A cura di Donatella Devona GENNAIO 2025
Previsioni per il 2025 Già una volta avevamo proposto dodici poesie di Giancarlo Barbadoro come ispirazione per i dodici Segni zodiacali. Era il primo anno che iniziava senza la sua presenza e quelle poesie sembravano ancora di più un regalo prezioso, la continuazione di un rapporto, la possibilità di avere un’indicazione per il nostro cammino che andasse oltre l’ovvietà degli avvenimenti che ci avrebbero coinvolti nel trascorrere dei mesi. Ogni poesia era un’indicazione su come affrontare gli eventi che sembravano affacciarsi dal futuro e che i pronostici cercavano di catturare. Oggi ne riproponiamo altre dodici, a cinque anni di distanza, perché sono passati cinque anni da quando Giancarlo ci ha lasciati e in questo modo vogliamo onorarne la memoria. Le sue poesie restano dei doni preziosi che oggi come ieri possono ispirare e far guardare gli eventi con un’ottica diversa. Con i migliori auguri di un anno ricco, positivo e pieno di armonia per tutti.
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Le previsioni: La poesia: Yule La poesia:
Allo sconosciuto accanto Chiunque tu sia
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Un personaggio del Capricorno: Giancarlo Barbadoro poeta Giancarlo Barbadoro è stato tante cose, scrittore e musicista, giornalista e conduttore radiofonico e televisivo, difensore di oppressi a qualunque specie appartenessero e difensore di luoghi sacri e culture ingiustamente ignorate o volutamente nascoste, delegato ONU e sciamano come viene riconosciuto da chi ha avuto la fortuna ci conoscerlo e di stargli vicino e da chi ha letto i suoi scritti o visto i risultati delle sue azioni. Oggi parliamo di lui come poeta. Le poesie di Giancarlo creano una crepa nel visibile, lasciano trapelare la luce di una realtà diversa, una luce che il nostro cuore riconosce. Sono poesie di speranza, piccoli semi che hanno voglia di germogliare per creare un mondo nuovo e migliore.
Sono poesie rivoluzionarie perché, riaffermano una realtà normalmente negata che però è proprio quella che può ridare autentica gioia di vivere a questa umanità defraudata. Queste poesie sono un inno alla vita e al mistero che l’ha generata, di cui siamo tutti parte anche se spesso storditi dal sogno del quotidiano che rende prigionieri della stupidità e della sofferenza coinvolgendo anche gli esseri di altre specie a cui non viene riconosciuta alcuna dignità.
DICEMBRE 2024
Una giornata nazionale dedicata all’Ecospiritualità.
Mentre si festeggiano i 25 anni dalla costruzione del grande cerchio di pietre di Dreamland, voluto da Giancarlo Barbadoro per testimoniare la presenza sempre viva dell’antica cultura tradizionale dei popoli della Terra, il progetto di istituire una giornata nazionale dedicata all’ecospiritualità, che di questa cultura è espressione, arriva alla Camera dei Deputati. Venerdì 29 novembre presso la sala Stampa della Camera dei Deputati, a palazzo Montecitorio, si è svolta la Conferenza Stampa per la presentazione della Proposta di Legge depositata dall’On. Carmen Di Lauro e dall’On. Susanna Cherchi il 17 luglio scorso. “Ecospiritualità”, come i nostri lettori ricorderanno, è un termine coniato da Giancarlo Barbadoro con i capi tribù partecipanti all’Expert Mechanism on the Rights of Indigenous People, la grande assemblea dei popoli nativi all’ONU, e si riferisce ad un’idea rivoluzionaria che parla di rapporto con Madre Terra e il suo mistico mistero da cui derivare armonia per viverla personalmente e diffonderla intorno, per costruire un mondo migliore per tutte le creature del pianeta, indipendentemente dalla specie di appartenenza. È un progetto rivoluzionario - ribadisce Rosalba Nattero introducendo la Conferenza Stampa – in quanto raggruppa temi come il rispetto per la natura, il rispetto per gli animali, l’alimentazione vegetale, il rispetto per tutti gli altri esseri viventi e senzienti. La visione globale dell’Ecospiritualità porta inevitabilmente a considerare l’ecosistema che ospita l’uomo, insieme ad un’infinità di altre forme di vita, un grande organismo vivente in cui ogni manifestazione senziente recita un preciso ruolo partecipativo e di ineludibile condivisione della propria esperienza vitale con il resto degli esseri viventi, siano essi uomini, animali, vegetazione o rocce. I relatori intervenuti hanno affrontato proprio i tanti aspetti dell’Ecospiritualità, dalla sofferenza degli animali e della Terra a causa degli allevamenti intensivi, alla meditazione, dall’alimentazione vegetale ai valori di riferimento proposti ai più giovani, dall’ecologia profonda alla ricerca senza l’uso di cavie animali, dall’antropocentrismo proposto dalla cultura dominante alla dimensione del Silenzio che la meditazione fa scoprire. L’On. Carmen Di Lauro, parlamentare del Movimento 5 Stelle, ritiene che la proposta di istituire una giornata nazionale dell’Ecospiritualità sia un nuovo passo per il benessere dell’ambiente e degli animali. Le leggi sono importanti, dice, ma ancora di più lo è il cambiamento della cultura, del modo di pensare. La violenza che caratterizza questo mondo nasce proprio dal distacco dalla natura e dagli altri animali. Questa separazione è causa dell’aumento del disagio che tanti vivono, della perdita della consapevolezza che il nostro benessere dipende dal benessere dell’ambiente tutto. Denuncia l’attuale grave problema dell’antibioticoresistenza derivato dalle condizioni assurde in cui vivono gli animali negli allevamenti intensivi e dalla necessità di somministrare continuamente medicinali per consentirne la crescita e contemporaneamente il blocco alla ricerca sulla carne coltivata in nome di una malintesa eccellenza del made in Italy. Non sappiamo se la carne coltivata avrà un impatto negativo sulla salute degli esseri umani ma abbiamo la certezza di quanto sia dannosa la carne degli animali degli allevamenti intensivi. Secondo Daniele Diaco, vice presidente della Commissione Ambiente del comune di Roma, i contenuti ecospirituali, che vanno oltre l’effimero dei social e dei miti che questa società propone, possono concretamente migliorare il mondo e riportare speranza, aiutando in particolar modo i ragazzi che si affacciano a questo mondo che giudica e bullizza. Viviamo in una corsa continua per raggiungere traguardi effimeri o prettamente materiali che ci fanno perdere i nostri obiettivi di vita. L’Ecospiritualità ci permette di riconnetterci con la Madre Terra per un mondo più armonico e più vivibile. Ci sono Giornate Nazionali su tante cose anche un po’ assurde come quella del panettone ci deve essere spazio per una proposta significativa come questa dell’Ecospiritualità.
Marco Pulieri, chef vegano e ricercatore della Ecospirituality Foundation, ha sottolineato il significato profondo dell’alimentazione vegan, che fa uscire dalla visione della Natura come uno scenario da depredare e porta a considerarla maestra e fonte di vita, come fanno i popoli che vivono un rapporto profondo con Madre Terra. Questo cambiamento di ottica permette la costruzione di un contesto armonico in cui i giovani possono trovare dati utili per mettere a fuoco le loro esigenze, senza essere bombardati da richieste che li indirizzano a tutti i costi verso il mondo della produzione. Federica Nin, psicologa e tra i fondatori di OSA, Oltre la Sperimentazione Animale, ha parlato di collaborazione tra scienza ed Ecospiritualità: esiste una connessione profonda tra uomo e natura. Lo vediamo oggi che tocchiamo con mano il disastro perpetrato negli ultimi cinquant’anni dall’uomo dell’antropocene e questa constatazione fa sperare in una nuova consapevolezza. L’umanità ha già subito vari smacchi che però non ha ancora metabolizzato. Prima ha dovuto ammettere che la Terra non era il centro dell’universo, poi che la razza umana non è quella superiore e scoprendo il dominio dell’inconscio sulle nostre azioni ha dovuto arrendersi al fatto che non siamo neppure completamente padroni delle nostre vite. Ma è difficile abbandonare la confort zone dell’egocentrismo e dell’antropocentrismo. Il pensiero ecospirituale ci mette in condizione di rivedere il rapporto con gli altri animali. Il pensiero ecospirituale porta ad un approccio nuovo della ricerca medica, finalmente rispettosa della vita degli altri esseri. Antonello Micali, giornalista di La Repubblica e direttore de Il Risveglio ha espresso la sua felicità per l’iter del progetto che mostra quanto questo possibile cambiamento di ottica sia una tematica viva. C’è una connessione filosofica che coinvolge tante cose date per scontate, dal profitto, alla convivenza, alla politica. È un nuovo modo di vedere la vita che incontrerà un percorso forse non facile nell’immediato ma che testimonia che questo è un momento di transizione in cui le cose possono davvero cambiare in modo sostanziale. Guido Dalla Casa, docente presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini dove insegna Ecologia Profonda ha raccontato come, quando ha conosciuto l’Ecospiritualità , si sia accorto della stretta connessione tra il concetto di Ecospiritualità e quello di Ecologia profonda. L’Ecospiritualità è l’applicazione pragmatica dell’Ecologia profonda. Tutto si basa sulla consapevolezza che la specie umana è solo una delle tante specie che vivono su questo pianeta e che tutte fanno parte di un unico grande organismo fortemente interconnesso. Questa constatazione porta a riconoscere la sacralità e la spiritualità della Natura. È bello essere insieme agli altri, perché questo comporta l’etica della Terra che tiene conto di tutti gli esseri senzienti e della Terra stessa nel suo insieme. Questi principi però sono nascosti dalla cultura corrente perché sono fortemente in contrasto con la civiltà dominante, con il sistema industriale. La scienza moderna sa che siamo parte di un unico grande organismo ma preferisce riferirsi alle idee dell’ottocento per non mettere in crisi il mondo che ha costruito. Mauro Petrillo, medico e ricercatore della Ecospirituality Foundation ha citato la terapeutica e il benessere della Meditazione. La Meditazione, tecnica naturale, usata dall’antichità più remota ma attualissima, per i benefici fisiologici sia perchè consente di “spegnere” il disturbo del rumore di fondo dei nostri pensieri, che continuamente propongono ricordi e problematiche, per sperimentare la dimensione del Silenzio, da cui partire per un nuovo benessere, una nuova libertà e una nuova consapevolezza. Ci piace concludere questa breve cronaca di un evento profondamente significativo per il futuro del nostro mondo con una poesia di Giancarlo Barbadoro, che si rivolge a coloro che sentono nel profondo del loro cuore il bisogno di muoversi per dare corpo alla speranza e costruire concretamente un mondo nuovo, un mondo migliore per tutti. Quale migliore augurio di buone feste per tutti i nostri lettori?
Un personaggio del Sagittario: Paul Watson Mi è stato conferito l’onore di servire le balene, i delfini, le foche e tutte le altre creature della Terra. La loro bellezza, intelligenza, forza e spirito mi hanno ispirato. Se le balene continueranno a sopravvivere e prosperare, se le foche continueranno a vivere e riprodursi, e se io potrò contribuire alla loro prosperità futura, allora sarò felice per sempre Paul Watson ha dedicato la sua vita a proteggere gli esseri viventi, soprattutto gli abitanti degli oceani, fino a rischiare di perdere la libertà. Uno dei membri più attivi di Greenpeace prima e poi fondatore di Sea Shepherd, il 21 luglio di quest’anno è stato arrestato nel porto di Nuuk in Groenlandia, dalla polizia danese, su mandato del Giappone che lo accusa di violazione di proprietà privata, aggressione e ferimento perché nel 2010, un attivista di Sea Shepherd era salito a bordo di una nave giapponese con l’intento di impedire la caccia alle balene. Purtroppo viviamo in un mondo al contrario, dove chi difende la vita è punito con l’arresto e chi uccide esseri senzienti è protetto dalla legge. Paul Watson festeggia dietro le sbarre il suo settantaquattresimo compleanno, in attesa di una possibile estradizione e di un processo. In sua difesa si sono levate molte voci, anche autorevoli, come quella di Jane Goodall l’etologa e ambientalista nota per le sue battaglie in difesa degli animali e dell’ambiente, la prima a studiare gli scimpanzé nel loro ambiente dando loro la dignità di esseri senzienti con cui istaurare rapporti di amicizia e non di semplici oggetti di ricerca. Paul Watson ha lottato a lungo contro la caccia alle balene messa in atto dal Giappone, ormai tra i pochi stati, insieme a Norvegia, Danimarca e Islanda, a consentirla ancora anche se ormai vietata, dal 1986, a livello internazionale. Nato a Toronto, 2 dicembre 1950, racconta di essere cresciuto in un piccolo villaggio di pescatori nella baia di Passamaquoddy, nella provincia canadese del Nuovo Brunswick e di essere stato fin da piccolo dalla parte degli animali. A 10 anni fa amicizia con dei castori, e nuota con loro in uno stagno vicino casa. A 11 anni sono tornato e ho scoperto che non c’erano più castori. Ho scoperto che i cacciatori li avevano portati via tutti, così mi sono arrabbiato e quell’inverno ho iniziato a percorrere le linee delle trappole, liberando gli animali dalle trappole e distruggendo le trappole. Quell’episodio segna l’inizio della sua lotta in favore degli animali e della natura.
