Antartica |
L’Eden e i misteri dell'Antartide |
09 Febbraio 2012 | ||||||||||||||||||
Le antiche tradizioni druidiche e del medioevo indicavano la sede dell’Eden in un irraggiungibile continente australe scoperto solo secoli più tardi, ricoperto di ghiacci perenni. La saga dei progenitori dell’umanità e del serpente che li iniziò alla conoscenza. Il continente antartico rappresenta un monumento di ghiaccio della storia delle origini dell’umanità? E’ rimasto ancora qualcuno dei lontani progenitori tra i ghiacci dell’antico Eden? La presenza sul continente di ricercatori di tutti i Paesi della Terra e l’inspiegabile rinuncia alla sovranità territoriale degli USA. La neutralità del continente sancita dal “Trattato Antartico” che bandisce gli armamenti sul continente
Alla ricerca dell’Eden L’antica tradizione druidica europea, e successivamente la Chiesa e le Società Iniziatiche del medioevo, avevano la convinzione che l’antico Eden si trovasse nell’emisfero australe. Nel Seicento erano state addirittura compilate mappe geografiche che collocavano uno sconosciuto continente proprio nella posizione dell’attuale continente antartico. Un continente che ora appare come una immensa landa desolata ricoperta di ghiacci, e nulla farebbe pensare che possa aver ospitato l’antico Eden, il rigoglioso giardino biblico che accolse i progenitori dell’umanità. Tuttavia, secondo i ritrovamenti fossili, questo continente, al di là di ogni apparenza attuale, avrebbe in effetti ospitato in un lontano passato la presenza di immense e rigogliose foreste. Le tradizioni del pianeta narrano concordemente che l’antica terra, culla del genere umano, venne abbandonata dai lontani progenitori per iniziare a migrare sulla superficie del pianeta. La Bibbia riporta che l’esodo avvenne a seguito della disobbedienza di Adamo ed Eva alla proibizione dei loro creatori, gli Elohim, di assaggiare il frutto dell’albero della conoscenza che cresceva al centro dell’Eden.
Altre tradizioni, come quella druidica, riportano per parte loro che i nostri progenitori abbandonarono le terre natali a causa di un cambiamento di natura climatica su tutto il continente con grandi nevicate che avevano sepolto abitazioni e strutture vitali, distruggendo ogni forma di vegetazione cresciuta rigogliosa sino ad allora. Le stesse tradizioni druidiche narrano che sul suolo dell’antico Eden rimasero alcuni nuclei di individui che non vollero abbandonare l’antico focolare, allo scopo di perpetuare il ricordo delle vicende della loro storia per le future generazioni e per costituire un riferimento culturale per quanti si stavano avventurando sugli altri continenti alla ricerca di terre in cui sopravvivere. Rimasero quindi nell’antico Eden, secondo la narrazione druidica, parte dei nostri progenitori e parte delle sconosciute creature rettiloidi che, come dice la Bibbia, coabitavano nel Paradiso Terrestre e che avevano iniziato l’umanità alla conoscenza. La tradizione druidica aggiunge che questi sopravvissuti presero dimora in profonde caverne sotterranee dove edificarono confortevoli rifugi in grado di consentire una vita agiata, provvisti di tutto quanto poteva loro servire per continuare il loro sistema di vita a garanzia della costruzione di una Nuova Terra, un nuovo Eden realizzato su tutto il pianeta. Altre tradizioni fanno eco alla narrazione druidica. Esiodo di Ascra, raccogliendo la conoscenza antica della cultura ellenica, afferma infatti che gli uomini della prima stirpe aurea, una volta compiuto il loro tempo, si rifugiarono sottoterra dove divennero i buoni geni che attraverso il tempo aiutano l’umanità. Nel Nord America, le tradizioni dei Nativi americani Apache e Navajo tramandano il ricordo di una razza di uomini rettili, chiamata Sheti o "Fratelli Serpente", che dopo aver portato la conoscenza alla loro gente oggi vivrebbe sottoterra, in luoghi isolati del nostro mondo.
