Antartica |
Creatori e Creati: un Serpente nell’Eden |
08 Settembre 2011 | ||||||||||||||||||||
Secondo Platone la storia più antica dell’umanità si può scoprire da miti come quelli del Graal e di Fetonte. Nella Bibbia e nelle tradizioni druidiche dell’Europa emerge la stessa saga dell’umanità che dall’antico Eden, abbandonato perché sconvolto dai ghiacci, si è trovata a popolare l’intero pianeta. Ma l’umanità che dimorava l’antico Eden sembra non essere stata sola: altre creature l’affiancavano nella sua avventura planetaria.
Per i dottori della Chiesa medievale l’emisfero australe rappresentava un luogo lontano dal continente europeo e totalmente inesplorato. Una dimensione geografica giudicata ideale in cui, secondo loro, poteva esistere il “Paradiso Terrestre” da cui erano stati scacciati all’origine dei tempi i progenitori dell’umanità. Un luogo lontano e inaccessibile a cui l’umanità non avrebbe più potuto ritornare, condannata a popolare le terre del pianeta senza più godere della condizione privilegiata che aveva vissuto. In merito all’Eden, nella descrizione biblica e nell’immaginario popolare, emerge l’idea di un “giardino felice” dove non esistevano le malattie e la vita durava centinaia d’anni. Un luogo dove gli alberi da frutta fornivano ai nostri progenitori di che sfamarsi senza che avessero bisogno di lavorare. Una terra felice che le tradizioni druidiche e quelle di altri Popoli naturali concordano nell’identificare, come i dottori della Chiesa medievale, con l’attuale continente antartico, oggi ricoperto dai ghiacci, ma ricordato come era allora, una terra ricca di rigogliosa vegetazione. La narrazione biblica è nota: Dio creò Adamo ed Eva e li pose nel Paradiso Terrestre perché lo abitassero. Ma la Bibbia trascura delle cose fondamentali. Infatti, l’umanità che dimorava nell’antico Eden non era la sola specie ad abitare quel continente. Altre creature l’affiancavano nella sua avventura planetaria. Nel cercare di definire il quadro storico delle origini dell’umanità si finisce sempre, inevitabilmente, per incontrare citazioni che sono relative alla manifestazione di creature rettiloidi o serpiformi con cui spesso gli umani dei primordi avevano occasione di interagire. La presenza della figura del serpente sembra affiancare l’umanità da sempre, suscitando posizioni controverse sulla sua figura e sul suo ruolo. Nella Bibbia - nel libro della Genesi - il cristianesimo e l’ebraismo citano questa presenza rettiloide a cui imputano un intervento a sfavore della specie umana, tanto da causare la sua cacciata dall’Eden. In seguito la figura del “serpente”, o del “drago”, giungerà ad impersonificare per la Chiesa cattolica la figura del demonio, l’incarnazione del male con le cui insidie gli esseri umani debbono continuamente confrontarsi. Altre culture del pianeta invece, come quella ellenica, druidica e cinese, da sempre hanno associato alle creature rettiloidi valori di natura divina e addirittura hanno attribuito ad esse l’origine dell’umanità. Sia presso l’antica Cina che nel druidismo europeo le creature rettiloidi interpretate nella forma del drago erano considerate modelli di saggezza e di conoscenza da imitare. In alcuni casi i draghi erano anche considerati maestri di vita che potevano portare gli individui all’armonia mistica e alla conoscenza del mistero dell’universo.