Nel 1967 comincia a viaggiare per il mondo. Ho fatto l’autostop e viaggiato in treno attraversando il Canada, sono entrato nella marina mercantile norvegese, ho attraversato l’oceano Pacifico e l’oceano Indiano, ho viaggiato per il Giappone, l’Iran, il Mozambico e il Sudafrica, ho lavorato come guida turistica in Turchia e in Siria, ho co-fondato Greenpeace nel 1972 e nel 1977 ho fondato Sea Shepherd Conservation Society. Con Greenpeace utilizza spesso tattiche audaci e innovative per difendere gli abitanti del mare dai pescatori e cacciatori, come posizionare il suo gommone Zodiac, tra un gruppo di capodogli e l'arpione di una grande baleniera sovietica o costringere le navi da caccia alle foche a fermarsi stando sul ghiaccio sul loro percorso o ammanettandosi a una pila di pelli di foca. Greenpeace non approva questi metodi e Paul la accusa di essere diventata un’organizzazione sempre più burocratica. Alla fine Paul lascia Greenpeace e nel 1977 fonda la Sea Shepherd Conservation Society e continua la sua azione per difendere gli animali marini dal bracconaggio. Le azioni di Watson sono molto dirette: la sua nave si frappone tra i balenieri e il gruppo di balene che vogliono cacciare, impiglia corde nelle eliche delle loro navi, che sono anche oggetto del lancio di bombe puzzolenti. Del resto i balenieri giapponesi non sono da meno nel lanciare granate stordenti o sparare con cannoni ad acqua. Paul e gli altri volontari del Sea Sheperd hanno una bandiera che è una modifica del Jolly Roger, la tradizionale bandiera dei pirati con il teschio e le due tibie incrociate. Forse anche per questo Watson è soprannominato “pirata”. Ma è un “pirata” speciale che lotta per la vita di esseri a cui non è riconosciuto alcun diritto nonostante sia stata dichiarata la loro peculiarità di esseri senzienti. L’intelligenza è la capacità di una specie di vivere in armonia con il suo ambiente, dice Watson, siamo noi umani ad aver dimenticato questo, o almeno una parte di noi, non gli animali. Abbiamo commesso l’errore di aver dichiarato guerra alla natura e, grazie alle nostre tecnologie, sembra che vinceremo questa guerra. Ma, siccome siamo parte della natura, in questo processo finiremo per autodistruggerci. Il nostro nemico siamo noi stessi e stiamo lentamente diventando coscienti di questo fatto indiscutibile. Ci stiamo distruggendo nell’inutile sforzo di salvare l’immagine di quello che crediamo di essere. Secondo la mia esperienza e da ciò che vedo, c’è solo un modo per evitare di finire vittima delle conseguenze dell’aver ignorato le leggi dell’ecologia: dobbiamo liberarci della mentalità antropocentrica e adottare un’idea biocentrica del mondo naturale. Possiamo farlo perché abbiamo insegnanti magnifici nelle comunità indigene di tutto il mondo, che hanno stili di vita biocentrici da migliaia di anni, esattamente come tutta la nostra specie faceva in passato. Dobbiamo imparare a vivere in armonia con le altre specie. Per saperne di più: https://www.lifegate.it/leggi-ecologia-paul-watson un articolo da cui sono state tratte le citazioni
NOVEMBRE 2024
Comete, le stelle vagabonde Il cielo di questo autunno ha un’ospite d’eccezione: la cometa Tsuchinshan-ATLAS, una “stella vagabonda” proveniente dalla lontana Nube di Oort che viene a visitare il nostro Sistema solare per poi rituffarsi nel buio dello spazio profondo. Qualcuno è riuscito a vederla anche alle nostre latitudini, nonostante fosse bassa sull’orizzonte, e quindi facilmente nascosta dalle alture delle campagne o dagli edifici delle città, e nonostante le nuvole o l’inquinamento luminoso. Qualcuno si è accontentato di foto e filmati che mostravano la sua bella chioma di luce. Per tutti gli amanti delle stelle è stata comunque occasione di meraviglia: un messaggero è arrivato fin qui da lontano a visitare il nostro cielo. C’è chi dice che le comete siano messaggeri di sventura, chi sostiene che portino sfortuna solo ai tiranni, chi replica che sono spesso presenti alla nascita delle divinità. Tsuchinshan-ATLAS deve il suo nome all’osservatorio cinese della Zijin Shan 紫金山, la Montagna Viola, che ha scoperto il corpo celeste e al sudafricano Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System (ATLAS), che l’ha riconosciuta come cometa. Sappiamo che tornerà “dalle nostre parti” tra 80.000 anni sempre che non cambi idea perché, come dice l’astronomo David Howard Levy, le comete sono come i gatti: hanno la coda e fanno esattamente quello che vogliono (*).
Ma di che cosa sono fatte le comete? Intanto il loro nome deriva dall’appellativo komotes (a pelo lungo) coniato dai filosofi greci intorno al 500 aC. Sono antichissime, in quanto resti della nebulosa primordiale. Alcune sono definite a breve periodo (impiegano circa 200 anni per completare la loro orbita intorno al nostro Sole) e si trovano nella fascia di Kuiper, poco oltre l'orbita di Nettuno, mentre quelle a lungo periodo (le cui orbite posso durare anche 30 milioni di anni) hanno origine dalla nube di Oort, zona non osservabile, la cui presenza è evidenziata grazie a calcoli matematici. I primi a dare una descrizione scientifica delle comete, nella nostra era, furono il tedesco Petrus Apianus, l'italiano Girolamo Fracastoro e il danese Tycho Brahe. Apianus e Fracastoro osservarono che le code delle comete si trovavano sempre in direzione opposta al Sole, poi Brahe riuscì a dimostrare che le comete erano molto più lontane della luna e che venivano da lontano. Nel XVIII secolo Edmund Halley, comparando il percorso di tre comete comparse nel cielo alla distanza di 76 anni una dall’altra, ipotizzò che si trattasse dello stesso corpo celeste con un’orbita di quella durata e previde il suo prossimo passaggio che avvenne puntualmente. Halley non poté assistere alla conferma della sua previsione, perché ormai non c’era più, ma quella cometa porta il suo nome. La Halley è forse la cometa più famosa: avvistata già nel 239 a.C. dagli astronomi cinesi e nel 467 a.C. dai greci, nel 1400 papa Callisto III cercò di scomunicarla in quanto creatura del diavolo. Alla metà del XX secolo l'astronomo Fred Whipple chiamò le comete palle di neve sporca, espressione che ne descrive piuttosto bene l’aspetto, infatti sono costituite da ghiaccio, polvere e piccole formazioni rocciose. La loro chioma è formata da polveri e gas dovuti allo sciogliersi degli elementi che la compongono a causa del calore del Sole, quando la loro orbita le porta vicino alla nostra stella. Il vento solare soffia via la polvere e il gas della chioma formando una lunga e luminosa coda.
Talvolta le comete si avvicinano troppo al Sole e il loro viaggio finisce per sempre. A volte si schiantano invece su pianeti, come è successo nel luglio del 1994 alla Shoemaker-Levy 9 che è finita contro Giove. L’osservazione di questo evento ha portato a considerare che molti dei crateri presenti sulla Luna, e sulla Terra, non siano vulcani spenti, ma tracce di impatti meteorici, stelle comete comprese. Inoltre ha reso più concreta l’ipotesi che l’acqua presente sul nostro pianeta sia arrivata dal cielo, grazie alle comete, che quindi sarebbero portatrici di vita. Nel 2011, i ricercatori hanno scoperto che l’acqua presente nei nostri oceani ha praticamente la stessa composizione chimica di quella all’interno delle comete ma poi nel 2014 gli spettrometri della sonda Rosetta , hanno rivelato che la composizione isotopica dell’acqua ghiacciata della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko è molto diversa da quella presente sul nostro pianeta. L'acqua dei nostri oceani probabilmente è stata trasportata dai meteoriti. Comunque sia la vita sembra essere arrivata dal cielo. E questa considerazione è commovente. Questo piccolo sasso che orbita intorno al Sole proprio grazie ai meteoriti e alle comete, messaggeri celesti, è in comunicazione con lo spazio immenso.
Un personaggio della Bilancia: Carl Sagan L'azoto del nostro DNA, il calcio dei denti, il ferro del sangue, il carbonio nella nostra torta di mele vengono tutti dall'interno delle stelle in fase di collasso. Siamo fatti di materia stellare. Carl Sagan è stato un astronomo rigoroso, uno straordinario divulgatore scientifico e un eccezionale autore di fantascienza, insomma uno scienziato che non ha mai messo da parte la sua anima di sognatore. Nato a Brookling, New York, il 9 novembre 1934, sotto il Segno dello Scorpione, da cui eredita l’insaziabile curiosità e l’anticonformismo, nel corso della sua vita a pubblicato oltre 600 articoli scientifici o divulgativi, e più di 20 libri molti dei quali alcuni sono diventati dei veri best sellers. Tra questi ricordiamo il celeberrimo Contact, diventato anche un film con Jodie Foster. Sua è anche la conduzione di Cosmos, la serie televisiva, di grandissimo successo. Collaboratore della NASA ed è uno dei fondatori del Progetto SETI per la ricerca delle intelligenze extraterrestri. La sua passione per la vita su altri pianeti risale, per sua stessa ammissione, alla sua infanzia quando gli fu chiaro che se le stelle erano come il nostro Sole, dovevano avere dei pianeti e su questi pianeti poteva esserci la vita. E quella passione non lo abbandonerà mai, anzi diventa ancora più forte quando i primi voli spaziali dimostrarno la possibilità concreta di esplorare altri mondi lassù nello spazio profondo. Dopo la laurea in Fisica si specializza in astrofisica presso l'Università di Chicago, fino a conseguire, nel 1960 il dottorato di ricerca. Dal 1962 al 1968 lavora presso lo mithsonian Astrophysical Observatory di Cambridge nel Massachussetts. Nel 1962 scrive un lavoro con il Nobel Joshua Lederberg, sulla possibilità di vita su Marte e in seguito collabora con la NASA ai progetti Mariner e Viking.
L’esplorazione dello spazio e le ipotesi che vengono via via formulate danno origine ad accesi dibattiti nella comunità scientifica e la necessità di ridefinire concetti dati per scontati fino a quel momento, come quello di “vita”. Non contento di quanto viene elaborato nelle discussioni, stabilisce un suo criterio personale, il disequilibrio termodinamico: se qualcosa richiede un consumo di energia – afferma – può essere considerato indicatore di vita. La sua definizione verrà ritenuta valida anche dall’Enciclopedia Britannica. Negli anni settanta Sagan e Frank Drake sono impegnati nel Progetto Arecibo, ovvero l’esplorazione extraterrestre tramite il potente radiotelescopio omonimo, alla ricerca di segnali radio provenienti dallo spazio, con l’intento di stabilire un dialogo con eventuali civiltà extraterrestri. Naturalmente non incontra solo plausi per il suo lavoro. Un po’ per invidia, dato il suo successo, un po’ per diversità di idee e di intenti alcuni colleghi non provano grande simpatia per lui, ma questo non lo fa mai recedere dalle sue posizioni o abbandonare la sua ricerca. Sagan, uno dei principali collaboratori per le missioni Pioneer e Voyager della Nasa, fa apporre sulle sonde Pioneer 10 e 11 la famosa placca d'oro con un messaggio dei terrestri ad un’eventuale specie aliena e inserisce il Golden record, con suoni e immagini che testimoniano le diverse varietà di vita e cultura del nostro pianeta, sulle sonde Voyager. Sono tentativi di comunicare con altre intelligenze criticati da molti anche con accuse di ingenuità per il timore di fornire informazioni utilizzabili da altri eventuali esseri non amichevoli nei nostri confronti. Nel 1992 è tra i promotori del programma di esplorazione di Marte. Muore il 20 dicembre 1996 dopo una lunga battaglia contro la mielodisplasia. Lascia un’eredità importante nel campo della scienza, della divulgazione e anche della riflessione perché ogni nuova conoscenza, ogni nuovo progresso comporta anche una nuova presa di coscienza. Riportiamo qui il suo commento alla Blue Pale Dot, una fotografia del nostro pianeta. Che lui stesso aveva richiesto, scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1. Da lontano la nostra Terra appare infatti come un “blue pale dot”, un pallido puntino azzurro. The pale blue dot (il pallido puntino azzurro) Guarda. È la nostra casa. È tutti noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui mai avete sentito parlare, ogni essere umano mai esistito, hanno vissuto la loro vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni e ideologie e orgogliose dottrine economiche, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni costruttore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre e figlio pieno di speranze, inventore ed esploratore, ogni insegnante di morale, ogni politico corrotto, ogni superstar, ogni leader supremo, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie, sono vissuti lì… su un granello di polvere sospeso in un raggio di luce solare.