Le tradizioni druidiche concludono quindi la saga dell’umanità ricordando come i nostri progenitori incominciarono a esplorare i continenti del pianeta prendendo il “sentiero del Sole” sino a edificare un “secondo focolare” sul continente africano, mentre gli altri, i “Puri dell’Antica schiatta”, con cui l’umanità aveva da sempre coabitato nell’antico Eden, presero il sentiero dell’arcobaleno e si rifugiarono nel cielo, in Asgard, un luogo simbolico deputato a dimora degli dei. Se si dovesse dar credito alle tradizioni nordiche dell’Europa si potrebbe pensare che sul continente australe esistano caverne sotterranee che ancora oggi ospiterebbero i diretti discendenti dei primi abitanti, umani e rettiloidi. Forse questo è il motivo per cui i nazisti, spinti dalle loro teorie esoteriche, cercarono di occupare, al tempo della seconda Guerra Mondiale, parte del continente antartico alla ricerca di presunte caverne sotterranee in cui realizzare basi per la loro flotta di sottomarini. L’idea di concepire il continente antartico come una sorta di vestigia innevata dell’antico Eden è indubbiamente suggestiva anche in questo secolo. Forse proprio le vicende sin qui prospettate sono all’origine della presenza delle numerose rappresentanze internazionali dei ricercatori che hanno stabilito basi permanenti di ogni genere sul suolo dell’Antartide. In effetti è inevitabile chiedersi il motivo per cui queste migliaia di persone si trovino attualmente sul suolo ghiacciato e apparentemente vuoto del continente antartico. Per fare cosa? Solo per gestire sul piano internazionale, come appare ufficialmente, qualche filone di minerale o qualche risibile giacimento di petrolio, proprio adesso, alle soglie della comparsa di nuove energie rinnovabili che stanno affacciandosi sul mondo dell’economia mondiale?
I costi per mantenere uomini e basi sul continente di ghiaccio sono stratosferici. Tutto questo solo per studiare il passato del clima della Terra? Facendo carotaggi nel ghiaccio o lanciando qualche pallone sonda nell’atmosfera per rilevare il percorso dei venti antartici? Un continente di ghiaccio Per qualche oscuro motivo l’immaginario dell’umanità rimane coinvolto dall’epopea dei grandi sauri del lontano passato della Terra evocando interesse e suggestioni negli individui. Così come accade per la neve e i mondi di ghiaccio. Forse, suggestioni ataviche di eventi importanti della storia del genere umano che sono rimasti impressi nella memoria collettiva come indelebile ricordo di una antica saga non ancora finita. Il continente antartico, da parte sua, riesce a sollecitare queste sottili emozioni e a provocare un interesse inspiegabile verso le sue lande ghiacciate che porta a sentire il richiamo di quel mondo apparentemente lontano e dall’ambiente decisamente ostile per la sopravvivenza umana. La storia dell’Antartide rimane in ogni caso affascinante e rappresenta una preziosa memoria della storia geologica del nostro pianeta. La geologia ufficiale presenta una sua precisa tesi relativa alla storia dell’Antartide. Secondo la ricostruzione dei geologi e dei paleontologi, circa 250 milioni di anni fa quello che oggi rappresenta il continente antartico era parte del supercontinente di “Gondwana”, una immensa distesa di terra che emergeva solitaria dall’oceano che copriva la superficie della terra. L’Antartide si trovava allora saldata all’Australia, all’Africa, all’India e alla Nuova Zelanda.
A circa 200 milioni di anni iniziò lo smembramento del supercontinente e l’Antartide, semidivisa in due blocchi, cominciò a spostarsi verso l’attuale Polo Sud per terminare il suo lento cammino intorno ai 100 milioni di anni fa. Intorno ai 60 milioni di anni fa l’Antartide si separò poi dall’Australia per trovarsi, 20 milioni di anni dopo, nella posizione attuale. Oggi, il continente antartico si estende per circa 14 milioni di chilometri quadrati. Per via della sua conformazione viene suddiviso in tre parti: l’Antartide occidentale, rivolta verso l’Argentina, l’Antartide orientale, rivolta verso l’Australia e l’Africa, e la Penisola Antartica che si protende verso la Terra del Fuoco dell’Argentina. L’attuale calotta di ghiaccio che domina l’Antartide orientale si sarebbe formata intorno ai 14 milioni di anni fa, mentre quella dell’Antartico occidentale si stima si sia formata intorno ai 9 milioni di anni fa. I due blocchi, quello orientale e quello occidentale, sono divisi dalla Catena Transantartica, un allineamento di imponenti montagne che si estende per la lunghezza di 3.000 chilometri, e dal cosidetto Grande Rift Antartico rappresentato da una lunga spaccatura di faglia tettonica che corre parallela alla Catena Transantartica. Domina l’Antartide occidentale il monte Erebus, un vulcano attivo alto 3.794 metri, situato sull’isola di Ross. Il vulcano è in attività costante dal 1972, sulle pendici si trova un osservatorio vulcanico gestito dal New Mexico Institute of Mining and Technology. L’isolamento del continente antartico, avvenuto intorno ai 40 milioni di anni fa, ha prodotto una corrente marina circumantartica e un decisivo raffreddamento del continente, che si è ricoperto di ghiacci dell’incredibile spessore di 3-4 chilometri.