La tradizione dei popoli del Libro Nel mondo cattolico la Bibbia testimonia con la sua traduzione dall’ebraico l’antica vicenda che è all’origine dell’umanità. Non è che si possa fare molto affidamento su quanto viene detto, in quanto la traduzione moderna è discorde in molte cose rispetto all’originale, che a sua volta venne scelto dai fondatori del sistema ebraico tra più versioni esistenti. Non solo: esistono differenze tra l’interpretazione approvata dalla Chiesa moderna e quella redatta in latino secoli orsono. In ogni caso i punti salienti della narrazione ci sono tutti. Il Libro della Genesi, il primo dei testi raccolti nella Bibbia, racconta di come Dio, dopo aver creato l’universo e le varie forme di vita sulla Terra, alla fine creò Adamo ed Eva, i due progenitori dell’umanità, per porli nel “Paradiso terrestre” invitandoli a seguire precise norme. Come sappiamo dalla lettura della Bibbia, la coppia capostipite dell’umanità ignorò clamorosamente tali norme, e per questo venne scacciata dall’Eden portandosi dietro il marchio infame del “peccato originale” di cui oggi stiamo usufruendo tutti. Seguiamo attentamente i passi citati dalla Bibbia perché in seguito ci serviranno per comprendere meglio, al di là dei luoghi comuni, che cosa possa racchiudere effettivamente l’antica narrazione: … Dio disse: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male” … … il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire" … Poi il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.
Adamo ed Eva iniziano a vivere una vita felice, eterna e senza malattie in quel luogo indicato dalla narrazione biblica. Unico divieto: mai cibarsi dei frutti dell’albero posto al centro dell’Eden. Tuttavia accade che una creatura, indicata dalla Bibbia come un serpente, che in completa evidenza coabitava con i due progenitori nell’Eden, induce la coppia progenitrice ad andare contro i disegni di Dio. Un serpente ben particolare, che si mostra in grado di possedere una capacità senziente e di comunicare con Eva. La Chiesa cattolica lo identifica con Satana che tenta con le sue lusinghe i malcapitati. Ma come avrebbe potuto Dio nella sua onnipotenza non accorgersi della sua presenza nel suo giardino creato apposta per i nostri progenitori e lasciarlo libero di agire? La Bibbia sembra essere chiara in proposito: … Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?" Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete". Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male". Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Ma Dio si accorge che qualcosa è cambiato nell’identità dei nostri progenitori e si arrabbia con entrambi e con il serpente e li maledice condannandoli al loro destino. …Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?" Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Poi il Signore Dio disse: "Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre!". Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita. Fin qui nulla da eccepire sul racconto biblico che dobbiamo prendere in considerazione, vista la sua vetusta stesura, e valutando che la sua testimonianza si avvicina all’epoca in cui accaddero gli eventi narrati. Tuttavia a questo punto è inevitabile porci alcune domande sugli attori della situazione, che possano chiarire meglio il senso della narrazione stessa e concedere particolari di non poco conto.
Come non prendere atto che, se da quel momento in poi il serpente, secondo la maledizione divina, dovrà strisciare, allora vuol dire che prima non strisciava, ma evidentemente poteva camminare. Il serpente poteva rappresentare a tutti gli effetti una specie di rettiloidi che coabitava nell’antico Eden con Adamo ed Eva.
La Bibbia è la risultante di tante versioni precedenti stratificatesi nel tempo, in un accumulo di versioni di eventi, tanto che alla fine è stato necessario scegliere una versione ufficiale che li riassumesse un po’ tutti. In questa ridda di versioni e di interpretazioni sono rimasti alla fine nella versione ufficiale elementi che mostrano una certa incongruenza, ma che comunque rivelano un quadro molto più profondo di una storia dell’umanità, forse manipolata dai capi religiosi o forse semplicemente mal interpretata dai compilatori biblici. Il primo interrogativo che ci poniamo è quello relativo alla figura biblica di Dio. Sembra che nel libro della Genesi si faccia confusione tra il Dio “creatore” dell’universo e il dio che “crea” l’umanità, e che esistano due precise figure con loro specifiche competenze di ruolo. La Bibbia, nel suo originale ebraico, per indicare il dio creatore dell’umanità utilizza la parola “Elohim” che è il corretto plurale di Dio e significa “gli dei”. Non solo, in una parola simile dell’ebraico antico, “E-loah”, significa: “coloro che sono venuti dal cielo”. Quindi, per indicare il Dio creatore dell’universo l’ebraismo utilizza la parola “Yahweh”, che tradotto significa “Colui che è” e che indica un preciso concetto di natura mistica. E’ evidente che ci sono due definizioni di Dio e due diverse attribuzioni di ruolo e di eventi. Nel Deuteronomio la Bibbia dice esplicitamente, precisando il ruolo metafisico di Yahweh: “Vedete che solo io sono Dio e che non c’è altro Dio accanto a me”. Qui la Bibbia reclama un principio monoteista che sembra essere incoerente quando parla di “dei”, gli Elohim, che creano Adamo e Eva. A fronte di questa differenza di nomi e di ruoli, viene da pensare che dopo che l’universo fu creato da Yahweh, qualche altro Ente (gli Elohim?) provvide a organizzare l’umanità destinandole un luogo, l’Eden, in cui crescere senza affanni.