La Terra è un palcoscenico molto piccolo in una vasta area cosmica. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori, affinché in gloria e trionfo, potessero diventare i padroni temporanei della frazione di un punto. Pensate alle crudeltà inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel sugli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo. Quanto frequenti le incomprensioni. Quanta smania di uccidersi a vicenda. Quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che abbiamo di una qualche posizione privilegiata nell’universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è una pagliuzza solitaria nel grande a avvolgente buio cosmico. Nella nostra insignificanza, in tutta questa vastità, non c’è alcun indizio che da altrove arriverà un aiuto per salvarci da noi stessi. La Terra è l’unico luogo conosciuto ad oggi che ospiti la vita. Non c’è altro posto, almeno nel futuro prossimo, verso cui la nostra specie potrebbe migrare. Visitare, sì. Stabilirsi, non ancora. Che vi piaccia o meno, al momento, la Terra è dove giochiamo le nostre carte. Si dice che l’astronomia sia un’esperienza di umiltà e formazione del carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle presunzioni umane che questa immagine lontana. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro e di preservare e proteggere il pallido puntino azzurro, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto.
OTTOBRE 2024 Ispirati dalle stelle
Guardare le stelle, quelle luci misteriose perse nell’immensità, porta inevitabilmente a chiedersi che rapporto ci sia tra i mille affanni del quotidiano e quello spazio così grande in cui avvengono fenomeni che possiamo solo provare a immaginare e in cui forse altri esseri si affacciano con il nostro stesso stupore. Guardare le stelle fa diventare piccoli i nostri problemi, i nostri conflitti, le nostre stesse vittorie legate al mondo in cui ci muoviamo frenetici ogni giorno. E allora il pazzo mondo a cui siamo abituati è forse un sogno? E c’è un fuori dal sogno? Di sicuro c’è chi sente che l’esistenza non può essere solo la quotidianità e che c’è qualcosa oltre il visibile, qualcosa di misterioso e infinito che in qualche modo lo chiama. E c’è un modo per rispondere a questo richiamo. Lo propone l’antico sciamanesimo druidico con la sua millenaria esperienza: la meditazione, lo strumento naturale che consente di bypassare il mondo virtuale della mente per procedere nel viaggio di crescita e di scoperta di nuovi stati percettivi di coscienza. La dimensione della mente ha un’apparenza accattivante fatta di emozioni, ricordi, abitudini ma a ben guardarla è un contenitore disordinato e melmoso di pensieri che si avvolgono su loro stessi creando problematiche, sofferenza e senso di solitudine. C’è invece la possibilità di andare oltre questa specie di gabbia invisibile, di essere liberi di vivere in armonia con tutte le altre forme di vita, con tutte le altre gemme grandi e piccole che popolano l’immensità. La meditazione permette questo. La meditazione dello sciamanesimo druidico può essere praticata in varie forme: seduti in postura, con l’utilizzo della Nah-sinnar, la musica del Vuoto, in camminata, ecc. ma questa volta vorremmo soffermarci un attimo sulla meditazione in movimento proposta dalla Kemò-vad. Kemò-vad significa danzare nel vento per diventare vento nel vento. Un’espressione poetica che traduce bene la natura di questa meditazione che è un po’ una danza sacra e un po’ una sorta di arte marziale dolce. Basata sul movimento consapevole, lento e continuativo porta naturalmente a tranquillizzare la produzione mentale fino a farla tacere. Propone una serie di “figure” dette batzu da eseguire prima separatamente, come preparazione ginnica, e poi in sequenze che formano appunto una danza capace di modificare il rapporto tra noi stessi e ciò che percepiamo come esterno e diventare con esso una cosa sola, diventare cioè vento nel vento. La Kemò-vad appartiene al patrimonio dell’antico sciamanesimo druidico ed è stata proposta in Italia, per la prima volta, da Giancarlo Barbadoro che l’aveva appresa dai druidi bretoni di Broceliande. La Kemò-vad è un’esperienza che può essere trasportata nel quotidiano trasformandolo: ciò che il kaui (il praticante della Kemò-vad) vive nella palestra può viverlo nella vita di ogni giorno perché in fondo la vera palestra è qui, sotto le stelle. (*) “Fuori dal sogno” è tratta da “AL DI LÀ DELLA SOGLIA, le poesie di Giancarlo Barbadoro”, Edizioni Triskel. Il libro è reperibile alla Grotta di Merlino di Piazza Statuto 15 a Torino, oppure, in formato e.book, al sito www.triskeledition.com Per saperne di più: “DANZARE NEL VENTO. Armonia e benessere della Kemò-vad” di Giancarlo Barbadoro, Edizioni Triskel, reperibile alla Grotta di Merlino di Piazza Statuto 15 a Torino, oppure, in formato e.book, al sito www.triskeledition.com Sessioni di Kemò-vad: tutti giovedì alle ore 20 nella palestra della scuola G.Gozzano - via Alba 15, Rivoli (TO) tutti i sabati alle ore 18 nella palestra della scuola C.N.Rosselli - via Castello 7, Fiano (TO)
Un personaggio della Bilancia: Mahatma Gandhi Nell'atteggiamento del silenzio l'anima trova il sentiero in una luce più chiara, e ciò che è sfuggente e ingannevole si risolve in una chiarezza cristallina. La nostra vita è una lunga e ardua ricerca della Verità. Il Mahatma (la GrandeAnima) Gandhi, fondatore della nonviolenza come metodo di lotta politica, è stato guida spirituale, leader del movimento per la libertà e padre dell’India indipendente. Gandhi lottò tutta la vita utilizzando il dialogo, il rifiuto di sottostare a leggi ingiuste e la resistenza passiva che per lui era però insistenza nella verità. È stato un grande uomo e ha lasciato una traccia indelebile nella storia dell’India e in quella di tutto il pianeta. Mohandas Karamchand Gandhi, questo il suo nome completo, nasce il 2 ottobre del 1869 a Porbandar, sulla costa nordest del mar Arabico, in India. Nato sotto il Segno della Bilancia, ne rappresenta al meglio la sensibilità, il grande senso della giustizia e la ricerca di equilibrio dove questo viene a mancare. Possiamo anche dire che supera uno dei principali difetti della Bilancia, quello dell’indecisione, anzi intraprende un’azione che avrebbe spaventato molte persone di carattere deciso, tanto è di vasta portata. Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fin tanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. La sua lotta contro l’ingiustizia non si limita al solo contesto umano, si allarga agli altri esseri senzienti di questo mondo, tanto da affermare che grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali. Ha soltanto dodici anni quando si sposa, secondo il costume induista, con una coetanea, Kastürbā Gāndhi. Da adulto lotterà contro l’usanza dei matrimoni tra bambini, come contro altre consuetudini oppressive ed in particolare contro la divisione della popolazione in rigide caste, che costringono quelle inferiori ai lavori più umili. Nel 1893 si trasferisce a Londra, dove si laurea in Giurisprudenza. Dopo poco viene assunto da una ditta indiana con sede in Sudafrica e va a vivere a Johannesburg. Rimane in Sudafrica dal 1893 al 1914, pur con visite in India e nel Regno Unito, durante quel tempo. È in Sudafrica che viene in contatto con la realtà degli emigrati indiani, trattati come razza inferiore e sottoposti a soprusi e ingiustizie da parte dei coloni europei. Davanti a queste discriminazioni Gandhi comincia a sviluppare le sue convinzioni politiche e filosofiche. Per me - dirà in seguito – è sempre stato un mistero perché gli uomini si sentano onorati quando impongono delle umiliazioni ai propri simili.
Per difendere i diritti dei suoi connazionali Gandhi propone la tattica di resistenza passiva. Si tratta in pratica di non obbedire alle leggi ritenute ingiuste pur accettando, senza ribellarsi, le sanzioni che queste leggi prevedono. È un metodo di lotta nuovo, che rifiuta la violenza. Torna in India nel 1915 e qui inizia la sua azione politica contro l’occupazione inglese, contro la divisione della società indiana in caste e contro i conflitti tra la maggioranza indù e le minoranze di altre religioni. Nel 1934 Gandhi si ritira dalla politica e inizia un’azione sociale, viaggiando tra le campagne, per incontrare la gente e per risvegliarla dalla passività a cui il sistema religioso immutabile l’ha abituata ormai da secoli. Porta a tutti, indipendentemente dalla religione e della casta di appartenenza, la sua idea di un mondo nuovo, per cui vale la pena di lottare: Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? Una città, un paese, un mondo non violento? Quando scoppia la seconda guerra mondiale propone che l’India non sostenga l’Inghilterra se la Corona non le concede l’indipendenza. Un quinto della razza umana - dichiara - è stato assoggettato alla Gran Bretagna attraverso mezzi che non potrebbero mai trovare una giustificazione. La nostra resistenza a questa oppressione non significa che noi vogliamo male al popolo britannico... La nostra rivolta contro il dominio britannico è disarmata. Ma… siamo decisi a rendere la loro dominazione impossibile per mezzo della non cooperazione... Nessun usurpatore può raggiungere i suoi scopi senza un minimo di cooperazione, volontaria o forzata, da parte della vittima. I nostri padroni possono avere le nostre terre e i nostri corpi, ma non le nostre anime. Viene arrestato e con lui la moglie e altri sessantamila oppositori al governo inglese. La moglie morirà in carcere, lui ne uscirà due anni dopo. Intanto il Partito del Congresso riconoscendo valide le idee di Gandhi le fa proprie e sempre più persone aderiscono alla disobbedienza civile mettendo in seria difficoltà l’apparato coloniale inglese. I funzionari indiani si dimettono, gli studenti disertano le scuole inglesi, la popolazione non acquista più prodotti provenienti dall’Inghilterra e non paga più le tasse. Il 15 agosto 1947 l’India ottiene l’indipendenza, ma le continue tensioni tra indù e mussulmani portano alla separazione del Pakistan che diventa stato autonomo a maggioranza mussulmana. Gandhi muore il 30 gennaio 1948, ucciso da un fanatico induista che voleva la guerra contro il Pakistan perché tutto il territorio indiano fosse di nuovo unito sia politicamente che religiosamente. Una morte violenta per un uomo che aveva affermato per tutta la vita la forza della non violenza. Le sue parole coraggiose restano un messaggio di speranza per tutti quelli che credono nella possibilità di un mondo migliore: Dicono che sono un eroe. Io: debole, timido, quasi insignificante. Se essendo ciò che sono ho fatto quello che ho fatto, immaginate cosa potete fare tutti voi, insieme.
SETTEMBRE 2024 Storia e leggenda della nascita del New Earth Circle Il 2 settembre di quest’anno ricorre il trentottesimo anniversario della nascita del New Earth Circle (il Cerchio di Nuova Terra), un’iniziativa nata da un gruppo di guide spirituali che si incontrarono il 2 settembre del 1986, sotto il cielo stellato della Scozia, per un appuntamento misterioso. Si unirono insieme in una meditazione comune che segnò la nascita di quello che venne chiamato il New Earth Circle. Con Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero aderirono al Cerchio dei Catalizzatori, Mrs. Eileen Caddy (Findhorn, Scotland), Baroness Edmee Di Pauli (London, UK), Mrs. Arlette Nathanael (London, UK), Mrs. Karyn Martyn-Kuri (Centerville, USA), Mrs. Helen Hypatia Bailey-Bayly (New York, USA), Miss Judith Meynell (Forres, Scotland), Mme Yanick David (Paris, France), M. Leon Moscona (Sofia, Bulgaria), A.A. Thikonoff (Moscow,CSI), Huan Han Tsi (Beijng, Cina), Ola Cassadore e Mike Davis (Apache San Carlos, Arizona), ma l’adesione è sempre aperta ad altri membri che propongano e insegnino la meditazione in armonia con lo spirito del New Eart Circle.