Durante l’Anno Geofisico Internazionale degli anni ’50 una spedizione sovietica scoprì addirittura l’esistenza di una catena montuosa sepolta sotto i ghiacci, i “monti Gamburtsev”, che si estende per circa 1.200 chilometri, con vette di oltre 3.000 metri, interamente ricoperta da una coltre di 600 metri di neve e ghiaccio. Recentemente nell’area della base sovietica di Vostok, nell’Antartide orientale, è stato anche rilevato un immenso lago sommerso, ricoperto da uno strato di 4 chilometri di ghiaccio. Ricopre un'area di 14 mila chilometri quadrati ed ha una profondità media di 344 metri, come le dimensioni del Lago Ontario negli USA. Al centro vi sarebbe anche una piccola isola. La sua acqua è rimasta allo stato liquido grazie alla pressione del ghiaccio che la sovrasta e che mantiene la sua temperatura sempre vicina allo zero. I ricercatori stimano che il lago subantartico possa contenere microorganismi viventi e forme di vegetazione di 30 milioni di anni fa. Oggi il ghiaccio che ricopre la superficie del continente antartico riflette quasi l’80 per cento della luce solare, impedendo il trattenimento del calore e quindi lo scioglimento dei ghiacci. In questo ambiente, decisamente ostile per la sopravvivenza degli esseri umani, vive e trova il suo habitat naturale una prolifica fauna di specie animali come foche, pinguini, orsi e altre creature marine. Al loro fianco esistono numerose installazioni di ricerca che si sono date l’impegno di coesistere pacificamente e di proteggere la loro esistenza. Nell’ambito della presenza di queste installazioni vengono realizzate molteplici ricerche scientifiche nei diversi settori: dalla glaciologia alla vulcanologia, dalla meteorologia al geomagnetismo, dalla sismologia alla fisica della ionosfera. Va ricordato anche che in Antartide i geologi hanno collezionato migliaia di meteoriti rinvenute sulla superficie ghiacciata che hanno il pregio di aver subito limitate erosioni atmosferiche. Tra di esse ci sono anche preziose meteoriti considerate di origine lunare e marziana.
Nel corso delle esplorazioni del continente antartico sono venuti alla luce anche reperti fossili di alberi e foglie che dimostrano come sul territorio un tempo, nel corso del periodo Permiano di 200 milioni di anni fa, fossero esistite grandi foreste. I geologi hanno avuto modo di rinvenire i fossili di tre antiche foreste di alberi di Glossopteris, con le loro foglie cadute alla base degli stessi alberi. Alcuni di questi alberi, valutando il diametro del loro fusto, sono stati stimati alti sino a 25 metri. Dove sono gli abitanti dell’Antartide? In ogni angolo del pianeta si manifesta la presenza di insediamenti umani o perlomeno tracce del passaggio di antiche civiltà, tanto che si ha l’impressione di poter osservare una continua stratificazione cronologica di varie testimonianze della presenza umana su un pianeta che appare affollato di vita. La stessa cosa, molto singolarmente, non si può dire per il continente antartico. Se si tolgono i circa tremila ricercatori stagionali che abitano l’Antartide nel periodo estivo e non si calcolano i circa mille che rimangono a gestire le varie basi, il continente risulta assolutamente e inspiegabilmente inabitato. Eppure non mancano altre forme di vita, come foche, leoni marini, orsi e pinguini di ogni specie e altra varia fauna e flora sottomarina che si accalca sulle coste della piattaforma continentale. Perché non ci sono mai stati esseri umani sul continente antartico? Non si può pensare che la presenza di esseri umani sia impedita dal freddo e dai ghiacci. All’estremo nord, sui ghiacci millenari del circolo artico, le popolazioni eskimesi hanno esplorato e abitato da millenni quelle terre inospitali, avventurandosi sulla banchisa polare a pesca e a caccia e da sempre hanno realizzato villaggi di “igloo” dove vivono addirittura stabilmente. L'Artide comprende il vasto bacino marittimo del Mar Glaciale Artico e si estende fino a comprendere le punte più a nord dei continenti. Questo bacino è perennemente ricoperto dalla banchisa polare di circa tre metri di spessore che varia a seconda delle stagioni, dando origine al “pack”, una sorta di sottile mosaico di lastre di ghiaccio. Il suolo del continente antartico è sicuramente più solido di quello offerto dal Mar Glaciale Artico. Per una parte è costituito da ghiaccio spesso per molti chilometri, per un’altra parte, come nelle vicinanze del Mare di Ross e lungo la “Penisola Antartica”, è rappresentato da solida terra e roccia.