In questa chiave interpretativa gli Elohim ricordano inevitabilmente sia il mito del Graal, il cui acronimo significa “Gnosis Recepita ab Antiqua Luce”, sia la figura di Fetonte della narrazione druidica, che storicizza il mito del Graal stesso in una completezza di dati storici e leggendari. Ricorda anche la figura dei “Signori del tuono” degli Aborigeni australiani che danno vita all’umanità. Circa la natura degli Elohim occorre puntualizzare l’affermazione, sempre al plurale, secondo cui gli individui “creati” fossero simili a loro, anche nella differenziazione dei sessi. E’ inevitabile pensare che queste caratteristiche biologiche non siano attribuibili a un Dio inteso come puro spirito, ma piuttosto a creature che in qualche modo assomigliavano fisicamente ai nostri progenitori. La Bibbia è esplicita in merito: … Dio disse: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” …”E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Stessa cosa che gli Elohim ripetono quando si accorgono che la coppia dei nostri progenitori ha disobbedito alle loro indicazioni. Ma nella narrazione biblica c’è una grossa incongruenza, giustificata solamente dalle ingenue sovrapposizioni che i redattori del tempo hanno fatto fondendo le varie versioni del testo sacro: prima creano Adamo ed Eva a loro immagine e somiglianza e poi li puniscono perché mangiano la fatidica mela? … Poi il Signore Dio disse: "Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi in quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre!” … La supposizione che gli Elohim fossero delle creature “discese dal cielo”, come suggerisce la traduzione ebraica della parola “E-loah”, per dare una organizzazione ai primi uomini, sembra essere supportata anche da altre tradizioni che hanno per oggetto le origini dell’umanità. Platone e altri autori greci citano in merito: “Gli Dei una volta lasciarono la loro dimora celeste e si divisero i vari luoghi di tutta la Terra secondo la sorte” … “Ottenuto così il loro scopo, popolavano le terre, e dopo averle popolate nutrivano noi, lor possesso e prole come il pastore il bestiame: però non costringevano i corpi con la forza dei pastori”… Esiodo nelle “Opere e i giorni” narra che ai primordi la Terra fu abitata originariamente da una stirpe aurea di uomini mortali creati dagli dei immortali che “hanno le olimpie dimore”. “Erano ai tempi di Crono, quand'egli regnava nel cielo; gli uomini come dèi vivevano, senza affanni nel cuore, lungi e al riparo da pene e miseria, né per loro arrivava la triste vecchiaia, ma sempre ugualmente forti di gambe e di braccia, nei conviti gioivano, lontano da tutti i malanni; morivano come vinti dal sonno, e ogni sorta di beni c'era per loro; il suo frutto dava la fertile terra senza lavoro, ricco e abbondante, e loro, contenti, sereni, si spartivano le loro opere in mezzo a beni infiniti, ricchi d'armenti, cari agli dèi beati. Poi dopo che la terra coprì questa stirpe essi sono démoni, per il volere di Zeus grande, benigni sulla terra; custodi degli uomini mortali della giustizia hanno cura e delle azioni malvagie vestiti di nebbia sparsi dovunque per la terra datori di ricchezza: ebbero infatti questo onore regale”.