Giancarlo e Rosalba videro in questo evento l’inizio di quello che poteva essere la realizzazione di un sogno: riunire in una unica esperienza spirituale tutte le persone che desideravano dare un contributo al benessere e al futuro dell'intera umanità. Da quel giorno la meditazione del martedì è diventata planetaria, coinvolgendo sempre più persone che da sole o in gruppo si incontrano, fisicamente o virtualmente, al di là di tutte le differenze di cultura o di razza, per testimoniare la forza della spiritualità e per dare un contributo d’amore, libertà e conoscenza, com’è nella tradizione dei popoli naturali di tutto il mondo. È possibile partecipare alla meditazione del martedì collegandosi a radio Dreamland, una web radio che ogni martedì sera alle 21 trasmette un brano di musica, eseguito al flauto da Giancarlo Barbadoro, con cui è possibile meditare, seguendo le semplici modalità di esecuzione date dalla voce di Rosalba Nattero. Il brano è di breve durata ma la musica è particolare, infatti la Nah- sinnar, la musica del Vuoto, è capace di agire come una specie di agopuntura sul cervello, producendo un spontaneo rilassamento fisico e mentale e permettendo l’emergere della propria identità spirituale. Inoltre il primo martedì di ogni mese, sulla pagina Facebook dell’Ecospirituality Foundation, Rosalba Nattero conduce personalmente una meditazione a cui chiunque può partecipare. Per saperne di più: http://www.newearthcircle.org
I personaggi del mese: Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero
Come raccontare la fondazione del New Earth Circle senza parlare di chi lo ha voluto e promosso? L’incontro magico nelle Highlands scozzesi forse sarebbe rimasto solo un evento straordinario che si chiudeva su se stesso, se qualcuno non avesse proposto di farne l’inizio di un grande progetto planetario: proporre la meditazione come strumento di crescita individuale e di costruzione di un mondo nuovo in cui, superando le barriere storiche e culturali, tutti si riconoscono parte dello stesso Mistero. È stato Giancarlo Barbadoro a fare questa proposta, sostenuta da Rosalba Nattero e poi condivisa da tutti i presenti. Da allora la meditazione non è più stata la pratica astrusa che alcuni individui un po’ strani attuavano riferendosi a dottrine esotiche, ed è diventata una realtà i cui benefici sono ufficialmente riconosciuti. Forse per qualcuno rimane ancora una semplice tecnica di benessere psicofisico ma, grazie ai catalizzatori del New Earth Circle, rivela anche la sua natura di strumento di crescita alla portata di tutti. Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero con i loro scritti, con la loro costante opera di divulgazione hanno fatto conoscere questo strumento, basato su un archetipo naturale, capare di trasformare la vita dei singoli e conseguentemente delle comunità degli individui che la praticano, facendo sperimentare il superamento delle problematiche individuali e la conquista del bien être, la gioia di vivere. Come scriveva Barbadoro, la meditazione porta gli individui a realizzare un’armonia e maturità interiore che viene naturalmente espressa nell’ambiente circostante coinvolgendo gli altri esseri, umani e non, e lo stesso territorio e le comuni risorse. Meditare significa leggere il Grande Libro della Natura e attuare un vero e proprio processo alchemico, grazie al quale si viene a far tacere l’illusione dei sensi e quella dell’immaginazione della mente, per far emergere il proprio Io consapevole e senziente, l’unico ente in grado di poter rispecchiare la realtà della Natura. Una armonia interiore che alimenta e si esprime inevitabilmente in una propria azione creativa nell’ambiente. Azione che in definitiva si trova ad essere condivisibile con altri che vivono l’identica armonia interiore. Si potrebbe dire che la coesistenza di questi campi di azione creativa, come atomi che si legano tra di loro, può dare corpo alla prospettiva di creare una vera e propria “molecola di nuova esistenza” virtuale che si può ingrandire all’infinito giungendo ad unire continuamente nuovi “atomi di luce” (*). Barbadoro e Nattero hanno condotto un’opera costante per far sì che ogni individuo che sente dentro di sé l’esigenza di vivere una vita piena, non ipotecata da valori fittizi, e di dare corpo al suo bisogno di infinito, possa avere gli strumenti per farlo. L’elenco delle loro azioni è davvero lungo ma nasce sempre da un’unica matrice: la conoscenza tradizionale dell’antico druidismo europeo, conoscenza che lega le radici dei popoli europei a quelle dei popoli nativi di tutti gli altri continenti. Barbadoro ha cominciato la sua opera già dagli anni settanta del secolo scorso, con la partecipazione alla vita culturale di quel periodo, concretizzata nella fondazione a Torino, di Spazio 4, centro che promuoveva conferenze e serate basate su un nuovo modo di fare ricerca unendo scienza e mistero, senza decidere a priori quali campi di ricerca fossero degni di attenzione e quali no. Da quando Rosalba Nattero ha aderito al progetto di Giancarlo la loro è stata una lunga collaborazione.
Entrambi hanno scritto testi e articoli perché la vera storia dell’umanità e il suo bagaglio di esperienze, non fosse soltanto nascosto nelle legende e nei miti. Hanno condotto ricerche sui luoghi megalitici di tutto il mondo e del territorio piemontese in particolare fino alla scoperta delle mura della mitica città di Rama. Hanno condotto trasmissioni radiofoniche e televisive, perché l’antica cultura diventasse nuovamente seme pronto a germogliare per creare un mondo migliore per tutti. Hanno fondato il LabGraal, la band di keltic rock la cui musica ha portato in giro per il mondo il messaggio di libertà dei popoli naturali e la conoscenza della Nah-sinnar, l’antica musica del Vuoto dello sciamanesimo druidico. Hanno collaborato con le Nazioni Unite come rappresentanti di numerose comunità di popoli nativi, per la difesa dei loro luoghi sacri e della loro cultura. Hanno fondato SOS Gaia per difendere i diritti degli ultimi degli ultimi, gli animali, gli schiavi del terzo millennio. E sempre per aiutare gli animali anno promosso la nascita di Artist United for Animals, un sodalizio di artisti sensibili a questa problematica, perché la voce di chi non ha voce possa essere sentita anche da lontano. Hanno insegnato la Kemò-vad, la tecnica di meditazione dinamica le cui origini si perdono nel mito. Giancarlo Barbadoro ha voluto dare visibilità all’antica cultura con la costruzione del grande Stone Circle di Dreamland, un grande cerchio di pietre dove riunirsi per meditare, guardare le stelle, recitare poesie e celebrare ricorrenze comuni. Un luogo che è riferimento concreto per gli aderenti al New Earth Circle. Abbiamo scritto al passato queste iniziative perché sono state condotte insieme da Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero ma purtroppo nell’agosto del 2019 Giancarlo ci ha lasciati. Nonostante il grande dolore e il grande vuoto rimasti, Rosalba ha voluto raccogliere questa immensa eredità e continuare l’opera in modo che il sogno di Giancarlo non andasse perduto. Così le iniziative intraprese continuano a crescere, portate avanti da Rosalba, aiutata da quanti non si vogliono arrendere all’assurdità di un mondo ingiusto e vogliono essere, con il loro contributo spontaneo, gli “atomi di luce” di cui Giancarlo parlava, sempre più numerosi e determinati a costruire un mondo migliore.
(*) da: "Meditazione e Ecospiritualità: All’origine dello sciamanesimo. Le Hasba dell’Antico" di Giancarlo Barbadoro. Edizioni Triskel.
Per saperne di più: http://www.giancarlobarbadoro.net
AGOSTO 2024 La scienza che non nega il mistero C’è scienza e scienza. C’è una scienza ripetitiva che spacca il capello in quattro che si occupa di definire l’ovvietà e taglia via con un colpo di rasoio tutto ciò che esce dalla materia che i nostri sensi, e gli strumenti che li potenziano, possono descrivere, e c’è una scienza che si proietta nell’ignoto per amore della conoscenza e per migliorare la vita di tutti. Una visita al CERN è un tuffo in questo secondo tipo di scienza. Il CERN, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, si trova al confine tra la Francia e la Svizzera, alla periferia ovest della città di Ginevra, nel comune di Meyrin. Quest’anno festeggia i suoi settant’anni di attività e accoglie i visitatori con una serie di presentazioni, filmati, sale a tema e attività interattive veramente interessanti. Le ricerche ed i lavori che vengono portati avanti sono spiegati con passione, voglia di rendere partecipi e anche orgoglio di far parte di questo gruppo di scienziati che vengono da tutto il mondo e collaborano insieme, superando barriere di etnia e cultura, per amore della conoscenza. Il visitatore comincia a considerare che non tutto è visibile e continua cercando le tracce di ciò che c’è ma non è rilevato dai nostri sensi per poi continuare, nelle varie sale, a considerare le particelle, i bosoni o immergersi nel mistero della nascita dell’universo dal vuoto.
Quando la scienza affronta temi di vasta portata non può che fondersi con la filosofia e dare evidenza al mistero che permea tutto ciò che ci circonda e in cui noi stessi siamo immersi. Non è solo guardare questo o quell’esperimento, è chiedersi dove siamo, chi siamo e che cosa ci facciamo qui, se dentro questa strana dimensione in cui viviamo ci sia un senso, una via d’uscita, un cammino per raggiungerla. Viviamo spesso all’interno di convinzioni di natura culturale che ci impediscono di guardare al di fuori di esse. La familiarizzazione con queste idee le rende reali anche se sono soltanto interpretazioni e ci impediscono di cogliere lo straordinario che affiora appena l’ovvietà si fa meno forte. La visita al CERN offre un sacco di spunti di riflessione, a tutti, grandi e piccoli perché questo modo di presentare la scienza che ti fa sentire partecipe di una grande avventura alla scoperta del nostro mondo. Per saperne di più:
Il personaggio del mese: Giancarlo Barbadoro
Sono passati ormai cinque anni dal 6 agosto 2019 quando Giancarlo Barbadoro ci ha lasciati, una ferita ancora aperta in quanti hanno avuto la fortuna e l’onore di conoscerlo e di condividere con lui momenti di vita, riflessioni sul mondo e sul proprio cammino personale ed esperienze che lui regalava con le sue parole e con la sua stessa semplice presenza. Perché quando lui c’era succedeva qualcosa e l’atmosfera cambiava. Le problematiche e le produzioni del mentale perdevano la loro consistenza e diventavano cartastraccia. Si poteva giocare, scherzare, organizzare, affrontare questioni anche complesse sempre in un clima limpido che aiutava tutti a mettersi in gioco con semplicità e naturalezza.
Giancarlo Barbadoro, ovunque sia adesso, starà affrontando esperienze che non sappiamo immaginare, dopo aver passato la soglia e aver lasciato alle spalle tutto quello che a noi “sembra eterno”. A noi sono rimasti i doni preziosi che ci ha lasciato, per poter crescere, e il suo sogno di un mondo migliore, più giusto, più libero, più felice per tutti i figli di Madre Terra, indipendentemente dalla forma e dalla specie di appartenenza. Giancarlo Barbadoro proponeva l’Ecospiritualità come medicina per questo mondo malato, una ricetta semplice e potente. Ogni persona può crescere in esperienza grazie alla meditazione, lo strumento che permette di superare la sofferenza dovuta alle tante problematiche create dal mondo virtuale della mente, e scoprire il bien-être che il piano spirituale consente. Ogni persona può diventare una scintilla di luce che, unita a tutte le altre scintille, può produrre una rivoluzione pacifica e inarrestabile. Ecospiritualità è una parola coniata da Giancarlo con i capi spirituali di diverse comunità native, con cui collaborava all’ONU, per indicare la filosofia di base dei popoli naturali che riconosce pari dignità a tutti i viventi, figli della stessa Madre Terra, uguali di fronte al Mistero che tutti comprende e proiettati in un percorso di crescita sostenuto dalla forza vitale che permea l’universo. Ogni anno all’Ecovillaggio di Dreamland, da lui stesso fondato per dare visibilità all’antica cultura druidica tutt’ora viva, si commemora Giancarlo. Si accende il candeliere a tre braccia alla maniera celtica e si portano in processione i simboli dei quattro doni di Fetonte, il mitico essere venuto dalle stelle per portare agli uomini la conoscenza e aiutarli nella loro evoluzione. Ci si riunisce al Nemeton, luogo dedicato a Giancarlo all’interno dell’Ecovillaggio, per leggere poesie e messaggi a lui dedicati, alcuni provenienti da terre lontane come l’Africa dove l’Ecospiritualità ha trovato terreno fertile ed è fiorita in Camerun, in Benin e in Congo. Giancarlo Barbadoro è sempre stato un anticipatore, tanto che a volte sembrava essere un viaggiatore del tempo venuto dal futuro per dare una mano alle creature di oggi, imprigionate nell’ignoranza, senza memoria del loro passato e private della speranza racchiusa nell’antico detto “Post tenebras lux” che lui stesso, spesso ripeteva.
LUGLIO 2024 Mondo Verde Il mondo verde è il mondo degli alberi, esseri che sembrano congiungere
il cielo alla terra. Considerati dalla cultura maggioritaria solo
elementi decorativi dello scenario in cui si muovono gli esseri umani,
grazie a studi recenti riconquistano la dignità di esseri viventi e
senzienti, come riconosciuto nelle culture dei popoli naturali. Si
è visto che mettono in atto una trasmissione sinaptica paragonabile a
quella dei tessuti neurali animali. Hanno un cervello, diverso per forma
da quello degli animali, situato nell'apice delle radici e precisamente
nelle cellule della zona detta di transizione. Queste cellule
comunicano fra di loro e sono in collegamento con tutte le cellule della
pianta, per mezzo di neurotrasmettitori. Per saperne di più: http://www.shan-newspaper.com/web/animalismo/1549-il-caso-della-comunita-vegetale
Un personaggio del Cancro: Hubert Reeves
L'universo è una macchina per creare consapevolezza
Come divulgatore scientifico ha saputo raccontare la bellezza della ricerca e della scoperta, tanto da essere definito “narratore celeste” perché, oltre all’indubbia capacità di comunicare con i grande pubblico, con i suoi libri (citiamo ad esempio Patience dans l’Azur) ed i suoi interventi sui media, ha saputo sempre trasmettere la poesia delle stelle e il loro profondo legame con la nostra vita. Si domandava se l’intelligenza umana (o forse il modo di usarla da parte di alcuni) non sia un “dono avvelenato” che ci allontana dalla natura e di quanto ci sarebbe da imparare dagli animali che con la natura sanno vivere in armonia.
GIUGNO 2024 Un diario dal futuro
Frammenti di storia Un giorno, qualcuno guarderà le vecchie carte, leggendo appunti di un sogno planetario e si immaginerà volti e storie di una grande avventura in attesa dell’eterno giorno. Quel giorno, qualcuno scriverà nuovi appunti e uscirà a camminare sotto un sole diverso, di un universo che muta… Servo di un destino di infinito.
