanto pare non sono a conoscenza del fatto che il comitato dei servizi armati della Camera abbia programmato un'audizione a porte chiuse sulla questione martedì con l'Air Force.
TORO: Dare concretezza alle intuizioni 18 maggio 1969 – Nel tempo più di un astronomo osserva sulla Luna delle “cose” che si muovono o dei lampi di luce, tanto da far ipotizzare che il nostro satellite possa essere abitato. Fantasie? Forse qualcosa di più se durante la missione lunare Apollo 10, l’astronauta Stafford venne incaricato via radio da Terra, dalla base di Huston, di osservare e fotografare alcuni incomprensibili lampi luminosi e vari bagliori che fuoriuscivano dal cratere di Aristarco proprio mentre la navicella spaziale stava orbitando intorno alla Luna. (* pag. 157)
GEMELLI: Osservare la realtà da angolature diverse 7 giugno 1948 – Gli aerei militari statunitensi inseguono un grande disco d'argento per tutto il Texas, prima di vederlo precipitare a circa 30 miglia a sud-sud-ovest di Laredo. Sul posto dell’impatto arriva una squadra militare che recupera l'UFO e il corpo del suo occupante alieno. È un caso analogo all’incidente di Roswell avvenuto l’anno precedente e come quello, nonostante siano state pubblicare fotografie che ne documentano la realtà, rimane avvolto nel mistero.
CANCRO: Quando il fantastico irrompe nel quotidiano 8 Luglio 1947 - Un misterioso oggetto volante cade in un ranch vicino a Roswell, New Mexico, ne dà l’annuncio il proprietario del ranch, Bill Brazer. I giornali locali riportarono la notizia e i racconti dei testimoni che riferiscono della presenza di corpi alieni tra i rottami del velivolo, portati via dai militari. Grady L. Barnett, ingegnere civile e testimone dell’evento dichiara in proposito che sembravano umani ma non erano umani, le teste erano rotonde, gli occhi erano piccoli e non avevano capelli. Gli occhi erano stranamente distanziati. Erano abbastanza piccoli per i nostri standard e le loro teste erano molto più grandi in proporzione ai loro corpi a differenza della struttura umana. I loro abiti sembravano essere delle tute ed erano di colore grigio. Non si vedevano bottoni, cinture o chiusure lampo… (* pag. 163) Già il giorno dopo il governo e l’esercito degli Stati Uniti smentiscono la notizia del ritrovamento di un disco volante e parlano del recupero dei rottami di un pallone sonda utilizzato da una stazione meteorologica del luogo per rilevare la velocità e la direzione dei venti ad alta quota. Nonostante la smentita ufficiale il caso Roswell continua a suscitare interesse in tutto il mondo. LEONE: Trarre lezione dal passato 7 agosto 1566 - Un salto indietro nel tempo ci porta a Basilea nel XVI secolo. Un foglio dell’epoca documenta, con immagine e parole, ciò che videro nel cielo i cittadini, quel giorno. Una miriade di dischi volanti invase letteralmente il cielo della città lasciando attoniti i suoi abitanti. L’immagine è accompagnata dal commento di Samuel Koch: La mattina del 7 agosto 1566 moltissime persone, spaventate, videro dei grandi dischi di colore scuro apparire in cielo e fu come se estate e inverno fossero giunti nello stesso momento, con fumi e nebbie, calore intenso, spari e cannonate. Questi oggetti, così numerosi da oscurare il Sole, volavano a grande velocità come se stessero danzando o combattendo. Alcuni, che sembravano sparare colpi di cannone, divennero di colore rosso ardente.
VERGINE: Quando la ragione deve far posto all’incredibile 19 settembre 1961 – È la data di uno dei più famosi casi di abduction, quello dei coniugi Hill. È sera e, mentre tornano in auto a Porthsmouth da una vacanza in Canada, Betty e Barney Hill, con il loro cane, scorgono una strana luce che prima scambiano per un aereo o elicottero. Quando la luce si avvicina vedono che si tratta di un velivolo dalla forma di sigaro con finestrelle da cui si notano delle forme di forma umanoide. Il velivolo atterra e i coniugi dapprima incuriositi si avvicinano ma poi spaventati fuggono, risalgono in macchina e tornano a casa. Parlano della strana avventura solo con la sorella di Betty, poi riprendono la loro vita normale. Una serie di incubi di Betty e degli strani malesseri di Barney li portano a cercare aiuto da uno psichiatra che constatando delle strane amnesie nei suoi due pazienti, consiglia delle sedute di ipnosi per indagare su cosa cerchino di dimenticare. Entrambi, anche se le sedute vengono effettuate separatamente, raccontano di essere stati all’interno del velivolo e di essere stati sottoposti ad una serie di esami medici da creature aliene.
