Animalismo

Manifesto Animalista

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29 Giugno 2013

Michela Vittoria Brambilla ha presentato il suo libro “Manifesto Animalista” al Circolo Canottieri Armida di Torino

Michela Vittoria Brambilla ha presentato a Torino il suo libro “Manifesto Animalista-Difendiamo i loro diritti”


Michela Vittoria Brambilla, parlamentare italiana, è stata Ministro del Turismo dal 2009 al 2011. Convinta militante animalista, è presidente della Le.I.D.A.A., Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente. Ha creato la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, che riunisce tutte le principali associazioni animaliste italiane, e fondato insieme a Umberto Veronesi il movimento “La coscienza degli animali” con lo scopo di “dare voce a chi voce non ha e di contribuire in maniera significativa alla creazione di una nuova cultura di amore e tutela degli animali e di rispetto dei loro diritti”. Ha partecipato attivamente alla battaglia per i 2700 beagle di Green Hill destinati alla vivisezione, caso che ha avuto un risalto internazionale, e che si è concluso felicemente nel luglio 2012 con la liberazione dei cani.

Abbiamo intervistato Michela Vittoria Brambilla in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Manifesto Animalista” al Circolo Canottieri Armida di Torino. In un clima festoso di una giornata assolata sulle rive del Po al Parco del Valentino parecchie decine di cani, soprattutto beagle salvati da Green Hill, sono intervenuti alla presentazione insieme al folto pubblico, producendo quella tipica allegra confusione che si crea quando un gruppo di cani si trova insieme. La cosa curiosa è che quando Michela Vittoria Brambilla ha iniziato la presentazione, si sono acquietati e non hanno disturbato per tutto il tempo della conferenza. Erano anche loro attenti e partecipi.

Il libro è un vero e proprio proclama in cui ad ogni capitolo corrisponde un punto cruciale della battaglia per i diritti degli animali: abolire la vivisezione, riconoscere agli animali lo status di esseri senzienti, punire più severamente maltrattamento e abbandono, vietare l'allevamento e l'uccisione di animali per produrre pellicce, abolire zoo e spettacoli con animali, abolire palii e sagre che comportano lo sfruttamento di animali, abolire gli allevamenti intensivi e promuovere una cultura vegetariana, abolire la caccia.

I diritti d'autore derivanti dalle vendite del libro saranno destinati ad aiutare gli animali in difficoltà.


La presentazione è stata l’occasione di incontrare alcuni dei beagle salvati dal lager di Green Hill

Nel Manifesto Animalista si parla degli animali come esseri senzienti. Pensi che si arriverà davvero a considerare gli animali come esseri senzienti, quindi alla pari?

È già così. Nel 2007 è stato siglato il trattato di funzionamento dell’Unione europea, il trattato di Lisbona, che riconosce agli animali lo status di esseri senzienti e impegna i paesi membri a tenerne conto. È stato recepito con la legge 130 che è in vigore dal primo dicembre del 2009. Quindi siamo passati da un principio di welfare, cioè di solidarietà, nei confronti degli animali all’affermazione dei loro diritti e quindi la necessità di tutelarli.


Questo è importantissimo, però questo principio non è ancora entrato nel sentire comune, ossia il fatto che gli animali siano davvero esseri senzienti, e forse è da lì che nasce tutto il problema, non credi?

C’è un grande cambiamento culturale in atto, anno dopo anno. Il Manifesto Animalista è il libro che ho scritto per affermare i diritti degli animali i cui proventi saranno, per quanto mi riguarda, completamente impiegati per aiutare gli animali in difficoltà e quindi donati. Ci sono tante opportunità che dobbiamo seguire, dobbiamo cominciare dalle piccole cose per favorire stili di vita più consapevoli, difendere l’ambiente e i diritti degli animali, e sono i punti che rappresentano un trattato di pace che ognuno di noi deve sottoscrivere con tutte le creature viventi.


Nel libro si affrontano temi cruciali. Ad esempio la vivisezione.

