Archeologia

Una scala che scende al mondo sotterraneo

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13 Aprile 2011

L’interminabile scalinata che conduce al sito sotterraneo

I segreti dell’oltretomba degli antichi Egizi


Durante una visita ad Abu Ruwash, la ricercatrice e giornalista francese Antoine Gigal è stata invitata a visitare il cosiddetto “pozzo romano”, ma le rampe di gradini che ha trovato sembrano piuttosto un ingresso ad una struttura sotterranea non ancora scoperta.


Dopo una visita ad Abu Ruwash, sono stata invitata, con la guida assegnatami dal direttore del sito, a visitare un “pozzo romano” nelle vicinanze. Anche se in precedenza avevo già visto prima molti di questi pozzi, per cortesia e per il fatto che dicendo no avrei potuto mettere in pericolo per il futuro ogni mio potere di contrattazione, ho accettato.

Per raggiungere il sito, il nostro veicolo è sceso per il pendio del pianoro, lungo strade secondarie. Da qui, sul lato occidentale del pianoro, siamo entrati in una strada lunga un chilometro, costeggiata su entrambi i lati da un muro di cemento, sormontato da filo spinato e da torri di guardia. Siamo quindi risaliti su un lieve pendio, per fermarci in ciò che sembrava essere il centro del nulla. Davanti a noi stava la parte posteriore dell’altopiano delle piramidi. Attorno non c’era che il deserto, con pietre grigie e sabbia, intervallate da altre pietre sbrecciate. In lontananza, potevo vedere le tipiche entrate di tombe scavate.


Il passaggio di ingresso che si inclina in maniera ripida verso il cuore della struttura sotterranea

Nelle vicinanze c’era il “pozzo”. Ma più da vicino, era chiaro che si trattava di una rampa di gradini - un corridoio - che scendeva dalla superficie del deserto nella roccia. Mentre scendevo, ho notato che le rampe di scale erano di circa 80 metri di lunghezza e inizialmente presentavano una pendenza del 15%. I gradini erano brevi e molto scivolosi, a causa della sabbia che deposita su di essi il vento del deserto. Le pareti erano apparentemente lisce e lavorate. Una volta all’interno, la temperatura era molto più fresca, e un odore di umidità prevaleva sui sensi. Alla fine, a una profondità di circa 15 metri, vi era un piccolo stagno di acqua salata, con un brodo di fermentazione. Guardando verso l’alto, si vedeva un gigantesco blocco che incombeva sulla trincea.


L’Autrice all’interno del passaggio sotterraneo

Il rappresentante ufficiale ha spiegato che l’intera trincea era un tempo coperta con tali blocchi, che formavano un tetto per il passaggio discendente. Non c’è dubbio nella mia mente che una volta questi passaggi portassero in una struttura sotterranea.

Sono in grado di descrivere il sito solo come qualcosa che non ho mai visto prima. Ho visto parecchi pozzi romani, in Egitto, Spagna e Italia. Questo è diverso da qualsiasi altro. Questo non è un pozzo romano, ma posso immaginare che, in mancanza di una definizione migliore, sia stato etichettato come tale. E posso anche immaginare che, in epoca romana, l’apertura fosse utilizzata come un sito di pozzo. E più in là, ho potuto vedere due autentici pozzi verticali. Ma è chiaro dal modo di costruzione che questo non è un pozzo romano.

Che cosa è questa scalinata? Potrebbe portare in un Serapeo ancora sconosciuto o in un analogo complesso sotterraneo. Un’ampia ricerca effettuata attraverso le centinaia di libri scritti sull’Egitto non è riuscita a fornire ulteriori chiarimenti sull’esistenza di queste rampe di gradini. Questo suggerisce che, benché siano conosciute dalle autorità locali responsabili del sito, non esistano riferimenti in merito nella documentazione archeologica. Chi e quando abbia rimosso il tetto del passaggio, è altrettanto sconosciuto. Ma è chiaro che una scalinata così accurata che scendeva nel sottosuolo era destinata a portare da qualche parte, e che, al di là del piccolo stagno che occupa ora il fondo, doveva trovarsi un tempo qualcosa di diverso e d’importante, qualcosa che potrebbe esserci.


www.gigalresearch.com

 

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