Questa è la poesia che conclude il Diario di un Viaggiatore del Tempo, il libro di Giancarlo Barbadoro presentato sabato 11 maggio scorso al Garage di Arte e Cultura di piazza Statuto 15 a Torino, nell’ambito delle iniziative del Salone Off del Salone del Libro 2024. È una poesia che parla di appunti che viaggiano nel tempo, come il loro autore, appunti di un sogno, quello di un mondo nuovo, che ha accompagnato Giancarlo fin dalla sua prima giovinezza, un sogno che nasceva da una percezione chiara, perfino luminosa, della stranezza della dimensione in cui ci troviamo a vivere. Giancarlo non è più tra noi e questo libro esce postumo. Il racconto anche per questo fa fare un vero salto nel tempo. Ci parla di esperienze vissute e speranze per il futuro, di incontri speciali, di consapevolezza, di decisioni importanti, di determinazione. È il percorso di una vita straordinaria vissuta in un tempo che non è quello della routine quotidiana fatta di impegni magari faticosi ma in fondo banali, dietro quel percorso infatti c’è un progetto che affonda le sue radici nella storia dimenticata dell’umanità e nel mistero stesso che permea l’esistenza anche se ignorato da molti. L’autore stesso afferma che ha voluto dare una testimonianza della realtà che esiste al di là dell’ovvietà in cui viviamo e che è inevitabilmente a contatto con il mistero a cui si accede nella ricerca del Graal… un mondo di poesia e di magia che tende ad essere dimenticato nella prospettiva della globalizzazione tecnologica che è tessuta intorno a noi.
È un libro particolare perché, lungo lo svolgersi degli eventi del racconto, ognuno può riconoscere se stesso, o almeno quella parte di sé che anche se l’abitudine tende ad anestetizzarla e addormentarla, ogni tanto affiora con prepotenza rivendicando il suo posto e il suo diritto di esprimersi. Così questa autobiografia, che è anche una sorta di romanzo in cui sono volutamente mescolati elementi concreti ed elementi che assumono un valore simbolico, diventa un viaggio in cui il lettore viene preso per mano e condotto su un sentiero misterioso, alla cerca del Graal. Il messaggio che questo libro contiene apre a panorami infiniti: la nostra vita non è soltanto una sequela di impegni e doveri che alla fine si rivelano vuoti di significato ma una grande avventura come dice la poesia qui sopra. Nella presentazione del Diario gli interventi di Antonello Micali, giornalista, direttore de Il Risveglio, Rosalba Nattero, giornalista ed editore del libro, e Anna Maria Bonavoglia, scrittrice, hanno coinvolto e commosso il pubblico presente che ha risposto con un lungo applauso al libro e all’indimenticabile autore. (*) Diario di un viaggiatore del tempo di Giancarlo Barbadoro, Edizioni Triskel è reperibile presso la Grotta di Merlino in piazza Statuto 15 a Torino oppure, anche in edizione e.book, al sito www.triskeledition.com
Il personaggio del mese: Margherita Porete
Questo mese proponiamo una data di riferimento un po’ strana per il nostro personaggio: il primo giugno 1310 non è infatti il giorno della sua nascita ma quello della sua morte avvenuta a Parigi, sul rogo, a cui era stata condannata per eresia. Di Margherita Porete, teologa delle anime semplici e libere, si conosce quest’unica data di tutta la sua vita. Era nata probabilmente nelle Fiandre intorno al 1250/1260. Aveva una grande cultura che le aveva permesso di tradurre in volgare le Sacre Scritture e di scrivere “Lo Specchio delle Anime Semplici”, un libro di profonde riflessioni e intuizioni filosofiche e religiose. Sarà proprio questo libro l’origine della sua condanna a morte, un libro che criticava la chiesa dogmatica vincolata a principi che non hanno nulla di spirituale come senso di colpa, vergogna e onore, inferno e paradiso, a cui contrappose una chiesa invisibile basata sull’amore. Il libro venne condannato dal vescovo di Cambrai, che diffidò Margherita dal farlo conoscere ad altri e lo fece bruciare davanti a lei. Ma Margherita continuò a leggere e far leggere la copia che aveva conservato o forse riscritto, ignorando il divieto e violando la legge che impediva alle donne di insegnare pubblicamente. Nonostante il manoscritto avesse intanto ottenuto l’approvazione di tre insigni religiosi (Giovanni Duns Scoto, Dom Franco di Villers, e Goffredo di Fontaines) quando Margherita lo presentò al vescovo di Chalons-sur-Marne questi pensò bene di informarne il vescovo di Cambrai, vicino alle posizioni del re Filippo il Bello che aveva avuto una parte importante nel processo ai Templari, e così Margherita finì davanti al Grande Inquisitore di Francia.
Il processo ebbe inizio ma lei non ebbe mai cedimenti e non ritrattò mai le sue affermazioni, neppure dopo la condanna, neppure dopo l’anno di tempo che le fu concesso per pentirsi, fino a quel primo giugno in cui fu bruciata sul rogo. Si dice che molti dei presenti piangessero nel vedere con quanta dignità affrontasse quel terribile evento. Il suo manoscritto non andò perduto e, copiato più volte, continuò a circolare segretamente portando il suo messaggio mistico di amore e libertà. Perché Margherita parlava di superamento della dimensione egocentrica e di ricerca di infinito, di un cammino in cui si affrontano diverse morti fino a scoprire se stessi come nulla e il nulla come sé. Per quanto possa essere un po’ azzardato parlare di un personaggio partendo dall’ultimo giorno della sua vita anziché dal primo, in questo caso ci è sembrato che in qualche modo questa biografia ben rappresentasse il segno dei Gemelli. Le regole del mondo materiale da un lato e la libertà dello spirito dall’altro, sono come Castore e Pulluce, i due gemelli, uno umano e uno divino. Ma poi, come dice Margherita, raggiungere l’infinito significa vederlo in tutte le cose, così come i due gemelli accettarono, secondo il mito, di avere entrambi insieme una natura sia umana che divina.
MAGGIO 2024 Uno sguardo dal cielo Tra i tanti enigmi che mettono in crisi la visione ufficiale della storia c’è quello dei geoglifi, grandi disegni tracciati sul suolo terrestre ma visibili da grandi distanze o soltanto dal cielo. Dato che sono stati tracciati in epoche remote, quando aerei e satelliti non dovrebbero esserci stati, chi li poteva guardare? E chi e perché li avrebbe fatti se nessuno poteva vederli? E come può averli fatti, dato che non è un’impresa semplice disegnare senza vedere ciò che si sta realizzando? Queste opere misteriose indicano comunque un contatto con il cielo, un’interazione con qualcosa o qualcuno che sta lassù in alto, un dialogo tra terra e cielo e per questo ci stupisce e ci coinvolge. Che cosa mai vorranno dire queste figure giganti sparse un po’ su tutto il pianeta? Secondo alcuni studiosi del fenomeno, tra cui l’archeologa Maria Reiche, personaggio del mese di questa puntata, potrebbero avere un significato astronomico, le figure potrebbero essere collegate all’osservazione del cielo e della posizione delle stelle ed essere utilizzate come calendari solari. Secondo altri potrebbero essere rappresentazioni di divinità o simboli di natura esoterica. Qualcuno ipotizza un’origine extraterrestre di questi disegni che potrebbero essere stati tracciati da osservatori esterni al nostro pianeta, oppure rivolti alle creature divine che, secondo le leggende che ci sono pervenute dal più lontano passato, scendevano occasionalmente dal cielo per portare doni e conoscenza agli abitanti di questo mondo (*). Giancarlo Barbadoro, in un articolo proprio qui su Shan Newspaper, li mette in relazione con i crop circles anche questi visibili, nella loro interezza, soltanto dall’alto. Sul loro significato restano aperte molte ipotesi, scrive nell’articolo citato, saranno messaggi di visitatori alieni? Segnali di viaggiatori del tempo? Artisti della Land Art in possesso di tecnologie sconosciute? (*) Il mistero rimane. E forse potrebbe anche ampliarsi perché chissà, oltre a quelli noti, non è escluso che se ne possano scoprire altri, magari da parte di un pilota in sorvolo su una zona ancora poco conosciuta o di un attento esploratore delle mappe di Google come è accaduto recentemente. Intanto vediamone alcuni, partendo dai più vicini. Inghilterra The Giant: è situato su una collina vicino al villaggio di Cerne Abbas, nel Dorset. Si tratta di una figura maschile nuda, scolpita nella collina con la tecnica del gesso bianco, probabilmente realizzato in tempi preistorici.
The White Horse: è il disegno stilizzato di un cavallo, scolpito sul fianco della collina di White Horse Ridge, vicino a Uffington, nell'Oxfordshire. È uno dei geoglifi inglesi più antichi e probabilmente risale all'Età del Bronzo. Giordania I Geoglifi di Petra: nella regione di Petra, oltre alle famose strutture rocciose, si trovano anche diversi geoglifi con disegni di ruote, cammelli e carri. Scoperti durante la Prima Guerra Mondiale, si estendono dalla Siria allo Yemen. Grazie alla tecnica dell’Optically Stimulated Luminescence (OSL) sono stati datati 6500 anni a.C. Arabia Saudita I Gates: sono strane strutture in pietra, scoperte da alcuni ricercatori amatoriali nel deserto dell’Arabia Saudita, grazie Google Earth. Viste dall’alto queste strutture diventano forme che sembrano porte e cancelli e per questo sono state chiamate “gates”. Kazakistan I geoglifi della steppa: si tratta di più di 260 enormi disegni visibili dal cielo nel Turgai, un’ampia zona arida nel nord del Kazakistan. Scoperti per caso, nel 2007, da Dmitry Dey, un appassionato di archeologia, che stava esplorando la regione con Google Earth sperando di trovare delle piramidi. USA I Blythe Intaglios: sono sei figure scavate nel terreno, tra cui un uomo e un animale, si trovano nel deserto della California, al confine con l’Arizona. Impossibili da vedere da terra, sono state scoperte durante una ricognizione in elicottero dal pilota George Palmer, nel 1931. Secondo i nativi Mohave sono opera dei loro antenati e le figure umane rappresentano Mastamho, il Creatore della Terra e di tutte le forme di vita, che aveva insegnato agli uomini come vivere. Perù I Geoglifi di Nazca: sono senza dubbio i geoglifi più famosi. Si trovano a 450 km a sud di Lima sulla pianura del bacino del Rio Grande. Le linee del deserto di Nazca disegnano figure geometriche, animali stilizzati e altri motivi, realizzati, secondo le datazioni ufficiali, tra il 200 a.C. e il 600 d.C. dalla civiltà di Nazca. Furono tracciate rimuovendo le pietre dal terreno, per far risaltare il suolo più chiaro e sono giunte fino a noi grazie al clima arido di quei territori. Furono scoperte nel 1927 da un pilota dell’aviazione peruviana che stava sorvolando la regione. I disegni sono talmente grandi che da terra risultano invisibili. I primi archeologi a studiarli furono, nel 1939, il Professor Paul Kosok dell'Università di Long Island e il suo collaboratore John Harward. Nel 1946 esce il primo libro sui misteriosi disegni di Nazca: The Mistery of the Desert dell'archeologa tedesca Maria Reiche, dell'Università di Amburgo. Secondo Reiche le linee venivano usate come calendari solari e per l’osservazione del cielo. Nazca riserva ancora delle sorprese. Nel 2023 il professor Masato Sakai e il suo team hanno identificato 4 nuovi geoglifi (un uccello, un pesce, un umanoide e un paio di gambe) avvalendosi delle più moderne tecnologie del campo dell’AI. I Geoglifi di Palpa e di Chiclayo: si trovano non lontano da Nazca, e pur essendo meno noti sono ugualmente misteriosi e affascinanti. Paracas Candelabra: è l’immagine di un gigantesco candeliere a tre bracci, scolpita su una collina nel nordovest del paese, nella penisola di Paracas, vicino alla baia di Pisco. Fu realizzato nell’epoca della dominazione spagnola, secondo le cronache del tempo nel corso di una notte, con la sabbia, sulle pendici di una montagna, da sconosciuti che non lasciarono traccia del loro passaggio (*)
Cile
Le Linee di Nasca-Matilla: si trovano dellla zona Nord del Cile, e pur essendo meno note sono simili a quelle di Nazca.
I Geoglifi di Atacama: sono nel deserto di Atacama e includono figure antropomorfe, animali e motivi geometrici. Si ritiene che siano stati disegnati tra il 500 a.C. e il 1500 d.C. Tra questi troviamo i Geoglifi di Pintados, quelli di Cerros Pintados, quelli di Chug Chug e quelli di Tiliviche. Sono generalmente ritenuti opera di culture precolombiane. (*) Il mistero dei cerchi nel grano di Giancarlo Barbadoro http://www.shan-newspaper.com/web/misteri/112-il-mistero-dei-cerchi-nel-grano.html
Un personaggio del Toro: Maria Reiche
Maria Reiche matematica, archeologa e traduttrice, è famosa per le sue ricerche sulle linee di Nazca in Perù. Dedicò praticamente tutta la sua vita e tutta la sua passione allo studio di queste linee, guadagnandosi anche appellativi poco lusinghieri come quello di strega, pazza con la scopa, e spazzina del deserto perché con il suo incredibile lavoro ripulì, rendendole evidenti, migliaia di linee che poi catalogò e cercò di interpretare. Maria Reiche nasce il 15 maggio 1903 a Dresda, sotto il Segno del Toro, da una famiglia colta e agiata. Studia all’Università Tecnica di Dresda e poi ad Amburgo dove si specializza in matematica e astronomia, geografia e lingue. Nel 1932 si trasferisce a Cuzco come istruttrice dei figli del console tedesco in Perù. Alla fine del contratto, durato circa tre anni, trova lavoro come traduttrice per il Museo di Archeologia e per l’Università di San Marcos, e va a vivere a Lima. Proprio qui conosce Julio Tello, il padre dell’archeologia peruviana, il suo allievo Toribio Mejía Xessped, il primo a notare le linee di Nazca nel 1927, durante un sorvolo. Xessped interpreta però le linee come percorsi cerimoniali, senza individuare i disegni che esse formano. Sempre a Lima Maria conosce anche Paul Kosok, della Long Island University, venuto in Perù per studiare quelli che sembravano antichi canali di irrigazione. È lui a notare per primo che quelle linee formano delle figure, cominciando così un’opera di catalogazione dei misteriosi disegni di Nazca. I disegni sono distinguibili solo da un’altitudine di almeno 400 metri e per questo, pur essendo sotto gli occhi di chi passava di lì risultavano praticamente invisibili.