Sì, partiamo dal primo importantissimo tema, visti anche i numerosi “bambini” di Green Hill che ci sono qui oggi. La vivisezione deve essere solo e soltanto abolita per due ragioni: innanzitutto perché non è vero che il fine giustifica i mezzi. Quand’anche fossero necessari quei mezzi, il fine non li può giustificare. Questo non può accadere in un grande paese civile come il nostro. Ma la vivisezione va abolita non solo perché eticamente inaccettabile, ma anche e soprattutto perché molto dannosa e pericolosa per la nostra salute, perché gli errori prodotti dalla vivisezione sono davanti agli occhi di tutti, e la parte più avanzata del mondo scientifico ci ricorda come ad esempio il 92% dei farmaci che sono risultati innocui sugli animali siano poi scartati nel momento in cui vengono sperimentati sull’uomo, perché dannosi per l’uomo. C’è anche la differenza di risultato: ad esempio tra il topo e il ratto c’è una differenza di risposte del 60%, perché il modello sperimentale di uno non è il modello sperimentale dell’altro, in quanto ogni specie animale è chiusa nel suo isolamento riproduttivo e quindi non può dare risposte per un’altra, figuriamoci tra un topolino e noi!


Un momento della presentazione

Ci sono dei casi clamorosi, come la strage delle scimmie per trovare un vaccino contro l’AIDS... poi un giorno non se ne parlò più, perché? Dopo migliaia e migliaia di povere creature che hanno perso la vita, dopo un dispendio di risorse economiche molto ingente, dei cento vaccini che sono stati messi a punto per combattere l’AIDS, quanti ne sono risultati efficaci? Zero!

Ma la vivisezione ha anche creato grandi e gravi errori con conseguenze pesanti. Pensiamo ad esempio al virus della polio: nel 1911 veniva insufflato nel naso delle scimmie per cercare di trovare un rimedio, e naturalmente attecchiva nelle zone in cui si forzava l’assorbimento, quindi a livello celebrale, di midollo spinale e per 30 anni non si è riusciti a capire come curarla. Finché poi la si è studiata sui bambini e si è visto che era una malattia della parte intestinale. Con un po’ di tessuto in provetta ci è voluto un attimo per fare un vaccino di massa, e quindi curare la polio. Ma la vivisezione è stata fuorviante: ha ritardato di 30 anni questa scoperta, e quanti bambini si sono ammalati, milioni! I baroni della scienza che per anni hanno contato sulla nostra ignoranza di questi “grandi misteri”, ci venivano a raccontare che era necessario che morisse la scimmia per salvare noi. Adesso hanno finito la loro fortuna perché oggi lo sanno tutti che è possibile salvare l’uomo come è possibile salvare gli animali. E che oggi a livello di colture di tessuti e di sistemi che sono in grado di riprodurre il modello umano, noi possiamo arrivare ad avere risposte sicure per la nostra salute. La verità è che la vivisezione è un grande business per le multinazionali. Laddove iniziano una ricerca e pongono ad esempio due specie animali sulle quali applicarla, ricevono lauti finanziamenti e cominciano a fare pubblicazioni... Pubblicazioni della cui mancanza il mondo scientifico forse non soffrirebbe. Però vanno avanti così, quando una ricerca fallisce su una specie animale, ma sull’altra c’è un piccolo appiglio, allora l’estendono ad altri animali e chiedono altri soldi, altri finanziamenti, altre pubblicazioni. Questo è un gioco che va all’infinto, e che vuol dire tanti soldi. Ed è per questo che noi abbiamo avuto tante difficoltà, anche in parlamento, per far approvare la mia legge che vieta anche l’allevamento di cani, gatti e primati destinati alla vivisezione sul territorio nazionale, l’unica che chiude definitivamente Green Hill.



Il libro “Manifesto Animalista-Difendiamo i loro diritti” di Michela Vittoria Brambilla, edizioni Mondadori, i cui proventi sono destinati agli animali in difficoltà

Parliamo delle leggi per la difesa degli animali.

La nostra legislazione ha fatto passi avanti: abbiamo normative che prevedono il carcere per chi maltratta gli animali, il carcere per chi li abbandona, e che considera delitti tutti i reati che vengono compiuti nei loro confronti. Però non è ancora sufficiente, perché innanzitutto le pene sono troppo brevi per essere alla fine applicate; e poi perché occorre la denuncia, e qui entra in gioco il ruolo di ogni cittadino, cioè quello di essere sentinella. Non serve a niente avere una normativa che finalmente ti dà una multa fino a diecimila euro, ma soprattutto il carcere fino a 1 anno per chi abbandona gli animali, se poi chi vede abbandonare un animale non denuncia il fatto. Finché i cittadini ignoreranno il cane sul balcone del vicino che è andato a farsi il week-end al mare e l’ha piantato lì al sole, finché la gente si girerà dall’altra parte, o ignorerà il cane alla catena, non arriveremo ad applicare veramente queste normative così importanti.


Sono tante le situazioni da affrontare, che sembrano insormontabili, ad esempio il traffico dei cuccioli dell’est.

