Antartica |
Il mistero dei rettiloidi |
18 Aprile 2011 | ||||||||
Alieni o altra specie con cui coabitiamo?
Il caso Zanfretta e la manifestazione dei rettiloidi Nel panorama iconografico degli alieni, incontrati in esperienze del III tipo, domina da decenni la figura di bassa di statura umanoide con una grande testa dominata da altrettanti due grandi occhi. Queste creature sono oggi conosciute presso i cultori dell'argomento e verso il vasto pubblico con il termine di "grigi" e sembrano rappresentare la sola iconografia aliena possibile, senza lasciare posto ad altre raffigurazioni. Tuttavia ecco giungere il caso dell’abduction di Piero Zanfretta che porta a sconvolgere le certezze dei ricercatori e aprire inquietanti interrogativi sulla storia dell’umanità. La notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978, presso Marzano, una frazione di Torriglia, paese dell'entroterra genovese, Pier Fortunato Zanfretta, un metronotte della Cooperativa di Sorveglianza Valbisagno, sta eseguendo un normale giro di controllo. Quella notte, inspiegabilmente cambia il suo percorso abituale e prende un’altra direzione, dove ci sono sempre ancora altre case da controllare. Mentre si trova sul nuovo percorso di ronda scorge quattro luci bianche muoversi intorno all'ultima villa, "Casa Nostra", della frazione di sua competenza. Pensando ad un furto, ferma l'auto, una 126 munita di radiomobile, ma mentre cerca di comunicare con la centrale, la valle piomba nel buio e a bordo della sua auto la radio, le luci e tutti i circuiti elettrici cessano di funzionare. Impugnate pistola e torcia elettrica si avvicina alla villa e, dinanzi allo spigolo di uno dei muri della casa, riceve una violenta spinta che lo butta a terra; si rialza, si volta, e vede una creatura alta tre metri dalla pelle molle e verde, con occhi fiammeggianti e delle specie di spine ai due lati della testa. La creatura non è sola. Zanfretta ha l’impressione di svenire e viene portato all’interno di quella che lui ritiene sia l’astronave delle creature aliene. Qui si ritrova disteso su un lettino di metallo lucido, trattenuto per le mani e i polsi. Dall’alto vede scendere una sorta di sonda di vetro trasparente e le creature iniziano a sottoporlo a una serie di esami intrusivi e indolori sul suo corpo. Qui gli viene inserito un minuscolo oggetto nella nuca che si ritrova ad avere tuttora. Quindi le creature aliene riportano Zanfretta dove lo avevano prelevato. Terrorizzato, si precipita oltre il cancello e, dopo aver udito un sibilo fortissimo scorge una sagoma luminosa mostrarsi da dietro la collina che sfreccia verso il cielo. Finalmente giunge all'auto, la cui radio aveva nel frattempo ripreso a funzionare, e dà l'allarme ai suoi colleghi. Zanfretta ricorderà in seguito che già una settimana prima, mentre stava eseguendo il suo giro di sorveglianza, aveva potuto osservare nel cielo notturno, assieme ad altri testimoni, un grande oggetto non identificato luminoso e a forma di sigaro. In questa prospettiva le creature incontrate da Zanfretta sembrano del tutto fuori posto e lasciano perplessi sulla presunta incongruenza del caso. In effetti, in confronto a quelli descritti da Zanfretta, i grigi sembrano essere più ovvi, rassicuranti, messi al loro giusto posto. Giusti per l’immagine che dovrebbe avere un alieno a misura della cultura tecnologica e smaliziata dell'umanità moderna. Tuttavia non mancano esempi di testimonianze, al di là di quella di Zanfretta, che riguardano creature aliene rettiloidi.