Kosok in un sorvolo, nel 1941, vede per la prima volta dall’alto le linee di questo immenso territorio che lui stesso chiama lavagna per giganti. Maria Reiche diventa assistente di Kosok e con lui lavora a mappare le misteriose linee e figure e a ipotizzare un legame tra loro e gli eventi astronomici, ad esempio mette in relazione il disegno della scimmia con la costellazione dell’Orsa maggiore e quello del ragno con la costellazione di Orione. Nel 1949 pubblica le sue teorie nel libro The Mystery on the Desert. Dal 1946 si è trasferita nella valle dell’Ingenio a poca distanza dalle linee che sta studiando e passa le sue giornate e le sue notti campeggiando nel deserto, armata di scopa per pulire le linee. Sono state tracciate rimuovendo lo strato superficiale di pietre scurite dal tempo per scoprire il terreno più chiaro sottostante. Maria ne riporta alla luce più di mille. Quando Kosok torna in patria Maria resta da sola a studiare a e difendere le linee e usa i profitti di The Mystery on the Desert per la conservazione e la protezione del deserto di Nazca, quel deserto che è diventato la sua stessa vita. Nel 1992 riceve la cittadinanza peruviana, nel 1993 le viene conferita la più alta onorificenza peruviana, la Gran Croce dell’Ordine del Sole, nel 1994 le linee di Nazca sono riconosciute dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. Muore l’8 giugno 1998, malata e ormai cieca a causa del sole del deserto. Adesso l’aeroporto di Nazca porta il suo nome e la sua casa nella pampa è diventata un museo con accanto la sua tomba e il suo furgoncino rosso con cui si spostava nel “suo” deserto.
APRILE 2024
Ci piace iniziare questa puntata di aprile, dedicata ai nostri fratelli animali, con le parole di “Stop this bloody cruelty”, l’ultimo pezzo del LabGraal, il gruppo di keltic rock da sempre attivamente impegnato nella difesa della dignità e dei diritti dei non umani che generati come noi da Madre Terra, sotto lo stesso cielo stellato, sono stati resi schiavi dalla nostra specie. “Stop this bloody cruelty” è la voce della rivolta, di chi non si riconosce in una cultura che promuove ogni genere di abominio contro gli animali non umani, spacciando per normalità o addirittura necessità pratiche infami come l’allevamento intensivo e la vivisezione. È anche un messaggio forte lanciato proprio in prossimità dell’annuale strage degli agnellini per la Pasqua cristiana, ricorrenza sovrapposta all’antica festa della Nascita e della Vita in ogni sua forma(*), che si celebrava appunto alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera, ma di certo senza uccidere cuccioli innocenti. Il LabGraal nato da un progetto di Rosalba Nattero (voce del gruppo) e Giancarlo Barbadoro (poeta e flautista fino al 2019, anno della sua scomparsa) si definisce a band with a vision infatti da sempre conduce la sua ricerca musicale permeandola di storia antica, ecologia e spiritualità. Gli altri membri del gruppo, fin dalla sua costituzione, sono Luca Colarelli (chitarra e Bag pipe), Andrea Lesmo (bouzouki e tastiera) e Gianluca Roggero (tamburi). Nonostante la grave perdita subita nel 2019, Rosalba e i suoi compagni hanno deciso di portare avanti il sogno di Giancarlo che vedeva nell’anima antica della musica celtica un esempio di rispetto per la Natura e per tutte le specie.
“Stop this bloody cruelty” dà nome al nuovo tour della band, iniziato il 22 marzo a Lanzo Torinese con un concerto straordinario in cui la musica lega insieme impegno, passione e spiritualità. Ospiti speciali sono stati Chiara Cesano, con il suo violino, Maurizio Redegoso Kharitian, con la sua viola armena e di Anreas Papanicolau che con la sua voce ha magistralmente interpretato alcune poesie di Giancarlo Barbadoro. Il LabGraal ha saputo unire sonorità di popoli vicini e lontani nel tempo e nello spazio rivelando la comune anima antica dei figli di Madre Terra, regalando una serata magica dove la musica ha condotto il pubblico, guidato dal gruppo Triskel, a danzare la vita. Per saperne di più: http://www.labgraal.org (*) Il libro “LE FESTE DEI CELTI - La via della morte e della rinascita dei Druidi nelle celebrazioni della tradizione celtica” di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, Edizioni Triskel, è reperibile presso “La Grotta di Merlino” in piazza Statuto 15 a Torino o al sito www.triskeledition.com anche in formato e.book
Un personaggio dell’Ariete: Jeffrey Moussaieff Masson
Ho constatato che, a tavola, quando dico che sto scrivendo un libro sulla vita emotiva degli animali d’allevamento, i miei commensali mi guardano con un sorriso strano, come se avessi detto qualcosa di ridicolo. Poi si tuffano sulla loro bistecca, sul loro agnello, pollo o maiale senza il minimo interesse per quella che è stata la vita degli animali che hanno nel piatto. La questione non è cosa ma chi state mangiando. Una sofferenza su così vasta scala può essere forse considerata un argomento ridicolo?
Jeffrey Moussaieff Masson è uno scrittore, ricercatore nel campo della psicologia degli animali non umani, noto soprattutto per il suo libro Il maiale che cantava alla luna in cui racconta, tra le altre, la storia di una maialina neozelandese, chiamata Piglet dai suoi amici umani. Piglet vive su una spiaggia ed è la beniamina dei bambini del posto: a lei piace giocare con loro, fare il bagno nel mare e perfino ascoltare la musica. Masson che ha sentito parlare di lei, per osservarla da vicino va ad abitare in una casa proprio su quella spiaggia. Così può testimoniare che Piglet, non solo è un essere socievole con un suo carattere ed una sua vita emotiva, ma ama anche contemplare il cielo e quando la luna splende sta ferma a guardarla emettendo suoni che sembrano proprio essere una canzone. Piglet è uno dei tanti casi di animali con comportamenti che anche lo specista più convinto è costretto a considerare intenzionali e non certo frutto di una risposta meccanica all’ambente. Nato il 28 marzo 1941 a Chicago, negli USA, sotto il Segno dell’Ariete, Jeffrey Masson è stato, nel corso della sua vita, prima professore di sanscrito, poi esperto di psicanalisi riconosciuto a livello mondiale, poi responsabile degli archivi Freud e infine difensore dei diritti degli animali. Vegano convinto non solo è contrario ad ogni forma di sfruttamento degli animali ma ha voluto studiare e poi testimoniare attraverso libri che sono diventati best sellers internazionali, la vita segreta dei non umani, le loro abitudini, le loro emozioni, il loro mondo. Sia quelli che vivono nelle nostre case, sia i selvatici, sia gli sfortunati “animali da reddito” avrebbero molto da raccontarci e magari anche da insegnarci se non fossero relegati nel ruolo di inferiorità che la cultura maggioritaria ha loro affibbiato per rendere “normale” il loro utilizzo a tutti i livelli, come cibo, come forza lavoro, per il divertimento, per la sperimentazione, ecc.
Scorrendo alcuni dei titoli dei libri di Masson (Quando gli elefanti piangono, I cani non mentono mai sull'amore, Le nove vite emotive dei gatti, Il maiale che cantava alla luna, Il regno pacifico, Armadilli altruistici, Zebre zen, L’etica superiore degli animali) risulta evidente il taglio del suo lavoro. Noi umani - dice - potremo anche essere all’apice della catena alimentare ma siamo in fondo a quella etica. Nessun animale ha mai tentato di compiere un genocidio, nessun animale prova odio, nessun animale si dedica alla caccia per il solo gusto di farla. Neppure i più grandi predatori sono come noi. A parte per la difesa e il nutrimento nessun animale ucciderebbe per altri motivi. E anche per quanto riguarda l’intelligenza non facciamo una gran figura: quanto è intelligente distruggere il nostro pianeta? E ancora: quanto è intelligente decidere di distruggere un gruppo etnico perché non ne apprezziamo il colore della pelle o la loro religione? Masson si chiede anche se siamo sempre stati così e si dà una risposta: no! C’è stato un tempo in cui si viveva la parità dei sessi, senza proprietà e senza guerra - dice - I guai sono cominciati, secondo molti studiosi, con l’avvento dell’agricoltura e soprattutto con l’avvento dell’addomesticazione, quindi dell’allevamento di altri animali e dello sfruttamento delle altre specie. Uccidere gli animali per mangiarli è un crimine, ma esiste una via d’uscita, basta non farlo più, e questo potrebbe dare inizio ad una nuova età dell’oro. Citazioni tratte dall’intervento di Masson all’incontro "L'etica superiore degli animali" che si è tenuto sabato 10 Giugno 2017 all'interno del "Parma Etica Festival" https://www.youtube.com/watch?v=Lxc4P8iDzRI
MARZO 2024 Il cielo macchina del tempo Che il cielo, e soprattutto la sua esplorazione, possano essere definiti “macchina del tempo” è una constatazione sorprendente. Eppure è così, perché gli oggetti celesti che percepiamo ad occhio nudo, o con l’aiuto di potenti telescopi, sono in realtà messaggi di luce che provengono da tempi diversi: tanto più una stella è lontana da noi tanto più quella luce proviene dal passato, perché la luce per raggiungerci impiega del tempo. Vero è che la velocità della luce è molto elevata ma le distanze delle varie stelle sono enormi. Così il nostro cielo è punteggiato di luci che hanno iniziato il loro viaggio secoli fa alcune, millenni fa altre e milioni di anni orsono altre ancora. Constatare che nel nostro cielo presente e passato convivono lascia una leggera vertigine, ci fa interrogare su quale sia la vera natura dello spazio e del tempo e sull’incertezza delle nostre percezioni. Come lo spazio, anche il tempo deve essere una condizione che non si trasforma, un contesto nel quale avvengono i fenomeni che lo caratterizzano. – scrive Giancarlo Barbadoro nel suo libro “Viandanti del Tempo” - La nostra percezione del tempo come un presente che si modifica di continuo sui binari della freccia del tempo non corrisponde necessariamente al vero. Considerazioni che lasciano senza parole e che, applicate agli eventi celesti aprono a scenari immensi e misteriosi. Se la natura del tempo è diversa da quello che i nostri sensi limitati descrivono, dove si trovano il passato e il futuro e qual è la natura dell’immenso cielo in cui convivono giovani stelle e stelle “fantasma” che ormai non esistono più? Un cielo che sembra una città ricca di storia in cui si possono ammirare monumenti e palazzi antichi mescolati a edifici recenti e opere architettoniche avveniristiche.