BILANCIA: Straordinarie rivelazioni 27 settembre 1989 - Nel parco principale di Voronezh, città russa a sud di Mosca, atterra un misterioso oggetto luminoso di grandi dimensioni, e di forma circolare. È pomeriggio e il parco è pieno di gente che assiste allo strano evento. Dall’oggetto escono tre esseri alieni, due dei quali vengono descritti come giganteschi, alti circa tre metri. Le testimonianze più vivide sono fornite dai bambini presenti. Dopo una breve sosta i visitatori risalgono sull’UFO che riparte e velocemente scompare nel cielo. La notizia rimbalza su tutti i giornali suscitando grande stupore e interesse da parte del pubblico internazionale ma in breve tempo sparisce dai media, proprio come l’UFO era sparito nel cielo. SCORPIONE: Un messaggio di rinascita 20 novembre 1952 - George Adamski fotografa un oggetto volante non identificato nel Desert Center dell’Arizona, nel tentativo di documentare la presenza dei suoi interlocutori alieni. Adamski è uno tra i più famosi contattisti. Inizia il suo dialogo con esseri provenienti da altri mondi utilizzando la planchette, lo strumento usato per esperimenti di natura extrasensoriale. Afferma di essere entrato in contatto con un essere alto, biondo e portatore di un messaggio di pace. La sua esperienza è criticata e a volte anche ridicolizzata, per contro negli anni ’60 viene ricevuto da molti capi di stato e, in udienza privata, dal papa Giovanni XXIII. SAGITTARIO: Guardando lontano 6 dicembre 1978 - È nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978, presso Marzano, una frazione di Torriglia, paese dell'entroterra genovese, che comincia l’avventura del metronotte Pier Fortunato Zanfretta. Durante un normale giro di controllo inspiegabilmente cambia il suo percorso abituale. Giunge così all'ultima villa della frazione, "Casa Nostra". Qui scorge alcune luci bianche muoversi proprio dinanzi alla facciata dell'abitazione. Intuendo che poteva trattarsi di un furto in corso, ferma l'auto, una 126 munita di radiomobile, ma, mentre cerca di comunicare con la centrale, la radio, le luci e tutti i circuiti elettrici cessano di funzionare. Impugnate pistola e torcia elettrica si avvicina alla villa e dinanzi allo spigolo di un dei muri della casa, riceve un violenta spinta che lo butta a terra; si rialza, si volta, e vede una creatura alta tre metri dalla pelle molle e verde, con occhi fiammeggianti e una specie di spine ai due lati della testa. L'incontro si rivela traumatico. Alla fine, terrorizzato, Zanfretta si precipita oltre il cancello e, dopo aver udito un sibilo fortissimo e aver scorto una sagoma luminosa sfecciare verso il cielo, giunge all'auto, la cui radio aveva nel frattempo ripreso a funzionare, e dà l'allarme. Un'ora dopo, i colleghi lo ritroveranno in stato di shock e col corpo e i vestiti caldi e asciutti, nonostante l'ora notturna e la stagione. Nel prato antistante la villa, il giorno successivo i carabinieri riscontreranno una evidente traccia circolare. (**) Questo è il primo di tutta una serie di incontri che costellano la vita di Pier Fortunato Franzetta e fanno di lui il protagonista del più famoso e documentato caso italiano di incontro ravvicinato con esseri provenienti da altri mondi.
CAPRICORNO: Senza paura 7 gennaio 1978 - Sono le due del pomeriggio quando a Medisonville nel Kentuky, decine di persone telefonano alla polizia dichiarando di aver visto un oggetto misterioso, di forma circolare, sorvolare la città. Il capitano Thomas Mantell è incaricato dal comando di Fort Knox di guidare una squadriglia di caccia all’inseguimento dell’oggetto. Quando l’oggetto sale rapidamente di quota solo il capitano Mantell continua a seguirlo e, mantenendo il contatto radio con la base dichiara di averlo raggiunto, di vedere degli oblò da cui si affacciano delle sagome di forma umana. Poi si schianta con il suo aereo contro l’oggetto. È da questo avvenimento che prenderanno il via alcuni progetti di ricerca sulla presenza degli UFO tra cui il famoso progetto Blue Book. ACQUARIO: Saper cogliere l’attimo 4 febbraio 1967 - È la data in cui il Lunar Orbiter 3, riprende immagini dell’altra faccia della luna che permisero agli scienziati la localizzazione dei punti di emissione di fasci luminosi che da Terra si vedevano uscire di tanto in tanto da dietro il bordo lunare. L’osservazione confermò la loro esistenza, senza pur tuttavia consentire una possibile spiegazione del fenomeno. (* pag. 108) L’Orbiter 3 era un veicolo spaziale lanciato dalla NASA nel 1967 come parte del Lunar Orbiter Program, progettato principalmente per fotografare aree della superficie lunare per la conferma di siti di atterraggio sicuri per le missioni Surveyor e Apollo. PESCI: Dallo spazio profondo 13 marzo 1997 - Un enorme UFO di forma triangolare sorvola lentamente e in assoluto silenzio il cielo dell’Arizona. I testimoni dell’evento sono migliaia. Addirittura in alcuni stadi vengono sospese le partite di football: giocatori e spettatori stanno con il naso in su ad osservare l’incredibile oggetto volante. Nonostante le molte testimonianze, i filmati, le fotografie, le richieste di indagare il fenomeno da parte della popolazione, anche questa volta alla fine i contorni della vicenda si sfumano e tutto rimane indeterminato quasi si fosse trattato di un sogno collettivo. (*) Giancarlo Barbadoro - Alla ricerca di intelligenze diverse – Edizioni Triskel (**) www.merlino.org/zanfr.htm
Un personaggio dell’Ariete: Leonard Nimoy
Questa è la vera esplorazione che vi attende! Non fare la mappa delle stelle e studiare le nebulose ma tracciare le ignote possibilità dell’esistenza.
Il signor Spock nasce l’8 settembre 1966, quando va in onda Oltre la galassia, l’episodio pilota della serie tv Star Trek, ma l’uomo che gli dà il viso e l’anima, Leonard Nimoy, nasce il 26 marzo 1931, a Boston nel Massachussett, sotto il Segno dell’Ariete. Del suo Segno zodiacale interpreta lo slancio con cui affrontare la vita, la capacità di interazione dinamica, che lo porterà a misurarsi con molteplici forme d’arte e di espressione. Figlio di immigrati ebrei provenienti dall’Ucraina, Leonard comincia a lavorare fin da bambino, come lustrascarpe e venditore di giornali e fin da piccolo comincia a recitare, la prima volta a soli 8 anni. Avrà i suo primo ruolo da protagonista a 17 anni in Awake and Sing, di Clifford Odets. Si diplomerà al Boston College nel 1953, studierà fotografia a Los Angeles, all'Università della California, senza però conseguire la laurea. Tra il momento in cui diventa il Signor Spock e quello in cui lascia la sua casa di Boston, per iniziare una carriera da attore, passeranno circa vent’anni, durante i quali Leonard, che riesce ad ottenere solo piccole parti in produzioni poco importanti, accetta ogni tipo di lavoro per mantenersi.
Di volta in volta venderà aspirapolveri, sarà gelataio, taxista o amministratore di condomini. Ma non perde mai la sua vocazione di attore e finalmente incontra il suo personaggio, il Signor Spock, che non acquisirà da Leonard solo quel viso dai tratti particolari ma anche la sua anima. Leonard trasforma quel personaggio, che nelle intenzioni degli autori doveva essere secondario, in quello che tutti i trekkies amano. Il dottor Spock è figlio di una donna terrestre e di un vulcaniano. Così lui sa capire le tempeste del cuore che confondono gli umani ma conosce anche l’armonia che nasce dal saperle relativizzare, sa sorridere delle morali e dei luoghi comuni terrestri che la visione più aperta, appresa su Vulcano, gli mostra nella loro banalità. Leonard Nimoy e il dottor Spock sono diventati una sola persona. Il Dottor Spock a volte diventa un po’ “ingombrante” e Leonard cerca di prendere le distanze dal suo alter ego.