Se gli Elohim hanno dato la vita ai nostri progenitori, il ruolo del serpente citato nella Bibbia sembra essere quello di un iniziatore dell’umanità conducendola ai segreti dell’albero della conoscenza.
In definitiva egli non contraddice la figura degli Elohim e non afferma una dottrina diversa da quella che loro avrebbero potuto insegnare ai nostri progenitori. Si limita solamente a stimolare Adamo ed Eva ad affrontare una esperienza che non porta a rivelarsi contraria all’identità morale degli Elohim. Del resto la Bibbia è precisa nell’affermare che gli Elohim contestano solamente il fatto che, dopo aver mangiato il frutto dall’albero della conoscenza, Adamo ed Eva sono divenuti come loro, in grado di sviluppare una conoscenza evidentemente comune. Forse, come ricorda Platone nei suoi “Dialoghi”, per gli Elohim l’umanità poteva rappresentare solamente un esperimento destinato a evolversi nel tempo. Pertanto si potrebbe pensare addirittura che il ruolo del serpente possa risultare complementare allo sviluppo della specie umana. Una sorta di “Prometeo” ante litteram che, amico degli uomini, dona loro il segreto del fuoco attirandosi le ire di Zeus, il re degli dei dell’Olimpo, che lo condanna ad un supplizio eterno. Forse gli Elohim, visti come gruppo di individui, prima di tutto avevano generato proprio la stirpe del serpente e l’avevano posta nell’Eden, dove in effetti si trovava, senza darle alcun obbligo da seguire, come invece venne fatto con Adamo ed Eva. Un versetto della Bibbia ci pone ulteriori interrogativi sulla natura del “serpente” colpevole di aver spinto i nostri progenitori ad assaggiare il frutto dall’albero della conoscenza. Gli Elohim puniscono il serpente maledicendolo e condannandolo, da quel momento in poi, a dover strisciare con il ventre contro il suolo. Ma questa affermazione ci pone un inevitabile interrogativo. Prima di allora il serpente non doveva avere l’aspetto di un serpente come oggi conosciamo. Se viene condannato a strisciare in terra allora vuol dire che prima non era questo il suo modo di muoversi. Ovvero che poteva avere braccia e gambe. … Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita”… Se così fosse si potrebbe a buona ragione pensare che nell’Eden i nostri progenitori vivessero accanto a un’altra specie di creature rettiloidi, da cui ricevettero una formazione evolutiva. Creature di cui oggi non abbiamo più alcuna traccia nel nostro panorama geopolitico. Sembrerebbe invece, valutando le numerose testimonianze che sono giunte sino a noi attraverso narrazioni e sculture, che queste creature fossero molto conosciute nel passato.