La scienza newtoniana parla di freccia del tempo, per cui gli avvenimenti si snoderebbero secondo la sequenza passato – presente – futuro. Attualmente le ipotesi quantistiche descrivono il tempo come la dimensione dinamica che completa quella statica dello spazio, formando il “cronotopo” di cui parlava Einstein. E viene anche recuperata l’ipotesi più antica, quella di un tempo circolare, un che racconta i corsi e ricorsi delle vicende dell’uomo. Se esistesse solo lo spazio, la materia resterebbe inerte. È la dimensione fluida del tempo a permettere il movimento e l’evoluzione. E tornando al cielo pieno di stelle che cosa stiamo guardando? Un panorama fatto di eventi che in parte esistono e in parte non ci sono più o in qualche modo vediamo, in una particolare prospettiva, anche il passato che è comunque presente come in un paesaggio si vedono cose in primo piano e sullo sfondo? Proprio sulle tematiche dell’osservazione astronomica, del tempo impiegato dalla luce delle stelle per arrivare a noi, fino al 24 marzo, al Palazzo Esposizioni di Roma c’è una mostra dal titolo intrigante: Macchine del Tempo. Ideata dall’Istituto Nazionale di AstroFisica, in collaborazione con Pleiadi srl, la mostra propone un vero e proprio “viaggio nel tempo” il cui tema centrale è la luce che con la sua velocità non ci permette di vedere il presente bensì il passato. Grazie alla luce è possibile viaggiare nel tempo guardando il cielo: più distante osserviamo e più indietro nel tempo riusciamo a vedere. Il libro “Viandanti del Tempo: Riflessioni tra scienza, filosofia e segreti del tempo” di Giancarlo Barbadoro, Edizioni Triskel, è reperibile presso “La Grotta di Merlino” in piazza Statuto 15 a Torino o al sito www.triskeledition.com anche in formato e.book Il sito della mostra: https://macchinedeltempo.inaf.it/index.php/homepage/
Un personaggio dei Pesci: Niccolò Copernico
Fra i molti e diversi studi delle lettere e delle arti, di cui si nutrono le menti degli uomini, stimo si debbano coltivare soprattutto, applicandovisi con grande passione, quelli che concernono le cose più belle e più degne di essere conosciute. E tali sono quelle che trattano delle divine rivoluzioni del mondo e del corso delle stelle, delle grandezze, delle distanze, del sorgere e del tramontare e delle cause degli altri fenomeni celesti, e che, alla fine, ne spiegano l'ordinamento. Niccolò Copernico, matematico, astronomo e laureato in diritto canonico, nato a Toruń (Polonia) nel 1473, sotto il Segno dei Pesci, è l’uomo che rivoluzionò l’astronomia ribaltando quella che era la tesi ufficiale di quel tempo. Con la sua De revolutionibus orbium coelestium ovvero Sulle rivoluzioni delle sfere celesti sostenne infatti che la Terra non fosse il centro dell’universo, il fulcro intorno al quale ruotavano il sole e le altre stelle, ma semplicemente uno dei pianeti che orbitano intorno al Sole. Qualsiasi movimento che appare nel firmamento non nasce da alcun movimento del firmamento, ma dal movimento della Terra. La Terra insieme ai suoi elementi circostanti esegue una rotazione completa nei suoi poli fissi in un movimento quotidiano, mentre il firmamento e il cielo più alto rimangono invariati. Prima di Copernico la scienza, fortemente influenzata dai dogmi religiosi, sosteneva il geocentrismo tolemaico che voleva la Terra luogo della creazione dell’uomo, inteso come essere della specie umana, signore e padrone del luogo che Dio aveva costruito per lui. Passare all’eliocentrismo copernicano era sconvolgente, significava far tremare tutta l’impalcatura costruita in modo da confermare il potere di chi si autodefiniva tramite tra Dio e l’uomo.
E ancora significava dare un colpo all’antropocentrismo, un po’ come adesso accade nell’ammettere la presenza di vita intelligente su altri pianeti. Significava guardare la Terra quasi dall’esterno perché in effetti, per chi guarda il cielo con i piedi ben saldi sul suolo, è il cielo che sembra ruotare intorno al nostro pianeta e con esso il Sole, la Luna e le stelle. Come arrivò Copernico a formulare questa tesi? Forse studiando antichi autori come il greco Aristarco di Samo, vissuto nel III secolo a.C. che a sua volta aveva probabilmente preso questa teoria da conoscenze arcaiche. Comunque sia Copernico osservò per anni gli astri nel cielo, raccogliendo dati sulle loro posizioni e i loro movimenti per poi analizzarli, notando che i loro percorsi sembravano seguire un modello eliocentrico. Copernico era consapevole che l’impatto della sua tesi sulla cultura del suo tempo sarebbe stato grande. Ho esitato a lungo - affermò - sull'opportunità di portare alla luce il mio trattato, scritto per dimostrare il movimento della Terra, o se sarebbe meglio seguire l'esempio dei Pitagorici e di altri, che soleva trasmettere i misteri della loro filosofia semplicemente per la sua famiglia e i suoi amici, non per iscritto, ma per contatto personale, come attestato dalla lettera di Lisia a Ipparco. Molti in effetti la osteggiarono, alcuni cercarono di conciliarla con quella tolemaica, qualcuno cominciò a cercare prove per dimostrarla. Alla fine, come sappiamo, non fu più possibile ignorarla.
FEBBRAIO 2024 Una data importante per chi spera in un mondo nuovo Il 16 gennaio 2024 è una data da ricordare per tutti coloro che sperano in un mondo migliore. Dalle 10 alle 12,30, di questo martedì di gennaio, l’Ecospiritualità ha fatto il suo ingresso nella Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati, cioè in un luogo istituzionale. La Camera è il luogo in cui vengono presentate le leggi che regolano la convivenza civile e il fatto che proprio qui si sia affrontato un tema che potrebbe cambiare sostanzialmente i modelli di riferimento per la cultura e la vita dei cittadini è un fatto grandioso. Il termine “ecospiritualità” è nato da un’idea di Giancarlo Barbadoro, dice Rosalba Nattero nella sua presentazione della giornata. Giancarlo Barbadoro, purtroppo mancato nel 2019, aveva coniato questo termine insieme a esponenti dei popoli nativi di tutto il pianeta, con cui collaborava all’ONU, nel Permanent Forum on Indigenous People, per dare un nome a un’esperienza antica e sempre attuale in grado di guarire questo nostro mondo malato, in cui imperversano l’ingiustizia, la conflittualità, lo sfruttamento, la violenza. E proprio con l’intento di promuovere questa esperienza armonica come base per la costruzione di un nuovo mondo è stata fondata la Ecospirituality Foundation. L’ecospiritualità si basa sull’esperienza della meditazione e, scriveva Giancarlo Barbadoro, è una way of life che vede la realizzazione di un’armonia interiore e contemporaneamente la capacità di trasmetterla attraverso la propria creatività. Un concetto che può consentire di rendere concreto il sogno di realizzare un mondo migliore, una Nuova Terra, in cui si possa vivere in armonia con se stessi e con tutte le forme di vita di Madre Terra secondo l’esperienza mistica ispirata dalla Natura. Un mondo di pace, libertà e gioia di vita che nasce dalla conoscenza mistica del Tutto (*).
L’ecospiritualità diventa una formula che fonde insieme tutti i grandi temi attuali dall’antispecismo all’ambientalismo, al veganismo, alle culture dei popoli naturali, tutti quei temi che portano a considerare l’essere umano come parte integrante di una realtà molteplice e viva anziché come il dominatore di un mondo che può depredare e distruggere a suo piacimento. L’occasione di parlare di ecospiritualità alla Camera è stata la richiesta, da parte della Ecospirituality Foundation, di istituire una giornata mondiale dell’ecospiritualità nel calendario delle giornate mondiali delle Nazioni Unite, come ricorrenza annuale. Quella del 16 gennaio era la seconda tappa di un percorso iniziato il 13 Maggio 2022 quando il progetto era stato presentato in Campidoglio e sostenuto da diversi parlamentari. Questa volta l’incontro, moderato da Rosalba Nattero, giornalista, scrittrice e presidente della Ecospirituality Foundation, è stato introdotto dall’on. Sergio Costa, vicepresidente della Camera e appoggiato dall’on. Carmen Di Lauro, dai Consiglieri Comunali di Roma Capitale Daniele Diaco e Linda Meleo. Numerosi e appassionati sono stati i contributi dei relatori in presenza e da remoto. Ognuno ha messo un tassello importante facendo emergere i molteplici aspetti dell’Ecospiritualità che si armonizzano in un unico insieme. Sergio Costa ha sottolineato come tutti i partecipanti siano i pionieri di un percorso di cambiamento di grande portata, Carmen Di Lauro ha ribadito l’importanza della sensibilizzazione su questi grandi temi e soprattutto per quanto riguarda la condizione degli animali, Daniele Diaco ha proposto di portare l’Ecospiritualità nelle scuole, Linda Meleo ha messo in risalto il lavoro per la salvaguardia degli ecosistemi, Massimo Wertmüller, attore, nel suo appassionato intervento ha ricordato che occuparci della natura, degli animali e del clima vuol dire occuparci della nostra casa e di noi stessi perché chi non rispetta la natura non rispetta se stesso. Da remoto arrivano gli interventi di Guido Dalla Casa, ingegnere e filosofo, che vede nell’Ecospiritualità l’applicazione concreta dell’ecologia profonda, di Massimo Centini, antropologo e scrittore, che con il suo libro Animali criminali ha affrontato il tema dei “deliri dell’antropocentrismo”, Enrico Moriconi, veterinario e per cinque anni garante del benessere animale per la Regione Piemonte, che ha parlato di bioetica animale, Susanna Penco biologa ricercatrice e cofondatrice di OSA (Oltre la Sperimentazione Animale) che ha riferito sui passi avanti della ricerca senza l’uso degli animali. Ancora in presenza gli interventi di Marco Pulieri, chef vegano, sull’importanza della scelta alimentare “cruelty free” e Roberto Garosci, vice presidente della Ecospirituality Foundation, sul libro I Popoli Naturali e l’Ecospiritualità scritto da Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, con l’incoraggiamento dell’ONU, Alto Commissariato per i diritti umani e presente nei book shop dell’ONU di New York e Ginevra, un testo sulla natura le origini e le implicazioni storiche, filosofiche e pratiche dell’ecospiritualità (**). Durante l’incontro sono stati mostrati alcuni video sull’attività della Ecospirituality Foundation all’ONU e sull’azione in Africa dove piccoli semi sono germogliati in grandi iniziative come il rifugio per animali in Congo, gestito da Paterne Bushunju, che oltre ad accogliere e accudire con amore gli animali promuove un vero cambiamento di mentalità, in Benin dove Ange Hounkonnou promuove corsi e iniziative per il rispetto di tutti i figli di madre Terra, in Camerun dove con Brice Tjomb è stato possibile difendere la montagna sacra del popolo Bassa e la dignità della spiritualità dei nativi. Rosalba Nattero ha concluso l’incontro ricordando che il rispetto per gli animali significa rispettare non solo il loro diritto alla vita ma anche la spiritualità che anche loro, come noi, sviluppano. L’avventura continua. Per saperne di più: Il video del convegno: www.youtube.com/watch?v=1S9r0FI4uPk (*) Giancarlo Barbadoro - “Meditazione e Ecospiritualità: All’origine dello sciamanesimo. Le Hasba dell’Antico” - Edizioni Triskel (**)Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero I Popoli Naturali e l’Ecospiritualità - Edizioni Triskel Entrambi i testi sono reperibili presso “La Grotta di Merlino” in piazza Statuto 15 a Torino o al sito www.triskeledition anche in formato e.book
Un personaggio dell’Acquario: Marija Gimbutas
È stata una rivelazione vedere che una cultura successiva è stata meno avanzata di una più antica. Marija Gimbutas, archeologa e linguista lituana naturalizzata statunitense, ha condotto un’appassionante ricerca sulle culture europee di epoca preistorica, svelando, a differenza di quanto afferma la cultura ufficiale, la presenza, in quelle epoche lontane, di una civiltà pacifica con una struttura sociale egualitaria, fortemente legata ai ritmi della natura e a Madre Terra, solo in seguito soppiantata dalla cultura patriarcale e aggressiva che ancora domina il nostro mondo. Le sue ricerche confermano quanto la Tradizione dell’antico druidismo ha tramandato e del resto Marija, durante la sua infanzia è vissuta a diretto contatto con una cultura preesistente alla cristianizzazione e che quindi trova le sue radici in quell’esperienza ancestrale che l’antico druidismo ha conservato e trasmesso. Marija Gimbutas nasce in Lituania il 23 gennaio 1921, sotto il Segno dell’Acquario che le regala la voglia di scoprire i significati profondi delle esperienze che vive e delle cose che ha intorno. I genitori sono entrambi medici ed entrambi appassionati difensori del patrimonio tradizionale lituano misconosciuto dalla cultura della Russia zarista. Per questo decideranno di educare Marija in una scuola privata da loro fondata nel rispetto delle tradizioni lituane, ancora strettamente connesse con i cicli naturali, con miti antichi e con poche influenze cristiane. Lei stessa dirà che alla sua nascita il cinquanta per cento della popolazione lituana era ancora pagana e che nella sua infanzia è stata in contatto con elementi che sembrerebbero arrivati intatti dalla preistoria. Ha solo quindici anni quando il padre muore e lei decide di portare avanti le sue ricerche sulla concezione della morte e sui riti funerari in un primo tempo e in seguito sui canti popolari e la tradizione orale dell’antica civiltà lituana. Poi le vicende storiche prendono il sopravvento: la Lituania viene invasa prima dai tedeschi e poi dai sovietici. Marija riesce comunque a laurearsi in archeologia, nel 1942 ma, dopo essersi unita alla resistenza ed alla lotta politica, finisce con fuggire all’estero prima in Austria, poi in Germania e infine negli Stati Uniti. Per la sua preparazione interdisciplinare in storia delle religioni, etnologia e linguistica viene scelta come ricercatrice alla Harvard University ma, in quanto donna, non viene pagata. Negli anni cinquanta una donna non ha nessuna possibilità di diventare professore ad Harvard.