Nel panorama iconografico degli alieni osservati dai vari testimoni, la figura sauroide delle creature incontrate da Zanfretta sembra non essere nuova poiché creature del genere sono state viste in altri posti del pianeta, anche se in misura molto meno frequente rispetto ai grigi. Esistono vari casi rilevati negli USA e alcuni anche in Italia. Ad esempio nel cosiddetto “triangolo del mistero”, in un’area particolarmente vasta che comprende le province di Bologna, Ferrara e Rovigo, per circa un ventennio a partire dagli anni ‘80 le cronache locali parlarono insistentemente di una o più creature umanoidi, con sembianze rettiloidi ed anfibie, avvistate da contadini e pescatori del luogo. Diversi testimoni raccontarono di aver visto esseri squamosi di colore verdastro, alti più di due metri e mezzo, capaci di saltellare e muoversi agilmente, i quali apparentemente sembravano essere la causa di momentanei malesseri fisici alle persone stesse. I quotidiani locali come il “Resto del Carlino”, “Il Gazzettino” e “L’Eco del Po”, diedero ampio risalto a questi avvistamenti. Ma anche nel Medioevo le creature rettiloidi fecero la loro comparsa. Si può ricordare come già alcune cronache medievali liguri citino l’apparizione di creature simili a quelle che avrebbe incontrato Zanfretta e che furono viste appunto nella zona intorno a Genova. Una di queste cronache riporta che nell'anno 1608 ci fu l'apparizione nel mare di Genova di mostri molto simili a quello descritto da Zanfretta; si narra che avessero forma umana ma con il corpo tutto coperto di squame e la testa che sembrava quella di un drago. Tanto fu lo spavento tra la popolazione che la Signorìa del luogo fece sparare 800 colpi di cannone per allontanarli, tuttavia senza riuscirvi. I rettiloidi nelle tradizioni del pianeta La figura dei rettiloidi potrebbe rispondere a quella che avrebbero potuto assumere creature della specie di vari dinosauri se non si fossero estinti e si fossero evoluti sino ai giorni nostri.
L’ipotesi potrebbe non essere così inverosimile. Nel Museo di Toronto, in Canada, esistono delle ricostruzioni ossee di piccoli sauri dell’altezza di circa tre metri, con cinque “dita” dei piedi e delle mani. Nelle dita delle mani è compreso il pollice, allineato alle altre dita e quindi con funzioni prensili e adatte alla manipolazione di oggetti. Tuttavia la figura dei rettiloidi non rappresenta una iconografia nata nell'era moderna e basata sulla suggestione suscitata da quanto possiamo sapere sulle antiche specie dei sauri che hanno popolato per milioni di anni il nostro pianeta. Creature di fattezze rettiloidi antropomorfe, infatti, erano già conosciute nel lontano passato e sono riportate nei miti e nelle tradizioni di molti popoli, rappresentate dalla figura del drago. Possiamo citare le prime raffigurazioni di Zeus, re di tutti gli Dei dell'Olimpo della Grecia Antica, che lo mostrano in una effigie di un serpente antropomorfo. Il primo re mitico di Atene, Cecrope, era mezzo uomo e mezzo serpente. Nella mitologia greca i Titani e i Giganti avevano servitori serpenti e talvolta i Giganti stessi erano raffigurati in forma "anguiforme", ossia con le gambe formate da terminazioni serpentiformi, come il gigante Klyteros, raffigurato nel bassorilievo del fregio della Gigantomachia sull'Altare di Pergamo. Presso gli antichi Celti la figura del drago impersonava quella del mitico Odino e di tutti gli altri Asi, gli dei di Asgard. Nella tradizione nordica viene attribuita a Odino la creazione del primo uomo e della prima donna che egli pone in Midgard, la Terra di Mezzo, dominata dal grande albero che cresce al suo centro. Nella cultura celtica, il druido, lo sciamano filosofo e guerriero, era rappresentato con l'iconografia del drago. Fetonte, il portatore di conoscenza delle antiche tradizioni europee, era anch'esso associato alla figura del drago-serpente. Nella tradizione biblica gli Elohim, ovvero gli dei che crearono il primo uomo, sono raffigurati con la sembianza di serpenti antropomorfi. Lo stesso serpente che dona la conoscenza ad Adamo ed Eva possiede un attributo antropomorfo che perderà per la punizione divina dovuta al suo gesto. La Chiesa attribuirà al serpente, ovvero implicitamente al drago a cui viene associato per una similitudine di specie, il ruolo di Satana, l'angelo ribelle e nemico della Chiesa stessa. Per contro, la casta guerriera e la borghesia laica del tempo si fregerà invece proprio dell'attributo del drago-serpente per distinguersi in valore e nobiltà. In sud America, nel Messico precolombiano, si parla di Quetzalcoatl, il dio–serpente venerato dai Maya, le cui raffigurazioni erano una costante nella vita sociale di quel popolo. Fra le rovine di un antico abitato mesopotamico, nei pressi di Ur, alcuni decenni orsono vennero rinvenuti, all’interno di tombe semisepolte, alcuni idoli in terracotta chiaramente umanoidi ma con la testa di serpente. Nel nord America la tradizione dei Nativi americani Hopi racconta dell'esistenza di una razza di uomini rettili che vivrebbe sottoterra, chiamata Sheti o "Fratelli Serpente". Nelle scritture e leggende dell’India sono citati i Naga, esseri a forma di serpente che si riteneva vivessero sottoterra, pur avendo contatti anche con gli uomini.