NON sono Spock, titola la sua prima autobiografia, del 1975, ma poi non riesce a rinnegare il legame profondo con il suo personaggio e così intitola Sono Spock la seconda autobiografia, scritta vent’anni dopo, nel 1995. Leonard per certi versi è un “uomo del futuro” ed esprime questa sua identità attraverso quel personaggio che ha il suo viso e le orecchie a punta. È un uomo del futuro perché esprime concetti decisamente all’avanguardia rispetto agli anni sessanta. Voi umani pretendete di essere illuminati - fa dire a Spock - eppure continuate a mangiare gli animali! Figlio di un vulcaniano Spock ha ereditato la capacità di fondere la propria mente con quella degli altri esseri e questo gli rende inconcepibile il mangiare la carne. In un’altra puntata entrerà in conflitto con il dottor McCoy, medico di bordo, a proposito dell’uso di cavie per esperimenti scientifici. Altre volte ribadirà che nessuna specie può permettersi di vivere a discapito delle altre. Leonard ama gli animali ed è vegetariano anche nella vita di tutti i giorni. Al di là dell’identificazione nel personaggio che gli ha dato la fama e la possibilità di esprimere ciò che aveva nel cuore, Leonard è un uomo dall’intelligenza brillante ed un artista poliedrico. Attore, cantante, amante della pittura con una particolare predilezione per Vincent Van Gogh, poeta, fotografo e regista raccoglie consensi e soddisfazioni in diversi campi artistici. Come regista dirige tra l’altro il terzo e il quarto film di Star Trek, e Tre scapoli e un bebè con Tom Selleck. Pubblica sette libri di poesie, incide un disco come cantante e le sue fotografie sono esposte nel Museo d’Arte Contemporanea del Massachussett. Nel marzo del 2010, dopo aver interpretato il dottor William Bell nella serie tv fantascientifica Fringe, annuncia il suo ritiro dalle scene. Muore il 27 febbraio 2015, a 83 anni e prima di andarsene da questo mondo, lascia un saluto in un tweet: La vita è come un giardino: i momenti perfetti possono essere vissuti, ma non conservati , tranne attraverso i ricordi. Lunga vita e prosperità.
MARZO 2019 Artisti uniamoci per gli animali
“Vogliamo creare uno spazio per tutti quegli artisti (musicisti, scrittori, pittori, registi, attori) che sentono amore per gli animali e non si rassegnano a vederli maltrattati. Desideriamo unirci a tutti coloro che intendono dedicare la loro arte alla difesa dei diritti degli animali e fare in modo che si crei una rete internazionale di aiuto ai nostri fratelli che sono gli schiavi del terzo millennio.” Così Rosalba Nattero, voce e leader del gruppo musicale LabGraal, presenta United Artist for animals, un sodalizio di intenti nato da una sua idea che ha immediatamente coinvolto gli altri membri del gruppo e che si sta allargando a macchia d’olio con la partecipazione di tanti artisti che hanno a cuore la condizione degli animali. Il LabGraal, gruppo di keltic rock, è sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei più deboli o di coloro che sono vittima di ingiustizie e i cinque musicisti che lo compongono hanno spesso dedicato la loro musica alla causa animalista e antispecista. La sensibilità è una caratteristica dell’animo degli artisti e alimenta quel dialogo speciale con l’esistenza che fa scaturire la creatività e allora come restare indifferenti davanti alla condizione assurda in cui gli animali non umani sono relegati? Gli artisti uniti dall’amore per gli animali potrebbero dare un enorme impulso ad un cambiamento radicale nella cultura di tutto il mondo per un futuro migliore e più giusto per tutti. Se a tutti i figli di Madre Terra deve essere riconosciuto il diritto alla vita, alla gioia di vivere, alla libertà e alla spiritualità, come afferma il Manifesto degli artisti. questo vale davvero per tutti e la diffusione dell’antispecismo diventa la strada per costruire, partendo da subito, un domani migliore per nostro pianeta. Gli artisti che intendono unirsi a noi possono fare richiesta via mail all'indirizzo Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , allegando il curriculum artistico oppure scriverci sulla nostra pagina Facebook.- dice Rosalba Nattero - E' accettata qualsiasi forma d'arte: musica, teatro, cinema, poesia, danza, fotografia, pittura, letteratura. Unici requisiti: amare gli animali ed essere antispecisti. Senza alcuna bandiera politica. Per tutti color che vogliono conoscere meglio questa iniziativa rimandiamo al sito www.artistsunitedforanimals.org
Ci auguriamo che tutte le stelle siano favorevoli alla crescita di questo progetto e, un po’ facendoci ispirare e un po’ per sostenerlo, utilizzando il linguaggio dello Zodiaco, proponiamo le riflessioni di dodici artisti, tra quelli che nel tempo hanno mostrato sensibilità per i nostri fratelli animali, cominciando dal Segno che governa questo periodo dell’anno. PESCI: L’intuizione si trasforma in immagini e parole Perché amo gli animali? Perché io sono una di loro. Alda Merini (1931-2009) poetessa italiana ARIETE: Il bisogno d trasformare la realtà circostante L’uomo è un animale addomesticato che per secoli ha comandato sugli altri animali con la frode, la violenza e la crudeltà. Charlie Chaplin (1889-1977) attore britannico TORO: La capacità di andare al cuore delle questioni Vuoi essere simile agli dei? Sii misericordioso con gli animali: la dolce misericordia è il vero segno di nobiltà. William Shakespeare (1564-1616) drammaturgo inglese GEMELLI: Guardare il mondo da un altro punto di vista Bisognerebbe fare una cucina senza crudeltà, perché secondo me [...] durante la vita degli animali non possiamo renderli infelici. Elio Fiorucci (1935-2015) stilista italiano
CANCRO: La ricerca del significato profondo delle cose La protezione degli animali è, prima di tutto, una espressione di civiltà. Più un Paese è civile e più si manifesta in esso, spontaneamente e naturalmente, il senso del dovere che incombe all’uomo e, per l’appunto, all’uomo civile, di proteggere e difendere i deboli. Nella categoria dei deboli stanno anzitutto gli animali, che sono esseri dipendenti esclusivamente dalla volontà dell’uomo. Questo non bisogna dimenticare. La protezione dei deboli non è soltanto una prova di bontà, ma ancora più una prova di educazione morale. Giorgio De Chirico (1888-1978) pittore italiano LEONE: Saper guardare al passato per trarne lezione Dicono di avere abolito i sacrifici animali! Soltanto il rito hanno abolito: li sterminano ininterrottamente, illimitatamente, senza bisogno: il sacerdote si è fatto industria. Guido Ceronetti (1927-2018) poeta e filosofo italiano VERGINE: Interpretare con logica gli eventi Ci sono due cose che mi hanno sempre sorpreso: l’intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. BILANCIA: L’ingiustizia è insopportabile Nel 1962, andai alla televisione francese per denunciare le condizioni dei macelli. È stato allora che sono diventata consapevole dell'orrore degli allevamenti intensivi, dei trasporti e dell'uccisione degli animali d'allevamento. Sono sempre stata sensibile alle sofferenze degli animali, ma da allora in poi mi sono rifiutata di essere complice di queste morti disumane industrializzate. Brigitte Bardot (1934) attrice francese