Nel 1963 viene chiamata dall’Università di California dove terrà la cattedra di Archeologia europea fino al 1989, quando andrà in pensione. Dal ’63 all’89 sono per Marija anni di intensa attività: insegna, scrive e pubblica articoli e libri, dirige campagne di scavo nei siti neolitici balcanici e italiani. Racconta i risultati delle sue ricerche in diversi libri, alcuni dei quali le hanno dato fama a livello internazionale. The Goddesses and Gods of Old Europe, The Language of the Goddess e The Civilization of the Goddess, il suo ultimo libro che raccoglie tutte le sue teorie, sono le sue opere più note in cui porta avanti il suo approccio interdisciplinare allo studio delle antiche civiltà. Marija chiama archeomitologia il suo metodo di indagine, in cui fa convergere religioni comparate, mitologia, studio di documenti storici, linguistica e folklore. Grazie al suo metodo riesce a comprendere i tratti salienti della struttura simbolica dell’Antica Europa. Figura centrale di questa civiltà è quella di una grande Dea madre. I cicli della natura sono di riferimento e la partecipazione ad essi è sacra. Il tempo è ciclico in cui si alternano nascita, morte e rigenerazione. Dagli scavi emerge l’immagine di una civiltà pacifica per la scarsità di armi e l’abbondanza di opere artistiche, sostanzialmente egualitaria, perché dalle sepolture non emergono differenze di rango, dove la gente viveva in grandi agglomerati, lungo i corsi dei fiumi. Solo a partire dal quinto millennio a.C. comincia a farsi notare la presenza di un’altra cultura che un po’ alla volta prende piede fino a distruggere quella precedente. Questa nuova cultura è caratterizzata da nomadismo, sepolture importanti per i maschi di rango superiore, presenza di molte armi, uso dei cavalli. I risultati delle ricerche di Marija e le sue teorie dividono il mondo accademico. I più le rifiutano, alcuni le sostengono. Tra questi Josef Campbell le paragona addirittura alla stele di Rosetta, perché in grado di dare una chiave interpretativa che porta alla comprensione del nostro passato. Molto successo hanno nel mondo femminista perché nell’interpretazione di Marija viene posto l’accento sulla centralità della presenza femminile nella visione del sacro. Anche se non verrebbe da notare una preminenza del femminile ma piuttosto una visione simbolica in cui l’universo viene inteso come il corpo della dea madre: l’universo è vivo e generatore di vita. Marija muore a Los Angeles il 2 febbraio 1994.
GENNAIO 2024 Animali totemici e previsioni per il nuovo anno Un nuovo anno ha inizio e lo accogliamo con il nostro bagaglio di speranze, progetti e domande. Che cosa incontreremo lungo il sentiero tracciato dai dodici mesi? Belle sorprese, eventi che destabilizzeranno il nostro mondo, giornate dolci e tranquille, avventure fantastiche? Il futuro è sempre dietro l’angolo e gioca a nascondino mettendo in dubbio ogni nostra certezza. Per cominciare questo 2024, cercando di scoprire qualcosa su quel che ci aspetta abbiamo cercato aiuto nel mondo dell’antico sciamanesimo druidico che vedeva intrecciati e strettamente connessi il mondo pragmatico e quello magico, e che conduceva ogni ricerca tenendo conto della scienza e del mistero. In particolare ci siamo affidati a due testi, I Custodi della Porta di Rosalba Nattero e Il Tamburo dello Sciamano di Giancarlo Barbadoro, per affiancare alle previsioni per ogni Segno zodiacale un consiglio per meglio muoversi lungo il sentiero del tempo. Il primo dei due libri ci parla della possibilità di un rapporto particolare con gli animali che incontriamo durante la nostra vita, un rapporto di parità e amicizia, fuori dalle consuetudini che la cultura maggioritaria propone. E in fondo al libro un’appendice riporta un argomento davvero intrigante: gli Animali Totemici. Gli animali non umani vivono un rapporto profondo con Madre Terra. Vivono naturalmente il principio dell’ecospiritualità, un’armonia con la natura che lascia intuire un contatto con il mistero di cui Madre Terra è depositaria (*). E in virtù di questo legame possono essere un aiuto nella nostra vita. I Totem guida sono manifestazioni delle forze archetipali della natura che possono sostenere chi è alla ricerca del senso della propria vita.
E se il Totem può manifestarsi come una pianta, un animale, un oggetto qualsiasi come una pietra o una meteorite, una montagna particolare oppure, secondo la cosmologia druidica, equivalente a una creatura dell’Aldilà ravvisabile in uno spirito elevato come gli Ardra (**), noi qui ci limiteremo agli animali, al messaggio che ognuno di loro porta con sé, secondo le culture dei popoli naturali. Ne Il Tamburo dello Sciamano, l’autore fa una precisazione importante: questo discorso non ha niente a che fare con gli “animali guida” retaggio della cultura delle consorterie dei cacciatori primitivi che hanno dominato il periodo della fine delle grandi glaciazioni, che utilizzavano la figura animale per entrare in sintonia con le prede da cacciare e uccidere e neppure con le prassi rituali dove il cacciatore, prima di uccidere la preda, chiedeva scusa all’animale e lo ringraziava di essersi reso disponibile a farsi catturare per via del potere del suo Totem animale che lo aveva soggiogato. L’antica tradizione druidica infatti non ha nulla a che fare con queste pratiche sorte a posteriori e moralmente indegne per il loro rapporto in disaccordo con l’armonia manifestata dalla Natura(**). Purtroppo gli animali sono stati e sono schiavizzati e sfruttati in ogni modo possibile, ci piace vederli qui nella loro veste di esseri saggi, portatori di aiuto, nonostante tutto quello che hanno subito. Con l’augurio che quest’anno segni dei passi importanti per la loro liberazione e per il riconoscimento della dignità e del rispetto loro dovuti.
Capricorno: Quest’anno sarà per te il tempo di una vera e propria metamorfosi, stimolata da cambiamenti importanti, sia per quanto riguarda gli eventi che per quanto riguarda il tuo modo di vedere le cose. Il tuo animale totem sarà la Volpe compagna protettiva e preziosa per viaggiare verso stati di coscienza superiori. Acquario: Sarà un anno molto significativo per te. Entreranno in gioco trasformazioni profonde che alimenteranno la tua creatività. Il tuo animale totem sarà la Tartaruga, maestra nel lasciar fluire le cose senza opporre resistenza per trovare armonia con il tutto.
Pesci: Il tuo mondo è di solito quello della fantasia, del sogno, dell’intuizione, un mondo fluido in cui ti piace nuotare. Quest’anno però ti porterà in dono una nuova maturità e probabilmente anche una sponda solida su cui fermarti e costruire una base stabile. Il tuo animale totem sarà il Cane: lealtà e forza nascosta dentro la semplicità.
Ariete: Il 2024 ti regalerà intraprendenza e coraggio e ti farà scoprire sentieri ancora inesplorati. Il tuo animale totem sarà l’Aquila che aiuta a vincere le proprie paure e superare i proprio limiti.
Toro: Per te sono previsti grandi cambiamenti che richiedono duttilità per accogliere l’imprevisto e ritrovare l’armonia. Il tuo animale totem sarà il Cigno che annuncia il cambiamento e la conquista di uno stato percettivo di coscienza superiore.
Gemelli: Quest’anno potenzierà le tue doti intellettive ma spesso ti sentirai un po’ fragile in tutto ciò che è concreto e pragmatico. Il tuo animale totem sarà l’Airone che rappresenta stabilità ed equilibrio e contemporaneamente la ricerca di nuovi confini di esperienza senza mai perdersi.
Cancro: Le stelle ti regalano un periodo di tranquillità e leggerezza. Si allentano le pressioni che ti hanno fatto “correre” e puoi scoprire che si può vivere in sintonia con i ritmi della natura. Il tuo animale totem sarà il Cervo che simboleggia l’armonia e l’amore nell’insegnamento di Madre Terra. Leone: Per te si aprono strade nuove, che fino ad ora non avevi immaginato. Non sarà sempre tutto semplice ma è in atto un processo di guarigione delle vecchie ferite e un bel rinnovamento. Il tuo animale totem sarà la Lucertola che aiuta a imparare a “sognare” e a prevedere il futuro.
Vergine: Dopo un anno impegnativo come quello passato ora hai bisogno di ricostruire un nuovo equilibrio, lasciando andare la rigidità in cui a volte ti nascondi per difesa. Il tuo animale totem sarà il Delfino che insegna a “respirare la vita”, a viaggiare verso dimensioni sconosciute e a liberarsi da tutti i conflitti che costituiscono una zavorra alla tua evoluzione. Bilancia: Il 2024 promette grossi cambiamenti che riguardano soprattutto la tua vita quotidiana. Però questo processo non avrà solo un risvolto pratico ma piuttosto renderà pragmatico un cambiamento profondo. Il tuo animale totem sarà il Cinghiale che qualunque direzione prenderai ti porterà sempre al centro spirituale in modo che tu non possa perderti. Scorpione: Nuove prospettive ti porteranno a liberarti da suggestioni o paure del passato. I cambiamenti saranno su vari piani di esperienza e avranno risvolti concreti e molto interessanti. Il tuo animale totem sarà il Corvo che favorisce il contatto con la dimensione dell’ignoto ed è considerato una guida per affrontare ciò che si teme.
Sagittario: Il 2024 sarà per te un vero anno di rinascita, in tutti i campi della tua vita. Il tuo animale totem sarà il Canguro che ti insegna a osare, a non tentennare nel fare un balzo evolutivo che cambierà la tua vita.
(*) “I Custodi della Porta” di Rosalba Nattero, Triskel Edition, (**) “Il Tamburo dello Sciamano” di Giancarlo Barbadoro, Triskel Edition, sono entrambi reperibili presso “La Grotta di Merlino” in piazza Statuto 15 a Torino o al sito www.triskeledition.com anche in formato e.book
Un personaggio del Capricorno: Giancarlo Barbadoro e l’amore per gli animali
Considerando che gli animali non sono oggetto di attenzione da parte delle grandi religioni storiche in quanto esseri privi di diritti e status sociali, e quindi non sono considerati individui da convertire, possiamo ipotizzare che la loro eventuale spiritualità sia molto più libera e pura della nostra, poiché non ipotecata dai dogmi religiosi e non vincolata a verità rivelate. Tratte da Tutti Figli di Madre Terra, libro scritto a quattro mani con Rosalba Nattero, queste poche parole si rivelano già di per sé rivoluzionarie. Secondo Giancarlo Barbadoro infatti gli animali non sono solo esseri che provano gioia e dolore, quindi non meritano trattamenti che li facciano soffrire, ma possono essere a tutti gli effetti anche loro dei filosofi, dei ricercatori che si interrogano sul senso della vita. L’amore di Giancarlo per gli animali era profondo. Ne comprendeva la sofferenza, lo smarrimento, l’affetto, la curiosità. Coltivava la loro amicizia e li difendeva come suoi pari. Se si vuole realmente comunicare con gli animali, - diceva - occorre uscire dai nostri schemi mentali per rapportarsi a loro con la mente pura e aperta. Occorre uscire dai luoghi comuni che li ruolizzano per cercare di intuire la loro vera identità. Gli animali sono individui a tutti gli effetti, ognuno con un suo personale modo di essere e di intendere la vita, diversi da noi umani per forma e per mentalità ma come noi di fronte al grande Mistero che la vita rappresenta. Per certi versi degli alieni che vivono su questo pianeta, come lui stesso diceva, non sempre facili da capire a causa dei filtri che la mente umana e soprattutto la cultura imperante, pone continuamente, impedendo un incontro che invece può essere possibile e arricchente.
Dare rispetto e dignità a coloro che spesso vengono definiti i senza voce significa riconoscere questo diritto a tutti, anche i più umili e i più dimenticati, quindi lottare per gli animali significa lottare anche per noi stessi, non per la nostra presunta superiorità ma per quello che siamo davvero, figli di Madre Terra, porzioni di una realtà misteriosa che vive e si evolve secondo il suo destino di infinito. Giancarlo ha espresso il suo amore per questi esseri schiavi della stupidità di questo mondo in molte delle sue poesie. Ha descritto la pena di queste creature messe a nascere e a morire nel mattatoio planetario, senza capire, senza avere idea del mondo che li usa come carne ai ferri. Ha parlato della rassegnazione del bue che tira l’aratro, della pena delle madri che si vedono strappare i loro figli innocenti condannati a morte, del dolore vissuto andando verso il mattatoio, ammassati su camion che viaggiano nella notte, ma anche della curiosità del vecchio rospo che si avventura fuori dalla sicurezza del suo fosso attirato dalla luce di una lampada, o della tenerezza di un’amicizia profonda e senza parole tra diversi affacciati insieme sull’abisso delle stelle. E qui vogliamo ricordare Giancarlo, nel suo mese di nascita, riportando una delle sue poesie che è anche una visione su un mondo possibile, pieno di semplicità, speranza e libertà dove vivere l’avventura della nostra vita, dentro lo stesso Mistero. Una visione che Giancarlo ci ha regalato e che può essere anche l’augurio per questo anno che inizia. FRATELLI PER SEMPRE Cammino. Cammino senza meta. Seguo il fiume. Per scoprire dove finisce. Saluto l’aquila che sopra di me mi segue curiosa volando in alto. In alto ci sono le stelle. La mia casa. Ho solo con me la mia bisaccia e i miei sogni. Non ho bisogno d’altro. I miei passi sfiorano l’erba. Sono libero. Amato dal Sole. Guidato dalla Luna. Il miei passi battono il ritmo del cuore. Il ritmo i Madre Terra. Cammino e danzo. Mi viene incontro a volpe dal bosco. La segue il cervo. Un corvo si posa sulla mia spalla… Insieme andiamo verso la fine del fiume. Liberi per sempre. Nello stesso Mistero. Fratelli per sempre.
Le citazioni sono tratte da: Tutti figli di Madre Terra di G.Barbadoro e R.Nattero e Oltre la Soglia di G. Barbadoro. Entrambi i libri sono editi dalla Triskel Edition e si possono trovare alla Grotta di Merlino in piazza Statuto 15 a Torino oppure, anche in formato e.book, al sito www.triskeledition.com
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