Secondo queste testimonianze queste creature rettili avrebbero da sempre abitato la terra a fianco degli umani. La loro presenza nell'antichità era ben conosciuta e ad essi veniva conferita la dignità di Dei e spesso erano descritti come i procreatori dell’umanità. Nella mitologia greca esiste una narrazione, che può ricordare l’evento descritto dal libro della Genesi, in cui viene determinata dapprima la comparsa dei rettiloidi e successivamente quella degli uomini. Eurinome, la Dea di tutte le cose, era emersa dal caos e aveva iniziato a danzare creando un vortice che si trasformò in un serpente di nome Ofione. Questo si unì alla sua danza e insieme si stabilirono sul monte Olimpo dove regnarono per qualche tempo sul creato che avevano realizzato insieme. Ma il serpente giunse a vantarsi di essere il solo artefice della creazione ed Eurinome si arrabbiò tanto da sferrargli un forte calcio alla bocca facendogli cadere tutti i denti e lo relegò nelle caverne sotterranee. I denti del serpente Ofione, toccata terra, si trasformarono in esseri umani. Il primo uomo fu Pelasgo, capostipite dei Pelasgi, emergendo dal suolo d’Arcadia, subito seguito da altri uomini ai quali Pelasgo insegnò come fabbricare capanne e come nutrirsi di ghiande e cucire tuniche. Nel Nord America è ancora viva la tradizione dei Nativi americani Hopi che racconta dell'esistenza nel passato della storia di una razza di uomini rettili, chiamata Sheti o "Fratelli Serpente", che avrebbero portato la conoscenza alla loro gente e che oggi vivrebbe sottoterra in luoghi isolati del nostro mondo. In Sud America, nel Messico precolombiano, si parla di Quetzalcoatl, il dio–serpente antropomorfo ricoperto di piume variopinte, venerato dai Maya come l’iniziatore ai misteri dello spirito e alle scienze della terra e del cielo. Nel Mali, in Africa, la popolazione dei Dogon tramanda il mito della loro origine che riguarda la presenza fra loro di un uomo rettile, iniziatore dell’umanità. Nella mitologia greca la figura di Zeus, Dio supremo dell’Olimpo e creatore dell’umanità, era rappresentato come un serpente benevolo che dona armonia e aiuta gli uomini. A lui era attribuita la facoltà di essere un mutaforma. Zeus era nato dalla stirpe dei giganteschi Titani, descritti spesso anch’essi come creature dall’aspetto di rettili antropomorfi. Secondo il mito, Zeus combatté i Titani che lo volevano uccidere, riecheggiando la saga nordica di Odino che combatte con i Giganti, e dopo averli vinti, usando un “falcetto” d’oro come quello dei druidi dei Nativi europei, si installa sul Monte Olimpo e quindi crea l’umanità. In occidente, la Chiesa attribuì al serpente, ovvero implicitamente al drago a cui viene associato per una similitudine di aspetto, il ruolo di Satana, l'angelo ribelle e nemico della Chiesa stessa. Ma per un caso inspiegabile la casta guerriera e la borghesia laica del rinascimento si fregerà invece proprio dell'attributo del drago-serpente per distinguersi in valore e nobiltà. In oriente, il serpente-drago ha avuto da sempre un posto di rilievo. Nelle tradizioni asiatiche è ancora oggi sinonimo di saggezza e di conoscenza mistica. Nella cultura cinese, vietnamita, coreana e giapponese, si tramandano le leggende dei Long (Yong in Coreano, Ryu in giapponese) o dragoni, creature a metà tra il piano fisico e il piano astrale, ma raramente descritte in forma umanoide, che possono assumere a piacere la forma umana e rettile.
La mitologia nordica ha mantenuto una descrizione degli antichi eventi che riguardano le vicende edeniche, che possono sovrapporsi con migliore definizione alla narrazione biblica, probabilmente per via della sua incontaminazione culturale, in quanto è stata a lungo difesa dalla penetrazione cristiana. La mitologia nordica si basa sull’”Edda poetica”, una raccolta di opere di autori anonimi della Scandinavia, redatta intorno all’800 d.C., costituita da 29 carmi provenienti da varie nazioni della Scandinavia e della Groenlandia. I testi si possono dividere in poemi degli Dei, di contenuto mitologico, e poemi degli uomini, relativi a epopee eroiche e storiche.