In alcune versioni si riferiva che tali esseri avevano vissuto su un continente che si sarebbe poi inabissato nelle acque dell'Oceano Indiano. I testi indiani parlano anche di un'altra razza di uomini-serpente chiamata Sarpa. I Syrictæ (in greco: Skiritai, in latino: Sciritae), una tribù di uomini con narici simili a quelle dei serpenti al posto del naso, con gambe a forma di serpentina. Per la cultura dell’Asia orientale il serpente-drago è ancora oggi sinonimo di saggezza e di conoscenza mistica. Nella cultura cinese, vietnamita, coreana e giapponese, si tramandano le leggende dei Long (Yong in coreano, Ryu in giapponese) o dragoni, creature a metà tra il piano fisico e il piano astrale, ma raramente descritte in forma umanoide, che possono assumere una forma tra l'umano e il rettiliano. In Giappone la tradizione locale cita storie sui Kappa, un popolo mitologico di rettili umanoidi. In Cina, Corea e Giappone, i reami sottomarini sono mitologicamente popolati da Re Dragoni e i loro discendenti sono considerati umani discendenti da una razza di dragoni. Questa discendenza viene spesso rivendicata dagli imperatori asiatici, che si credeva fossero in grado di mutare volontariamente da una forma umana ad una forma di drago. Nel Medio Oriente sono conosciuti gli Jinn, uomini serpente o dragoni di cui si parla fin dai tempi più antichi. In un libro apocrifo falsamente identificato come il perduto Libro di Jasher, viene descritta una razza di uomini serpente. Nel Mali la popolazione dei Dogon tramanda un mito della loro origine che comprende un uomo rettile. I Dogon sostengono di discendere dal dio Amma, proveniente dalla stella Po Tolo (Sirio B). I “rettiliani” di Icke e la teoria del complotto La creatura incontrata da Zanfretta può ricordare anche il caso dei “rettiliani” descritti da David Icke, ex giornalista della BBC ed ex deputato verde inglese, nel suo libro “The Biggest Secret: The Book That Will Change the World” pubblicato nel 1999, ventun anni dopo l’avventura dell’abduction subita e testimoniata da Piero Zanfretta. Come già asseriscono alcune leggende nordiche, Icke propone l’idea che i rettiliani, da lui descritti in accordo con il Zanfretta come creature alte tre metri, siano originari della Terra e rappresentino i precursori della specie umana che, giunti all’apice della loro evoluzione tecnologica e soggetti ad una estinzione di specie, avrebbero abbandonato il pianeta per cercare un riparo nello spazio in uno dei mondi del nostro sistema solare. Ritornerebbero sulla Terra per fornirsi di vari materiali che possono servire ai loro bisogni e per controllare, secondo l’autore, la specie umana anche a livelli di alta politica allo scopo di preservare l’accesso e la sicurezza delle risorse di materie prime che loro utilizzano. Occorre ricordare che questa ipotesi è esplosa in maniera mediatica negli anni 1995 coinvolgendo migliaia di appassionati. Zanfretta, che denunciò la sua avventura nel 1978, all’epoca non poteva prevedere questa forte corrente mediatica futura e la constatazione porta a valutare la veridicità della effettiva avventura che in seguito ha travalicato le sue aspettattive e che tutto sommato, probabilmente, ha aperto la strada alle ipotesi socio-politiche di Icke. |