Gli animali umani, che incarcerano, mangiano e sfruttano gli animali non umani, fingono che questi non sentano dolore. È necessaria infatti una netta distinzione tra noi e loro, se vogliamo farne ciò che vogliamo, se li indossiamo e li mangiamo senza avvertire rimorsi o sensi di colpa. Gli umani, che spesso si comportano con crudeltà verso gli animali, vogliono credere che essi non possano soffrire. In realtà il comportamento degli animali dimostra il contrario: essi sono troppo simili a noi. Carl Sagan (1934-1996) scrittore statunitense
Quando si sceglie di vivere con un cane, è per la vita. Non lo si abbandona. Mai. Mettetevelo bene in testa prima di adottarne uno. Daniel Pennac (1944) scrittore francese CAPRICORNO: Pragmatico anche nel sogno e nella speranza Io, io vorrei che tu sapessi nuotare David Bowie (1947-2016) cantautore britannico Questi versi sono tratti dal brano Heroes, che è diventato un inno degli attivisti per i diritti degli animali, dopo essere stato inserito nella colonna sonora del documenario The Cove (2009) sul massacro annuale dei delfini nella baia di Taiji in Giappone. Bowie, animalista, teneva molto a questo progetto e aveva concesso la sua canzone riducendo i diritti d’autore ad una cifra simbolica. ACQUARIO: Capace di relativizzare se stesso Il cane possiede la bellezza senza la vanità. Lord Byron (1788-1824) poeta inglese
Un personaggio dei Pesci: Michel de Montaigne
È per la vanità di questa stessa immaginazione che egli (l’uomo) si uguaglia a Dio, che si attribuisce le prerogative divine, che trasceglie e separa se stesso dalla folla delle altre creature, fa le parti agli animali suoi fratelli e compagni, e distribuisce loro quella porzione di facoltà e di forze che gli piace. Come può egli conoscere, con la forza della sua intelligenza, i moti interni e segreti degli animali? Da quale confronto fra essi e noi deduce quella bestialità che attribuisce loro?
Michel de Montaigne è considerato uno dei precursori dell’illuminismo e una voce importante della costruzione del pensiero filosofico moderno. Ispirato da Seneca, Catone e Plutarco influenzerà a sua volta Rousseau, Pascal, Emerson, Nietzsche e Cioran. Vive in un momento storico di grandi cambiamenti, nell’epoca della rivoluzione copernicana, dell’inizio della conquista del Nuovo Mondo, di nuove importanti scoperte nel campo della scienza che mettono in crisi le certezze del secoli precedenti. La provvisorietà della condizione umana colpisce Michel e diventa il centro del suo pensiero. Michel arriva ad accettare la vita con le sue contraddizioni e gli errori che comporta. Non sapendo dove la morte ci attenda, attendiamola dappertutto. La premeditazione della morte è premeditazione della libertà. Chi ha imparato a morire ha disimparato a servire. C’è, in Michel de Montaigne, un sorridente disincanto, rispetto alla vita, legato ad una profonda sete di libertà. Per lui la vita è un sogno e la natura non è altro che una poesia enigmatica, ma è così assetato di libertà che -dice- mi sentirei a disagio anche se mi venisse vietato l’accesso ad un qualsiasi angolo sperduto dell’India. La sua opera fondamentale sono i Saggi a cui lavora praticamente tutta la vita. E’ un’opera particolare che ha come soggetto lui stesso ma, poiché ogni uomo porta l’intera impronta della condizione umana, i Saggi parlano dell’umanità. Michel afferma di essere un uomo comune, se non per il fatto di ritenersi un uomo comune, quindi come tutti gli altri una creatura imperfetta, costituita da una specie di puzzle di pezzi diversi non ben incastrati tra loro, e in quanto imperfetto l’uomo non può essere il centro dell’Universo. Non può nemmeno essere considerato superiore alle altre creature con le quali condivide la stessa condizione, vivendo con loro sotto lo stesso cielo e andando come loro incontro alla morte.
Quale delle nostre facoltà non troviamo nelle opere degli animali? Noi constatiamo ampiamente, nella maggior parte delle loro opere, quanta superiorità abbiano gli animali su di noi, e quanto la nostra arte sia insufficiente a imitarli. E nemmeno un popolo può considerarsi migliore di un altro che abbia differente cultura, anzi proprio i popoli considerati selvaggi hanno qualcosa da insegnare a quelli che si arrogano il diritto di definirli barbari, perché la loro maggiore vicinanza alla natura se mai li rende migliori. Nel saggio Della crudeltà, condanna l’arroganza della caccia, pratica che colpisce esseri innocenti e senza difese verso i quali l’uomo dovrebbe provare compassione e rispetto anziché esercitare una sovranità immaginaria. Michel de Montaigne è qui in rappresentanza del Segno dei Pesci di cui ben interpreta la sensibilità, l’intuizione profonda e quel modo tutto particolare di introiettare la realtà, di indagarla da dentro, sentendosene parte. Lui stesso descrive dichiara di avere un’indole tra il gioviale e il malinconico che è molto caratteristica del Segno. Si descrive anche fisicamente: corporatura robusta e forte, statura un po' sotto la media, viso non grasso ma pieno e mani impacciate. Michel de Montaigne nasce il 28 febbraio 1533 nel castello di Saint Michel de Montaigne nel Périgord, nel sud-ovest della Francia. Impara il latino come lingua madre dal suo precettore e riceve un’educazione molto libera, secondo i principi dell'umanesimo del XVI secolo. A tredici anni va al collegio della Guyenne a Bordeaux, dove studia francese, greco antico, retorica e teatro. In seguito studierà diritto e questo gli consentirà, nel 1557 di diventare consigliere alla Cour des Aides di Périgueux che in seguito sarà unita al Parlamento di Bordeaux. Sarà consigliere per tredici anni, poi dal 1561 al 1563 farà parte della corte di Carlo IX. Proprio durante la sua attività di consigliere stringe una profonda amicizia con Étienne de La Boétie, suo collega, di tre anni più anziano.