Non si può neppure obiettare che il continente antartico, a differenza delle aree del Polo Nord, si trovi ad essere isolato dagli altri continenti che lo affiancano poiché la Penisola Antartica, quella meno ghiacciata e più favorevole ad ospitare la vita umana, si trova praticamente a ridosso della Terra del Fuoco dell’Argentina. Impensabile che gruppi di cacciatori in cerca di fonti permanenti di selvaggina non si siano spinti sino all’Antartide percorrendo questa rotta, facilitati dalle varie isole che fanno da ponte naturale. Lo hanno fatto senza problemi, migliaia di anni orsono, quelle popolazioni che hanno abbandonato l’Asia per raggiungere le pianure del Nord America passando per lo Stretto di Bering che unisce il continente asiatico a quello dell’Alaska. E’ curioso constatare come sul continente australe non esistano tracce di civiltà antiche che possano averlo abitato, almeno secondo quanto ci viene detto da coloro che si sono impossessati di quei luoghi per i loro dichiarati scopi scientifici, né tantomeno si trovi la presenza di etnie native recenti. Per dirla tutta, come mai in Antartide non si trovano popolazioni equiparabili agli eskimesi? L’Antartide appare deserta da millenni. Che cosa ha tenuto lontana da questi luoghi la specie umana? Una sorta di “tabù” ancestrale che non voleva si profanasse un luogo del tutto particolare? Un luogo tanto particolare da rappresentare effettivamente l’antico Eden che l’umanità del passato ha abbandonato per andare a popolare il resto del pianeta? Le esplorazioni del continente antartico e il Trattato Antartico La Chiesa e le Società Iniziatiche medievali ipotizzavano con convinzione l’esistenza di un continente polare nell’emisfero australe che costituiva l’antico focolare dell’umanità. Tuttavia l’Antartide fu avvistata ufficialmente per la prima volta il 27 gennaio 1820 dall’ufficiale della Marina imperiale russa Fabian Gottlieb von Bellingshausen. A porvi piede fisicamente spettò quindi allo statunitense John Davis, il 7 febbraio 1821. In seguito vi furono altre spedizioni navali intorno alle coste dell’Antartide, come quella di James Clark Ross, nel 1843, che cartografò buona parte delle coste del continente.
Fu però solo nell’inizio del XX secolo che il norvegese Roald Amundsen esplorò l’interno del continente, giungendo al Polo Sud il 14 dicembre 1911. Nel 1928 il magnate americano John D. Rockefeller finanziò la spedizione dell’esploratore statunitense Richard Evelyn Byrd che guidò una flotta di tre aerei e due navi sino al Polo Sud dove eresse la base di Little America nella zona del Mare di Ross in Antartide occidentale. Nei suoi voli di esplorazione diede il nome alle Rockefeller Mountains e battezzò una vasta area con il nome di “Terra di Marie Byrd”, dal nome di sua moglie. Richard Byrd tornò in Antartide nel 1933, per completare l’esplorazione della Terra di Marie Byrd. Nel 1939, su ordine del presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt, Byrd condusse la sua terza spedizione australe con lo scopo di stabilire due basi sul continente antartico, una presso Charcot Island e l’altra vicino alla sua prima base di Little America. Tuttavia, anche se gli USA, con la presenza delle loro prime basi organizzate sul continente antartico, avrebbero potuto reclamare la loro sovranità e annetterlo come un ulteriore “cinquantunesimo Stato” alla loro Repubblica Federale, stranamente non lo fecero. Gli USA uscivano vincitori dal conflitto della Seconda Guerra Mondiale e potevano, con l’appoggio della Società delle Nazioni, ridistribuire e ridisegnare la sovranità delle terre del pianeta secondo i loro interessi. Considerando oltretutto la posizione strategica che l’Antartide poteva avere per gli USA e il fatto che nessuna altra Nazione avrebbe contestato la loro decisione poiché questo continente, fino agli anni ’50, non suscitava alcun interesse non mostrando altro che desolazione e infinite distese di ghiacci inospitali. Invece gli USA, inspiegabilmente, rinunciarono ad ogni diritto sull’Antartide, aprendone addirittura l’accesso alle altre Nazioni e operando per la stipula del Trattato Antartico con cui veniva regolamentato che il continente non avrebbe mai ospitato eserciti e armamenti e che avrebbe rappresentato un valore scientifico e culturale in comune per tutta l’umanità. |