Secondo la tradizione druidica riportata dall’Edda, all’inizio la Terra ricoperta dai ghiacci era abitata dai Giganti che dominavano incontrastati il mondo. Dai Giganti nacquero poi altre creature simili a loro, gli Asi, ma di dimensioni più piccole, che iniziano a dominare le proprie terre. I Giganti, preoccupati dell’indipendenza degli Asi cercarono di sterminarli, ma Odino a capo dei suoi fratelli si oppose e iniziò una cruenta guerra. Alla fine Odino riuscì a vincerli con l’aiuto di Loki, un personaggio esterno alle vicende del pianeta, venuto dal cielo tra tuoni e tempesta. Loki, anche se vive tra gli Asi, non è uno di loro ma ha origine al di fuori della loro storia, ed è adottato da Odino come proprio fratello, perché lo ha affiancato in maniera determinante nella lotta contro i Giganti. Il nome di questa divinità che irrompe inaspettatamente nel pantheon nordico, a detta di vari esegeti, sembra essere imparentato con il latino “lux”, luce o “portatore di luce”, e mostra analogia con “logi”, la fiamma. Non è difficile accostare Loki al mito medievale di “Lucifero”, dal cui smeraldo sarà realizzata la coppa del Graal, o a quello di Fetonte, oppure a quello biblico degli Elohim, anche se la Chiesa del tempo ha creato una gran confusione demonizzandone la figura. Dopo che i Giganti furono sconfitti, Odino venne nominato re degli Asi, gli dei del Nord, e incominciò ad organizzare la Terra di cui gli Asi erano divenuti padroni. Dal corpo di Ymir, il gigante di ghiaccio primordiale, gli Asi crearono un nuovo mondo. Come i mitici Signori dell’Alcheringa australiani che modellarono la terra perché ospitasse l’umanità, gli Asi trasformarono l’immenso corpo di Ymir per rendere possibile la comparsa di una nuova forma di vita. Dalle ossa del gigante nacquero le montagne, dai suoi capelli gli alberi, dal suo cervello le nuvole. Pacificata la Terra, Odino si recò nella “Terra di Mezzo”, “Midgard” dove, aiutato da Loki e Hoenir, creò la prima coppia umana: un uomo, Askr, ricavato da un tronco di frassino, e una donna, Embla, ricavata da un tronco di olmo. Hoeker, o Hoenir, il saggio e amico di Odino, si incaricò di dare ad entrambi il dono della ragione perché potessero comprendere le cose che avevano intorno. Loki, dal canto suo, diede loro il misterioso calore interiore che li avrebbe resi effettivamente vivi e simili agli dei. Odino destinò alla coppia la “Terra di Mezzo”, al cui centro c’è l’Yggdrasil, un albero magico dispensatore di potere e di conoscenza, da cui si dipartivano quattro fiumi.
Terminata la loro opera, i tre Dei lasciarono il Nuovo Mondo affinché gli esseri umani potessero vivere da soli realizzando quanto avevano bisogno per la loro sopravvivenza e per il completamento del loro destino. Per proteggere l’Eden dai pochi Giganti sopravvissuti, Odino cinse la Terra di una grande muraglia, alcune leggende parlano di una fitta foresta, e pose nel mare un gigantesco serpente, lo Jormungandr, affinché le girasse attorno per sorvegliarla. Anche Odino, in alcune antiche versioni della tradizione norrena, viene descritto dall’aspetto rettiloide ed una delle sue facoltà, quella di essere mutaforma, risulta simile a quella già nota di Zeus, il re degli Dei dell’Olimpo greco.