Nell'amicizia di cui parlo, esse (le anime) si mescolano e si confondono in un connubio così totale da cancellare e non ritrovar più la commessura che le ha unite. Se mi si chiede di dire perché l'amavo, sento che questo non si può esprimere che rispondendo: "perché era lui; perché ero io.“ La morte prematura di Étienne lascerà un segno profondo nell’animo di Michel e l’influenza di dell’amico resterà fondamentale nello sviluppo del suo pensiero. Altre date significative della sua vita sono il 1565 quando sposa Françoise de La Chassaigne, più giovane di lui di dodici anni, da cui avrà sei figlie, il 1568 quando gli muore il padre, a cui è molto legato e il 1570, quando si ritira nelle sue terre per dedicarsi allo studio, alla riflessione e alla stesura dei Saggi, sua opera principale che sarà pubblicata postuma nel 1580. E’ al terzo piano della Tour de la librairie (torre della biblioteca) che Michel ha il suo studio ed è lì che si concentra e scrive. È di forma rotonda con un solo lato dritto, tre finestre di ampia e libera prospettiva. Mi piace che sia un po' inaccessibile. Sotto di me vedo il giardino, la corte, il cortile e tutte le parti della casa. Qui sfoglio ora un libro, ora un altro, senz'ordine e senza programma, come capita; ora fantastico, ora annoto e detto, passeggiando, queste mie idee Anche se la vita lo coinvolge in eventi, Michel appena termina gli impegni torna sempre nella sua torre a meditare e scrivere. Le guerre di religione lo vedono agire da moderatore tra Enrico III ed Enrico di Navarra, cattolico il primo e protestante il secondo. Nel 1580 e 1581 viaggia in Francia, Svizzera, Germania e Italia. Al ritorno viene nominato Sindaco e svolge il suo incarico, poi ritorna a scrivere. Muore il 13 settembre 1592 mentre lavora ad una revisione ai suoi Saggi. Di lui Nietzsche dirà: Che un tale uomo abbia scritto, ha accresciuto il nostro piacere di vivere su questa terra. Un altro personaggio che esprimerà grande ammirazione per Michel de Montaigne sarà Salvador Dalì che nel 1946 accetterà di illustrare un’edizione speciale dei Saggi. A noi piace immaginare Michel mentre gioca con la sua gatta, sorridente, sereno e curioso della vita: Quando gioco con la mia gatta, chi sa se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei? Platone, nella sua descrizione dell'età dell'oro sotto Saturno, annovera fra i principali vantaggi dell'uomo di allora la possibilità che egli aveva di comunicare con le bestie, e informandosi e imparando da loro, conosceva le vere qualità e differenze di ciascuna di esse; in tal modo egli acquistava un'estrema perspicacia e saggezza mediante cui conduceva una vita di gran lunga più felice di quanto noi sapremmo fare.
FEBBRAIO 2019 Feste celtiche: Imbolc la festa della luce
Imbolc, Shuda Nor nell’antica lingua dei nativi europei, è la festa della Luce. Posta al culmine dell'inverno, a metà tra il Solstizio d'inverno e l'Equinozio di primavera celebra appunto la luce, quella del sole che torna a prendere forza e preannuncia il rifiorire della vita dopo la pausa invernale, quella del fuoco come elemento purificatore e quella dello spirito che illumina il cammino di evoluzione individuale. Secondo le antiche leggende ricorda storicamente l’inizio della civiltà, quando gli uomini ricevettero in dono, dai saggi della Hnah-a-mar, il candeliere a tre braccia, il Siv’nul. Alla luce del Siv’nul gli uomini potevano incontrarsi in pace, superando le loro differenze, riconoscendo di appartenere ad un’unica esperienza che comprendeva tutti e tutto.
Imbolc è un momento di purificazione, per questo simbolicamente vengono accese le candele e rappresenta anche una tappa importante del proprio cammino interiore, un momento di messa a fuoco della propria esperienza, la preparazione alla conquista di tappe successive. Imbolc è collegata a Brigit, la dea bianca, la splendente che sovraintendeva alla nascita e alla morte, quindi al passaggio da una dimensione all’altra.
Imbolc, come del resto tutte le altre feste antiche, venne cooptata e trasformata in festa cristiana. Alla figura della dea Brigit si sovrappongono quelle della Madonna e di Santa Brigida d’Irlanda, detta anche la Maria d’Irlanda. La santa oltre ad avere lo stesso nome della dea bianca si festeggia nello stesso giorno sacro alla dea e protegge le stesse fonti che a Brigit erano care. Santa Brigida viene inoltre rappresentata spesso con in mano una croce fatta di giunchi intrecciati che ricorda in modo evidente la croce che rappresenta il ciclo delle stagioni del calendario celtico. Altre curiose sovrapposizioni: la festa cristiana della Candelora si celebra nello stesso giorno di Imbolc e nelle chiese si benedicono le candele, la dea Brigit proteggeva gli animali e proprio in questo periodo, nel giorno di Sant’Antonio (17 gennaio), si benedicono gli animali, cosa peraltro abbastanza macabra visto che il santo è patrono dei macellai, nel giorno di San Biagio (3 febbraio) si benedice la gola usando due candele curiosamente tenute a croce. Ma a noi piace riaffermare lo spirito della festa antica, quella della luce del sole nel cielo e della luce che illumina il cammino interiore, quella della consapevolezza dell’esperienza vissuta che rende sicuro il passo verso nuove avventure. Per chi vuol saperne di più sul calendario celtico: Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero - LE FESTE DEI CELTI
Un personaggio dell’Acquario: Julia Butterfly Hill
Ho imparato a capire gli alberi, il loro modo di abbandonarsi per sopravvivere alle tempeste. C'è stato un momento, durante un uragano che non finiva più, che ho creduto di morire… Poi ho capito che accettare il vento era l'unica possibilità di farcela.