Quando ero al governo sono stata uno degli artefici della nuova normativa per cui è diventato oggi reato l’importazione di cuccioli dall’est. Piccolini senza le vaccinazioni, che muoiono… Ora la LEIDAA, la mia associazione, da mesi ha dichiarato guerra a questi importatori, a questi trafficanti di cucciolini senza le giuste certificazioni sanitarie e che purtroppo trovano la morte. Li strappano alle mamme quando hanno un mese, quindi non gli sono costati nulla. E li spediscono su questi camion per viaggi lunghi, interminabili, fino in Italia, dove basta che uno sia malato e ammala tutti. Privi di qualunque certificato vaccinale, di qualsiasi profilassi. Ma finché ci sarà gente che va nei negozi di animali a cercare il piccolino superlusso e pagarlo 1000 euro andremo avanti così. Così come finché ci saranno le signore che andranno a comprarsi la pelliccia, stermineremo nel mondo 70 milioni di animali.


Come affronta il Manifesto Animalista il tema della convivenza con gli animali?

Oggi il 55% degli italiani convive con un animale domestico. Per noi sono membri della nostra famiglia. E non vogliamo il giudizio di nessuno in questo, perché è una nostra scelta. È per questo che ci siamo dati tanto da fare e siamo riusciti a far approvare questo principio e farlo diventare legge: non ci sarà più nessun regolamento condominiale che potrà vietare di convivere con i nostri animali, di limitare le nostre scelte. Perché la scelta di vita di vivere con una creatura meravigliosa come un cane, un gatto, tutti gli altri animali, è una nostra scelta. E non può venire nessuno a dirci che i cani sono cani e non li puoi tenere. E devo dire che sono stata veramente fiera di riuscire a concludere e a siglare per conto della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente l’accordo storico con Trenitalia. Dopo 30 anni in cui ci siamo battuti per questo, finalmente oggi tutti i cani di qualsiasi taglia possono salire in treno e lo considero un regalo a milioni di italiani. C’è tanta gente che non guida, persone anziane e non… e finora queste persone non si potevano muovere con il proprio animale. Lui in treno non sarebbe potuto andare, adesso ci va anche il Terranova.


Un altro punto cruciale affrontato nel libro è quello dei circhi.

Credo sia un’importante misura di civiltà non avere più nelle proprie città i circhi con animali. Io ho un bambino piccolo, e non l’ho mai portato sotto il tendone di un circo, mai. Perché non deve credere che quello sia il giusto rapporto che l’uomo deve avere con gli animali, cioè rapporto di sottomissione, di umiliazione. Queste povere creature sono spogliate della loro dignità. Sono torturate a livello fisico, perché vengono usati pungoli, fruste e quant’altro, ma anche a livello psicologico, obbligate a esercizi innaturali, a una vita che non è vita. È una vergogna di stampo ottocentesco che nel nostro paese non dev’esserci più. Ho depositato una proposta di legge per vietare l'attendamento di circhi che usino gli animali. Non di circhi in generale, perché l’arte degli acrobati, dei giocolieri, dei trapezisti è una grande arte circense che va valorizzata, ma non hanno bisogno di far vedere l’elefante in catene.


Un momento dell’intervista

I circhi oggi vivono con i nostri soldi, per via di una legge del ’68 che va adeguata, come tutte le leggi, ed è stata scritta anni fa. Ma le cose cambiano, così come la nostra Costituzione deve cambiare, deve inserire la tutela degli animali e dell’ambiente tra i suoi valori fondanti. I circhi vanno sostenuti, ma solo quelli che non sfruttano gli animali. Invece solo nel 2012 i contributi statali ai circhi sono stati di oltre 6 milioni di euro.


Molte manifestazioni che usano gli animali come spettacolo vengono giustificate con la motivazione della tradizione. Cosa ne pensi?

Le feste, le sagre di paese, che sfruttano gli animali sono migliaia in Italia. Come ministro del turismo ho affrontato a fondo questo tema. “È tradizione”, mi dicevano. Ma che tradizione! La tradizione si adegua alla mutata sensibilità, la tradizione non è un alibi per mettere in atto crudeltà e peraltro, non c’è nulla di culturale nel vedere animali che vengono maltrattati, che trovano la morte. Il palio di Siena è soltanto l’esempio più noto, ma per un palio di Siena che è noto ci sono centomila altre manifestazioni dove gli animali sono sfruttati e maltrattati. Non solo cavalli, ma dall’oca, alla rana, all’asino, al maiale, di tutto. Di tutto, perché è tradizione. Da ministro ho fatto una battaglia feroce contro il palio di Siena chiedendone la chiusura o quanto meno un cambiamento radicale. Ma essendo un evento che porta tre milioni di turisti all’anno in Italia, mi è stata consigliata una visita psichiatrica...