Platone nel “Timeo” asseriva in merito alla natura e al ruolo dei miti che essi rappresentavano il solo modo di trasmettere attraverso il tempo la cronaca di eventi che altrimenti sarebbero stati dimenticati a causa delle vicissitudini storiche dei popoli e delle catastrofi ambientali del pianeta. I Celti, anch’essi espressione della cultura dei Popoli naturali, attribuivano l’origine dei monumenti megalitici ad eventi legati al contesto del mito. Per i Celti, come per gli altri Popoli naturali, il mito assumeva un’importanza determinante poiché in esso intravedevano le loro origini culturali e storiche e vi trovavano storia e conoscenza. Le tematiche dei miti dei Celti parlano della venuta sulla Terra di Dei civilizzatori, del mito dell’Eden primordiale o della Terra delle Origini. Nella leggenda bretone del Paese d’Ys si narra della tragedia della scomparsa della civiltà di origine, posta nel bacino della terra fertile del Mar Nero, avvenuta circa seimila anni fa a causa della tracimazione delle acque del Mediterraneo dopo la fine dell’ultima glaciazione. I miti dei Celti raccontano di specie intelligenti che avrebbero popolato la Terra prima della comparsa dell’uomo. Secondo loro, una specie simile a rettili antropomorfi avrebbe tenuto a battesimo l’umanità. Ricordano nei loro miti le grandi catastrofi ambientali che avevano portato alla perdita dell’Eden primordiale, con il conseguente sovvertimento della società da una condizione evoluta all’attuale situazione che essi definiscono come la barbarie del patriarcato. Raccontano della trasformazione della società edenica, agricola e pacifica, in una società patriarcale, sessista, dedita alla caccia e alla guerra e di abitudini carnivore. Narrazione che ricorda il mito biblico di Caino e Abele. Uno dei più importanti miti delle origini dell’antico celtismo è certamente quello del Graal. Questo ente magico era considerato l’origine e la fonte arcaica della conoscenza dei druidi. In seguito il mito del Graal venne considerato anche l’origine dell’Alchimia e poi ancora preso a prestito dal cristianesimo come coppa contenente il sangue del Cristo. Il riferimento del Graal alla conoscenza portata in terra da Loki-Elohim sembra essere sancito dallo stesso acronimo che costituisce il suo nome, ovvero: “Gnosis Recepita Ab Antiqua Luce”, una “Conoscenza ricevuta da una antica Luce”….
Le tradizioni storiche custodite dalle comunità druidiche dell’Europa hanno portato a storicizzare il mito del Graal nella leggenda di Fetonte, che si sovrappone alla figura degli Elohim e a quella di Loki. La storicizzazione dell’antico mito nella figura simbolica di Fetonte ha permesso di recuperare una parte di storia che apparentemente poteva essere relegata al solo mito, fornendo una chiave interpretativa che chiarifica gli antichi eventi in una precisa storia. Facendo una sintesi di varie tradizioni parallele si potrebbe così narrare l’eterna saga del Graal:
“Ai primordi della storia dell’umanità, una creatura divina - da alcuni identificata nella figura dei mitici Elohim e nel simbolismo di Fetonte - scende dal cielo sulla Terra. Dallo smeraldo che porta sulla sua fronte, viene ricavata una coppa da creature semidivine che erano custodi dell’Eden primordiale e che potrebbero essere identificate nei rettiloidi. Con questa coppa di conoscenza aiutano l’umanità nella sua evoluzione, una coppa di conoscenza che viene consegnata prima ad Eva la quale poi, generosamente, estende anche ad Adamo. Una catastrofe si abbatté sull’Eden e, dopo che per tre volte le nevi lo ricoprirono come un mare di latte, i due progenitori lasciarono il paradiso terrestre per realizzare un altro focolare dell’umanità. La Coppa passò di mano in mano, dal tempo dell’Eden fino alla terra d’Egitto, dove venne inizialmente custodita da Osiride che con essa rese grande il suo regno. Ma dopo la morte di quest’ultimo, ucciso da Seth, la coppa del Graal andò perduta. Venne ritrovata da Ekhnaton, il faraone che tentò di ricostruire l’antico splendore dell’umanità, ma dopo la sua morte essa rimase preda dei figli di Seth e venne portata in salvo sulla Terra iperborea, nell’emisfero boreale, dove venne gelosamente nascosta e protetta dai druidi che l’abitavano. Molti secoli dopo sarà compito di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, guidati da Merlino il druido, recuperarla cercandola attraverso le lande europee per portarla al castello di Camelot dove poter rifondare nuovamente il perduto Eden”. |