Così racconta Julia Hill, la ragazza sull’albero, la cui storia è quanto mai attuale in un momento in cui l’attenzione al mondo vegetale sta diventando sempre più sentita. La vicenda di Julia, che suscitò una grande eco alla fine degli anni novanta del secolo scorso, è molto interessante perché pone il rapporto con gli alberi, e quindi con il mondo vegetale nel suo insieme, sotto una luce non strettamente ambientalista. Il legame tra umani e alberi non è solo utilitaristico. Gli alberi non devono essere tutelati solo in quanto “fornitori di ossigeno” o elementi decorativi del paesaggio. Gli alberi sono esseri straordinari con cui si può avere una relazione. Julia infatti stabilisce un legame personale con Luna, la sequoia che la accoglie tra i suoi rami. È un modo nuovo di affrontare il problema del rapporto con l’ambiente, ma anche un modo antico, legato alle radici dell’umanità, come postula Giancarlo Barbadoro nell’articolo Il caso della comunità vegetale (http://www.shan-newspaper.com/web/animalismo/1549-il-caso-della-comunita-vegetale.html). In accordo con la tradizione più arcaica, comune tra i popoli naturali del pianeta, gli alberi sarebbero i nostri diretti antenati e custodi di conoscenza e saggezza. Ma torniamo al personaggio del mese, che incarna lo spirito idealista, rivoluzionario e contemporaneamente pacifista dell’Acquario. È 10 dicembre 1997 quando una ragazza di ventitré anni, Julia Hill, compie un gesto destinato ad avere un grande impatto su tutti coloro che hanno sensibilità nei confronti dell’ambiente e della vita di questo nostro pianeta, ma anche su coloro che fino a quel momento sono rimasti indifferenti a questa problematica: sale su una sequoia millenaria, della foresta di Headwaters in California, e lì rimarrà, con qualche intervallo, per circa due anni. Scopo di questo gesto? Salvare dall’abbattimento gli alberi di quel bosco. Quell’azione inconsueta, la sua forza, il suo coraggio la fanno diventare un simbolo. Molti parlano di lei, molti la sostengono e molti la contrastano ma sicuramente ottiene l’attenzione della gente e l’attenzione mediatica. Julia riesce a mettere in evidenza gli abusi fatti sull’ambiente in nome degli interessi economici, la possibilità di guardare il mondo da un’ottica diversa e anche l’opportunità che tutti hanno di non chinare la testa e di fare qualcosa per migliorare il mondo.
Julia Butterfly Hill nasce il 18 febbraio 1974 a Mount Vernon, in Virginia. Figlia di un predicatore evangelico itinerante, passa la sua infanzia in viaggio, vivendo in una roulotte che si sposta da un campeggio all’altro. Quando cresce studia gestione aziendale, marketing e pubblicità presso l'Arkansas State University. Ha una grande passione: cucinare, per questo a diciotto anni apre un ristorante. A ventidue anni è vittima di un grave incidente stradale. Viene investita da un’auto guidata da un ubriaco e sopravvive quasi per miracolo. Guarita deve sottoporsi ad una lunga riabilitazione per imparare di nuovo a muoversi e a parlare. Questa esperienza di vicinanza con la morte la fa riflettere sul senso della vita e su come utilizzarla al meglio. Parte per un viaggio in California con alcuni amici, durante il quale incontra un gruppo di ambientalisti in lotta contro la Pacific Lumber Co per salvaguardare dal taglio un bosco di sequoie. Quando Julia viene in contatto con queste sequoie rimane colpita profondamente tanto che racconterà questo evento come un’esperienza travolgente. Riconosce il bosco come un luogo sacro, un vero e proprio tempio naturale. Ha 23 anni quando sale per la prima volta sulla sequoia che gli ambientalisti chiamano Luna e ci resta per sei giorni. Alla fine del 1997 sale di nuovo e ci rimane per più tempo. Si costruisce una specie di bivacco a 180 piedi da terra, due piattaforme ricoperte di teli per difendersi dal freddo e dal vento, un sacco a pelo per dormire ed una stufa a propano per cucinare. E’ aiutata in questa impresa da sostenitori che le procurano acqua e cibo e provvedono a farglieli arrivare lassù grazie ad un sistema di funi. Certo non è una postazione molto comoda e Julia deve sopportare il freddo, l’umidità, le molestie e le minacce di coloro che sono lì per tagliare gli alberi. A volte, racconta, si rannicchia a piangere sul suo giaciglio ma nonostante tutto resiste perché sa che se scende, l’albero, che ormai lei sente come un vecchio amico saggio, verràtagliato. E lassù tra i rami Julia fa un’esperienza straordinaria, un passaggio di conoscenza che le arriva dalla natura con cui sta interagendo.
Julia diventa via via un’eroina per alcuni e una nemica per altri ma alla fine la Pacific Lumber Co acconsente a risparmiare Luna e tutti gli altri alberi intorno a lei per un raggio di una trentina di metri, in cambio dei 50.000 dollari raccolti da Julia e dai suoi sostenitori, somma che sarà poi donata alla Humboldt State University. Negli anni successivi la grande sequoia sarà tenuta sotto sorveglianza ,con un monitoraggio mensile, dalla Sanctuary Forest, un’organizzazione no profit. Nel 2000 subisce un danneggiamento. Lo squarcio, prodotto probabilmente con una motosega, verrà curato dagli addetti. Quanto a Julia racconterà la sua avventura e il suo rapporto con Luna in un libro, The Legacy of Luna (pubblicato su carta riciclata), tradotto anche in italiano con il titolo La ragazza sull’albero, e continuerà la sua lotta e la sua opera di sensibilizzazione appoggiando la difesa delle foreste, come quella di Khimki, appena fuori Mosca, destinata a scomparire per far spazio al progetto di una nuova autostrada tra la capitale e San Pietroburgo. Sono stata in Ecuador a sostenere la protesta contro l’oleodotto che minacciava gran parte delle foreste in quel paese e mi hanno anche arrestata e deportata. Mi sono schierata in prima linea negli Stati Uniti contro la guerra in Iraq e ho scelto di diventare una war-tax resister, ossia di destinare ogni centesimo delle mie tasse a cause a cui tengo, rifiutandomi di pagarle all’Ufficio delle Entrate. Sono salita di nuovo su un albero a Los Angeles in California nel tentativo di salvare il giardino urbano più grande degli Stati Uniti, minacciato da una grande catena di centri commerciali. Queste sono solo alcune azioni, ma sono molte le cause che seguo e sostengo. Julia si è sempre rifiutata di legare il suo atto di disobbedienza civile ad un particolare gruppo politico e questo ha dato particolare credibilità al suo nome e alle sue parole. Sono riuscita ad aiutare le persone, in tutto il mondo, a ricordare che la Terra è sacra e merita il nostro rispetto, la nostra cura e le nostre iniziative positive. Ho contribuito a far crescere la consapevolezza dell’importanza delle foreste e degli alberi, ma non solo. Perché negli anni successivi a quell’impresa mi sono impegnata anche nella difesa dei diritti umani e degli animali e la gente si è mostrata reattiva e fortemente coinvolta.