Parlando di tematiche animaliste è inevitabile parlare di alimentazione vegetariana o vegana. Come affronta il Manifesto questo tema?

C’è un proprio un punto che mi sta molto a cuore del manifesto animalista, che è la promozione di una cultura veg. Su questo dobbiamo intenderci: bisogna essere coerenti. Io credo che diventare vegetariani o vegani sia una scelta etica, una scelta personale che chiaramente ognuno matura dentro di sé, e che non può essere imposta in alcun modo. Però dobbiamo arrivarci tutti, perché è un grande elevamento morale non fare strage di altre creature viventi, un atto di coerenza per chi ama gli animali. Vedo programmi televisivi con conduttrici che all’ora di pranzo sminuzzano, tagliuzzano, disossano animali, come se non si trattasse di creature viventi. Niente di più diseducativo. Il fatto di non mangiare gli altri esseri viventi, è un principio importante che risponde a tre fondamentali necessità.


Michela Vittoria Brambilla con Rosalba Nattero

Innanzitutto, per quanto mi riguarda, quella etica. Sappiamo bene in quali condizioni vivano gli animali in allevamento. I polli in batteria che vivono in venti in uno spazio di un metro quadro; i bovini strappati dalle madri appena nati, legati, costretti in modo che nemmeno possono girarsi, una vita che non è vita. Non possiamo non considerare l’orrore che c’è dietro la fettina di carne che troviamo al supermercato, nella vaschetta di polistirolo, con l’etichetta colorata, con scritte le vitamine, le kilocalorie… Poi c’è un altro motivo importante per cui dobbiamo diventare vegetariani: la nostra salute. La scienza ha dimostrato che nei paesi dove non si mangia carne non esiste il cancro all’intestino. Così come non esistono molte altre malattie, e questi sono dati di fatto. Inoltre, l’allevamento intensivo in generale crea purtroppo un grande problema di sostenibilità alla Terra. Oggi, il 42% della produzione agricola del pianeta è dedicata al foraggio per gli animali. Per produrre un chilo di carne bovina occorrono venti chili di mangime; occorrono 15.500 litri di acqua, con la conseguente deforestazione che ogni anno viene messa in atto.


In definitiva, il Manifesto affronta tutti i temi più cruciali della difesa dei diritti degli animali?

Sì, il Manifesto approfondisce dieci punti fondamentali che costituiscono un programma politico e culturale che unisce milioni di persone. Abolire la vivisezione, combattere ogni forma di maltrattamento sugli animali, combattere in modo efficace l’abbandono e il randagismo, promuovere una miglior convivenza uomo-animali. E naturalmente arrivare a eliminare pratiche barbare come la caccia ma anche come certe sagre che comportano sfruttamento degli animali, ne causano la morte. E ancora: l’allevamento degli animali per pellicce, i circhi con gli animali…
Sul sito www.lacoscienzadeglianimali.it è possibile sottoscrivere il nostro manifesto e aderire alla LEIDAA, Lega Italiana Difesa Animali Ambiente, che promuove tutte queste iniziative.


In conclusione, qual è il messaggio che intendi lasciare ai nostri lettori?

Coloro che non amano gli animali non amano neanche gli uomini, poiché hanno un cuore arido. Quando vi dicono che amate più gli animali degli uomini, respingete al mittente queste obiezioni: noi animalisti amiamo la vita. E quando ami la vita, rispetti la vita, la ami e la rispetti in tutte le sue forme. Rifuggendo qualunque tipo di specismo e soprattutto essendo consapevoli che l’uomo non è il padrone del creato ma ne è soltanto l’amministratore, e che gli piaccia o meno gli animali sono affidati a noi in questa arca planetaria. Noi animalisti siamo per la pace. Ma non soltanto pace intesa come assenza di guerra, ma intesa come ritorno ad una cultura pacifica, di rispetto, di assenza di violenza. Questo vuol dire essere animalisti. Molte cose sono cambiate nei confronti degli animali, si è affermata una nuova cultura, e purtroppo a volte “animalista” viene visto come estremista. Ma non c’è nulla di estremo nel difendere la vita, noi siamo animalisti, sono estremi coloro che non rispettano la vita.


www.nelcuore.org

www.lacoscienzadeglianimali.it

www.leida.info

 

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