GENNAIO 2019 Un anno “fantascientifico”
Vogliamo augurarvi un anno speciale, un anno “fantascientifico”, un anno in cui le speranze e i sogni trovino modo di esprimersi nel modo migliore donandovi benessere, gioia di vivere e felicità. Lo facciamo ispirandoci proprio alla fantascienza, usando le parole di dodici autori scelti a rappresentare i dodici Segni dello Zodiaco e per svelare l’impronta particolare che questo 2019 avrà per i nati sotto ognuna delle dodici costellazioni che circondano il nostro mondo. Auguri a tutti e buona lettura. CAPRICORNO: Le stelle nel futuro L'Umanità ha le stelle nel suo futuro, e il futuro è troppo importante per essere perso a causa della sua follia infantile e della superstizione che la mantiene nell'ignoranza. Isaac Asimov (2 gennaio 1920) scrittore e biochimico russo naturalizzato statunitense. PREVISIONE: Quest’anno ti regala un forte slancio verso il futuro, che ti porta a fare progetti, mettere in atto nuove cose, sviluppare idee. E per te, che tendi ad essere molto pragmatico nelle tue scelte e nelle tue azioni, ci sarà sempre un’ispirazione, un senso di grandezza, profondità e giustizia in tutto ciò che farai.
Quello che rende la fantascienza stupenda e complicata è quel misto di speculazione e di favoloso: la fantascienza è al tempo stesso narrativa di pensiero e narrativa di sogno. PREVISIONE: Prendi la rincorsa perché ti devi preparare a fare un salto nel futuro, in ciò che non c’è ancora ma che hai già sognato, desiderato. Sarà davvero interessante e tutt’altro che scontato, proprio come piace agli Acquari, e richiederà anche coraggio e spirito battagliero. PESCI: Cogli i doni che la vita ti offre Il genere fantascientifico, se non teniamo conto della poesia, è l'unico settore che non ha limiti o parametri di sorta. Puoi esplorare il futuro e tutto ciò che si classifica con 'altro': un altro universo, un altro pianeta o un'altra specie. PREVISIONE: Un anno ricco di occasioni e possibilità. Un anno davvero fantascientifico! Non ti resta che cogliere le proposte che si presenteranno via via e che promettono di essere molto interessanti.
ARIETE: Le due facce della Luna Non esiste fantascienza senza scienza, come non esiste scienza senza fantascienza. Carlo Rubbia (31 marzo 1934) fisico italiano, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984 con Simon van der Meer. TORO: Una meta conquistata Non avevo assolutamente idea che il cammino sarebbe stato così lungo. Sono felice che sia andata così: Star Wars non è più solo una lotta del Bene e del Male. È una storia di persone che scelgono il loro sentiero, di amici e di mentori, di sogni perduti e tentazioni, di guerre e, alla fine, di redenzione. George Lucas (14 maggio 1944) regista, sceneggiatore e produttore scenografico statunitense. GEMELLI: Sogni che diventano realtà La fantascienza è il genere narrativo che ha per oggetto i sogni e gli incubi generati dallo sviluppo tecnologico, scientifico e sociale. PREVISIONE: E quest’anno i protagonisti saranno soprattutto i vostri sogni che si concretizzeranno in ottime possibilità. Le novità si presenteranno come buoni semi destinati a sbocciare nel corso del tempo, alcuni non subito ma garantiranno buoni frutti nel futuro. Potrete correre leggeri come Mercurio con i suoi sandali alati. CANCRO: Un tuffo nell’indeterminato Ho appena fatto un tuffo nel baratro dell'impossibile e mi sono subito trovato immerso nella realtà della fantascienza.
PREVISIONE: Il cielo del Cancro sembra un’aurora boreale con colori fluttuanti e indeterminati, luminosi e sfumati. Non cercate certezze, cose troppo concrete e grandi decisioni. Accettate questo clima per quel che è, tuffatevi e nuotateci dentro senza mai perdere voi stessi. LEONE: Tutto è possibile La fantascienza è qualunque idea ti venga in mente che non esiste ancora, ma presto esisterà e cambierà ogni cosa per tutti e niente sarà più come prima. Appena ti viene un’idea che cambia una qualche piccola parte del mondo, stai scrivendo fantascienza. È sempre l’arte del possibile, mai dell’impossibile. Ray Bradbury (22 agosto 1920) scrittore statunitense, è l’autore di Fahrenheit 451. PREVISIONE: Il Leone è uno dei Segni favoriti in questo 2019. Potrai aspettarti grandi cose in tutti i campi della tua vita, sarà come un viaggio ricco di soddisfazioni. Vivitelo alla grande e dai spazio al tuo cuore generoso. VERGINE: Aprirsi a ciò che accade Nel caso di “Solaris” mi è successo qualcosa di eccezionale. Questo libro, nel senso letterale della parola, è stato un’avventura. L’ho scritto del tutto spontaneamente, così che ad ogni passo mi aspettavo qualche sorpresa. Stanislaw Lem (12 settembre 1921) scrittore polacco, autore di Solaris, coniugò il genere della fantascienza con il romanzo filosofico. PREVISIONE: Le belle sorprese arriveranno per te a fine anno. Per il resto del tempo le stelle ti consigliano un atteggiamento sobrio e attento e di lasciare che questa puntata dell’avventura della tua vita si manifesti man mano come le pagine di un libro sfogliate una dopo l’altra. Non dimenticare di tenere in tasca un pizzico di leggerezza e di umorismo.
BILANCIA: Porsi domande La fantascienza è molto adatta a porre delle domande filosofiche; domande circa la natura della realtà, su ciò che significa essere umani, su come facciamo a conoscere ciò che crediamo di conoscere. PREVISIONE: Sarà un anno un po’ intimista che ti porterà a fare riflessioni e a volte anche cambiamenti piuttosto importanti: una specie di revisione della tua vita. Prevarrà il tuo senso della giustizia sul tuo senso della socialità. SCORPIONE: Fertile immaginazione Credo nel potere che ha l’immaginazione di plasmare il mondo, di liberare la verità dentro di noi, di cacciare la notte, di trascendere la morte, di incantare le autostrade, di propiziarci gli uccelli, di assicurarsi la fiducia dei folli. James Graham Ballard (15 novembre 1930) scrittore britannico, autore di romanzi e racconti di fantascienza PREVISIONE: Un anno in cui la tua passione e la tua creatività avranno modo di esprimersi ed anche di ottenere riconoscimenti importanti che non sempre avranno però un corrispettivo economico. Meglio mantenersi morigerati.
SAGITTARIO: Tra scienza e fantascienza La scienza è il mio territorio, ma la fantascienza è il paesaggio dei miei sogni. PREVISIONE: Un anno importante per te: ti aspettano cambiamenti importanti e anche profondi, che coinvolgono la tua sfera più intima ma anche quella del quotidiano, la tua attività e i tuoi progetti. Forse dovrai anche spingerti su qualche sentiero ancora completamente inesplorato.
Un personaggio del Capricorno: Srinivasa Ramanujan
Un'equazione per me non ha senso, a meno che non rappresenti un pensiero
Non ho un'istruzione universitaria, ma ho frequentato il corso ordinario della scuola. Dopo aver lasciato la scuola ho impiegato il tempo libero a mia disposizione per lavorare in matematica. Non ho attraversato il corso regolare convenzionale seguito in un corso universitario, ma sto creando un nuovo percorso per me stesso. Ho fatto un'indagine speciale su serie divergenti in generale e i risultati che ottengo sono definiti dai matematici locali come "sorprendenti". Così Ramanujan si presenterà in una lettera indirizzata a Godfrey H. Hardy, l'eminente matematico del Trinity College di Cambridge. Sarà quella lettera a portarlo in Inghilterra, a cambiare in modo determinante la sua vita e forse anche a segnare il suo destino.
Ramanujan è un matematico straordinario, un genio naturale. Praticamente autodidatta è in grado di enunciare formule che in seguito saranno punti di partenza per molte nuove ricerche nel campo. I suoi lavori sono il frutto di scienza, arte, visione e misticismo. Nato quando il Sole è nei primi gradi del Capricorno ne eredita la forza e la determinazione che lo porteranno dalla piccola città indiana vicino a Madras, in cui vive, all’università di Cambridge. Umile ma contemporaneamente consapevole delle sue capacità e indifferente ad alcune delle convenzioni sociali, Ramanujan vive nel suo tempo e fuori dal suo tempo, quasi un alieno. Un aneddoto che può farci intravedere il modo in cui guardava il mondo è un breve dialogo con Hardy, che lo ha appena raggiunto in taxi. Il numero del mio taxi è il 1729, mi sembra un numero alquanto stupido – dice quest’ultimo e Ramanujan risponde: No Hardy! No! E’ un numero molto interessante. E’ il numero più piccolo esprimibile come la somma di due cubi in due diversi modi: 1729 = 10^3 + 9^3, 1729 = 12^3 + 1^3.
La passione per la matematica diventa sempre più totalizzante tanto che il disinteresse per le altre materie lo penalizza al punto di essere escluso dal college e dalla possibilità di ottenere borse di studio. La famiglia di Ramanujan non è ricca e a lui tocca trovarsi un lavoro per vivere, un lavoro che lo distolga dalla sua ossessione matematica. Passa infatti la maggior parte del suo tempo con una lavagnetta e dei fogli, che utilizza più e più volte scrivendo con inchiostri di diverso colore. Ha un libro guida, A Synopsis of Elementary Results in Pure and Applied Mathematics", di George S. Carr, ma quello che per altri è una semplice raccolta di teoremi e formule, per lui diventa una specie di mappa stellare per il suo viaggio nell’infinito. Non si può che restare incantati nell’immaginare il cervello Ramanujan all’opera, come le sue capacità logiche si intreccino con i simboli matematici, mitologici e onirici trovando strade che nessuno ancora ha percorso. Dicono che le sue formule abbiano eleganza e bellezza, forse perché nascono da vere e proprie visioni dell’architettura dell’universo. Trova lavoro come contabile ma spedisce a Cambridge una lettera, indirizzata a Godfrey H. Hardy, riconosciuto come una delle massime autorità in fatto di matematica. Hardy rimane molto colpito dai fogli pieni di formule che accompagnano da lettera di Ramanujan e capisce di trovarsi di fronte al prodotto di una modalità geniale di affrontare i calcoli e di formulare teoremi. Da qui nasce la corrispondenza tra i due matematici finchè Hardy riuscirà a convincere Ramanujan ad attraversare l’oceano (cosa proibita ai brahamani) e a raggiungerlo a Cambridge. La collaborazione tra i due matematici si fa molto stretta e insieme pubblicano diversi lavori. Ramanujan riceve la laurea ad honorem e altre onorificenze, ma purtroppo il suo soggiorno inglese gli regala anche non pochi problemi. La lontananza da casa, la grande differenza tra la cultura del suo paese d’origine e quello che lo ospita, la diffidenza degli inglesi, il clima freddo, la mancanza di riscaldamento anche a causa dei pochi soldi, l’incompatibilità con il cibo inglese per un vegetariano convinto, pesano sul suo animo e sul suo fisico. Viene salvato miracolosamente da un tentativo di suicidio ma purtroppo si ammala di tubercolosi. La malattia non viene riconosciuta subito e la salute di Ramanujan peggiora sempre più e non bastano i vari ricoveri in sanatorio a migliorare la situazione. Così torna in India, consapevole di non aver più molto da vivere. Nonostante tutto l’ultimo periodo della sua vita sarà anche bello. Grazie all’amore della giovane moglie e alla matematica, il suo animo resta sereno e cordiale con tutti anche se la malattia lo sta letteralmente consumando. Muore a Madras il 26 aprile del 1920, a soli trentadue anni.
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